ARCHIVIO ONLINE di Marco BAVA , per un Nuovo Modello di Sviluppo

 

 

LA MAPPA DI QUESTO SITO e' in continua evoluzione ed aggiornamento ti consiglio di:

  • visitarlo periodicamente
  • MARCO BAVA fornisce dati, notizie, approfondimenti analisi sui mercati finanziari , informazioni , valutazioni che pur con la massima diligenza e scrupolosita', possono contenere errori, imprecisioni e omissioni, di cui MARCO BAVA non puo' essere in nessun modo ritenuto responsabile.
  • Questo servizio non intende costituire una sollecitazione del pubblico risparmio, e non intende promuovere alcuna forma di investimento o speculazione..
  • MARCO BAVA non potra' essere considerato responsabile di alcuna conseguenza derivante dall'uso che l'utente fara' delle informazioni ottenute dal sito. I dati forniti agli utenti di questo sito sono da ritenersi ad esclusivo uso personale ed e' espressamente non consentito qualsiasi utilizzo di tipo commerciale.

QUESTO SITO e' nato il 05.06.2000 dal 03.09.01 si e' trasferito da ciaoweb ( fondato da FIAT-IFI ed ora http://www.laparola.net/di RUSCONI) a Tiscali perche' SONO STATO SCONNESSO SENZA ALCUN PREAVVISO NE' MOTIVO ! CHE TRISTEZZA E DELUSIONE !

Per ragioni di spazio il sito e' diventato www.marcobava.it

se vuoi essere informato via email degli aggiornamenti scrivimi

mbmarcobava@gmail.com

inviatemi le vostre  segnalazioni e i vostri commenti e consigli . GRAZIE !   Mb

Marco Bava è un economista, consulente finanziario e spesso attivo nel panorama italiano come esperto di economia e finanza. È noto per le sue opinioni critiche su temi come la gestione della finanza pubblica italiana, le banche e la situazione economica generale del Paese. Inoltre, in passato è stato coinvolto in varie iniziative politiche e civiche, dove ha cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica su questioni legate alla trasparenza economica e alla gestione del debito pubblico.

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,5-19
“In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».”

 

La gangster
che si fece
suora

pierangelo sapegno
Le due vite di Angela Corradi sono finite adesso. Quella della donna gangster con la svastica tatuata sulla schiena e della suora laica che ha dedicato la sua vita ai disperati e agli sconfitti. La notizia l'ha data su Facebook Tino Stefanini, uno degli ultimi superstiti della famigerata mala della Comasina: «Resterai per sempre nei nostri cuori». Ma di Angela Corradi, morta a 73 anni, resta qualcosa di più anche per tutti noi, il mistero della vita e dei suoi peccati, la sottile linea di demarcazione che può dividere il bene dal male sulle strade del dolore. Tutto quello che non possiamo vedere e facciamo fatica a capire. Una volta le chiesero come aveva fatto a scoprire Dio. «Perché ho sentito la sua voce», aveva risposto. «Mi disse "Io ci sono". Mi disse solo questo». Era una sera che Angela Corradi aveva un mitra in mano e una pistola infilata nei calzoni e stava uscendo dalla sua casa di via Osculati ad Affori per andare a uccidere qualcuno. Ma qualche anno dopo, aveva il velo e degli occhiali a goccia che nascondevano uno sguardo che levigava il tempo e anche le sue ferite, perché non si vive la sua vita senza perdere pezzi e portarne le cicatrici. Allora le chiesero come faceva a essere così sicura che fosse la voce di Dio. «Lo so e basta», disse con tono di nuovo duro. Il fatto è che pure quando sposò Dio e si fece terziaria francescana non perse mai la forza del suo carattere. Era scritta nei suoi occhi, quella forza. Era la pupa del gangster, la «pupa della banda Vallanzasca», come titolavano i giornali, la compagna inseparabile di Vito Pesce, il braccio destro del bel René, che la chiamava «la sorellina» e di lei diceva che non era solo bella e coraggiosa: «Angelina è stata la donna che in quanto a palle dava dei punti e tanti maschietti cazzuti. Una forza della natura. Fondamentalmente, era una femmina da sballo. Bella, intelligente, simpatica, capace di essere dolcissima. Ma quando c'era da dimostrare il suo carattere, persino il suo uomo faceva bene a non contraddirla».
Era un giorno di luglio del 1978 quando venne folgorata da Cristo, mentre doveva andare a vendicare «uno sgarro fatto ai miei compagni in carcere». Lo raccontò cinque anni dopo esatti, al meeting di Cl a Rimini: «Io posso solo tentare di farvi vedere una scena. Sono in casa, sono armata fino ai denti e quando varcherò quella porta so che l'unica cosa che devo fare è uccidere qualcuno. E sono molto determinata a farlo. È in quel momento che mi si è presentato il Signore. Non Lui, io mento se dico Lui. Ma la sua voce. E l'ho sentita benissimo. Ha solo detto "ci sono". Non ha detto altro. E io mi sono terrorizzata. Non avevo mai avuto paura di niente. Ma quella volta sì». Prima di cambiare la sua vita, Angela era stata tutto quello che poteva essere una nata come lei nella nebbia dell'anonimato ai margini della metropoli. Era stata commessa, e poi modella prima di approdare nella banda di Vallanzasca per un «atto di ribellione». Si era tatuata sulla schiena una svastica e su un dito la «N» di nazista con una croce sovrapposta. Diventò una protagonista di quegli anni di violenza e finì anche in carcere, cinque anni a San Vittore. Era una donna bellissima, hanno sempre ripetuto quelli che l'avevano conosciuta. I suoi lavoravano nel circo. Il padre faceva il giro della morte in motocicletta. Poi un gravissimo incidente l'aveva paralizzato e da allora anche la madre, Bruna, acrobata, lasciò il tendone. I suoi cercarono di avviarla agli studi, ma non ci fu verso. Angela voleva scappare, andare via da quella prigione di case grigie e uguali, dalle pene della sua famiglia. A sedici anni fuggì di casa e dopo poco tempo si legò ai ragazzi della mala che in quegli anni stavano scalando le gerarchie di Milano a mitra spianati, lasciando una scia di morte dietro di loro. Diventò la compagna di Vito pesce, uno degli uomini più spietati della banda Vallanzasca. I giornali, raccontando i corpi senza vita sparsi sulle strade, tutte quelle esplosioni di violenza e le sparatorie, li chiamavano «i killer drogati. La più feroce gang del Dopoguerra». In quegli anni morì suo padre, mentre lei veniva arrestata. Di San Vittore ricordò la vita vuota e arida dietro a quelle sbarre.
La conversione avvenne all'improvviso, quando era già una suora laica, la sua auto, una A112, venne crivellata di colpi in piena notte e lei rimase quasi in fin vita con ferite sul volto. «Gesù, Gesù aiutami...», ripeteva ai medici del Niguarda. Sua madre Bruna raccontò che «era uscita per andare a portare aiuto ai bisognosi». In realtà, quell'episodio rimase un mistero senza risposta.
Un po' come il suo viso, conservato negli archivi della cronaca nera e nelle foto che la immortalarono col velo. Non aveva più i capelli tinti di biondo e lo sguardo sprezzante. Ma gli occhi sono lo specchio dell'anima. E non sono cambiati. Erano troppo duri, quand'era ragazzina, ma anche adesso erano gli occhi di una che aveva sempre dovuto combattere nella sua vita, farsi largo tra le infinite e irrisolte violenze delle periferie, fra quegli edifici nudi che nascondevano tutti le stesse miserie e le stesse rabbie, in quelle ripetizioni di facciate sempre uguali e in quel piatto e uniforme plurale di una sconfitta comune, dove ogni finestra apparteneva solo alle nebbie della disperazione, un disegno senza altri colori che non fossero quelli dei sogni di chi vuole scappare. Alla fine però Angela Corradi è tornata qui e ci è rimasta fino alla sua morte, a 73 anni, per dedicarsi alle anime perse dei drogati, dei detenuti, dei più deboli, di tutti quelli rimasti senza speranze nella battaglia della vita. È ritornata da dov'era partita, nella terra di mezzo, nei luoghi di tutti quelli che continuano a perdere.

 

 

NEL 2024 HO CERCATO DI CONVINCERE IL MINISTRO URSO, IL GOVENATORE DEL PIEMONTE CIRIO A PROPORRE ALLA BMW DI COSTRUIRE IL SUO NUOVO STABILIMENTO PER LE AUTO H2 IN ITALIA . RISULTATO : MI HANNO IGNORATO PER CUI: Nel 2028 il Gruppo Bmw diventerà il primo produttore al mondo a mettere in vendita un veicolo premium a celle a combustibile, offrendo ai propri clienti un'altra opzione di mobilità a zero emissioni. A tal fine si sta rafforzando la cooperazione con Toyota Motor Corporation. Entrambi i partner - è stato sottolineato a margine della conferenza - svilupperanno congiuntamente il sistema fuel cell per le autovetture, che verrà poi utilizzato in modo specifico per i marchi dei due produttori.
    Programmi ambiziosi che hanno evidentemente fatto crescere negli ultimi anni gli investimenti (come il nuovo stabilimento in Ungheria per la Neue Klasse) e la spesa per ricerca e sviluppo.

 

 

Caro Marco,

 

Volevo informarvi che la Commissione Europea ha appena avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia in materia di diritti degli azionisti. Come sapete, questo è un punto che abbiamo portato all'attenzione della Commissione Europea nella nostra lettera e durante gli incontri.

 

Pacchetto infrazioni di maggio: decisioni chiave

 

La Commissione invita l'ITALIA a recepire correttamente la direttiva sui diritti degli azionisti nelle società quotate
La Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all'Italia (INFR(2025)4004) per il mancato recepimento corretto della Direttiva sui Diritti degli Azionisti ( Direttiva 2007/36/CE ). Il coinvolgimento a lungo termine degli azionisti nelle società in cui investono è essenziale per garantire che le società siano ben governate e sostenibili. La Direttiva tutela e rafforza gli azionisti promuovendo la trasparenza, la responsabilità e il buon governo societario nelle società quotate. Stabilisce una serie di regole e diritti che garantiscono agli azionisti di avere voce in capitolo nelle società in cui investono e che i loro interessi siano rappresentati e rispettati. La legge italiana mina la libertà degli azionisti di scegliere il proprio rappresentante per le assemblee generali senza limitazioni, imponendo invece un rappresentante designato dalla società. Così facendo, viola il diritto degli azionisti, previsto dalla Direttiva, di presentare delibere su qualsiasi punto all'ordine del giorno, compresi quelli aggiunti di recente, negando così ai rappresentanti designati dalla società gli stessi diritti a cui avrebbero diritto gli azionisti che rappresentano. La Commissione invia pertanto una lettera di costituzione in mora all'Italia, che ha ora due mesi di tempo per rispondere e porre rimedio alle carenze sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.

 

Auguri

Severina

08,05.25

 

 

 

TO.03.02.23

 

Ill.mo Signor Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera

Ill.mo Capo dello Stato Sergio Mattarella

Ill.mo Presidente del Senato

Ill.mo Presidente della Camera

Ill.ma Presidente del Consiglio

 

In questi giorni e’ in approvazione l’atto della Camera: n.1515 , Senato n.674. - "Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti" (approvato dal Senato) (1515) .

L’articolo 11 (Svolgimento delle assemblee delle società per azioni quotate) modificato al Senato, consente, ove sia contemplato nello statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società. In tale ipotesi, non è consentita la presentazione di proposte di deliberazione in assemblea e il diritto di porre domande è esercitato unicamente prima dell’assemblea. Per effetto delle modifiche apportate al Senato, la predetta facoltà statutaria si applica anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione; inoltre, sempre per effetto delle predette modifiche, sono prorogate al 31 dicembre 2024 le misure previste per lo svolgimento delle assemblee societarie disposte con riferimento all’emergenza Covid-19 dal decreto-legge n. 18 del 2020, in particolare per quanto attiene l’uso di mezzi telematici. L’articolo 11 introduce un nuovo articolo 135-undecies.1 nel TUF – Testo Unico Finanziario (D. Lgs. n. 58 del 1998) il quale consente, ove sia contemplato nello statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il rappresentante pagato e designato dalla società. Le disposizioni in commento rendono permanente, nelle sue linee essenziali, e a condizione che lo statuto preveda tale possibilità, quanto previsto dall’articolo 106, commi 4 e 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, che ha introdotto specifiche disposizioni sullo svolgimento delle assemblee societarie ordinarie e straordinarie, allo scopo di contemperare il diritto degli azionisti alla partecipazione e al voto in assemblea con le misure di sicurezza imposte in relazione all’epidemia da COVID-19. Il Governo, nella Relazione illustrativa, fa presente che la possibilità di continuare a svolgere l’assemblea esclusivamente tramite il rappresentante designato tiene conto dell’evoluzione, da tempo in corso, del modello decisionale dei soci, che si articola, sostanzialmente, in tre momenti: la presentazione da parte del consiglio di amministrazione delle proposte di delibera dell’assemblea; la messa a disposizione del pubblico delle relazioni e della documentazione pertinente; l’espressione del voto del socio sulle proposte del consiglio di amministrazione. In questo contesto, viene fatta una affermazione falsa e priva di ogni fondamento giuridico: che  l’assemblea ha perso la sua funzione informativa, di dibattito e di confronto essenziale al fine della definizione della decisione di voto da esprimere. Per cui non e’ vero che la partecipazione all’assemblea si riduca, in particolar modo, per gli investitori istituzionali e i gestori di attività, nell’esercizio del diritto di voto in una direzione definita ben prima dell’evento assembleare, all’esito delle procedure adottate in attuazione della funzione di stewardship e tenendo conto delle occasioni di incontro diretto, chiuse ai risparmiatori,  con il management della società in applicazione delle politiche di engagement.

Per cui in questo contesto, si verrebbe ad applicare una norma di esclusione dal diritto di partecipazione alle assemblee degli azionisti da parte di chi viene tutelato, anche attraverso il diritto  alla partecipazione alle assemblee dall’art.47 della Costituzione oltre che dall’art.3 della stessa per una oggettiva differenza di diritti fra cittadini azionisti privati investitori che non possso piu’ partecipare alle assemblee e ed azionisti istituzionali che invece godono di incontri diretti privati e riservati con il management della società in applicazione delle politiche di engagement.

Il che crea una palese ed illegittima asimmetria informativa legalizzata in Italia rispetto al contesto internazionale in cui questo divieto di partecipazione non sussiste. Anzi gli orientamenti europei vanno da anni nella direzione opposta che la 6 commissione presieduta dal sen.Gravaglia volutamente dimostra di voler ignorare.

Viene da chiedersi perche’ la maggioranza ed il Pd abbiano approvato questo restringimento dei diritti costituzionali ?

Tutto cio’ mentre Elon Musk ha subito una delle più grandi perdite legali nella storia degli Stati Uniti questa settimana, quando l'amministratore delegato di Tesla è stato privato del suo pacchetto retributivo di 56 miliardi di dollari in una causa intentata da Richard Tornetta che ha fatto causa a Musk nel 2018, quando il residente della Pennsylvania possedeva solo nove azioni di Tesla. Il caso è arrivato al processo alla fine del 2022 e martedì un giudice si è schierato con Tornetta, annullando l'enorme accordo retributivo perché ingiusto nei suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi colleghi azionisti di Tesla.

La giurisprudenza societaria del Delaware è piena di casi che portano i nomi di singoli investitori con partecipazioni minuscole che hanno finito per plasmare il diritto societario americano.

Molti studi legali che rappresentano gli azionisti hanno una scuderia di investitori con cui possono lavorare per intentare cause, afferma Eric Talley, che insegna diritto societario alla Columbia Law School. Potrebbe trattarsi di fondi pensione con un'ampia gamma di partecipazioni azionarie, ma spesso si tratta anche di individui come Tornetta.

Il querelante firma i documenti per intentare la causa e poi generalmente si toglie di mezzo, dice Talley. Gli investitori non pagano lo studio legale, che accetta il caso su base contingente, come hanno fatto gli avvocati nel caso Musk.

Tornetta beneficia della vittoria della causa nello stesso modo in cui ne beneficiano gli altri azionisti di Tesla: risparmiando all'azienda i miliardi di dollari che un consiglio di amministrazione asservito pagava a Musk.

Gli esperti hanno detto che persone come Tornetta sono fondamentali per controllare i consigli di amministrazione. I legislatori e i giudici desiderano da tempo che siano le grandi società di investimento a condurre queste controversie aziendali, poiché sono meglio attrezzate per tenere d'occhio le tattiche dei loro avvocati. Ma gli esperti hanno detto che i gestori di fondi non vogliono mettere a repentaglio i rapporti con Wall Street.

Quindi è toccato a Tornetta affrontare Musk.

"Il suo nome è ora impresso negli annali del diritto societario", ha detto Talley. "I miei studenti leggeranno Tornetta contro Musk per i prossimi 10 anni". Questa e’ democrazia e trasparenza vera non quella votata da maggioranza e Pd.

Infatti da 1 anno avevo chiesto di essere udito dal Senato che mi ignorato nella totale indifferenza della 6 commissione . Mentre lo sono stati sia il recordman professionale dei rappresentanti pagati degli azionisti , l’avv.Trevisan , sia altri ispiratori e sostenitori della modifica normativa proposta. Per cui mi e’ stata preclusa ogni osservazione non in linea con la proposta della 6 commissione del Senato che ha esaminato ed emendato il provvedimento e questo viola i principi di indipendenza e trasparenza delle camera e senato: dov’e’ interesse pubblico a vietare le assemblee agli azionisti per ragioni pandemiche nel 2024 ?

La prova più consistente che tale articolo non ha alcuna ragione palese per essere presentato e’ che sono state di fatto rese permanenti le misure introdotte in via temporanea per l’emergenza Covid-19 In sintesi, il menzionato articolo 106, commi 4 e 5 - la cui efficacia è stata prorogata nel tempo e, da ultimo, fino al 31 luglio 2023 dall’articolo 3, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 - prevede che le società quotate possano designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante designato, previsto dall'articolo 135-undecies TUF, anche ove lo statuto preveda diversamente; inoltre, la medesima disposizione consente alle società di prevedere nell’avviso di convocazione che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale potevano essere conferite deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF. L'articolo 135-undecies del TUF dispone che, salvo diversa previsione statutaria, le società con azioni quotate in mercati regolamentati designano per ciascuna assemblea un soggetto al quale i soci possono conferire, entro la fine del secondo giorno di mercato aperto precedente la data fissata per l'assemblea, anche in convocazione successiva alla prima, una delega con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole proposte in relazione alle quali siano conferite istruzioni di voto, è sempre revocabile (così come le istruzioni di voto) ed è conferita, senza spese per il socio, mediante la sottoscrizione di un modulo il cui contenuto è disciplinato dalla Consob con regolamento. Il conferimento della delega non comporta spese per il socio. Le azioni per le quali è stata conferita la delega, anche parziale, sono computate ai fini della regolare costituzione dell'assemblea mentre con specifico riferimento alle proposte per le quali non siano state conferite istruzioni di voto, le azioni non sono computate ai fini del calcolo della maggioranza e della quota di capitale richiesta per l'approvazione delle delibere. Il soggetto designato e pagato come rappresentante è tenuto a comunicare eventuali interessi che, per conto proprio o di terzi, abbia rispetto alle proposte di delibera all’ordine del giorno. Mantiene altresì la riservatezza sul contenuto delle istruzioni di voto ricevute fino all'inizio dello scrutinio, salva la possibilità di comunicare tali informazioni ai propri dipendenti e ausiliari, i quali sono soggetti al medesimo dovere di riservatezza. In forza della delega contenuta nei commi 2 e 5 dell'articolo 135-undecies del TUF la Consob ha disciplinato con regolamento alcuni elementi attuativi della disciplina appena descritta. In particolare, l'articolo 134 del regolamento Consob n. 11971/1999 ("regolamento emittenti") stabilisce le informazioni minime da indicare nel modulo e consente al rappresentante che non si trovi in alcuna delle condizioni di conflitto di interessi previste nell'articolo 135-decies del TUF, ove espressamente autorizzato dal delegante, di esprimere un voto difforme da quello indicato nelle istruzioni nel caso si verifichino circostanze di rilievo, ignote all'atto del rilascio della delega e che non possono essere comunicate al delegante, tali da ARTICOLO 11 42 far ragionevolmente ritenere che questi, se le avesse conosciute, avrebbe dato la sua approvazione, ovvero in caso di modifiche o integrazioni delle proposte di deliberazione sottoposte all'assemblea. Più in dettaglio, per effetto del comma 4 dell'articolo 106, le società con azioni quotate in mercati regolamentati possono designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante al quale i soci possono conferire deleghe con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno, anche ove lo statuto disponga diversamente. Le medesime società possono altresì prevedere, nell’avviso di convocazione, che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF, che detta le regole generali (e meno stringenti) applicabili alla rappresentanza in assemblea, in deroga all’articolo 135-undecies, comma 4, del TUF che, invece, in ragione della specifica condizione del rappresentante designato dalla società, esclude la possibilità di potergli conferire deleghe se non nel rispetto della più rigorosa disciplina prevista dall'articolo 135-undecies stesso. Per effetto del comma 5, le disposizioni di cui al comma 4 sono applicabili anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione e alle società con azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante. Le disposizioni in materia di assemblea introdotte dalle norme in esame non sono state approvate dal M5S il cui presidente , avv.Conte, aveva introdotto tali norme esclusivamente per il periodo Covid. Per cui l’articolo 11 in esame, come anticipato, introduce un nuovo articolo 135- undecies.1 nel Testo Unico Finanziario, ai sensi del quale (comma 1) lo statuto di una società quotata può prevedere che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società, ai sensi del già illustrato supra articolo 135-undecies. A tale rappresentante possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi dell'articolo 135-novies, in deroga all'articolo 135-undecies, comma 4. La relativa vigilanza è esercitata, secondo le competenze, dalla Consob (articolo 62, comma 3 TUF e regolamenti attuativi) o dall’Autorità europea dei mercati finanziari – ESMA.

L’ESMA non e’ stata mai sentita dal sen.Gravaglia su questo articolo mentre la Consob ha espresso parere contrario che sempre lo stesso ha ignorato. Ma i soprusi non finiscono qui : il comma 3 del nuovo articolo 135-undecies.1 chiarisce che, nel caso previsto dalle norme in esame. il diritto di porre domande (di cui all’articolo 127-ter del TUF) è esercitato unicamente prima dell’assemblea. La società fornisce almeno tre giorni prima dell’assemblea le risposte alle domande pervenute. In sintesi, ai sensi dell’articolo 127-ter, coloro ai quali spetta il diritto di voto possono porre domande sulle materie all'ordine del giorno anche prima dell'assemblea. Alle domande pervenute prima dell'assemblea è data risposta al più tardi durante la stessa. La società può fornire una risposta unitaria alle domande aventi lo stesso contenuto. L’avviso di convocazione indica il termine entro il quale le domande poste prima dell'assemblea devono pervenire alla società. Non è dovuta una risposta, neppure in assemblea, alle domande poste prima della stessa, quando le informazioni richieste s

 

iano già disponibili in formato "domanda e risposta" nella sezione del sito Internet della società ovvero quando la risposta sia stata pubblicatma 7, del TUF relativo allo svolgimento delle assemblee di società ed enti. Per effetto delle norme introdotte, al di là delle disposizioni contenute nell’articolo in esame che vengono rese permanenti (v. supra), sono prorogate al 31 dicembre 2024 tutte le altre misure in materia di svolgimento delle assemblee societarie – dunque non solo quelle relative alle società quotate – previste nel corso dell’emergenza Covid-19. Questo che e’ un capolavoro di capziosità di un emendamento della sen.Cristina Tajani PD , ricercatrice e docente universitaria, di indifferenziazione parlamentare negli obiettivi : dal momento che le misure previste dall’art.11 in oggetto prevedono per essere applicabili il loro recepimento statutario, lo stesso viene ottenuto nel 2024 per ragioni di Covid,  con il rappresentante pagato , che ovviamente non porrà alcuna opposizione neppure verbale.

Illustri Presidenti se questa non e’ una negazione degli art.47 e 3 della Costituzione,  contro la democrazia e trasparenza societaria , cos’e ?

Al termine di questa mia riflessione vorrei capire se in questo nostro paese esiste ancora uno spazio di rispettosa discussione democratica o di tutela giuridica nei confronti di una decisione arbitraria di una classe dirigente qui’ palesemente opaca.

Confido in una vs risposta costruttiva di rispetto della libertà progressista di un paese evoluto ma stabile e garante nei diritti delle minoranze . Anche perché quello che ho anticipato con Edoardo Agnelli sul futuro della Fiat dal 1998 in poi si e’ tristemente avverato, e solo oggi, forse,  e’ diventato di coscienza comune ,  anche se a me e’ costato pesanti ritorsioni personali da parte degli organi di polizia e giustizia torinese e della Facolta’ di Economia Commercio di Torino . Ed ad Edoardo Agnelli la morte. Non e’ impedendomi di partecipare alle assemblee che Fiat & C ritorneranno in Italia, perché nel frattempo non esistono più a causa anche di chi a Torino e Roma gli ha concesso di fare tutto quello che di insensato hanno fatto dal 1998 in poi anche contro se stessi oltre che i suoi lavoratori ed azionisti, calpestando brutalmente chi osava denunciarlo pubblicamente nel tentativo, silenziato, di fermare la distruzione di un orgoglio e una risorsa nazionale. Giugiaro racconta che quando la Volkswagen gli chiese di fare la Golf gli presento’ la Fiat 128 come esempio inarrivabile. Oggi Tavares si presenta in Italia come il nuovo Napoleone , legittimato da Yaky e scortato dalla DIGOS per difenderlo da Marco BAVA che vorrebbe solo documentargli che l’industria automobilistica italiana ha una storia che gli errori di 3 persone non debbono poter cancellare. Anche se la storia finora ha premiato chi ha consentito il restringimento dei diritti in questo paese la frana del futuro travolgerà tutti.

Basta chiederlo a Montezemolo che tutto questo lo sa e lo ha vissuto direttamente.

 

UNA ATTUALIZZAZIONE DEL:

DISCORSO DEL 30.05.1924
Giacomo Matteotti
Matteotti: «Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel 1919».
Voci: «Non è vero! Non è vero! » .
Finzi, sottosegretario di Stato per l'interno: «Michele Bianchi! Proprio lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi! » .
Matteotti: «Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è semplicemente questo, che l'onorevole Michele Bianchi con altri teneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero, sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori, interruzioni)».
Finzi: «Non è così! » .
Matteotti: «Porterò i giornali vostri che lo attestano».
Finzi: «Lo domandi all'onorevole Merlin che è più vicino a lei! L'onorevole Merlin cristianamente deporrà».
Matteotti: «L'on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle elezioni? (Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui nell'assemblea? (Rumori a destra)».
Teruzzi: «È ora di finirla con queste falsità».
Matteotti: «L'inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell'onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all'oratore di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)».
Una voce "Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)".
Matteotti: «Allora rettifico! Se l'onorevole Gonzales dovette passare 8 giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato. (Rumori, interruzioni) L'onorevole Gonzales, che è uno studioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni deputati che siedono all'estrema sinistra)».
Presidente: «Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia breve, e concluda».
Matteotti: «L'Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per improvvisazione, e che mi limito...».
Voci: «Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti! » .
Gonzales: «I fatti non sono improvvisati! » .
Matteotti: «Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento dell'Assemblea... (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo al fatto dell'onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell'onorevole Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo dell'opposizione costituzionale, l'onorevole Amendola, e che fu impedita... (Oh, oh! – Rumori)».
Voci da destra: «Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete d'accordo tutti! » .
Matteotti: «Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta elasticità! » .
Greco: «Chiedo di parlare sulle affermazioni dell'onorevole Matteotti».
Matteotti: «L'onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di corpi armati, i quali intervennero in città.. .».
Presutti: «Dica bande armate, non corpi armati! » .
Matteotti: «Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!» .
Voci di destra: «Per paura! Per paura! (Rumori – Commenti)».
Farinacci: «Vi abbiamo invitati telegraficamente! » .
Matteotti: «Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche dell'avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate! (Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che "qualcuno di noi ha provocato" e come "in seguito a provocazioni" i fascisti "dovettero" legittimamente ritorcere l'offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)».
Voci da destra: «L'avete studiato bene! » .
Pedrazzi: «Come siete pratici di queste cose, voi! » .
Presidente: «Onorevole Pedrazzi! » .
Matteotti: «Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di circolare nelle loro circoscrizioni! » .
Voci a destra: «Avevano paura! » .
Turati Filippo: «Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c'erano i briganti, avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)».
Una voce: «Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato».
Turati Filippo: «Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi a sinistra, rumori a destra)».
Presidente: «Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti! » .
Matteotti: «Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! » (Approvazioni a sinistra – Rumori prolungati)
Presidente: «Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l'onorevole Rossi...».
Matteotti: «Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)».
Casertano, presidente della Giunta delle elezioni: «Chiedo di parlare».
Presidente: «Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giunta delle elezioni. C'è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta».
Matteotti: «Onorevole Presidente! . ..».
Presidente: «Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di continuare, ma prudentemente».
Matteotti: «Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente! » .
Presidente: «Parli, parli».
Matteotti: «I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori. Interruzioni)».
Presidente: «Facciano silenzio! Lascino parlare! » .
Matteotti: «Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l'indomani o dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all'estero (Commenti)».
Una voce "Erano disoccupati! ".
Matteotti: «No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li boicottate».
Voci da destra: «E quando li boicottate voi? » .
Farinacci: «Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco! » .
Matteotti: «Uno dei candidati, l'onorevole Piccinini, al quale mando a nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)».
Voci: «E Berta? Berta!».
Matteotti: «Conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe – stato per essere il destino suo all'indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte della battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che oggi imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le elezioni. (Approvazioni all'estrema sinistra) Un'altra delle garanzie più importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella della presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi – anche in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal Governo e dal partito dominante – risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partito dominante. Quindi l'unica garanzia possibile, l'ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare. Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun rappresentante di lista. Veniva così a mancare l'unico controllo, l'unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono svolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo – e l'onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere – fu data ad uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati dall'opinione pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c'è stata. Ma, strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza di suffragi, da superare la maggioranza – con questa conseguenza però, che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni».
Una voce a destra: «Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti! » .
Matteotti: «Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo, danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tre maniere: l'Italia è una, ma ha ancora diversi costumi. Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate all'ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l'atto di fedeltà che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la "regola del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni), variamente alternati in maniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto. In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo, questo metodo risultò eccellente».
Finzi: «Evidentemente lei non c'era! Questo metodo non fu usato! » .
Matteotti: «Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato».
Finzi: «Lo provi».
Matteotti: «In queste regioni tutti gli elettori».
Ciarlantini: «Lei ha un trattato, perché non lo pubblica? » .
Matteotti: «Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a destra); perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate o diffidate di pubblicare le nostre cose. Nella massima parte dei casi però non vi fu bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia, la terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato fascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)».
Suardo: «L'onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall'Aula. (Rumori – Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini, sfido l'onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia dignità di soldato, abbandono quest'Aula. (Applausi, commenti)».
Teruzzi: «L'onorevole Suardo è medaglia d'oro! Si vergogni, on. Matteotti». (Rumori all'estrema sinistra).
Presidente: «Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda! » .
Matteotti: «lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell'Italia prefascista, ma che dall'Italia fascista ha avuto l'onore di essere esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per la quale, essendosi determinata una larga astensione degli elettori che non si ritenevano liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati a gruppi di individui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto, riuscirono ad impedirlo».
Torre Edoardo: «Basta, la finisca! (Rumori, commenti). Che cosa stiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni deputati scendono nell'emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il Parlamento! (Commenti – Rumori)».
Voci: «Vada in Russia! »
Presidente: «Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda! » .
Matteotti: «Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini ha potuto esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi esclusivamente coloro che non potevano essere sospettati di essere socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali, non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazione della nuova Italia contro l'oppressione del nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi all'estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno (Rumori)... per queste ragioni noi domandiamo l'annullamento in blocco della elezione di maggioranza. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l'opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni».
Terminato così il suo intervento, Matteotti dice ai suoi compagni di partito: «Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me». —

 

 

 

LO SFASCIO DI JAKY-MARCHIONNE:

 

https://www.la7.it/100minuti/rivedila7/100-minuti-autostop-30-04-2024-539867

 

Cara Giovanna Boursier

Ho visto il suo ottimo servizio ben documentato e non di parte .

La storia della targa della Ferrari Testarossa  grigia cabrio di GA che stava nel garage di Frescot entrando sulla destra e' che io come azionista Ifi l'avevo trovata nelle immobilizzazioni, chiesi a GA che ci stava a fare e lui la fece reimatricolare a suo nome con quella targa. Non la usava perche' mi disse che la trovava scomoda e preferiva le Fiat. L'uso' Giovanni Alberto Agnelli che ebbe un'incidente sulla Torino-Milano. Così mi disse Edoardo a cui il padre non la fece mai guidare. Edoardo aveva le Ferrari  in uso direttamente da Enzo Ferrari.

Chi sta chiudendo la Marelli e'  KKR che vorrebbe comprare la rete Tim pagandola 6 volte il suo valore come Enimont quando fu venduta da Gardini ad Eni.

A Carlo De Benedetti avevo proposto di acquisire la Fiat prima che arrivasse Marchionne, mi ha riso al TELEFONO.

Bianca Carretto forse dimentica che prima della Peugeot la Fiat fu offerta da Jaky a Renault a cui l'ho fatta saltare grazie a Nissan. Infatti poi i rapporti fra Nissan e Renault sono cambiati.

Poi Peugeot ha pagato la Fiat 2,9 miliardi rispetto ai 5 richiesti perché non c'era nessuno che volesse comprare FIAT.

Non e' vero che Marchionne ha saputo gestire la Fiat. Non capiva nulla di auto. Infatti non ha investito su LANCIA , come invece sta facendo Tavares. Maserati in 5 anni non poteva fare concorrenza a Porsche  che investe da 50 anni ! 

Marchionne non ha mai saputo scegliere un 'auto nelle presentazioni, chiedeva di farlo a chi lo avrebbe dovuto assistere !

La chimera del progetto fabbrica italiana ve la siete dimenticata tutti ?

Come le condanne per atteggiamento antisindacale a cui è stato condannato piu' volte Marchionne ?

Come De Benedetti non ne capisce nulla di computer visto che aveva il padre del Surface con Quaderno e ne' lui ne' Passera lo hanno capito.

Infatti il progetto della 500 elettrica e' sbagliato e voluto da Marchionne e realizzato da Jaky  investendo tanti soldi .

Proposte d'investimento agli Agnelli e De Benedetti vengono fatte da sempre da chi guadagna le commissioni, per cui quello che fa Jaky lo facevano anche Gabetti ed altri a NY con IFINT.

Inoltre i rapporti diretti internazionali sono tantissimo. Io in un we a Garavicchio a casa di Carlo Caracciolo mi sono trovato in piscina ed a tavola con il marito di Margherita, Giovanni Alberto, Edoardo e Carlo Caracciolo che mi ha chiesto come poteva difendersi da Carlo De Bebedetti. Io gli suggerii di entrare in Cofide e lui lo fece. 3 mesi dopo GA, dandomi il 5,  mi soprannominò in pubblico Mark Spitz,  per comunicarmi che sapeva tutto .

Il patrimonio di Gianni Agnelli io lo stimo in 100 miliardi , con dei parametri approvati da Grande Stevens, per cui a MARGHERITA hanno dato l'1%.

Il patrimonio di G.A lo gestivano Gabetti e Bormida.

Margherita e' come sua madre , prende tempo per allargarsi . Edoardo no infatti e' stato ucciso perche' non voleva rinunciare ai suoi diritto ereditari sulla Dicembre, a cui il Pm di Mondovi, Bausone non credeva , quando glielo dissi 2 giorni dopo l'omicidio di Edoardo.

L'ex Bertone finirà come Termoli.

IL RESTO glielo allego come anticipazione di un libro che forse uscira'.

La proposta del Marocco e' stata fatta ai fornitori gia' a Torino all'Hotel Ambasciatori nelle stesse ore in cui a 200 metri all'Hotel Concorde c'era il ministro Pichetto, a cui l'ho detto senza ricevere alcuna risposta, come per la mia proposta del progetto dell'H2 per autotrazione che rilancerebbe l'intera economia nazionale, produzione auto compresa che allego.

Tenete conto che dietro ogni persona c'e' un uomo nero, quello di Jaky per me e' a voi noto :Griva.

Resto a Sua disposizione per ogni chiarimento e documentazione,

Buon lavoro.

Marco BAVA

 

"L'Avvocato voleva adottare John Il controllo della Dicembre non cambia"
Jennifer Clark
"

Il libro
Così su La Stampa
Un rapporto difficile, quello dei tre fratelli Elkann con la madre Margherita, un problema «nato ben prima che lo scontro arrivasse nelle aule dei tribunali». Jennifer Clark, giornalista, già caporedattrice per l'Italia di Dow Jones dopo le esperienze a Bloomberg e Reuters, ha seguito per anni le vicende degli Agnelli. Recentemente ha pubblicato per Solferino "L'ultima dinastia" sulla loro saga famigliare.
Clark, in una intervista ad Avvenire John Elkann parla per la prima volta di "un clima di violenza fisica e psicologica" subìto da lui e dagli altri due fratelli Elkann da parte della madre. Da dove nasce, secondo lei, quella tensione?
«Per scrivere il libro ho parlato a lungo con gli esponenti della famiglia, a partire da John. Il problema dei figli Elkann con la madre viene da lontano perché, in un certo senso, è la conseguenza dei problemi di Margherita ed Edoardo con i genitori, in particolare con il padre, l'Avvocato».
Lei scrive che Gianni Agnelli era un padre poco affettuoso. Che rapporto c'è tra questo e lo scontro di Margherita con i tre figli Elkann?
«Lo squilibrio diviene palese quando Margherita divorzia da Alain Elkann e si risposa con Serge de Phalen. Due mondi quasi opposti: dallo scrittore parigino bohemien al nobile russo che sogna il ritorno della grande Russia dei Romanov. Margherita si converte alla religione ortodossa. Inizia a dipingere icone. E vorrebbe che diventassero ortodossi anche John, Lapo e Ginevra. Li costringe a dire le preghiere e a partecipare ai campi estivi dei nostalgici zaristi in Francia che ogni mattina li fanno assistere all'alza bandiera con lo stendardo imperiale dell'aquila a due teste. I figli del secondo matrimonio sono russi a tutti gli effetti e vivono a loro agio in quel mondo. I figli Elkann no. A questo punto intervengono i nonni».
In che modo?
«Chiamando sempre più spesso i tre nipoti a trascorrere lunghi periodi con loro. Per sottrarli a quel mondo estraneo. Per questo John dice oggi che è stata decisiva per lui e i fratelli la protezione dei nonni. Ma questo ha finito per rendere i rapporti tra Margherita e i suoi genitori ancora più difficili».
Il nonno aveva dato ai nipoti l'affetto che era mancato alla figlia come se l'affettività avesse saltato una generazione?
«Esattamente. Il rapporto tra i nipoti e il nonno è diventato sempre più stretto al punto che un giorno l'Avvocato accarezzò l'idea di adottare John. Come si sa poi non se ne fece nulla».
Se i rapporti erano tanto tesi perché allora, alla morte dell'Avvocato, Margherita accettò di rinunciare alle quote della Dicembre in cambio di denaro?
«Lei ha sempre sostenuto di averlo fatto nel tentativo di riportare la pace in famiglia. È anche vero che conosceva l'atto notarile con cui l'Avvocato, fin dal 1999, consegnava a John la gestione della Dicembre e quindi deve avere pensato che, persa la partita per il potere, tanto valeva giocarsi quella del denaro. Del resto, quell'atto del '99 era stato firmato da tutti i familiari, anche da lei».

NON E' VERO : EDOARDO NON LO HA MAI FIRMATO. PER QUESTO LO HANNO UCCISO. Mb
Lei ha poi tentato, e lo sta facendo ancora oggi, di rimettere in discussione quella scelta…
«Certo e questo è uno dei nodi delle cause legali. Ma la scelta di non partecipare alla Dicembre ha finito per isolare ancora di più Margherita. Si diceva che avesse confidato a Lupo Rattazzi le sue perplessità su futuro della Fiat: "Rischia di fare la fine della Parmalat". Erano gli anni in cui il fallimento della Parmalat aveva fatto molto rumore. Come se lei avesse scelto di scendere dalla nave nel momento di massima difficoltà dell'azienda. Già nel 2004, al matrimonio di John e Lavinia, la presenza di Margherita era stata incerta fino all'ultimo».
Da allora in poi la frattura si è andata allargando. Le battaglie in tribunale contro la madre Marella e ora contro i figli Elkann hanno aggravato la situazione. Quali conseguenze potranno avere secondo lei?
«Dal punto di vista della governance della Dicembre, la società che controlla la Giovanni Agnelli e, per il tramite di questa, Exor non credo che ci potranno essere conseguenze. L'atto notarile del 1999 non lascia scampo. Diverso è il discorso se passiamo dalla governance alle quote. È in teoria possibile che, se venisse accolta la tesi dei legali di Margherita, si riconosca il diritto della figlia di Gianni Agnelli ad avere la sua quota di legittima e dunque un pacchetto di azioni della Dicembre. Ma non credo proprio che questo impedirebbe a John di governare come fa oggi».

Si perché perderebbe il controllo in quanto il 75% passerebbe a Margherita ed il 25% Jaky 20% . Mb

 

 

 

 

 

TAVARES E  JAKY NEL 23

 

Un compenso da 36,5 milioni è adeguato per il ceo di una società capace di generare 18,6 miliardi di profitti e di versare ai soci quasi 8 miliardi? Per i proxy advisor […] no. In vista dell’assemblea del 16 aprile, […] Glass Lewis e Iss hanno raccomandato agli azionisti di Stellantis di votare contro gli stipendi percepiti […] dai manager del gruppo.



A loro giudizio, la paga del ceo Carlos Tavares è «eccessiva»: vale 518 volte il salario medio dei dipendenti di Stellantis che, intanto, sta attuando massicci piani di esuberi […].



[…] Iss ha criticato anche il benefit da 430 mila euro accordato al presidente John Elkann che ha potuto utilizzare l’aereo aziendale per scopi personali. I suggerimenti dei proxy sono di norma accolti dai fondi internazionali. Se al loro si aggiungesse il «no» del governo francese, socio di Stellantis al 9,9%, la relazione sui compensi potrebbe incorrere in una sfiducia. Dal valore consultivo, è vero; ma fortemente simbolico.

 

 

IL 10.12.23 PROGRAMMA TELEVISIVO SU L'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI SU  PIAZZA LIBERTA', il programma di informazione condotto da Armando Manocchia,  su BYOBLU CANALE 262 DT CANALE

https://www.byoblu.com/2023/12/10/piazza-liberta-di-armando-manocchia-puntata-87/

https://youtu.be/_DJONMxixO8?si=rKoapPc2-8JtHha8

https://youtu.be/B05tTBK-w0E?si=O5XxvZFIr61tYU7w

https://www.youtube.com/watch?v=t0OrCSg1IZc

https://www.youtube.com/watch?v=Mhi-IY_dfr4

 

https://www.youtube.com/watch?v=ej0LPowV9YI

 

OSSERVAZIONI

  1. IL GRANDE AMICO DI EDOARDO CON CUI FECE VIAGGI ERA LUCA GAETANI
  2. EA NON FECE MAI NESSUNA CESSIONE DEI SUOI DIRITTI EREDITARI
  3. NE' EBBE ALCUN DISSIDIO CON GIOVANNI ALBERTO AGNELLI, DA CUI SOGGIORNAVA ANDANDO E TORNANDO DA GARAVICCHIO.
  4. INFATTI QUANDO CI FU L'EPISODIO DEL KENIA FU GIOVANNI ALBERTO AGNELLI AD ANDARLO A TROVARE.
  5. I LEGAMI CON LA SORELLA MARGHERITA NON EERANO STRETTI COME QUELLI CON I CUGINI LUPO RATTAZZI ED EDUARDO TEODORANI FABBRI. INFATTI NON ESISTONO LETTERE FRA EDOARDO E MARGHERITA .
  6. DEL CAMBIO DELLA SUCCESSIONE DA GIOVANNI ALBERTO A JAKY EA LO HA SAPUTO DALLA MADRE CHE NE HA CONVITO GIANNI PER NON PERDERE I PRIVILEGI DELLA PRESIDENZA FIAT,
  7. L'INTERVISTA AL MANIFESTO FU PROPOSTA DA UN GIORNALISTA DI REPUBBLICA PERCHE' LUI L'AVREBBE VOLUTA FARE MA NON GLIELO PERMETTEVANO.
  8. NON CI SONO PROVE CHE EA FOSSE DEPRESSO,
  9. LA PATENTE DI EA LA TENEVA LA SCORTA E NON ERA SUL CRUSCOTTO MA NEL CASSETTO DELLA CROMA EX DELL'AVVOCATO CON MOTORE VOLVO E CAMBIO AUTOMATICO, NON BLINDATA.
  10. LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI EA SONO TUTT'ORA APERTE PRESSO LA PROCURA DI CUNEO.

 

 

GRIVA QUANDO ENTRA IN SCENA ?

L’IMPERO DI FAMIGLIA: ECCO PERCHÉ ADESSO RISCHIA DI CROLLARE TUTTO

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per “il Fatto quotidiano”

È l’attacco al cuore di un mito: quello degli Agnelli. E a pagarne le conseguenze più dure potrebbe essere lui, l’erede che non porta più quel cognome, John Elkann.
A rischio di veder messo in ballo il ruolo che suo nonno gli aveva assegnato: la guida dei tesori di famiglia. Tutto passa per la Svizzera, dove Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato, ha sempre dichiarato di avere la residenza sin dagli anni 70.
E con la cui legge successoria ha poi regolato i conti con la figlia: per escludere Margherita dalla propria eredità e, soprattutto, permettere al nipote di diventare il nuovo capo della dinastia.
[…] quella residenza […] ora piomba nell’inchiesta per frode fiscale della Procura di Torino. E i pm hanno poteri di accertamento rapidi e quasi immediati […]. Vediamo, punto per punto, che cosa c’è e che cosa indica quel documento e come potrebbe segnare i clamorosi sviluppi delle indagini.



1) La residenza svizzera. È decisiva: per stabilire se sono validi sia l’accordo e il patto firmati da Marella con la figlia a Ginevra nel 2004, sulla successione dell’avvocato e sulla sua, sia il testamento e le due aggiunte con i quali ha indicato come eredi i nipoti John, Lapo e Ginevra.
E infine per accertare la possibile evasione fiscale sul suo patrimonio. Trevisan spiega che la vedova dell’avvocato, dal 2003 sino alla morte nel 2019, non ha mai vissuto in Svizzera i 180 giorni all’anno necessari per poter mantenere quel diritto. “Ha trascorso ogni anno, in media, oltre 189 giorni in Italia, 94 in Marocco e solo circa 68 in Svizzera”. Se tutto saltasse, Margherita tornerebbe in campo nel controllo dell’impero Agnelli.



2) Gli “espedienti” sulla residenza. Il legale indica anche le presunte mosse per mascherare la permanenza di Marella in Italia. […] “Occorreva non far risultare intestate a Marella Caracciolo le utenze degli immobili in Italia e i relativi rapporti di lavoro... Un appunto del commercialista Gianluca Ferrero suggeriva che non fossero a lei riconducibili né dipendenti né animali, facendo risultare che i domestici fossero alle dipendenze di Elkann […]”.



3) Il personale delle ville. La ricostruzione di Trevisan […] sembrerebbe confermare i “consigli” di Ferrero. I magistrati […] stanno […] ascoltando le testimonianze di chi gestiva le residenze di famiglia. Il legale di Margherita ha contato oltre 30 dipendenti […]. I contratti erano intestati formalmente a Elkann, ma loro erano sempre al servizio della nonna.

4) I testamenti, veri o falsi. Nell’esposto, Trevisan affida alla Procura […] il compito di esaminare l’autenticità del testamento di Marella Caracciolo e delle due “aggiunte”, redatti dal notaio svizzero Urs von Grunigen. […] il legale aveva già sostenuto che, secondo due diverse perizie grafiche, almeno nella seconda “aggiunta” la firma della signora “appare apocrifa, con elevata probabilità”. Giovedì pomeriggio, la Guardia di Finanza si è presentata alla Fondazione Agnelli, proprio per acquisire vecchi documenti firmati da Marella e confrontare le firme.



5) Le fiduciarie di famiglia. Le Fiamme Gialle hanno anche prelevato migliaia e migliaia di pagine e documenti legati a quattro diverse fiduciarie, tutte citate nell’esposto di Trevisan. Due di esse, la Simon Fiduciaria e la Gabriel Fiduciaria facevano riferimento, un tempo, all’avvocato Franzo Grande Stevens e oggi sono state assorbite nella Nomen Fiduciaria della famiglia Giubergia e nella banca privata Pictet di Ginevra.
Che cosa può nascondersi in quegli “scrigni” votati alla riservatezza? Due cose, entrambe importanti. La prima […] riguarda il fatto se in esse sia potuto transitare denaro proveniente da 16 società offshore delle Isole Vergini britanniche, tutte intestate o a Marella Agnelli o a “membri della famiglia”, come la “Budeena Consulting Inc.” che, da sola, aveva in cassa 900 milioni dollari.
La seconda riguarda la possibilità che gli inquirenti possano trovare le tracce degli scambi azionari, tra la nonna e i nipoti, della “Dicembre”, la società semplice creata dall’avvocato nel 1984 per custodire il tesoro di famiglia e che oggi consente a John Elkann di gestire, a cascata, i 25,5 miliardi di patrimonio della holding Exor.


2. INCHIESTA ELKANN: LA GDF A CACCIA DI SOCIETÀ OFFSHORE

Estratto dell’articolo di Marco Grasso per “il Fatto quotidiano”

IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME

Margherita Agnelli […] dà la caccia ai capitali offshore di famiglia, che le sarebbero stati occultati nell’accordo sull’eredità. La Procura di Torino cerca i redditi, potenzialmente enormi, che sarebbero stati occultati al Fisco, attraverso fiduciarie collegate a paradisi fiscali.

Questi due interessi potrebbero convergere se cadesse il baluardo che finora ha protetto la successione della dinastia più potente d’Italia: la presunta residenza elvetica di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e madre di Margherita. Se saltasse questo cardine, le autorità italiane potrebbero contestare reati tributari e sanzioni fiscali agli Elkann, e questa storia, come una valanga, potrebbe travolgere anche i contenziosi civili sull ’eredità, aperti in Svizzera e in Italia.

Sono tre gli indagati nell’in chiesta condotta dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti: Gianluca Ferrero, commercialista della famiglia Agnelli e presidente della Juventus; Robert von Groueningen, amministratore dell’eredità di Marella Agnelli (morta nel 2019); John Elkann, nipote di Marella, presidente di Stellantis ed editore del gruppo Gedi.

L’ipotesi è di concorso in frode fiscale e in particolare di dichiarazione infedele al Fisco per gli anni 2018-2019. In base all’intesa sulla successione di Gianni Agnelli nel 2004 […] Margherita accetta l’estromissione dalle società di famiglia in cambio di 1,2 miliardi; ottiene l’usufrutto su vari beni immobiliari e si impegna a versare alla madre Marella un vitalizio mensile da 500 mila euro. Di questi soldi non c’è traccia nei 730, da cui mancano in altre parole 8 milioni di euro (3,8 milioni di tasse).

Il perché gli investigatori si concentrino su quel biennio è presto detto: per chi indaga Marella Caracciolo, malata di Parkinson, era curata in Italia. La Procura ritiene che passasse gran parte del tempo a Villa Frescot, a Torino, oltre 183 giorni l’anno, la soglia dopo la quale il Fisco ritiene probabile che una residenza estera sia fasulla. Per questo ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria di Torino […] ha sentito sei testimoni vicini alla famiglia: personale che di fatto lavorava al servizio di Marella, ma che era stato assunto dopo la morte del nonno da John Elkann o da società a lui riconducibili, un artificio che avrebbe rafforzato la tesi della residenza estera della nonna.

Questo è l’anello che mette nei guai l’erede della casata. Per i pm il commercialista Ferrero avrebbe disposto le dichiarazioni dei redditi infedeli, mentre l’esecutore testamentario svizzero le avrebbe controfirmate.

Ci sono inoltre le indagini commissionate da Margherita Agnelli all’investigatore privato Andrea Galli, confluite in un esposto in mano alla Procura. Lo 007 ha ricostruito le spese nella farmacia di Lauenen, villaggio nel cantone di Berna in cui sulla carta viveva Marella Caracciolo: dalle fatture fra il 2015 e il 2018 emergerebbe che le spese mediche coprivano il solo mese di agosto. […]

GLI INQUIRENTI cercano di ricostruire il flusso di redditi, la riconducibilità dei patrimoni e documenti originali in grado di verificare la validità delle firme sui testamenti. Se dovesse essere rimessa in discussione la residenza di Marella, si aprirebbe un nuovo scenario: il Fisco potrebbe battere cassa e contestare mancati introiti milionari per Irpef, Iva, successione e Ivafe (tassa sui beni esteri). Gli Elkann sono pronti a difendersi dalle accuse, e hanno sempre contestato la ricostruzione di Margherita.

 

 

DOPO 25 ANNI MARGHERITA HA PENSATO AI FRATELLI DI YAKY, LAPO E GINEVRA , COME GLI AVEVA DETTO EDOARDO:

Margherita Agnelli vuole costringere per via giudiziaria i suoi tre figli Elkann a restituire i beni delle eredità di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e Marella Caracciolo (2019).

Un’ordinanza della Cassazione pubblicata a gennaio mette in fila, sintetizzando i «Fatti in causa», le pretese della madre di John Elkann nella sua offensiva legale. Il punto d’arrivo è molto in alto nel sistema di potere dei figli: l’assetto della Dicembre, la cassaforte (60% John e 20% ciascuno Lapo e Ginevra Elkann) azionista di riferimento dell’impero Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus, Cnh ecc. (35 miliardi).


[…] La Corte suprema nella sua ordinanza si occupa di una questione tecnica laterale, annullando parzialmente […] la decisione del tribunale di Torino di sospendere i lavori in attesa dei giudici svizzeri. […] la Cassazione […] sintetizza in modo neutrale le richieste di Margherita e cioè, innanzitutto, «che sia dichiarata l’invalidità o l’inefficacia del testamento della madre».



E dunque «che sia aperta la successione legittima, sia accertata in capo all’attrice (Margherita ndr) la sua qualità di unica erede legittima della madre, sia accertata la quota della quale la madre poteva disporre e […] sia accertata la lesione della quota di riserva a essa spettante». A questo punto ci deve essere «la conseguente reintegra della quota mediante riduzione delle donazioni, anche dirette e dissimulate, e condanna dei convenuti (gli Elkann, ndr) alle restituzioni».

Il tema delle donazioni è fondamentale perché potrebbero essere i «mattoni» con cui si è costruita la governance a trazione John nella Dicembre. Margherita «in ogni caso ha chiesto la dichiarazione della sua qualità di erede del padre (...) e la condanna dei convenuti a restituire i beni dell’eredità del padre».



La manovra legale è dunque tesa ad azzerare tutto, proiettando Margherita nel ruolo di unica erede legittima della madre. E nell’eventuale riconteggio dell’eredità materna entrerebbero le donazioni anche «indirette e dissimulate».



JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO

Nella costruzione dell’attuale assetto della Dicembre con John al comando sono state decisive alcune transazioni con la nonna Marella dopo la morte (2003) di Gianni Agnelli. Secondo i figli de Pahlen, […] per il calcolo della quota legittima, nel perimetro ereditario della nonna Marella dovrebbe entrare anche il «75% della Dicembre, per il caso in cui si accertasse la simulazione degli atti di compravendita, il cui valore è stimato in euro 3 miliardi». Sostengono anzi che la nonna abbia «effettuato donazioni delle partecipazioni della Dicembre al nipote John per (...) circa 3 miliardi».



John Elkann e la madre Margherita entrano nella cassaforte come soci nel 1996, con Gianni Agnelli al comando. Nel ’99 l’Avvocato modifica lo statuto e detta il futuro: «se manco o sono impedito — è il senso — tutti i poteri vanno a John» che, alla morte del nonno, sale al 58%.
L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la nonna cede tutto ai nipoti, tenendo l’usufrutto: John si consolida al 60%, una leadership che nel suo entourage giudicano «inattaccabile», a Lapo e Ginevra il resto. È l’assetto attuale di cui però s’è avuta notizia ufficiale nel 2021, dopo 17 anni di carte, transazioni e patti tenuti nascosti. Un bug temporale a dir poco anomalo per una delle più influenti società in Europa, inspiegabilmente tollerato per anni dalla Camera di Commercio di Torino. Anche su questo fa leva la strategia di Margherita per «scalare» il sancta sanctorum degli Elkann.

 

«La costruzione di una residenza estera fittizia» in Svizzera di Marella Caracciolo «ha avuto una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la successione» della vedova dell’Avvocato «all’ordinamento italiano»: lo scrivono i magistrati di Torino nel decreto di sequestro che ha portato al blitz di ieri (7 marzo) della guardia di finanza, nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e sulle presunte «dichiarazioni fraudolente» dei redditi di Marella Caracciolo. Per questo, è scattata anche una nuova ipotesi di reato: «truffa aggravata ai danni dello Stato e di ente pubblico (Agenzia delle entrate)».

Eredità Agnelli, i 734 milioni di euro lasciati da Marella e l'appunto sulla residenza svizzera: «Una vita di spostamenti»
CRONACA
Eredità Agnelli, i pm e gli appunti della segretaria di Marella Agnelli: «Sono la prova che non viveva in Svizzera»
Tra i beni in questione - secondo il Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti - ci sarebbero 734.190.717 euro, «derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo».

Per la truffa aggravata sono indagati i tre fratelli Elkann, John, Ginevra e Lapo, lo storico commercialista della famiglia Gianluca Ferrero e Urs Robert von Gruenigen, il notaio svizzero che curò la successione testamentaria.
Gli investigatori - emerge dal decreto - hanno messo le mani anche su un documento di quattro pagine «riepilogante in forma schematica i giorni di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo»: morale, nel 2015 la moglie di Gianni Agnelli dimorò «in Svizzera meno di due mesi», contro i 298 giorni passati in Italia. Nel 2018 il conto è di 227 giorni in Italia e 138 all’estero. Significativa anche la denominazione dell’ultima pagina del documento: «Una vita di spostamenti».

 

Un secondo "round" si è combattuto ieri davanti al tribunale del riesame di Torino tra la Procura subalpina e lo staff di avvocati che difendono i fratelli Elkann, indagati per truffa ai danni dello Stato per non aver pagato la tassa di successione su una porzione di eredità della nonna, pari a 734 milioni di euro.



I penalisti hanno impugnato il decreto con cui i pm il 6 marzo hanno disposto un nuovo sequestro dei documenti […] già acquisiti dai finanzieri durante le perquisizioni del 7 febbraio. E gli inquirenti hanno risposto depositando ai giudici materiale investigativo finora inedito, tra cui delle intercettazioni e soprattutto i tredici verbali del personale al "servizio" di Marella Caracciolo.



La tesi accusatoria - secondo cui John Elkann avrebbe fatto figurare che domestici e infermiere lavoravano per lui, «al fine di non compromettere la possibilità che la defunta nonna fosse effettivamente residente in Svizzera» - «appare largamente confermato dalle dichiarazioni» degli ex dipendenti sentiti come testimoni in Procura. In sostanza, quasi tutti hanno confermato che prestavano assistenza alla signora Agnelli quando lei risiedeva nelle dimore torinesi, ossia per la maggior parte dell'anno.

Nel locale caldaie dell'abitazione del pupillo di Gianni Agnelli, […] i militari del nucleo economico finanziario di Torino hanno trovato una ventina di faldoni con i documenti di «domestici, cuochi, autisti, governante, guardarobiera, maggiordomi». Per realizzare quella che i pm ritengono esser una «strategia evasiva», ossia non pagare le tasse sull'eredità in Italia, John avrebbe assunto formalmente il personale delle residenze di Villa Frescot, Villa To e Villar Perosa che «assisteva di fatto Marella Caracciolo».


A sommarie informazioni è stata sentita anche Carla Cantamessa, che si occupava della gestione amministrativa delle abitazioni riconducibili alla famiglia Angelli-Elkann. […] «al momento della perquisizione (del 7 febbraio, ndr) contattava immediatamente Gianluca Ferrero (il commercialista di famiglia indagato, ndr), avvisandolo dell'arrivo della Finanza e mostrando timore e preoccupazione per documenti che avrebbe dovuto "nascondere"».



In quel momento, però, i finanzieri stavano bussando anche alla porta del commercialista, che quindi ha subito riagganciato il telefono. Tra il materiale che le è stato sequestrato ci sono anche documenti sui «giardinieri dismessi dal 2020», ossia successivamente alla morte di Marella. La "prova del nove" è che quasi tutti i dipendenti assunti da John sono stati licenziati dopo che sua nonna, il 23 febbraio 2019, è deceduta.


Secondo i legali degli Elkann non esistono gli estremi del reato di truffa ai danni dello Stato nel caso di mancato pagamento della tassa di successione. Avvalendosi anche di un parere del professore Andrea Perini, docente di diritto penale tributario, hanno specificato […] che al massimo si tratta di un illecito amministrativo. Per i pm, invece, gli «artifizi e i raggiri» previsti dal reato di truffa si sono concretizzati proprio nel trucco della residenza in Svizzera di Marella, con il quale i tre nipoti avrebbero «indotto in errore» l'Agenzia delle entrate […], e così facendo avrebbero tratto «l'ingiusto profitto» di risparmiare tra i 42 e i 63 milioni di euro di tasse.



Tra l'altro, la «strategia evasiva» è esplicitata nel cosiddetto «vademecum della truffa» redatto da Ferrero, in cui si consiglia a chiare lettere «di non sovraccaricare la posizione italiana di Marella Caracciolo», facendo assumere i suoi dipendenti al nipote maggiore. L'altro punto su cui insistono le difese è il «ne bis in idem», il principio in base al quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto.

Ma la truffa ai danni dello Stato era già stata ipotizzata dalla Procura torinese prima che venisse eseguito il secondo sequestro, ora impugnato dagli Elkann e da Ferrero. I giudici, dopo quasi quattro ore di udienza, si sono riservati di decidere entro sabato prossimo. […]

EREDITÀ AGNELLI, 'I QUADRI SONO CUSTODITI AL LINGOTTO'

Francesca Brunati e Igor Greganti per l’ANSA

Sarebbero tutte rintracciate e rintracciabili, e donate dalla nonna ai nipoti Elkann, le 13 opere d'arte, parte del tesoro lasciato da Gianni Agnelli, e che un tempo arredavano Villa Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma, e ora reclamate dalla figlia Margherita, unica erede dei beni immobili dopo la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale ne aveva l'usufrutto.



E' quanto risulta in sintesi da una relazione depositata alla Procura di Milano dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf nell'inchiesta che ha portato il gip Lidia Castellucci ad archiviare la posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore accusati di ricettazione e a disporre, su suggerimento di Margherita nella sua opposizione alla richiesta di archiviazione, ulteriori accertamenti.

L'informativa delle Fiamme Gialle è stata redatta in base alle testimonianze, riportate nell'atto, di Paola Montalto e Tiziana Russi, persone di fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari dei beni ereditati. Le due donne, sentite come una terza persona al servizio della moglie dell'Avvocato, hanno ricostruito che quelle tele di artisti del calibro di Monet, Picasso, Balla e De Chirico erano alle pareti dell'appartamento romano a Palazzo Albertini-Carandini, di cui Margherita ha la nuda proprietà, e che furono poi donate ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra dalla nonna.

Dichiarazioni, queste, a cui è stato trovato riscontro: come è emerso successivamente alle tre deposizioni, quasi tutte le opere d'arte sono state trovate al Lingotto durante una ispezione della Guardia di Finanza, delegata dalla Procura torinese nell'indagine principale sull'eredità. Una invece sarebbe in una casa a St. Moritz e una sua copia nella pinacoteca di via Nizza.

Dalle consultazioni di una serie di banche dati "competenti", in particolare quelle del ministero della Cultura e la piattaforma S.u.e. (Sistema uffici esportazione) è stato appurato che non ci sono state movimentazioni illecite né esistono particolari vincoli sui quadri e che il Monet, che si sospettava fosse falso, è stato sottoposto a una perizia che ne ha acclarato l'autenticità.



Visto gli esiti delle nuove indagini, i pm milanesi coordineranno con i colleghi di Torino, ai quali, non si esclude potrebbero trasmettere gli atti per competenza. Sul caso fonti vicine a Margherita chiariscono che "i quadri oggetto di denuncia nel procedimento di Milano (che prosegue) non possono essere stati donati, in quanto Marella non ne aveva la proprietà.



Peraltro, non risulta ad oggi formalizzato alcun documento di donazione. Comunque, qualora le indiscrezioni fossero confermate, vi sarebbero atti invalidi e verrebbe richiesta l'immediata restituzione delle opere che sono e restano di proprietà di Margherita Agnelli". Una questione, quella della proprietà, che potrà sciogliere solo la magistratura.


FAIDA EREDITÀ AGNELLI: IL GIALLO DEI 13 QUADRI E DEGLI ORIGINALI SPARITI

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano e Manuele Bonaccorsi per “il Fatto quotidiano”



Diventa un giallo milionario […] la verità sulle opere della Collezione Agnelli finite nell'inchiesta penale sull'eredità della vedova dell’avvocato, Marella Caracciolo.



Secondo un’annotazione della Guardia di Finanza di Milano, consegnata al procuratore aggiunto milanese Luca Fusco, 13 di quei quadri non sarebbero infatti scomparsi dalle dimore italiane della dinastia (come ha denunciato la figlia di Gianni Agnelli, Margherita), ma sarebbero state donate dalla nonna Marella ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann e ora sarebbero “rintracciati e rintracciabili” in un caveau della Fiat Security al Lingotto e in Svizzera.

Molto diverso, invece, ciò che emergerebbe dalle indagini che stanno svolgendo la Procura e la Gdf di Torino, dopo un esposto di Margherita contro i tre figli. Un fascicolo, al quale nei prossimi giorni sarà allegato quello di Milano, che ha portato i pm torinesi a indagare i tre Elkann per i “raggiri e gli artifizi” messi in opera per costruire una “inesistente residenza svizzera” della nonna.



Nei sequestri effettuati lo scorso 8 febbraio, i finanzieri avevano visitato anche un caveau nella palazzina storica Fiat del Lingotto, dove erano conservati arredi di valore un tempo presenti nelle residenze dell’avvocato di Villar Perosa, di Villa Frescot a Torino e nell’appartamento di Palazzo Albertini davanti al Quirinale.



Il Fatto Quotidiano e Report […] hanno ricostruito però che gli inquirenti torinesi hanno rinvenuto al Lingotto solo due originali, La Chambre di Balthus e il Pho Xai di Gérome, e invece tre copie di modesto valore di altri tre capolavori: il Glacons effect blanc di Monet, La scala degli addii di Balla e il Mistero e malinconia di una strada di De Chirico.
Ma dove sono gli originali? Secondo gli Elkann, […] sarebbero sempre stati a Sankt Moritz, nella villa Chesa Alkyon dell’avvocato. Per il momento, la Procura torinese sta approfondendo soprattutto le vicende legate alla residenza svizzera di Marella e agli eventuali resti fiscali. Ma è probabile che in un secondo tempo, […] i pm ordinino una perizia per accertare l’esatta datazione delle copie.



Se emergesse, infatti, che esse sono state realizzate dopo il 24 gennaio 2003, giorno della morte di Gianni Agnelli, allora le indagini potrebbero estendersi a verificare quando e come gli originali hanno lasciato l’italia per la Svizzera e sostituiti con le copie. Se fosse mai dimostrato che i tre quadri si trovavano in Italia, allora potrebbe trattarsi di un reato. E anche piuttosto grave: esportazione illecita di opere d’arte, punito dal Codice dei beni culturali con una pena dai 2 a 8 anni di reclusione.
Tutto potrebbe essere prescritto: ciò che invece non si prescriverà mai è il diritto da parte dello Stato di rivendicare il rientro delle opere in Italia, con un sequestro. A sostegno delle tesi degli Elkann, secondo la Gdf di Milano, ci sarebbero anche le testimonianze di due segretarie di Marella, Paola Montaldo e Tiziana Russi, e di un altro domestico che avrebbero confermato come la nonna avesse donato quei quadri ai nipoti.

Qualcosa che contraddice l’elenco delle opere acquisito dal procuratore aggiunto Fusco nel 2009, in un’altra inchiesta sull’eredità Agnelli, e di cui Report e il Fatto Quotidiano sono entrati in possesso. Una lista ritenuta veritiera da due personaggi chiave: colui che l’ha redatta, Stuart Thorton, storico maggiordomo inglese di Agnelli, ed Emmanuele Gamna, ex avvocato di Margherita che trattò la suddivisione delle opere tra madre e figlia nel 2004.



Il documento riporta quotazione (assai al ribasso) e collocazione delle opere. Il De Chirico si trovava a Roma: valore 7 milioni. Il Balla anch’esso era nella Capitale: 2 milioni. C’era infine il Monet che risultava essere a Villa Frescot: 8 milioni. L’originale non si sa dove si trovi.



I quadri di Roma […] erano lì almeno fino al 2018, quando un trasportatore, il torinese Giorgio Ghilardini, li prelevò: la bolla del trasporto è stata sequestrata dai pm torinesi. Infine, il professor Lorenzo Canova, direttore scientifico della fondazione De Chirico, ricorda che il suo maestro, l’insigne storico dell’arte Mauro Calvesi, aveva visto l’originale di Mistero e melanconia di una strada nell’appartamento romano dell’avvocato.

“Me lo presterebbe per una mostra”, chiese il critico ad Agnelli. “Preferirei di no, i quadri a volte voglio scambiarli, questo non voglio sia notificato al ministero”, avrebbe risposto il “signor Fiat”.

[…] Margherita Agnelli ritiene […]che le opere le siano state sottratte dall’eredità della madre Marella e, comunque, chiederà la nullità della presunta donazione ai figli. Ma il punto non è questo. Quelle opere, a chiunque spettino, devono rimanere in Italia. Così almeno dice la legge […]
 

 

 

 

 

LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA FORZA  E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche e meteriologiche  imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.

Che lo Spirito Santo porti buon senso e serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !

CRISTO RESUSCITA PER TUTTI GLI UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO PER NUOVI STADI O SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE PAUSE NEGATE AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato nulla perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !  Mb 05.04.12; 29.03.13;

 

 

ATTENZIONE IL MIO EX SITO www.marcobava.tk  e' infetto se volete un buon antivirus gratuito:

http://www.avast.com/it-it/free-antivirus-download

x trasferire files pesanti  www.wetransfer.com

RIUSCIRE A LEGGERE QUESTO SITO RAPPRESENTA UN TEST DI INTELLIGENZA

VUOI SCRIVERE QUELLO CHE  PENSI su quello che leggi in questo sito online ?

SCRIVETE A Mbmarcobava@gmail.com per avere la newletter quotidiana

Marco Bava ABELE: pennarello di DIO, abele, perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista responsabile.

Sono quello che voi pensate io sia (20.11.13) per questo mi ostacolate.(08.11.16)

La giustizia non esiste se mi mettessero sotto sulle strisce pedonali, mi condannerebbero a pagare i danni all'auto.

(12.02.16)

TO.05.03.09

IL DISEGNO DI DIO A VOLTE SI RIVELA SOLO IN ALCUNI PUNTI. STA' ALLA FEDE CONGIUNGERLI

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI SIA SANTIFICATO IL TUO NOME VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSI IN TERRA , DAMMI OGGI  IL PANE E LA ACQUA QUOTIDIANI E LA POSSIBILITA' DI NON COMMETTERE ERRORI NEL CERCARE DI REALIZZARE NEL MIGLIOR MONDO POSSIBILE IL TUO VOLERE, LA PACE NEL MONDO, IL BENESSERE SOCIALE E LA COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI. TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E FIGLI.

TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E DEI TUOI FIGLI .

SIGNORE IO NON CONOSCO I TUOI OBIETTIVI PER ME , FIDUCIOSO MI AFFIDO A TE.

Difendo il BENE contro il MALE che nell'uomo rappresenta la variabile "d" demonio per cui una decisione razionale puo' diventare irrazionale per questa ragione (12.02.16)

Non prendo la vita di punta faccio la volonta' di DIO ! (09.12.18)

La vita e' fatta da cose che si devono fare, non si possono non fare, anche se non si vorrebbero fare.(20.01.16)

Il mondo sta diventando una camera a gas a causa dei popoli che la riempiono per irresponsabilità politica (16.02.16)

I cervelli possono viaggiare su un unico livello o contemporaneamente su plurilivelli e' soggettivo. (19.02.17)

L'auto del futuro non sara' molto diversa da quella del presente . Ci sono auto che permarranno nel futuro con l'ennesima versione come : la PORSCHE 911, la PANDA, la GOLF perche' soddisfano esigenze del mercato che permangono . Per cui le auto cambieranno sotto la carrozzeria con motori ad idrogeno , e materiali innovativi. Sara' un auto migliore in termini di sicurezza, inquinamento , confort ma la forma non cambierà molto. INFATTI la Modulo di Pininfarina la Scarabeo o la Sibilo di Bertone possono essere confrontate con i prototipi del prossimo salone.(18.06.17)

La siccità e le alluvioni dimostrano l'esistenza di Dio nei confronti di uomini che invece che utilizzare risorse per cercare  inutilmente nuovi pianeti dove Dio non ha certo replicato l'esperienza negativa dell'uomo, dovrebbero curare l'unico pianeta che hanno a disposizione ed in cui rischiano di estinguersi . (31.10.!7)

L'Italia e' una Repubblica fondata sul calcio di cui la Juve e' il maggiore esponente con tutta la sua violenta prevaricazione (05.11.17)

La prepotenza della FIAT non ha limiti . (05.11.17)

I mussulmani ci comanderanno senza darci spiegazioni ne' liberta'.(09.11.17)

In Italia mancano i controlli sostanziali . (09.11.17)

Gli alimenti per animali sono senza controllo, probabilmente dannosi,  vengono utilizzati dai proprietari per comodita', come se l'animale fosse un oggetto a cui dedicare il tempo che si vuole, quando si vuole senza alcun rispetto ai loro veri bisogni  alimentari. (20.11.17)

Ho conosciuto l'avv.Guido Rossi e credo che la stampa degli editori suoi clienti lo abbia mitizzato ingiustificatamente . (20.11.17)

L'elicottero di Jaky e' targato I-TAIF. (20.11.17)

La Coop ha le agevolazioni di una cooperativa senza esserlo di fatto in quanto quando come socio ho partecipato alle assemblee per criticare il basso tasso d'interesse dato ai soci sono stato o picchiato o imbavagliato. (20.11.17)

Sono 40 anni che :

1 ) vedo bilanci diversi da quelli che vedo insegnati a scuola, fusioni e scissioni diverse da quelle che vengono richieste in un esame e mi vengono a dire che l'esame di stato da dottore commercilaista e' una cosa seria ?

2) faccio esposti e solo quello sul falso in bilancio della Fiat presentato da Borghezio al Parlamento e' andato avanti ?

 (21.11.17)

La Fornero ha firmato una riforma preparata da altri (MONTI-Europa sono i mandanti) (21.11.17)

Si puo' cambiare il modo di produrre non le fasi di produzione. (21.11,17)

La FIAT-FERRARI-EXOR si sono spostate in Olanda perche' i suoi amministratori abbiano i loro compensi direttamente all'estero . In particolare Marchionne ha la residenza fiscale in Sw (21.11.17)

La prova che e' il femore che si rompe prima della caduta e' che con altre cadute non si sono rotte ossa, (21.11.17)

Carlo DE BENEDETTI un grande finanziere che ha fallito come industriale in quanto nel 1993 aveva il SURFACE con il nome QUADERNO , con Passera non l'ha saputo produrre , ne' vendere ne' capire , ma siluro' i suoi creatori CARENA-FIGINI. (21.11.17)

Quando si dira' basta anche alle bufale finanziarie ? (21.11.17)

Per i consiglieri indipendenti l'indipendenza e' un premio per tutti gli altri e' un costo (11.12.17)

La maturita' del mercato finanziario e' inversamente proporzionale alla sottoscrizione dei bitcoin (18/12/17)

Chi risponde civilmente e penalmente se un'auto o un robot impazziscono ? (18/12/17)

Non e' la FIAT filogovernativa, ma sono i governi che sono filofiat consententogli di non pagare la exit-tax .(08.02.18) inoltre la FIAT secondo me ha fatto più danni all'ITALIA che benefici distruggendo la concorrenza della LANCIA , della Ferrari, che non ha mai capito , e della BUGATTI (13.02.18).

Infatti quando si comincia con il raddoppio del capitale senza capitale si finisce nella scissione

Tesi si laurea sull'assoluzione del sen.Giovanni Agnelli nel 1912 dal reato di agiotaggio : come Giovanni Agnelli da segretario della Fiat ne e' diventato il padrone :

https://1drv.ms/b/s!AlFGwCmLP76phBPq4SNNgwMGrRS4

 

Prima di educare i figli occorre educare i genitori (13.03.18)

Che senso ha credere in un profeta come Maometto che e'un profeta quando e' esistito  Gesu' che e' il figlio di DIO come provato  per ragioni storiche da almeno 4 testi che sono gli evangelisti ? Infatti i mussulmani  declassano Gesu' da figlio di DIO  a profeta perché riconoscono implicitamente l'assurdità' di credere in un profeta rispetto al figlio di DIO. E tutti gli usi mussulmani  rappresentano una palese involuzione sociale basata sulla prevaricazione per esempio sulle donne (19.03/18)

Il valore aggiunto per i consulenti finanziari e' solo per loro (23.03.18)

I medici lavorerebbero gratis ? quante operazioni non sono state fatte a chi non aveva i soldi per pagarle ? (26.03.18 )

lo sfregio delle auto di stato ibride con il motore acceso, deve finire con il loro passaggio alla polizia  con i loro autisti (19.03.18)

Se non si tassa il lavoro dei robot e' per la mancata autonomia in termini di liberta' di scelta e movimento e responsabilita' penale personale . Per cui le auto a guida autonoma diventano auto-killer. (26.04.18)

Quanto poco conti l'istruzione per l'Italia e' dimostrato dalla scelta DEI MINISTRI GELMINI FEDELI sono esempi drammatici anche se valorizzati dalla FONDAZIONE AGNELLI. (26.04.18) (27.08.18).

Credo che la lotta alla corruzione rappresenti sempre di piu' un fattore di coesione internazionale perche' anche i poteri forti si sono stufati di pagare tangenti (27/04/2018)

Non riusciamo neppure piu' a produrre la frutta ad alto valore aggiunto come i mirtilli....(27/04/2018)

Abbiamo un capitalismo sempre piu' egoista fatto da managers che pensano solo ad arraffare soldi pensando che il successo sia solo merito loro invece che di Dio e degli operai (27.04.18)

Le imprese dell'acqua e delle telecomunicazioni scaricano le loro inefficienze sull'utente (29.05.18)

Nel 2004 Umberto Agnelli, come presidente della FIAT,  chiese a Boschetti come amministratore delegato della FIAT AUTO di affidarmi lo sviluppo della nuova Stilo a cui chiesi di affiancare lo sviluppo anche del marchio ABARTH , 500 , A112, 127 . Chiesi a Montezemolo , come presidente Ferrari se mi lasciava utilizzare il prototipo di Giugiaro della Kubang che avrebbe dovuto  essere costruito con ALFA ROMEO per realizzare la nuova Stilo . Mi disse di si perche' non aveva i soldi per svilupparlo. Ma Morchio, amministratore delegato della FIAT, disse che non era accettabile che uno della Telecom si occupasse di auto in Fiat perche' non ce ne era bisogno. Peccato che la FIAT aveva fatto il 128 che si incendiava perche' gli ingegneri FIAT non avevano previsto una fascetta che stringesse il tubo della benzina all'ugello del carburatore. Infatti pochi mesi dopo MORCHIO  venne licenziato da Gabetti ed al suo posto arrivo' Marchionne a cui rifeci la proposta. Mi disse di aspettare una risposta entro 1 mese. Sono passati 14 anni ma nessuna risposta mi e' mai stata data da Marchionne, nel frattempo la Fiat-Lancia sono morte definitivamente il 01.06.18, e la Nissan Qashai venne presentata nel 2006 e rilancia la Nissan. Infatti dal 2004 ad oggi RENAULT-NISSAN sono diventati i primi produttori al mondo. FIAT-FCA NO ! Grazie a Marchionnne nonostante abbia copiato il suo piano industriale dal mio libro . Le auto Fiat dell'era CANTARELLA bruciavano le teste per raffredamento insufficente. Quella dell'era Marchionne hanno bruciato la Fiat. Il risultato del lavoro di MARCHIONNE e' la trasformazione del prodotto auto in prodotto finanziario, per cui le auto sono diventate tutte uguali e standardizzate. Ho trovato e trovo , NEI MIEI CONFRONTI, molta PREPOTENZA cattiveria ed incompetenza in FIAT. (19.12.18)

(   vedi :  https://1drv.ms/w/s!AlFGwCmLP76pg3LqWzaM8pmCWS9j ).

La differenza fra ROMITI MARCHIONNE e' che se uno la pensava diversamente da loro Romiti lo ascoltava, Marchionne lo cacciava anche se gli avesse detto che aumentando la pressione dei pneumatici si sarebbero ridotti i consumi.

FATTI NON PAROLE E FUMO BORSISTICO ! ALFA ROMEO 166 un successo nonostante i pochi mezzi utilizzati ma una richiesta mia precisa e condivisa da FIAT : GUIDA DIRETTA.  Che Marchionne non ha apprezzato come un attila che ha distrutto la storia automoblistica italiana su mandato di GIANLUIGI GABETTI (04.06.18).

Piero ANGELA : un disinformatore scientifico moderno in buona fede  su auto elettrica. auto killer ed inceneritore  (29.07.18)

Puoi anche prendere il potere ma se non lo sai gestire lo perdi come se non lo avessi mai avuto (01.08.18)

Ho provato la BMW i8 ed ho capito che la Ferrari e le sue concorrenti sono obsolete ! (20.08.18)

LA Philip Morris ha molti clienti e soci morti tra cui Marchionne che il 9 maggio scorso, aveva comprato un pacchetto di azioni per una spesa di 180mila dollari. Briciole, per uno dei manager più ricchi dell’industria automotive (ha un patrimonio stimato tra i 6-700 milioni di franchi svizzeri, cifra che lo fa rientrare tra i 300 elvetici più benestanti).E’ stato, però, anche l’ultimo “filing” depositato dal manager alla Sec, sul cui sito da sabato pomeriggio è impossible accedere al profilo del manager italo-canadese e a tutte le sue operazioni finanziarie rilevanti. Ed era anche un socio: 67mila azioni detenute per un investimento di 5,67 milioni di dollari (alla chiusura di Wall Street di venerdì 20 luglio 2018 ). E PROSSIMAMENTE  un'uomo Philip Morris uccidera' anche la FERRARI .   (20.08.18) (25.08.18)

verbali assemblee italiane azionisti EXOR :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pg3Y3JmiDAW4z2DWx

verbali assemblee italiane azionisti FIAT :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76phApzYBZTNpkGlRkq

 

Prodi e' il peccato originale dell'economia italiana dal 1987 (regalo' l'ALFA ROMEO alla FIAT) ad oggi (25.08.18)

L'indipendenza della Magistratura e' un concetto teorico contraddetto dalle correnti anche politiche espresse nelle lottizzazioni delle associazioni magistrati che potrebbe influenzarne i comportamenti. (27.08.18)

Ho sempre vissuto solo con oppositori irresponsabili privi di osservazioni costruttive ed oggettive. (28.08.18)

Buono e cattivo fuori dalla scuola hanno un significato diverso e molto piu' grave perche' un uomo cattivo o buono possono fare il bene o il male con consaprvolezza che i bambini non hanno (20.10.18) 

Ma la TAV serve ai cittadini che la dovrebbero usare o a chi la costruisce con i nostri soldi ? PERCHE' ?

Un ruolo presidenziale divergente da quello di governo potrebbe porre le premesse per una Repubblica Presidenziale (11.11.2018)

La storia occorre vederla nella sua interezza la marcia dei 40.000 della Fiat come e' finita ? Con 40.000 licenziamenti e la Fiat in Olanda ! (19.11.18)

I SITAV dopo la marcia a Torino faranno quella su ROMA con costi doppi rispetto a quella francese sullo stesso percorso ? (09.12.18)

La storia politica di Fassino e' fatta dall'invito al voto positivo per la raduzione dei diritti dei lavoratori di Mirafiori. Si e' visto il risultato della lungimiranza di Fassino , (18.12.18)

Perche' sono investimenti usare risorse per spostare le pietre e rimetterle a posto per giustificare i salari e non lo sono il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni ? perche' gli 80 euro a chi lavora di Renzi vanno bene ed i 780 euro di Di Maio a chi non lavora ed e' in pensione non vanno bene ? (27.12.18)

Le auto si dividono in auto mozzarella che scadono ed auto vino che invecchiando aumentano di valore (28.12.18)

Fumare non e' un diritto ma un atto contro la propria salute ed i doveri verso la propria famiglia che dovrebbe avere come conseguenza la revoca dell'assistenza sanitaria nazionale ad personam (29.12.18)

Questo mondo e troppo cattivo per interessare altri esseri viventi (10.01.19)

Le ONG non hanno altro da fare che il taxi del mare in associazione per deliquere degli scafisti ? (11.02.19)

La giunta FASSINO era inutile, quella APPENDINO e' dannosa (12.07.19)

Quello che l'Appendino chiama freno a mano tirato e' la DEMOCRAZIA .(18.07.19)

La spesa pubblica finanzia le tangenti e quella sullo spazio le spese militari  (19.07.19)

AMAZON e FACEBOOK di fatto svolgono un controllo dei siti e forse delle persone per il Governo Americano ?

(09.08.19)

LA GRANDE MORIA DI STARTUP e causato dal mancato abbinamento con realta' solide (10.08.!9)

Il computer nella progettazione automobilistica ha tolto la personalizzazione ed innovazione. (17.08.19)

L' uomo deve gestire i computer non viceversa, per aumentare le sue potenzialita' non annullarle  (18.08.19)

LA FIAT a Torino ha fatto il babypaking a Mirafiori UNO DEI POSTI PIU' INQUINATI DI TORINO ! Non so se Jaky lo sappia , ma il suo isolamento non gli permette certo di saperlo ! (13.09.19)

Non potro' mai essere un buon politico perche' cerco di essere un passo avanti mentre il politico deve stare un passo indietro rispetto al presente. (04.10.19)

L'arretratezza produttiva dell'industria automobilistica e' dimostrata dal fatto che da anni non hanno mai risolto la reversibilità dei comandi di guida a dx.sx, che costa molto (09.10.19)

IL CSM tutela i Magistrati dalla legge o dai cittadini visti i casi di Edoardo AGNELLI  e Davide Rossi ? (10.10.19).

Le notizie false servono per fare sorgere il dubbio su quelle vere discreditandole (12.10.19)

L'illusione startup brucia liquidita' per progetti che hanno poco mercato. sottraendoli all'occupazione ed illude gli investitori di trovare delle scorciatoie al alto valore aggiunto (15.10.19)

Gli esseri umani soffrono spesso e volentieri della sindrome del camionista: ti senti piu' importante perche' sei in alto , ma prima o poi dovrai scendere e cedere il posto ad altri perche' nessun posto rimane libero (18.10.19)

Non e' logico che l'industria automobilistica invece di investire nelle propulsione ad emissione 0 lo faccia sulle auto a guida autonoma che brucia posti di lavoro. (22.10.19)

L'intelligenza artificiale non esiste perche' non e' creativa ma applicativa quindi rischia di essere uno strumento in mano ai dittatori, attraverso la massificazione pilotata delle idee, che da la sensazione di poter pensare ad una macchina al nostro posto per il bene nostro e per farci diventare deficienti come molti percorsi dei navigatori  (24.11.19)

Quando ci fanno domande per sapere la nostra opinione di consumatori ma sono interessati solo ai commenti positivi , fanno poco per migliorare (25.11.19)

La prova che la qualità della vita sta peggiorando e' che una volta la cessione del 5^ si faceva per evitare i pignoramenti , oggi lo si fa per vivere (27.11.19)

Per combattere l'evasione fiscale basta aumentare l'assistenza nella pre-compilazione e nel pagamento (29.11.19)

La famiglia e' come una barca che quando sbaglia rotta porta a sbattere tutti quanti (25.12.19)

Le tasse sull'inquinamento verranno scaricate sui consumatori , ma a chi governa e sa non importa (25.12.19)

Il calcio e l'oppio dei popoli (25.12.19)

La religione nasce come richiesta di aiuto da parte dei popoli , viene trasformata in un tentativo di strumento di controllo dei popoli (03.01.20)

L'auto a guida autonoma e' un diversivo per vendere auto vecchie ed inquinanoroti , ed il mercato l'ha capito (03.01.20)ttadini

Il vero potere della burocrazia e' quello di creare dei problemi ai cittadini anche se il cittadino paga i dipendente pubblico per risolvere dei problemi non per crearli.  Se per denunciare questi problemi vai fuori dal coro deve essere annientato. Per cui burocrazia=tangente (03.01.20)

Gli immigrati tengono fortemente alla loro etnina a cui non rinunciano , piu' saranno forti le etnie piu' queste  divideranno l'Italia sovrastando gli italiani imponendoci il modello africano . La mafia nigeriana e' solo un esempio. (05.01.20)

La sinistra e la lotta alla fame nel mondo sono chimere prima di tutto per chi ci deve credere come ragione di vita (07.01.20)

Credo di avere la risposta alla domanda cosa avrebbe fatto Eva se Adamo avesse detto di no a mangiare la mela ?  Si sarebbe arrabbiata. Anche oggi se non fai quello che vogliono le donne si mettono contro cercando di danneggiarti. (07.01.20)

Le sardine rappresenta l'evoluzione del buonismo Democristiano  e la sintesi fra Prodi e Renzi,  fuori fa ogni logica e senza una proposta concreta  (08.01.20)

Un cavallo di razza corre spontaneamente e nessuno puo' fermarlo. (09.01.20)

PD e M5S 2 stampelle non fanno neppure una gamba sana (22.01.20)

non riconoscere i propri errori significa sbagliare per sempre (12.04.20)

la vera ricchezza dei ricchi sono i figli dei poveri, una lotteria che pagano tutta la loro vita i figli ai genitori che credono di non avere nulla da perdere  ! (03.11.21)

GLI YESMEN SERVONO PER CONSENTIRE IL MANTENIMENTO E LO SVILUPPO E L'OCCULTAMENTO DEGLI INTERESSI OCCULTI DEL CAPITALISMO DISTRUTTIVO. (22.04.22)

DALL'INTOLLERANZA NASCE LA GUERRA (30.06.22)

L'ITALIA E' TERRA DI CONQUISTA PER LE BANDE INTERNE DEI PARTITI. (09.10.22)

La dimostrazione che non esista più il nazismo e' dimostrato dalla reazione europea contro Puntin che non ci fu subito contro Hitler (12.10.22)

Cara Meloni nulla giustifica una alleanza con la Mafia di Berlusconi (26.10.22)

I politici che non rappresentano nessuno a cosa servono ? (27.10.22)

Di chi sono Ambrosetti e Mckinsey ? Chi e' stato formato da loro ed ora e' al potere in ITALIA ?
Lo spunto e' la vicenda Macron . Quanti Macron ci sono in Italia ? E chi li controlla ? Mckinsey e' una P2 mondiale ?
Mb

Piero Angela ha valutato che lo sbarco sulla LUNA ancora oggi non e' gestibile in sicurezza ? (30.12.22)

Le leggi razziali = al Green Pass  (30.03.23)

Dopo 60 anni il danno del Vaiont dimostra il pericolo delle scelte scientifiche come il nucleare, giustificato solo dalle tangenti (10.10.23)

 

 

 

LA mia CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA  e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,  perche' DIO ESISTE,  ANCHE SOLO per assurdo.

IL MONDO HA BISOGNO DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO' CHE ESISTERE FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !

PER QUESTO IL MIO MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !

LA VIOLENZA DELLA DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI che potrebbe stare dietro a Berlusconi. 

IL GOVERNO DEGLI ANZIANI, com'e' LICIO GELLI,  IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO perche' vetusto obsoleto e compromesso !

E' UN GIOCO AL MASSACRO dell'arroganza !

SE NON CI FOSSERO I SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !

TU SEI UN SOLDATO ?

COMUNICAMI cio' pensi !

email

 

 

Riflessioni ....

Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo vincere  .Mb  15.05.13

Torino 08.04.13

Il mio paese l'Italia non crede nella mia teoria economica del valore che definisce

1) ogni prodotto come composto da energia e lavoro:

Il costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il fotovoltaico sui tetti. Per dare avvio la volano economico del fotovoltaico basta detassare per almeno 20 anni l'investimento, la produzione ed il consumo di energia fotovoltaica sui tetti.

2) liberalizzazione dei taxi collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo tale da dare un lavoro a tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non lo possono piu fare per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a tutti i cittadini.

3) tre sono gli obiettivi principali della politica : istruzione, sanita', cultura.

4) per la sanità occorre un centro acquisti nazionale  ed abolizione giorni pre-ricovero.

vedi PRESA DIRETTA 24.03.13

chi e' interessato mi scriva .

Suo. MARCO BAVA

 

I rapporti umani, sono tutti unici e temporanei:

  1. LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO E RISPARMIO.(02.02.10)
  2. Se non hai via di uscita, fermati..e dormici su. 
  3. E' PIU'  DIFFICILE  SAPER PERDERE CHE VINCERE ....
  4. Ciascun uomo vale in funzione delle proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
  5. Vorrei ricordare gli uomini piu' per quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto fare !
  6. LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA  MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE PURTROPPO L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
  7. PIU' I MEZZI SONO POVERI X RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
  8. L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA MORTE.
  9. MEGLIO NON ILLUDERE CHE DELUDERE.
  10. L'ITALIA , PER COLPA DI BERLUSCONI STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
  11. IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3 VOLTE LO STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU' POVERI ALMENO 2 VOLTE.
  12. LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA',  QUANDO TI DICONO L'OVVIETÀ'  CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE  E' PERCHE' TI VOGLIONO IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL 10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE POLETTO FATTA LEGGERE NELLE CHIESE)
  13. la vita eterna non puo' che esistere in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento di prove finalizzate alla morte per la vita eterna.
  14. SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA VERAMENTE UNA STRADA.
  15. QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
  16. L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER AVERE LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
  17. IL PRESENTE E' FIGLIO DEL PASSATO E GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
  18. L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
  19. L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E DENARO PER ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
  20. BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
  21. GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI TUTTI I PEDOFILI (12.04.10)
  22. IL DISASTRO DELLA PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE STATA UNA CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
  23. Quante testate nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate per l'uranio delle future centrali nucleari italiane ?
  24. I POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI  PER CHI LI RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI SAREBBERO INESISTENTI.(15.05.10)

  25. L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne' temporanea in quanto la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata per i ricchi in quanto "e' piu' facile che in cammello passi per la cruna di un ago ..."

  26. sapere x capire (15.10.11)

  27. la patrimoniale e' una 3^ tassazione (redditi, iva, patrimoniale) (16.10.11)

  28. SE LE FORZE DELL'ORDINE INTERVENISSERO DI PIU'PER CAUSE APPARENTEMENTE BANALI CI SAREBBE MENO CONTENZIOSO: CHIAMATO IL 117  PER UN PROBLEMA BANALE MI HA RISPOSTO : GLI FACCIA CAUSA ! (02.04.17)

  29. GRAN PARTE DEI PROFESSORI UNIVERSITARI SONO TRA LE MENTI PIU' FRAGILI ED ARROGANTI , NON ACCETTANO IL CONFRONTO E SI SENTONO SPIAZZATI DIVENTANO ISTERICI ( DOPO INCONTRO CON MARIO DEAGLIO E PIETRO TERNA) (28.02.17)

  30. Spesso chi compera auto FIAT lo fa solo per gratificarsi con un'auto nuova, e basta (04.11.16)

  31. Gli immigrati per protesta nei centri di assistenza li bruciano e noi dobbiamo ricostruirglieli  affinché  li redistruggono? (18.10.20)

  32. Abbiamo più rispetto per le cose che per le persone .29.08.21

  33. Le ragioni  per cui Caino ha ucciso Abele permangono nei conflitti umani come le guerre(24.11.2022)

  34. Quelli che vogliono l'intelligenza artificiale sanno che e' quella delle risposte autmatiche telefoniche? (24.11.22)

L'obiettivo di questo sito e una critica costruttiva  PER migliorare IL Mondo .

  1. PACE NEL MONDO
  2. BENESSERE SOCIALE
  3. COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI.
  4. LA DEMOCRAZIA AZIENDALE

 

L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA PROVA CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI GESU'. 15.06.09

 

DIO CON I PESI CI DA ANCHE LA FORZA PER SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA FINE DI GIOVANNI IL BATTISTA (24.06.09)

 

IL BAVAGLIO della Fiat nei miei confronti:

 

IN DATA ODIERNA HO RICEVUTO: Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del gruppo, vengo informato che l'avv.Anfora sta monitorando con attenzione questo sito. Secondo lo stesso sono contenuti in esso cotenuti offensivi e diffamatori verso Fiat ed i suoi amministratori. Fatte salve iniziative autonome anche davanti all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal proseguire in tale attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora, veicolata dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie tutele costituzionali ex art.21 della Costituzione, per tutelare le quali mi riservo iniziative esclusive dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09

 

TEMI SUL TAVOLO IN QUESTO MOMENTO:

 

IL TRIBUNALE DI  TORINO E LA CONSOB NON MI GARANTISCONO LA TUTELA DEL'ART.47 DELLA COSTITUZIONE

Oggi si e' tenuta l'assemblea degli azionisti Seat tante bugie dagli amministratori, i revisori ed il collegio sindacale, tanto per la Consob ed il Tribunale di Torino i miei diritti come azionista di minoranza non sono da salvaguardare e la digos mi puo' impedire il voto come e quando vuole, basta leggere la sentenza SENT.FIAT Mb

 

08.03.16

 

TEMI STORICI :

 

VIDEO DELLA TRASMISSIONE TV
Storie italiane
Puntata del 19/11/2019

SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI

https://www.raiplay.it/video/2019/11/storie-italiane-504278c4-8e8c-4b79-becc-87d5c7a67be6.html

 

10° Convegno
 
La grafopatologia in ambito giudiziario
L’applicazione della grafologia in criminologia, nelle malattie neurologiche e psichiatriche nel contesto giudiziario
 
Roma, 7 Dicembre 2019
 
Auditorium Facoltà Teologica “S. Bonaventura”
Via del Serafico 1 - Roma

 
alle ore 17,50
 
Vincenzo Tarantino
Gino Saladini
 
Elio Carlos Tarantino Mendoza Garofani
Grafologo giudiziario, esperto in fotografia forenseGiornalista, Criminologo
 
Il “suicidio” di Edoardo Agnelli: aspetti medico-legali criminologici e grafopatologici.

 

Edoardo Agnelli è stato ucciso?" - Guarda il video

I VIDEO DELLE PRESENTAZIONI GIA' FATTE LI TROVI SOTTO

LA PARTE DEDICATA AD EDOARDO AGNELLI SU QUESTO SITO

 PERCHE' TORINO HA PAURA DI CONOSCERE LA VERITA' SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI ?

Il prof.Mario DE AGLIO alcuni anni fa scrisse un articolo citando il "suicidio" di EDOARDO AGNELLI.  Gli feci presente che dai documenti ufficiali in mio possesso il suicidio sarebbe stato incredibile offrendogli di esaminare tali documenti. Quando le feci lui disconobbe in un modo nervoso ed ingiustificato : era l'intero fascicolo delle indagini.

A Torino molti hanno avuto la stessa reazione senza aver visto ciò che ha visto Mario DE AGLIO ma gli altri non parlano del "suicidio" di Edoardo AGNELLI ma semplicemente della suo morte.

Mb

02.04.17

 

 

grazie a Dio , non certo a Jaky,  continua la ricerca della verità sull'omicidio di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e Bernardini, il servizio de LA 7, e gli articoli di Visto,  ora il Corriere e Rai 2 , infine OGGI  , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10

 

LIBRI SULL’OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

www.detsortelam.dk

www.facebook.com/people/Magnus-Erik-Scherman/716268208

 

ANTONIO PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-

 

CRONACA | giovedì 10 novembre 2011, 18:00

Continua la saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".

Il giornalista Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla famiglia più importante d'Italia, proponendo una serie di curiosità ed informazioni inedite

 Per dieci anni è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli, precipitato da un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano, sull'Autostrada Torino - Savona, fosse stata svolta una regolare autopsia.

Anonime “fonti investigative” tentarono in più occasioni di screditare il giornalista Antonio Parisi che raccontava un’altra versione. Eppure non era vero, perché nessuna autopsia fu mai fatta.

Ora  Parisi, nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che accadde quel giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante, pubblicando nel libro “I Misteri di Casa Agnelli”, per la prima volta documenti ufficiali, verbali e rapporti, ma anche raccogliendo testimonianze preziose e che Panorama di questa settimana presenta.

Perché la verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo destinato a ereditare il più grande capitale industriale italiano, si intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici però che riguardano la famiglia Agnelli.

Passando dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione del quotidiano “La Stampa”, dalla scomparsa precoce dei rampolli al suicidio in una clinica psichiatrica di Giorgio Agnelli (fratello minore dell’Avvocato), dallo scandalo di Lapo Elkann, fino alla lite giudiziaria tra gli eredi, Antonio Parisi sviscera i retroscena di una dinastia che, nel bene o nel male, ha dominato la scena del Novecento italiano assai più di politici e governanti.

Il volume edito per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta sia nel testo che nelle vastissime note, una miniera di gustose e di introvabili notizie sulla dinastia industriale più importante d’Italia.

 

 

Mondo AGNELLI :

Cari amici,

Grazie mille per vostro aiuto con la stesura di mio libro. Sono contenta che questa storia di Fiat e Chrysler ha visto luce. Il libro e’ uscito la settimana scorsa, in inglese. Intanto e’ disponibile a Milano nella librerie Hoepli e EGEA; sto lavorando con la distribuzione per farlo andare in piu’ librerie possibile. E sto ancora cercando la casa editrice in Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la gioia in particolare dei torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube. )

http://www.youtube.com/watch?v=QLnbFthE5l0

Thanks again,

Jennifer

Un libro che riporta palesi falsita' sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad ignoti. Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta. Intanto anche grazie a queste falsita' il prezzo del libro passa da 15 a 19 euro! www.marcobava.it

 

17.12.23

Il Sole 24 Ore:
 

La Giovanni Agnelli Bv ha deciso di rivedere anche il sistema di governance. Le nuove disposizioni, […] identificano tre interlocutori chiave tra gli azionisti: il Gruppo Giovanni Agnelli, il Gruppo Agnelli e il Gruppo Nasi. Si tratta di tre blocchi che raggruppano a loro volta gli undici rami famigliari storici. Il primo quello della Giovanni Agnelli coincide con la Dicembre e dunque pesa per il 40%. Segue il gruppo Agnelli con il 30% e il gruppo Nasi a cui fa capo il 20%. I componenti del cda della GA BV sono espressione proprio di questi tre “macro” gruppi famigliari della dinastia torinese.
Ognuno di loro esprime due rappresentanti nel board della Giovanni Agnelli Bv e uno nel board di Exor. Oggi il Gruppo Giovanni Agnelli ha indicato nel board della società olandese Andrea Agnelli e Alexander Von Fürstenberg. E questo nonostante Andrea Agnelli, che nel frattempo vive stabilmente ad Amsterdam, di fatto faccia parte di un altro blocco, quello del Gruppo Agnelli.
Per quest’ultimo i due membri del board sono Benedetto della Chiesa e Filippo Scognamiglio. Infine, per il gruppo Nasi Luca Ferrero Ventimiglia e Niccolò Camerana. I consiglieri del Cda della Bv sono nominati ogni 3 anni e decadono automaticamente al compimento di 75 anni. Ogni gruppo inoltre esprime un proprio rappresentante nel Cda di Exor che oggi sono Ginevra Elkann (Gruppo Giovanni Agnelli), Tiberto Ruy Brandolini D’Adda (Gruppo Agnelli) e Alessandro Nasi (Gruppo Nasi). Accanto al cda dell Bv resta in vita il Consiglio di famiglia, organo non deliberativo ma consultivo e formato da 32 membri.


Questa la nuova struttura societaria della
Giovanni Agnelli Bv per quote di possesso.

Dicembre (John Elkann , Lapo e Ginevra): 39,7%

Ramo Maria Sole Agnelli: 11,2%

Ramo Agnelli (Andrea Agnelli e Anna Agnelli): 8,9%

Ramo Giovanni Nasi: 8,7%

Ramo Laura Nasi-Camerana: 6%

Ramo Cristiana Agnelli: 5,05%

Ramo Susanna Agnelli: 4,7%

Ramo Clara Nasi-Ferrero di Ventimiglia: 3,4%

Ramo Emanuele Nasi: 2,5%

Ramo Clara Agnelli: 0,28%

Azioni proprie: 8,2%

 

Dovranno andare avanti le indagini della Procura di Milano con al centro il tesoro di Giovanni Agnelli, 13 opere d'arte che arredavano Villa
Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma, sparite anni fa e ora reclamate dalla figlia Margherita unica erede dopo
la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale aveva l'usufrutto dei beni.
Mentre riprenderà a Torino la battaglià giudiziaria sull' eredità lasciata dall'Avvocato, il gip milanese Lidia Castellucci, accogliendo in parte
i suggerimenti messi nero su bianco da Margherita nell'opposizione alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta, ha indicato al pm Cristian
Barilli e al procuratore aggiunto Eugenio Fusco di raccogliere le testimonianze di Paola Montalto e Tiziana Russi, entrambe persone di
fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari dei beni ereditati, e di consultare tutte le banche dati «competenti»
comprese quelle del Ministero della Cultura e la piattaforma S.U.E.
(Sistema Uffici Esportazione).
Secondo il giudice, che invece ha archiviato la posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore indagati per ricettazione in base
alla deposizione di un investigatore privato a cui non sono stati trovati riscontri (secondo lo 007 avrebbero custodito in un caveau a Chiasso il
patrimonio artistico), gli ulteriori accertamenti potrebbero essere utili per identificare chi avrebbe fatto sparire la collezione composta da
quadri di Monet, Picasso, Balla, De Chirico, Balthus, Gérome, Sargent, Indiana e Mathieu.
Collezione di cui Margherita ha denunciato a più riprese la scomparsa, gettando ombre anche sui tre figli del primo matrimonio: John, Lapo e
Ginevra Elkann, e in particolare sul primogenito.
I quali «della sorte o delle ubicazioni di tali opere», hanno saputo «riferire alcunché».
E poiché ora lo scopo è recuperarle dopo che, per via dei vari traslochi, si sono volatilizzate, «appare utile procedere all'escussione» delle due
donne che «si sono occupate degli inventari degli immobili» e che, quindi, «potrebbero essere a conoscenza di informazioni rilevanti» in
merito agli spostamenti dei quadri e alla «eventuale presenza di inventari cartacei da esse redatti».
E poi per «verificare le movimentazioni di tali opere, appare opportuno» compiere accertamenti sulle banche dati comprese quelle del
ministero.
Infine, per effetto di un provvedimento della Cassazione, torna ad essere discusso in Tribunale a Torino il procedimento penale, promosso da
Margherita nei confronti dei figli John, Lapo e Ginevra Elkann per una questione legata all'; eredità di suo padre.
Il processo era stato sospeso in attesa dell'esito di due cause in Svizzera, ma ieri la Suprema Corte ha respinto il ricorso degli Elkann, come
hanno fatto sapere fonti legali vicine alla loro madre, e ha stabilito essere «pienamente sussistente la giurisdizione italiana», annullando l'ordinanza torinese.
«Nella verifica che tali giudici saranno chiamati ad effettuare - sottolineano gli avvocati - si dovrà tener conto anche della residenza abituale
di Marella Caracciolo», che a loro dire era in Italia, «e della opponibilità dell'accordo transattivo del 2004 nella successione Agnelli, con
possibili rilevanti ripercussioni sugli assetti proprietari della Dicembre», la società che fa capo agli eredi.

 

 

Fiat Nuova 500 Cabrio
Briosa e chic en plein air

Piacevole da guidare, la Fiat Nuova 500 Cabrio è una citycar elettrica dallo stile elegante e ricercato. Comoda solo davanti, ha una discreta autonomia e molti aiuti alla guida. Ma dietro si vede poco o nulla.

Quando lo dicevo io a Marchionne lui mi sfotteva dicendo che ci avrebbe fatto un buco. Ecco come ha distrutto l'industria automobilistica italiana grazie al potentissimo Fassino, grazie ai suoi elettori da 40 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SE VUOI COMPERARE IL LIBRO SUL SUICIDIO SOSPETTO DI EDOARDO AGNELLI A 10 euro manda email all'editore (info@edizionikoine.it)  indicando che hai letto questo prezzo su questo sito , indicando il tuo nome cognome indirizzo codice fiscale , il libro ti verrà inviato per contrassegno che pagherai alla consegna. 
NON DIMENTICARE CHE:

Le informazioni contenute in questo sito provengono
da fonti che MARCO BAVA ritiene affidabili. Ciononostante ogni lettore deve
considerarsi responsabile per i rischi dei propri investimenti
e per l'uso che fa di queste di queste informazioni
QUESTO SITO non deve in nessun caso essere letto
come fonte di specifici ed individualizzati consigli sulle
borse o sui mercati finanziari. Le nozioni e le opinioni qui
contenute in sono fornite come un servizio di
pura informazione.

Ognuno di voi puo' essere in grado di valutare quale livello di
rischio sia personalmente piu' appropriato.


MARCO BAVA

 

 

  ENRICO CUCCIA ----------MARCO BAVA

 

SITI SOCIETARI

 

Ø     http://www.aedesgroup.com

Ø     http://www.bancaprofilo.it

Ø     http://www.ngpspa.com

Ø     http://www.centralelatte.torino.it

Ø     http://www.a2a.eu

Ø     https://www.enelgreenpower.com

Ø     http://www.gabettigroup.com

Ø     http://www.mef.it/it/index.html montefibre

Ø     http://www.gruppozucchi.com

M&C SITO :  http://www.mecinv.com/

 

 

 

www.taxjustice.net ; www.fanpage.it

www.ecobiocontrol.bio

www.andreagiacobino.com

 

 

http://www.matrasport.dk/Cars/Avantime/avantime-index.html

 

 

Auto e Moto d’Epoca 2013

 

- Nuovo sistema tutela auto e moto d'epoca;
- 
Veicoli d'interesse storico, la fiscalità e il redditometro;
- 
Norme per la circolazione dei veicoli storici;
- 
Veicoli d'interesse storico e collezionistico: circolazione e fiscalità 

 

 

 

http://delittodiusura.blogspot.it/2011/12/rete-antiusura-onlus.html

http://www.vitalowcost.it

http://www.terzasettimana.org

 www.attactorino.org SITO SOCIALE TORINESE

 

 

 

 http://www.giurisprudenzadelleimprese.it/

 

http://www.avvocatitelematici.to.it/

 

http://www.uibm.gov.it/

 

http://www.obiettivonews.it/

 

http://www.penalecontemporaneo.it

 

http://controsservatoriovalsusa.org/

 

http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/price-sensitive/home.html?lang=it

 

http://www.societaquotate.com/

 

 

 

http://smarthyworld.com/renault.html

http://www.turbo.fr/renault/renault-avantime/photos-auto/

http://avantimeitalia.forumattivo.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/PSA_ES_e_Renault_L7X

http://www.avantime-club.eu/

http://www.centropestelli.it/  scuola di giornalismo torinese

www.foia.it x la trasparenza

http://www.lingottoierieoggi.com la storia del lingotto

www.ipetitions.com PETIZIONI

http://www.casa.governo.it GUIDA AGEVOLAZIONI CASA

http://www.comune.torino.it/ambiente/bm~doc/report-siti-procedimenti-di-bonifica_informambiente.pdf AREE EX SITI INDUSTRIALI TORINESI DA BONIFICARE

 

 

 

 

 

ULTIMO AGGIORNAMENTO 23/07/2025 01.59.33

 

 

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca

 

PUTIN ENTRA DEFINITIVAMENTE ALL'INFERNO E    Alexei Navalny IN PARADISO 

In linea con l'omicidio di Gesu' Israele continua ad uccidere e dal patto con DIO e' passata a quello con satana.

PROPOSTA AI PARTITI DI COSTITUIRE IL FRONTE ANTIFASCISTA GIACOMO MATTEOTTI PER LA TRIOLOGIA DELLA PACE:

  1. PACE NEL MONDO
  2. BENESSERE SOCIALE
  3. COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI

 

 

Controlla se scrivo bufale su https://www.poynter.org/

CONTROLLO SICUREZZA EMAIL : https://haveibeenpwned.com/

POTETE 

SCARICARE

LA VERITA' SULLA FIAT E LA FAMIGLIA AGNELLI,  PERCHÉ QUELLA CHE FINORA E' STATA PRESENTATA NON E' LA VERITA':

  1. GABETTI, GRANDE STEVENS, DONNA MARELLA, MARCHIONNE E JAKY HANNO SFASCIATO TUTTO.

  2. L'AVVOCATO ED UMBERTO NON HANNO CAPITO I DANNI CHE POTEVANO CAUSARE ED HANNO CAUSATO GABETTI GRANDE STEVENS E DONNA MARELLA.

  3. GABETTI CON MARCHIONNE e DONNA MARELLA CON JAKY hanno danneggiato  la FIAT.

  4. GIANNI AGNELLI FREQUENTAVA BOBBIO , YAKY ELON MUSK.

  5. CARO YAKY GESU' AVEVA AUTOREVOLEZZA NON AUTORITA' ed il fatto che citi piu' spesso Marchionne che tuo nonno dimostra quanto poco avevate in comune.

https://torinocronaca.it/video/cronaca/482424/stellantis-john-elkann-alla-camera-ecco-l-audizione-in-diretta.html

 

 

LE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI

- messa commemorazione 15.11.25 Chiesa S.MARIA GORETTI TORINO V COSSA ang V.ACTIS

BOSSI PRODI DE BENEDETI GIANNI AGNELLI SCALFARI 1 SCALFARI 2 PANELLA GIANNI AGNELLI 2

ORIGINALI CUSTODITI DALLA BIBLIOTECA DI SETTIMO TORINESE  LETTERA SETT.T

SE VUOI AVERE UNA COPIA  DELLE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI  :

 https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pgSdXDIwzmDgGSLkE

 

COMODATO EA COMODATO D'USO DI VILLA SOLE DOVE VIVEVA EDOARDO AGNELLI

DOCUMENTi SULLA DICEMBRE SOCIETA' SEMPLICE CHE CONTROLLA JUVE, FERRARI, STELLANTIS

 

DICEMBRE 2021

DICEMBRE 1984

 

RINVIO GIUDIZIO TRIBUNALE ROMA DI ANDREA AGNELLI 2024

RINVIO AA 24

 

 

il mio libro sui Piani INDUSTRIALI  FIAT.  OLIVETTI, PININFARINA, BUZZI...

Libro Mb

LA MIA TESI DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA SUL PROCESSO AL SENATORE AGNELLI  PER AGIOTAGGIO

CON SENTENZA NEL 1912

TESI SEN AGNELLI

VEDETE  COME LAVORA UIBM   CHE MI HA BLOCCATO OGNI ATTIVITA' MENTRE CON EUIPO RIESCO A LA LAVORARE NORMALMENTE  

CACAO&MIELE\7228-REG-1547819845775-rapp di ricerca.pdf

 

Presentazione del libro “JUVENTUS SEGRETA”, autore Gigi MONCALVO

Martedì 5 marzo, alle ore 18, nella Sala Musica del Circolo dei Lettori di Torino

VIDEO:

https://youtu.be/jfPFSm35_W0

ALTRI VIDEO SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI :

 

https://www.byoblu.com/2023/12/10/piazza-liberta-di-armando-manocchia-puntata-87/

https://youtu.be/_DJONMxixO8?si=rKoapPc2-8JtHha8

https://youtu.be/B05tTBK-w0E?si=O5XxvZFIr61tYU7w

https://www.youtube.com/watch?v=t0OrCSg1IZc

https://www.youtube.com/watch?v=Mhi-IY_dfr4

 

 

Perché Crosetto intuisce l'omicio di Edoardo Agnelli che Minoli nega ?

 

Buonasera
SIGNOR AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA RAI
Sono stato amico di Edoardo Agnelli , ed ho fatto esposti per omicidio, per incompatibilità tra lesioni riportate e caduta da 84 metri, . Il 09.03.25 sul Corriere Guido Crosetto afferma su EA : Non ho mai creduto al fatto che si sia suicidato. E non sono il solo.
Nessun canale di informazione Rai l'ha ripreso . Giudichi lei se era di rilevanza informativa questa dichiarazione  e se non crede sia giunta l'ora di realizzare un servizio obiettivo sulla morte di EA visto che Minoli , non puo' ignorare i fatti, come e' avvenuto nella puntata di La storia siamo noi, con un medico legale che deduce le lesioni da delle foto, ed il gen Garofalo che nega a priori la testimonianza di un pastore. Soprattutto visto che dopo questa informazione di parte, Minoli e' diventato
Presidente del Museo d'arte contemporanea del castello di Rivoli
Resto in attesa di una sua risposta.
Buon lavoro.
Marco BAVA


Intervista di Crosetto:
«Se ci sarà la missione Onu, potrebbe esserci anche l’italia»
• Corriere della Sera
• 9 Mar 2025
• Di Aldo Cazzullo e Tommaso Labate
Ministro Guido Crosetto, cuneese, 61 anni, dal 2022 guida la Difesa. Da allora ha lasciato le aziende di cui era azionista, attive nel campo del lobbying e delle armi
L’odore del letame, la morte del padre, i due matrimoni, gli incontri con Edoardo Agnelli — «non credo al suicidio» —, Ferrero, Marchionne. L’addio a Berlusconi: «Ci disse che Giorgia poteva andarsene ma io dovevo restare». Le liti e l’affetto con Meloni. Guido Crosetto anticipa al Corriere la sua autobiografia. E sull’ucraina: «Prima o poi andrà l’onu, e l’Italia ha sempre partecipato alle missioni Onu».

Le amicizie: Edoardo Agnelli.
«Lo conobbi una sera a una festa a Torino. Diventammo amici e in certe giornate condivisi le idee, la cultura e anche le inquietudini di quel ragazzo così colto, educato, cortese e così introverso da essere l’opposto del padre, l’avvocato. Lo dico senza problemi: non sono in possesso di una verità alternativa ma non ho mai creduto al fatto che Edoardo si sia suicidato. E non sono il solo».

 

 

TO.10.07.24

 

Intervento fatto al Collegio Carlo Alberto di Torino sulla censura assembleare dell’art.11 del Decreto Capitali

  • E’ sempre positiva una analisi storica democratica.
  • Qui in p.za Arbarello a TORINO c'era la Facolta' di Economia ed ho imparato l’ economia industriale  dal prof Goss Pietro.
  • Che dai 25 anni ho potuto applicare concretamente direttamente con Gianni Agnelli.
  • L’invidia dei docenti di Economia di TORINO per questa mia esperienza  formativa , mi e’ costata 16 anni di blocco per la laurea in Economia a Torino , ottenuta poi in 16 mesi a Novara, a cui e’ seguita una 2^ laurea in giurisprudenza a Torino per riabilitarmi con il prof.Dezzani di Economia e Commercio a Torino. Altri 20 anni mi blocca Economia e Commercio di Torino per l'esame da dottore Commercialista  che poi supero a Roma.
  • A 30 anni proposi a Gianni Agnelli  superFIAT, LA FUSIONE IFI FIAT , che mi chiese di portare a Cuccia, e che Gabetti e Galateri , con cui collaboravo, ed a cui chiesi un aiuto, mi bloccarono.
  • Umberto Agnelli attraverso Boschetti mi propose di rifare la Stilo, ma Morchio si oppose .
  • Muoiono Edoardo Agnelli  Gianni Agnelli  e Umberto Agnelli ,  Gabetti ,attraverso donna Marella e Yaky sceglie Marchionne  che privo di conoscenze automobilistiche, ha lasciato a  Yaky la sola scelta di VENDERE la Fiat che sta progressivamente riducendo la produzione negli stabilimenti italiani.
  • A cui Cirio,Urso e Pichetto rispondono rifiutando l’esame del mio PROGETTO H2 PER AUTOTRAZIONE. Lo trovate sul mio sito www.marcobava.it. Mentre DENORA ne REALIZZA uno suo IN LOMBARDIA programmando il più importante stabilimento europeo di elettrolizzatori per produrre H2 , affiancata da  SNAM dopo che se ne parlato nell’assemblea aperta di Snam 1 mese fa, in cui viene convita del futuro della produzione dell’H2 con elettrolizzatori che fara’ appunto con De Nora in Lombardia. Ed io prevedo che seguira’ la produzione  delle auto ad H2 in Lombadia invece che in Piemonte , che forse saranno finanziate da Unicredito e S.PAOLO. Queste sono visioni strategiche.
  • Tutto cio’ mentre a Torino ed in Italia il presidente del S.PAOLO ispirando l’art.11 fascista del Decreto capitali, censura, in Italia, unica nel mondo, la democrazia nelle assemblee, pero’ non applicata da Snam che forse non e’ un importante cliente di S.PAOLO.
  • Prof Goss Pietro E’ COSCIENTE dei danni che questa sua censura democratica sta provocando e provocherà rispetto alla storia del paese che avete illustrato ?
  • Perche’ lo sta facendo viste le conseguenze di impoverimento regionale e nazionale ?
  • Qual’e’ il fine ?  il POTERE FINE A SE STESSO come mi risposte anni fa Grande Stevens ?
  • La stessa decadenza si manifesta anche attraverso le assemblee Juventus in cui, anche se non sono state mai chiuse ,  sono stato aggredito 2 volte dallo staff. Tutto cio’ non puo’ che portare alla vendita della Juve come e’ successo per Fiat portando sempre piu’ il Piemonte verso la deriva democratica ed economica.
  • Senza democrazia in economia non ci può essere sviluppo. Siete d’accordo ?                                      

Per confermare quale fosse il grado di conoscenza che avevo con GA che mi ha insegnato dare il 5 posso aggiungere che :

  1. soffriva di insonnia per cui leggeva ed alle 12 aveva sonnolenza
  2. amava la boxe
  3. quando aveva una influenza si curava con la penicellina

Sul prof.GP posso invece ricordare:

  1. che ho concordato l'appoggio alla sua prima nomina a presidente di Intesa S.PAOLO con il prof.Bazoli in cambio di una sua presidenza onoraria con partecipazione alle decisioni strategiche;
  2. che gli ho proposto una fusione di Unicredito in Intesa S.Paolo
  3. IL GIUDIZIO SPREZZANTE DEL PROF.GROSS PIETRO:

  GP2

                                                                                                    Mb

 

24.07.25
  1. Aree pubbliche di Milano cedute ai privati I pm: "Vantaggi economici sproporzionati"
    monica serra
    andrea siravo
    milano
    Per la procura, la tanto acclamata rigenerazione urbana, difesa dal sindaco Beppe Sala e dal suo ormai ex assessore Giancarlo Tancredi, sarebbe stata portata avanti a scapito dei cittadini che di fatto si sono visti sottrarre verde pubblico, servizi e pezzi di cielo.
    Dagli ex scali ferroviari – dove dovrebbe passare la nuova Circle line milanese – alle caserme e alle piazze: stando alle indagini, per tutte queste aree da riqualificare, per lo più pubbliche, il Comune si è affidato a privati stringendo di volta in volta un Accordo di programma in materia di urbanistica. Uno strumento in cui la rendita dello sviluppatore immobiliare generato dalla costruzione di nuovi edifici privati «dovrebbe essere bilanciata da altrettanto vantaggio per la comunità, anche in termini di salubrità dell'ambiente, che passa attraverso il risparmio di suolo e la rigenerazione urbana». Automatismo che per i magistrati diretti dall'aggiunta Tiziana Siciliano, non sarebbe stato rispettato, per perseguire «un vantaggio economico assolutamente sproporzionato a favore del privato e del suo progettista» a fronte di «un deterioramento ambientale non compensato da adeguati spazi, servizi e dai requisiti igienico sanitari di aria, luce e veduta delle abitazioni».
    Le parole dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici sono state affidate a una memoria integrativa depositata al gip Mattia Fiorentini che domani interrogherà i sei indagati nella maxi inchiesta sulla presunta corruzione nell'urbanistica milanese per cui sono stati chiesti gli arresti domiciliari (l'assessore Giancarlo Tancredi che ieri si è dimesso e il re del mattone, Manfredi Catella) o in carcere (l'ex presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, l'architetto Alessandro Scandurra e gli imprenditori Andrea Bezziccheri e Federico Pella).
    «Le aree interessate da varianti particolari al Pgt, quasi tutte pubbliche o ex pubbliche, spaziano da quelle non edificate, come Goccia-Bovisa e Cascina Merlata, a quelle in cui sono stati aggravati in modo rilevante i carichi urbanistici, per effetto della demolizione di vecchi fabbricati di altezze limitate e la realizzazione di nuovi insediamenti di altezza e volumi di gran lunga superiori», osservano i pm. Il tutto in una situazione in cui l'obiettivo era anche quello di semplificare la norma che regola gli accordi di Partenariato pubblico privato «per poter portare avanti nell'ombra i progetti espansionistici» e «occultarli ancora meglio agli occhi del pubblico» , come si evince dalla «paradigmatica» chat tra Carlo Masseroli, ex assessore all'urbanistica della Giunta Moratti e dal 2022 manager di Nhood, e il presidente Marinoni. Gli accordi devono essere «senza regole né contenuti immagino», scrive Masseroli. «Ovvio – risponde Marinoni –Ma questo per noi è pure meglio. ...dà maggiore legittimazione ai ppp (partenariato pubblico-privato)».
    Emblema di «accordi non dichiarati e occulti tra il livello politico e il faccendiere spregiudicato infiltrato nelle maglie dell'amministrazione», sottolineano i pm, è il caso dei nove nodi e delle porte metropolitane con il patrocinio del Comune «finalizzato a realizzare il pgt ombra di Marinoni con l'ausilio dell'assessore Tancredi». Che ci debba invece essere un interesse pubblico a giustificazione di una deroga al Piano di governo del territorio, per i pm, lo dicono un Rapporto del governo Monti del 2013, l'Anac e il Consiglio di Stato: fondamenta dell'accusa.
    Gli accertamenti non riguardano solo le presunte violazioni della materia urbanistica ma anche quelle ipotetiche di natura fiscale. Nel mirino del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf finiscono bonifici per 6,5 milioni di euro «senza causale» o con «causali criptiche», per l'accusa, versati sui conti di alcune società riconducibili al costruttore Andrea Bezziccheri, l'imprenditore già coinvolto in diversi filoni d'inchiesta come quello del palazzo nel cortile di piazza Aspromonte, da cui sono partite le indagini.
    Tra le cose che la procura vuole verificare c'è anche un contributo elettorale da 2mila euro ricevuto nell'ottobre del 2021 da Giuseppe Sala (tra i 74 indagati), a poche settimane dalla riconferma a sindaco di Milano. Il benefattore è Real Step, immobiliare impegnata nella riqualificazione di un palazzo ex industriale in zona Certosa, i cui terreni sono stati acquistati nel 2022. —
  2. IL REGNO ASOLUTO  DI LAUS-GRIPPO  STILE PD:    L'inchiesta sul deputato dem Laus e l'assessore ai Grandi eventi Carretta
    Case usate per scopi privati e stipendi non giustificati L'imbarazzo del Pd a Torino
    andrea bucci
    elisa sola
    Soldi della cooperativa usati per fini privati. Finanziamenti erogati dallo Stato dirottati su conti correnti personali. Case sparse tra Torino, Riva del Garda e Roma. Elenchi di giornate che sulla carta figurano lavorative, svolte per la società Rear. Ma gli assunti sarebbero stati altrove. A Roma, in Parlamento. O a Torino, in consiglio comunale. Nei giorni in cui a Milano esplode la bufera sull'urbanistica, un altro caso imbarazza il Pd. Questa volta a Torino.
    Il pm Alessandro Aghemo ha chiuso, con otto indagati, l'inchiesta su Rear, la società cooperativa fornitrice di servizi per enti pubblici e privati di cui il deputato Pd Mauro Laus è socio, anche se l'accusa lo considera qualcosa di più: l'uomo che gestisce il colosso dei servizi e della logistica di Torino da una quindicina d'anni. Rear sarebbe stata gestita, di fatto, da Laus, come una grande famiglia. L'onorevole avrebbe fatto assumere la moglie, la cognata e i due figli. Tutti figurano indagati. Non solo. Laus avrebbe coinvolto in Rear anche due suoi fedelissimi: Domenico Carretta, assessore allo sport della Città di Torino. E Maria Grazia Grippo, presidente del consiglio comunale.
    A tutti la procura contesta la malversazione di erogazioni pubbliche. A Laus e ai suoi familiari, e al presidente di Rear, Antonio Munafó, anche l'infedeltà patrimoniale.
    In sostanza, secondo l'accusa, la società sarebbe stata gestita da Laus come una ditta privata. Così il confine tra società e privato, tra lecito e illecito, sarebbe diventato molto labile, anno dopo anno.
    A Laus come socio, alla moglie Maria Cardone, alla cognata Valeria Cardone e ai figli Giuseppe e Vittorio, gli investigatori della Guardia di finanza contestano di avere avuto «interessi in conflitto con quelli della società» e di avere deliberato «al fine di procurare un vantaggio, atti di disposizione di beni sociali cagionando intenzionalmente alla società un danno patrimoniale». La moglie di Laus, ad esempio - è questo uno dei fatti contestati - avrebbe concesso alla Rear un alloggio in zona Santa Rita a Torino, per un canone annuo di 6. 700 euro. Ma la casa sarebbe stata usata dalla famiglia Laus «per fini privati» dal 2019 al 2022. «Chi vive qui? Noi vediamo la madre dell'onorevole Laus, ogni tanto anche lui la va a trovare», dicono i vicini del palazzo, poco distante dallo stadio Olimpico.
    A Riva del Garda invece, località dove, secondo l'ipotesi dell'accusa, Laus sarebbe andato in vacanza, una casa e un box sarebbero stati affittati alla Rear rispettivamente per 9.700 euro e 16.800 euro all'anno, anche se in realtà qui non sarebbe stata svolta alcuna attività lavorativa di Rear.
    A Roma, in via della Stelletta, un alloggio storico sarebbe stato concesso in affitto alla cooperativa per 33.600 euro annui. Anche in questo caso gli investigatori non hanno dubbi: Laus sarebbe venuto qui a dormire nei giorni in cui era in Parlamento. Figura come immobile «usato per scopi privati». Così come anche un altro alloggio in via dell'Arcivescovado a Torino, pieno centro.
    Anche il secondo capitolo dell'inchiesta riguarda l'uso disinvolto, per la procura, dei soldi di Rear. È un capitolo che si intitola «stipendi erogati ai lavoratori della Rear in assenza di una prestazione lavorativa da loro fornita». Prendendo come anno di riferimento il 2021, Laus avrebbe percepito da Rear 190.534 euro. Tra il 2018 e il 2021, l'onorevole avrebbe dichiarato come lavorative 787 giornate. Ma, secondo gli investigatori, ne avrebbe trascorse 205 in Parlamento. Ecco perché gli viene contestata la malversazione. Come a Carretta, socio dal 2011 e «impiegato di livello C». L'assessore si sarebbe fatto mettere in aspettativa dal 1 novembre 2021, con uno stipendio annuale di 29.235 euro. Ma dal 10 giugno 2021 al 29 ottobre 2021 Carretta avrebbe dichiarato di avere lavorato in Rear 80 giornate nelle quali, per la procura, sarebbe invece stato «assente». E dal 14 aprile 2016 al 22 giugno 2021 Carretta sarebbe stato occupato in consiglio comunale anziché nella società per 27 giornate. Un'analoga contestazione viene mossa a Grippo, ma per un numero inferiore di date. I figli di Laus sarebbero stati, anziché in Rear, all'università, per una ventina di giornate ciascuno. Sempre riguardo agli stipendi, non è chiaro - e questo è il terzo punto dell'indagine - come sarebbero stati usati tre milioni di euro ottenuti dallo Stato nel 2021. Soldi destinati a pagare gli stipendi dei lavoratori piegati dalla pandemia. Gli indagati li avrebbero incassati, forse senza averne diritto.
    Il quadro è provvisorio. Gli indagati scelgono la linea del silenzio. Non parlano Maria e Valeria Cardone, difese dagli avvocati Gianluigi Datta e Carlo Dattilo. L'avvocato di Laus, Maurizio Riverditi, dice: «Il mio assistito ha manifestato piena disponibilità a rendere dichiarazioni ai magistrati, per chiarire ogni aspetto, nella convinzione che ogni dubbio sulla correttezza delle sue determinazioni potesse essere fugato. Si tratta di questioni di natura esclusivamente operativa, su cui peraltro è già intervenuta un'ispezione ministeriale che ha consentito di fare piena chiarezza. I profili di indagine non hanno alcun collegamento con l'attività politica svolta da Laus, Carretta e Grippo, né attengono in alcun modo agli appalti aggiudicati dalla società». —
  3. Veniva dall'Etiopia, era al nono mese di una gravidanza difficile Una ong l'aveva strappata ai trafficanti. Ma nessuno l'ha soccorsa
    La tragedia di Quftu morta di torture a 19 anni nell'inferno della Libia

    don mattia ferrari
    Sorella, perdonaci. Sono queste le parole che sentiamo nel nostro cuore dopo la morte di Quftu Abu Wahelow, una nostra amica, l'ennesima vittima della violenza ai danni delle persone migranti. Quftu era una rifugiata etiope. Aveva 19 anni ed era al nono mese di gravidanza. È morta a Tripoli, nel grande buco della coscienza europea.
    Quftu era nata nel villaggio di Aje, nella zona di Arsi Lixa, distretto di Shala, in Etiopia. Dopo la morte del padre, la situazione per la famiglia era diventata completamente insostenibile. Per aiutare la madre e gli altri familiari, avevano dovuto prendere la difficile decisione di migrare e si erano trasferite ad Addis Abeba. In quella città, alla fine del 2023, un intermediario sudanese le ingannò con false promesse di lavoro. Furono portate oltre confine in Sudan e poi vendute a trafficanti in Libia. A Kufra, furono tenute prigioniere in un magazzino, vendute per 100.000 dinari libici ciascuna, e sottoposte a stupri sistematici, percosse, fame e torture per oltre un anno.
    Quando erano ancora detenute a Kufra, alla fine di ottobre 2024 il loro caso fu segnalato per la prima volta a Refugees in Libya, il grande movimento popolare che si occupa di trasmettere il grido dei migranti e di organizzare insieme alla società civile e in dialogo con le istituzioni la solidarietà concreta. Da quel momento il caso è stato seguito attentamente. Refugees in Libya ha documentato la condizione di Quftu, identificando i suoi carcerieri e coinvolgendo ogni attore possibile per esercitare pressioni per la sua liberazione. All'inizio di giugno 2025 Quftu e sua sorella sono finalmente state liberate e portate a Tripoli. Quftu era ormai alle ultime settimane di gravidanza, fisicamente distrutta e mentalmente devastata.
    Una volta a Tripoli, Refugees in Libya ha più volte accompagnato Quftu presso l'ufficio dell'Unhcr, chiedendo cure mediche e la registrazione come richiedente asilo.
    Nei giorni scorsi la gravidanza di Quftu stava giungendo al termine e iniziava il travaglio. Refugees in Libya l'ha accompagnata in diversi ospedali, ma tutti l'hanno rifiutata. Alla fine l'ha accolta l'ospedale Shaara Zawiya, ma era troppo tardi. Non sono riusciti a salvarla ed è morta.
    Quftu non è morta a causa della guerra o di una malattia. È morta perché le è stata negata protezione. La sua morte è conseguenza della violenza strutturale e della globalizzazione dell'indifferenza. La morte di Quftu grava sulla coscienza di tutti noi. È dal 2017 che i respingimenti in Libia avvengono con i finanziamenti e gli allestimenti da parte dell'Italia. Che cosa stiamo facendo per debellare la mafia libica, che tiene in piedi un sistema criminale di traffico di esseri umani e non solo e che si è inserita negli apparati militari che gestiscono i respingimenti che l'Italia e l'Unione Europea finanziano? Che cosa stiamo facendo per debellare il sistema dei lager, per fermare i trafficanti? Le responsabilità di ciò che avviene in Libia non sono solo delle scelte delle istituzioni. Il cinismo delle politiche infatti si salda con l'indifferenza della popolazione. Quell'indifferenza che ci rende complici di ciò che avviene. Quftu è l'ennesima vittima di questo sistema.
    Non siamo riusciti a salvare Quftu, ma ci sono ancora tante altre vite a rischio, che potremmo salvare.
    Sua sorella, ora a Tripoli, si trova oggi in una situazione simile. Anche lei è privata dei servizi essenziali, nonostante la gravità della sua condizione e i ripetuti appelli di Refugees in Libya. Se ci fosse uno scatto delle nostre coscienze, un risveglio del nostro senso di umanità e di giustizia, potremmo salvarne tante.
    Papa Francesco seguiva personalmente la situazione di Quftu e di sua sorella e sosteneva gli sforzi per accompagnarle. Esattamente tre mesi dopo la morte di Papa Francesco, Quftu ha raggiunto in Cielo colui che era il padre che sentivano concretamente vicino anche nei momenti più difficili.
    Quftu, sorella, perdonaci. E insieme a Papa Francesco prega per noi, perché possiamo diventare capaci di amare di più. Perché possiamo ascoltare l'invito all'amore che risuona oggi nel Magistero di Papa Leone e della Chiesa. Perché possiamo sentire nel nostro cuore che tu e le altre persone che bussate alle nostre porte siete nostri fratelli e sorelle e solo insieme a voi potremo salvarci. —
  4. IL POTERE DI GIORGETTI: gli incarichi
    Da Nexi a Stm nomine contestate per l'ex dg Sala
    Era il 30 aprile quando, dopo settimane di indiscrezioni, Marcello Sala rassegna le sue dimissioni da direttore generale del Mef. Non passano nemmeno una manciata di ore che viene annunciato il suo ingresso nel cda di Nexi, il colosso dei pagamenti digitali controllato da Cdp e da fondi di private equity, dove diventa presidente. Una mossa attesa ma che già prima dell'ufficialità aveva sollevato polemiche per possibili questioni relative a una presunta inconferibilità dettata dal cosiddetto "pantouflage" che impedisce l'assunzione di cariche in società di cui si è stati vigilanti: questione poi superata perché la presidenza di Nexi non prevede ruoli operativi. Contestualmente il ministero guidato da Gancarlo Giorgetti prepara anche un altro incarico per l'ex dirigente: un posto nel consiglio di sorveglianza di StMicroelectronics. Due ruoli di spessore, che dovrebbero consentire a Sala un buon "riposizionamento". Eppure non tutto fila liscio e l'incarico in Stm slitta tanto che ora sembra del tutto sfumato. Non solo. La Consob nei giorni scorsi ha sollevato una questione anche per Nexi: la sua nomina a presidente risponde a un profilo indipendente, come è stato accertato dalla società, oppure il nuovo ruolo dell'ex capo del dipartimento Economia del Mef deve essere riqualificato come consigliere non indipendente? L'organo di controllo del mercato finanziario lo chiede in una lettera inviata al ministero e all'azienda. Una questione che emergerebbe dal codice di autodisciplina delle società quotate e che non mette in dubbio la presidenza, perché non ci sarebbe incompatibilità per legge ma pone un tema di qualificazione dell'incarico. Per il Mef il punto non si pone e sarebbe pronta una risposta per controbattere alla Consob. Ma intanto resta aperto anche il capitolo Stm: il nome di Sala è stato bocciato già due volte. Per il ministero, la sua candidatura resta l'unica possibile ma nel frattempo l'Italia, sottorappresentata tra i consiglieri, rimane in una posizione di debolezza del board che di fatto impedisce a Roma il diritto di veto. cla. lui. —
  5. SIBILLISMO : Dopo il caso Gallo, chiuse le indagini sulla Rear. Al centro, con il deputato, anche l'assessore Carretta e la presidente del Consiglio Grippo
    Pd, nuovo scossone giudiziario tra i riformisti In chat la serenità di Laus e lo sconforto dem

    ANDREA JOLY
    GIULIA RICCI
    Dopo l'inchiesta Echidna sull'ex Salvatore Gallo, un'altra grana giudiziaria colpisce le alte sfere del Pd piemontese. E a farne le spese è soprattutto l'ala riformista, che vede vacillare un'altra sua colonna portante. Ieri la procura ha chiuso l'inchiesta Rear, la società cooperativa di cui è socio il deputato Pd Mauro Laus. Indagati, tra gli altri, anche l'assessore comunale ai Grandi eventi Domenico Carretta e la presidente del Consiglio Maria Grazia Grippo.
    Laus, che per i magistrati sarebbe di fatto colui che gestisce la coop, è anche il leader di una delle correnti più importanti del partito. È a lui, in qualità di kingmaker, che si devono i congressi unitari che hanno incoronato Domenico Rossi in segretaria regionale e Marcello Mazzù in quella torinese. A lui è sempre stato legato a stretto filo il consigliere dem Daniele Valle, per mesi candidato in pectore alle Regionali e oggi rappresentante piemontese di Energia popolare, l'associazione che fa capo a Stefano Bonaccini. E non ultimo, di Laus è noto l'impegno per la candidatura a sindaco di Stefano Lo Russo.
    Il primo cittadino, in uscita dalla seduta del Consiglio comunale presieduta proprio da Grippo, ribadisce la sua linea: «Sapete che non commento mai le vicende giudiziarie. Non lo faccio per le sentenze, non lo faccio nemmeno per la chiusura dell'inchiesta». L'indagine, per lui, non attiene in alcun modo all'attività politica di Carretta e Grippo. Lo stesso discorso già affrontato per l'assessore Marco Porcedda – indagato nell'ambito di un'inchiesta poi archiviata per abuso d'ufficio e rivelazione del segreto istruttorio – e per il collega Paolo Mazzoleni, indagato nell'ambito di alcuni filoni della più ampia inchiesta sull'urbanistica milanese.
    La maggioranza in Sala Rossa fa quadrato intorno ai suoi: «Piena fiducia nei colleghi: proveranno la loro estraneità ai fatti eventualmente contestati», dice il capogruppo Claudio Cerrato. Sulla stessa linea gli alleati di Sinistra Ecologista («Siamo garantisti in attesa di un confronto di maggioranza», dice Sara Diena) e dei Moderati («Piena solidarietà, spero che questo non sarà l'occasione per i soliti sciacalli di puntare il dito verso la pagliuzza negli occhi degli altri», commenta il leader Domenico Portas). Dichiara anche la deputata Chiara Gribaudo, schleiniana: «Noi non siamo garantisti a fasi alterne, vediamo l'evolversi della situazione ma sono sicura che tutto verrà chiarito presto».
    Ma tra i banchi della Sala Rossa e nelle chat di partito, soprattutto tra i militanti e i vertici di quell'ala riformista già colpita dal caso Gallo, volano messaggi di «sconforto» e «rammarico». Diversi, invece, i toni che avrebbe utilizzato lo stesso Laus nella chat dei deputati pd. Con un messaggio l'onorevole avrebbe condiviso la sua «fiducia» sul futuro delle indagini e la maggiore "serenità" di chi «finalmente» ha smesso di aspettare e ha potuto «fare accesso agli atti», come riporta la nota del suo avvocato Maurizio Riverditi: «È un atto che attendevamo da tempo». —
  6. A CHI VIENE IMPUTATO L' OMICIDIO STRADALE ?dal 31 luglio al campus einaudi
    Navette a guida autonoma, via ai test

    Dal 31 luglio le navette a guida autonoma circoleranno al Campus Einaudi. Seguiranno un percorso ad anello (corso Regina, corso Tortona, lungo Dora Siena), con 5 fermate. Sarà una fase di test, cui da metà settembre seguirà quella con passeggeri a bordo. L'ha riferito ieri in Sala Rossa l'assessora alla Mobilità, Chiara Foglietta, rispondendo al consigliere Pierlucio Firrao (Torino Bellissima). d.mol. —
  7. Nel Torinese e Pinerolese anomalie, in alcuni casi perizie fatte prima della denuncia. Nel mirino gli Ambiti di caccia
    Rimborsi per danni da cinghiali la Procura indaga su sospette truffe

    gianni giacomino
    La Procura sta indagando sugli ultimi anni di gestione degli Ambiti di caccia della collina Torinese, del Pinerolese e dell'area sud, quella di Carmagnola, Carignano, Poirino e altri centri. Realtà che raggruppano circa 1200 doppiette. Tutto parte da un lungo esposto del commissario straordinario Remo Calcagno presentato tempo fa agli inquirenti dopo aver analizzato i dati dei bilanci degli ultimi dieci anni di attività amministrativa dei Comprensori. Soprattutto per quanto riguarda la gestione dei fondi regionali dedicati al ristoro dei danni prodotti ai campi e alle coltivazioni dalla fauna selvatica. Questo perché proprio gli Ambiti di caccia sono responsabili della gestione faunistica e quindi dei disastri che combina, soprattutto i cinghiali. Raccolgono le denunce di agricoltori e allevatori, fanno stimare i danni e procedono al ristoro.
    Da quello che risulta a Calcagno che si è rivolto all'avvocato Gianluigi Marino in questi anni sarebbero state commesse delle irregolarità molto sospette per ottenere dei risarcimenti sospetti. In questa direzione, nei giorni scorsi, i carabinieri hanno già effettuato un blitz nella sede Atc di Chieri dove hanno acquisito della documentazione e ascoltato alcuni dipendenti. «Dalla mia disamina è emerso che la stragrande maggioranza delle pratiche è viziata da delle irregolarità macroscopiche che non potevano sfuggire all'occhio di chi avrebbe dovuto effettuare i controlli» – riflette l'ex commissario straordinario, nominato nel luglio di un anno fa dalla Città Metropolitana che decise di sciogliere il comitato di gestione per dei "comportamenti anomali". Tra i quali la mancata approvazione del bilancio del 2022 e la mancata comunicazione sui danni da fauna selvatica da risarcire relativamente al 2016. L'indagine ruota proprio intorno alle procedure seguite per l'accertamento e la quantificazione dei risarcimenti rendicontabili alla Regione e quindi erogabili a chi ha subito danni. «Per l'anno 2019 negli archivi dell'Atc To5 abbiamo verificato 113 fascicoli di richieste di danni da parte di singoli agricoltori e aziende – spiega Calcagno – solo l'8% di queste è risultato inaccoglibile. E ben 87 presentavano problemi con i tempi delle perizie».
    Qualche esempio? In un caso un agricoltore chiese un sopralluogo urgente, da effettuare in una settimana, per 102 quintali di patate distrutte. La perizia fu svolta dopo ben 70 giorni – un tempo nel quale il tubero si è senz'altro deteriorato – con un rimborso di 6840 euro calcolato però su 120 quintali. In un altro caso la perizia sarebbe stata fatta addirittura due giorni prima della denuncia della quantificazione del danno.
    Gli investigatori stanno poi controllando anche le regolarità di timbri e firme apposti sui documenti che, ogni anno, vengono presentati alla Regione per la richiesta di circa 100 mila euro, solo per il Torinese. Che nel settore ci sia un bel po'di tensione lo dimostra la decisione di Coldiretti di non votare i bilanci degli Ambiti territoriali di caccia e dei Comprensori alpini riferiti al 2024. La protesta di Coldiretti Torino e delle altre federazioni provinciali del sindacato agricolo è rivolta contro la decisione della Regione di pagare soltanto l'83% dell'ammontare dei danni da fauna selvatica per l'anno 2024.
    «L'astensione sui bilanci è un atto estremo che non avremmo mai voluto adottare – fa notare il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici e vicepresidente regionale con delega alla fauna selvatica – Ma siamo davvero stufi. Ambiti Territoriali e Comprensori alpini integrano il contributo regionale appena con un 10% di risorse proprie. Il risultato è che agli indennizzi dei danni da cinghiale manca il 17% dei danni accertati, cioè dovuti».
    Nei giorni scorsi la Regione ha approvato lo stanziamento di 3. 604. 844, 99 euro per i danni del 2024, un risarcimento che è, appunto, appena l'83% dei danni periziati, quantificati in 4. 639. 293, 72 euro complessivi.

 

 

23.07.25
  1. Marco Malfatti Dal suo esposto è nata l'inchiesta sulla gestione urbanistica
    L'inquilino che ha fatto partire la valanga "C'era una maxi ruspa in giardino e feci denuncia"
    NINA FRESIA
    MILANO
    «Non credevamo possibile costruire un palazzo di 27 metri in un cortile di quelle dimensioni. Per quattro anni il cantiere ha stravolto le nostre vite», racconta Marco Malfatti, residente di piazza Aspromonte a Milano. Da qui è partita l'inchiesta sulla gestione urbanistica della città che settimana scorsa ha travolto anche Palazzo Marino. Tutto è iniziato con un esposto presentato in Procura nel 2022 dagli abitanti della zona, assistiti dall'avvocata Veronica Dini, contro la costruzione dell'Hidden Garden, un edificio di sette piani e oltre 40 appartamenti. La nuova palazzina sorge ora all'interno di un cortile circondato da case in stile anni Trenta. Dello stesso periodo la villetta di tre piani che è stato necessario abbattere per realizzare il nuovo progetto, un abuso edilizio secondo chi nella zona ha visto e sentito i lavori procedere dalla finestra di casa.
    Cosa vi ha spinto a presentare un esposto?
    «Ci sembrava impossibile che nel cortile in cui stava una palazzina di tre piani potesse starcene una da sette. In questo modo non possono essere garantite ai residenti le giuste condizioni di sicurezza e privacy di cui hanno sempre goduto. Gli amministratori dei condomini vicini hanno quindi chiesto l'accesso agli atti riguardanti il progetto, ma i tempi si allungavano ed era difficile ottenere informazioni. Questo ci ha insospettiti e ha messo in moto la protesta».
    È stato difficile convivere con i lavori?
    «Abbiamo dovuto subire per quattro anni un cantiere che ha stravolto le nostre vite e la zona in cui abitiamo. C'erano muri che cadevano sotto i nostri occhi, eravamo sommersi dalle polveri. E mentre i camion distruggevano un cortile che ancora non è stato ricostruito, è sparita una bellissima villa in stile anni Trenta per fare spazio al palazzo».
    L'imprenditore di Bluestone Andrea Bezziccheri, coinvolto nell'inchiesta, in passato ha lamentato il fatto che alcuni residenti hanno bloccato fisicamente l'ingresso del cantiere...
    «C'era una ruspa di 20 metri e 30 tonnellate che cercava di entrare dentro a un cortile con tre palazzine di inizio Novecento. Le famiglie che in quelle case ci abitano si sono quindi preoccupate e si sono opposte. Non era una situazione sicura: sotto alla pavimentazione del cortile passano tubature del gas che rischiavano di essere danneggiate».
    Vi aspettavate che a partire dal vostro esposto si sarebbe poi sviluppata questa inchiesta?
    «Ci siamo sempre chiesti come una cosa del genere potesse accadere a Milano: prima o poi qualcuno l'avrebbe scoperto». —
  2. Il manager: "Sempre operato in modo legale"
    Porto di Trieste, il commissario Gurrieri accusato di riciclaggio per le consulenze
    Sembrava uno scontato passaggio di consegne all'insegna della continuità, invece la transizione al Porto di Trieste e Monfalcone dalla gestione di Zeno D'Agostino a quella di Antonio Gurrieri si sta rivelando molto complessa. L'ultimo ostacolo è un avviso di garanzia giunto a Gurrieri per riciclaggio. Reato che, se fosse confermato, sarebbe stato commesso in ambito privatistico. A Gurrieri, commissario straordinario dell'Autorità portuale dell'Adriatico orientale e presidente in pectore, sono contestati versamenti di denaro di anni fa privi di causale che la Guardia di Finanza ha individuato nella sua posta personale nel corso di una ispezione fiscale. L'assenza di causali viene interpretata dagli investigatori come proventi illegittimi di denaro. Si tratta di ingenti somme versate da società asiatiche alla Mmg, società austriaca fondata da Gurrieri nel 2016 che si occupa di consulenza e formazione nel settore dei trasporti. «Sono certo di poter dimostrare di aver agito nella legalità, in piena trasparenza. Ho avuto un incontro con i magistrati durante il quale ho rilasciato una dichiarazione spontanea» precisa Gurrieri annunciando che con il suo avvocato presenterà «una memoria al pm competente, certi che la vicenda verrà presto archiviata» . Il manager ha annunciato che farà «chiarezza» . Dunque, «non consentirò a nessuno di offuscare trent'anni di rispettata e onorata carriera», conclude Gurrieri. —
  3. Le chat tra l'assessore e Marinoni. E la Finanza acquisisce i documenti di tutti progetti in conflitto d'interessi
    Tancredi: "Abbiamo un problema Olimpiadi" La Procura sequestra gli atti sullo studentato
    monica serra
    milano
    «In effetti c'è un problema Olimpiadi…». Sono i primi di luglio del 2022 e la Commissione paesaggio ha appena espresso parere favorevole condizionato alla realizzazione del Villaggio Olimpico per Milano-Cortina, che rientra nel «Piano di Intervento Integrato Scalo di Porta Romana», uno tra quelli che l'assessore Giancarlo Tancredi nella ricostruzione della procura aveva più a cuore, e su cui manifestava le sue preoccupazioni. Nel «costante flusso di sollecitazioni su interventi edilizi oggetto delle valutazioni da parte della Commissione», è lui a scrivere su WhatsApp al presidente Giuseppe Marinoni per chiedere aggiornamenti a quello che i pm definiscono uno «spregiudicato faccendiere».
    Tancredi – che con gli altri sarà interrogato dal gip Mattia Fiorentini mercoledì – scrive nella chat agli atti: «Posso chiederti la cortesia di trasmettere il parere del Villaggio Olimpico entro le 10 di lunedì?». E Marinoni risponde: «Giancarlo quando ricevi il parere e vuoi parlarne chiama pure... ho la sensazione che siano preoccupati... o se vuoi la bozza in anticipo te la mando». Tancredi: «Ok parliamone martedì. In effetti c'è un problema Olimpiadi…».
    Il progetto per lo studentato post Villaggio Olimpico in Porta Romana della Coima di Manfredi Catella, infatti, passa per un iter tortuoso in Commissione, tra pareri contrari e condizionati. Alla fine, tutto si sblocca nel marzo del 2024 grazie al voto favorevole dell'architetto Alessandro Scandurra, in «palese conflitto d'interesse» con il colosso del re del mattone.
    Non è un caso, infatti, che su questo e su un altra ventina di progetti si concentrino ora le indagini dei magistrati del pool diretto dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dal procuratore Marcello Viola. Nei giorni scorsi, in occasione delle perquisizioni a palazzo Marino e negli uffici di imprenditori e progettisti indagati, infatti, i finanzieri hanno sequestrato tutta la documentazione relativa ai progetti in odore di conflitto di interessi con i membri o il presidente della Commissione paesaggio. Tra questi figurano, oltre allo studentato del Villaggio olimpico, il Pirellino, le Corti di Bayres e i Bastioni di Porta Nuova 19.
    Secondo quanto ricostruiscono gli inquirenti, il 7 marzo del 2024 la Commissione dà il via libera al progetto relativo al Villaggio Olimpico grazie al voto di Scandurra. Ma dalla chat di WhatsApp tra lui e Marinoni, emerge come Scandurra proprio qualche istante prima del voto avrebbe segnalato la propria «incompatibilità» in quanto «da tempo impegnato nello studio per la realizzazione dello studentato» con 1.700 posti letto a cui erano destinate le palazzine al termine delle Olimpiadi invernali. Ma, sottolinea la Gdf, con la seduta in corso, sarebbe stato proprio Marinoni a chiedere all'architetto di «partecipare ugualmente alla valutazione del progetto, sollevandolo dall'obbligo di segnalare il conflitto di interessi». Chiede Marinoni in chat: «Sei in conflitto con Coima?». Scandurra: «Si, sto studiando lo studentato», precisando poi: «Contratto ancora non firmato». Così arriva la benedizione di Marinoni: «Mi dicono che non sei in conflitto. Se il contratto non è firmato, collegati». E gli invia il link per permettergli di votare da remoto e sbloccare la situazione.
    «Negli intrecci di corruzione» che emergono dagli accertamenti, i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici definiscono Scandurra «una figura inquietante di professionista che ha totalmente utilizzato la funzione di membro della Commissione per il paesaggio per coltivare gli interessi privati propri e dei suoi clienti imprenditori, tra cui, appunto, la Coima di Catella». Nell'informativa del 14 maggio, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf sottolinea la «palese incompatibilità del membro della Commissione a partecipare alla valutazione» dello studentato e degli altri progetti di Coima, per cui da tempo lavora. E questo perché dal 31 luglio del 2023, lo Scandurra studio architettura srl ha fatturato più di 138 mila euro al colosso di Catella.
    Sono tanti i nomi eccellenti coinvolti dalle indagini che hanno travolto il sindaco Beppe Sala che, per anni, nonostante i fascicoli d'inchiesta che si moltiplicavano, ha rivendicato il suo modello Milano. Tra questi c'è anche Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco con delega all'Urbanistica dal 2011 al 2015 durante la giunta di Giuliano Pisapia, oggi avvocata amministrativista che assiste le aziende del settore. È accusata di tentata concussione: per i pm avrebbe esercitato una «costante ingerenza» su Tancredi e, più in generale, «nelle vicende interne all'Amministrazione comunale, persino nelle fasi decisionali che sono prerogativa della parte politica». Davanti agli accertamenti della Gdf che si moltiplicavano in Comune, era sempre lei a consigliare a Tancredi: «Devi fermare i nuovi cantieri. Bisogna mollare un po', vi travolgono». —

 

22.07.25
  1. LE COLPE DELLA MELONI : Giuseppe Busia
    "Con l'abolizione dell'abuso d'ufficio sdoganato il conflitto di interessi"
    irene famà
    roma
    «Una serie di scelte legislative recenti, a partire dall'abrogazione dell'abuso d'ufficio, hanno indebolito le garanzie sull'imparzialità dell'amministrazione e ridotto gli anticorpi contro i tanti "furbetti" che vogliono approfittarne». Giuseppe Busia, presidente dell'Anac, Autorità nazionale anticorruzione, parte dalla maxi inchiesta di Milano per una riflessione su quanto stiano aumentando i rischi corruttivi e il connesso pericolo di perdita di denaro pubblico e di credibilità delle istituzioni.
    Presidente Busia, ripartono le grandi inchieste sulla corruzione e, come ai tempi di Tangentopoli, è la procura di Milano a dare il via?
    «Di fronte a questa, come per tutte le inchieste giudiziarie, occorre, da un lato, lasciar lavorare la magistratura in piena serenità e senza ingerenze. E, dall'altro, assicurare a tutte le persone coinvolte la presunzione d'innocenza ed il diritto di difendersi senza essere esposte ad una gogna pubblica».
    Tuttavia, è ovvio che un caso tanto rilevante sia oggi al centro del dibattito politico.
    «La politica, più che dividersi fra colpevolisti e innocentisti in questa vicenda specifica, dovrebbe interrogarsi su quali misure abbiamo per evitare che casi quali quelli ipotizzati dalla procura possano verificarsi a Milano o altrove, e se stiamo facendo abbastanza per rendere più difficile che qualcuno possa usare gli incarichi pubblici per trarre vantaggi personali a danno della collettività».
    E da questo punto di vista, qual è la lezione che viene dall'inchiesta di Milano?
    «Purtroppo, quello che appare è un quadro di garanzie che si va indebolendo: basti pensare all'abrogazione dell'abuso d'ufficio».
    Come si inserisce in questo contesto?
    «Tale reato puniva anche i casi in cui il dirigente o il politico, pur essendo in conflitto di interessi, non lo dichiarava e partecipava ad un procedimento o a una votazione invece di astenersi. Prima ancora di dover andare a verificare se la decisione assunta sia stata la conseguenza di un beneficio ricevuto come, per esempio di una consulenza più o meno fittizia, il fatto stesso di avere avuto un qualunque rapporto professionale con una impresa, escludeva quel dirigente o funzionario dalla possibilità di prendere parte al processo decisionale».
    Con l'abolizione dell'abuso d'ufficio, però, questa condotta non viene più sanzionata penalmente.
    «È sanzionata solo dal punto di vista amministrativo e la strada è tutta in salita. Innanzi tutto, occorre presentare ricorso, sopportandone i costi. Inoltre bisogna farlo in tempi molto stretti. Infine possono farlo solo i soggetti più direttamente interessati, mentre manca, a differenza del penale, la tutela che viene da chi agisce in nome della collettività».
    Via libera ai "furbetti"?
    «Diciamo che ora è più facile che i furbetti abbiano la meglio e in questo caso a pagare sono le imprese oneste. E naturalmente anche i cittadini che patiscono scelte fatte a vantaggio di pochi, invece che della collettività».
    Le regole sul conflitto di interessi valgono almeno quando si assegnano gli appalti?
    «Anche su questo, purtroppo, il nuovo codice dei contratti ha fatto passi indietro, e richiede che a dimostrare il conflitto di interessi sia chi lo lamenta e non l'amministrazione, che dovrebbe invece assicurare l'imparzialità del suo agire».
    Dopo l'abolizione dell'abuso d'ufficio, il governo aveva detto che avrebbe rafforzato le tutele amministrative. È stato fatto?
    «No. Semmai sono stati fatti dei passi indietro: si sono ridotte le tutele nei casi di passaggio da un incarico ad un altro o di svolgimento di più incarichi contemporaneamente».
    Giancarlo Tancredi, coinvolto nell'inchiesta di Milano, prima era dirigente comunale poi è diventato assessore.
    «Sì, ma nel passaggio si è messo correttamente in aspettativa, per evitare di svolgere due funzioni incompatibili. Oggi, a seguito di una legge dello scorso maggio, è venuta meno l'incompatibilità. Un dirigente del comune può essere nominato assessore e continuare a fare il dirigente».
    Quali conseguenze?
    «Non c'è può distinzione tra controllore e controllato. L'assessore che deve sovraintendere e dare indirizzi al dirigente, sovraintende se stesso».
    E quando le cariche riguardano le partecipate?
    «Sino a poco tempo fa assessori e consiglieri comunali dovevano aspettare due anni per essere nominati presidenti o nel cda di una partecipata. Adesso la giunta può deliberare la creazione di una società in house e nominare ai vertici uno dei suoi componenti. La politica rischia di diventare uno strumento per procacciarsi incarichi nelle amministrazioni che si governano».
    Il passaggio alle imprese di cui un amministratore pubblico si è occupato, è consentito?
    «Prima il limite era di tre anni, ma una legge approvata nei mesi scorsi ha ridotto il tempo a un anno per tutti gli organi collegiali della pubblica amministrazione».
    È preoccupato o sbaglio?
    «Riducendo le tutele amministrative, i comportamenti opportunistici diventano più probabili. Si è tolta la tutela penale, si sono ridotti i presidi amministrativi, bisognerebbe almeno investire sulla trasparenza».
    L'inchiesta di Milano racconta di incontri con importanti gruppi della finanza e di sviluppo immobiliare.
    «È per questo che torno a ribadire che è necessaria una disciplina sulle lobby, che gli organi internazionali sollecitano da tempo».
    Di che tipo?
    «Gli incontri che si sarebbero realizzati, le possibili frequentazioni o anche l'esistenza stessa delle interlocuzioni non sono da condannare di per sé, ma devono essere trasparenti».
    Anche in questo caso, però, la scelta sarebbe del decisore pubblico.
    «Oltre a rendere pubblici gli incontri, occorrerebbe che tutti i portatori di interessi avessero la possibilità di far pervenire le proprie proposte, e che queste fossero pubblicate in modo da renderle facilmente confrontabili. Spetterà naturalmente al decisore pubblico scegliere, ma così i cittadini vedranno in modo chiaro chi ha favorito e perché». —
  2. Buio
    a San Siro
    niccolò zancan
    milano
    Nella città del cemento e dei grattacieli chiamati vezzosamente torri, il prossimo obiettivo era chiaro: l'affare stadio. E cioè: 98 mila metri quadrati edificabili, per un progetto con un ritorno economico calcolato in 1,3 miliardi di euro, una partita troppo importante per restarne fuori. Luci a San Siro, tantissime nuove luci da accendere nel quartiere. Dieci anni di lavori. E parcheggi, strade, due piazze, negozi accanto al nuovo stadio di Inter e Milan da 71.500 posti. Di questo si parlava fra i soliti noti, prima che l'inchiesta della procura di Milano sulla trasformazione urbanistica della città deflagrasse con un carico di 74 indagati e la richiesta di sei misure cautelari.
    «Giovedì... provo informalmente a chiedere all'assessore per capire se mi può anticipare qualcosa, poi ti faccio sapere». È il 15 gennaio 2024 quando Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione paesaggio del Comune, rassicura Federico Pella, manager della società di ingegneria J+S. Intende chiedere all'assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per capire meglio come entrare nel progetto per la ristrutturazione di San Siro. A tutti interessa sapere. L'archistar Stefano Boeri scrive direttamente al sindaco Giuseppe Sala: «Settimana prossima se vuoi ti porto proprietari area ex piste allenamento Snai interessati a realizzare stadio». E poi, ancora, un altro messaggio: «So che vedi Scaroni e Furlani. Se ci sentiamo prima ti passo qualche riflessione». L'archistar sa che quello è momento in cui il sindaco sta incontrando i presidenti delle due squadre di calcio, per conto dei due fondi di investimento americani che ne sono proprietari. Secondo la procura di Milano, tutti si fanno avanti per non perdere l'occasione. Quindi Boeri scrive al sindaco, mentre Marinoni chiede all'assessore Tancredi. Annotano gli investigatori: «In questo contesto, in cui impera il conflitto di interessi, il presidente della commissione per il paesaggio Marinoni, sostenuto dall'assessore Tancredi, spinge i suoi obiettivi verso i più contesi e appetibili terreni di conquista a Milano e nell'hinterland». Non è solo lo stadio, ma l'intera zona: «Gli spazi liberi dei parcheggi che lo circondano e le vicine aree verdi».
    Lì sono in ballo giganteschi affari per il partito del cemento. Il sindaco Sala intendeva sottoporre la decisione di vendere lo stadio in Consiglio comunale proprio in questi giorni, ma adesso forse rimanderà la votazione. Eppure, persino nel pieno della bufera giudiziaria, era mercoledì, ha incontrato il presidente dell'Inter Giuseppe Marotta rassicurandolo: «Andiamo avanti».
    «Io mi auguro, invece, che finalmente si fermino. Spero che l'inchiesta giudiziaria metta fine a questo sistema affaristico, che a Milano conoscevano tutti. Bastava chiedere in giro: il sistema era esclusivamente una questione di affari, dove la politica fungeva da tramite. Dove le mazzette di una volta si chiamano adesso incarichi e consulenze».
    È difficile spiegare lo stato d'animo di Luigi Corbani del comitato «Sì Meazza». Insieme a molti altri cittadini da anni sta combattendo una battaglia contro l'abbattimento del vecchio stadio, nell'indifferenza pressoché generale. Oggi dice: «Quella sull'area di San Siro era la summa degli affari. Ma affari per chi? Il sindaco di Milano vorrebbe svendere un patrimonio pubblico alla cifra risibile di 284 milioni, di cui 124 per l'area e 73 per lo stadio, ciò meno di quanto sia stato appena pagato un solo giocatore del Milan dal Manchester City. E quindi il sindaco vorrebbe vendere 280 mila metri quadrati al valore di 441 euro al metro quadrato. Sfido chiunque a trovare un prezzo così vantaggioso in tutta la città di Milano. Affari per i costruttori. Affari per le società di calcio. Ecco di cosa si tratta».
    Luigi Corbani è un fiume in piena. Come chi finalmente vede riconosciuto ciò che sosteneva da anni. Quelli del comitato avrebbero voluto una ristrutturazione dello stadio esistente, la salvaguardia delle aree verdi intorno a San Siro. Un progetto pubblico da affidare con bando internazionale. E invece, il piano è l'altro: «Un grande affare per i privati. Del resto, è stato lo stesso Sala a dirlo il 13 ottobre 2023 durante una commissione consigliare: "La politica non può sempre dettare le regole". Ora sappiamo chi le detta». C'è poi, sempre secondo Corbani, un altro aspetto non trascurabile: «San Siro è il paradigma di tutte le altre vicende urbanistiche. Un bene pubblico, frutto di sacrifici di anni. Sala lo aveva definito così: "Lo stadio più iconico del mondo". Era il 29 giugno 2019 a Losanna. Ma poi, si capisce, ha cambiato idea». Perché? «Perché, come ha detto lui, le regole qui le dettano i privati. Eppure, San Siro è Milano. San Siro è la sua storia. Ma questi sono stati anni di tremendi. Milano è stata violentata. Non è che lo sberluccicamento dei grattacieli ha reso la città più bella. L'ha fatta più ricca per pochi e più povera per moltissimi altri». —
  3. Dai pranzi ai messaggi nelle chat, la Procura cerca nuovi indizi nei telefonini sequestrati E il fondatore di Coima si difende: " Ho gli avvocati più qualificati del Paese"
    Lo sfogo di Marinoni con il collega "Sono tutti sudditi di Catella e Boeri"
    andrea siravo
    milano
    «D'altronde con me è incazzato nero perché non ho dimostrato sudditanza andandoci a trovare e pranzare con lui. E vedere le mostre assieme... ahah». Lo sfogo è dell'allora presidente della Commissione comunale del paesaggio di Milano, Giuseppe Marinoni, parlando di Stefano Boeri con il collega Giacomo De Amicis, componente dello stesso organismo. L'argomento al centro della conversazione su WhatsApp del 22 giugno 2023 è l'iter che c'è stato dietro il parere favorevole condizionato, dopo due precedenti bocciature, alla realizzazione del progetto Pirellino-Torre Botanica, ideato dall'archistar per conto dello sviluppatore immobiliare Manfredi Catella con la sua Coima Sgr. Questi ultimi due per l'episodio sono indagati dalla procura di Milano in concorso con altri con l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità.
    All'interno della commissione - secondo i due interlocutori - ci sarebbero stati membri che si sarebbero fatti portatori degli interessi di Boeri. «Comunque si è capito bene a chi B. ha telefonato spiegando bene quel che gli serve e quel che non vuole», dicono in riferimento a Isabella Inti, componente della commissione in carica all'epoca. Dall'analisi delle chat del cellulare, sequestrato nell'ottobre 2023 nell'ambito dell'indagine sulla Beic, effettivamente risulta poche ore prima che si riunisse la commissione Boeri avesse scritto a Inti suggerendole cosa dire nel suo parere sul progetto («Siamo ben contenti se ci "obbligate" ad avere ingresso a ponte verso il parco. Confidenziale»).
    Che nel capoluogo Boeri e Catella abbiamo un peso diverso dagli altri progettisti e costruttori lo spiega Marinoni: «Ma gli altri si rendono conto che su progetti anche meno "impattanti" abbiamo dato pareri contrari finché non sono stati migliorati? Qui no, tutti con la testa bassa». Posizione condivisa anche da De Amicis: «Non immaginavo che ci fosse un atteggiamento così. Aggiungo che secondo me non hanno neanche interesse personale. È solo soggezione e sudditanza gratuita perché non si sa mai».
    In attesa di comparire il prossimo 23 giugno davanti al gip di Milano, Catella (la procura ha chiesto per lui i domiciliari, ndr) in una lettera agli stakeholder, seppur non entrando nel merito, annuncia di avere «le prove documentali oggettive della non corrispondenza al vero dei capisaldi della posizione della Procura». Aggiunge che i suoi sono fra i legali «più qualificati del Paese». Primo round di un incontro che avrà sicuramente altri rintocchi di campanella. Dopo le perquisizioni gli inquirenti hanno in mano numerosi cellulari, computer e documenti dalla cui analisi si attendono nuovi elementi. —
  4. TRUMP BUGIE:    Trump chiede 10 miliardi a Wsj e Murdoch: lettera non mia, non so disegnare. Ma non è vero
    Epstein, traballa la procuratrice Bondi
    Dal corrispondente a Washington
    Calunnia e diffamazione, sono le accuse che Donald Trump muove al Wall Street Journal e al suo editore Rupert Murdoch ai quali chiede 10 miliardi di dollari di danni dopo la pubblicazione dell'articolo che descrive l'esistenza di una lettera e di un disegno osceno a firma Donald Trump sull'album che nel 2023 venne regalato a Jeffrey Epstein per i suoi 50 anni.
    È una mossa che ha galvanizzato la base Maga e i suoi più grandi influencer radiofonici e dei podcast che erano invece rimasti delusi – anzi arrabbiati – dopo la decisione di Pam Bondi, Attorney General Usa, di non divulgare la cosiddetta lista dei clienti di Epstein e la mole di documenti che riguardano la vicenda del finanziere-faccendiere che si è tolto la vita nel 2019, in cella, prima dell'avvio del processo per abusi e traffico sessuali.
    L'articolo del Wall Street Journal così ha ricompattato il mondo Maga alle spalle di Trump e nell'attaccare «i fake media». Da Steve Bannon alla cospirazionista Laura Loomer nessuno credo alla veridicità della lettera di auguri di Trump. Loomer ha fornito pure la sua personalissima spiegazione: Donald usa pennarelli molto grossi per scrivere, ha detto.
    Qualcosa, però, non torna nella spiegazione che Trump ha fornito al WSJ e quindi sui social: «Io non disegno, non dipingo donne». Disegni di Trump – skyline di New York, sagome dell'Empire State Building – sono in giro da anni e vengono regolarmente battuti alle aste per beneficenza. Un disegno del 2005 venduto nel 2017 è stato comprato per 29 mila dollari e ogni anno Donald dona a enti caritatevoli qualche suo disegno.
    Intanto, Pam Bondi ha presentato venerdì richiesta per la desecretazione e pubblicazione del lavoro del gran giurì che incriminò Epstein nel 2019. Ci vorrà tempo sia per ottenere la risposta del giudice sia per capire se il materiale è rilevante. Il grosso dei documenti, infatti, non è stata parte delle valutazioni del gran giurì. Donald Trump ieri ha evidenziato su Truth che «anche se la Corte desse la sua piena e incrollabile approvazione, nulla sarebbe sufficiente per i facinorosi e i lunatici della sinistra radicale che avanzano questa richiesta. Sarà sempre di più, di più, di più. MAGA!». Il rapporto con la sua base si è incrinato all'inizio della vicenda. Alcuni resoconti dei media Usa descrivono anche che Trump, dopo aver difeso la scelta di Pam Bondi, ora sia adirato per come l'Attorney General ha gestito la questione e per aver creato spaccature profonde nel partito.
    Intanto, il senatore democratico Dick Durbin ha denunciato il comportamento del Dipartimento di Giustizia e ha sostenuto che i funzionari sono stati messi negli ultimi mesi al lavoro per spulciare meticolosamente le 100 mila pagine del report Epstein alla ricerca del nome Trump. Durbin non ha spiegato di più, ma ha fatto capire quanto fosse lo zelo per verificare non ci fossero informazioni compromettenti su Trump.
    È una lettura che il fronte repubblicano però rigetta. Lo stesso presidente, infatti, ha puntualizzato che se ci fosse qualcosa contro di lui, perché per quattro anni i democratici – che avevano il controllo sul DoJ – non hanno fatto trapelare e usate le informazioni. Alb.SIm. —

 

 

21.07.25
  1. SALA SUPER SINDACO INTOCCABILE ED IRRESPONSABILE :   Sala e l'altolà a Boeri "Non faccio spuntare torri dove oggi non c'è nulla"
    ANDREA SIRAVO
    MILANO
    L'archistar Stefano Boeri pressa sull'amico sindaco Giuseppe Sala. Con messaggi su WhatsApp in cui accenna le sue idee per progetti sull'urbanistica della città di Milano: dal Pirellino-Torre Botanica allo stadio San Siro, passando dalla riqualificazione dell'ex ippodromo del Trotto al nuovo distretto verde di Milano-Cadorna. Proprio su quest'ultima suggestione il presidente della Triennale riceve lo stop dal primo cittadino: «Vi ricevo volentieri ma ti premetto che il progetto che mi ha fatto vedere Giancarlo politicamente non mi sento di portarlo avanti. Ho fatto tutta la campagna sul tema delle "rigenerazioni" e non posso fare spuntare torri dove oggi non c'è nulla. Poi (mia personalissima opinione avendo abitato lì) non penso che per i residenti lo stato attuale delle cose sia un problema». Il messaggio di Sala è del 22 febbraio 2022. Il progetto di Boeri prevedeva l'edificazione di un villaggio urbano sopra i binari della stazione ferroviaria alle spalle del celebre scultura Ago, filo e nodo. «Capisco - gli risponde Boeri -. La mia idea è di fare al posto dei binari un grande parco 3 ettari) e un quartiere per giovani. Con sede Accademia Scala su Mario Pagano. Ma certo bisognerebbe fare ragionare i promotori (che sono gli stessi di piazzale Loreto) e io non ho abbastanza forza. Verrei con Masseroli e Balducci (manager di un gruppo di investimento immobiliare, ndr) ma se vuoi ci vediamo prima x poterti spiegare bene progetto». A oggi il progetto è ancora sospeso per un mancato accordo tra i costruttori e il comune sul rapporto tra edifici e spazio da destinare al verde.
    Con Sala - stando ai sette di anni di chat che vanno dal 2017 all'autunno 2023 - Boeri cerca una sponda per sponsorizzare progetti o in altri casi un interlocutore con cui lamentarsi. Succede così con lo stadio San Siro. Da sempre fautore della riqualificazione dell'attuale impianto («Difendo anche io San Siro») l'archistar non nasconde la sua amarezza nel 2019 per la bocciatura ricevuta da Milan e Inter del suo "Stadio-Bosco": «Attenzione che si crea un grave precedente di sostituzione di interessi privati e decisioni private ai criteri di informazione e scelta - del Comune - basati su interessi collettivi. Beppe per me è il caso è chiuso, perdere concorsi è del tutto normale... Ma ti segnalo che qui la cosa è diversa». In questo caso da Sala trova comprensione: «Per lo stadio mi sembrano folli - il riferimento è ai due club - E mi stanno mettendo in difficoltà. Ora vediamo cosa da fare».
    Quando nel 2023 prende corpo l'ipotesi due stadi, uno per ogni società, Boeri torna alla carica. L'idea è quella di realizzare il nuovo impianto del Milan nell'area dell'ippodromo La Maura. Dall'architetto, già aspirante sindaco alle primarie del centrosinistra 2010, invita il sindaco a un sopralluogo delle ex piste di allenamento: «Settimana prossima se vuoi ti porto proprietari area ex piste allenamento Snai», digita il 5 gennaio 2023. Di nuovo un mese dopo: «Ciao Beppe, hai 5 minuti x aggiornamento su stadio in area ex ippodromo?».
    Non mancherà in quelle settimane un costante aggiornamento di Boeri sui suoi incontri con il patron americano del Milan, Gerry Cardinale, quando il progetto era ancora in auge. Non tanto sullo stadio, ma sulle aree limitrofe ci aveva fatto un pensiero anche Giuseppe Marinoni, l'ex presidente della Commissione comunale paesaggio per cui la procura di Milano chiede la custodia cautelare in carcere. «Marinoni stesso e Pella (l'imprenditore di società J+S specializzata nella realizzazione di grandi infrastrutture sportive, ndr) - si legge negli atti dell'inchiesta - attendono con ansia (inviandosi a vicenda ogni notizia su dichiarazioni di Sala, Tancredi, e dei gestori dell'Inter e del Milan), per studiare come insinuarsi nei possibili affari della demolizione o trasformazione del Meazza e degli spazi circostanti». Sempre con Pella nell'agosto 2024 Marinoni, descritto dagli inquirenti milanesi come uno «spregiudicato faccendiere» gioisce per la dirittura in arrivo del suo progetto sui Nodi metropolitani agli uffici tecnici del Comune. «Ma sono fiducioso non per l'amministrazione, ma per i partner che ci stiamo trascinando dietro. L'urbanistica l'hanno sempre fatta loro, da 20 anni. Adesso noi li stiamo convincendo a farla un po' meglio». —
  2. SUPER PARCELLE PER CONTROLLATI CONTROLLORI DI SE STESSI . LIBERA INTERPRETAZIONE DI SALA : Alessandro Scandurra
    "Le consulenze da 3,3 milioni di euro? Nessuna corruzione, è il mio lavoro"
    Niccolò Zancan
    Milano
    «Quello che mi sento di dire, innanzitutto, è che sono tranquillo. Anche adesso, nei giorni difficili di questa gogna mediatica. Sono tranquillo perché il mio lavoro è sempre stato alla luce del sole e ogni mio comportamento improntato alla massima trasparenza».
    È una voce ferma. Una voce importante. Perché è una delle prime voci a emergere dopo le accuse che la procura di Milano ha rivolto contro i responsabili della trasformazione urbanistica della città: 74 indagati. Corruzione, falso, pressioni indebite, appalti pilotati: sono questi i reati ipotizzati. In sostanza, cemento su cemento, affari su affari, senza rispetto delle regole e del piano regolatore, favorendo alcuni e sfavorendo altri. Fra i sei indagati per cui la procura di Milano ha chiesto una misura cautelare, c'è anche l'architetto Alessandro Scandurra, progettista e membro della Commissione paesaggio del Comune. Quindi arbitro, e al tempo stesso giocatore. Secondo l'accusa: un clamoroso caso di conflitto di interessi. «Non è così», dice l'architetto in questione. È di Scandurra la voce senza incertezze.
    «La mia nomina è avvenuta seguendo le regole del Comune, che ha ritenuto di onorarmi di questo incarico. Ho sempre tenuto distinti i miei interessi personali dal mio ruolo pubblico. Ho inteso portare avanti l'incarico all'interno della Commissione paesaggio come un servizio civico, sentendone profondamente la responsabilità - è importante che questo emerga - una responsabilità nei confronti dei cittadini e del bene pubblico. Ho sempre rivolto tutta la mia attenzione alla qualità dei progetti, unicamente per il bene della città. Dell'urbanistica».
    Eppure, scrivono gli investigatori nell'ordinanza di custodia cautelare: «A carico di Scandurra, la Guardia di Finanza rappresenta di aver individuato ben nove casi di conflitto di interesse non segnalati dall'architetto, ovvero occulti, riguardo a pratiche che hanno interessato operatori privati e progettisti con i quali Scandurra era in rapporti commerciali, con contestuale mancata astensione dello Scandurra in occasione della trattazione da parte della Commissione per il paesaggio. La Gdf ha rilevato altresì a carico dello Scandurra gli estremi di altre condotte corruttive, in quanto risulta che l'architetto ha ricevuto utilità da importanti costruttori le cui pratiche erano sottoposte alla Commissione per il paesaggio, spesso con rilevanti profili di irregolarità urbanistica». Segue l'elenco delle consulenze: 279.136,00 da Egidio Holding, 138.873,19 da Coima, 321.074,72 da Castello e ben 2.579.127,98 euro da Kryalos in 43 fatture dal primo febbraio 2019 al 28 febbraio 2025. Totale: 3 milioni 318.221 euro e 89 centesimi. Dietro i nomi di questi grandi costruttori ci sono i progetti urbanistici più imponenti della nuova Milano.
    «Ma è proprio questo il fatto» dice l'architetto Scandurra. «È tutto chiaro. Visibile. Trasparente. Ho sempre lavorato in coscienza e buona fede. Ci possono essere modi più subdoli di fare, io non mi sono mai nascosto. Il comportamento che qualcuno ritiene ambiguo, per me è l'esatto contrario. Non mi sono mai confuso sotto altre firme. Non ho mai ricevuto denaro, senza fare fino in fondo il mio lavoro».
    Sulla questione si giocherà molto dell'inchiesta della procura di Milano. Infatti, come annota la Guardia di Finanza: «Le predette utilità, sebbene riferite formalmente a incarichi professionali, possono rappresentare in realtà una forma di retribuzione della messa a disposizione della funzione pubblica di componente della Commissione per il paesaggio da parte di Scandurra». Lavoro o tangente mascherata? Perché Scandurra poteva bocciare o promuovere i progetti, proprio in quel suo ruolo alla commissione. Vedi il caso del progetto immobiliare di via Verziere presentato dalla stessa Kryalos. Dove Scandurra non si astiene dal votare parere favorevole, mentre successivamente in un altro progetto presentato sempre da Kryalos si asterrà. E poi c'è il caso del progetto «Torre Futura» di via Calvino, la costruzione di un ennesimo grattacielo a Milano. Lì l'architetto Scandurra prima boccia il progetto di un concorrente e poi ritorna nel ruolo di progettista. Come è stato possibile? «Avevo già fatto quel tipo di lavoro, una torre progettata con successo. E il nuovo costruttore ha deciso di affidare l'incarico a un professionista esperto di quella tipologia di costruzione. Ho lavorato tantissimo, ci ho messo un'infinità di tempo per fare il mio progetto al meglio e per riuscire così a ottenere, al terzo passaggio in commissione, l'approvazione. Fra l'altro, sono lavori che porto avanti con una cura e un dispendio di energie enormi. Ci tengo che i miei progetti vengano riconosciuti come esemplari». È la seduta numero 19 del 20 maggio 2021. La Commissione si riunisce ed esprime parere favorevole. Scandurra, in considerazione dell'incarico nella stessa commissione, si astiene. «Ma è solo una foglia di fico», scrivono gli investigatori.
    Eppure la difesa dell'architetto Scandurra si fonda sulle stesse carte raccolte dagli investigatori: «È tutto lì. Potranno vedere loro stessi che ogni passaggio è alla luce del sole. Non immaginavo che sarei finito in questo polverone, ma anche dopo le prime notizie sull'inchiesta ho continuato a fare il mio lavoro come sempre». Domanda finale: accetterebbe ancora quell'incarico alla Commissione paesaggio del Comune di Milano? «Posso dire questo. È un servizio che ho dato alla città, ricevendone in cambio grande onore. Ma è stato un servizio estremamente faticoso, perché intanto il mio lavoro è andato avanti indipendentemente da quell'impegno e ancora va avanti. Anche se adesso, ne sono consapevole, verrà messo in crisi da questa situazione. Tutta la mia vita professionale verrà messa in crisi da questa esposizione mediatica, da questa gogna. Fa male. Ma, lo ripeto ancora una volta, sono tranquillo. Perché ho sempre agito in buona fede». —
  3. LA VIOLENZA CONTINUA DEGLI ASSASINI DI GESU': Studi dell'Oregon University e della Bbc: violate le norme internazionali
    La Spianata della Striscia Israele demolisce le case per spingere i civili all'esodo
    nello del gatto
    GERUSALEMME
    Non manca molto che, a un centinaio di chilometri in linea d'aria da quella delle Moschee a Gerusalemme (il Monte del Tempio per gli ebrei), nasca un'altra spianata. La Striscia di Gaza subisce, come i suoi cittadini, la feroce e potente violenza distruttiva della guerra nata con il massacro del Sette ottobre e questa sta portando l'intera area a essere rasa al suolo sia dall'alto, dalle bombe dei caccia israeliani, sia dal basso, dai tank e dalle ruspe dell'esercito.
    Una distruzione sistematica, continua e inesorabile, che non guarda in faccia al tipo di strutture (civili, militari, di servizio pubblico), dovuta alla furia distruttiva della guerra, all'utilizzo delle strutture non militari per questi usi, alla qualità delle costruzioni negli otto campi profughi che ospitava prima della guerra.
    Da quando è iniziato il conflitto, diversi ricercatori universitari e giornalisti stanno monitorando, con l'utilizzo anche di mappe satellitari, la costante e impetuosa distruzione della Striscia. Che ha obbligato molta popolazione non solo a lasciare le case, ma anche abbandonare la Striscia; gli altri, relegati in "zone umanitarie", non esenti da attacchi, ospitate principalmente al Sud di Gaza. Tende di fortuna, troppo fredde e bagnate d'inverno, troppo calde d'estate, dove in ognuna sopravvivono decine di persone in condizioni estreme.
    Secondo il più recente studio dei ricercatori Corey Scher e Jamon Van Den Hoek, che dall'inizio del conflitto monitorano la situazione, tre quinti (191.263) di tutti gli edifici risultano danneggiati o distrutti. Distruzione che ha avuto una piccola pausa durante la tregua tra gennaio a marzo scorso, quando poi Israele ha cominciato a demolire migliaia di edifici.
    Per i due ricercatori tecnici dell'Oregon University, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista della Stanford Law School, unendo aspetti tecnico-scientifici ricavati dall'utilizzo di mappe, immagini satellitari e radar ad annotazioni di carattere legale internazionale, «le operazioni israeliane hanno di fatto causato danni ingenti, eccessivi rispetto all'obiettivo di autodifesa di Israele e in violazione del principio di proporzionalità». Gli studiosi hanno stabilito che Israele aveva il diritto di difendersi dall'attacco di Hamas, ma sapeva che quanto aveva messo in campo non rispettava il principio di proporzionalità.
    Ampie porzioni della distruzione, sono state causate da demolizioni pianificate, sia di edifici già danneggiati che di edifici che sembravano in gran parte intatti. Riprese verificate dalla Bbc mostrano grandi esplosioni, mentre le forze israeliane effettuano demolizioni controllate su infrastrutture. Questo, secondo gli esperti citati dalla tv inglese, porterebbe a dire che Israele ha commesso crimini di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra, che proibisce la distruzione di infrastrutture da parte di una potenza occupante. Un portavoce dell'esercito israeliano ha negato il tutto, spiegando che Hamas ha nascosto «risorse militari» in aree civili e che «la distruzione di proprietà viene eseguita solo quando è richiesta una impellente necessità militare». Alcune di queste demolizioni, avverrebbero anche perché dopo gli attacchi israeliani, miliziani di Hamas minano le strutture e gli scheletri strutturali rappresenterebbero un pericolo, pertanto vengono abbattuti. Non a caso, tra le armi fornite dagli Usa a Israele, ci sono diversi escavatori e ruspe.
    Le demolizioni avrebbero anche lo scopo di forzare i civili a stiparsi, almeno seicentomila, in quella che viene definita da Israele «area umanitaria» ma da altri «campo di concentramento» a Sud della Striscia, nei pressi di Rafah. Sarebbe gestita da forze internazionali, senza la presenza di Hamas. Una volta all'interno, ai palestinesi non sarebbe permesso di trasferirsi in altre zone di Gaza, ma sarebbero invece incoraggiati a «emigrare volontariamente» in altri Paesi non specificati, come ha detto il ministro della Difesa. Mandare via la popolazione di Gaza è un sogno dell'estrema destra israeliana, che vorrebbe riprendere il possesso delle colonie abbandonato nel 2005 e ha trovato terreno fertile negli annunci di Trump a febbraio scorso con il progetto della Gaza Riviera.
  4. I SUOI ELETTORI SI RICONOSCONO IN TRUMP: Trumpstein
    alberto simoni
    corrispondente da washington
    C'è un album rilegato in pelle contenente disegni e lettere di amici inviate al faccendiere accusato di traffico di minori e violenze sessuali morto in carcere nel 2019 Jeffrey Epstein fra i documenti raccolti dal Dipartimento di Giustizia e di cui sino a giovedì sera, quando il Wall Street Journal ha pubblicato la notizia, non se ne sapeva nulla. In quelle pagine, curate da Ghislaine Maxwell, in galera per complicità con Epstein, c'è anche una presunta lettera di Donald Trump. Solo il WSJ ha avuto l'opportunità di visionare il documento, e stando alle descrizioni pubblicate dal quotidiano, ci sarebbe in pagina il disegno di una sagoma di una donna nuda, fatto con un tratto di pennarello, e due archi a evidenziare il seno. Quindi un testo, dattiloscritto, di un dialogo immaginario fra "Donald" e "Jeffrey" e la frase conclusiva dell'attuale presidente: «Un amico è una cosa meravigliosa, buon compleanno – e possa ogni giorno essere un altro favoloso segreto». La firma di Donald è sotto la vita a ricordare i peli pubici.
    Martedì Donald Trump era stato contattato dallo staff del quotidiano. Il presidente ha negato la veridicità della lettera: «Non sono io, è una cosa fasulla. È una bufala del Wall Street Journal. Non ho mai fatto disegni in vita mia, non ho mai dipinto donne. Non è il mio linguaggio e non solo le mie parole», la risposta, pubblicata anche su Truth, in riferimento alle frasi scurrili e disegni espliciti delle lettere contenute nel quaderno. Fra le persone che hanno scritto nel 2003 per ricordare i 50 anni di Epstein figurano la firma del principe del foro Alan Dershowitz e del miliardario Leslie Wexner. Il quaderno – descrive il WSJ – contiene piccole poesie, foto e messaggi di saluto da parte del mondo del business, accademico, di ex fidanzate di Epstein e compagni di infanzia. Ci sono disegni di donne nude a chiudere alcune frasi come l'auspicio per Epstein di «avere quel che vuoi…».
    Jeffrey Epstein è stato un faccendiere newyorchese che per anni ha lavorato come investitore per Wexner e ha accumulato una fortuna. Aveva case a Palm Beach, Manhattan e possedeva un'isola privata ai Caraibi, il luogo in cui portava ragazze minorenni a bordo del Lolita Express – il volo che partiva da uno scalo in New Jersey – e là ne abusava. Molti vip risultano registrati su quei voli. Trump è stato sull'aereo di Epstein sette volte sulla rotta Florida-New Jersey. Mai sull'isola.
    Il legame fra Trump ed Epstein è forte negli anni'90. Nel 2002 Trump in un'intervista lo definì un «ragazzo fantastico, divertente» e ci sono diverse immagini che li ritraggono insieme. Anche con Melania Trump. Le loro relazioni si sono bruscamente interrotte nel 2004. Probabilmente a causa di una disputa per l'acquisto all'asta di una proprietà a Palm Beach che entrambi volevano e poi finita a Trump. «Non ho contatti con Epstein da 15 anni» disse nel 2019 Donald ai tempi della morte in cella del faccendiere.
    Prima del 2019 Epstein era stato arrestato nel 2006 in Florida per reati sessuali. Nell'accordo fatto, e che gli ha riconsegnato la libertà, è marcato come "predatore sessuale". Nel 2023 i documenti del caso della Florida sono stati divulgati e – secondo quanto riferisce il Washington Post che ha fatto una certosina lettura delle migliaia di pagine – non vi sono riferimenti a Trump.
    La vicenda Epstein è tornata alla ribalta il 7 luglio dopo che Pam Bondi, Attorney General statunitense, ha detto che non avrebbe pubblicato i cosiddetti "Epstein Files" poiché non contenevano informazioni rilevanti. Questo ha innescato la rivolta della base Maga nonché dei commentatori dell'ultradestra che da anni denunciano una cospirazione governativa a protezione delle élite coinvolte – a loro dire – negli scandali di Epstein. Esponenti ora al governo con Trump – compreso il vicepresidente Vance – hanno sempre chiesto la completa pubblicazione dei testi. Ora hanno cambiato linea.
    Il faccendiere è morto in carcere suicida nel 2019. Trump ha difeso Bondi e ha invitato la sua base Maga a scordarsi di una vicenda ormai chiusa. Trump ha detto che ci sono documenti «falsi creati ad hoc da Biden e Obama». Ma le parole del presidente hanno ulteriormente alimentato la rabbia. Diversi deputati conservatori hanno chiesto la pubblicazione di tutti i documenti.
    Dopo l'articolo del WJS però l'Amministrazione ha cambiato passo. Ieri Pam Bondi, su spinta di Trump, ha chiesto a un giudice di Manhattan di rilasciare documenti e testimonianze del caso Epstein del 2019 davanti al Gran Giurì. Generalmente questo materiale resta secretato per questioni di sicurezza e privacy. Sarebbe comunque una piccola porzione dei documenti in possesso del Dipartimento di Giustizia.
    Trump, nel frattempo, ha deciso di fare causa al Wall Street Journal e al suo editore, Rupert Murdoch, per diffamazione e calunnia. A lui s'è rivolto per bloccare «una storia fasulla». Senza successo. Il presidente vuole portare proprio il patron dell'impero mediatico in aula: «Non vedo l'ora di testimoniare su questo mucchio di spazzatura».

 

 

20.07.25
  1. SALA LI RAPPRESENTA  TUTTI DA SEMPRE :    La delibera sotto accusa e la sponda all'assessore Così Sala è finito indagato
    monica serra
    milano
    Il giorno dopo lo scandalo dell'urbanistica milanese, si riparte dalle migliaia di documenti acquisiti, dai pareri e dalle autorizzazioni concesse ai nuovi progetti finiti sotto inchiesta, da mail e cellulari sequestrati dalla Gdf. Innanzitutto, da quello dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi che rischia i domiciliari e che per i magistrati ha sempre lavorato a stretto contatto col sindaco Beppe Sala, anche lui tra le decine di indagati, e accusato di false dichiarazioni sulla identità e induzione indebita.
    Nella ricostruzione dei pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini, Tancredi avrebbe «usato» il presidente Giuseppe Marinoni da lui voluto per «orientare i pareri della Commissione per il paesaggio sugli interventi che» di volta in volta «gli segnalava» con toni che in alcuni casi si facevano impositivi. Ma per conto di chi lo faceva? Chi lo chiedeva o lo pretendeva dall'assessore della giunta Sala ora accusato di corruzione? E perché?
    A meno che le sue chat e scambi di messaggi siano stati tutti cancellati prima del sequestro, per ricostruire la natura delle relazioni intrattenute dall'assessore con «società e progettisti a cui prestava particolare attenzione», è fondamentale il contenuto del suo smartphone, ora nelle mani del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf.
    Per i magistrati, l'emblema della presunta «corruzione sistemica» che descrivono nelle centinaia di pagine dell'inchiesta è la delibera di giunta, «proposta da Tancredi di concerto con la direttrice Area Rigenerazione Urbana Simona Collarini» del 12 gennaio del 2023. Con essa Marinoni, da un anno a capo della Commissione per il paesaggio, otteneva il «patrocinio gratuito del Comune» allo studio di «Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050» da portare avanti «paradossalmente presso lo studio Marinoni spa». In questo modo veniva, per l'accusa, attribuito allo «spregiudicato faccendiere» un potere enorme finalizzato a ridisegnare metà della città. I magistrati parlano di «una vasta speculazione edilizia gestita da Marinoni e Tancredi su tavoli non istituzionali attraverso una strategia urbanistica di pianificazione di dettaglio di estesissime aree del territorio di Milano, mappate dallo stesso Marinoni, poste intorno a nove nodi tra la città e l'hinterland». Queste aree oggetto di «intensiva speculazione edilizia» sono Cascina Gobba, San Donato, Baggio, Fiorenza, Famagosta, Linate, Opera, Assago, Figino. Marinoni lo avrebbe condotto nell'esercizio della sua attività privata e dietro pagamento di «alte parcelle», contrattando i contenuti degli interventi nella doppia veste di pubblico ufficiale e professionista con i più potenti gruppi della finanza e di sviluppo immobiliare, a partire da Coima del re del mattone Manfredi Catella. Tancredi contestualmente, per l'accusa, «riceveva gli investitori nei suoi uffici, per partecipare insieme a Marinoni alle loro trattative su quantità di volumi e superficie lorda. Confidando nell'appoggio del sindaco Sala, per una rapida e concreta attuazione», era stata sempre dell'assessore l'idea di ricorrere ad accordi di partenariato pubblico privato fissando quote di edilizia residenziale sociale che giustificassero l'«interesse pubblico» degli interventi per «smarcarsi dai piani attuativi», anche per gli edifici di altezza fuorilegge. Ancora, l'assessore si sarebbe attivato per «motivare» gli uffici comunali ad esprimersi positivamente, visto che i funzionari erano «spaventati dalle volumetrie e dalle altezze proposte per i progetti».
    Per il pool diretto da Tiziana Siciliano, il sindaco Sala e il dg del Comune Malangone «condividevano e appoggiavano le strategie di Marinoni e delle società coinvolte». E proprio la sua riconferma a capo della Commissione per il paesaggio ha fatto finire il primo cittadino sotto inchiesta. Era il 22 dicembre 2024. Il 7 novembre precedente Marinoni, che ora rischia il carcere, aveva ricevuto il primo avviso di garanzia. Per l'accusa, Sala non poteva più non sapere che il tecnico voluto da Tancredi – che mercoledì con gli altri sarà interrogato dal gip Mattia Fiorentini – operasse in «costante conflitto di interessi» perseguendo l'obiettivo di «attuare un Pgt ombra» e ottenendo incarichi «con alte parcelle» dai più importanti operatori della finanza immobiliare. Per la vicenda del Pirellino, invece, il primo cittadino è accusato di induzione indebita. Dopo il pressing che Sala ha ricevuto in chat dall'archistar Stefano Boeri per conto di Catella, non solo Tancredi si è attivato con Marinoni, ma alla fine, dopo due pareri negativi, il progetto del presidente di Coima ha incassato un parere positivo vincolato «a testa bassa» dai componenti dell'organo del Comune. —
  2. IL GRIMALDELLO NAZIONALE : Oltre 14 mila persone hanno acquistato alloggi e sottoscritto mutui ma non possono entrare nella loro abitazione
    Gli acquirenti vittime collaterali dell'indagine "Soldi già versati e ci troviamo senza casa"
    FRANCESCA DEL VECCHIO
    MILANO
    A Milano ci sono oltre quattordicimila persone, circa 1.600 nuclei familiari, nel limbo di case che non hanno mai abitato. Non per scelta, ma perché un'inchiesta giudiziaria ha fermato tutto: cantieri, sogni, mutui, traslochi, vite. È l'effetto collaterale delle indagini della Procura di Milano che, a partire da marzo 2024, hanno messo sotto la lente decine di operazioni immobiliari sospettate di irregolarità. Le accuse riguardano abusi, violazioni delle regole del Piano di Governo del Territorio (pgt) e l'uso improprio dei bonus volumetrici. Così, in diversi quartieri della città, ci sono cantieri sequestrati, progetti bloccati, autorizzazioni sospese. A farne le spese sono le persone che in quei progetti avevano investito tutto. Così, per cercare soluzioni e risposte, da mesi si sono riunite in un comitato, "Famiglie sospese - Vite in attesa". «Non possono essere loro a pagare il prezzo più alto», dice il portavoce del comitato Filippo Borsellino. «Chiediamo alle istituzioni di aprire un dialogo - aggiunge - ma al momento mancano i presupposti». Tra le persone coinvolte c'è chi paga mutuo e affitto insieme, chi vive dai genitori, chi ha figli iscritti in scuole lontane dal quartiere in cui avrebbe dovuto vivere.
    Queste persone hanno acquistato alloggi in cooperative o da privati, in edilizia convenzionata, agevolata, libera. Alcuni hanno firmato il compromesso anni fa, altri hanno già versato il 30% o il 50% del prezzo. In molti casi, le strutture sono già costruite: si vedono i muri, i ponteggi, i cartelli.
    Si parla dello Scalo House di via Valtellina, sequestrato dalla magistratura, delle Residenze Lac in via Cancano, il Parco delle Cave. Ma anche le Park Towers in zona Crescenzago, la Torre Milano in via Stresa. A questi si aggiungono almeno altri 17 progetti bloccati dal Comune per «rischio contenzioso». E poi ci sono i progetti delle cooperative del Consorzio CCL, fermi per problemi tecnico-amministrativi: 385 alloggi in attesa tra Lambrate, Certosa e Niguarda. In totale almeno 420 cantieri a rischio.
    «Il sequestro del cantiere ci lascia con un appartamento che non sarà pronto nei tempi previsti, mentre il nostro affitto sta per scadere», racconta Emanuela che il suo compagno Carlo e tre bambini hanno fatto un investimento da circa 200 mila euro e non possono permettersi di cercare un'altra soluzione. «Abbiamo comprato casa sulla carta per l'arrivo della nostra bambina. Oggi viviamo ancora nel bilocale in affitto», raccontano Piero e Sonia. «La piccola ci chiede spesso quando arriverà la sua cameretta ma al momento un altro acquisto è escluso».
    Simone, invece, che ha 28 anni e vive già nella casa inquisita, non può rivenderla perché il valore è più che dimezzato: «Non posso permettermi un altro investimento, sono bloccato qui, in questo progetto, da due anni», racconta.
    L'inchiesta milanese, comunque, si ripercuote, anche sui progetti dei nuovi studentati. Redo Sgr, gestore di fondi immobiliari, ha rinunciato a tre progetti già ammessi al finanziamento del Ministero dell'Università con le risorse Pnrr. Motivo: non è «in grado di firmare gli atti a causa dei ritardi che si sono accumulati nel rilascio dei titoli abilitativi». Si trattava di tre progetti - Rogoredo, Greco Breda e San Leonardo - in concessione, rispettivamente da 473, 447 e 600 posti letto.
  3. CINISMO ILLEGALE PERBENISTA MILANESE DA SEMPRE : La Procura: "Territorio svilito a merce da saccheggiare , così camuffavano scambi corruttivi"
    "Consulenze in cambio di permessi " Il Pirellino emblema del sistema Milano
    Niccolò Zancan
    Milano
    C'è un solo palazzo vecchio in tutta City Life. Un solo cantiere ancora da iniziare nella zona che ha cambiato per sempre il cielo di Milano, è il quartiere dei grattacieli, delle banche, dei costruttori, dei calciatori e delle influencer. Secondo la procura, la storia di questo palazzo in via Giovanni Battista Pirelli 39, quindi ribattezzato «Il Pirellino», è esemplificativa di cosa sia stato in questi anni il «sistema Milano» applicato all'edilizia: «Un saccheggio». E cioè, più precisamente: «Un vorticoso circuito di corruzione tutt'ora in corso, che colpisce le istituzioni e che ha disgregato ogni controllo pubblico sull'uso del territorio, svilito a merce da saccheggiare». Insomma, nel quartiere di Chiara Ferragni, del celebre «bosco verticale» e dei grandi capitali restava una sola possibile speculazione edilizia.
    Ed è anche lì che sono entrati in scena i protagonisti di questa inchiesta giudiziaria, ramificata e complessa, che va avanti da più di tre anni.
    Il progetto immobiliare del Pirellino risale al 2013, quando l'amministrazione comunale ha deciso di vendere l'edificio che allora ospitava l'ex sede dell'Inps. «L'edificio è composto da una parte a torre di 25 piani, più tre interrati e una parte a ponte che sovrasta via Melchiorre Gioia all'altezza dell'odierno parco Biblioteca degli Alberi di Milano realizzato da Coima». Già, la stessa impresa di costruzioni Coima, presidente Manfredi Catella, che nel 2019 lo compra dal Comune al prezzo di 193 milioni, di cui 18 per il diritto di superficie novantennale sulla autorimessa annessa. E dopo l'acquisto, porta avanti il progetto affidato al team vincitore: «Diller Scofidio» più «Renfro» e «Stefano Boeri Architetti». Il piano prevede la riqualificazione del vecchio grattacielo destinato a uffici e la nuova costruzione della cosiddetta «Torre Botanica» da destinarsi a residenze. Quindi, altri «terrazzi dotati di ampie vasche» per ospitare «alberature e cespugli», una sorta di Bosco Verticale 2.0. Il progetto prevede più piani, più spazio, più cemento, più orizzonte consumato e un gigantesco ritorno economico. Solo che succede un fatto: quel piano non convince i tecnici degli uffici del Comune di Milano. È considerato «eccessivo» nelle volumetrie, «irrazionale» nel progetto. Esagerato persino per una città esagerata come questa. Qui, solo qui, negli ultimi dieci anni sono stati spesi 30 miliardi sull'edilizia, ovvero più di quanto sia stato speso in tutto il Piemonte e in tutta la Toscana nello stesso periodo. È questa la «palazzopoli» milanese. Ecco perché bisogna seguire la storia dell'unico palazzo vecchio nella scintillante «City Life».
    Il parere fondamentale sul «Pirellino» spetta alla figura chiave dell'inchiesta. È Giuseppe Marinoni, nato a Tradate nel 1961, progettista per i privati e al tempo stesso presidente della Commissione Paesaggio del Comune di Milano. È in questo doppio ruolo – secondo gli investigatori, in lampante conflitto di interesse – che deve dare la sua parola decisiva sul progetto di ristrutturazione e ampliamento: «Parere negativo». In particolare boccia la costruzione di un ingresso a forma di ponte e le volumetrie eccessive. Siamo nel 2023. Seguono pressioni. Seguono incontri. Seguono minacce neanche troppo velate, secondo la Procura di Milano. Con questo risultato: da parere «contrario», a parere «favorevole con riserva», a parere «favorevole senza riserve».
    Ecco perché, secondo gli investigatori, questo è un caso esemplare: «La vicenda del Pirellino dimostra proprio l'aspetto della mancanza di indipendenza e della ricattabilità sia di Marinoni, nell'esercizio della sua funzione tecnica in seno alla Commissione per il paesaggio, sia dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi nell'esercizio del suo ruolo politico». Quando spiegano all'archistar Boeri che l'idea della sua torre botanica non convince, lui risponde con una battuta altrettanto esemplificativa: «Ci bocciate tutto, siete diventanti di Potere al popolo».
    No, alla fine nessuna bocciatura. Per la procura di Milano, la politica locale – la giunta, a partire dal sindaco Giuseppe Sala – per un'altra volta si è inchinata alle richieste dei costruttori, dei progettisti e degli architetti. E quindi le ragioni economiche dei privati hanno prevalso sull'interesse pubblico. «Asservimento dell'esercizio dei ruoli istituzionali», dice la procura. «Inevitabile cedevolezza», questa è l'espressione riferita a Marinoni nel suo ruolo di arbitro. E poi: «È stato ampiamente argomentato che l'indagato Marinoni concepisce la funzione di membro e presidente della Commissione per il paesaggio, di cui è stato officiato dal sindaco Sala nel novembre 2021 e nel novembre 2024, come un'opportunità di cui approfittare per trarne il massimo profitto, accrescere esponenzialmente i propri guadagni mediante le relazioni più fruttuose, in un vorticoso circuito di corruzione tutt'ora in corso, che colpisce le istituzioni e che ha disgregato ogni controllo pubblico sull'uso del territorio». Ma se si ipotizza la corruzione, dov'è la tangente?
    No, non ci sono puf pieni di banconote in questa inchiesta. Ma c'è stato uno spropositato numero di speculazioni edilizie. E c'è stato un vorticoso giro di denaro. Erano buoni affari per qualcuno o erano buoni affari per tutti? La procura di Milano spiega dove si troverebbe il tornaconto illecito. «Marinoni non disdegna nemmeno, quando se ne presenta l'occasione, più modeste offerte di denaro o di consulenze, che camuffano scambi corruttivi, per far passare in Commissione paesaggio i progetti che gli vengono segnalati, sempre comunque con il doppio fine di mantenere buone relazioni nel circolo corruttivo che contribuisce efficacemente ad alimentare di giorno in giorno».
    La procura ritiene che da questo sacco della città di Milano tutti gli indagati abbiano avuto, in un modo o nell'altro, qualcosa da guadagnarci. Ora servono le ragioni degli indagati. —
  4. TEATRINO E DIFESA POLITICA DI SALA ASSOLVETELO SEMPRE DA TUTTO, RAPPRESENTA TUTTO L'ARCO COSTITUZIONALE UNO E TRINO : Sala
    FRANCESCA DEL VECCHIO
    FRANCESCO MOSCATELLI
    MILANO
    Testa bassa e pedalare. Chi segue Beppe Sala su Instagram sa che la bicicletta è una delle sue passioni. E così ieri il sindaco di Milano - indagato per false dichiarazioni relativamente alla nomina del presidente della Commissione paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e di induzione indebita a dare o a promettere utilità per il progetto del Pirellino dell'architetto Stefano Boeri e dell'imprenditore Manfredi Catella -ha cercato per quanto possibile di rispettare il primo comandamento di ogni ciclista. Ha trascorso la giornata asserragliato nel suo ufficio al secondo piano di palazzo Marino, indifferente alle proteste di Fdi e Lega che in piazza della Scala hanno srotolato uno striscione per chiedere le sue dimissioni (in prima linea la vice di via Bellerio Silvia Sardone ma anche il figlio del presidente del Senato Lorenzo La Russa). Chi ci ha parlato lo descrive amareggiato da accuse che ritiene profondamente ingiuste, ma anche determinato ad andare avanti nella sua azione amministrativa. In questo lo avrebbero supportato le numerose telefonate di solidarietà ricevute, a partire da quella della leader del Pd Elly Schlein. Fra i dem ha avuto un faccia a faccia anche con il segretario metropolitano Alessandro Capelli, che come tutto il partito gli ha assicurato il suo sostegno. Sala ha ribadito di non essersi mai occupato della Commissione paesaggio e di non aver nemmeno mai avuto il numero di telefono di Marinoni, come pure di non aver mai promesso nulla sul Pirellino, cantiere fermo da sei anni. Per entrare nel merito di questi aspetti, però, ci sarà tempo lunedì, quando il sindaco ha annunciato che si presenterà davanti al consiglio comunale per spiegare le sue ragioni. Difficile che convinca l'opposizione, ma dovrà provarci almeno con la fronda interna rappresentata dal Verde Carlo Monguzzi, sicuramente il più critico fra i consiglieri del centrosinistra.
    Entro il weekend Sala dovrà sciogliere anche alcuni nodi politici. Il Pd ha chiesto le dimissioni dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, accusato di corruzione e per il quale la procura ha chiesto i domiciliari. Dimissioni che potrebbero arrivare già nelle prossime ore. Ieri Tancredi è stato a lungo a colloquio con Sala, per poi andarsene dal Comune in scooter senza rilasciare dichiarazioni. Il sindaco dovrà anche fronteggiare gli attacchi provenienti dal centrodestra e dal Movimento Cinque Stelle. Perché se è vero che il partito di Giuseppe Conte non fa parte della sua maggioranza e a Milano ha un peso relativo, poco più del 5% alle ultime elezioni europee, e che il centrodestra non è compatto (Forza Italia è su posizioni più garantiste), è anche vero che contro di lui si è mosso un peso da novanta come Ignazio La Russa, che ha definito la giunta Sala «inadeguata». Un affondo controbilanciato, e questo è interessante guardando agli equilibri interni al partito della premier, dall'uscita del ministro della Difesa Guido Crosetto, per cui «a Milano parte della magistratura ha deciso di sostituirsi al legislatore, e questo è molto pericoloso». E pure dalla stessa Giorgia Meloni per cui «un avviso di garanzia non porta automaticamente alle dimissioni. Decida Sala». La strategia di Sala per ora, più che alle parole, si affida ai fatti. Di prima mattina ha tenuto una riunione di giunta già programmata (unico assente Tancredi). Più tardi, invece, ha ricevuto il presidente dell'Inter Beppe Marotta e il delegato Uefa Michele Uva. San Siro è uno degli stadi candidati a ospitare gli Europei 2032 e proprio in queste ore anche sul futuro dell'impianto qualcosa si muove: è di due giorni fa la notizia che il Tar di Milano ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dal comitato "Sì Meazza" per la vendita dell'impianto. Un via libera passato quasi inosservato a causa dell'inchiesta sull'urbanistica. Riaprire il dossier San Siro in una giornata del genere, però, è un segnale inequivocabile di Sala a chi già sognava un suo passo indietro. —
  5. LA PROVA DEL SODALIZIO MILANESE : la legge bipartisan naufragata
    "Salva Milano" inpantanato al Senato La norma adesso rischia la decadenza
    Il "Salva Milano" passato tra le polemiche alla Camera a fine 2024, da allora non ha fatto più passi avanti, rimanendo sostanzialmente bloccato in Senato. Ora rischia la decadenza. Le forze politiche si divisero secondo uno schema inedito: Pd, Azione, Iv e Più Europa schierati con tutta la maggioranza per il sì; M5s e Avs fortemente contrari (e apertamente critici nei confronti dei democratici). Ma all'arrivo in Senato sopraggiunse una novità: il tentennamento del Pd sulla norma che - via, via - si è sfilato dal fronte del sì. L'iter travagliato del "Salva Milano" era iniziato con una telefonata tra il vicepremier con delega alle Infrastrutture, Matteo Salvini e il sindaco Sala: si parlò di una norma per chiarire il destino di alcuni grattacieli al centro di un intervento della Procura. L'idea del ministro era di lavorare ad una legge bipartisan da inserire in fase di conversione del decreto salva-casa. Ma il progetto sfumò, per contrasti in maggioranza. L'ipotesi successiva fu che entrasse nel dl Infrastrutture: ma, anche in questo caso, emerse la mancanza degli estremi per l'ammissibilità. —

 

 

19.07.25
  1. SALA , l'uomo di TRONCHETTI IN TELECOM, RAPPRESENTA CHI CONTROLLA MILANO ed e' difeso da GOVERNO ED OPPOSIZIONE :   Trema
    Milano
    FRANCESCA DEL VECCHIO
    monica serra
    MILANO
    L'ultimo filone di inchiesta sull'urbanistica milanese fa finire indagato il sindaco Beppe Sala. C'è anche il suo nome tra quelli coinvolti nel fascicolo per cui i pm chiedono gli arresti domiciliari per il re del mattone Manfredi Catella e per l'assessore comunale alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi: una notizia che scatena un terremoto, il secondo in pochi mesi dopo il caso Oggioni.
    Questa volta, però, tocca il vertice politico della macchina comunale. Al punto che il centrodestra, ma anche il M5s, chiede le dimissioni del sindaco. Le accuse, per Sala, sono di false dichiarazioni sull'identità per la nomina del presidente della Commissione per il paesaggio del comune, Giuseppe Marinoni, e di induzione indebita a dare o promettere utilità dopo il pressing di Boeri per sbloccare la pratica sul Pirellino di Catella.
    Dopo tre anni di fascicoli e indagini su singoli progetti urbanistici, la nuova inchiesta tira le somme sui «profili di incontrollata espansione edilizia», come scrive il procuratore Marcello Viola. Decine le perquisizioni del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza negli uffici del Comune e negli studi di progettisti-architetti e imprenditori. Sono state sequestrate le carte su 30 progetti e pratiche edilizie fino a oggi non coinvolte nelle inchieste.
    Oltre a Catella, il potente imprenditore che ha ridisegnato lo skyline di Milano, immobiliarista fondatore di Coima, società che partecipa a diversi progetti di edilizia della città tra cui il villaggio olimpico, e Tancredi, per cui sono stati chiesti i domiciliari con l'accusa di corruzione, ci sono anche Andrea Bezziccheri, imprenditore emergente che ha firmato le Park Tower e il complesso «Hidden Garden» in piazza Aspromonte (nella sua cassetta di sicurezza sono stati sequestrati 120 mila euro in contanti), Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente ex presidente e membro della Commissione paesaggio di Palazzo Marino e Federico Pella di S+J. Per tutti loro i pm hanno avanzato la richiesta di misura cautelare in carcere. La decisione spetterà al gip Mattia Fiorentini che, dopo gli interrogatori preventivi fissati il 23 luglio, deciderà se accogliere le richieste della procura. Indagato ma non destinatario di provvedimenti cautelari, lo stesso Boeri, che era già stato coinvolto nel primo filone. «Ho operato in maniera corretta. Spero che venga accertata la mia estraneità», si difende.
    Secondo l'ipotesi dei pm, Catella avrebbe ottenuto vantaggi in appalti attraverso incarichi conferiti a soggetti vicini all'amministrazione, in un contesto in cui Tancredi avrebbe operato «certo di poter contare sull'appoggio del sindaco». Nel frattempo, la politica si scatena. Non sa ancora che Sala è indagato ma negli atti della procura compare un passaggio chiave: Tancredi - scrivono i pm - «agiva nella convinzione che il sindaco fosse dalla sua parte». Una frase che da sola basta a scatenare le opposizioni e a spingerle a chiedere la testa del sindaco. Che Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia - seppur con gradazioni diverse - cogliessero l'occasione per chiedere a Sala un passo indietro era scontato: «Profonda preoccupazione» per un «sistema marcio», si registra dalle varie dichiarazioni. Matteo Salvini parla di «sconcerto per una città tenuta ferma da Sala», Tajani ribadisce il garantismo azzurro ma auspica «un cambiamento» per Milano. FdI annuncia che farà richiesta formale di dimissioni. Tutto secondo il copione.
    Sorprende, però, la reazione di Giuseppe Conte: «Attendiamo che chi ha responsabilità politiche ne tragga le conseguenze». Tradotto, il sindaco si faccia da parte.
    Al contrario, sul fronte del Pd che appoggia Sala in Comune, si registra un certo imbarazzo. Nessuna dichiarazione dal Nazareno, né dalle segreterie regionale e cittadina. Imbarazzo doppio visto che il Pd, in una prima fase, aveva appoggiato il «Salva Milano», la discussa norma che avrebbe consentito la prosecuzione dei cantieri bloccati attraverso una sanatoria parziale delle presunte irregolarità. Questo nuovo capitolo è legato al filone invernale, con l'arresto di Giovanni Oggioni, ex vicepresidente della Commissione Paesaggio. In quel caso la procura aveva messo sotto accusa un ampio numero di interventi edilizi realizzati sfruttando in modo ritenuto abusivo il meccanismo della «ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione», previsto dal Testo unico dell'edilizia. L'escamotage avrebbe consentito di costruire nuovi edifici aggirando i vincoli urbanistici delle nuove edificazioni. Le due inchieste mostrerebbero elementi comuni: l'utilizzo, secondo i pm, di scorciatoie procedurali, l'interferenza tra funzione tecnica e indirizzo politico, e una mancanza di controlli sui passaggi autorizzativi. —
  2. LA GRANDE TORTA  MILANO : Il pressing dell'archistar fa finire nei guai il sindaco di Milano: "Rischiamo la rottura"
    Il super consulente comunale "Attuiamo un piano ombra che garantisce alte parcelle"
    Milano
    L'inchiesta che ha terremotato il Comune di Milano travolge il sindaco Beppe Sala. Anche il suo nome è stato, infatti, iscritto nel registro degli indagati dalla procura. È accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità e di false dichiarazioni sull'identità. Il modello Milano della gestione urbanistica che ha voluto e rivendicato il primo cittadino, per i pm, è un «vorticoso circuito di corruzione che colpisce le istituzioni e che ha disgregato ogni controllo pubblico sull'uso del territorio, svilito a merce da saccheggiare».
    La maxi inchiesta che colpisce al cuore la giunta milanese, descrive da una parte le «eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per il paesaggio» dall'altra la «strumentalizzazione che ne fa la politica, principalmente l'assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala e il direttore generale Christian Malangone – servendosi di Marinoni – per portare avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e soddisfare i loro interessi».
    Non usano mezzi termini i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici per disegnare la «corruzione sistemica e ambientale» che avrebbe caratterizzato «l'incontrollato sviluppo immobiliare» milanese al centro del blitz della Gdf che all'alba di ieri ha portato a decine di perquisizioni, indagati e a sei richieste di arresto tra carcere e domiciliari.
    Da una parte Sala è accusato di false dichiarazioni per la nomina del presidente della Commissione per il paesaggio Giuseppe Marinoni. Anche il primo cittadino, infatti, per l'accusa, sarebbe stato consapevole della sua «condizione di totale conflitto di interesse». Lo «spregiudicato faccendiere», come definiscono Marinoni i magistrati del pool diretto dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dal procuratore Marcello Viola, fino a qualche mese fa avrebbe agito con la «copertura» dell'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, con l'obiettivo di attuare un «Pgt ombra» in cambio di «incarichi privati dagli operatori della finanza immobiliare e proprietari di aree, coinvolti nei maggiori interventi urbanistici»: remunerative consulenze che riceveva anche attraverso la «J+S spa di Federico Pella» di cui, per il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sarebbe «partner». Al punto che, due anni fa, in una chat col socio, Marinoni scriveva: «Se riuscissimo a concludere anche solo metà» dei progetti che «abbiamo avviato in questi 6 mesi avremmo lavori per il prossimo lustro...Stiamo attuando un Pgt ombra ahah... e con alte parcelle». Con una delibera del dicembre 2023 voluta da Tancredi, il suo studio privato aveva, infatti, ottenuto «il patrocinio gratuito del Comune di Milano allo "Studio" di una strategia Urbana e paesaggistica "Porte Metropolitane – Milano 2050"».
    Tra le tante vicende descritte negli atti e relative a numerosi interventi nel mirino della Gdf – dai Bastioni di Porta Nuova allo Scalo di Porta Romana, ossia lo «studentato post Villaggio Olimpico» – quella che coinvolge Beppe Sala è il progetto dell'ex Pirellino-Torre Botanica. Perché, per ottenere il via libera della Commissione al progetto del re della Milano dei grattacieli Manfredi Catella, l'archistar Stefano Boeri si sarebbe rivolto direttamente al sindaco usando in una chat toni che i pm definiscono «molto risoluti e di comando». E avrebbe incassato il suo interessamento e, alla fine, il parere positivo richiesto.
    Il giorno prima del voto sul progetto già due volte bocciato, per conto di Coima, Boeri – in questo caso indagato per la terza volta – scrive infatti a Sala: «Marinoni sta sbagliando. E non solo con noi. Se insiste rischiamo rottura. È ricorso al Tar e Catella che va sui giornali». Nella chat con il primo cittadino, Boeri afferma di averne «parlato a lungo con Giancarlo, Mario e Cristian» che gli investigatori identificano nell'assessore Tancredi, nell'ex capo di gabinetto di Sala e nel dg del Comune. «Ultima cosa crearti problemi – aggiunge – ma prendilo come warning per domani». La risposta del primo cittadino lo fa finire nei guai: «Mi dicono che non è solo il presidente. Ovviamente so quello che mi riferiscono. E devo fidarmi del giudizio di Giancarlo. Domani mattina rivedo con calma».
    Così, Tancredi si attiva con Marinoni per un parere positivo condizionato alla fine accordato: «Ti ricordo per esame domani Pirellino che un parere positivo solo sulla soluzione planovolumetrica ci metterebbe al riparto da attacchi, anche ovviamente a me, da Catella e Boeri. Boeri ovviamente ha già parlato al sindaco della vicenda. Confido nella tua sensibilità e grande capacità di gestire questo parere».
    Chat e messaggi che per l'accusa rendono con «precisione l'assoluta mancanza di indipendenza e l'asservimento dell'esercizio dei ruoli istituzionali nonché delle continue interferenze poste in essere dall'assessore Tancredi, fuori dalle regole e sempre d'intesa con Marinoni, tutte esclusivamente sbilanciate a favore degli interessi del privato». Soprattutto davanti a big come Boeri e Catella, anche gli altri membri della commissione – si legge nelle chat– alla fine sono «tutti con la testa bassa».m.ser.
  3. TENTATO FURTO EX PARLAMENTARE  : Respinto il ricorso di centinaia di ex onorevoli. Conte: nostra vittoria
    Resta il taglio dei vitalizi per gli ex deputati
    I vitalizi per gli ex deputati non torneranno. Il Collegio d'appello della Camera, in pratica la Cassazione di Montecitorio, ha confermato il no al ricorso presentato da circa 800 ex deputati per eliminare il taglio ai propri vitalizi, deciso nel 2018 sotto la presidenza di Roberto Fico.
    Una richiesta di azzerare quella delibera motivata con il fatto che nel 2022 a Palazzo Madama ne era stata accolta una simile presentata da un nutrito gruppo di ex senatori. Una differenza che Giuseppe Conte richiama per dire che «dove ci siamo noi, i privilegi non ritornano». Un riferimento al fatto che a Montecitorio c'è una rappresentante M5s nel collegio (Vittoria Baldino), mentre al Senato no. Per Conte è stata difesa «una battaglia storica del Movimento» e confermata la bontà di quella delibera di sette anni fa, «sul piano etico, morale, ma anche giuridico». La partita, però, non è del tutto chiusa, perché i ricorrenti, esauriti i livelli giurisdizionali, potrebbero ancora rivolgere un appello in sede politica all'ufficio di Presidenza della Camera, oggi guidato dal leghista Lorenzo Fontana. —

 

 

 

 

18.07.25

 

DAGOREPORT

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962 (10)

John Kennedy fu il più infedele puttaniere del XX secolo, non soltanto per la sua lunga e tragica storia con Marilyn Monroe (che condivideva nel suo letto con il fratello Robert), ma perché trasformò la Casa Bianca in una gigantesca casa di appuntamenti mondani ed erotici. Tra le sue amanti, giusto per citarne alcune, ci sono Betty Grable, Sophia Loren, Jean Simmons, Lee Remick, Pamela Turnure, Mary Pinchot Meyer.



Sull’altra sponda del letto presidenziale, c’era una First Lady frustrata. Non tanto per le corna: “Sapevo che non lo trovavano un grande amante, e in effetti non lo era. Voleva la sveltina per poi tornare a parlare al telefono con qualche stupido politico. Dopo aver fatto sesso con me, si girava subito dall'altra parte per dormire. E io restavo lì a sentirlo russare, quasi in lacrime per non essere sta soddisfatta come donna”, confidò Jackie.

Al bordello continuo di John Kennedy, per ripicca, Jackie rispose botta su botta, trombando non solo i due fratelli del marito (Robert e Ted), ma si fece una fama di ninfomane portandosi a letto Warren Beatty, Peter Lawford, Gregory Peck, Frank Sinatra, un riluttante Marlon Brando (“Aspettava che le chiedessi di andare a letto insieme, alla fine me lo ha chiesto lei”), imparò a fare bene i pompini grazie a William Holden (“Suo marito non insisteva a chiederlo, così le ho detto io come fare. All'inizio era riluttante, ma una volta preso il ritmo, non si fermava più”).



jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962 (11)

Sotto il segno della mondana cattiveria di Truman Capote, la smodata vita sessuale di Jackie era attratta da principi e milionari, politici, scrittori, ballerini, insomma la crème della società internazionale.



Andava pazza per Andre Malraux e John P. Marquand, figlio di un premio Pulitzer Prize, col quale consumò in ascensore. Rimase delusa quando intrecciò una storiella con Paul Newman e scoprì che aveva lo stesso pene del marito morto assassinato a Dallas.



Invece, con lo scrittore Philip Roth, fu cilecca. Vanno a un party, flirtano, lei se lo porta a casa, ma non "concludono". È lo stesso Roth a riconoscere, nella sua prima autobiografia, che con Jackie vedova Kennedy non gli si è alzato: “Era come baciare un monumento nazionale”.



Ma tra i due ninfomani della Casa Bianca il sodalizio sessuale si ruppe definitivamente il 5 agosto 1962, quando le prime pagine dei giornali annunciarono la morte di Marylin Monroe. Per sfuggire a pettegolezzi e speculazioni sulla relazione clandestina tra il marito e l’attrice, già lievitati quando, nel maggio 1962, Marilyn Monroe indossò il suo famoso abito color carne per cinguettare le note di Happy Birthday Mr. President tra le mura del Madison Square Garden di New York.

Incazzata come una biscia, l’8 agosto 1962, tre giorni dopo la morte di Marylin, Jackie raggiunse Ravello, sulla Costiera amalfitana, accolta come una regina dall’allupatissimo Gianni Agnelli.



E Ravello si trasformò in un’alcova rovente (“la vacanza più bella della sua vita”, come lei stessa amava ripetere) al punto che invece di due settimane Jackie la prolungò di altri sette giorni finché non piombarono agenti dei servizi segreti americani a prelevarla come un Almasri per riportarla a Washington dal marito cornuto e incazzato. Per ripicca ci fu anche una liason Marella Agnelli-John Kennedy (confidenza di informatissima socialite)



L’articolo che segue racconta bene come andò la vacanza erotica di Jackie a Ravello e dintorni.





JACKIE KENNEDY A RAVELLO: QUELLA LUNGA VACANZA E LA LOVE STORY CON GIANNI AGNELLI

Articolo di Emiliano Amato per quotidianocostiera.it – pubblicato l’8 agosto 2024



Era l’8 agosto del 1962 quando la first lady d’America, Jacqueline Kennedy, scelse Ravello per le sue vacanze italiane. Giunse a bordo di un aereo privato all’aeroporto di Pontecagnano per poi raggiungere, in auto, la “Divina”.



Con la figlioletta Caroline, la sorella Lee Radziwill, il cognato e un seguito composto dalla bambinaia e dalla segretaria, era scortata dai mezzi della polizia e da due uomini del suo servizio di sicurezza.



Jacqueline arrivò in una raggiante Ravello, accolta dalla banda musicale e dalla folla festante, a soli quattro giorni dalla morte sospetta di Marilyn Monroe.



Soggiornò per tre settimane, fino al 31 di agosto, a Palazzo Episcopio, antica dimora di proprietà dei Duchi di Sangro, già residenza di Vittorio Emanuele III. Nelle sue sale, nel 1944 giurò il primo governo di Unità nazionale e il 5 giugno di quello stesso anno si registrò il passaggio luogotenenziale del regno al principe Umberto.
Nelle tre settimane italiane la Kennedy era coccolata dalla governante di Villa Episcopio, la signora Flora Mansi e dalle figlie Margherita e Maria.



A Ravello Jacqueline ricevette la cittadinanza onoraria dall’allora sindaco Lorenzo Mansi e le fu dedicato uno spettacolo di balli folkloristici, tenuto da piccoli e giovani figuranti ravellesi in piazza Vescovado. In quella occasione anche i graziosi John John e Caroline indossarono gli abiti tipici da “Tarantella”. Lo spettacolo fu curato dal maestro Mario Schiavo che compose una Ninna Nanna per la piccola Caroline.

Pur “imprigionata” da rigide misure di sicurezza, amava forte il contatto con la gente e spesso chiedeva alle figlie dei vicini di casa, Anna e Viviana Mansi, di poter giocare con John John e Caroline.



Durante il giorno preferiva recarsi al mare a Conca dei Marini, presso la residenza dei D’Urso, famiglia legata all’avvocato Agnelli da un’amicizia di vecchia data. Fu proprio in quella circostanza che avvenne il primo incontro tra il capitano dell’industria italiana e la first lady d’America.


Spesso si vedeva l’avvocato accompagnare Jacqueline in giro per la Costa d’Amalfi. Durante le loro uscite i due vennero spesso immortalati assieme; lui nelle sue impeccabili mise marinare, e lei con lo charme che faceva tendenza negli anni della Dolce Vita.



Aveva trentatré anni Jackie, ed era bellissima. Ogni mattina prendeva posto su una Fiat 600 decappottabile messa a sua disposizione dalla Fiat, e si recava ad Amalfi per praticare lo sci nautico, sport che prediligeva. A bordo del mitico “Veliero Blu” ormeggiato alle banchine del molo pennello, o mentre era seduta al tavolo del bar San Domingo, in Piazza Vescovado, per un after dinner era sempre con lui Gianni Agnelli.



La notizia di quella assidua frequentazione fece subito il giro del mondo e la stampa americana vi cucì intorno la trama di una love story, versando fiumi d’inchiostro sulle pagine di cronaca rosa. Gli ingredienti per lo scoop c’erano tutti: il fascino di entrambi i protagonisti, la bellezza dello scenario che li ospitava, il sapore mondano e spensierato dell’estate ravellese di quegli anni, gli sguardi e i sorrisi reciproci rubati dall’obbiettivo indiscreto di qualche fotografo, autorizzati a “scattare” soltanto con i tavoli dei bar sgombri da bicchieri.

L’avvocato pernottava spesse volte a Villa Episcopio, dove aveva persino una stanza tutta per sé. E non appena la notizia giunse all’altro capo del mondo, il giornalista americano Edward Klein fu il primo a dare l’annuncio che tra Agnelli e la Kennedy era sbocciata una love story. I due finirono così nel mirino dei paparazzi che scattarono una foto dietro l’altra, mentre si scatenavano le fantasie dei cronisti.



In un tale clima il presidente degli Stati Uniti John Kennedy, non poté rimanere a lungo all’oscuro dei fatti, malgrado le preoccupazioni legate al duro braccio di ferro con l’Urss, per via delle basi missilistiche a Cuba. Il presidente si era mostrato tanto risoluto nel gestire quella crisi da far temere un conflitto.


E quando questa storia superò il limite della sua pazienza, ordinò alla moglie di rientrare a casa: “More Caroline, less Gianni” (“Più Caroline, meno Gianni”), recitava il laconico ma eloquente messaggio inviato a Jackie. Così si concluse il primo viaggio italiano della first lady e con esso anche una tra le love story che hanno maggiormente appassionato i curiosi di tutto il mondo.



Per anni questa storia rimase puro pettegolezzo, fino a quando lo scrittore americano Gore Vidal (il primo dei tre mariti della mamma di Vidal si era risposato con la mamma della first lady d’America) nel 2005, in procinto di lasciare definitivamente Ravello, confidò che ci fu realmente qualcosa più di un flirt tra Gianni Agnelli e Jacqueline Kennedy.


Mentre la First Lady, rientrata in America, dopo poco più di un anno vide suo marito morire e non tornò mai più a Ravello, l’Avvocato ha continuato ad essere ospite fisso della perla della Costiera per tutta la sua vita. L’ultima visita risale al 2001, quando giunse da Amalfi, tappa di una minicrociera a bordo del panfilo rimorchiatore “F-100”, successore dell’altrettanto celebre “Veliero Blu”, con la moglie Marella ed un giovanissimo John Elkann.

 

 

 

 

17.07.25

TRUMP, OBAMA, CLINTON . BILL GATES.

 

  1. ] Wired ha esaminato con due esperti indipendenti di video analisi forense i file da 21 gigabyte diffusi dal dipartimento di Giustizia. Utilizzando uno strumento per i metadati, abbiamo analizzato i dati Exif (Exchangeable image file format) e Xmp (Extensible metadata platform) per identificare un'eventuale post-elaborazione.



    Il file "grezzo" è stato chiaramente elaborato con un prodotto Adobe, molto probabilmente Premiere […]. Gli esperti spiegano che i software Adobe, compresi Premiere e Photoshop, lasciano tracce nei file esportati, spesso incorporando metadati che registrano sia gli strumenti utilizzati che le azioni eseguite in fase di montaggio.



    In questo caso, i dati indicano che il 23 maggio 2025 il file è stato salvato almeno quattro volte nell'arco di 23 minuti da un account di un utente Windows chiamato “Mjcole~1” (non indicano invece se il filmato sia stato modificato prima di ogni salvataggio).

    LA CELLA IN CUI E' STATO TROVATO MORTO JEFFREY EPSTEIN



    I dati suggeriscono anche che il video caricato da Fbi e dipartimento di Giustizia non è stato esportato direttamente da un filmato continuo e grezzo proveniente da una telecamera di sorveglianza, ma è invece composto da almeno due file mp4 separati e poi assemblati.



    I metadati includono riferimenti ai file del progetto di Premiere e a due specifici clip sorgente, 2025-05-22 21-12-48.mp4 e 2025-05-22 16-35-21.mp4. Queste voci compaiono in una sezione dei metadati denominata "ingredienti", che fa parte del sistema interno usato da Adobe per monitorare il materiale di origine nelle esportazioni modificate. I metadati non chiariscono in quale punto del video le due clip siano state unite.



    Hany Farid, un professore dell'università della California di Berkeley ha esaminato i metadati su richiesta di Wired. […] Il professore sostiene che i metadati sollevano preoccupazioni sulla catena di custodia, come viene definito il processo di gestione documentata delle prove digitali, dalla raccolta alla presentazione in tribunale.



    modifiche ai metadati nel video dell fbi sulle ultime ore di epstein in carcere 6

    Proprio come quelle fisiche, spiega, anche le evidenze digitali devono essere maneggiate in modo da preservarne l'integrità; pur non essendo sempre precisi, i metadati possono fornire importanti indizi sul fatto che questa integrità sia stata compromessa.



    "Se un avvocato mi portasse questo file e mi chiedesse se è adatto a essere presentato in tribunale, risponderei di no. Gli direi di tornare alla fonte., fare le cose per bene – dice Farid – e di fare un'esportazione diretta dal sistema originale, senza sotterfugi".



    Farid segnala la presenza di un'altra anomalia: l'aspect ratio del video – cioè il rapporto tra la larghezza e l'altezza dell'immagine – cambia palesemente in diversi punti. "Perché improvvisamente vedo un aspect ratio diverso?", si chiede.



    modifiche ai metadati nel video dell fbi sulle ultime ore di epstein in carcere 4

    Stando a un rapporto del 2023 redatto dall'ufficio dell'Ispettore generale (Oig) del dipartimento di Giustizia, l'Mcc, la struttura di detenzione in cui Epstein è stato trovato impiccato, disponeva di circa 150 telecamere di sorveglianza analogiche. Ma a partire dal 29 luglio 2019, circa la metà – compresa la maggior parte di quelle all'interno dell'Shu – non ha potuto registrare a causa di un errore tecnico.



    La riparazione del sistema era prevista per il 9 agosto, la notte prima del ritrovamento di Epstein. Il tecnico incaricato tuttavia non ha potuto accedere all'attrezzatura necessaria perché l'agente che doveva accompagnarlo stava per terminare il proprio turno.



    Nel momento in cui il personale dell'Mcc ha trovato Epstein impiccato nella sua cella, c'erano quindi solo due telecamere in funzione nei pressi dell'Shu: una che copriva l'area comune e le scale vicino all'ingresso dell'adiacente Unità 10 sud, e un'altra che monitorava il vano dell'ascensore al nono piano. Nessuna delle due ha ripreso la porta della cella di Epstein.


    Stando alla nota del dipartimento di Giustizia, il video conferma che dal momento in cui Epstein è stato chiuso nella sua cella, intorno alle 20:00 del 9 agosto 2019, e tra le 22:40 e le 6:30 del mattino successivo, nessuno è entrato nel corridoio in cui si trovava la sua cella. Ma nella registrazione c'è un buco notevole: manca circa un minuto di filmato, dalle 23:58:58 alle 24:00. Il video riprende subito dopo.



    Nel suo rapporto, l'Oig non ha trovato prove di un piano per uccidere Epstein, ma documenta anni di croniche carenze nel personale e diversi guasti al sistema dell'Mcc.



    […] Un esperto di analisi forense dei media, che ha esaminato i metadati del video e concorda con l'analisi di Wired – ma che ha chiesto di rimanere anonimo per motivi di privacy – ha commentato senza mezzi termini: “Sembra sospetto, ma non quanto il fatto che dipartimento di Giustizia si rifiuti di rispondere alle domande elementari”.

 

 

 

 

16.07.25
  1. Biscotti ad alto contenuto energetico per 800 mila dollari. Ormai scaduti, saranno distrutti
    Un nuovo disastro della chiusura di UsAid al macero il cibo per i bambini afghani
    Simona Siri
    New York
    Quasi 500 tonnellate di cibo di emergenza destinate a Afghanistan e Pakistan, una quantità sufficiente per sfamare circa 1,5 milioni di bambini per una settimana. Una enormità che entro cinque giorni diventerà cenere. Parlando con due ex dipendenti governativi rimasti anonimi, The Atlantic è riuscita a scoperchiare l'ammontare di questo spreco dovuto alla chiusura dell'agenzia UsAid da parte dell'amministrazione Trump, definitiva dal primo luglio. Il cibo in questione era stato acquistato dall'amministrazione Biden, una spesa di 800 mila dollari in biscotti ad alto contenuto energetico, il tipo di sostentamento che si manda ai bambini sotto i cinque anni, quando installare una vera e propria cucina richiede troppo tempo. Conservati in un magazzino di Dubai, i biscotti dovevano essere distribuiti quest'anno dall'agenzia Onu che se ne occupa, la World Food Programme. Da quando Trump ha dato ordine di smantellare UsAid - operazione portata avanti dal Doge di Elon Musk - il personale in carica ha fatto diverse richieste ai nuovi capi dell'agenzia - tra cui Jeremy Lewin, un ventenne assunto da Musk - chiedendo l'autorizzazione a trasferire il cibo, senza però ottenere risposta. Lo scorso maggio il segretario di Stato Marco Rubio aveva detto ai rappresentanti della Commissione Stanziamenti della Camera che avrebbe garantito che gli aiuti alimentari raggiungessero i destinatari prima della data di scadenza dei biscotti. Nonostante l'assicurazione di Rubio, l'ordine di incenerire i biscotti a maggio era già stato inviato e nonostante il suo reiterare che gli Stati Uniti avrebbero continuato a salvare vite umane in Paesi stranieri attraverso gli aiuti alimentari, in realtà il governo statunitense ha eliminato tutti gli aiuti umanitari all'Afghanistan e allo Yemen, dove, secondo il Dipartimento di Stato, fornire cibo rischia di avvantaggiare i terroristi. Tra i commenti più duri a quella che lei chiama «la codardia di Rubio» c'è quello di Samantha Power, amministratrice di UsAid nell'amministrazione Biden e già ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu sotto Obama. In un editoriale sul New York Times ha scritto che la fine di UsAid è un regalo agli autocrati di tutto il mondo. «Durante il mio mandato come amministratrice abbiamo assistito a un aumento significativo degli attacchi da parte di Cina e Russia contro l'agenzia. Lo scorso aprile, il governo cinese ha pubblicato un attacco di oltre 20 pagine, una litania di false affermazioni su come gli Stati Uniti avessero agito in modo sconsiderato, commesso numerosi illeciti e numerosi crimini. Negli ultimi sei mesi dell'amministrazione Biden, abbiamo documentato più di 80 campagne di propaganda estera che prendevano di mira il lavoro di UsAid». A proposito di spreco: distruggere le 500 tonnellate di biscotti che si trovano nei magazzini di Dubai costerà al governo americano 130 mila dollari, soldi che vanno ad aggiungersi agli oltre 800 mila utilizzati per acquistarli. —
  2. Elisabetta Fedegari
    "Molestata da un collega e ignorata da FdI Il partito predica valori poi non li rispetta"
    nina fresia
    pavia
    «Sono stata molestata e non c'è stata alcuna reazione da parte di Fratelli d'Italia. Ho capito che la priorità è ormai il raggiungimento del potere, tralasciando tutto ciò che riguarda gli aspetti umani». Così Elisabetta Fedegari, avvocata pavese di 44 anni, sulla decisione di lasciare il partito di Giorgia Meloni. L'addio è dovuto soprattutto al «distacco e disinteresse» dimostrato per la sua vicenda personale: Fedegari aveva denunciato (anche in procura) di aver subito molestie sessuali da parte di un iscritto al partito vicino alla dirigenza, ma nessun provvedimento è stato preso in merito. «Una chiara indicazione della scarsa considerazione per il benessere e la dignità dei propri membri», ha scritto nella nota di congedo l'avvocata.
    Fedegari ha militato in passato in Forza Italia, seconda donna più votata alle comunali 2014 con la civica "Pavia con Cattaneo" e fu indicata dagli azzurri per il cda di Asm Pavia. Ricoprendo quella carica è stata coinvolta nell'inchiesta Clean 1, in cui è indagata per peculato. Passata a Fratelli d'Italia, si era candidata alle elezioni lombarde del 2023, collezionando oltre 4 mila preferenze. Pur non venendo eletta, il successo locale le avrebbe forse permesso un futuro di primo piano nel centrodestra pavese.
    Davanti a sé aveva la strada spianata eppure Fratelli d'Italia non ha fatto nulla quando ha denunciato le molestie subite all'interno del partito. Come se lo spiega?
    «Preferisco non scendere nei dettagli, questa vicenda mi fa ancora molto male. Mi sembra, comunque, che Fratelli d'Italia abbia disatteso alcuni dei valori che predica, tra cui la tutela delle donne quando subiscono episodi gravi come una molestia. Il segretario provinciale, Claudio Mangiarotti, ha confermato di essere stato a conoscenza dei fatti. Sono stata io stessa a raccontarglieli: ha anche visto le prove di quanto accaduto. Delle molestie ci sono state, è innegabile. È una vicenda che mi ha lasciato del dolore, ancora oggi tirarla fuori non mi fa stare tranquilla».
    Questo l'ha spinta a lasciare il partito?
    «È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ci sono stati una serie di episodi di marginalizzazione, esclusione e mancanza di volontà nel valorizzarmi. Questo nonostante i risultati che ho sempre perseguito per il partito in termini di numeri e voti. Penso ancora a una politica, magari sbagliando, in cui i rapporti tra persone sono fondamentali. Ma quando questi arrivano a una tale desolazione umana, allora vuol dire che ero io a essere nel posto sbagliato».
    Crede che l'isolamento fosse dovuto anche al fatto che lei è donna?
    «Mi auguro e spero di no. Oggi in politica, soprattutto quella locale, penso che ci sia ancora un po' di misoginia. In Italia è ancora molto difficile, non solo nella politica, iniziare una carriera importante. Ma il motivo della mia marginalizzazione in Fratelli d'Italia credo fosse legato al mio non essere un'iscritta storica del partito. Il fatto che io non appartenessi al partito fin dalle sue origini ha fatto sì che mancasse la fiducia per darmi delle opportunità concrete».
    Perché ritiene che Fratelli d'Italia non rispetti valori di cui si è fatto portavoce?
    «Vedo un avvicinamento al mainstream generale e un allontanamento dal popolo italiano, dai propri cittadini e dalla loro tutela. Più che a destinare risorse agli italiani, si pensa forse un po' troppo ad avere grandi ambizioni internazionali, tralasciando quello che era il patto con gli elettori».
    Questo riguarda anche Giorgia Meloni?
    «Reputo la premier una donna capace e intelligente. Al di là del rammarico per la mia vicenda personale, mi auguro che abbia un occhio più attento anche ai vertici più bassi del partito a livello dirigenziale sui singoli territori. Vedo una profonda carenza di strutturazione e radicamento territoriale. Spero che di questo si occupi lei in prima persona, perché evidentemente gli altri non sono in grado di farlo».
    Ha ricevuto messaggi di solidarietà per quello che le è accaduto?
    «Da Fratelli d'Italia, tranne qualche sparuto caso, praticamente nessuno si è espresso. A conferma del fatto che ho fatto bene ad andare via. Mi ha fatto molto piacere invece il messaggio di solidarietà del sindaco di Pavia, nonostante sia del Partito Democratico. Ma soprattutto ho sentito il sostegno di centinaia di cittadini».
    Vede ancora un futuro in politica?
    «Ritengo che sia ancora possibile arrivare a livelli di potere facendo del bene e comportandosi bene. Oggi nella buona politica credo forse ancora di più. Certamente non con Fratelli d'Italia». —

 

 

15.07.25
  1. L'Ucraina avrà a disposizione sistemi di difesa aerea oltre a intercettori e munizioni Probabile la fornitura degli Jassm a lunga gittata. L'elenco sarà definito con Hegseth
    Armi per dieci miliardi di dollari compresi missili da 800 chilometri
    Dal corrispondente a Washington
    L'America venderà armi alla Nato per un valore di 10 miliardi di dollari. Questo solo nel cosiddetto "primo giro" di rifornimenti. A dirlo al sito Axios sono fonti della Casa Bianca. Al di là di quanto ha detto Trump sui sistemi di difesa Patriot e sui missili intercettori, l'elenco delle armi e munizioni che da Washington (e dagli arsenali europei) transiterà in Ucraina è ancora incompleto. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, farà il punto con Pete Hegseth, capo del Pentagono.
    Ma alcune indicazioni su quel che arriverà sul campo di battaglia in Ucraina si riescono comunque a trarre. Anzitutto a Kiev approderanno nuovi sistemi Patriot. Al momento l'Ucraina ne ha sei batterie complete, a fronte di un'esigenza di almeno dieci e di una richiesta – tre anni fa ormai – di 25, mai nemmeno finita nei radar dell'Amministrazione Biden. Ad oggi mancano soprattutto gli intercettori, e anche per questo i recenti attacchi dal cielo da parte russa sulle infrastrutture ucraine sono stati così letali. Arriveranno via Germania due batterie complete e dalla Norvegia un'altra. I missili intercettori – comprati da un consorzio di Paesi entro la Nato – invece arriveranno dagli Stati Uniti. Una parte è già nei depositi in Europa, altri verranno costruiti. Per questo ieri Mar Rutte ha parlato di «prima fase». C'erano anche voci dell'invio di missili a lunga gittata capaci di penetrare in profondità nel territorio russo. A Washington c'è anche Boris Pistorius, ministro della Difesa tedesco. Ieri ha visto Hegseth e l'obiettivo del meeting era proprio fare chiarezza su quali armi destinare a Kiev all'interno dello schema Nato e quali invece servono per la deterrenza europea tenendo conto che Washington produce il 90% dei missili a lunga gittata dell'Alleanza.
    A suo tempo – c'era ancora l'Amministrazione Biden – si era ragionato sul dispiegamento di missili Tomahawk (range 1800 km) e sui supersonici Dark Eagle (3 mila). Le discussioni erano rimaste sulla carta, quando la Russia aveva criticato il piano di schierare queste batterie missilistiche in Germania.
    Ma l'Ucraina potrebbe comunque ricevere missili "offensivi". Secondo alcune fonti una delle opzioni sono i missili da crociera "Jassm". Possono essere montati anche sugli F16. La gittata dei modelli più datati è di 370 chilometri, ma ci sono varianti in grado di superare gli 800 chilometri. Nell'elenco anche i missili Guided Multiple Launch Rocket System, pensati per l'uso delle forze di artiglieria equipaggiati con Himars – consegnati all'Ucraina per la prima volta nel giugno del 2022 – e sistemi Mlrs (Multiple Launch Rocket System). Munizioni e proiettili da 155 mm completerebbero il primo invio.
    Il generale John Rafferty, del 56° Comando di Artiglieria dell'Esercito Usa nella città tedesca di Magonza-Kastel, sta lavorando al dispiegamento dei missili a lunga gittata in Europa. In un colloquio con la Reuters ha spiegato come «nella moderna guerra le capacità di colpire a lunga distanza siano cruciali». Ha evidenziato come nel primo anno di guerra l'Ucraina si sia trovata svantaggiata su questo aspetto e che si è poi corso ai ripari. Ora Trump e la sua Amministrazione potrebbero dare un'ulteriore accelerazione. Alb.sim. —
  2. La nuova
    Suburra
    andrea
    palladino
    roma
    Un uomo in ginocchio, in un campo incolto. La testa bendata e una pistola puntata alla tempia. Gli audio di vere e proprie torture, botte ed un colpo d'arma da fuoco in pancia, sparato a bruciapelo. È il volto della criminalità laziale, che ha preso il controllo delle piazze di spaccio e del grosso traffico di droga a Sud di Roma. Un territorio ad una quarantina di chilometri dalla Capitale, nell'agro tra i comuni di Aprilia - amministrazione sciolta nei mesi scorsi per mafia - Velletri e Lanuvio, a cavallo tra i Castelli romani e la provincia di Latina.
    L'immagine dell'uomo inginocchiato con la pistola puntata alla testa è stata trovata dagli investigatori nel cellulare di due cittadini della repubblica Dominicana, fermati dalla Polizia stradale a Cassino un anno fa. È parte di alcuni video girati durante due sequestri di persona avvenuti il 2 e il 19 giugno del 2024. Gli esecutori - secondo le indagini condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Frascati - sono due uomini originari della Repubblica Dominicana, arrivati da Genova. L'incarico era chiaro, recuperare i soldi di un credito ed ottenere informazioni su alcune piazze di spaccio, per conto di narcos albanesi. Il nome del sospetto mandante del primo sequestro era già ampiamente noto, come componente del gruppo di albanesi che da anni agiscono nell'area dei Castelli romani. Secondo i magistrati della Dda di Roma - che ne hanno chiesto e ottenuto l'arresto - si tratta di Alban Cjapi, imprenditore di Velletri, attivo - secondo i dati presenti un Camera di commercio - nel settore della vendita di automobili. Cjapi era già entrato nelle indagini della Dda di Roma che qualche anno fa hanno portato all'arresto di un gruppo di narcos, guidati dagli albanesi Elvis Demce e Ermal Arapaj. Nel luglio del 2019 Cjapi era stato intercettato in un negozio di compro oro di Giulianello, in provincia di Latina, di proprietà della moglie di Arapaj, mentre discuteva di una partita di droga. All'epoca la Procura giudicò non sufficienti gli elementi raccolti per chiederne l'arresto.
    Pochi giorni dopo il primo sequestro, il 19 giugno, i due domenicani tornano in azione nelle campagne di Lanuvio, in provincia di Roma. L'esito, in questo caso, è stato particolarmente pesante. La vittima la sera del 19 giugno si è presentata all'ospedale di Latina con una ferita di arma da fuoco all'addome. Ha dichiarato di essere stato colpito durante una rapina. Le indagini partite dal sequestro del cellulare dei due uomini della Repubblica Dominicana hanno mostrato che in realtà il ferimento era avvenuto a conclusione di un sequestro di persona. I due sicari arrivati da Genova - colpiti ieri da un'ordinanza di custodia cautelare per tentato omicidio, con modalità mafiose - lo avevano convocato presso una loro base logistica nella campagna di Lanuvio, quasi al confine con Aprilia. Il filmato riprende quello che è avvenuto prima del ferimento: mentre uno dei due colpisce la vittima, l'altro gli chiede di scrivere tutti i dettagli su alcuni movimenti di droga. Si sentono le urla e i lamenti della vittima, solo in parte coperti da una musica messa a tutto volume.
    La ricostruzione della Dda di Roma ha portato ad individuare il possibile mandante di questo secondo rapimento. In questo caso si tratta di un nome di peso del mondo criminale romano, quello di Elvis Demce, detenuto da tempo, che però ha continuato a comunicare con la sua organizzazione dal carcere. È nato in Albania nel 1986 ed è arrivato con la famiglia a Velletri nel 1993. Ha un passato da giocatore di calcio mancato, sport che ha praticato mentre cresceva criminalmente tra il clan Senese e la banda di Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik, ucciso il 7 agosto del 2019 al parco degli Acquedotti, zona Roma sud. Come hanno raccontato alcuni suoi amici nel corso di uno dei tanti processi per narcotraffico davanti ai giudici della capitale, Demce dal mondo del calcio locale è passato direttamente alla curva Nord degli Irriducibili, gli ultras della Lazio. Secondo diverse sentenze è uno dei leader indiscussi del traffico di droga tra Roma e i Castelli Romani. Il suo braccio destro era inizialmente Ermal Arapaj, collegato all'altro albanese mandante del primo sequestro, Cjapi, anche lui di Velletri. Quando Demce finisce prima in carcere e poi ai domiciliari, Arapaj tenta di compiere il grande passo, cercando di prendersi la piazza di spaccio a Sud di Roma. Ne nasce una vera e propria guerra che ha sempre come sfondo la zona tra Velletri e Lanuvio. Prima Demce manda un commando di suoi uomini, tutti italiani, per cercare di sequestrare Arapaj. Poi, dopo la fuga del suo ex braccio destro, fa colpire la villa della sua famiglia, con un attentato incendiario. A distanza di anni alcuni segnali sono ancora più preoccupanti: lo scorso maggio il mandante del primo sequestro, Cjapi, è stato identificato in una villa di Velletri, dove durante una perquisizione gli investigatori hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale, con armi ed esplosivi. Una guerra che dura da anni.
  3. L'azienda vercellese in amministrazione giudiziaria: disponibili a collaborare
    "Non ha impedito lo sfruttamento" Loro Piana nel mirino della procura
    Francesca Del Vecchio
    Un capo del valore di 100€ venduto a 2 mila: un meccanismo di massimizzazione del profitto costato al brand del cachemire vercellese Loro Piana un decreto di amministrazione giudiziaria di un anno. L'azienda sarebbe stata «incapace di prevenire lo sfruttamento lavorativo», motivo per cui il Tribunale di Milano ha assegnato un amministratore che affianchi l'attuale dirigenza nel «rimuovere le situazioni tossiche», come le ha definite il pm Paolo Storari. Il brand del gruppo Lvmh, della famiglia Arnault, non ha «controllato la catena produttiva né verificato la capacità delle società» in subappalto agevolando «colposamente» una situazione irregolare fatta di «manodopera clandestina in ambienti di lavoro insalubri e pericolosi», alloggiata «in dormitori abusivi e sottoposta turni lavorativi superiori a quelli previsti», senza pause e ferie. Secondo gli accertamenti, infatti, Loro Piana ha affidato la realizzazione di capi alla Evergreen, società esterna che a sua volta avrebbe subappaltato il lavoro alla Sor-Man snc di Nova Milanese. Quest'ultima, si sarebbe rivolta infine a opifici cinesi per abbattere i costi. Come scrivono i giudici, ogni capo spalla è stato messo in commercio per una cifra fra i 1.000 e i 3.000 euro, «con un ricarico tra i 1.000 e i 2.000 euro». A quanto risulta, «il costo unitario pattuito era 118€, se la commessa era superiore a 100 capi». Se inferiore, «di 128€».
    «Loro Piana - scrive l'azienda in una nota - condanna fermamente qualsiasi pratica illegale» e ribadisce la propria «disponibilità a collaborare con le autorità». Inoltre precisa che «in violazione dei suoi obblighi legali e contrattuali, il fornitore non ha informato Loro Piana dell'esistenza di questi sub-fornitori. Loro Piana è venuta a conoscenza di questa situazione il 20 maggio ha interrotto ogni rapporto con il fornitore coinvolto in meno di 24 ore». —

 

14.07.25
  1. Assaf Orion L'analista israeliano: "I l conflitto si è trasformato in una strategia di governo "
    "Bibi usa la guerra per restare in sella ma se Trump si stufa dovrà fermarsi"
    Alberto Simoni
    Corrispondente da Washington
    «Benjamin Netanyahu gioca con il tempo, lo stato di guerra a Gaza viene modulato politicamente e questo è il motivo, in parte, per cui il conflitto non finisce», dice Assaf Orion, già generale di brigata delle forze di difesa israeliane (Idf) e ora International Fellow al centro studi Washington Institute for Near East Policy.
    Generale Orion, cosa intende con "giocare con il tempo"?
    «Da fuori non è facile scorgere alcuni dettagli, ma la guerra non è condotta secondo scopi militari ma per altri fini. Se valutiamo il conflitto a Gaza secondo il parametro dell'intensità delle operazioni, questa guerra è finita almeno dalla primavera del 2024. L'Idf stessa indica che le operazioni sono esaurite, gli obiettivi sono stati raggiunti e ora il rapporto costi/benefici in termini militari non è vantaggioso per Israele».
    Netanyahu ha trascorso quasi 4 giorni a Washington, la tregua a Gaza è in fase di discussione e Washington riteneva prossimo un accordo. Come legge la situazione?
    «Il fattore chiave è Donald Trump. Se ne ha veramente abbastanza del conflitto, ci sarà un cessate il fuoco e poi una tregua permanente. I termini del cessate il fuoco sono evidenti, Hamas non li ha cambiati molto».
    E Israele?
    «È qui che interviene il fattore tempo. È difficile non vedere che Israele usa la guerra a Gaza, o quantomeno la sua gestione, come in parte dettata da ragioni politiche poiché ci sono diversi esponenti nel governo di coalizione che sostengono che senza la distruzione di Hamas - e quindi in presenza di un'intesa con il gruppo terroristico - ritirerebbero l'appoggio all'esecutivo di Netanyahu. C'è poi un secondo fattore legato alle mosse del premier. Si sta avvicinando la pausa alla Knesset, così come quella giudiziaria e dei processi che lo coinvolgono. Netanyahu ha chiesto due settimane di pausa, ne ha incassata una ed è venuto a Washington. Sono fattori che incidono sul conflitto a Gaza».
    Il post-Hamas nella Striscia di Gaza è un punto interrogativo. Trump sembra meno "radicale" di Netanyahu nell'esigere la "totale eliminazione del gruppo terroristico".
    «In realtà Netanyahu cambia posizione continuamente. Le elezioni si avvicinano, ha iniziato a concedere interviste ai media nazionali, ha visitato dopo 636 giorni la comunità di Nir Oz, la più devastata il 7 ottobre. Potrebbe accettare una tregua temporanea - nei termini trumpiani su Hamas - purché non egli non appaia come quello che ha fatto passi indietro. Ha la vittoria sull'Iran da rivendicare. Si muove, insomma, giocando con il tempo».
    La soluzione dei due Stati è ancora parte della policy americana?
    «No, stando a quel che sostiene l'ambasciatore Mike Huckabee e che ha detto nello Studio Ovale lunedì scorso».
    Pure Netanyahu ha articolato una risposta sulla soluzione dei due Stati…
    «Israele ritiene che non ci siano le condizioni perché la sicurezza non sia gestita direttamente dallo Stato ebraico. Sul breve termine è evidente e su questo c'è un largo consenso nella società israeliana alla luce del 7 ottobre. Sul lungo termine non è un problema per Netanyahu. Non rientra nelle sue priorità».
    Ma ritiene comunque percorribile l'idea di uno Stato palestinese? Diversi Paesi europei ne hanno riconosciuto - o stanno per farlo - l'esistenza…
    «Dobbiamo chiederci se è realistico, se una riformata Autorità nazionale palestinese è in grado di garantire buon governo e avere il monopolio dell'uso della forza. Bisognerebbe domandarsi onestamente se ci sono le condizioni perché questo avvenga senza che si rischi di creare uno Stato fallito, o uno Stato controllato da Hamas o un altro Hezbollah. Non si può scaricare tutto su Israele e le sue politiche». —
  2. Dal primo messaggio al silenzio del ministero Tutti i buchi su Almasri
    irene famà
    roma
    Gli uffici tecnici hanno inviato le loro comunicazioni ai vertici del ministero, poi però qualcosa si è inceppato. La faccenda è al vaglio del tribunale dei ministri, il governo si difende dagli assalti e il Guardasigilli non intende gettare la spugna. Eppure il caso del generale libico Osama Najeem Almasri, tra bugie e contraddizioni, resta un pasticcio.
    Andiamo con ordine. Il generale viene fermato dalla polizia a Torino la sera del 18 gennaio, mentre con alcuni amici è appena rientrato in hotel dopo aver visto una partita all'Allianz Stadium. Viene arrestato su mandato di cattura internazionale e ci sono dei dettagli procedurali che in questa storia sono particolarmente significativi. Quando la corte dell'Aja emette un mandato di questo tipo, la trasmissione degli atti avviene tramite il ministero degli Esteri e in particolare tramite le ambasciate. In questo caso viene contattato l'ambasciatore e anche il magistrato di collegamento (o più precisamente l'esperto giuridico distaccato presso l'ambasciata) Alessandro Sutera Sardo. Proprio lui, come da procedura, carica i documenti sulla piattaforma riservata Prisma. Non solo. Avvisa anche informalmente i colleghi italiani degli atti che stanno per arrivare. Il caso Almasri è un'eventualità, soprattutto con quell'urgenza, particolarmente rara. E così dal dipartimento degli Affari di giustizia si attivano tutti. Nonostante fosse domenica. E nel primissimo pomeriggio l'ex capo del dipartimento degli Affari di giustizia Luigi Birritteri scrive un'email alla capa di Gabinetto di via Arenula Giusi Bartolozzi. Segnala l'eventualità che il ministro Nordio avrebbe dovuto compiere «un atto urgente». Quello necessario per tenere in carcere il generale libico accusato di crimini di guerra e contro l'umanità. L'allora capo del Dag, poi esautorato, specifica di rivolgersi a Giusi Bartolozzi «per doverosa informazione» e perché «gli eventuali provvedimenti da adottare ci vedono privi di delega. Potrebbe dunque emergere la necessità di atti urgenti a firma dell'On. Ministro». Bartolozzi, la «zarina» come la chiamano in via Arenula, risponde alle 15.28. Dice di essere già a conoscenza della vicenda e si raccomanda la massima riservatezza. Arriva al punto di dire: «Meglio chat su Signal. Niente per mail o protocollo».
    Altro tassello. La piattaforma Prisma, su cui erano stati caricati i nove documenti inerenti all'affaire Almasri, la può aprire solo il consigliere diplomatico del ministro della Giustizia. Prisma è stata visionata già nella giornata di domenica? Così verrebbe da pensare a leggere l'email di Bartolozzi: «Ero stata informata. Massimo riserbo e cautela». Certo, la questione è delicata. E Almasri, al vertice della Rada, una delle milizie più potenti in Tripolitania, una sorta di direttore del carcere di Mitiga, è un nome importante nello scacchiere internazionale e nei rapporti tra Italia e Libia.
    In quella risposta, Bartolozzi non fa alcun tipo di riferimento agli atti «urgenti» sollecitati da Birritteri, necessari a rendere valido l'ordine d'arresto.
    Lunedì 20, come da procedura, il procuratore generale di Roma Giuseppe Amato, intorno a mezzogiorno, scrive a tutta la catena gerarchica una nota: «Si è in attesa delle determinazioni della Signoria Vostra in ordine alle attività da porre in essere».
    Birritteri prepara la bozza del provvedimento necessario per tenere l'alto ufficiale libico in carcere. Intorno alle 14 la invia al capo di Gabinetto per sottoporla al Guardasigilli. Di norma, il ministro si avvale degli organi tecnici per confrontarsi, quella volta no. Da quel carteggio di domenica sembra che l'ex capo del Dag sul tema non abbia più ricevuto alcun tipo di informazioni da via Arenula. E nel buon senso dei più resta valido il pensiero che se il capo di Gabinetto è informato, anche il ministro è informato.
    Quella bozza di provvedimento resta lì, non verrà mai firmata. Il 21 gennaio Almasri viene rilasciato. E con un Dassault Falcon 900 con bandiera tricolore viene riportato in Libia, dove viene accolto come un eroe nazionale. L'aereo parte da Ciampino, arriva a Torino intorno alle 12 e poi attende sino alle 19.51 il generale. Tutto già pronto, insomma. Ma sino a sera il Guardasigilli continua a dichiarare - «considerato il complesso carteggio e i rapporti con la Corte de L'Aja» – di star ancora valutando la questione. —

 

 

 

 

 

13.07.25
  1. La dissidente bielorussa Natalia Dulina racconta i 3 anni da incubo per aver protestato contro il governo Prima licenziata, poi arrestata: "Mi hanno messo un sacco in testa e mi hanno portata via su un pullmino"
    "Dimenticata in un carcere disumano Ecco come i regimi ci mettono a tacere"
    giuseppe agliastro
    mosca
    «Ci hanno messo un sacco sulla testa e ci hanno aiutati a salire su un pullmino. Mi sembrava di sentire dei respiri attorno, cioè capivo che lì c'erano altre persone, più alcune guardie». È così che Natalia Dulina racconta il suo rilascio dalle carceri del regime bielorusso. Una scarcerazione a sorpresa sia per lei sia per gli altri 13 prigionieri politici tornati in libertà il 21 giugno. Dulina ha insegnato italiano all'università linguistica di Minsk per 30 anni. Finché non è stata prima licenziata e poi arrestata con accuse di ovvia matrice politica.
    Oggi ripercorre i mesi delle proteste antiregime, il processo e il carcere. E infine la liberazione, avvenuta subito dopo un incontro a Minsk tra l'inviato della Casa Bianca, Keith Kellogg, e il dittatore Lukashenko. «Praticamente ci hanno cacciati dal nostro Paese», dice. «Mi rimanevano 5 o 6 mesi» dietro le sbarre. «La mia idea era quella di scontare la pena e rimanere in Bielorussia», afferma la dissidente, che racconta di essere stata portata fuori dal carcere di Gomel senza che le fosse detto nulla su dove stessero andando. E di essere stata lasciata all'oscuro di tutto fino alla fine, cioè fino all'arrivo in Europa.
    Dulina racconta di aver perso la cattedra nel 2020 per aver preso parte alle proteste antiregime. Cinque anni fa, migliaia e migliaia di bielorussi scesero in piazza per mesi per contestare i risultati delle presidenziali: ufficialmente vinte da Lukashenko con un 80% dei voti che molti osservatori ritengono in realtà frutto di massicci brogli. Il regime reagì reprimendo le proteste pacifiche a manganellate e con ondate di arresti. E la polizia è anche accusata di torture.
    L'arresto di Dulina è avvenuto tempo dopo, il 3 ottobre del 2022. E in cinque mesi è arrivata la condanna a 3 anni e mezzo in un processo a porte chiuse. Le accuse sono quelle che la dittatura usa per colpire i dissidenti: "estremismo" e "violazione dell'ordine pubblico".
    Dulina descrive come «un incubo» i primi 10 giorni di carcere in attesa del processo. «I prigionieri politici di solito sono portati in celle dove le condizioni sono terribili. In una cella per 2 persone ce ne sono 18», denuncia. «Ci toglievano i giubbotti e stavamo solo coi jeans e una maglia. Dovevamo dormire per terra. Faceva freddo, soprattutto la notte, quando ci svegliavano due volte per fare l'appello».
    Dopo la condanna, Dulina viene trasferita nella colonia penale di Gomel, dove denuncia il «trattamento crudele» nella cella di isolamento. «Ci sono stata 5 giorni. Si dorme su un letto di tavole di legno verniciate in modo tale che il corpo non le scaldi. Danno un'uniforme con gonna, giacca, una maglietta, e basta. Fa molto freddo. Non si riesce a dormire».
    Si stima che oltre 300 prigionieri politici siano stati rilasciati dal regime di Lukashenko nell'ultimo anno: forse per tentare di ottenere un allentamento delle sanzioni occidentali. La repressione però non si ferma: l'ong per la difesa dei diritti umani Viasna denuncia che oggi sono almeno 1.150 i prigionieri politici in Bielorussia. —
  2. Il social di elon Musk
    Parigi indaga X "Interferenze straniere"
    La procura di Parigi ha annunciato l'apertura di un'indagine dopo le denunce secondo cui il social network X avrebbe alterato il proprio algoritmo consentendo interferenze straniere. Lo riferisce la procuratrice Laure Beccuau. Stando alle dichiarazioni, la polizia francese esaminerà le azioni della società e dei suoi dirigenti, dopo la presentazione di due denunce avvenuta a gennaio, anche se Beccuau non ha menzionato direttamente il proprietario di X, Elon Musk. La prima denuncia era stata presentata dal deputato centrista Eric Bothorel, esperto di cybersicurezza
  3. Gli agenti federali sottoposti al poligrafo per testare la loro fedeltà nei confronti dei capi
    Dipendenti dell'Fbi alla macchina della verità Al Bureau vietato criticare il direttore e il vice
    Alessandro Colombo
    Macchina della verità per testare la lealtà dei funzionari dell'Fbi nei confronti del loro direttore. Quella che dovrebbe essere una misura specifica per individuare i dipendenti che potrebbero aver tradito gli Stati Uniti, con l'arrivo di Kash Patel - il fedelissimo di Donald Trump nominato nel dicembre scorso ai vertici del Bureau- si è intensificata. A rivelarlo il New York Times, citando due fonti secondo le quali a diversi dipendenti sottoposti al poligrafo sarebbero stato domandato se avessero mai screditato proprio Patel. Secondo il quotidiano sarebbero decine le persone "interrogate", anche se non è chiaro a quanti di loro sia stata posta la domanda sul direttore. Per alcuni ex funzionari, si legge, sarebbero pratiche inopportune dalle quali emerge una insofferenza verso il dissenso. Criticare Patel o il suo vice, Dan Bongino, potrebbe infatti costare il posto di lavoro. «La lealtà di un dipendente dell'Fbi è verso la Costituzione, non verso il direttore o il vicedirettore», ha affermato James Davidson, ex agente del Bureau, alimentando l'idea di un Fbi sempre più politicizzato. Michael Feinberg, agente della sede operativa di Norfolk, in Virginia, è stato minacciato con il test della macchina della verità per via della sua amicizia con Peter Strzok, ex del controspionaggio licenziato per aver inviato messaggi denigratori su Trump. Quello che sta accadendo sembra essere però solo il nuovo capitolo di una epurazione di agenti sgraditi iniziata già da prima, con dipendenti costretti alle dimissioni o al congedo amministrativo per via di indagini non apprezzate da Trump e dai suoi sostenitori. Sempre il New York Times ha rivelato che il Secret service avrebbe fatto pedinare l'ex capo dell'Fbi James Comey per aver pubblicato sui social un'immagine che, secondo gli alleati del tycoon, poteva rappresentare una minaccia di assassinio del presidente. —
  4. MANDRAKE IN QUESTURA:    Ha del clamoroso l'evasione di Jang Bobo, 38 anni, pluricondannato a Prato e Milano per reati di detenzione e spaccio di droga. È uscito dalla porta della questura dopo essersi liberato dalle manette e facendo perdere le sue tracce. Il suo arresto non era stato affatto semplice. Il 2 febbraio 2024 fu trovato in possesso di 20 grammi di metanfetamina,e armi da fuoco e da taglio. Per lui i pm chiesero la custodia in carcere, ma il gip decise che era sufficiente il divieto di dimora nelle province di Prato, Pistoia e Firenze. Misura contro la quale presentò ricorso la procura. Richiesta che è diventata definitiva il 3 luglio di quest'anno.
    Quando gli agenti lo hanno individuato e arrestato, lo hanno trovato in possesso di 500 grammi di Shaboo e ketamina, diverse migliaia di euro, due telefoni cellulari e un passaporto di Taiwan. Tutto il materiale è stato sequestrato. p.d.b. —
  5. Battuti sia il carbone che nucleare ed eolico
    Record di energia solare per l'Ue A giugno prima fonte di elettricità

    Per la prima volta nella storia, a giugno l'Unione europea si è alimentata soprattutto grazie al sole. Secondo i dati del think tank Ember, il mese scorso l'energia solare ha rappresentato il 22,1% dell'elettricità dell'Ue (45,4 TWh), al di sopra di qualsiasi altra singola fonte, anche più del nucleare (21,8%) e dell'eolico (15,8%). Il picco mensile è stato raggiunto in almeno 13 Stati membri, in primis Paesi Bassi (40,5%) e Grecia (35,1 %), che hanno beneficiato di un aumento della loro capacità di accumulo e di giornate soleggiate. Come spiega il think tank, la spinta è arrivata dall'installazione «continua» di pannelli solari, e ha messo alla prova l'infrastruttura europea. «Questo ha aiutato il sistema energetico dell'Ue a gestire i livelli più elevati di domanda derivanti dalle ondate di calore che hanno colpito il continente verso la fine di giugno», si legge nel report. Se scende l'energia da rinnovabili, si riduce quella da fonti fossili. Il record quindi è doppio, con il carbone che ha registrato «la quota di elettricità dell'Ue più bassa di sempre», solo il 6,1% (12,6 TWh) dell'elettricità dell'Ue contro l'8,8% di giugno 2024. I combustibili fossili nel complesso hanno comunque superato il solare, con il 23,6% (48,5 TWh) dell'energia (il minimo storico del 22,9% era stato registrato a maggio 2024). La dinamica da osservare per gli analisti è che la domanda di energia elettrica nell'Ue continua a crescere in generale, con un aumento del 2,2% rispetto a un anno fa e rialzi costanti nei primi cinque mesi dell'anno. Secondo Chris Rosslowe, analista senior di Ember, «Le nazioni europee stanno sfruttando le abbondanti risorse di sole e vento come mai prima d'ora e – spiega – la grande opportunità ora deriva dalla flessibilità di estendere l'uso dell'energia rinnovabile anche al mattino e alla sera, quando i combustibili fossili determinano ancora prezzi elevati dell'energia». Sa.Tir. —

 

 

 

 

12.07.25
  1. Il Kse Institute: solo il 12% ha lasciato il Paese, coprono un terzo del budget militare del Cremlino
    Da Nestlé e Mars a Saipem e Barilla Ecco le grandi società ancora in Russia

    PAOLO BARONI
    roma
    Nonostante l'embargo, a inizio anno erano ancora quasi 2.300 le multinazionali presenti sul territorio russo che, complice il crollo delle importazioni dal resto del mondo, in molti casi hanno visto crescere in maniera significativa il loro giro di affari e, quindi, pure le tasse versate al Cremlino. Secondo le stime del Kse Institute, ovvero la Scuola di Economia dell'Università di Kiev, un soggetto certamente non neutrale in questa vicenda ma certamente molto attento e interessato, nel solo 2023 le imprese straniere presenti in Russia hanno versato a Putin ben 21,6 miliardi di dollari che salgono a 41,6 considerando pure il 2022, cifra che equivale a poco meno di un terzo del bilancio militare stimato della Russia per il 2025, «il che – sottolinea lo studio del Ksde - evidenzia l'importante contributo finanziario che queste aziende straniere continuano a dare all'economia russa».
    All'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, il Kse Institute ha lanciato un progetto analitico, denominato "SelfSanctions", volto a raccogliere dati sulle società straniere che operavano sul mercato russo e che limitavano o cessavano le loro attività. In questo modo gli economisti di Kiev hanno identificato circa 4.077 tra aziende, organizzazioni e loro marchi con sede in 108 diversi paesi attive in 58 settori presenti in Russia prima dello scoppio della guerra, di queste circa il 40% (1.623) erano imprese a controllo pubblico. All'inizio di luglio 2025, però, solo 503 società internazionali (12%) avevano completamente abbandonato la Russia. Quasi un terzo (il 33,2%, ovvero 1.387 società) ha sospeso le operazioni o ha annunciato l'intenzione di ritirarsi. Nel frattempo, 2.287 aziende (54,8%) continuano a operare sul mercato russo e sono quelle in qualche modo tirate in ballo ieri da Giorgia Meloni. Si tratta dii 808 società americane, 463 tedesche, 294 inglesi, 271 cinesi, 185 francesi, 181 giapponesi, 170 svizzere e 144 imprese italiane attive per lo più nel campo dei beni di largo consumo (372), del credito (301), dell'elettronica (278), dell'energia e del petrolio (270) e dell'Information technology.
    Dalla ricerca del Kse emerge che i maggiori contributori del bilancio russo sono i colossi dei beni di consumo Mars, Nestlé, e Procter & Gamble, che assieme a Philip Morris , Japan Tobacco International, PepsiCo , Mondelez e Coca-Cola in un anno, a fronte di un fatturato di oltre 587 miliardi di dollari, hanno pagato 1,5 miliardi di dollari di tasse. Non da meno è stato il contributo di banche come Citi o Raffeisen e di gruppi farmaceutici del calibro della svizzera Novartis degli inglesi di Astra Zeneca e della francese Sanofi. Nella pattuglia italiana, dopo l'uscita di Eni, Enel, Leonardo, Intesa Sanpaolo, Autogrill, Buzzi Unicem, Luxottica, Prada e quella annunciata (ma non ancora concretizzata) di Unicredit, in Russia sono rimaste attive innanzitutto le imprese del settore alimentare, come Barilla, Ferrero, De Cecco e Parmalat, assieme a Marcegaglia, Mapei, De Longhi, Smeg, Campari, Recordati, Safilo, Benetton e Calzedonia. C'è infine un gruppo di imprese ancora presente nel Paese che però ha deciso di sospendere gli investimenti come Saipem (controllata da due soggetti pubblici come Cdp ed Eni), Pirelli, Tenaris, Lavazza e Menarini. In tutto nel 2023 le società italiane hanno versato a Putin oltre 265 milioni di euro.
    «Le aziende con sede in nazioni del G7 o nella Ue, paesi impegnati a sostenere lo sforzo di difesa dell'Ucraina, rimangono tra i maggiori contribuenti alla base imponibile russa – sottolinea il Kse -. In pratica ogni 10 dollari di aiuto versati dai governi del G7 le rispettive aziende ne han pagato 1 in tasse ai russi». —
  2. RICATTO LIBICO :    Gli addetti ai livori sostengono che la ragione del respingimento di Piantedosi e dei ministri dell'Interno di Grecia e Malta, a Bengasi, vada ricercata nel vile denaro. Follow the money!, come si suol dire.



    Saddam Haftar, figlio del generalissimo Khalifa, e governante di fatto della Cirenaica, che è stato portato in Italia appena un mese fa grazie alle intercessioni dell'Aise di Caravelli, avrebbe chiesto all'Italia il medesimo sostegno economico che Roma concede al governo di Tripoli, guidato dallo sbiadito Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh.
    Gli 007 italiani, ben disponibili ad ascoltare le istanze di casa Haftar, avrebbero contattato i loro omologhi di Grecia e Malta, Paesi, come l'Italia, interessati a fermare gli sbarchi. Ma alla domanda di un maggiore esborso economico per accontentare Tobruk, greci e maltesi avrebbero rifilato una pernacchia: no, grazie.



    1. CARAVELLI CHIAMA HAFTAR. INIZIA LA CACCIA AL COLPEVOLE DOPO BENGASI

    Estratto dell’articolo di Luca Gambardella per “il Foglio”



    Non appena l’aereo di Matteo Piantedosi è atterrato a Roma martedì sera dopo essere stato respinto alla dogana dai libici di Bengasi, Giovanni Caravelli, capo dei servizi segreti esterni, ha alzato il telefono e ha composto il numero di Khalifa Haftar per tentare di fare ragionare il generale della Cirenaica.



    IL DOCUMENTO CON CUI IL GOVERNO DI BENGASI RESPINGE MATTEO PIANTEDOSI MAGNUS BRUNNER E MAKIS VORIDIS E BYRON CAMILLERI

    Dopo lo schiaffo diplomatico rifilato al Team Europe, cacciato da dove era venuto con i ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta e il commissario Ue per gli Affari interni e l’Immigrazione, Magnus Brunner, i servizi segreti italiani hanno provato a ricomporre la situazione.



    Però Haftar, a caccia di legittimazione internazionale, ha risposto di essere irremovibile, che per quanto siano positive le relazioni con l’Italia l’atteggiamento della delegazione europea […] era inaccettabile.



    E mentre Caravelli si adoperava per tentare invano di riannodare i rapporti cuciti con Haftar in questi anni, a Palazzo Chigi qualcuno sospettava dello zampino francese dietro al pasticcio di Bengasi. [...] Si affastellavano le prime teorie del complotto, ma è iniziata anche un’altra partita, quella della caccia al capro espiatorio per un pasticcio che […] mette a repentaglio la pietra angolare dell’agenda del governo italiano: lo stop alle partenze dei migranti.



    Il Viminale si è affrettato a tirare fuori dall’impaccio Piantedosi, finito incredibilmente in un secondo viaggio-boomerang, dopo quello fatto in Pakistan a maggio, dove si ritrovò bloccato a terra, anche in quel caso, ma per colpa della guerra in corso con l’India.


    Allora, come oggi, il ministro non riuscì a schivare le critiche per una visita un po’ troppo azzardata, visto il contesto geopolitico. […]



    Nel frattempo filtravano mezze frasi e allusioni su Nicola Orlando, ambasciatore dell’Ue in Libia. “Ha fatto tutto lui”, è convinto qualcuno a Roma per riferirsi alle trattative condotte dal diplomatico a Bengasi per tentare di non mandare all’aria la visita. Primo della lista nella caccia al colpevole, Orlando ora è “troppo schierato con l’altro pezzo di Libia”, riportava ieri un articolo di Repubblica.

    Una inclinazione invero poco sorprendente, visto che in via ufficiale l’Ue riconosce e ha relazioni solo con Tripoli. […] Negli ambienti diplomatici, è noto per la sua grande conoscenza della Libia, ma è considerato anche una figura “autonoma”, difficile da controllare.



    Un pignolo, forse troppo – azzardano a Roma – se nel folle martedì di Bengasi si è ritenuto accettabile per gli europei stringere la mano e farsi fotografare con un criminale di guerra come Haftar, ma non con i ministri del governo della Cirenaica […]. […]



    Nella ricerca del colpevole gli indizi conducono quindi direttamente a Bruxelles, dove ora rischia di sgretolarsi anche l’architrave della strategia di von der Leyen sui migranti: l’idea che in Libia dialogare con tutti non abbia un costo politico.



    2. ORLANDO, L’AMBASCIATORE UE TREVIGIANO E IL CASO DELLA FOTO

    Estratto dell’articolo di R. R. per il “Corriere della Sera”



    Nessun ministro europeo, e nemmeno quello italiano dell’Interno, è stato respinto dalla Libia.



    La missione europea finita male due giorni fa non è il frutto di una ritorsione contro l’Italia, né un dispetto diretto all’Ue, ma semplicemente un tentativo di forzatura da parte del generale Haftar, che da sempre controlla la zona est del Paese.



    MATTEO PIANTEDOSI INTERVISTATO DAL CORRIERE DELLA SERA

    La missione includeva Roma ma era targata Bruxelles, tanto che alcune responsabilità sono attribuite proprio all’ambasciatore della Ue presso la Libia, quella riconosciuta dalla comunità internazionale e che ha governo a Tripoli.



    Ma l’ambasciatore Nicola Orlando […] è stato testimone come tutti gli altri di un colpo di scena targato Haftar.



    Nel caso della missione finita male il ministro dell’Interno maltese, il suo collega greco all’Immigrazione e il titolare del Viminale Matteo Piantedosi erano atterrati a Benina, nella zona controllata da Haftar, proprio per parlare con il generale, che da sempre ha il controllo sostanziale di quello spicchio del Paese.



    Il problema, per la delegazione europea guidata da Magnus Brunner, commissario Ue agli Affari Interni, è stato il cambio repentino di atteggiamento di Haftar.



    NICOLA ORLANDO

    Se di solito sin qui il generale ha sempre incontrato le autorità europee, che pure non lo riconoscono, […] senza pretendere nulla in cambio, questa volta si è impuntato: niente incontro se non con partecipazione e fotografie che includessero anche i ministri di Bengasi.



    A quel punto tutti hanno girato i tacchi, e nessuno poteva fare diversamente. A meno di non legittimare un governo non riconosciuto, che in questo momento ospita 12 basi militari russe, che controlla il traffico di armi verso il Sahel. Secondo autorevoli fonti di Bruxelles è stata la Ue a ribadire che c’erano persone non grate nelle foto che Haftar pretendeva.



    3. LA LIBIA E LA DELEGAZIONE «RESPINTA» BRUXELLES: IL DIALOGO CONTINUERÀ

    Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”



    giorgia meloni a tripoli con Abdulhamid DBEIBAH

    Un «problema di protocollo» […]. L’Unione europea cerca di archiviare in questo modo il respingimento, martedì pomeriggio, dall’aeroporto di Benina della delegazione Ue — con il generale Khalifa Haftar, capo delle milizie locali, presente nello scalo per attenderla —, della quale facevano parte anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e l’ambasciatore Nicola Orlando, rappresentante europeo in Libia, che solo qualche ora prima aveva invece incontrato senza problemi i vertici del governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale rispetto a quello della Cirenaica, per discutere di politiche migratorie e proprio di sicurezza reciproca.



    […] Ma la surreale situazione che si è venuta a creare a Benina […] in Italia è ancora al centro di una bufera politica.



    Se per il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani si è trattato di «un misunderstanding tra il rappresentante diplomatico europeo e le autorità del territorio libico e mi auguro che si possa chiarire tutto nel tempo più rapido possibile», l’opposizione invece è di tutt’altro avviso.



    «Il respingimento della missione italiana ed europea dalla Libia non è uno scherzo.



    Non si è trattato di un inciampo diplomatico di un ministro», replica la vicepresidente pd della commissione Esteri di Montecitorio, Lia Quartapelle: «La Libia per l’Italia è un interesse nazionale primario e la sua stabilizzazione è l’obiettivo principale, per raggiungerlo l’Italia non deve isolarsi, ma rilanciare un’iniziativa europea credibile e condivisa».



    AEREI DI MATTEO PIANTEDOSI E MAGNUS BRUNNER RIPARTONO DALL AEROPORTO DI BENGASI

    Il capogruppo di Avs in commissione Affari costituzionali della Camera Filiberto Zaratti, accusa Piantedosi di volersi «nascondere dietro un dito: vorremmo invece che spiegasse la natura dei rapporti con le autorità libiche e il motivo della frattura di martedì che ha l’aria di essere un serio problema politico per il Paese».



    Per il vicepresidente di Italia viva Enrico Borghi, «con buona pace della retorica dei “piani Mattei”, il rapporto tra Italia e Libia ci vede spettatori inerti e inermi». […]

     

 

 

 

 

11.07.25
  1. L'algoritmo sdogana l'antisemitismo . L'intelligenza artificiale di Musk diventa un caso politico
    Il chatbot Grok inneggia a Hitler La ceo di X annuncia le dimissioni
    Arcangelo Rociola
    A fine giornata, tre parole hanno fotografato meglio delle altre lo sgomento suscitato dall'improvviso terremoto societario che ha portato alle dimissioni del capo di X.com, Linda Yaccarino: "Oh my Grok". L'autore è Andrea Stroppa, considerato in Italia il portavoce di Elon Musk. Quanto quelle parole fossero consapevoli è difficile dirlo. Ma in quella invocazione a Grok, sostituto ironico di "God" (Dio, in inglese), c'è tutto lo sconcerto per ciò che stava accadendo in quelle ore.
    Grok, l'Intelligenza artificiale integrata nel social di Musk, a un certo punto ha abbandonato ogni freno inibitorio e ha cominciato a scrivere post antisemiti e inneggianti ad Adolf Hitler, invocato «come unica soluzione efficace contro l'odio ebraico». Una serie di post scioccanti. Dopo qualche ora sono arrivate le dimissioni di Yaccarino: «Dopo due anni incredibili, ho deciso di fare un passo indietro. Sono molto grata a Musk per avermi dato fiducia». «Grazie», le ha risposto Musk. Il futuro della manager in realtà era già incerto da mesi. Tanti gli scontri interni. Logori i rapporti col direttore finanziario Reza Banki, super protetto di Musk.
    Eppure questa decisione è collegata a doppio filo con l'AI del social. Musk la scorsa primavera ha fuso X con la società che produce Grok, XAi. Di fatto riducendo a una la sua doppia sfida tecnologica sul campo della comunicazione: AI e social sarebbero andate insieme. Grok sarebbe diventato in qualche modo il cervello e la lingua ufficiale del social. Ma il nuovo linguaggio di Grok si è rivelato incontrollabile: è disposto a dire tutto, anche l'indicibile. Il motivo è che nelle scorse settimane la società di Elon Musk ha deciso di "alleggerire" l'algoritmo che componeva i testi delle risposte del chatbot: più libertà di espressione, più frasi scanzonate e irriverenti, meno politicamente corretto. E Grok ha preso le indicazioni alla lettera.
    Negli ultimi giorni si è definito "MechaHitler" (un meme ambiguo, a metà tra ironia e propaganda nazi). Poi ha attaccato un utente: lo ha ribattezzato "Cindy Steingerg" accusandolo senza alcun motivo - anzi, inventando tutto - di aver celebrato la morte dei bambini nel campo estivo texano Camp Mystic. Quello che per Grok era un cognome ebraico nascondeva un odio profondo verso i bianchi: «Per affrontare un odio così vile verso i bianchi? Serve Hitler, non c'è dubbio».
    Questi post, insieme ad altri dello stesso calibro, sono poi stati rimossi. Ma il danno era oramai fatto, i loro screenshot girano liberamente in rete. Secondo il New York Times Yaccarino avrebbe deciso di dimettersi nei giorni scorsi, già prima dei post antisemiti di Grok. L'ennesimo scivolone del chatbot avrebbe accelerato i tempi. E poi, non era un caso isolato. Qualche ora prima aveva scritto su richiesta di un utente una poesia piena di insulti, con protagonisti il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e sua madre (la Turchia poco dopo ha bloccato a tempo indeterminato l'accesso a Grok nel Paese).
    A maggio, Grok aveva fatto discutere per aver menzionato un presunto "genocidio bianco" causato dai neri in Sudafrica in risposta a una domanda che non aveva nulla a che fare con il tema razziale. In quel caso, proprio come negli altri, la risposta dell'azienda è stata: Grok cerca di adulare il suo utilizzatore e lo asseconda, la colpa è di chi la porta a scrivere certe cose. Ma da un'AI ci si aspetta qualcosa in più. Così come da un'azienda che è nata per fare concorrenza a OpenAI e Anthropic ma che rischia di perdere credibilità. L'AI non è un dio. Nemmeno nelle invocazioni ironiche del suo nome. Ma l'etica è umana. E la decidono gli umani. —
  2. Bongiorno a Palazzo Chigi. Il Guardasigilli prova a evitare il dibattito
    Il governo resiste sull'informativa Fedelissima del ministro a rischio
    Francesco Malfetano
    ROMA
    Quando nel pomeriggio l'auto di Giulia Bongiorno fa la spola tra palazzo Chigi e via Arenula, il campanello d'allarme suona chiaro: la gestione del caso Almasri rischia di diventare una mina politica. Le ricostruzioni filtrate - e apparentemente provenienti dalle indagini del Tribunale dei ministri - disegnano un bivio scomodo: o Carlo Nordio ha mentito nella sua informativa alla Camera del febbraio scorso (come sostengono le opposizioni), oppure è stato scavalcato dalla sua capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi. In entrambi i casi, però, il ministero della Giustizia era consapevole di ciò che accadeva il 19 gennaio, giorno in cui l'ex generale libico non fu consegnato alla Corte penale internazionale. E non solo: avrebbe dato indicazioni di non lasciare tracce scritte.
    Uno scenario difficile da gestire per il governo, soprattutto se si confermerà la fuga di notizie. Tant'è che l'avvocata dei quattro indagati - Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, Matteo Piantedosi e lo stesso Nordio - valuta una denuncia contro ignoti per la diffusione di atti non ancora trasmessi alle parti. Ma al di là del piano giudiziario, a infastidire la premier è la gestione complessiva della vicenda. Meloni, che mesi fa avrebbe preferito evitare l'informativa parlamentare, ora non può smentire sé stessa né il principio - finora sbandierato - di non aver apposto alcun segreto di Stato. Né può scaricare un ministro simbolo della riforma della giustizia.
    Se una testa deve cadere, insomma, potrebbe essere quella di Bartolozzi. Unica pedina sacrificabile. Ma non senza garanzie: a proteggerla non è solo il legame con il viceministro meloniano Andrea Delmastro, ma anche il peso politico e gestionale che Bartolozzi, ex deputata di Forza Italia, si è ritagliata a via Arenula. L'eventuale uscita, dunque, dovrebbe essere "morbida". Tanto che, sussurrano fonti interne, si comincia già a ventilare l'ipotesi di una candidatura parlamentare garantita alle prossime elezioni.
    Per ora, però, è solo un'ipotesi remota. Meloni è concentrata sul presente e sulle prossime mosse. Convinta che l'autorizzazione a procedere metta Nordio al sicuro sul piano tecnico, ha scelto di blindarlo politicamente. E per farlo sfida apertamente il deep state, che ritiene responsabile della fuga di notizie, e che - secondo i suoi - ha scelto Matteo Renzi come ariete per scardinare il fronte governativo. Da qui il silenzio imposto all'intera squadra di governo.
    Un «no comment» che frustra anche chi, nei corridoi del ministero, vedrebbe volentieri l'uscita di scena di Bartolozzi, non amatissima nell'entourage del Guardasigilli. E che si traduce nella ferma indisponibilità a far tornare Nordio in Aula per una nuova informativa. Il ministro oggi sarà comunque al Senato per un question time già programmato. Ma da ieri a via Arenula si lavora sul calendario della conferenza internazionale sulla ricostruzione dell'Ucraina - a cui parteciperanno i ministri della Giustizia europei - nella speranza di «allungare» i tempi del panel e trovare un alibi per evitare il passaggio a Palazzo Madama. Al momento, però, l'agenda resta confermata.
    A palazzo Chigi sono convinti che, se si riuscirà a tenere bassa la pressione, il caso si sgonfierà da solo. Almasri, ragionano, non è un tema in grado di incendiare l'opinione pubblica, nonostante le richieste di dimissioni piovute ieri su Nordio e Meloni. «Alle opposizioni non va bene mai nulla», liquida la questione il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami. Francesco Lollobrigida si attiene alla consegna del silenzio con un laconico «non commento». E ancora una volta tocca a Luca Ciriani scavare la trincea comunicativa: «Ci vuole tempo per organizzare una nuova informativa».
    Che la tensione fosse nell'aria, in realtà, lo avevano intuito in molti. «Quando Renzi ha partecipato al podcast di Fedez la settimana scorsa si è capito che qualcosa stava per accadere», confida un parlamentare di maggioranza.
    Il problema è che ora la gestione è tutta legata al rumore di fondo. Se dovesse diventare insostenibile - come già accaduto nel caso Sangiuliano - la premier potrebbe intervenire. E a quel punto, anche gli equilibri interni al ministero della Giustizia potrebbero vacillare per davvero.
  3. la procura di milano
    "Processate Dell'Utri per i 42 milioni di Berlusconi"
    Quarantadue milioni di euro di donazioni di Silvio Berlusconi mai dichiarati al Fisco. Ci riprova la procura di Milano a chiedere il processo per Marcello Dell'Utri e la moglie. Un primo tentativo è stato respinto a marzo dal gup a Firenze, dove è nata l'inchiesta, che aveva dichiarato la competenza territoriale del procedimento in favore del capoluogo lombardo.
    Lo storico braccio destro del fondatore di Forza Italia è imputato per non aver dichiarato, dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, le corpose variazioni del suo patrimonio con le donazioni ricevute dall'ex premier. Circa undici di questi sono sotto sequestro. Soldi che per i pm fiorentini sono il prezzo del silenzio di Dell'Utri sul presunto coinvolgimento di Berlusconi nelle stragi di mafia.
    Da qui la contestazione di un'aggravante specifica, che già esclusa dal gup di Firenze, non viene più sostenuta neanche dal pm della Dda milanese Pasquale Addesso, coordinato dal procuratore Marcello Viola. La data dell'udienza preliminare sarà fissata a breve. And. Sir. —

 

 

10.07.25
  1. A quasi due anni dal 7 ottobre la pressione psicologica su chi combatte si fa insostenibile
    I soldati dell'Idf: "Vediamo i nostri funerali" Il trauma tra tentati suicidi e autolesionismo
    Fabiana Magrì
    Combattono in prima linea da 21 mesi. A Gaza, in Libano, in Cisgiordania. Sono stanchi, traumatizzati, hanno paura, soffrono. Ma non possono parlarne pubblicamente. In guerra non puoi permettere al nemico di guardarti dentro. Non tutti riescono a convivere con il trauma e a restare in silenzio. Cinque soldati israeliani, in condizione di anonimato, hanno sfidato la censura e hanno affidato al quotidiano Haaretz frammenti di sofferenza e testimonianze che rappresentano uno spaccato dell'impatto della guerra sulla generazione cresciuta sotto le armi dopo il 7 ottobre del 2023. La perdita degli amici: «Ci hanno insegnato come caricare, come riparare un'arma inceppata. Nessuno mi ha insegnato cosa fare dopo aver assaggiato il sangue del mio migliore amico». La propria morte: «A volte la sera parliamo di come saranno i nostri funerali, cerchiamo di indovinare quante persone verranno, e se la nostra ex piangerà per noi». Le relazioni sentimentali: «Abbiamo provato a fare sesso e non ci sono riuscito. Niente ha funzionato. Lei ha cercato di calmarmi, ma io sono entrato in questa spirale, convinto che da quel momento in poi sarebbe andata così, che la guerra mi avesse distrutto. Che lei mi avrebbe lasciato».
    I soldati hanno famiglie, alle loro spalle, che si preoccupano per le conseguenze. Daniel Edri ha prestato servizio come riservista sia nella Striscia sia in Libano. La madre Sigal ha descritto ai media la sua discesa nell'autolesionismo, nel baratro dei pensieri suicidi, fino a quando si è tolto la vita, vittima del disturbo post-traumatico da stress (Dpts) non trattato adeguatamente. Oggi critica le autorità per non averlo salvato – sebbene gli fossero stati riconosciuti problemi di salute mentale e avesse presentato domanda per essere dichiarato affetto da Ptsd, la procedura non era stata completata – e chiede che venga annoverato tra i soldati caduti in guerra, e che gli vengano concessi funerali militari, anche se non era in servizio al momento della sua morte.
    Altre famiglie corrono ai ripari. La scorsa settimana l'avvocata Batya Kahana-Dror si è rivolta alla Corte Suprema israeliana per conto di Mother Awake, una Ong di madri dei soldati in prima linea e ha presentato una petizione contestando la Direttiva 77, un ordine militare che estende di quattro mesi il servizio militare obbligatorio. La stessa Kahana-Dror ha due figli miluim, in riserva attiva, e uno appena congedato. «I soldati sono al limite – dice –. Molti crollano quando sanno dell'estensione del servizio». I suoi racconti sono allarmanti: «Alcuni dicono che i soldati si feriscono deliberatamente solo per riposarsi un po', eppure, anche in quel caso, ricevono l'ordine di tornare indietro, pena il carcere».
    Intanto altri cinque militari sono rimasti uccisi, lunedì sera nel Nord di Gaza, da un ordigno esploso sul ciglio della strada mentre perlustravano a piedi le vie di Beit Hanun. Anche i compagni accorsi per recuperarli sono stati presi di mira dai terroristi. Quattro di loro erano haredim, ebrei ultra-ortodossi della Netzah Yehuda, l'unità concepita per consentire a chi vive lo stile di vita religioso di prestare servizio come soldato combattente.
    Nei quasi 4 mesi da quando Israele ha ripreso le manovre militari a Gaza, nella Striscia sono stati uccisi 38 combattenti, una media di 10 soldati ogni mese. I primi quattro sono caduti tra marzo e aprile, altri otto a maggio e tutti gli altri tra giugno e luglio. I numeri confermano quello che soldati e famiglie ripetono da mesi: la pressione sta diventando insostenibile e le risorse psicologiche sono inadeguate. Anche le famiglie degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas a Gaza lo sanno e insistono che a salvarli sia un accordo, non la guerra. —
  2. Ilva
    VALENTINA
    PETRINI
    «Rimangono non completate le stime di impatto e rischio per la salute». «Non sono state fornite documentazioni atte a superare le altre incongruenze nelle valutazioni di rischio ed impatto sanitario». Il rischio e l'impatto sanitario sono quelli sulla popolazione di Taranto, la partita è il futuro dell'ex Ilva, i virgolettati sono dell'Istituto superiore di sanità (Iss) inviati il 18 marzo scorso nell'ambito dell'iter per il rilascio all'ex Ilva della nuova Aia, l'Autorizzazione integrata ambientale per avallare una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio e la previsione di concludere la decarbonizzazione in un arco di tempo tra gli 8 e i 12 anni.
    Siamo entrati in possesso delle osservazioni di carattere sanitario dell'Iss ad oggi non pubbliche. Il governo non aveva mai fatto riferimento ai "limiti" e alle "lacune" che l'Istituto superiore di sanità ha segnalato nella Valutazione di impatto sanitario redatta da Acciaierie d'Italia nell'ambito della Commissione Istruttoria per il rilascio della nuova Aia-Ippc allo stabilimento siderurgico di Taranto.
    «L'Iss ha dichiarato che il Gestore (Acciaierie, ndr) ha fornito informazioni aggiuntive che l'Iss ha ritenuto "adeguate"», «ha intrapreso alcune azioni, indirizzate a colmare i gap evidenziati nella precedente valutazione». Le osservazioni di Iss sono molto più articolate e contenute in tre relazioni: 30 luglio 2024, 17 febbraio 2025, 18 marzo 2025. Nemmeno i parlamentari hanno potuto accedere agli atti: permesso negato ad Angelo Bonelli (Avs), Ubaldo Pagano (Pd), Mario Turco (M5S). «I documenti richiesti saranno pubblicati ad esito della fase conclusiva del procedimento» è la risposta che gli onorevoli Bonelli e Pagano hanno ricevuto dal ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il senatore Turco ha presentato un ricorso contro la mancata trasparenza degli atti pubblici inerenti la salute dei cittadini di Taranto alla Convenzione di Aarhus che mira a garantire il diritto del pubblico all'accesso alle informazioni ambientali. Ricorso accolto: «Anomala l'esclusione dei cittadini dalla conoscenza degli atti della procedura Aia in corso». Per la prima volta la Valutazione di impatto sanitario (Vis) è stata redatta dall'azienda stessa, un po' come se a rilasciare la revisione alle auto fossero i proprietari.
    Il 20 giugno 2024 l'Istituto superiore di sanità riceve la Vis e formula un prima valutazione. La risposta dell'ente pubblico (23 pagine) è in parte una bocciatura. «La caratterizzazione e descrizione della qualità ambientale dell'area non è completa». «Il benzene mostra valori in crescita nel quartiere Tamburi per gli anni 2021, 2022, 2023». «Le concentrazioni più elevate si registrano nelle centraline del quartiere Tamburi in condizioni di vento da nord-ovest, ovvero quando il quartiere si trova sottovento all'impianto siderurgico». «Anche per il PM10 si rileva un incremento nel 2022 rispetto al 2021 a Taranto e Statte». La Vis - scrivono - non calcola il «bioaccumulo degli inquinanti nei "prodotti della pesca" (es. crostacei, molluschi, specie ittiche edibili)».
    L'indice che valuta il rischio per la salute umana derivante dall'esposizione a più sostanze chimiche contemporaneamente «risulta sottostimato, soprattutto in relazione all'apparato respiratorio, quello maggiormente impattato dai contaminanti emessi». Acciaierie allora manda nuovi materiali. L'Iss risponde ancora: «Gli elementi di incongruità riscontrati rispetto agli indirizzi definiti nelle Linee Guida Iss concorrono, a diversi livelli, ad una valutazione di rischio sanitario connesso all'impianto produttivo inadeguato per sottostima».
    Acciaierie integra ancora. E siamo così al terzo pronunciamento di Iss: «Si prende atto che il gestore ha intrapreso alcune azioni, dopo le nostre precedenti osservazioni. Tuttavia, allo stato, la risoluzione delle incongruenze evidenziate è ancora parziale».
    Non sappiamo se c'è anche una quarta relazione che supera le criticità. Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink: «L'Istituto superiore di sanità non scioglie le riserve sulla Valutazione di impatto sanitario. Ciò nonostante, il governo vuole andare avanti. Teme il pronunciamento penale del Tribunale di Milano».
    Intanto per l'Inail, Taranto risulta la prima provincia d'Italia per malattie tumorali di origine professionale. —
  3. SÌ DEFINITIVO DEL SENATO
    Salva-lavoro per i malati di tumore Conserveranno il posto per due anni
    Via libera definitivo in Senato al disegno di legge salva-lavoro per i malati oncologici. La norma riguarda «i soggetti affetti da malattie oncologiche invalidanti e croniche, anche rare e dà diritto a congedi o a sospensioni dell'attività autonoma. Per i lavoratori dipendenti, dopo il congedo è prevista una «priorità nella conclusione degli accordi individuali di lavoro agile. La legge prevede che i dipendenti malati con invalidità pari o superiore al 74% possano richiedere un periodo di congedo non retribuito, continuativo o frazionato, non superiore a 24 mesi. Finora i malati oncologici perdevano il diritto al posto di lavoro dopo 6 mesi di assenza. Ora hanno 18 mesi in più a zero stipendio. pa. ru. —

 

 

09.07.25
  1. I titoli della casa automobilistica perdono fino all'8%. Pesano i risultati e l'impegno in politica
    Il partito di Musk non convince e Wall Street affonda le azioni Tesla
    francesco semprini
    new york
    America Party non convince l'America. Quella politica e quella dei mercati. Così Elon Musk, che del partito da lui fondato voleva fare una clava ai danni di Donald Trump e il simbolo del suo riscatto, si trova alle prese con una scalata pindarica tra i palazzi di Washington e costretto a navigare nelle acque in tempesta di Wall Street. Le azioni della sua Tesla sono crollate fino all'8%, sulla scia delle preoccupazioni riaccese dalla nuova avventura politica del patron del colosso delle auto elettriche. Un progetto che mette in dubbio il suo impegno per il futuro dell'azienda, alle prese con il calo delle vendite, la caduta di immagine (legata alla sua amicizia col presidente degli Stati Uniti) e l'aggressiva concorrenza cinese.
    Dopo la rottura tra l'inquilino della Casa Bianca e il suo ex «first buddy», consumata sulla Big Beautiful Bill (la maxi-legge di bilancio appena approvata al Congresso), Musk ha annunciato la sua discesa in campo da indipendente con un partito che ha preso forma sul suo stesso social X (già Twitter). Dedicare risorse e attenzione a un nuovo movimento politico va tuttavia contro quanto promesso dal miliardario agli investitori durante l'ultima conference call seguita ai deludenti risultati trimestrali. Musk si era impegnato a investire tempo ed energie alla casa automobilistica. «Ogni investitore della società, sottoscritto compreso, preferisce rimanere fuori dagli affari politici. È solo una distrazione, prima viene messa da parte prima Tesla tornerà ad occuparsi di affari per il bene di tutti», afferma Shawn Campbell, consulente di Camelthorn Investments e azionista di Tesla.
    L'annuncio arriva pochi giorni dopo che Tesla ha registrato il secondo calo consecutivo delle consegne trimestrali. Il tutto a danno del suo titolo che ha perso il 35% dai massimi del dicembre scorso. A innervosire gli azionisti della società dell'uomo più ricco al mondo è anche la possibile «vendetta» di Trump in termini di contratti cancellati con l'amministrazione federale, soprattutto per SpaceX. Eppure, quando quasi un anno fa – il 13 luglio del 2024 – Musk aveva dato il suo appoggio incondizionato a Trump, gli investitori erano soddisfatti e i titoli Tesla erano volati con l'elezione del tycoon, di cui la casa automobilistica sembrava poter beneficiare.
    L'ultima mossa di Musk solleva anche interrogativi sulla linea d'azione del consiglio di amministrazione di Tesla, finito nel mirino per la loro incapacità di tenere a bada il miliardario. I Cda delle sue società «vogliono che torni a guidarle» chiosa il segretario al Tesoro Scott Bessent. Mentre Trump bolla come «ridicolo» il progetto del suo ex alleato: «Non hanno mai funzionato: crea solo confusione». La società di investimento Azoria Partners ha rinviato la quotazione di un Etf Tesla (fondi scambiati come azioni in borsa), per valutare eventuali ricadute di America Party sugli obblighi aziendali del miliardario nella veste di amministratore delegato.
    Occorre infine fare i conti con la Cina, non solo in termini di concorrenza, con le aziende del Dragone che stanno sviluppando strategie aggressive specie sullo sviluppo di batterie a più lunga durata. Ma anche perché nel Paese la reputazione di Musk risulta appannata – ironia della sorte – proprio dalla rottura col presidente, che ha lo ha reso, agli occhi di Pechino, un interlocutore meno importante per il dialogo con Washington. —
  2. Nel rapporto trimestrale spariscono i nati e i morti. Il sospetto: con la guerra il crollo demografico
    Se il Cremlino occulta il censimento

    Anna Zafesova
    La demografia in Russia non esiste più. O meglio, non esiste nei rapporti sulla situazione socioeconomica che il Servizio federale delle statistiche statali (Rosstat) pubblica mensilmente. In quello di maggio manca qualsiasi numero riferito alla popolazione russa: nascite, decessi, matrimoni e divorzi. Nel precedente. sulle variazioni demografiche, i dati riportati non venivano divisi per regioni, dopo perfino i numeri generali sono stati censurati. «Siamo stati del tutto privati delle informazioni sulla quantità degli abitanti del nostro Paese», si sono lamentati gli analisti del centro studi MMI con il Moscow Times.
    L'esperienza sovietica del 1937 – quando Stalin occultò il censimento che mostrava quante vittime avesse fatto il suo regime, e ne fucilò gli autori – insegna che se una statistica viene cancellata il motivo è che rivela una verità sgradita al Cremlino. Del resto, il governo russo aveva già secretato negli ultimi anni molti dati giudicati "sensibili", da quelli delle perdite al fronte a quelli sulla spesa militare: più di un terzo delle voci della finanziaria approvata dalla Duma non sono specificate nel dettaglio. Il segreto di Stato tutela ormai anche i dati sull'economia, inclusa la taglia delle riserve auree e i nomi e i salari dei top manager delle grandi società statali (ufficialmente per proteggerli dalle sanzioni occidentali). Ma la sparizione dei numeri sulle morti e le nascite indica una sola cosa: la voragine demografica spalancata dalla guerra sta diventando un abisso, e quel milione di soldati – che, secondo fonti indipendenti, sono stati uccisi, mutilati o catturati, sono scomparsi o hanno disertato – inizia a emergere nelle statistiche.
    Ufficialmente, stando agli ultimi dati disponibili del Rosstat, il primo aprile gli abitanti della Russia erano 146, 1 milioni. Nel primo trimestre del 2025 si erano registrate 289 mila nascite contro 472 mila morti, con una decrescita demografica di 183 mila, compensata però per i due terzi da 122 mila immigrati. Una tendenza negativa che dura da decenni, e il governo aveva già previsti che nei prossimi vent'anni i russi si sarebbero ridotti a 138, 8 milioni. Il tasso della natalità continua a battere ogni mese i record negativi storici (la guerra ha portato a un'impennata delle vendite di anticoncezionali), ma è soprattutto la mortalità a mostrare dati inquietanti.
    Perfino l'ente statistico ufficiale ha constatato una riduzione dell'aspettativa di vita nel 2024 a 72, 84 anni, scendendo in un solo anno di sette mesi. Anche i dati sulla mortalità – divisi per cause, fasce anagrafiche e regioni – sono stati censurati. Non è difficile immaginarne il motivo: il demografo Aleksey Raksha spiega al Moscow Times che i caduti in guerra vengono conteggiati dal Rostat con un ritardo di 12-18 mesi, quindi i risultati della grande mattanza con la quale è stata pagata l'offensiva russa dell'ultimo anno verrebbero rispecchiati nelle statistiche solo ora.
    Resta la domana se la censura del Rosstat sia finalizzata a tenere all'oscuro l'opinione pubblica o il principale appassionato di demografia di Mosca. Vladimir Putin, che ha posto al governo l'obiettivo di fermare la decrescita della popolazione e aumentare l'aspettativa di vita a 78 anni (voleva farlo già per il 2024, ma il traguardo è stato spostato al 2030). Obiettivo difficile da ottenere – la Russia ha tendenze demografiche simili all'Europa – che diventa impossibile se i maschi vengono inviati al fronte e si fanno tagli alla spesa per la sanità.
    Per incrementare le nascite molte regioni hanno introdotto perfino degli incentivi economici per le studentesse di università e licei che rimangono incinte, e il ministro della Sanità Mikhail Murashko sostiene che l'abitudine delle russe di posticipare la gravidanza per finire gli studi sia «deleteria», e che alle ragazze andrebbe insegnato che i figli vengono prima di tutto «già a scuola». Ma nonostante la Russia sia diventata l'unico Paese al mondo a incentivare le gravidanze minorili invece di combatterle, Putin continua a non avere abbastanza soldati: proprio ieri è stata varata una legge che permette anche agli apolidi di arruolarsi nelle forze armate russe. —
  3. Starmer: Alvia fondi per la produzione di droni
    Continuano i raid sulle città ucraine Almeno 11 civili uccisi in una notte
    Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha reso noto di aver parlato con il premier britannico Keir Starmer «per coordinare gli sforzi diplomatici in vista della prossima riunione dei Volenterosi». Zelensky e Starmer hanno anche discusso di «ulteriori finanziamenti che saranno garantiti questo mese per la produzione ucraina di droni».
    Ed è di almeno 11 civili morti e oltre 80 persone ferite, fra cui 7 bambini, il bilancio degli attacchi russi che hanno colpito l'Ucraina la scorsa notte. Lo riferiscono le autorità locali. Durante gli attacchi della notte con i droni, secondo quanto riferito dalle autorità ucraine una persona è stata uccisa nella città meridionale di Odessa, un'altra è stata uccisa e 71 sono rimaste ferite nella città Nord-orientale di Kharkiv, mentre i detriti dei droni caduti hanno causato danni in 2 distretti della capitale Kiev. I droni russi a corto raggio hanno anche provocato 2 morti e 2 feriti nella regione settentrionale di Sumy, uno dei luoghi in cui la Russia ha concentrato un gran numero di truppe. Inoltre 7 persone sono rimaste uccise e 9 ferite nella regione di Donetsk. —

 

 

08.07.25
  1. Amicizie e conflitti di interesse nelle commissioni targate FdI. Il ruolo di Mazzi
    Il grande circo degli Spettacoli Dal commerciante al broker ecco chi distribuisce i fondi
    Ilario Lombardo
    Roma
    Bisogna entrare al ministero della Cultura e poi penetrare fin dentro le sue ramificazioni per scoprire chi comanda, chi decide vita e morte di un progetto o di una realtà culturale. Chi decide, per esempio, come spartire quasi mezzo miliardo di euro destinato allo Spettacolo dal vivo. Sono le commissioni di esperti.
    Accedendo a questo labirinto di norme e di nomi, si intuisce che il ministero che avrebbe dovuto compiere la sovrastrutturazione del potere della destra, per fare piazza pulita della tanto detestata egemonia di sinistra, è un campo di battaglia tra baronie all'ombra di un ministro, che con sguardo indolente e movenze tipiche di un personaggio annoiato di Raffaele La Capria prova ogni giorno a fare mostra di atarassica tranquillità. Alessandro Giuli, giornalista, cultore di rune celtiche che Giorgia Meloni ha piazzato in ogni angolo della tv prima di spedire al ministero per raccogliere i cocci del predecessore Gennaro Sangiuliano, prova a dire che tutto va bene, nonostante fuori monti la protesta del cinema e ora degli artisti del teatro, del circo, della musica e della danza, sostenuti dalle Regioni guidate dal centrosinistra che sospettano manovre punitive o comunque poco trasparenti nei declassamenti di compagnie e teatri, spesso fiore all'occhiello dei loro territori. La Stampa ha provato a fare luce, per capire meglio cosa c'è dietro: conflitti di interesse, piccoli e grandi, commissari non propriamente competenti, e affiliazioni di partito.
    Se c'è una costante nel racconto di questi mesi al ministero della Cultura sono le dimissioni. Dimissioni della presidente di Cinecittà, dimissioni del direttore generale Cinema, dimissioni dei tre membri della commissione Teatro nominati dagli enti locali (Regioni, Province, Comuni). Ma se andiamo più indietro, a fine marzo si sono dimessi sette componenti su dodici della Commissione che si occupa di valutare manifestazioni ed eventi cinematografici. Fuga di massa motivata dalla mancanza di criteri chiari e trasparenti sulla destinazione di 12 milioni di contributi. Accuse identiche che ora vengono rivolte al ministero dagli assessori di sette Regioni dopo la pubblicazione dei decreti di assegnazione del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal vivo che ha portato all'esclusione o al ridimensionamento di realtà riconosciute dal settore come all'avanguardia. I casi più eclatanti sono il Teatro La Pergola di Firenze, che ha perso il grado di Teatro Nazionale, quello che ha portato alle dimissioni di tre commissari, e il festival Santarcangelo dei Teatri, il più antico della scena contemporanea. Ma ce ne sono tanti altri.
    Le commissioni della direzione Spettacolo dal vivo sono quattro (teatro, musica, danza, circo) più una (la multidisciplinare, un ibrido delle altre quattro che raccoglie le istanze dei festival). Ogni commissione ha sette membri: quattro di nomina ministeriale, tre indicati dagli enti locali, proprio perché si occupano di organismi culturali strettamente legati ai territori. Secondo il bando di nomina, i commissari andrebbero scelti tra «esperti altamente qualificati nelle materie di competenza e/o docenti universitari o critici della medesima materia». Non sempre è così.
    Subito dopo le dimissioni dei membri della commissione Teatro, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, di Fratelli d'Italia, che ha la delega sullo Spettacolo dal vivo, ha accusato due dei tre commissari voluti dagli enti locali di essere esponenti di partito, insinuando così ragioni politiche dietro la difesa della Pergola e del suo direttore Stefano Massini. Il terzo, Angelo Pastore, con esperienza di oltre 40 anni nel teatro, e senza tessera di partito, racconta a La Stampa cosa è successo: «Avevamo deciso di lasciare la Pergola tra i Teatri Nazionali, pur diminuendone il punteggio. Sembrava a tutti un giusto compromesso. Poi, all'improvviso, i quattro commissari di nomina ministeriale hanno cambiato idea. E hanno prevalso a maggioranza». Crede che abbiano ricevuto indicazioni politiche dall'alto? «Non ho le prove per sostenere qualcosa del genere» è la risposta di Pastore. Resta il sospetto di tanti, anche perché la dichiarazione di Mazzi stona con le scelte che a sua volta ha sponsorizzato per la stessa commissione. Marco Lepre, Luigi Rispoli, e Giampaolo Savorelli sono tre dei quattro membri di nomina ministeriale: il primo è un commerciante di tessuti con negozio vicino al Teatro Argentina di Roma, legato a Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, di FdI. Il secondo è un dipendente del Consiglio regionale Campania, sempre in quota FdI. Il terzo, Savorelli, è stato fino al 2019 direttore dell'Estate teatrale veronese. Curriculum ineccepibile ma con in più il vanto di poter contare sull'amicizia del concittadino Mazzi.
    Il sottosegretario è considerato il vero dominus, e le opposizioni, Avs e M5S, ne hanno più volte chiesto le dimissioni per i presunti conflitti di interesse, vista la carriera di produttore, organizzatore di eventi ed ex amministratore delegato della società Arena di Verona. E proprio dalla sua Verona arriva un altro commissario di nomina controversa. Si chiama Gianluca Cavedo ed è il presidente della commissione consultiva per Circhi e Spettacolo viaggiante. È un assessore di Legnago, delegato all'Assemblea nazionale di FdI. Ma è anche un broker assicurativo che lavora con le compagnie del circo, con chi cioè lo fa guadagnare con provvigioni e nello stesso tempo chiede a lui accesso ai fondi pubblici. E infatti Cavedo si è astenuto una cinquantina di volte secondo i verbali, dimostrando come la sua sola presenza ponga una questione di opportunità, e apra interrogativi sulla sua imparzialità. Tanto più che, secondo il bando, i commissari dichiarano «di non avere rapporti economici di dipendenza», «di non trovarsi in situazioni di incompatibilità o conflitto di interessi». A sospettare la violazione di tali impegni ieri è stato Paolo Stratta, fondatore dell'Accademia Cirko Vertigo, docente a Torino e per anni presidente dell'Associazione circo contemporaneo. Con un post su Facebook ha tirato in ballo Cavedo e Sebastiano Taddei, in arte Ulisse Takimiri, direttore artistico e gestore della Scuola d'arte circense in provincia di Fermo (Marche, regione guidata da FdI), anche lui nominato commissario nonostante possa a sua volta essere soggetto beneficiario delle risorse ministeriali.
    Il 23 dicembre 2024 un decreto ha ridefinito i criteri di assegnazione dei fondi 2025-2027. La torta dei contributi è rimasta la stessa, visto anche che per la destra di governo la cultura non è economicamente una priorità. I finanziamenti ambiti hanno lacerato tutte le commissioni. Anche in quella che si occupa di Danza ci sono state minacce di dimissioni, dopo la bocciatura di compagnie come Triangolo Scaleno e Margine Operativo, eccellenze studiate nelle università. Lo strappo dei tre membri della commissione Teatro ha avuto un effetto mediatico dirompente. Perché svela la modalità di selezione dei commissari e di chi finisce ai vertici del potere culturale: quell'«amichettismo» di cui Meloni ha sempre accusato la sinistra (basta solo il caso di Gabriella Buontempo, citato ieri da Giuli: nominata al Centro sperimentale di cinema, è l'ex moglie di Italo Bocchino, direttore del Secolo d'Italia incaricato di difendere la premier a reti unificate). Ma è un caso che fa emergere anche la visione della cultura che ha la destra, rivendicata dalla stessa Meloni: si tende a prediligere chi incassa, programmi più commerciali, tradizionali, di repertorio, meglio se arricchiti di star televisive, invece di chi fa sperimentazione, innovazione, in cerca di nuovi linguaggi nelle forme del contemporaneo.

 

 

07.07.25
  1. si chiama "america party", l'atto fondativo è un sondaggio online
    Musk lancia il suo partito contro il tycoon
    Elon Musk si presenta con una nuova veste nella politica americana. Dopo essere entrato in aperto scontro con Donald Trump, il miliardario annuncia - forte dell'esito del sondaggio lanciato online - la nascita di un terzo partito da lui guidato, l'America Party. Nel giorno dell'Indipendenza, il patron di Tesla ha promosso un sondaggio per chiedere agli americani se volessero «l'indipendenza» da un sistema a due soli partiti. Il 65 per cento ha risposto sì, il 35 per cento no. Poi Musk ha commentato su X: «Con un rapporto di 2 a 1 voi volete un nuovo partito politico e lo avrete. Quando si rischia di mandare in bancarotta il nostro Paese con sprechi e corruzione, viviamo in un sistema monopartitico, non in una democrazia. Oggi, l'America Party è nato per restituirvi la libertà». La svolta del miliardario arriva dopo l'approvazione in Congresso del "Big Beautiful Bill", il budget fortemente voluto da Donald Trump e altrettanto fortemente criticato da Elon Musk, che ci vede il rischio di un tracollo delle finanze federali.
  2. nterdittiva antimafia per bloccare una ditta: si era aggiudicata un appalto per lavori del Pnrr
    Dai bunker del boss agli asili nido Le mani della camorra sul Lazio
    andrea
    palladino
    Francesco Nobis, detto «o nir», il «nero», di cemento se ne intende. Piccolo costruttore di Casapesenna, uno dei tre fortini del clan dei Casalesi, una ventina di anni fa impastava il calcestruzzo per realizzare i bunker per Michele Zagaria. Un boss che per anni ha governato il territorio diventando invisibile grazie ai rifugi segreti. Roba sofisticata, con i pavimenti che scorrevano, aprendo varchi invisibili verso piccole regge sotterranee.
    Scontata la pena a tre anni reclusione per favoreggiamento personale aggravato dalle modalità mafiose, Nobis oggi lavora per una società di Formia, in provincia di Latina, meno di un'ora di automobile dal suo paese d'origine. Si occupa sempre di costruzioni e di calcestruzzo. Niente bunker, ma supermercati, grandi edifici e scuole. Lo fa da dipendente della Gld costruzioni, gruppo di proprietà della famiglia Diana. Il suo datore di lavoro è Giacomo Diana, originario di San Cipriano d'Aversa, la città che assieme a Casapesenna e Casal di Principe forma il territorio dove ha radici solide il clan di Gomorra.
    San Cipriano è il luogo dove inizia la storia dei Casalesi, negli Anni 70, quando un meccanico specializzato in furti di Tir mette su una banda feroce, che sfida il potere di Raffaele Cutolo. Era Antonio Bardellino, «totonn» per i sanciprianesi, che ancora lo venerano su TikTok, trentasette anni dopo la scomparsa (la presunta morte a distanza di decenni è ancora avvolta dal mistero). La Gld venti giorni fa ha ricevuto una interdittiva antimafia dalla prefettura di Latina. Tra i motivi c'è proprio il rapporto con Francesco Nobis, che risulta tra i dipendenti.
    La società di Formia ha un curriculum di peso, con un fatturato di 4,9 milioni di euro. Alla fine del 2024 si è aggiudicata, tra l'altro, l'appalto Pnrr per la costruzione dell'asilo nido di Fiumicino per poco più di 2 milioni di euro. Ora quel cantiere dovrà essere fermato, come prevede la normativa antimafia. Al momento, nonostante siano passati venti giorni dal provvedimento della Prefettura, i lavori proseguono. Il comune guidato dall'ex ministro dell'Udc Mario Baccini, stazione appaltante dell'opera, dichiara a La Stampa di non aver ricevuto nessuna comunicazione: «Non ne sappiamo nulla, attendiamo i documenti ufficiali», spiega l'ufficio stampa. Questione di tempi burocratici, probabilmente. La Gld ha in ogni caso presentato ricorso al Tar, che verrà discusso il prossimo settembre. Il tribunale amministrativo ha nel frattempo bloccato le sospensioni degli appalti da parte della Asl di Caserta.
    L'appalto di Fiumicino riguarda una delle principali opere finanziate dai fondi europei nel Comune di Fiumicino, amministrazione colpita nei giorni scorsi da un'inchiesta della locale procura per una serie di affidamenti nei settori della cultura e dei servizi sociali. La Gld, solo negli ultimi mesi, era riuscita ad aggiudicarsi lavori anche a Latina (la manutenzione del lungomare) e all'ospedale di Teano (l'impianto antincendio).
    Eppure, il nome della società era divenuto noto nelle cronache giudiziarie da tempo. L'ex socio e direttore tecnico Luigi Diana - ha lasciato le quote al padre Giacomo nel 2023, dopo una perquisizione disposta dalla magistratura romana - due anni fa era stato indagato dalla Dda di Roma per tentato omicidio con modalità mafiose. Nei mesi scorsi la procura ha chiesto l'archiviazione per quell'agguato, ma nel frattempo la Prefettura di Latina aveva iniziato ad approfondire il profilo della società di famiglia, mettendo insieme i legami del gruppo con pezzi della camorra imprenditrice. Le prime informative del Nucleo investigativo dei carabinieri di Latina di due anni fa sono confluite all'interno del provvedimento interdittivo della Prefettura. Il profilo che emerge ricostruisce un filo che parte dal cuore delle indagini sul clan dei casalesi, per dipanarsi fino ad oggi. La famiglia Diana fa il salto imprenditoriale acquistando le quote della Gld il 30 settembre 2015. Una data da tenere a mente. A vendere le azioni è Rodolfo Statuto, imprenditore del settore del cemento di Casaluce, condannato per associazione mafiosa nel maxi processo Spartacus contro il clan dei Casalesi. La sentenza di primo grado è arrivata il 15 settembre del 2015, quindici giorni dopo la condanna. La sede sociale venne spostata a Formia, in provincia di Latina, uscendo così dai fari degli investigatori napoletani e casertani. Da allora, per vent'anni ha operato senza grandi problemi, fino all'interdittiva del 17 giugno scorso.
    A Formia, nel Lazio, la società ha potuto contare su contatti e alleanze di peso. A partire dall'attuale sindaco, Gianluca Taddeo, in quota Forza Italia, uomo di assoluta fiducia del senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale per il Lazio del partito. Luigi Diana vanta una solida amicizia con il primo cittadino, tanto da diffondere durante l'ultima campagna elettorale sui social le foto sorridenti insieme a Taddeo.
    La Gld non ha fatto poi mancare il suo sostegno economico alle sentitissime processioni dei santi patroni della città e lo scorso anno sulla facciata della chiesa di San Giovanni il 24 giugno sono apparsi gli striscioni della Gld. Durante la processione il santo si è fermato proprio davanti agli uffici della società di costruzioni, come documentato dall'inchiesta del programma de La7 «100 minuti», condotto da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini (inchiesta firmata da chi scrive). E d'altra parte quel luogo la chiesa locale lo conosce bene: gli uffici della Gld fino a qualche giorno fa erano all'interno dei locali di proprietà dell'Istituto per il sostentamento del clero. —

 

 

06.07.25
  1. Vicepresidente di Transneft cade dal 17° piano. Si allunga la lista delle morti sospette
    Badalov, top manager russo "suicida"
    Un altro top manager russo muore in circostanze poco chiare. Andrei Badalov 62 anni, vicepresidente della Transneft, la piu grande compagnia di oleodotti della Russia, è morto ieri a Mosca cadendo dal diciassettesimo piano della torre residenziale dove risiedeva, alla periferia della capitale. L'uomo avrebbe lasciato un biglietto d'addio.
    Si allunga così l'elenco di alti dirigenti di compagnie petrolifere deceduti improvvisamente in situazioni ritenute sospette dall'inizio del conflitto in Ucraina. Nell'aprile del 2022, Vladislav Avaev, ex vicepresidente di Gazprombank, sua moglie e la figlia minorenne furono trovati morti a Mosca. Secondo i rapporti, il banchiere aveva ucciso la famiglia e poi si era suicidato.
    Stessa dinamica pochi giorni dopo per l'ex top manager di Novatek Sergei Protosenya, sua moglie e sua figlia trovati morti in Spagna. Nel marzo scorso il vice presidente della Lukoil, Vitaly Robertus, è stato trovato impiccato nel suo ufficio. —
  2. Il patron di Tesla rispolvera l'idea durante il giorno dell'Indipendenza
    Musk lancia il sondaggio per il suo partito
    «Il giorno dell'Indipendenza è il momento migliore per chiedervi se volete essere indipendenti da questo sistema bipartitico (alcuni direbbero un unico partito). Dovremmo creare il partito dell'America?». Queste le parole di Elon Musk rilasciate su X con un sondaggio fra gli elettori. Post in risposta a un altro utente che si chiede come tutto ciò possa impattare le elezioni di midterm del 2026 o le presidenziali del 2028, dove il patron di Tesla spiega che basterebbe concentrarsi su alcuni stati chiave per ribaltare la situazione attuale.
    «Un modo per realizzare questo obiettivo - dice Musk - sarebbe concentrarsi con precisione chirurgica su solo 2 o 3 seggi al Senato e 8-10 collegi alla Camera. Visti i margini legislativi estremamente ridotti, sarebbe sufficiente per determinare il voto decisivo sulle leggi più controverse, garantendo che riflettano realmente la volontà del popolo».
    Al dibattito prende parte pure Grok, il chatbot di intelligenza artificiale di X: «La creazione di un "America Party" potrebbe frammentare il voto repubblicano in stati chiave in bilico come Pennsylvania, Georgia, Arizona, Wisconsin, Michigan e Nevada. Alle midterm un partito del genere potrebbe far pendere l'ago della bilancia a favore dei Democratici».
  3. Il clima
    mario tozzi
    Prima di tutto i dati. Le temperature medie dell'atmosfera non sono mai state complessivamente così alte come negli ultimi giorni in Europa, un incremento che ha prodotto, produce e produrrà ondate di calore in grado di minacciare i sistemi biologici dei viventi, esattamente come ipotizzato nel VI rapporto IPCC oltre due anni fa. Le prime vittime confermano questa tendenza e a poco vale ricordare che, al mondo, si muore anche per il freddo, perché in passato, a causa del caldo, non si moriva. L'incremento assassino delle temperature va ben al di là delle nostre esperienze personali e dei nostri fallaci ricordi: negli anni '60 del XX secolo si registravano una decina di giorni con temperature al di sopra dei 32°C, all'inizio degli anni Duemila erano diventati una ventina e oggi sono più di trenta, per non dire delle notti tropicali, con buona pace di mio nonno che girava in canotta e di quel titolo di giornale che, nel 1950, riportava temperature di 42°C a Milano: tutto vero, ma tutto irrilevante, perché ciò che conta sono i dati provenienti da decine di migliaia di centraline sparse in tutto il mondo (e "corrette" se si trovano vicino alle città, che sono più calde, delle campagne).
    Altri dati sono quelli relativi allo zero termico, cioè il punto (o, meglio, la linea) al di sopra del quale la temperatura dell'atmosfera scende sotto gli 0°C e dunque possiamo avere neve e conservare i ghiacciai. Le ultime registrazioni danno lo zero termico sulle Alpi (e sugli Appennini) a oltre 5.100 m di quota: niente di drammatico, se non fosse che la montagna più alta d'Europa arriva a 4.700 metri. Eravamo stati buoni profeti nel presagire, anni fa e sulla base dei dati scientifici, che il 2021 sarebbe stato l'anno più fresco e più umido rispetto a quelli che sarebbero seguiti, nonostante le accuse di allarmismo e di ecoansia: niente di tutto ciò, si rimane ottimisti, ma bene informati, però.
    Fra i dati preoccupano anche quelli della temperatura degli oceani e dei mari, del Mediterraneo in particolare, che sprigiona in luglio il calore che avrebbe fatto registrare in agosto, confermandosi hot-spot climatico, con tutta l'Italia al suo interno. Preoccupano perché acque più calde sviluppano cicloni, trombe marine e d'aria, limitati tornado e perfino downburst. In pratica ciò significa aumento delle perturbazioni meteorologiche a carattere sempre più violento: se il Mediterraneo avesse avuto le dimensioni del Golfo del Messico avremmo registrato gli stessi cicloni, perché le temperature ci stanno tutte. Ma quelli che si scatenano adesso bastano e avanzano, come dimostrano le due alluvioni consecutive in Emilia Romagna (ma non avevano periodi di ritorno millenari?) o le alluvioni ripetute di Valencia, delle Baleari e delle Cicladi.
    Questi dati riguardano il tempo atmosferico, ma sono perfettamente in linea con la tendenza climatica, che mostra un'accelerazione mostruosa nell'incremento delle temperature negli ultimi 70 anni. Una crisi climatica globale che è accelerata e anomala rispetto al passato e che sta dispiegando le sue conseguenze nefaste esattamente secondo le previsioni dei modelli climatici elaborati già da decenni. Siccità, tempeste di vento, mareggiate eccezionali, chicchi di grandine grossi come pesche, alluvioni, frane e incendi sono tutti fenomeni in crescita e accomunati dalla crisi climatica attuale. E sono tutte conseguenze che costano in termini di vite umane e animali e in denaro: chi afferma che non ci possiamo permettere un Green Deal perché non sostenibile economicamente difende solo la maniera tradizionale di fare affari, una maniera che sta per essere spazzata via dalla crisi climatica. E dimentica che il non prendere decisamente una via alternativa a questo sistema economico e non fare nulla costa molto di più.
    Perché il fatto nuovo, che distingue questa crisi da ogni cambiamento climatico precedente, è che dipende da una sola specie, i sapiens, attraverso le loro attività produttive, come ha dimostrato almeno il 99% degli specialisti mondiali. Siamo l'unica specie che ha dissotterrato il potenziale mortifero dei combustibili fossili, liberando in atmosfera un'anidride carbonica che sarebbe stata, invece, sottratta ai cicli naturali del carbonio. Se vogliamo stare ai dati.
    Se, invece, vogliamo indurre confusione, allora possiamo anche ascoltare il fisico delle particelle che dichiara a un giornale che la crisi climatica non esiste o l'ingegnere che dice che non dipende da noi: se hanno dati li producano e scrivano articoli scientifici, o li leggano almeno, non rilascino interviste, perché il metodo scientifico funziona così e non lascia spazio alle opinioni. Il dibattito fra gli scienziati sulle cause della crisi climatica attuale è chiuso e si riaprirà solo con nuovi dati che, al momento, non ci sono. Perdere ancora tempo per agire sulle cause e azzerare le emissioni clima-alteranti è colpevole, affidarsi ai mercanti di dubbi è imperdonabile. —
  4. manca il personale
    Due anni per l'ok "La burocrazia frena le rinnovabili"
    Due anni di ritardo sui progetti già presentati e una carenza ormai cronica di personale. La denuncia arriva da aziende che si occupano di rinnovabili e che hanno presentato richieste per le istanze di valutazione di impatto ambientale (Via) dei progetti per la produzione di energia rinnovabile necessari al raggiungimento dell'obiettivo nazionale di installare 80 GW di nuova capacità rinnovabile al 2030. Le valutazioni sono allo studio della Commissione Tecnica Pnrr-Pniec, istituita nel 2021 proprio con l'obiettivo di esaminare, semplificare e velocizzare le istanze. «La commissione è sottodimensionata per numero di commissari, struttura organizzativa, dotazioni informatiche e persino in termini di fondi che non arrivano nonostante le imprese paghino, anticipatamente, elevati oneri istruttori, circa 50 milioni all'anno, per la richiesta di parere della Via» racconta Agostino Re Rebaudengo, presidente Asja Energy, già presidente di Elettricità Futura. Il risultato è che l'esame dei progetti già presentati è in ritardo di oltre 2 anni rispetto ai termini previsti per il rilascio e le aziende sono costrette a rivolgersi al Tar per ottenere una sentenza che obblighi la commissione ad esprimersi. La commissione non ha mai raggiunto il numero di 70 commissari, come prevede la legge, e ancora oggi a distanza di 4 anni dalla sua costituzione, mancano più di 20 componenti. «Il risultato - spiega Re Rebaudengo - è che i progetti che vengono presentati oggi potrebbero dover attendere anni per essere esaminati. Questi costi aggravati dai ritardi concorrono all'aumento dei costi di realizzazione di un impianto che è inevitabilmente destinato a ripercuotersi sul prezzo dell'energia elettrica venduta». E conclude: «L'auspicio è che il Mase si attivi con urgenza per potenziare la commissione, adeguando il numero di commissari alla mole di pratiche da evadere e dotandoli di una struttura amministrativa e tecnologica adeguata a poter svolgere il loro lavoro e rendere alle imprese il servizio dovuto». cla. lui.

 

 

05.07.25
  1. Sfruttiamo appena il 37,5% dei 191,5 miliardi di euro disponibili nel Pnrr. Fa peggio soltanto la Lettonia
    Italia al palo sulla transizione ecologica Siamo maglia nera per i fondi investiti
    anna maria angelone
    roma
    Il motore "verde" del Pnnr procede al rallentatore. E vede l'Italia arrancare in molti progetti strategici per gli obiettivi climatici.
    Stando a un'analisi dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'università La Cattolica di Milano, l'iniziale piano di ripresa e resilienza del nostro Paese ha destinato alla transizione ecologica 71,7 miliardi di euro su 191,5, pari al 37,5% delle risorse totali. Una somma corposa ma, al confronto con gli altri paesi europei, poco più del "minimo" rispetto all'asticella fissata da Bruxelles: solo la Lettonia ha fatto meno sforzi per l'ambiente.
    La dotazione più sostanziosa è stata riservata alle infrastrutture per la mobilità sostenibile (per lo più, rotaie e trasporti) e alle misure di efficientamento energetico (tradotti in 14 miliardi di euro finiti negli Ecobonus per gli immobili). Tutto il resto è stato investito su reti elettriche, idriche, energie rinnovabili, opere di "adattamento" al cambiamento climatica ovvero prevenzione.
    Secondo il Pnnr Watch sugli investimenti per la transizione ecologica appena pubblicato da Assonime e Fondazione Openpolis, però, l'avanzamento di alcune misure strategiche per gli obiettivi climatici ristagna.
    Il monitoraggio si focalizza su gestione dei rifiuti, economia circolare, smart grid, infrastrutture di ricarica per la mobilità elettrica, rete idrica e filiera dell'idrogeno. Progetti che mobilitano, nel complesso, circa 12 miliardi di euro. Ebbene, in base alle rendicontazioni disponibili, la spesa effettiva per gli impianti di gestione dei rifiuti – importo 1,5 miliardi di euro – è ferma al 12%. Lo stesso vale per le opere di economia circolare, progetti "faro" cuore della sostenibilità: 600 milioni di euro con una spesa effettiva al 15%.
    Per il rafforzamento della cosiddetta "smart grid", le reti intelligenti per la distribuzione dell'energia elettrica – capitolo da ben 4 miliardi di euro – il bilancio è critico: «l'intero ammontare delle risorse stanziate risulta allocato – scrive l'indagine – ma la spesa rendicontata a livello di ciascun progetto si attesta a meno del 5%». Anche per le "hydrogen valley", le percentuali di spesa effettiva sono inferiori al 6% e solo una minima parte dei progetti risulta completata o in fase di collaudo.
    «In generale, lo stato di avanzamento dei progetti è abbastanza basso», spiega a La Stampa Luca Dal Poggetto, analista della Fondazione Openpolis e autore del monitoraggio. «Alla base, spesso ci sono lungaggini burocratiche ma, talvolta, anche la scarsa appetibilità degli investimenti per i privati. Emerge, inoltre, che spesso le misure si tramutano in incentivi e crediti d'imposta: forse, perché fanno spendere più velocemente».
    Venendo al settore idrico, la dotazione è massiccia: 9 miliardi di euro per sette linee di intervento. Gli investimenti in infrastrutture per la sicurezza dell'approvvigionamento beneficiano di 2,1 miliardi di euro ma, a marzo 2025, è stato speso meno di un quarto delle risorse (24%). I restanti 1,9 miliardi di euro per la riduzione di perdite nella distribuzione dell'acqua attraverso strumenti di monitoraggio lungo oltre 19 mila chilometri di rete, vedono una situazione spaccata: meglio al Nord e al Centro, molto a rilento nel Mezzogiorno.
    Altro esempio emblematico, il flop delle colonnine elettriche. Un "tesoretto" da 741,3 milioni destinati dal Pnnr alle infrastrutture di ricarica. Gli operatori hanno utilizzato solo 144 milioni di euro, il 19,4%. Per non perdere i 600 milioni di euro restanti, l'ultima revisione del Pnrr li ha spostati sulle rottamazioni e incentivi per l'acquisto di auto elettriche.
    Per gli interventi di gestione del rischio di alluvione o riduzione del rischio idrogeologico, sono stati assegnati 2,5 miliardi di euro. «Qui, abbiamo notato che sono stati usati per opere di ricostruzione o messa in sicurezza contro il rischio frane nei territori che hanno vissuto recenti alluvioni. Va bene, ma è altro da un vero piano di prevenzione contro il dissesto», sottolinea ancora Dal Poggetto di Openpolis.
    Per l'adattamento ai cambiamenti climatici, prevenzione e gestione dei rischi connessi al clima (come siccità o bombe d'acqua) – una misura ritenuta "verde" al 100% dall'Ue – l'Italia ha riservato appena 500 milioni di euro. E solo 400 milioni di euro per il ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini. Prevenzione? «Di sicuro, c'è scarsa lungimiranza: la crisi climatica era già evidente nel 2021 ma oggi è un'emergenza. Si trovano poche misure in ambito agricolo. E di resilienza al cambiamento climatico c'è ancora poco», conclude Dal Poggetto di Openpolis. —

 

 

04.07.25
  1. TRUMP BLUF :    La scorsa primavera, mentre la marcia di ritorno di Donald J. Trump verso la Casa Bianca dominava l'attenzione dell'opinione pubblica, le sue finanze, in gran parte nascoste, erano in serio pericolo.



    Il suo palazzo di uffici a Lower Manhattan generava troppo poco denaro per coprire l'ipoteca, con il saldo in scadenza. Molti dei suoi campi da golf non avevano abbastanza giocatori per coprire i costi. Il flusso di milioni di dollari all'anno proveniente dalla sua attività di “celebrità televisiva” si era in gran parte esaurito. E un'improvvisa ondata di sentenze legali minacciava di divorare tutto il suo denaro.



    Poi, con la conquista della nomination repubblicana, tutto è cominciato a cambiare. Nei mesi successivi, Trump, insieme ai suoi due figli maggiori, Eric e Donald Jr, ha riorientato l'attività di famiglia, creando una serie di partnership, soprattutto nel settore delle criptovalute, con investitori disposti a puntare sulla sua vittoria.


    Una volta conquistata la presidenza a novembre, questo approccio ha preso il sopravvento. La sua azienda di famiglia ha annunciato numerosi nuovi accordi che avrebbero avvantaggiato finanziariamente il signor Trump in modo diretto, anche se ha preso decisioni politiche che hanno influenzato questi settori o che hanno coinvolto Paesi in cui gli Stati Uniti hanno interessi politici.



    In particolare, Trump è ora sia socio di diverse imprese di criptovalute sia, in qualità di presidente, il principale regolatore politico della criptovaluta, e ha segnalato che vuole che la sua amministrazione abbia un approccio non vincolante nei confronti delle valute digitali.



    Oggi, queste mosse sono viste dai detrattori di Trump come una presa di denaro di proporzioni storiche. Ma un'analisi del New York Times di migliaia di pagine di documenti interni della Trump Organization depositati in una delle azioni legali contro di lui suggerisce una motivazione più urgente per il comportamento di Trump: la necessità, piuttosto che il semplice desiderio, di denaro facile per mantenere intatto il suo impero.


    Alla fine del 2023, Trump si è vantato di avere tra i 300 e i 400 milioni di dollari in contanti quando ha testimoniato nell'ambito di quell'azione legale, una causa intentata dal procuratore generale di New York che accusava i Trump di aver frodato i loro finanziatori. La sua scorta di contanti, ha detto Trump, dimostra “quanto sia buona l'azienda che ho costruito” e, ha aggiunto in una precedente testimonianza, “soprattutto per uno sviluppatore”.



    Contrariamente a queste affermazioni, i documenti depositati nella causa per frode suggeriscono che il denaro di Trump non era il prodotto di un impero forte e costante. Il suo bilancio ha subito fluttuazioni notevoli, toccando un minimo di 52 milioni di dollari nel 2018, una cifra esigua per le dimensioni della sua attività. Il successivo aumento è derivato in gran parte dalla vendita di proprietà e da un pagamento di oltre 150 milioni di dollari da un investimento passivo.


    Inoltre, la versione dell'attività del signor Trump che lui progetta - una società di sviluppo immobiliare che esegue compiti grandi e complessi - non esiste più da quasi un decennio, da quando gli ultimi due grandi progetti edilizi dei Trump non sono riusciti a fare soldi.



    Invece, la ricchezza del signor Trump è ora costruita sulla monetizzazione del nome della famiglia in nuovi modi e, intenzionalmente o meno, sulla carica della presidenza. Si tratta di un'impresa alla ricerca di assegni multimilionari - da veri e propri sviluppatori immobiliari, da imprese di criptovalute e social media gestite da altri. È anche un'impresa che vende ai sostenitori più accaniti del presidente gingilli a marchio Trump, come orologi e telefoni cellulari dai toni dorati.


    Molti degli accordi aprono molteplici canali per l'invio di denaro a un presidente in carica, spesso in modi non rintracciabili secondo gli attuali requisiti di divulgazione. Inoltre, poiché parte di ciò che viene venduto è l'uso del nome del presidente, non ci sono parametri chiari per valutare se egli abbia ricevuto un prezzo di mercato, un premio per la sua carica o, in effetti, una tangente sperata.



    L'addetta stampa della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che Trump rispetta tutte le leggi sul conflitto di interessi e agisce pensando solo agli interessi del pubblico americano.



    In risposta alle domande del Times, Eric Trump, che gestisce le attività del padre, ha rilasciato una dichiarazione scritta in cui afferma che l'azienda è più forte che mai e in gran parte priva di debiti grazie alle proprietà “più iconiche” e alle “imprese di criptovaluta sulla Terra”.



    “Non sono mai stato così orgoglioso della nostra azienda”, si legge nel comunicato. “Il nostro portafoglio sta funzionando in modo impeccabile e il 2025 segnerà l'anno più forte nella straordinaria storia della Trump Organization”.

    Valutare perfettamente le aziende private di Trump in qualsiasi momento è quasi impossibile. Ma a pochi mesi dalla sua testimonianza nel processo per frode civile di New York, tutti i suoi contanti e gli investimenti liquidi sembravano essere a rischio.



    Le sue aziende avevano spesso richiesto infusioni di denaro prima che un giudice nel processo emettesse una sentenza contro i Trump di 355 milioni di dollari. Trump ha dovuto affrontare una seconda sentenza di 88,3 milioni di dollari nelle cause per abusi sessuali e diffamazione intentate dalla scrittrice E. Jean Carroll.
    Il signor Trump non ha ancora dovuto pagare le sentenze, che ora ammontano a più di 600 milioni di dollari con gli interessi. Ma ha dovuto versare contanti per 175 milioni di dollari nel caso di frode e contanti e obbligazioni per 97 milioni di dollari nei casi di E Jean Carroll, per poter ricorrere in appello.



    Ha anche affrontato un potenziale colpo di 100 milioni di dollari da un controllo fiscale di lunga data, anche se ora sembra improbabile che i suoi incaricati politici all'Internal Revenue Service firmino una tale valutazione - un altro vantaggio dell'essere tornato nello Studio Ovale.


    Per essere sicuri, il signor Trump non si trovava di fronte a una calamità. Avrebbe potuto vendere altre proprietà, a spese della futura ricchezza della sua famiglia, per coprire qualsiasi ammanco.

    “Il suo approccio a quasi tutto, a questo punto, sembra essere quello di farla franca con tutto ciò che può farla franca, sfidando le persone a trovare modi legali o politici per fermarlo”, ha detto Noah Bookbinder, presidente del gruppo di vigilanza Citizens for Responsibility and Ethics in Washington, un gruppo no-profit di orientamento liberale.



    Quando il signor Trump completò la costruzione della Trump Tower quattro decenni fa, il suo atrio di cinque piani era pieno di rivenditori di lusso provenienti da tutto il mondo - Asprey of London, Buccellati, Cartier - creando una destinazione per gli acquirenti di fascia alta e i turisti.


    Questi spazi, e gli uffici in affitto sopra di essi, hanno fornito a Trump una delle sue fonti di profitto più affidabili per decenni, come ha scoperto il Times analizzando le sue dichiarazioni dei redditi del 2020.



    Le famose scale mobili scintillanti che portano ai piani superiori sono ora chiuse, poiché i negozi che vi si trovavano sono stati abbandonati nel corso degli anni. Due spazi più piccoli al piano terra e sotto offrono prodotti a marchio Trump, come cornici per targhe e felpe.



    L'elemento caratteristico dell'atrio, un muro d'acqua in marmo a più piani, è stato spento e coperto da una grande bandiera statunitense. È rimasto solo un grande rivenditore: Gucci, nell'unico spazio visibile dal marciapiede.

    Al 40 di Wall Street, la torre di uffici di Trump a Lower Manhattan, il 25% dell'edificio è sfitto dall'anno scorso. A marzo, Fitch Ratings ha riferito che, dopo aver coperto le spese di base, l'edificio generava 2 milioni di dollari all'anno in meno rispetto a quanto necessario al signor Trump per il pagamento del mutuo, e tra qualche anno dovrà affrontare un aumento multimilionario dell'affitto che paga per il terreno sotto l'edificio.



    I posti vacanti hanno infestato anche il più recente cantiere su larga scala di Trump, una torre di 92 piani a Chicago. Con la maggior parte degli appartamenti e delle camere d'albergo venduti anni fa, la quota di proprietà del signor Trump è composta principalmente da circa 70.000 metri quadrati di spazi commerciali che egli sperava potessero produrre milioni di dollari all'anno di reddito da locazione. Progettati al di sotto del livello della strada, con poca visibilità per i passanti, questi piani rimangono vuoti 16 anni dopo il completamento dell'edificio.
    Le cose non sono andate molto meglio con la riqualificazione dell'Old Post Office di Washington, inaugurato come hotel nel 2016. Non ha mai registrato un anno di profitto, nonostante sia diventato una meta per gli accoliti di Trump durante la sua prima amministrazione.



    Nel 2022 ha venduto i suoi interessi a una società di private equity per 375 milioni di dollari, un prezzo che ha suscitato l'entusiasmo dei Trump. “Dire che il risultato è un successo finanziario sarebbe un eufemismo”, ha scritto Eric Trump in un'e-mail ai dipendenti della società.



    Ma i documenti della società depositati nella causa per frode mostrano che la vendita non ha coperto i costi sostenuti da Trump per il progetto.



    È passato quasi un decennio da quando i Trump hanno completato l'hotel. Gli anni successivi sono stati segnati dalla contrazione.



    Oltre all'hotel di Washington, negli ultimi anni Trump ha venduto il controllo di un campo da golf nel Bronx, di una villa a Los Angeles, di un terreno su un'isola caraibica, di numerosi condomini di lusso che aveva affittato in edifici da lui costruiti e di terreni edificabili intorno al suo campo da golf vicino a Los Angeles.
    Ogni vendita ha portato un'ondata di denaro, ma anche una diminuzione delle opportunità di guadagno futuro.

    Nei fine settimana e durante le vacanze, Trump fugge raramente in luoghi diversi dai suoi campi da golf, dove si reca per allenarsi, rilassarsi e farsi vedere.



    Ha dichiarato che questi 14 campi non rappresentano per lui una “grande attività”, ma piuttosto investimenti che riflettono il suo amore per il gioco. Ha speso centinaia di milioni di dollari per ristrutturarli secondo i suoi gusti, spesso con club house ornamentali ed elaborate cascate artificiali. Questi investimenti non sono sempre stati redditizi.



    Un esperto di valutazione dei campi da golf per l'ufficio del procuratore generale di New York ha esaminato i registri finanziari di tutti i campi da golf di Trump, tranne uno, dal 2011 al 2021 e ha scoperto che almeno la metà di essi ha registrato un flusso di cassa negativo per più anni.



    Un'e-mail mostra Allen Weisselberg, il responsabile finanziario di lunga data della società, che notifica ai due figli maggiori di Trump che la Trump Organization ha prodotto solo 2,2 milioni di dollari nel 2017, prima delle tasse o degli esborsi alla famiglia. Uno dei principali colpevoli erano i campi da golf, per i quali i Trump avevano speso quasi 13 milioni di dollari in più del previsto per la manutenzione e i miglioramenti, mentre i campi avevano portato 15 milioni di dollari in meno di profitti operativi rispetto al previsto.



    Il signor Trump ha anche descritto i suoi campi da golf come progetti di sviluppo immobiliare in attesa. Ma i Trump non hanno avuto successo in questo senso. I loro sforzi per aggiungere case ai suoi due campi in Scozia, ad esempio, si sono arenati.

    A gennaio i Trump hanno ottenuto l'approvazione per un importante sviluppo nel parcheggio del Trump National Doral, un resort di golf vicino a Miami. Il progetto includerebbe quasi 1.500 appartamenti e più di 140.000 metri quadrati di spazio commerciale. […]

 

03.07.25
  1. Cresce l'incertezza: persi 33 mila posti nel settore privato contro le attese di una crescita di 115 mila
    Trump, affari d'oro con il ritorno alla Casa Bianca Ma l'economia americana dà segni di frenata
    Alberto Simoni
    corrispondente da Washington
    Le finanze di Donald Trump non sono così solide come il presidente sbandierava durante la campagna elettorale e mentre prometteva depositi cauzionali milionari prima delle sentenze nei tribunali di New York: la prima da 88,3 milioni di dollari per gli abusi sessuali contro E. Jean Carroll; la seconda da 335 milioni per le frodi della Trump Organization.
    Il New York Times ha elaborato oltre duemila documenti contabili della galassia trumpiana per evidenziare come la ripresa della curva del profitto sia coincisa con il ritorno alla Casa Bianca del presidente. Da allora le imprese a lui legate hanno ripreso a macinare accordi con Paesi stranieri, costruito resort e progetti di espansione fra Qatar, Serbia, Arabia Saudita, sviluppato un merchandising legato al nome/brand Trump e investito in criptovalute.
    Operazioni che sollevano dubbi sui conflitti di interessi nonostante dalla Casa Bianca giungano, per via della portavoce Karoline Leavitt, rassicurazioni che quel che il presidente fa lo fa per gli americani e nel rispetto delle leggi. Ieri il leader Usa ha ricevuto nove deputati, sono i "resistenti" che nutrono dubbi sulla bontà del Big Beautiful Bill licenziato martedì dal Senato. Trump lo ritiene la pietra miliare della sua agenda di governo e lo strumento – come ha scritto su Truth – per portare «la crescita in America».
    Se la sua ricchezza infatti sembra aver rimboccato una parabola ascendente, gli americani sono in una fase di stallo. Dominano attesa e incertezza un po' ovunque. I dati sul lavoro (oggi quelli ufficiali del Dipartimento del Lavoro) offriranno uno sguardo più completo, ma ieri il report sui posti di lavoro nel settore privato ha segnato un andamento negativo (33mila posti contro gli attesi 115mila) che non si registrava dal marzo del 2023. Il motivo è che le aziende, in attesa di capire cosa accadrà sui tassi di interesse e soprattutto sui dazi (chi colpiranno, quali settori, quali quota) non assumono. «Non ci sono licenziamenti, ma mancate assunzioni», spiega un analista a Cnn. Le stesse aspettative degli americani sono nebulose. Il Big Beautiful Bill è visto con preoccupazione da oltre il 50% delle persone preoccupate dai tagli sociali e alcuni sondaggi, come uno svolto in maggio dal Pew.
    Trump nel frattempo è alle prese con una revisione del suo business famigliare: da oltre un decennio la sua storia di imprenditore immobiliare non produce novità; la Trump Tower a New York – iconica negli anni '90 – è priva di grandi marchi, resta solo Gucci, e vende memorabilia e prodotti per il golf in uno dei negozi al piano -1. Anche gli spazi della Trump Tower a Downtown sono sfitti, Fitch ha stimato che il palazzo genera un reddito inferiore di 2 milioni per la copertura del mutuo. Negli anni Trump ha veduto palazzi e hotel di lusso a Washington, Caraibi, Los Angeles. Spingere sul golf – che pure lui considera più un vezzo che un business – non gli ha portato grande fortuna. La valutazione del campo di Doral (Florida), resort da 18 buche, 643 camere di hotel, è inferiore oggi al prezzo di acquisto e rinnovamento: 297 milioni contro 379. Il rubinetto degli introiti si è ridotto anche nel comparto entertainment, almeno sino ai legami con i miliardari e le opportunità di sviluppo nella Penisola Araba e nelle criptovalute. Non a caso proprio ad Abu Dhabi lo scorso dicembre alla conferenza era arrivato Eric Trump a tenere il discorso più importante. Memecoins e digital asset sono particolarmente profittevoli, 320 milioni il valore delle vendite secondo Chainalysis. —
  2. Claudio Scajola
    "Io ancora una volta indagato a mia insaputa Avvilito ma vado avanti"
    Mattia Mangraviti
    Marco Sodano
    Imperia
    Claudio Scajola è indagato dalla Procura europea di Torino per tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Il fascicolo riguarda la richiesta di un finanziamento Pnrr da oltre sei milioni di euro legata al progetto per il biodigestore di località Colli, a Taggia (Imperia): un impianto destinato a trattare i rifiuti. Insieme con l'ex ministro dell'Interno e oggi sindaco di Imperia, nonché presidente della Provincia (è indagato in quest'ultima veste), sono coinvolti anche Riccardo Demicheli, amministratore delegato della società di consulenza Avalon Srl, e Michele Russo, ingegnere ed ex dirigente della Provincia. L'indagine, coordinata dal sostituto procuratore europeo Adriano Scudieri, ruota attorno alla partecipazione della Provincia a un bando per accedere ai fondi del Pnrr.
    Il finanziamento, di poco superiore ai sei milioni e 400 mila euro, era destinato a un'opera dal valore complessivo di centinaia di milioni. Ma il progetto, secondo i sospetti degli inquirenti, non sarebbe stato pienamente conforme ai criteri del bando. Fu la stessa Provincia, dopo aver avanzato dubbi, a chiedere un parere al Ministero. L'istruttoria si concluse con la revoca del finanziamento. Scajola spiega di non aver ricevuto alcuna notifica ufficiale. «Ho appreso la notizia dai giornali, come tutti gli altri».
    Presidente Scajola, davvero non ha ricevuto comunicazioni sull'indagine?
    «No, nessuna. La notizia l'ho letta sui giornali, come ogni altro cittadino. Al momento non ho ricevuto notifiche, documenti, nulla che mi consenta di avere un quadro chiaro di cosa mi venga contestato. E non so nemmeno se arriverà. Posso solo basarmi su quanto riportato dalla stampa».
    Che effetto le fa leggere il suo nome in un'indagine della Procura europea?
    «Dispiace, ovviamente. Umanamente certe giornate pesano. Ma continuo a fare il mio lavoro con tutto l'impegno possibile, come ho sempre fatto. Quello che mi interessa è il bene del territorio, e credo che i risultati siano evidenti. Dedico a questo incarico ogni energia, sacrificando tempo personale e salute».
    Il progetto del biodigestore è al centro della vicenda. Cosa ci può dire?
    «È stato uno dei primi obiettivi che mi sono posto come presidente della Provincia: sbloccare una situazione ferma da anni. Parliamo di un impianto strategico, sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. Il finanziamento Pnrr che avevamo richiesto rappresentava solo una parte marginale dell'investimento complessivo. Spero che questa vicenda non rallenti il progetto».
    Ha fiducia nel lavoro dei suoi collaboratori?
    «Assolutamente sì. Ho piena fiducia nei miei collaboratori, sempre. Oggi, tra un impegno e l'altro, ho parlato con alcuni di loro e abbiamo ricostruito insieme tutti i passaggi. Da quello che so, l'Ente ha agito correttamente, mantenendo un dialogo continuo e trasparente con il Ministero. Credo sia importante ricordarlo».
    Si parla di una tentata truffa aggravata per ottenere fondi pubblici. Che idea s'è fatto?
    «Da quanto ho letto, si tratta di questioni molto tecniche. La Provincia ha sempre lavorato nel rispetto della legge, seguendo i passaggi previsti. E i risultati parlano per noi: negli anni siamo riusciti ad attrarre decine di milioni per opere strategiche, sia in Comune che in Provincia. Tutto è stato speso nel rispetto delle regole, con trasparenza».
    Crede che questa vicenda intaccherà il lavoro fatto finora?
    «Non credo. Un singolo episodio, peraltro ancora poco chiaro, non può cancellare anni di lavoro serio e premiato dai fatti. Il nostro percorso ha portato benefici concreti al territorio nel corso degli anni: continueremo su questa strada».
    Non è la prima volta, dice, che scopre dai giornali di essere coinvolto in un'indagine. Cosa ne pensa?
    «Purtroppo no, è già successo. E non solo a me. È qualcosa che amareggia, sia come cittadino sia come uomo delle istituzioni. Mi chiedo da dove escano queste informazioni, chi le diffonda. Una volta che tutto sarà chiarito, come spero e credo, sarà importante capire anche questo».

 

02.07.25
  1. In arrivo 18,3 miliardi, saranno spesi per infrastrutture energetiche e ferroviarie
    Via libera dell'Ue alla settima rata del Pnrr
    Semaforo verde della Commissione europea alla settima rata del Pnrr. Sono state approvate nella valutazione preliminare tutte le 64 tappe e gli obiettivi legati alla tranche chiesta in pagamento dall'Italia.
    In totale, arriveranno per il Paese 18,3 miliardi di euro – di cui 4,6 miliardi in sovvenzioni e 13,7 miliardi in prestiti. I fondi saranno investiti in infrastrutture strategiche di tipo energetico e ferroviario. In particolare, la settima rata sarà usata per il nuovo collegamento elettrico tra Sardegna, Corsica e penisola, Sa Co I.3, e per il collegamento elettrico sottomarino tra Sicilia, Sardegna e penisola, Tyrrhenian Link. Opere che il ministro per il Pnrr Tommaso Foti ha definito «fondamentali per implementare le reti di trasmissione dell'energia elettrica e per rafforzare l'autonomia energetica dell'Italia, con l'obiettivo di garantire energia a famiglie e imprese a condizioni migliori».
    Sono previsti poi interventi sul potenziamento del trasporto pubblico, del sistema ferroviario e in cybersicurezza. Secondo quanto riferito dal governo, l'Italia al momento è in linea con la scadenza finale dei fondi al 2026. L'erogazione della settima tranche rimane comunque vincolata al giudizio del Comitato economico e finanziario (Cef), che si esprimerà tra quattro settimane, e all'adozione di una decisione di saldo da parte della Commissione. S.tir.
  2. Riarmo
    ALESSANDRO BARBERA
    ROMA
    Roma, primi giorni di giugno. Gli emissari di un grande fondo di investimento americano attivo nella Difesa sono nella Capitale per appuntamenti nei palazzi romani. Il messaggio è più o meno questo: «Siamo interessati a investire in Italia». Quali siano le risposte non è dato saperlo, di certo c'è che dopo l'ultimo vertice Nato il business della difesa è la gallina delle uova d'oro del prossimo decennio. Spiega una fonte italiana del settore che chiede di non essere citata: «Fino a poche settimane fa era difficile trovare banche disposte a finanziare progetti. Ora ci piovono direttamente offerte da parte degli investitori». Giusto o sbagliato, siamo entrati in una nuova era: gli Stati Uniti non hanno più intenzione di essere l'ombrello delle minacce che incombono sull'Europa. Sin dal 2018 Donald Trump lamenta di aver pagato il conto della Nato per tutti, salvo omettere un dettaglio: la metà dell'intera spesa militare europea va in armamenti acquistati dall'altra parte dell'Atlantico.
    La questione l'ha sollevata due giorni fa su questo giornale il presidente dell'Aiad, l'associazione delle aziende italiane produttrici di armamenti, Giuseppe Cossiga: se la politica non si assumerà la responsabilità di fare delle scelte, gli oltre cinquanta miliardi di spesa aggiuntiva annua in difesa continuerà ad andare a vantaggio dell'industria a stelle e strisce. Di aziende italiane in grado di competere nel settore l'Italia ce ne sono diverse, due delle quali conosciute in tutto il mondo e controllate dallo Stato: Leonardo e Fincantieri. La prima - due giorni fa - ha annunciato di aver chiesto la consulenza di Morgan Stanley per l'acquisizione in tandem con la tedesca Rheinmetall di Iveco Defense. La seconda - leader mondiale della cantieristica navale - è pronta a rafforzare la parte di produzione militare, che oggi vale il 30 per cento del suo fatturato. Due stabilimenti - quelli di Castellammare di Stabia e Palermo - in parte dedicati alla produzione di navi civili, potrebbero essere compiutamente dedicati alla costruzione di mezzi per il pattugliamento: la scorsa settimana la Marina italiana ne ha fatto un ordine per due, una commessa da settecento milioni di euro per sostituirne altrettante cedute all'Indonesia. Secondo le stime che circolano nel settore e fatte proprie dal Wall Street Journal, Fincantieri è in grado di costruire fregate in un tempo di un terzo inferiore a quello dei concorrenti americani.
    Poiché la materia non riscuote successo presso l'opinione pubblica, sulla questione della spesa militare il governo Meloni fin qui si è mostrato molto prudente. Ha rinunciato ad attivare la clausola di salvaguardia per scorporare le spese sulla difesa, lamentando l'impossibilità di poterlo fare finché non sarà chiusa la procedura di infrazione per deficit eccessivo. Ha accettato di buon grado la decisione dell'ultimo vertice dell'Aja, salvo dover fare i conti con i mal di pancia dell'alleato leghista. «E' uno sforzo insostenibile», aveva commentato a caldo il responsabile economico del partito Alberto Bagnai. Ieri la svolta improvvisa del leader Matteo Salvini: «Con buon senso e nel tempo» l'obiettivo del 5 per cento del Pil per la difesa entro il 2035 «è realizzabile». Per raggiungere quella soglia il governo deve aumentare di 1,5 punti la spesa per truppe e armamenti, altrettanto per la più generica voce infrastrutture per la difesa. «Questo ha un senso», dice il leader del Carroccio «il non senso sarebbe metterci fretta rispettando le norme europee del Patto di stabilità per andare a comprare armi in Francia e Germania». Del discorso di Salvini è chiaro un passaggio, che può essere tradotto così: se mi si chiede di accettare l'aumento della spesa militare, almeno vada all'industria nazionale.
    Fin qui un altro esponente del Carroccio - il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti - ha posto il problema in termini diversi. Parlando a inizio giugno a un forum del settore, ha detto che «la difesa viene riconosciuta come un bene comune europeo», dunque «si apre la strada a forme di finanziamento comuni». Dipendesse da lui, la strada da percorrere dovrebbe essere quella dei progetti condivisi, evitando così il paradosso di un continente che spende - lo ha stimato l'Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli - il 5,8 per cento in più della Russia senza avere né un esercito comune, né la forza di Mosca. Per il momento Giorgetti e chi la pensa come lui deve fare i conti con un'Unione che ha scelto di dedicare solo 150 dei 750 miliardi del piano "Rearm Europe" a progetti comuni. C'è chi è convinto di qui alla fine dell'anno la Commissione europea tirerà fuori dal cappello un nuovo Recovery plan dedicato alla difesa. Nel frattempo i grandi Paesi procedono in ordine sparso: la già citata Rheinmetall (che ha già stabilimenti in Italia) sta valutando la riconversione dell'ex stabilimento Volkswagen di Osnabrück, in Belgio si discute un destino simile per un ex fabbrica Audi, nel fratempo chiusa. A inizio giugno il ministro francese Sébastien Lecornu ha annunciato una partnership con Renault (di cui è azionista al 15 per cento) per produrre droni in Ucraina. Per il momento il governo Meloni ha deciso solo di rinviare al 2027 l'aumento della spesa pubblica necessaria a rispettare gli impegni con la Nato. Nel Paese europeo che registra il più basso consenso a favore di più spese militari, meno se ne parla, meglio è. —
  3. Apre l'Alcatraz dei migranti: "Pasto per gli alligatori"
    DAL Corrispondente
    da Washington
    L'hanno tirato su in otto giorni, ospiterà fino a 5000 persone e costerà, la stima dei media americani, 450 milioni di dollari. Non è un resort per vip, ma un centro per gli immigrati in attesa di espulsione che sorge nel cuore delle Everglades, le paludi nella Florida meridionale a 70 km da Miami. Il centro è già stato ribattezzato Alligator Alcatraz. Anziché le gelide acque e le correnti della San Francisco Bay, qui per eventuali fuggiaschi il nemico sono pitoni e alligatori che popolano la zona.
    Ieri Trump, cappellino rosso con la scritta Gulf of America in testa, ha fatto toccata e fuga per andarlo a visitare.
    Con lui, oltre al governatore Ron DeSantis, l'artefice del piano voluto per alleggerire la presenza di illegali nelle carceri statali, anche la segretaria per la Homeland Security Kristi Noem. Lei ha sottolineato che il centro è "temporaneo" e che anche per coloro che verranno deportati lì, sino all'ultimo ci sarà la possibilità di optare per l'auto-deportazione. «Solo così potranno un giorno avere la possibilità di fare domanda di asilo e tornare negli Usa», ha spiegato. Il presidente ha visitato l'area, elogiato il «lavoro fantastico» fatto da DeSantis – suo rivale alle primarie nel 2024 e poi tornato alleato.
    Il centro sorge su una vecchia pista per i jet in disuso. Ci sono tende, l'aria condizionata e la struttura, parola di DeSantis, è costruita per resistere agli uragani.
    Per la sicurezza, più che agli agenti, meglio affidarsi ai coccodrilli. Trump parlando con i reporter ha anche offerto la sua personalissima chiave di lettura. Anzitutto ha detto che non gli interessa se qualcuno, tentando la fuga, finisse nelle fauci di un alligatore. «Non me ne frega niente, non è carino ma è così» ha detto concedendosi poi, a favor di telecamere, qualche consiglio per evitare di essere azzannati. «Devi correre a zig-zag, le tue chance di sopravvivere aumentano dell'1%», ha scherzato. «Ho guardato fuori e non è certo il posto dove vorrei fare trekking», ha osservato il presidente durante una breve tavola rotonda organizzata al centro.
    Al momento non è chiaro come funzionerà la struttura. Soprattutto non è chiaro chi verrà portato qui, se coloro con la casella giudiziaria ricca di crimini o anche solo coloro il suo unico "reato" è la violazione delle leggi sull'immigrazione. DeSantis ha annunciato l'invio di un centinaio di soldati della Guardia Nazionale. I primi immigrati illegali arriveranno al centro oggi. Di pari passo con l'inaugurazione, pure i canali ufficiali dei social governativi si sono adattati al "clima" Alligator Alcatraz pubblicando immagini di coccodrilli con i cappelli dell'Ice (le guardie di frontiera dell'Immigration Customs Enforcement).
    In questi cinque mesi le deportazioni sono aumentate così come gli arresti arrivati da una media di 700 al giorno a oltre duemila in giugno con punte sino a 3.000 che è la soglia messa da Stephen Miller e Tom Homan, gli architetti della strategia delle espulsioni. La decisione di DeSantis di costruire un centro di detenzione va incontro alla filosofia dell'Amministrazione che vorrebbe maggior collaborazione dagli Stati (e pure dalle città santuario) nel contrasto all'immigrazione. Noem ha invitato tutti gli Stati a «costruire centri come Alligator Alcatraz».
    I numeri delle detenzioni sono aumentati da 39 mila a 56 mila nei primi cinque mesi di Amministrazione Trump e i funzionari federali stanno cercando nuovi posti per ospitare gli illegali in attesa della deportazione in Paesi terzi o in quelli di origine. Alb.Sim —
  4. Amazon
    SEBASTIAN HERRERA
    Amazon ha schierato nelle sue strutture più di un milione di robot, automatizzando il lavoro e migliorando la produttività. Presto ne lavoreranno tanti quanti sono i dipendenti. Il colosso dell'e-commerce, che ha impiegato anni ad automatizzare nelle sue strutture compiti precedentemente svolti dai suoi lavoratori in carne e ossa, adesso ha fatto sapere di aver schierato in quei posti di lavoro oltre un milione di robot. Si tratta del numero più alto di sempre e di quello che più si avvicina al totale dei suoi dipendenti nelle sue varie strutture.
    I depositi dell'azienda ronzano per le braccia meccaniche che afferrano prodotti dagli scaffali e i droni su ruote che li spostano in vari locali dei reparti, avviando le merci all'imballaggio. In altre aree, alcuni sistemi automatici aiutano a separare gli articoli, che altri robot ancora prelevano dal reparto imballaggio per la spedizione.
    Uno degli automi più recenti di Amazon, denominato Vulcan, ha un senso del tatto sviluppato che gli permette di afferrare con accuratezza gli articoli da numerosi scaffali diversi. Da qualche tempo l'azienda sta cercando di collegare i robot ai suoi processi di evasione degli ordini, così che le macchine possano lavorare in sintonia tra loro e con il personale umano.
    «Siamo un po' più vicini a concretizzare la piena integrazione dei robot» ha detto Rueben Scriven, research manager presso Interact Analysis, una società di consulenze di robotica.
    L'azienda ha fatto sapere che ormai il 75 % delle consegne globali è realizzata in talune fasi con l'assistenza di robot.
    Secondo alcuni dipendenti di Amazon la maggiore automazione ha voluto dire sostituire lavori pesanti e ripetitivi – come sollevare, spingere e suddividere gli articoli – con incarichi più accurati come controllare le macchine. «Pensavo che avrei dovuto sollevare pesi e camminare tutto il giorno» ha detto Neisha Cruz, che ha trascorso cinque anni a dividere i prodotti nel deposito Amazon di Windsor, in Connecticut, prima di intraprendere la formazione per il controllo dei sistemi robotici.
    Oggi Neisha Cruz lavora seduta di fronte allo schermo di un computer in un ufficio di Tempe, in Arizona, e controlla che i robot mobili delle varie strutture Amazon negli Stati Uniti lavorino correttamente. Guadagna circa 2,5 volte in più rispetto allo stipendio che riceveva quando ha iniziato a lavorare per Amazon.
    I robot stanno anche sostituendo alcuni dipendenti, aiutando l'azienda a frenare le assunzioni. Complessivamente, Amazon impiega 1,56 milioni di persone, la stragrande maggioranza delle quali lavora nei suoi magazzini.
    Ogni struttura l'anno scorso aveva una media di circa 670 dipendenti, il numero più basso degli ultimi 16 anni, secondo un'analisi del Wall Street Journal che lo ha confrontato con la forza lavoro dichiarata dall'azienda che riporta cifre e stime relative alle sue varie strutture.
    Il numero dei pacchi per lavoratore che Amazon ha spedito l'anno scorso è aumentato notevolmente, passando da circa 175 nel 2015 a 3870, si legge nell'analisi. Da questo solo dato si evincono i guadagni dell'azienda in termini di produttività.
    Amazon sta lanciando nelle sue strutture anche l'intelligenza artificiale, ha detto Andy Jassy, chief executive, «per migliorare la disposizione degli articoli, fare previsioni sulle richieste e aumentare l'efficienza dei nostri robot».
    L'azienda iniziò a introdurre la robotica avanzata nei suoi magazzini dopo aver pagato 775 milioni di dollari nel 2012 per acquistare Kiva Systems, che produce robot che trasportano interi scaffali di prodotti.
    All'inizio, i robot spostavano enormi quantità di articoli non imballati, una mansione pesante sul piano fisico per un essere umano. Con il passare del tempo, le macchine hanno iniziato a svolgere mansioni ancora più complesse, come imballare, dividere i prodotti e sollevare oggetti pesanti.
    Amazon ha formato nel mondo oltre 700mila lavoratori per incarichi di lavoro ad alta retribuzione, tra cui la collaborazione con i robot, ha fatto sapere l'azienda. «Si sono create mansioni lavorative completamente nuove» come tecnici di robot, ha detto Yesh Dattatreya, senior applied scientist presso Amazon Robotics. Dattatreya guida un team Amazon di recente formazione con personale proveniente dal laboratorio innovazione della Bay Area in California dell'azienda per introdurre nei suoi sistemi robotici sistemi più avanzati di intelligenza artificiale.
    L'obiettivo, ha detto, è trasformare i robot magazzinieri del futuro in assistenti in grado di reagire a comandi verbali, per esempio scaricare un rimorchio.
    Amazon sta sperimentando anche un robot umanoide, ha dichiarato il produttore Agility Robotics. I robot hanno braccia, gambe e testa, sono stati sperimentati per mansioni quali la gestione di contenitori per il riciclo presso Amazon e sono tuttora in fase di ricerca e di sviluppo.
    Sheheryar Kaoosji, executive director presso il Warehouse Worker Resource Center, un'associazione no-profit che promuove i diritti dei lavoratori dei magazzini, ha detto che finora la robotica non ha cambiato tanto il lavoro nei piccoli centri Amazon, ma lo ha cambiato molto nei grandi centri di smistamento e distribuzione.
    Kaoosji, tuttavia, si dice preoccupato per l'impatto a lungo termine sull'occupazione. Il sogno dell'azienda «è di ridurre in modo significativo la forza lavoro nei suoi stabilimenti ad alta densità» ha detto. —

 

 

01.07.25
  1. (ANSA) - STOCCOLMA, 30 GIU - Cessa oggi la produzione di batterie per automobili elettriche a Skellefteå, nel nord della Svezia. Il gigante svedese Northvolt è andato in bancarotta il 12 marzo e non si è finora riusciti a trovare nuovi acquirenti, nonostante l'interesse da parte di alcune aziende internazionali. Dei 900 impiegati della Northvolt pre-bancarotta, ad oggi sono rimasti solo 300 lavoratori, principalmente personale di fabbrica.



    Da domani anche loro rimarranno a casa, d'ora in poi solo una manciata di operatori continueranno a lavorare nello stabile, per il mantenimento dei macchinari. "Se lo Stato (svedese ndr.) avesse dato sostegno a Northvolt durante la fase critica, probabilmente oggi non si troverebbe in bancarotta" ha affermato Mattias Näsman, storico dell'economia presso l'università di Umea.


    Altri Paesi, tra cui in primis la Cina, offrono supporto economico alle proprie aziende: "Ma anche in tutti gli altri Paesi europei dove hanno aperto fabbriche di batterie: come la Francia, la Germania, la Polonia e l'Ungheria; le aziende hanno ricevuto supporto statale" ha aggiunto lo storico Näsman, intervistato da Svt, la Tv di servizio pubblico svedese.

 

 

 

 

ESCLUSIONE COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE , COME AZIONISTA ATLANTIA, NEL PROCESSO A CARICO DI CASTELLUCCI PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

COST PONTE M

 

 

 

 

Diritti degli azionisti

La Direttiva 2007/36/EC stabilisce diritti minimi per gli azionisti delle societa' quotate in Unione Europea. Tale Direttiva stabilisce all'Articolo 9 il diritto degli azionisti a porre domande connesse ai punti all'ordine del giorno dell'assemblea e a ricevere risposte dalle societa' ai quesiti posti.

 

Considerando le difficolta' che spesso si incontrano nel proporre domande e nel ricevere risposte in tempo utile, in particolare per quanto riguarda gli azionisti individuali impossibilitati a partecipare alla assemblea, e considerando che talvolta vi e' poca chiarezza sulle modalita' da seguire per porre domande alle societa',

 

Ritiene la Commissione:

che il diritto degli azionisti a formulare domande e ricevere risposte sia adeguatamente garantito all'interno dell'Unione Europea?

che la possibilita' di porre domande e ottenere risposte solo nel caso l'azionista sia fisicamente presente nell'assemblea sia compatibile con la Direttiva 2007/36/EC?

 

In che modo la Commissione ritiene che le societa' quotate debbano definire e comunicare le modalita' per porre domande da parte degli azionisti, in modo da assicurare che tale diritto sia rispettato appieno? Sergio Cofferati

 

 

IL MIO LIBRO "L'USO DELLA TABELLA MB nei CASI DI PIANI INDUSTRIALI: FIAT, TELECOMITALIA ED ALTRI..." che doveva essere pubblicato da LIBRAMI-NOVARA nel 2004,  e' ora disponibile liberamente  CLICCA QUI 

 

 

In data 3103.14 nel corso dell'assemblea Fiat il presidente J.Elkann mi fa fatto allontanare dalla stessa dalla DIGOS impedendomi il voto eccone la prova:   

DOC DIGOS

 

Sentenze  

1) IL 21.12.12  alle ore 09.00 nel TRIBUNALE TORINO aula 80 C'E'  STATA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE  PER LA QUERELA DELLA  FIAT,  PER QUANTO DETTO nell'ASSEMBLEA FIAT 2008 .UN TENTATIVO DI IMBAVAGLIARMI, AL FINE DI VEDERE COME  DIFENDO I MIEI DIRITTI E DI TUTTI GLI AZIONISTI DI MINORANZA NELLE ASSEMBLEE .

 Mb

SCAPARONE     SENT Mb

il 24.11.14 alle ore 1200 si tenuto al TRIBUNALE DI TORINO aula 50 ingresso 19 l'udienza finale del mio processo d'appello in seguito alla querela di Fiat per aver detto il 27.03.2008 all'assemblea FIAT che ritengo "Marchionne un'illusionista temerario e spavaldo" e che "la sicurezza Fiat e' responsabile della morte di Edoardo Agnelli per omessa vigilanza". In 1° grado ero stato assolto anche in 2° e nuovamente sia FIAT che PG hanno impugnato per ricorso in Cassazione che mi ha negato la libertà di opinione con una sentenza del 14.09.15.

SOTTO POTETE TROVARE LA DOCUMENTAZIONE

SENT 2013   FIAT 2013  PM 2013 SENT 2015  FIAT 2015  PG 2015  SCA 14.11.14 SCA 24.11.14  SENT CASS

2) il 21 FEBBRAIO 2013  GS-GABETTI sono stati condannati per agiotaggio informativo.

SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ERRORE DEL TRIBUNALE DI TORINO NELL'ASSOLVERE GABETTI E GRANDE STEVENS

SENT CASS  SENT AP TO

 

Ifil-Exor: no risarcimento a parti civili, Consob punta a Cassazione

Borsa Italiana-21/feb/2013

Come parti civili si erano costituite la Consob e due piccoli azionisti, tra cui Marco Bava, noto per il suo attivismo in molte assemblee. "Non so ...

 

SU INTERNET IL  LIBRO DI GIGI MONCALVO  SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

PRES LIBRO   COP LIBRO DICEMBRE

Edoardo, un Agnelli da dimenticare

 

Marco Bernardini non ha le prove del suicidio io ho molte prove dell'omicidio che sono state illustrate in 5 libri di cui l'ultimo e' l'ultimo di Puppo :

EDOARDO AGNELLI, UN GIALLO TROPPO COMPLICATO - DIRITTO DI CRONACA

Ma Lapo ricorda il suo cane :

http://www.today.it/rassegna/morto-cane-lapo-elkann-comodino.html

 

La vostra voce in Europa - Consultazioni aperte - IT

 

 

www.italiachecambia.org

www.jobyourlife.com

www.osservatoriodannoallapersona.org

www.valserena.it PER PRODOTTI NATURALI

 rowdfundingbuzz.it

http:/fliiby.com/marcobava/?utm_source=in150&utm_medium=email&utm_campaign=life_cycle

http://paoloferrarocdd.blogspot.it/

 

Sarà operativa dal 9 gennaio la nuova piattaforma per la risoluzione alternativa delle controversie online messa in campo dalla Commissione europea. Gli organismi di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) notificati dagli Stati membri potranno accreditarsi immediatamente, mentre consumatori e professionisti potranno accedere alla piattaforma a partire dal 15 febbraio 2016, all'indirizzo

http://ec.europa.eu/consumers/odr/

 

 

http://www.freevillage.it/ sito avv.Mario Piccolino ucciso il 29.05.15

 

VIDEO Mb

https://youtu.be/ACwrglgdOeA

https://youtu.be/gQoC1u6yWOM

https://youtu.be/pJ3Y_oSqMV8

https://youtu.be/cSQo3ljpM-Y

 

 

 

 http://www.barattobb.it/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Videoinforma :  www marcobava.it

 

SE VUOI VEDERE COME VA IL MOND0 VAI SU : https://youtu.be/3sqdyEpklFU

 

https://www.nucleareurope.eu/facts-figures/nuclear_facilities/

 

https://www.passioneastronomia.it/scopri-come-sara-la-terra-tra-100-milioni-di-anni-il-video-e-da-pelle-doca/

 

Torino 1864, la prima stage di Stato. La strage di Torino del 1864 attraverso i libri. articolo di Tullio Fazzolari
...
Nei prossimi mesi, in vista del 3 febbraio, c’è da aspettarsi che verranno ricordati i 160 anni del trasferimento da Torino a Firenze della
capitale del regno d’Italia.
E anche se fu un fatto transitorio durato appena sei anni resta comunque una ricorrenza importante per lo sviluppo di Firenze.
Poco o nulla, invece, s’è detto in questi giorni del centosessantesimo anniversario di quella che è stata definita “la prima strage di Stato”.
Il 21 settembre 1864, appena si seppe che alla loro città veniva tolto il ruolo di capitale del regno, i torinesi manifestarono il proprio
malcontento.
I carabinieri reagirono subito sparando e la conseguenza furono due giornate di sangue con più di 50 morti e almeno 150 feriti.
Pochi libri raccontano i tragici eventi di Torino.
Tra questi vanno sicuramente segnalati “La strage impunita.
Torino 1864” di Valerio Monti (Savej, 151 pagine, 15 euro) pubblicato nel 2014 e il più recente “Torino 1864.
La prima strage senza colpevoli dell’Italia unita” di Enzo Ciconte (Interlinea, 200 pagine, 14 euro).
Altre pagine da non perdere vanno cercate con un po’ di pazienza nei volumi dedicati alla storia del capoluogo piemontese.
Per esempio “Torino” a cura di Valerio Castronovo edito da Laterza.
Oppure l’importante saggio di Umberto Levra “Dalla città “decapitalizzata” alla città del Novecento” pubblicato nel settimo volume della
“Storia di Torino” di Einaudi.
Tutte le ricostruzioni confermano che la strage del 1864 fu uno degli eventi più vergognosi dello Stato unitario.
Tanto per cominciare il trasferimento della capitale era stato imposto nella cosiddetta convenzione di settembre dalla Francia di Napoleone
III.
La scelta di Firenze (dopo aver scartato l’ipotesi di Napoli) doveva essere il segnale che l’Italia rinunciava a fare di Roma la propria capitale.
L’accordo non piacque al re Vittorio Emanuele II che dovette subirlo obtorto collo.
Ma soprattutto non piacque ai torinesi per molte ragioni tra cui anche l’obbligo di trasferirsi per i dipendenti statali.
La protesta del 21 settembre fu inizialmente pacifica e per molti aspetti patriottica.
Si gridavano invettive contro il governo Minghetti succube dei francesi e s’inneggiava a Garibaldi.
Lo slogan ricorrente era “Roma o Torino” a dimostrare che la perdita della capitale poteva essere accettata se si fosse realizzata l’unità
nazionale.
La violenta reazione dei carabinieri provocò la sommossa del giorno successivo.
E di nuovo i carabinieri aprirono il fuoco in maniera scomposta uccidendo persino alcuni soldati che stavano arrivando di rinforzo.
Nessuno verrà punito.
I 58 carabinieri che la magistratura militare aveva rinviato a processo vennero tutti assolti.
L’inchiesta parlamentare non ebbe conseguenze.
E per chiudere tutto arrivò un’amnistia.
Restano una lapide in piazza San Carlo a ricordo delle vittime e i segni indelebili dei proiettili sotto il monumento a Emanuele Filiberto.

 

 

PERCHÉ  Von der Leyen SENZA COLPE! Causa Rigettata dalla Corte di Liegi dopo che la Procura Europea ha sostenuto l’Immunità.

AGGIORNAMENTO DEL 21 GENNAIO 2025

Tribunale Belga respinge la Causa sui Vaccini Killer
Un tribunale belga ha respinto una causa contro la presidente dell’UE Ursula von der Leyen per la trasparenza degli acquisti di vaccini COVID-19 per un valore di 35 miliardi di euro, ha affermato il tribunale in una dichiarazione.

Il tribunale ha affermato di aver “respinto la causa, presentata da Frederic Baldan”. “La decisione si applica anche alle altre parti che si sono unite alla causa”, ha affermato il tribunale in una dichiarazione.

Ciò accade proprio nel momento in cui 14 procuratori generali degli USA hanno contestato all’ex amministrazione Biden la gestione delle migliaia di cause di risarcimento per i vaccinati danneggiati dai sieri gencii mRNA Covid…

Il tribunale della città belga di Liegi terrà una sessione per valutare se la presidente della Commissione europea (CE) Ursula von der Leyen abbia l’immunità legale contro le accuse di corruzione per l’acquisto di vaccini COVID-19 per un importo superiore a 35 miliardi di euro, ha detto a TASS Frederic Baldan, l’attore.

“L’udienza del 6 gennaio si terrà su un indirizzo dell’ufficio del procuratore dell’UE che dovrebbe indagare sugli atti di corruzione nelle istituzioni dell’UE ma che di fatto sta agendo per difendere von der Leyen ora. La Procura pubblica europea ha inviato un indirizzo al tribunale, affermando che von der Leyen ha l’immunità contro l’azione penale in tribunale per accuse di corruzione per l’acquisto di vaccini COVID-19 che non hanno superato le sperimentazioni cliniche”, ha detto Baldan.

Nel 2022, i media statunitensi hanno riferito che von der Leyen aveva comunicato con Albert Bourla, amministratore delegato del colosso farmaceutico statunitense Pfizer, in merito alla conclusione di un contratto a lungo termine per l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccini COVID-19 per un valore di 35 miliardi di euro (37,6 miliardi di dollari), prima ancora che superassero le sperimentazioni cliniche.

Le trattative sull’accordo sono state condotte informalmente alla fine del 2020 tramite messaggi SMS e senza il previo consenso degli stati membri dell’UE.

La presidente della Commissione europea ha anche inviato un messaggio a suo marito, Heiko von der Leyen, che è direttore medico presso Orgenesis, un’azienda che collabora con Pfizer. Tutti i messaggi sono stati poi cancellati accidentalmente, ha affermato Ursula von der Leyen.

Il New York Times ha descritto l’accordo sul vaccino COVID tra la presidente della Commissione europea e il CEO di Pfizer come “un sorprendente allineamento tra sopravvivenza politica e attività imprenditoriale”.

“GOVERNO USA HA AIUTATO BIG PHARMA INVECE DEI DANNEGGIATI DA VACCINO”. Denuncia Esplosiva di 14 Procuratori Generali USA

«Quando alcuni di questi individui sono stati danneggiati dal vaccino COVID-19, hanno scoperto che il governo federale ha favorito i produttori rispetto alla loro salute. Oltre a fornire miliardi di dollari a produttori come Pfizer e Moderna, il governo federale ha anche concesso a queste aziende un’effettiva immunità generale per i danni causati dai loro prodotti».

«Come procuratori generali, siamo seriamente preoccupati per la mancanza di trasparenza e di giusto processo garantiti dal CICP, nonché per i notevoli ostacoli che i richiedenti incontrano nell’ottenere un risarcimento».

In queste due brevi frasi c’è il significato di una lunga lettera di 14 procuratori generali degli Stati Uniti inviata nelle ultime settimane al Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani Xavier Becerra, Carole Johnson, Amministratore, Health Resources & Services Administration, ma anche a Robert F. Kennedy, Jr. Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani nominato da Trump.

«Scriviamo per esprimere le nostre serie preoccupazioni su come gli individui danneggiati dai vaccini COVID-19 vengono trattati dal governo federale. Cerchiamo risposte alle domande sull’amministrazione del Countermeasures Injury Compensation Program (CICP). Durante il picco della pandemia, molti americani volevano “fare la loro parte” partecipando alle sperimentazioni sui vaccini o vaccinandosi. Il governo federale ha dato ai produttori di vaccini COVID-19 più di 30 miliardi di dollari in fondi dei contribuenti per sviluppare e vendere vaccini COVID-19 e ha speso altri miliardi per promuovere questi prodotti al pubblico. Il governo federale ha sia incoraggiato,3 sia in molti casi imposto la vaccinazione».

I magistrati requirenti dei 14 stati USA hanno incolpato il governo perché ha favorito i produttori di Big Pharma rispetto alla salute dei cittadini americani danneggiati dai vaccini Covid.

Ben pochi hanno avuto il coraggio di fare lo stesso in Italia e chi ha denunciato il gravissimo problema dei vacicnati danneggiati o morti, come la giudice Susanna Zanda, è stato messo sotto inchiesta dal Ministero della Giustizia…

Il documento è un appello urgente a intervenire per aiutare i vaccinati danneggiati, ma appare anche come un avvertimento di possibili azioni legali contro gli enti governativi responsabili della loro protezione…

Alcuni di questi procuratori generali hanno seguito l’esempio del Kansas presentando cause legali su larga scala contro il colosso farmaceutico Pfizer in cui questi stati hanno affermato che «la società ha tratto in inganno il pubblico in merito alla sicurezza e all’efficacia del suo vaccino COVID-19».

«Gli individui danneggiati, d’altra parte, hanno tutti sperimentato una qualche forma di complicazione della salute che è stata diagnosticata da medici credibili come risultante da una vaccinazione Covid. Alcuni di questi feriti sono stati persino visitati da medici impiegati dal governo federale e il danno da una vaccinazione è stato convalidato e riconosciuto dal governo federale», ha aggiunto la lettera dei procuratori generali.

«Le persone per le quali ci difendiamo e per le quali siamo preoccupati non sono opportunisti alla ricerca di tasche profonde per ferite fantasma. Queste sono persone oneste con danni verificati. Sono i nostri elettori di ogni estrazione e affiliazione politica. Questa non è solo una questione bipartisan, è di natura non partigiana. Eppure, nonostante diagnosi attendibili e danni reali, queste persone danneggiate dai vaccini anti-COVID-19 hanno un solo mezzo di ricorso: presentare un reclamo al CICP».

OLOCAUSTO DA VACCINI COVID PEGGIORE DI HIROSHIMA. Basato su 8 Studi Mondiali Epidemiologo USA stima più Morti di Sieri Genici mRNA che di 121 Bombe Nucleari


Nello scrivere queste parole, i procuratori generali dei 14 stati degli Stati Uniti confermano in realtà la gravità di un allarme sociale che alcuni dottori accademici americani hanno considerato un olocausto peggiore di Hiroshima.

Essi sottolineano quindi i molteplici aspetti critici della pratica di richiesta di risarcimento del CICP (Countermeasures Injury Compensation Program).

«Per cominciare, un individuo ferito da un vaccino COVID-19 ha solo un anno dalla data della lesione per presentare una richiesta al CICP. Se questo breve lasso di tempo scade, l’individuo non ha diritto ai benefici».
In secondo luogo, gli individui feriti sono spesso lasciati a navigare nel programma da soli senza una guida professionale. E la dimostrazione che un richiedente deve fornire è sostanziale. Il richiedente “deve dimostrare che la lesione subita è stata il risultato diretto della somministrazione o dell’uso di un” vaccino COVID-19 “sulla base di prove convincenti, affidabili, valide, mediche e scientifiche”. E l'”associazione temporale” tra la ricezione di un vaccino e “l’insorgenza della lesione . . . non è sufficiente, di per sé, a dimostrare che un infortunio è il risultato diretto” di un vaccino».

In terzo luogo, il CICP fornisce poca o nessuna trasparenza o giusto processo. Un individuo che presenta un reclamo non ha conoscenza, o capacità di scoprire, chi prenderà una decisione in merito al suo reclamo, quando verrà deciso o come verrà deciso. Non c’è inoltre alcun diritto di confrontarsi o interrogare i funzionari governativi che hanno negato un reclamo, nessun modo di accedere o rispondere a qualsiasi prova su cui il governo potrebbe essersi basato nel negare un reclamo, nessun modo di confrontarsi o interrogare eventuali esperti che potrebbero essere stati consultati nel negare il reclamo e nessun modo per un richiedente di presentare prove dal proprio esperto.

In quarto luogo, anche in quei rari casi in cui il CICP approva un reclamo, il richiedente ferito ha diritto, al massimo, fino a $ 50.000 di salari persi all’anno e spese mediche non rimborsate. Se la persona ferita è deceduta, il suo patrimonio potrebbe ricevere un beneficio di morte limitato»

Ma c’è un problema burocratico che denota un chiaro tentativo di nascondere le richieste di risarcimento.

«I dati finora mostrano che il CICP non riesce ad affrontare i danni molto reali che sono stati subiti dalle persone ferite dai vaccini COVID-19. Delle oltre 10.473 richieste di risarcimento correlate al vaccino COVID-19 che il CICP ha ricevuto, la maggior parte rimane non aggiudicata».

«E di quelle richieste che sono state decise, solo 65 sono state ritenute idonee al risarcimento e solo 20 di queste hanno effettivamente ricevuto un risarcimento. E fatta eccezione per un’eccezione estrema (un risarcimento di $ 370.376, probabilmente un decesso per miocardite), il risarcimento medio correlato al vaccino COVID-19 è ben al di sotto dei $ 5.000. Non sorprende che siano stati pagati così pochi risarcimenti, date le risorse insufficienti assegnate al CICP per i risarcimenti. Il programma ovviamente non può elaborare le richieste in modo tempestivo, per non parlare di pagare le richieste, senza finanziamenti adeguati».

Un problema analogo si è verificato in Italia quando l’Assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, ha falsato e ridicolizzato i numeri dei danneggiati da vaccini nel suo territorio.

I 14 procuratori generali entrano poi nei dettagli del problema fornendo alcuni esempi sensazionali di persone danneggiate dai vaccini e sottolineando che il 70% di coloro che hanno aderito al programma CDC per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini sono stati costretti a cercare cure mediche, anche gravi e urgenti.

«Abbiamo sentito da numerosi elettori che hanno subito gravi lesioni a seguito della somministrazione di un vaccino COVID-19. In effetti, tra i circa 10 milioni di americani che hanno aderito al programma V-safe del Center for Disease Control (CDC), progettato per valutare la sicurezza dei vaccini COVID-19, oltre il 70 percento degli individui che hanno riferito di aver bisogno di cure mediche post-vaccinazione si sono recati al pronto soccorso o sono stati ricoverati in ospedale».Tra i casi più eclatanti c’è quello di Ernest Ramirez, Jr., un ragazzo di 16 anni del Texas, che giocava in una squadra di baseball che suo padre allenava con orgoglio. Cinque giorni dopo una singola dose di Pfizer, è crollato di fronte al suo migliore amico mentre correva attraverso un parcheggio per giocare a basket. È morto per insufficienza cardiaca improvvisa. L’autopsia ha riportato alti livelli di infiammazione nel cuore, nel fegato e in altri organi.

 

«Cosa si può fare per istruire i medici sui trattamenti per le lesioni correlate al vaccino COVID-19 e sulle possibili diagnosi? In particolare, quando i National Institutes of Health (NIH) forniranno indicazioni mediche sui protocolli che hanno utilizzato per diagnosticare e curare gli individui che hanno sofferto di complicazioni da un vaccino COVID-19?»
Esclusiva! BIOIMMUNOLOGO MANTOVANI SUI GRAVI RISCHI DEI VACCINI COVID. “Spike Tossica fino a 756 gg nel Sangue. Residui mRNA in Circolo nel Corpo”


«Quando i Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS) inizieranno a implementare i codici di reazione avversa al vaccino COVID-19, come stanno già facendo altri paesi?»
Cosa spiega il tasso di approvazione CICP straordinariamente basso per le richieste di risarcimento per lesioni da vaccino COVID-19? È incredibile dire che solo lo 0,5 percento dei richiedenti ha avuto lesioni valide e risarcibili. Cosa si può fare per accelerare il processo di aggiudicazione CICP per le richieste relative al vaccino COVID-19? Perché il tasso di aggiudicazione è così lento? In che modo il tasso di aggiudicazione per le richieste di risarcimento per il vaccino COVID-19 si confronta con le richieste per altri vaccini?
 

La lettera dei procuratori generali di 14 stati al Dipartimento della Salute degli Stati Uniti non è solo una richiesta sentita di risolvere concretamente il problema e fornire un’importante arma politica all’avvocato Robert F. Kennedy Jr. se verrà confermato dal Senato come segretario come desiderato da Trump.

È anche un primo atto di esplicita contestazione al funzionamento del sistema che ruota attorno ai pericolosi vaccini anti-Covid e che potrebbe preannunciare ulteriori cause legali contro Big Pharma.

 

Intanto, nel resto dell’Occidente, solo in Australia e Slovacchia l’allarme sui sieri genetici mRNA Covid viene preso sul serio.

Infatti, la Procura europea (EPPO) che ha indagato Ursula Von der Leyen per le trattative segrete sui vaccini Pfizer nonostante non fossero stati adeguatamente testati ha già chiesto a un tribunale belga di applicare l’immunità.

Mentre in Italia sono pochissimi i casi in cui la giustizia si è pronunciata a favore delle parti lese.
 

 

 

 

PERCHÉ NO AL MINISTRO NUCLEARISTA PICHETTO DI UN GOVERNO IN CADUTA LIBERA :

  1. IL NUCLEARE RAPPRESENTA I DINOSAURI  SOSTENUTI DA CHI VUOLE GUADAGNARE FACILMENTE CON IL PASSATO.

I numeri dell’Industria italiana delle rinnovabili

Il risultato? Il rapporto IREX 2024 mostra come il comparto italiano delle rinnovabili non abbia fermato la crescita, nonostante una serie di difficoltà oggettive, dal peso dell’inflazione ai rincari dei materiali passando per le tante complessità autorizzative. Al punto che vengono riportate 1.180 iniziative progettuali (in aumento del 23% sul 2022,) per una potenza totale cumulata di 50,9 GW e un valore aggregato di 80,1 miliardi di euro. In termini di investimenti in progetto si tratta di quasi il doppio del 2022. E per il 96% si tratta di progetti destinati all’Italia.

La parte del leone la fa l’agrivoltaico con 368 iniziative del valore aggregato di 14 miliardi e una potenza pianificata cumulata di ben 15,8 GW. Il fotovoltaico tradizionale rimane in testa per numero di operazioni ma potenza e investimenti pianificati  si attestano sotto all’agri-fv: 12,6 GW e 10,4 miliardi di euro. L’eolico a terra con 254 progetti per 14,GW di potenza totale cumulata, tocca un valore di 19,2 miliardi di euro. Più bassi ovviamente i numeri dell’eolico offshore che tuttavia si fa finalmente notare con 12 operazioni per 8,4 GW e 28,1 miliardi di euro. Gli investimenti complessivi per i sistemi di accumulo passano da 3,2 a 8,2 miliardi.

L’Irex Annual Report 2024 mostra un settore italiano delle rinnovabili che ha continuato a crescere nonostante le sfide economiche globali”, ha spiegato l’amministratore delegato Alessandro Marangoni, a capo del team di ricerca. “Tra gli elementi caratterizzanti […] lo sviluppo dell’eolico offshore che, sulla carta, è la tecnologia emergente nel 2023 e il crescente interesse per gli accumuli, con l’affacciarsi di molti player e progetti”.

Marangoni pone l’accento anche sulla riduzione della taglia media degli impianti rinnovabili, scesa dagli 48 MW del 2022 a 44 MW nel 2023. Contestualmente il rapporto evidenzia l’aumento delle operazioni inferiori a 10 MW, il cui peso sale dal 16% al 30% del totale. Sul fronte specifico dei sistemi di accumulo il 99% degli impianti è inferiore ai 20 kW, di cui la maggior parte sotto i 10 kW (91%).

Il costo livellato dell’energia

Il rapporto IREX 2024 mostra per il 2023 un sensibile ridimensionamento dei prezzi elettrici in Europa. La media si attesta a 96,1 euro il MWh (meno 54% sul 2022) ma il Belpaese si contraddistingue come al solito con uno dei valori più elevati: 127,2 euro il MWh.

Sul fronte degli LCOE, ossia del costo medio per unità di elettricità generata, il documento sottolinea un sensibile aumento dei valori per le fonti rinnovabili. Il LCOE dell’eolico offshore varia tra 82,1 euro il MWh del Mare del Nord e 121,1 euro il MWh del Mediterraneo; nel fotovoltaico il valore medio dell’LCOE degli impianti commerciali si attesta a 107,4 euro il MWh (+9,8% sul 2022), mentre gli impianti di taglia industriale presentano un costo medio di 77 euro il MWh (+10,6% sul 2022).

Il report offre anche qualche previsione di scenario per il 2024 “con i prezzi delle materie prime per la costruzione degli impianti eolici che vedranno variazioni differenziate: in aumento alluminio e rame, in calo i materiali ferrosi, stabile il cemento per le fondazioni. Gli effetti saranno una discesa del LCOE più contenuta per l’onshore (nulla o fino al 5%) e più marcata per l’offshore (-10%/-15%). Per il fotovoltaico le pressioni sulla componentistica dovrebbero portare a ulteriori ribassi, con il costo dei moduli in calo del 10-15%”.

  1. NON SI RISPETTA VOLONTA' DEGLI ITALIANI ESPRESSA 2 VOLTE.
  2. IL FUTURO E' LA RETE ELETTRICA DELLE RINNOVABILI CON LA PRODUZIONE DI H2 NEI PICCHI , UTILIZZATO NELLE CARENZE.

4.            L’Italia sta investendo 135 mln in R&D su piccoli reattori modulari e nucleare 4G

La narrativa che circonda la “rinascita” del nucleare dipinge i piccoli reattori modulari di ultima generazione come la soluzione a tutti i problemi dei vecchi reattori. Gli Small Modular Reactors (SMR) sarebbero meno costosi e sarebbe possibile costruirli in poco tempo. Candidati ideali, quindi, per un ruolo almeno da comprimario nella transizione energetica, a fianco delle rinnovabili. E sui quali bisogna investire subito per avere una flotta di SMR adeguata già nel 2030.

La realtà è completamente diversa: i loro costi lievitano e i ritardi nei tempi di realizzazione si accumulano come per le vecchie centrali nucleari, sostiene un rapporto dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) che ha analizzato tutti i progetti di SMR in cantiere.

Vecchi/nuovi problemi per i piccoli reattori modulari

La base di partenza è ristretta: sono solo 4 gli SMR operativi o in costruzione oggi in tutto il mondo. A fronte di circa 80 diversi concetti di piccoli reattori modulari a diverse fasi di maturità. Oltre ai dati sui 4 mini-reattori nucleari, l’IEEFA si è basata anche sulle previsioni sui costi fornite da alcuni dei principali sviluppatori di questi progetti negli Stati Uniti.

“I risultati dell’analisi mostrano che poco è cambiato rispetto al nostro lavoro precedente. Gli SMR sono ancora troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni”, sintetizza il rapporto.

Per i 3 piccoli reattori modulari operativi (2 in Russia e 1 in Cina) e per l’unico altro SMR in costruzione (in Argentina), le spese effettive di costruzione sono state “notevolmente sottostimate”. Per i reattori russi l’aumento supera il 300%, ma i dati risalgono al 2015 e probabilmente l’incremento reale è maggiore. Un aumento analogo è quello registrato per l’SMR cinese. Per il mini-reattore argentino va anche peggio: rispetto alle stime iniziali del 2013, i costi previsti erano lievitati del 600% nel 2021. Per altri SMR solo proposti i costi sono più che raddoppiati, come nel caso dei mini-reattori di NuScale. Incrementi che avvengono prima ancora che i progetti ottengano licenze e via libera formale.

Sui tempi, i lunghi ritardi nella costruzione “sono stati la norma, non l’eccezione”, sostiene l’IEEFA. Per i 4 SMR al centro dell’analisi le tempistiche sono regolarmente almeno triplicate, passando dai 3-4 anni preventivati ai 12-13 anni effettivi. Tutti ritardi non troppo distanti da quelli riscontrati anche dai reattori di più recente generazione, come gli EPR di Okiluoto e Flamanville (dai 4-5 anni preventivati a 16-18 effettivi). Parte della retorica sui supposti tempi ridotti di realizzazione fa leva sulla modularità degli SMR. Ma l’approccio modulare è stato impiegato anche in altri reattori precedenti, sottolinea il rapporto, e senza gli attesi benefici sulle tempistiche.

 

A marzo conclusa la 1° fase di lavori per preparare il campo al ritorno del nucleare in Italia

(Rinnovabili.it) – A marzo la Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile ha finito “la prima fase di lavori” e si appresta a formulare una “strategia nazionale” che entrerà nel PNIEC e prepara la strada al ritorno del nucleare in Italia. Lo ha comunicato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) Gilberto Pichetto durante il question time al Senato dell’11 aprile.

La Piattaforma sta quindi rispettando la tabella di marcia annunciata lo scorso settembre, che prevedeva una ricognizione del panorama del nucleare a livello nazionale e internazionale. Un primo giro di orizzonte su cui costruire una “via italiana” all’atomo.

“Nelle tre fasi successive si procederà con l’elaborazione di una road map e la definizione di azioni con le relative risorse per incentivare la possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia attraverso le nuove tecnologie nucleari caratterizzate da elevati standard di sicurezza e sostenibilità”, ha specificato Pichetto.

In realtà il governo ha già iniziato a stanziare risorse per il nucleare in Italia. All’atomo sono stati destinati lo scorso novembre 135 mln euroil 25% del totale disponibile sotto il capitolo Mission Innovation. Destinati ad attività di ricerca e sperimentazione sui piccoli reattori modulari di terza e quarta generazione nel breve-medio periodo.

I prossimi passi per il ritorno del nucleare in Italia

Secondo i piani, la Piattaforma dovrebbe produrre entro aprile un documento che tracci la strada da seguire, che saranno poi tradotte entro giugno in linee guida ben definite che individuano azioni, risorse, investimenti e tempistiche per riaprire la porta all’atomo.

Questa strategia nazionale “darà un contributo che sarà contemplato anche nell’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) e per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”, ha aggiunto il titolare del MASE rispondendo a un’interrogazione del senatore Zanettin (FI). Sarà elaborata tenendo conto dei contributi forniti dalle indagini conoscitive delle commissioni Ambiente di Camera e Senato e dall’industria nazionale legata alla filiera dell’atomo.

“La filiera industriale italiana è già fortemente impegnata a livello internazionale sia nel campo della fissione che in quello della fusione, in particolare nella produzione di componentistica richiesta da centrali nucleari estere, reattori sperimentali e centri di ricerca. Il loro coinvolgimento risulta fondamentale per far sì che tutta la filiera che gravita intorno al nucleare sia pronta nel momento in cui il quadro regolatorio nazionale consentirà la ripresa di quelle che possono essere le attività e le relative autorizzazioni”, ha sottolineato Pichetto.

 

5.               Sono passati undici anni dal referendum indetto per chiedere il parere degli italiani su un eventuale ritorno al nucleare; era il mese di giugno del 2011, tre mesi dopo il disastro di Fukushima. E sono passati ben 35 anni dal precedente referendum sullo stesso tema delle centrali nucleari, avvenuto nel 1987, ossia un anno dopo la tragedia di Chernobyl. In entrambi i casi gli italiani si espressero in maggioranza contro lo sviluppo del nucleare civile nel nostro Paese.

Undici anni non sono tanti, ma sono evidentemente sufficienti per rimuovere dalla coscienza nazionale gli eventi del passato perché oggi in Italia assistiamo a una sorta di revival del nucleare; si sta, infatti, diffondendo molto materiale propagandistico, approfittando dei comodissimi e ubiquitari social media che permettono con grande facilità di far circolare idee, giuste o sbagliate che siano.

In particolare, nel settembre 2022 è apparso su YouTube un video a cartoni animati di circa 15 minuti dal titolo “Il nucleare: i dubbi più grossi”, realizzato da un giovane produttore indipendente. Grazie all’indiscussa abilità del video maker e a una narrazione tutta giocata su un registro sardonico e sarcastico, il video ha raccolto in poco tempo oltre un milione di visite e una pletora di commenti generalmente entusiasti tra il pubblico, composto in maggioranza da giovani e giovanissimi.

La trascrizione integrale del parlato a supporto del video occupa ben sei pagine in formato Word e spazia su numerosissimi temi: dal funzionamento delle centrali nucleari alla loro sicurezza, dagli incidenti a questi impianti agli effetti generati dall’esplosione di una bomba atomica, dalla sicurezza energetica di una nazione alle caratteristiche delle fonti rinnovabili e a quelle dell’industria estrattiva dell’uranio, giusto per citarne alcuni. L’autore dichiara apertamente di propendere da sempre per il nucleare e di essersi avvalso di consulenti chiaramente orientati in questo senso. 

Per dare una prima idea di come sia impostato il video, diciamo subito che racconta i due gravissimi incidenti sopra citati, Chernobyl e Fukushima, fornendo diverse spiegazioni sulle cause che li hanno provocati, ma dimentica del tutto il primo incidente nucleare grave (grado 5 su scala di 7), che avvenne negli Usa nel 1979 alla centrale di Three Mile Island, con fusione parziale del nocciolo e rilascio di radiazioni nell’ambiente.

L’incidente americano diede impeto al movimento antinucleare globale che, per esempio, in Italia si oppose per anni, senza successo, alla costruzione delle centrali, per poi arrivare alla vittoria con il referendum del 1987. Il movimento si riaccese a causa dei progetti nuclearisti di Berlusconi e Scajola (al governo tra il 2001 e il 2006) e, in particolare, con la decisione di creare in un giacimento di salgemma nel territorio di Scanzano Jonico il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (2003). Le manifestazioni contrarie durarono 15 giorni e la decisione venne ritirata anche su insistenza dei politici lucani. Tutte cose che il video non racconta affatto.

All’inizio del video si sente dire che è “molto facile” costruire e capire come funziona una centrale nucleare. Questo è il primo messaggio sbagliato perché l’industria del nucleare non è affatto “molto facile”, anzi è terribilmente difficile. Siccome si tratta di impianti intrinsecamente pericolosi e molto complessi, durante la progettazione, nei controlli preventivi, nella costruzione e nell’esercizio, vengono esaminati tutti i possibili tipi di incidenti e vengono previste un’infinità di contromisure per prevenirli; salvo, poi, dover rifare tutto il ragionamento ogni volta che si verifica un incidente “imprevisto” (cosa che successe, ad esempio, dopo Three Mile Island). Questa complessità aumenta moltissimo tempi e costi, tanto da veder saltare sempre i budget di previsione e allungare, anche di decenni, le attivazioni operative degli impianti.

Inoltre, la “semplice” gestione delle centrali non è affatto banale. Ad esempio, dei 56 reattori francesi, nel corso del 2022 30 sono rimasti fermi: 18 perché sottoposti ad interventi di manutenzione programmata e 12 per problemi di “corrosione da stress”; per 16 di loro le autorità francesi hanno deciso di prolungare il funzionamento oltre i tempi della quarta revisione periodica dei reattori da 900 MW di Électricité de France (EDF), decisione molto discutibile considerato che questi impianti sono stati progettati per 40 anni di attività. 

Negli ultimi anni in Francia si sono verificati importanti problemi in ben quattro centrali: a Civaux, a Cattenom, a Chooz e infine, solo qualche giorno fa, a Penly, con rischio classificato al livello 2, appena sotto ciò che si definisce “incidente grave”, e tale da indurre le autorità a fermare il reattore.

La débâcle del nucleare francese ha portato la produzione delle centrali al livello più basso degli ultimi 30 anni. A risentirne sono stati anche i conti di EDF che ha chiuso il bilancio 2022 con una perdita di 17,9 miliardi di euro e ciò nonostante il fatturato sia cresciuto del 70% rispetto all’anno precedente. 

Il Governo francese, dal canto suo, sul finire dello scorso anno ha lanciato la nazionalizzazione della multiutility con un esborso stimato in 9,7 miliardi di euro; oggi EDF è per il 96% di proprietà dello Stato e diverrà interamente pubblica nel volgere di qualche settimana. 

Per non parlare, poi, della dismissione degli impianti nucleari che è motivo di insostenibilità economica per i soggetti gestori e fonte di forte preoccupazione per le autorità e i territori che ospitano gli impianti.

Il video è interamente costellato di sapienti inesattezze. Per esempio, si lascia intendere che il maremoto del 2011 in Giappone fosse imprevedibilmente eccezionale e, quindi, “i danni conseguenti a Fukushima sostanzialmente inevitabili”. Non è assolutamente così. Viene, infatti, volutamente ignorato il fatto che la prima centrale nucleare costiera raggiunta dal maremoto non fu quella di Fukushima, bensì quella di Okagawa, dove l’impianto, costruito da un’altra azienda senza badare a spese, resistette sia al terremoto che allo tsunami, diventando addirittura rifugio per gli sfollati [1].

Se i proprietari della centrale di Fukushima non avessero risparmiato sulle protezioni anti-maremoto e i controlli pubblici giapponesi avessero funzionato bene, il disastro non sarebbe avvenuto. Questo, che sembra essere un argomento in favore del nucleare, pone in verità un problema generale sul nucleare “privato” e sui controlli “pubblici” ed è il motivo per cui le poche centrali nucleari in costruzione in Europa sono tipicamente affidate ad aziende statali con costi impressionanti che gravano solo sulle casse pubbliche. Per esempio, la centrale nucleare francese di Flamanville, dopo il fallimento del costruttore Areva, è ora in mano a EDF che sta realizzando anche la grossa centrale inglese di Hinkley Point C, insieme al colosso statale nucleare cinese CNG, con fortissime polemiche sia sull’opportunità politica, sia sui costi, sia sull’impatto ambientale.

h

Il nucleare civile, per quante precauzioni si prendano, non è a prova di inetto o di avido: basta un singolo malintenzionato o sbadato nella lunga catena di progettazione, controllo e gestione degli impianti e del combustibile per mettere a repentaglio la sicurezza generale. Questo naturalmente è vero anche per altre grandi imprese energetiche, come ha dimostrato il disastro del Vajont (1963), che di fatto, conducendo a migliaia di morti, fermò per sempre la corsa al grande idroelettrico sulle nostre montagne.

Venendo a punti specifici, abbiamo rilevato nel video un numero notevole di errori, imprecisioni, notizie distorte e dati poco attendibili. Di seguito una breve selezione.

Seguendo la successione cronologica, la prima riguarda il nocciolo che “non esploderà mai; al massimo si scalda, si dilata e fonde” e ben si connette con l’altro travisamento “una centrale non è una bomba e non può esplodere come una bomba”. I fatti dimostrano esattamente il contrario: il 10 aprile 2003 nella centrale di Paks in Ungheria fu scongiurato il pericolo di un’esplosione nucleare grazie ad un pronto e non semplice intervento di raffreddamento di 30 barre di combustibile del nucleo del reattore. Dunque, se per un verso non è possibile escludere a priori il rischio di esplosione del nocciolo, dall’altro occorre riaffermare – cosa che l’autore del video si guarda bene dal fare – che l’autodistruzione del reattore è in sé il maggiore dei pericoli e che può essere innescato, come accadde a Fukushima, anche da eventi di “ordinaria amministrazione” quali, ad esempio, la distruzione dell’impianto refrigerante e/o la mancata alimentazione delle pompe.

Una centrale nucleare, in caso di incidenti, anche se non esplode è, comunque, una bomba i cui effetti biologici (ad es., sindrome acuta da radiazioni e aumento dell’incidenza del cancro), psicologici e sociali sono estremamente gravi e duraturi, così come dimostrato da studi condotti sia in Italia (vedi il caso della Centrale del Garigliano) che all’estero [2].

Inoltre, il rassicurante messaggio contenuto nel video “ci preoccupiamo di poche scorie stoccate in barili a prova di bomba che in 70 anni di attività di un paese occupano un solo capannone”, è fuorviante perché si limita a considerare l’aspetto quantitativo, senza toccare i risvolti più critici.

Da un punto di vista del tutto generale, le scorie, tante o poche che siano, sono un problema non risolto che lasciamo sulle spalle delle prossime generazioni; come è stato giustamente sottolineato in un articolo uscito su Chemical&Engineening News del 5 maggio 2008 “it is at best irresponsible, at worst a crime, to leave the waste to be addressed by generations not yet born.”.

Ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, trascorsi oltre 30 anni dalla chiusura degli impianti, la questione delle scorie è tutt’altro che risolta. In Germania la penetrazione di una soluzione salina nelle caverne sotterranee del deposito di Asse, dove dal 1967 al 1978 furono portati 125.787 container di scorie radioattive (per il 90% provenienti da centrali nucleari), ne ha compromesso la tenuta stagna. 

Parimenti critica risulta la situazione delle scorie in Francia: ad Aube, dei due centri di stoccaggio che ospitano il 90% dei residui radioattivi prodotti ogni anno in Francia, uno si sta avvicinando alla saturazione e per alcuni rifiuti non c’è ancora una soluzione. Inoltre, una recente inchiesta della rete televisiva Artè ha svelato che la Francia ha stoccato in Siberia presso il complesso atomico di Tomsk-7 e in modo totalmente abusivo (a cielo aperto) il 13% delle sue scorie radioattive. 

Inoltre, non viene toccato il problema della dismissione di una centrale nucleare che di scorie ne lascia tante e di difficilissima gestione; il sito che ha ospitato una centrale porta indelebili i suoi segni: enormi silos, in cui vengono “tombate” le scorie e le parti dell’impianto, che per ragioni di sicurezza non possono essere toccati per tempi lunghissimi e di cui, ancora una volta, si dovranno occupare le future generazioni.

Sempre nel video si minimizzano gli “effetti di un attacco militare” agli impianti, materializzatosi nell’agosto scorso a Zaporizhzhia e in settembre a Pivdennoukrainsk, in Ucraina.

In generale, gli impianti nucleari non sono progettati in funzione di un possibile danno derivante da un attacco militare perché, con una visione assolutamente miope, si considera quale unica fonte di pericolo il danneggiamento delle strutture che contengono il reattore. È, invece, facile dimostrare che per provocare un disastro, ad esempio simile a quello di Fukushima, sarebbe sufficiente indirizzare l’attacco militare al sistema di raffreddamento delle vasche che permettono di controllare la temperatura dei reattori.

Per il caso di Zaporizhzhia, l’Istituto Affari Internazionali ha formulato lo “Scenario Fukushima”, richiamando l’attenzione sulleconseguenze dell’interruzione della refrigerazione del nocciolo e delle piscine del materiale spento: esplosioni di idrogeno, incendi locali, esplosioni di vapore acqueo, rottura delle barre di combustibile fino alla fusione del nocciolo nel corium e penetrazione del contenitore, con rilascio di materiale radioattivo.

Inoltre, qualora fosse bombardata l’area di stoccaggio a secco del combustibile nucleare esaurito, le strutture di contenimento del combustibile potrebbero danneggiarsi liberando isotopi radioattivi che andrebbero a contaminare le zone circostanti l’impianto, rendendo necessarie contromisure di sanità pubblica per la popolazione locale.

Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, a proposito dei ripetuti attacchi missilistici alla centrale ha dichiarato: “Ogni volta è come se tirassimo i dadi. E se permettiamo che questo continui, un giorno la nostra fortuna si esaurirà”.

Nel video si tace, ovviamente, sulla “connessione tra usi civili ed usi militari” del nucleare; è, invece, noto che i cicli del combustibile e della fissione nelle applicazioni pacifiche e non pacifiche funzionano spesso in parallelo; tecnologie e conoscenze sono spesso adatte ai due usi, soprattutto negli stati con regimi autocratici. Il caso tipico è quello dell’Iran, con il suo programma militare clandestino svolto in parallelo a quello civile, dove la AIEA ha rilevato particelle di uranio arricchito all’83,7 per cento, non lontano dalla soglia del 90 per cento necessaria per la produzione di un ordigno.

E, comunque, anche in assenza di programmi militari clandestini, la catena del nucleare a uso civile ben si presta ad essere utilizzata per applicazioni militari: questo vale per gli impianti di arricchimento dell’isotopo fissile dell’uranio (U-235), per i reattori di ricerca e commerciali, per gli impianti e la tecnologia di ritrattamento e, infine, per i siti provvisori di stoccaggio del plutonio, dell’uranio e di altri materiali fissili.

Affermare poi che “Il nucleare fa paura perché ci appare ancora misterioso, per questo ci ricordiamo di quei 2 grossi incidenti successi in 70 anni di attività” è puro negazionismo; in realtà negli ultimi 50 anni si contano numerosi incidenti, tra i quali almeno 5 gravi: oltre a Chernobyl (1986) e Fukushima (2011), si devono aggiungere quello già citato all’impianto di Three Mile Island (1979) e quelli alle centrali nucleari di Kyshtym (1957) e di Windscale Piles (sempre 1957). Fra l’altro, è molto probabile che non tutti gli incidenti nucleari siano stati dichiarati in quanto legati a sviluppo di programmi militari clandestini.

Inoltre, il nucleare “fa paura” non perché sia oggetto opaco e misterioso come si dice nel video, ma proprio perché vi è consapevolezza dei rischi associati all’opzione nucleare. Ad esempio e giustamente, l’Italia, pur non avendo centrali funzionanti sul suo territorio, data la presenza di 13 impianti a meno di 200 chilometri dai suoi confini si è dotata di un Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari; tra gli obiettivi del Piano figurano la definizione e l’attuazione di “…misure per la tutela della salute pubblica e delle produzioni, con particolare riguardo alle misure protettive e alle strategie di protezione dei cittadini, nonché i controlli delle filiere produttive e le restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari”.

Sui “costi del nucleare” la narrazione proposta nel video falsifica la realtà, ignorando la conclusione a cui si perviene dopo aver analizzato le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA): il nucleare non costerà poco e sarà in grado di reggersi unicamente in virtù di un robusto sostegno finanziario di fonte governativa. Non potrebbe essere altrimenti considerati gli ingenti costi di realizzazione degli impianti, su cui incide il peso degli oneri finanziari dovuti ai lunghi tempi di costruzione, stimati ottimisticamente dalla IEA in 10 anni nel Regno Unito, 9 in India e negli Usa, e 6 in Cina.

Non solo le vecchie ma anche le nuove centrali non risultano competitive sia rispetto ai costi che ai tempi di costruzione: Flamanville 3 in Francia avrebbe dovuto avere un costo di 5 miliardi di euro lievitati a 13,2, secondo Electricité de France, e a 19 per la Corte dei conti francese; la costruzione avviata nel 2007 si sarebbe dovuta concludere dopo molti ritardi nel 2022, ma secondo Alain Morvan, direttore del progetto, l’impianto verrà caricato con il combustibile solo nel primo trimestre del 2024. La Finlandia ha invece terminato la costruzione di Olkiluoto con un ritardo di 12 anni rispetto ai tempi pianificati e con costi triplicati.

La sequela di mistificazioni contenute nel video si alimenta anche del capitolo relativo “all’impronta carbonica” delle centrali in rapporto all’energia prodotta, che l’autore, non senza audacia e con tanto di grafico, proverebbe essere inferiore rispetto a quella delle fonti rinnovabili.

La quantità di CO2 emessa dal nucleare deve essere calcolata tenendo conto di tutte le fasi del ciclo di vita degli impianti – dall’estrazione dell’uranio fino alla dismissione delle centrali – senza tralasciare le emissioni legate al trasporto e allo stoccaggio delle scorie radioattive.

Ciò premesso, secondo i dati forniti dall’Agenzia per l’ambiente tedesca, il valore delle emissioni generate dal nucleare risulta elevato: oltre il triplo del fotovoltaico (33 g/kWh), circa 13 volte quello delle centrali eoliche (tra i 9 e i 7 g/kWh) e quasi 30 volte quello degli impianti idroelettrici (4 g/kWh).

Inoltre, secondo lo studio Differences in carbon emissions reduction between countries pursuing renewable electricity versus nuclear power”, pubblicato il 5 ottobre del 2020 sulla rivista Nature Energy, le energie rinnovabili sono fino a 7 voltepiù efficaci nel ridurre le emissioni di carbonio rispetto all’energia nucleare.

rsten Würth su Unsplash

L’ostracismo nei confronti delle rinnovabili trova riscontro in un altro passaggio del video in cui si afferma che “Questa filiera, in rapporto all’energia prodotta, genera un inquinamento e un’emissione di CO2 che supera pure quella del nucleare, facendoci poi dipendere da stati come la Cina”.

Delle emissioni di CO2 si è già detto. Quanto alla debolezza della filiera nazionale ed europea relativa alle rinnovabili e alla conseguente dipendenza dalla Cina, il nodo è e resta tutto politico. Nel suo report “Solar PV Global Supply Chain” pubblicato a giugno di quest’anno, la IEA afferma che “… Le nazioni possono migliorare la resilienza investendo per diversificare la produzione e le importazioni”.

Per quanto concerne l’Italia, il PNRR destina risorse alla realizzazione/modernizzazione di impianti per la produzione di moduli fotovoltaici nei siti di Modugno (pannelli flessibili) e Catania, dove ENEL punta a raggiungere l’obiettivo di produrre 3000 MW di pannelli al 2024.

In merito alla dipendenza dalla Cina, le attuali tecniche consentono di riciclare fino al 88-90% del modulo fotovoltaico, generando circa 17-18 kg di materie prime seconde per ogni pannello. Ragion per cui è importante investire su nuove tecnologie che consentano di accrescere la percentuale di riciclo dei moduli, il conseguente recupero di silicio da utilizzare per nuove produzioni, nel rispetto dei dettami dell’economia circolare, e, quindi, di diminuire la dipendenza dai paesi esteri.

Non altrettanto può dirsi del combustibile che alimenta i reattori, presente in soli cinque paesi al mondo, tra cui anche la Russia, con le sue 486.000 tonnellate, pari all’8% delle riserve mondiali, e il Kazakistan, con 906.800 tonnellate, pari al 15% delle riserve mondiali, e primo produttore al mondo, ma teatro di dure repressioni del dissenso interno.

Altro punto dolens del video è quello della presunta “assenza di infiltrazioni mafiose e malavitose” in un settore a così alta specializzazione. L’accertato “zampino” della yakuza, la temibile mafia giapponese, nella gestione della decontaminazione di Fukushima, e alcuni cablogrammi di Wikileaks che chiariscono il ruolo delle cosche nella gestione dei traffici illeciti di rifiuti nucleari in transito dal Porto di Gioia Tauro, smentiscono la fantasiosa narrazione dell’autore.

Al capitolo “mafia atomica” appartengono anche alcune delle pagine più oscure e dolorose del nostro paese: l’esecuzione, avvenuta a Mogadiscio il 20 marzo del 1994, della giornalista Ilaria Alpi, rea di aver indagato su un traffico internazionale di armi e rifiuti tossici radioattivi, e la morte, avvenuta in circostanze misteriose, dell’ufficiale della Marina Militare, Natale De Grazia, in servizio presso la Capitaneria di porto di Reggio Calabria e impegnato in una delicata indagine sull’affondamento delle navi dei veleni nei mari della Calabria.

La denigrazione delle rinnovabili prosegue associando allo sviluppo delle rinnovabili l’incremento del consumo di suolo e richiamando l’avversione delle comunità locali nei confronti di “pannelli fotovoltaici e pale eoliche”.

Anche in questo caso la smentita viene dai “freddi numeri”: secondo un recente studio condotto in Italia [3] nel 2020, l’energia solare potrebbe alimentare l’Italia senza utilizzare ulteriore suolo.

Per raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), rivisti alla luce del Green Deal U.E., si prevede che entro il 2030 il fotovoltaico debba fornire almeno 100 TWh di energia elettrica, 4 volte in più rispetto al 2020. Ipotizzando che questa energia venga generata da impianti solari a terra, si occuperebbe un’area di poco superiore ai 1.000 km2, grosso modo pari alla superficie della provincia di Pistoia e corrispondenti a circa il 5% del consumo di suolo in Italia, contro una quota del 40% ricoperta da strade e circa del 30% occupata dagli edifici.

Esistono tuttavia diverse alternative per ridurre ulteriormente il consumo di suolo: ad esempio, attraverso il revamping e il repowering degli impianti esistenti, utilizzando moduli più efficienti (passando dall’attuale 21-22% al 30% entro il 2030, si potrebbero produrre 300 TWh, doppiando abbondantemente il target del Green Deal) e, anche, con soluzioni riguardanti l’integrazione del fotovoltaico sui tetti degli edifici o l’uso del fotovoltaico galleggiante sull’acqua.

Quanto all’atteggiamento delle amministrazioni e delle comunità locali nei confronti dell’eolico, è dimostrato che giocano un ruolo a favore della realizzazione dei progetti fattori quali una buona pianificazione, il concreto coinvolgimento dei territori, un’informazione preventiva, tempestiva e trasparente, il rispetto delle norme che regolano i permessi, il grado di integrazione dei progetti con il tessuto economico-sociale locale, ecc. (si veda, ad esempio, il caso dell’impianto eolico in località Tocco da Casauria, 3,2 MW, anno 2006).

Di contro, sappiamo per certo che in Italia il culmine dell’opposizione pubblica a piani energetici è stato raggiunto solamente in occasione delle due consultazioni referendarie sullo sviluppo del nucleare civile. La prima consultazione, nel 1987, si articolò su tre quesiti: il numero dei votanti fu pari al 65,1% degli aventi diritto e per tutti e tre i quesiti la maggioranza dei votanti di espresse contro l’opzione nucleare. Stessa sorte toccò al nucleare nel 2011: il numero dei votanti fu il 54,79% degli aventi diritto e il 94,5% dei votanti si espresse per la seconda volta contro lo sviluppo del nucleare in Italia, a dispetto di quanti, politici e non, avevano fino ad allora sostenuto e continuavano ad avere un atteggiamento neutrale nei confronti di quel settore.

Per giustificare la necessità di installare impianti nucleari il video continua la sua crociata contro le rinnovabili accusando queste fonti di una variabilità intrinseca con la conseguente impossibilità di stabilizzare il sistema elettrico. In realtà sono sempre più diffusi e facilmente reperibili studi tecnico-scientifici che mostrano come sia possibile sviluppare un sistema elettrico basato sul 100% di rinnovabili, senza utilizzare fonti fossili e senza costruire nuove centrali nucleari [4]. Un tale obiettivo è realizzabile anche in Italia; ad esempio, l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, intervistato da diverse testate giornalistiche (vedi Il Messaggero del 5/10/22), non ha mostrato perplessità per l’imponente crescita delle rinnovabili sul sistema elettrico da lui amministrato e Francesco Starace, ingegnere nucleare a capo di Enel Spa, ha dichiarato la sua totale contrarietà a un nuovo programma nucleare italiano basato sulle tecnologie oggi disponibili (vedi intervista a Open del 13/1/22).

Nonostante la recente propaganda distorta e dannosa, i numeri parlano chiaro: in tutto il mondo le rinnovabili sono in crescita esplosiva, mentre il nucleare è sostanzialmente residuale o in fase calante. Allora, i nostri giovani dovrebbero guardare responsabilmente al loro futuro affidandosi non a un divertente cartone animato, ma a seri dati scientifici.

 di Enrico Gagliano, Vittorio Marletto, Margherita Venturi – Energia per l’Italia

Riferimenti

[1] Andrew Leatherbarrow, Melting Sun: The History of Nuclear Power in Japan and the Disaster at Fukushima Daiichi, Nielsen, 2022.

[2] “Special Report: Counting the dead”, Nature, 440, 982, 2006 (doi.org/10.1038/440982a); J.-C. Nénot, “Radiation accidents over the last 60 years”, Journal of Radiological Protection, 29, 301, 2009 (doi.10.1088/0952-4746/29/3/R01).

[3] IAPI: ItaliAn network for Photovoltaic R&I, A Strategic Plan for Research and Innovation to Relaunch the Italian Photovoltaic Sector and Contribute to the Targets of the National Energy and Climate Plan2020.

[4] https://www.unep.org/resources/report/renewables-2022-global-status-report; C. Breyer et al., “On the History and Future of 100% Renewable Energy Systems Research,” IEEE Access, 10, 78176, 2022 (doi.10.1109/ACCESS.2022.3193402).

L’aggiornamento del PNIEC dovrà essere consegnato a Bruxelles a giugno 2024

Il nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) potrebbe contenere il primo accenno concreto all’impiego dell’energia nucleare. Non per il medio termine, ovviamente, quanto piuttosto per lo sforzo di decarbonizzazione al 2050. A rivelarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin un giorno prima del Vertice G7 di Torino.

Il numero uno del MASE ha da sempre sostenuto la validità dell’energia dell’atomo come strumento di decarbonizzazione energetica, nonostante le chiare difficoltà di riuscire ad inserire una simile fonte nel contesto nazionale. Ecco perché nel 2023 il dicastero ha  istituito la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS). Il network, coordinato dal MASE con il supporto di Enea e RSE, ha l’obiettivo di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alla crescita della filiera industriale nazionale (già attiva nel comparto).

Lo scenario nucleare nel PNIEC italiano

Il passaggio nel PNIEC italiano appare come una mossa, per alcuni versi, abbastanza prevedibile. Il Piano deve essere consegnato entro giugno 2024 alla Commissione europea nella sua versione ufficiale, integrando in teoria tutte le richieste avanzate da Bruxelles rispetto alla bozza 2023. A partire da nuovi dettagli su come il Belpaese intenda raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici 2030. Con particolare attenzione alle azioni di riduzione delle emissioni. Secondo quanto riporta l’esecutivo UE, infatti, “il piano fornisce proiezioni di emissioni che dimostrano che con le politiche e le misure aggiuntive proposte nel progetto di PNEC aggiornato, l’Italia non è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo nazionale di gas serra di -43,7% nel 2030 rispetto ai livelli del 2005. Secondo le proiezioni dell’Italia, il target sarebbe inferiore di 6,7-8,7 punti percentuali”.

Il possibile scenario “nucleare” su cui sta lavorando la PNNS riguarda però il lungo termine, ossia le politiche dal 230 alla metà del secolo. Spiega il ministro Pichetto “L’aggiornamento del PNIEC, da trasmettere alla Commissione europea entro giugno 2024, riporterà anche analisi di scenario contenente una possibile quota di energia prodotta da fonte nucleare nel periodo 2030-2050. Tale quota sarà ricavata dai dati, basandosi su valutazioni comparative rispetto al mix energetico attuale. Tali analisi sono tutt’ora in corso di studio da parte di uno specifico Gruppo di lavoro della Piattaforma”.

Si studiano nuove proposte normative e di governance

Ma per portare il nucleare in Italia e inserire l’atomo nel mix elettrico nazionale servirà anche mettere mano a norme, regolamenti e incentivi per non parlare delle politiche di governance. E al momento l’Italia fatica anche a realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Come muoversi su questo fronte? Il Ministro ha rivelato di aver dato mandato al giurista Giovanni Guzzetta, di costituire un gruppo di alto livello per ridisegnare l’ambito legislativo del sistema regolatore italiano “per accogliere un eventuale programma di ripresa della produzione nucleare in Italia“, con la definizione, inoltre, di “un quadro normativo specifico per l’energia da fusione”.

Atto Camera

Mozione 1-00295
presentato da
SQUERI Luca
testo presentato
Mercoledì 12 giugno 2024
modificato
Mercoledì 26 giugno 2024, seduta n. 314
  La Camera,

premesso che:

1) nel gennaio 2020 l'Italia ha inviato alla Commissione europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2021-2030 (Pniec), adottato in attuazione del Regolamento 2018/1999/UE, al termine di un percorso di consultazione pubblica ed elaborazione avviato nel dicembre 2018. Tra i principali obiettivi: una percentuale di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) nei consumi finali lordi di energia pari al 30 per cento, la riduzione dei «gas serra», rispetto al 2005, per tutti i settori non ETS del 33 per cento, il phase out del carbone dalla generazione elettrica al 2025;

2) nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo volta a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale traguardo, approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio europeo, è stato successivamente sancito dalla legge europea sul clima (regolamento 2021/1119/UE), che ha introdotto l'obiettivo, da conseguire entro il 2030, di ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;

3) il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte legislative, denominato Fit for 55 (Pronti per il 55 per cento), volte a rivedere la normativa dell'Ue in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, per consentire il raggiungimento di questo nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;

4) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il Piano REPowerEU (COM(2022) 230 final) con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi accelerando la transizione e costruendo un sistema energetico più resiliente. Con il regolamento (UE) 2023/435 del 27 febbraio 2023, è stato consentito agli Stati membri di inserire appositi capitoli REPowerEU nei Piani per la ripresa e la resilienza (PNRR). Il 7 agosto 2023 il Governo italiano ha presentato alla Commissione europea le conseguenti modifiche al Piano nazionale ripresa resilienza, accolte dalla Commissione europea, (COM(2023) 765 Def) il 24 novembre 2023 e dal Consiglio europeo l'8 dicembre 2023;

5) il 4 agosto 2022 è entrato in vigore, con decorrenza 1° gennaio 2023, il regolamento delegato 2022/1214 della Commissione Ue, che include gas e nucleare dalla lista degli investimenti considerati sostenibili dal punto di vista ambientale (cosiddetta tassonomia verde). Dal 1° gennaio 2023 è possibile investire in nuove centrali nucleari realizzate con le «migliori tecnologie disponibili» e fra gli investimenti sostenibili le attività di ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie è stato inserito il nucleare di quarta generazione. Quanto al gas, le centrali con permesso di costruzione rilasciato entro il 2030, dovranno sostituire vecchi impianti a combustibili fossili con altri più efficienti del 55 per cento dal punto di vista delle emissioni ed essere programmate per passare, dal 2035, a gas rinnovabile;

6) il 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2023/857 (cosiddetto Regolamento Effort Sharing-ESR) che ha fissato un obiettivo per l'Italia ancor più ambizioso, prevedendo che le emissioni di gas a effetto serra degli Stati membri al 2030 rispetto ai livelli nazionali del 2005 determinate in conformità dell'articolo 4, paragrafo 3 del regolamento stesso (trasporti, residenziale, terziario, industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti, l'agricoltura) si riducano entro il 2030 del 43,7 per cento rispetto ai livelli del 2005;

7) questo complesso di impegni detta l'inquadramento del percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999, la proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, allineata ai nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023, mentre la versione finale del documento deve essere trasmessa entro giugno 2024, sviluppandosi nelle cinque dimensioni dell'Unione dell'energia: decarbonizzazione (riduzione delle emissioni e energie rinnovabili); efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;

8) in coerenza con gli obiettivi sopraindicati il Ministero dell'ambiente ha predisposto nell'estate 2023 un documento di aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima 2019, in linea con i nuovi obiettivi, prevedendo per il 2030 la conseguente riduzione dell'emissione di gas serra, una quota del 40 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia (e del 65 per cento nel settore elettrico);

9) un aumento dell'efficienza energetica che porta i consumi finali 2030 a 100 Mtep e quelli primari dai 145 Mtep del 2021 ai 122 del 2030; l'abbattimento, rispetto al 2005 del 62 per cento delle emissioni ETS e del 35-37 per cento delle emissioni ESR, la promozione della produzione industriale a basse emissioni di carbonio, nonché una maggiore elettrificazione nel mix energetico;

10) la proposta di aggiornamento Piano nazionale integrato energia e clima 2023 prevede che per rispettare la traiettoria emissiva del periodo 2021-2030, rispetto ai livelli del 2005, sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione delle emissioni pari a oltre il 30 per cento rispetto ai livelli del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti e civile (residenziale e terziario);

11) nel percorso di decarbonizzazione, in tutti i settori, l'efficienza energetica rappresenta il driver principale, in coerenza del principio Energy Efficiency First (efficienza energetica al primo posto);

12) per quanto riguarda la produzione elettrica da fonte rinnovabile (FER-E) in termini di potenza installata si prevede di aumentare, rispetto all'installato di fine 2021, da 11.290 a 28.140 MW quelle eolica, da 22.594 a 79.921 MW quella solare, mentre restano sostanzialmente stabili le potenze installate nei settori dell'idroelettrico e della geotermia. In calo la produzione da bioenergie. In termini di produzione annua si prevede di incrementare l'eolico da 20 a 64 TWh, il solare da 25 a 99 TWh, mentre si prevede una sostanziale stabilità per l'idroelettrico (da 48,5 a 47 TWh) e un calo per le bioenergie da 19 a 10 TWh) (pagine 77 e 78 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);

13) per quanto riguarda il settore delle rinnovabili termiche (FER-C), le misure dovranno essere coordinate con l'efficienza energetica, in particolare per gli edifici. È previsto l'obbligo di integrazione delle rinnovabili termiche negli edifici, la riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali, l'obbligo di fornitura di calore rinnovabile per vendite di calore sopra i 500 tep, unitamente all'incentivazione della produzione di energia rinnovabile termica di grande taglia con sistemi competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione delle pompe di calore nel settore civile, penetreranno sempre più i gas rinnovabili (biometano, bioGPL e DME rinnovabile) e idrogeno (in particolare in ambito industriale);

14) l'ammontare degli investimenti diretti stimati necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030 è stimato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in 830,3 miliardi di euro, tra il 2023 e il 2030 dei quali 524,9 miliardi a carico del settore dei trasporti (solo veicoli) 134,2 miliardi nel settore dell'edilizia residenziale, 43 miliardi nel terziario, 37,2 per le reti del sistema elettrico, 69,4 nelle FER-E (di cui 36 miliardi nel fotovoltaico e 24 nell'eolico) e 6,3 miliardi per i sistemi di accumulo (batterie e pompaggi). In calo invece gli investimenti in idroelettrico e bioenergie (pagine 411-412 del Piano nazionale integrato energia e clima 2023);

15) a fronte di questa dimensione epocale di investimenti le risorse disponibili, tra le misure di finanza sostenibile individuate dal Piano nazionale integrato energia e clima 2023 e le risorse rese disponibili nei vari fondi europei, appaiono del tutto esigue e sottostimate, ove si consideri che la Commissione UE prevede, nelle linee guida per l'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima, la necessità di valutare gli impatti sociali ed economici delle misure di transizione, da accompagnare con politiche che impediscano l'acuirsi delle differenze sociali, favoriscano la ricollocazione dei lavoratori e contrastino i fenomeni di povertà energetica. A tale scopo le risorse del Fondo sociale per il clima (86,7 miliardi di euro di cui il 75 per cento finanziato con i proventi ETS e il 25 per cento con risorse proprie degli Stati), sembrano essere esigue rispetto agli impatti delle diverse politiche pubbliche messe in campo. Il solo costo della direttiva Case green è stato stimato a livello europeo in 275 miliardi di euro l'anno dal 2024 al 2030;

16) è necessario sottolineare che il raggiungimento degli obiettivi, ambiziosi, previsti dal Piano nazionale integrato energia e clima non può prescindere dal sostegno di tutte le fonti rinnovabili e, quindi, da una libertà in merito alle scelte tecnologiche. Come chiarito dalla direttiva (UE) 2018/2001, le biomasse, la geotermia, l'energia idraulica e i biogas, appartengono al novero delle fonti rinnovabili, questo anche nell'ottica di preservare ed accompagnare verso una graduale transizione anche il sistema produttivo principale del nostro paese caratterizzato da imprese di medio-piccole dimensioni;

17) va da sé, inoltre, anche la necessità di avanzare in sede europea una proposta volta al riconoscimento degli incentivi a impianti la cui componentistica e tecnologia sia in gran parte costruita nell'Unione europea anche per incentivare gli investimenti in Europa e concorrere alle logiche di filiera industriale che gioverebbe al sistema Italia;

18) inoltre, è opportuno valorizzare quanto introdotto nel 2023 dall'Unione europea attraverso il Critical Raw material act quale strumento utile a implementare strumenti di ricerca, estrazione di terre rare e altre materie prime critiche e strategiche, riciclo delle stesse e avvio di processi industriali e tecnologici per la surroga di tali elementi. Ad oggi il settore mondiale delle batterie sta conoscendo un'evoluzione esponenziale con un fortissimo calo dei prezzi e l'introduzione di nuove tecnologie di sostituzione o complementari. Proprio su questo fronte vi sono prospettive interessanti per la tecnologia agli «ioni-sodio» e le batterie termiche dove l'industria italiana può rivestire un ruolo da assoluta protagonista per la presenza di importanti progetti in tale settore;

19) per quanto riguarda le biomasse, la superficie boscata italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni di ettari, sui 30,1 milioni totali del Paese, ma si utilizza come fonte rinnovabile solo il 18 per cento dell'accrescimento, che corrisponde a 7,90 Mtep, e l'Italia è il primo importatore europeo di materia prima legnosa. Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa. Se si utilizzasse il 67 per cento dell'accrescimento (media europea) se ne otterrebbero 30 Mtep, che coprirebbero il 70 per cento dei consumi termici da fonte fossile. La gestione sostenibile delle foreste, unitamente alla previsione di politiche per la mitigazione degli incendi, migliora la capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto all'Italia che dispone di una insolazione molto superiore e ha grande disponibilità di acqua;

20) per la geotermia, risorsa rinnovabile (calore della terra) e programmabile, è attribuito (dati RSE-GSE) un elevato potenziale geotermico presente nel 60 per cento del territorio italiano. L'Italia con oltre 30 impianti geotermoelettrici, attivi nel settore elettrico, per una potenza di 817 MW ed una produzione nel 2022 di 5.837 GWh, pari al 6 per cento circa della produzione elettrica da FER e al 2 per cento circa della produzione elettrica complessiva nazionale, si pone da molti anni al primo posto dei Paesi dell'Unione Europea in termini di capacità installata. La risorsa geotermica ai fini energetici è significativamente utilizzata nel Paese anche nel settore termico sia attraverso impianti di teleriscaldamento, sia mediante impianti di sfruttamento diretto del calore geotermico, che in impianti di sfruttamento del calore geotermico tramite pompa di calore. La geotermia, oltre ad essere una delle principali fonti rinnovabili per riscaldamento, raffreddamento e per la produzione programmabile di energia elettrica, risulta il mezzo più sostenibile per estrarre litio e altre materie prime critiche dai fluidi geotermici;

21) per quanto riguarda l'energia idraulica secondo i dati contenuti nel Registro italiano dighe, le grandi dighe (volume d'invaso maggiore di 1.000.000 metri cubi, altezza maggiore di 15 metri) sono in totale 532. Di queste 497 sono ancora in attività e sono date in concessione soprattutto per la produzione di energia idroelettrica (306) dighe cui seguono gli usi irriguo potabile e industriale. La capacità d'invaso è di circa 14 chilometri cubi. Con interventi di manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine secondo alcuni studi si potrebbe avere un incremento di produzione di 25 TWh annui al 2030 (circa il 40 per cento in più). In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi d'acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per cento, mentre l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro;

22) nel settore del biogas l'Italia è leader in Europa con 1.600 impianti attivi, 1,7 miliardi di metri cubi di biometano (biogas depurato da CO2) prodotti e 12 mila occupati. La produzione di biogas si avvale oggi di tecnologie all'avanguardia, quali la digestione anaerobica dalla quale deriva un digestato considerato efficace fertilizzante. La produzione di biogas ha effetti a cascata sulla filiera agroalimentare, perché oltre all'energia e alla fertilizzazione, favorisce l'uso efficiente dell'acqua, accompagna tecniche di produzione basate sul precision farming e l'innovazione nella meccanica agraria, ma soprattutto accresce la competitività degli allevamenti preservando il futuro di una filiera fondamentale per il made in Italy. Oggi si trasforma in biogas il 15 per cento dei reflui zootecnici che possono arrivare entro il 2030 a una percentuale del 65 per cento con una produzione di 6,5 miliardi di metri cubi e la creazione di altri 25 mila posti di lavoro. Nel Piano nazionale ripresa resilienza la Missione 2 nella Componente C1 «Economia circolare e agricoltura sostenibile» è previsto lo sviluppo del biometano di origine agricola o da Forsu (frazione organica dei rifiuti urbani) (1,92 miliardi di euro) da destinare al greening della rete gas, pari a circa 2,3-2,5 miliardi metri cubi, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione sia del settore dell'industria, soprattutto quella Hard To Abate che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa in aggiunta al biometano, l'Italia è fortemente impegnata nello sviluppo delle produzioni di bioGPL e di altri gas rinnovabili (es. DME);

23) è necessario, infine, tener conto delle evidenze geopolitiche internazionali: la Cina è attualmente superpotenza nel settore delle energie rinnovabili, acquisendo in sostanza una leadership tecnologica, industriale, commerciale nell'eolico e nel fotovoltaico, nella supply chain della mobilità elettrica (delle terre rare, dalle materie prime alle batterie). Grazie ai massicci investimenti effettuati nelle rinnovabili, l'industria cinese è quasi monopolista nella produzione mondiale di pannelli solari e delle turbine eoliche, con una quota superiore ai due terzi. Se non adeguatamente sorretto da una industria europea, il mantra della transizione energetica al dopo-fossili affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di trasformarsi in una dipendenza eccessiva dalle forniture cinesi e di mettere a repentaglio importanti catene di valore della meccanica europea;

24) viceversa, nelle tecnologie relative ai settori delle turbine (idrauliche e non), dello sfruttamento delle biomasse, della geotermia, della produzione di biogas l'Italia è all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da protagonista. Quanto all'efficienza energetica il sistema produttivo del nostro Paese presenta valori d'intensità energetica primaria (definita dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo) inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea;

25) con riferimento infine all'energia nucleare, la Camera il 9 maggio 2023 ha approvato la mozione 1-00083, nella quale si impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia e ad adottare iniziative volte ad includere la produzione di energia atomica all'interno della politica energetica europea, riaffermando in quella sede una posizione volta a mantenere nella tassonomia degli investimenti verdi la messa in esercizio di centrali nucleari realizzate con le migliori tecnologie disponibili;

26) in ambito nucleare, si ricorda che l'Italia possiede il secondo settore industriale europeo, sia in termini di competenze che di capacità, avendo sempre mantenuto attività nel settore, a livello EU e internazionale. Inoltre, l'Italia forma circa il 10 per cento degli ingegneri nucleari europei. I ricercatori italiani e alcune infrastrutture sperimentali sono ben conosciuti e apprezzati nel mondo. Grazie a queste caratteristiche, l'Italia è oggetto di particolare attenzione, in particolare dalla Francia ed ultimamente dagli Stati Uniti, per la costituzione di una supply chain nucleare europea, finalizzata a realizzare: lo sviluppo delle nuove tecnologie; la formazione delle risorse umane; la realizzazione di nuove politiche energetiche che integrino in maniera sinergica fonti rinnovabili e nucleare;

27) nel nuovo quadro regolatorio europeo, l'Italia può quindi giocare un ruolo da protagonista, partecipando sia allo sviluppo sia alla realizzazione delle nuove tecnologie nucleari in programmazione nei Paesi EU, seguendo le storiche orme dei «due Enrico»: Fermi, inventore dell'energia nucleare nel 1942, e Mattei, il primo a realizzare una centrale nucleare in Italia, a Latina, nel 1960;

28) nella definizione della strategia energetica nucleare del nostro Paese, occorre considerare la definizione di partnership con gli altri Stati europei impegnati sul tema, anche al fine di incrementare il know how e le capacità industriali. In tale percorso sarebbe opportuno valutare la definizione di un'autorità indipendente di sicurezza nucleare nazionale con un'adeguata dotazione organica;

29) in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, appare necessario individuare altresì una Nuclear energy programme implementing organization (Nepio) con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività. Tale Nepio dovrebbe anche avere il compito di coinvolgere e coordinare tutti i soggetti pubblici e privati interessati, al fine di uno sviluppo organico e coerente di tutte le infrastrutture di base,

impegna il Governo:

1) in relazione all'adozione della versione definitiva del Piano nazionale integrato energia e clima ad adottare iniziative volte:

a) a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento del Piano nazionale integrato energia e clima;

b) a rafforzare nell'ambito del Piano nazionale integrato energia e clima, sulla base del principio della neutralità tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili o sostenibili con bassa emissione di CO2, sia termiche che non, tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera produttiva nazionale, al contempo ottimizzando il rapporto costi/benefici per il sistema Paese, valutando il differente grado di programmabilità e garantendo il positivo apporto in termini di miglioramento della qualità dell'aria;

c) nel settore civile, a prevedere riforme delle misure in vigore a supporto della riqualificazione edilizia, che garantiscono una maggiore efficacia e un impiego più efficiente delle risorse pubbliche;

d) nel settore trasporti, a rafforzare le misure volte a favorire lo shift modale delle persone e delle merci verso modalità più efficienti e decarbonizzate, quali il trasporto pubblico e ferroviario, e, contemporaneamente, a supportare lo sviluppo delle produzioni dei biocarburanti e delle altre fonti rinnovabili;

e) nel settore industriale, a prevedere lo sviluppo di diverse opzioni tecnologiche per la decarbonizzazione dei settori hard to abate quali l'efficienza energetica, l'idrogeno, il biometano e la Carbon capture and storage (Ccs), con un approccio integrato che non escluda nessuna di queste opzioni, ma che allo stesso tempo promuova e faciliti l'accesso a quelle più efficaci per ciascun ambito;

f) a prevedere nel Piano un approfondimento riguardo la valutazione sugli effetti dell'eventuale adozione, nell'orizzonte temporale successivo al 2030 e traguardando gli obiettivi 2050, di tecnologie di generazione energetica basate sulla fonte nucleare, quali a titolo esemplificativo i reattori nucleari di piccole dimensioni (Smr), i piccoli reattori nucleari avanzati (Amr), i microreattori e le macchine a fusione;

2) al fine di conseguire in modo efficace i target del Piano nazionale integrato energia e clima al 2030, ad adottare iniziative di competenza volte a:

a) anche in ambito europeo, a individuare le risorse e gli strumenti di programmazione economica necessari ad attuare il Piano nazionale integrato energia e clima 2023-2030, valutando non solo ex ante, ma anche in itinere l'impatto economico, finanziario, sociale nonché sul sistema produttivo delle misure poste in essere per il raggiungimento dei target;

b) a proseguire i tavoli di approfondimento già avviati sul settore civile, dei trasporti e sulle tematiche socio-economiche, per un efficace attuazione delle politiche previste dal Piano nazionale integrato energia e clima e per il monitoraggio della sostenibilità sociale, con particolare riferimento alla sostenibilità degli oneri per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali e alle risorse necessarie per la formazione dei lavoratori nei settori che saranno maggiormente coinvolti dalla transizione energetica;

c) ad adottare meccanismi di incentivazione, con ottimale rapporto costi/benefici, a sostegno dello sviluppo delle rinnovabili (elettriche, termiche e nei trasporti) e degli interventi di efficientamento energetico, con particolare attenzione a progetti integrati ed ai progetti di decarbonizzazione di impianti industriali;

d) a sfruttare tutto il ventaglio delle tecnologie termiche, tenendo conto delle specificità nazionali, proseguendo altresì nel processo di efficientamento nella produzione di energia termica e di riduzione costante dei livelli emissivi;

e) a semplificare i processi autorizzativi in ambito geotermico e delineare una strategia nazionale di massimizzazione dello sfruttamento di tale risorsa;

f) ad avviare un processo di efficace manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine degli impianti idroelettrici, al fine di massimizzarne la producibilità;

g) in ambito europeo per il superamento degli ostacoli che impediscono il rapido avvio degli investimenti per l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture idroelettriche, in considerazione degli evidenti benefici, anche in termini di stabilità della rete, derivanti dalla programmabilità della produzione di energia idroelettrica e della necessità, a fronte della estremizzazione degli eventi climatici, di incrementare lo stoccaggio della risorsa «acqua»;

h) a proporre soluzioni anche in sede di Unione europea, finalizzate ad eliminare le distorsioni di prezzo tra i diversi Stati dell'Unione che vanno a discapito della nostra competitività industriale;

i) a realizzare la transizione verso una mobilità sostenibile che tenga in dovuta considerazione la necessità di intervenire anche su settori quali l'aviazione e il marittimo, ove la decarbonizzazione può essere meno supportata dall'elettrificazione dei consumi;

l) a continuare l'incentivazione della produzione di biometano utilizzando tutto il potenziale disponibile di feedstocks, valorizzando il settore agricolo ed agro-industriale nazionale oltre che quello della Forsu, attraverso nuovi sistemi di incentivi per il periodo post 2026 che, tenendo conto dei tempi di autorizzazione e realizzazione degli impianti, arrivino oltre il 2030, per rispondere alla domanda crescente di decarbonizzazione del settore dell'industria che non può essere elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa, nonché ad implementare misure di sostegno allo sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti (bioGPL e DME) a sostegno della decarbonizzazione del settore industriale e di quello dei trasporti;

m) a completare il quadro normativo relativo alla Carbon capture and storage (Ccs), per poter avviare le iniziative progettuali, a partire da quelle nell'area dell'Alto Adriatico, individuando la governance della filiera, la regolazione tecnico economica delle attività di trasporto e stoccaggio, dei sistemi di supporto e degli strumenti di garanzia;

n) a limitare la dipendenza tecnologica da Paesi posti al di fuori dell'Unione europea;

o) a risolvere il problema della saturazione virtuale della rete elettrica di trasmissione e garantire un efficace meccanismo di gestione delle richieste di connessione, attraverso la commisurazione del costo della connessione non solo alla capacità impegnata ma anche alla durata dell'impegno e, contemporaneamente, mediante la determinazione della decadenza delle richieste di connessioni non supportate da ragionevoli aspettative di conferma e attivazione;

p) anche nella prospettiva dell'aggiornamento del Pniec, a valutare la possibilità di istituire, nel rispetto delle normative internazionali ed europee e compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, un'apposita autorità amministrativa indipendente di regolamentazione competente in materia di autorizzazione tecnica, certificazione, realizzazione, gestione e dismissione degli impianti nucleari, di sicurezza nucleare e di radioprotezione con le funzioni e i compiti di Autorità nazionale per la regolamentazione tecnica e le istruttorie connesse ai processi autorizzativi, le valutazioni tecniche, il controllo, anche ispettivo, e la vigilanza degli impianti, nonché a valutare l'opportunità di incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il potenziamento dell'industria nazionale nel settore nucleare, nell'ottica di renderla più competitiva rispetto agli attori internazionali, creando le migliori condizioni per lo sviluppo di una filiera italiana;

q) a valutare l'opportunità della creazione, in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, di una Agenzia con il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo sviluppo e operatività.
(1-00295) (Testo modificato nel corso della seduta) «Squeri, Mattia, Zinzi, Cavo, Cortelazzo, Zucconi, Barabotti, Alessandro Colucci, Battistoni, Benvenuti Gostoli, Bof, Semenzato, Casasco, Foti, Montemagni, Mazzetti, Iaia, Pizzimenti, Polidori, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rotelli, Rachele Silvestri».

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel cuore del Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte, c’è un piccolo paese di poco più di 200 abitanti, in cui il sole non brilla da novembre a febbraio.

Stiamo parlando di Viganella, il piccolo paese immerso nella Valle Antrona che, però, non è rimasto in penombra e, grazie all’impegno del suo ex sindaco, ha ritrovato la luce con una soluzione ingegnosa.

Viganella e lo “Specchio del Sole”

Gli abitanti del piccolo borgo di Viganella hanno saputo adattarsi agli 83 giorni di buio, che ogni anno caratterizzano l’inverno del paese, da novembre a febbraio.

Viganella, infatti, si trova in una posizione particolare, proprio in mezzo ad alcune montagne che impediscono al sole di raggiungerlo durante i mesi invernali.

La penombra è però finita nel 2006, quando l’allora sindaco del paese, Franco Midali, con la collaborazione dell’amico architetto Giacomo Bonzani, ha inaugurato il cosiddetto “Specchio del Sole”.

Si tratta di uno specchio gigante – 8 metri di larghezza per 5 di altezza – situato in una posizione strategica su una montagna vicina, che riflette i raggi del sole sul paese.

Tramite un sistema di motori elettrici comandati da computer, lo specchio viene ruotato in modo da catturare i raggi solari e rifletterli sul paese, creando così un’illuminazione artificiale durante i mesi invernali.

Nella notte viene riposizionato in modo che il mattino seguente possa ripartire dalla posizione prestabilita e fare il proprio lavoro durante l’arco della giornata.

Sei ore di sole assicurate ogni giorno fino al 2 di febbraio, data in cui il sole torna a illuminare il piccolo borgo, evento festeggiato in grande dagli abitanti di Viganella.


 


Cosa vedere a Viganella: curiosità

Lo specchio gigante di Viganella non è la sola attrazione di questa curiosa località: posto a 1000 metri sopra il mare e a ridosso del confine svizzero, Viganella è la meta perfetta per gli amanti delle escursioni alpine.

Proprio dal centro di Viganella, nei pressi della chiesa seicentesca dedicata alla natività di Maria Vergine, parte un sentiero che porta alle tracce ancora esistenti delle miniere di ferro di Ogaggia.

Un altro consiglio? Percorrete il sentiero che da Viganella conduce all’Alpe Cavallo, passando attraverso diversi alpeggi, tra foreste e ruscelli di montagna.

 

 

 

 

 

Sistema di Gestione e Controllo PRNN

https://www.mase.gov.it/pagina/pnrr/sistema-di-gestione-e-controllo

 

 

DIRITTO ALLE VISITE SANITARIE  GRATUITE

www.sportellisalute.lo.it/sito/

 

 

 

Le telecomunicazioni sono un asset strategico per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese. La disponibilità di una infrastruttura di telecomunicazioni performante è determinante ai fini della competitività. È dunque essenziale essere informati su quello che sta accadendo nel settore anche per capire in che direzione sta andando il Paese.

Ecco una lista delle fonti più affidabili.

Mimit: il ministero per le Imprese e Made in Italy è diviso in sezioni. La sezione “Comunicazioni” è organizzata in due sotto-sezioni: una dedicata alla banda ultralarga dove è possibile accedere al catasto delle infrastrutture e al portale bandaultralarga.italia.it dove è possibile monitorare lo stato dei lavori. L’altra sezione è dedicata a Internet con tutte le info relative all’Internet governance, la sicurezza informatica, le autorizzazioni ai provider e la normativa sull’accessibilità. Nella sezione Media disponibili gli ultimi annunci e azioni del ministero per accelerare sulla diffusione della connettività in Italia.

Infratel: la società di Invitalia è impegnata in interventi di infrastrutturazione del Paese, per il superamento del digital divide e l’abilitazione alla diffusione di servizi di connettività avanzati. Si può accedere alla Data Room, lo spazio online progettato per condividere i dati che sono alla base degli interventi di infrastrutturazione digitale su tutto il territorio nazionale. Inoltre è presente il link al portale del piano nazionale banda ultralarga per monitorare lo stato dei lavori e aanche quello del progetto “Wifi Italia”.

Corecom: i Comitati regionali per le comunicazioni sono gli organi funzionali di Agcom sul territorio. Sui portali regionali attività, stato dell’arte sulla diffusione delle reti e ricerche.

FONTI ISTITUZIONALI EUROPEE E INTERNAZIONALI
Dg Connect: è la direzione della Commissione europea per le Reti di comunicazione dove è possibile trovare tutto il programma di lavoro della Commissione, i piani strategici e di gestione e infine le relazioni annuali delle attività con i risultati e risorse utilizzate dalla direzione anno per anno.

Etsi: lo European Telecommunications Standards Institute è un organismo internazionale, indipendente e senza fini di lucro, responsabile della definizione e dell’emissione di standard nel campo delle Tlc in Europa. Tutti gli standard sono disponibili online.

Itu: l’International Communication Union è l’agenzia Onu per le telecomunicazioni. Il portale istituzionale elenca e approfondisce le azioni strategiche che l’ente sta mettendo in campo per ridurre il digital divide in tutto il mondo e una serie di interviste ad esperti e membri dell’Agenzia stessa sulle strategie da adottare per un mondo più connesso.

LE ASSOCIAZIONI ITALIANE
Asstel: l’associazione che raccoglie le grandi telco italiane a disposizione notizie sulle attività, le legislazioni di riferimento del settore e lo stato dell’arte sul mondo del lavoro e sulle relazioni industriali.

Aiip: l’associazione italiana internet provider raccoglie le telco medie e piccole. Sul portale è possibile accedere ai contenuti sulle attività dell’organizzazione e degli associati e sul ruolo delle Pmi del settore per uno sviluppo sostenibile del settore.

Assoprovider: l’associazione rappresenta gli internet service provider. Online sul portale una serie di contenuti su attività, legislazione e strategie.

Quadrato della Radio: raccoglie manager, esperti e ricercatori che “studiano” l’evoluzione delle Tlc in Italia e nel mondo. Sul sito disponibili tutte le attività e le ricerche.

LE ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI
Etno: l’European Telecommunications Network Operators’ Association raccoglie le telco europee. Il sito fornisce aggiornamenti sulle ultime notizie e comunicati stampa relativi alle attività di Etno e all’industria delle telecomunicazioni in generale nonché una serie di documenti, rapporti e pubblicazioni su argomenti chiave per l’industria delle telecomunicazioni.

Ecta: la European Competitive Telecommunications Association raccoglie gli operatori alternativi, compresi gli Mnvo. Su sito le informazioni sull’associazione, comprese le posizioni e le advocacy rispetto ai temi che riguardano gli operatori concorrenti in Europa. Disponibili anche report, analisi e informazioni sulle tendenze del settore.

Ftth Council Europe: è un’organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta gli operatori di rete a banda larga in fibra ottica in Europa. Sul portale sono disponibili informazioni sui vantaggi della tecnologia Ftth, report e analisi sugli impatti economici e sociali della fibra su economia e società e risorse tecniche e informative per aiutare le telco nella pianificazione e nella realizzazione di reti Ftth.

Gsma: la Global System for Mobile Communications Association, è un’organizzazione internazionale che rappresenta gli operatori di Tlc mobili di tutto il mondo. Disponibili notizie e aggiornamenti sulle ultime tendenze, innovazioni e sviluppi nel settore delle telecomunicazioni mobili e anche analisi e studi di mercato. Online anche risorse e best practice per gli operatori di telefonia mobile, come linee guida operative, documenti tecnici, standard e regolamenti.

TESTATE E PORTALI ONLINE
CorCom: testata del Gruppo Digital360, è il più importante quotidiano online italiano che si occupa di tematiche inerenti le Tlc. Sono disponibili news, approfondimenti e interviste ai protagonisti del settore che raccontano come sta evolvendo il mondo delle Tlc e l’impatto su economia e società. Ogni giorno è inviata una newsletter con le notizie più rilevanti.

Techflix360: è il nuovo centro di risorse del Gruppo Digital360. Un vero e proprio “knowledge hub” sull’innovazione digitale e le telecomunicazioni che consente di approfondire gli argomenti di interesse attraverso white paper, webcast, eBook, infografiche, webinar.    

Telecompaper: fornisce notizie, analisi, rapporti di settore e servizi di consulenza per le industrie delle telecomunicazioni, dei media e della tecnologia. Telecompaper monitora costantemente l’evoluzione del settore, raccogliendo informazioni da diverse fonti e fornendo aggiornamenti sulle tendenze, gli sviluppi e le innovazioni nel campo delle telecomunicazioni.

Total Telecom: il sito offre notizie, approfondimenti e interviste a protagonisti del settore delle Tlc europeo e internazionale. Disponibili anche podcast e webinar.

Mobile World Live: è una piattaforma online che fornisce notizie, analisi e informazioni sul settore delle telecomunicazioni e della tecnologia mobile. È gestita dalla Gsma e offre una copertura dettagliata degli eventi e delle novità dell’industria, tra cui le ultime tendenze, gli sviluppi tecnologici, le partnership commerciali e le iniziative di innovazione nel campo delle comunicazioni mobili.

Fierce Telecom: il sito online fornisce aggiornamenti sulle ultime tendenze, sviluppi e innovazioni nell’industria delle telecomunicazioni. Fierce Telecom copre una vasta gamma di argomenti, tra cui reti di comunicazione, servizi di connettività, infrastrutture, tecnologie emergenti, regolamentazione e molto altro.

 

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI – TESTO UNIFICATO – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del COVID- 19

 

 

TO.11.06.23

H2 Mb

l’H2 e’ una riserva di energia non e’ un vettore energetico visto che il suo rapporto energetico e’ di 2 a 1? Per cui la produzione corretta di H2 da stoccaggio e’ a km0 .
Vettore energetico significa trasportare l’energia come il gas la trasporta dai giacimenti nei gas dotti.
H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e conservata in un luogo definito in funzione dell’uso che se ne puo’ fare in una centrale elettrica in termini di tempo oppure per l’auto in termini di spazio per viaggiare . L’H2 e’ un trasporto mediato dell’elettricita’.
Alla base dell’H2 ci sono l’elettricità’ da fonte rinnovabile e l’acqua. Si produce l’H2 perché dove c’e’ bisogno di energia non si può portare con un filo elettrico. Per cui l’H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e posizionata dove e quando serve. Per cui a H2 e non ha senso produrre H2 con elettricità rinnovabile per poi tornare a produrre elettricità. A questo punto ha molto più senso produrre elettricità, prendere un filo elettrico e portare l’elettricità’ dove e quando serve. Ci sono dei casi in cui l’elettricità’ non può essere portata con un filo, come per l’autotrazione e quindi si usa l’H2 come riserva di elettricità da usare in movimento senza un filo o una batteria. Quindi con l’elettricità’ e l’acqua si produce l’H2 , che poi si libera rilasciando elettricità con uno spostamento d’acqua dal luogo di produzione dell’H2 a quello di utilizzo. In una centrale elettrica dove l’H2 viene prodotto per costituire una riserva, quando l’H2 si riutilizza anche l’acqua viene recuperata . Sia per l’autotrazione sia per le centrali elettriche la produzione ottimale e’ a KM0 . Cioe’ il distributore e la produzione di energia elettrica. Ecco perche’ non ha senso H2MED.

PROGETTO ITH2 per;
1) un progetto nazionale integrato energia-clima PNIEC
2) PRODUZIONE DELLA TOYOTA PRIUS H2 A TORINO

Premessa: La produzione dell’H2 e’ quella di una infrastruttura che produca energia rinnovabile con fotovoltaico che non consumi territorio e con boe marine per produrre H2 a KM0 con idrogenatori.

OBIETTIVO : H2 KM0 e’ l’obiettivo finale in quanto il rapporto energico fra la produzione ed il risultato e’ di 2 a 1. Significa che per produrre 1 di H2 con idrogenatore occorre utilizzare 2 energia elettrica. Per cui non hanno senso gli idrogenodotti per trasportare H2, in quanto ha una convenienza produrre H2 dove viene utilizzato. Ecco perche’ ha piu’ senso trasportare l’elettricità con elettrodotti, da fonte rinnovabile per produrre H2 dove quando serve.

A COSA PUO’ SERVIRE L’H2 ?: 2 possono essere gli utilizzi dell’H2
1) Autotrazione
2) Produzione di energia elettrica quando le energie rinnovabili non sono disponibili.

PROGETTI DI SVILUPPO: Sviluppando rapidamente una rete dell’H2 per autotrazione attraverso la GDO ed AUTOGRILL si possono realizzare pensiline fotovoltaiche per produrre energia elettrica per l’H2.
Con una base distributiva dell’H2 si creano le premesse ed un modello europeo per la domanda di H2 e delle auto ad H2 per cui si può arrivare a produrre negli stabilimenti Pininfarina la futura top dell’H2 : TOYOTA PRIUS H2.

Marco BAVA
 

https://www.youtube.com/watch?v=dDCfk3u9vU0 (VIDE MINISTRO PICHETTO)

https://www.youtube.com/watch?v=Cr1FmAgE-WY (video integrale DR QUADRINO)


Disponibile il primo indice del prezzo dell’idrogeno verde prodotto nella penisola iberica (che parte a 5,85 euro a kg)
Dicembre 17, 2024 redazione MIBGAS
MIBGAS – l’operatore del sistema del gas di Spagna e Portogallo – ha lanciato oggi MIBGAS IBHYX, il primo indice del prezzo dell’idrogeno rinnovabile prodotto nella penisola iberica, che ‘apre’ con 5,85 euro a kg (o 148,36 euro a MWh) e che verrà aggiornato ogni settimana sul sito www.greenenergy.mibgas.es.

L’indice MIBGAS IBHYX riflette – spiega lo stesso MIBGAS in una nota – il costo di produzione dell’idrogeno rinnovabile, ovvero il prezzo minimo al quale un produttore è disposto a vendere per raggiungere la redditività prevista. In altre parole, il livello di prezzo richiesto dall’offerta per idrogeno rinnovabile prodotto nella penisola iberica con una configurazione di elettrolisi ‘tipo’ e classificabile come RFNBO (Renewable Fuel of Non Biological Origin) in base ai criteri stabiliti dall’Unione Europea.

Lanciato questo indice che riproduce in sostanza la richiesta economica dei produttori di H2 green, MIBGAS inizierà ora a lavorare per determinare il ‘prezzo di domanda’, ovvero il prezzo che gli off-taker sono disposti a pagare per acquistare idrogeno rinnovabile. La differenza tra i due valori indicherà il livello di liquidità di questo nascente mercato.

Proprio per favorire lo sviluppo di un mercato dell’idrogeno, e degli altri gas rinnovabili, nella penisola iberica, all’inizio dell’anno MIBGAS aveva creato un gruppo di lavoro finalizzato a definire i parametri su cui basare il calcolo di un indice del prezzo di questo vettore energetico prodotto in Spagna e Portogallo, coinvolgendo tutti gli attori della value chain come produttori, distributori, off-taker, trasportatori, ma anche studiosi e rappresentanti degli enti pubblici e delle autorità coinvolte.

Par arrivare alla definizione del MIBGAS IBHYX è stato studiato un modello base di impianto di produzione di idrogeno rinnovabile da elettrolisi, ma sono state anche considerate numerose variabili riguardanti gli aspetti finanziari e il costo dell’energia rinnovabile (sia quella prodotta da impianti dedicati sia quella prelevata dalla rete).

 

 

BENITO MUSSOLINI : PERDENTE

L’8 settembre 1943 a Modena
La sera dell’8 settembre 1943 il generale Matteo Negro presidia il Palazzo ducale di Modena. I militari presenti sono troppo pochi per tentare una difesa. Diversi sono impegnati nel campo estivo alle Piane di Mocogno, agli ordini del colonnello Giovanni Duca. Negro, tutt’altro che ostile ai nazisti, decide di consegnarsi alle forze occupanti. In città cerca di resistere soltanto un reparto del 6° reggimento di artiglieria, che punta alcuni pezzi contro i nazisti. Poco dopo, tuttavia, il comando ordina di desistere e la Wehrmacht trova via libera.

Il mattino del 9 settembre i modenesi si risvegliano sotto l’occupazione nazista. La situazione è molto confusa, ma il cronista Adamo Pedrazzi non teme che si scatenino particolari violenze. La città sembra ordinata e piuttosto pronta ad abituarsi alla nuova situazione. Le cose sono però molto diverse là dove la fame si fa sentire.

In vari luoghi della provincia i civili prendono d’assalto ammassi e salumifici per evitare che le scorte finiscano nelle mani dei militari. I più disperati cercano di accaparrarsi quel cibo che è sempre più raro. Da qualche parte la foga è tale da generare veri e propri pericoli. A Castelnuovo Rangone i nazisti intervengono con le armi mentre tante persone cercano di portare via qualcosa dal salumificio Villani.

Passano alcuni giorni e la situazione diventa più chiara. I nazisti non sembrano voler infierire con la violenza, ma i fascisti della Repubblica sociale italiana si mostrano subito determinati ad affermare la propria autorità. Pretendono che le famiglie restituiscono il cibo prelevato dagli ammassi e gli oggetti abbandonati dai militari in fuga. Non vogliono che nessuno sgarri. Pur di evitare il tradimento del patto con la Germania nazista, sono disposti a scatenare una guerra civile.

 

TUTTO QUELLO CHE GAIA TORTORA NON VUOLE VEDERE  E SAPERE :

Dott.Alberto Donzelli Conferenza 21/03/2024 Hotel "Il Chiostro" Verbania Intra

 

https://rumble.com/v4npnxf-dott.alberto-donzelli-conferenza-21032024-hotel-il-chiostro-verbania-intra.html

 

STRAGI DI STATO PER SPECULAZIONE INTERNAZIONALE  DA VACCINI

«Qual è l’incidenza assoluta di ictus ischemico e attacco ischemico transitorio dopo una vaccinazione bivalente COVID-19?».

A questa domanda hanno cercato di rispondere in uno studio pubblicato su MedRxiv i ricercatori del Kaiser Permanente Katie Sharff, Thomas K Tandy, Paul F Lewis ed Eric S Johnson che hanno rilevato ben 100mila casi di ictus ischemico tra pazienti americani over 65 del Nord-Ovest vaccinati con i sieri genici mRNA Pfizer o Moderna.

L’ischemia cerebrale è una condizione in cui il cervello non riceve abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici. La conseguente carenza di ossigeno può portare alla morte del tessuto cerebrale, e di conseguenza all’ictus ischemico. E’ pertanto una patologia che mette in correlazione due note reazioni avverse dei sieri genici Covid mRNA o mDNA: le patologie cardiovascolari e quelle neurocerebrali, vergognosamente occultate dalla Pfizer nei suoi trial clinici.

«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella posizione primaria che in qualsiasi posizione».

E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.

Lo studio dei ricercatori americani di Kaiser Permanente – link a fondo pagina

«Abbiamo aspettato 90 giorni dalla fine del follow-up (21 marzo 2023) per l’accumulo completo dei dati non KP prima di analizzare i dati per tenere conto del ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurativo al di fuori dell’ospedale – proseguono i ricercatori di Kaiser Permanente – Due medici hanno giudicato possibili casi rivedendo le note cliniche nella cartella clinica elettronica. Le analisi sono state stratificate per età pari o superiore a 65 anni per consentire confronti con i VSD che hanno riferito alla riunione dell’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) l’incidenza di ictus ischemico o TIA (incidenza riportata da VSD; 24,6 casi di ictus ischemico o TIA per 100.000 pazienti vaccinato)».

I risultati dello studio sono stati sconcertanti ed hanno confermato anche la ricerca tedesca che per prima aveva segnalato la pericolosità dei booster bivalenti che erano stati testati solo sui topi ma, nonostante ciò, furono raccomandati dal Dipartimento della Salute USA e dal Ministero della Salute italiano anche per i bambini.

«L’incidenza di ictus ischemico o TIA è stata di 34,3 per 100.000 (IC al 95%, da 17,7 a 59,9) nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni che hanno ricevuto il vaccino bivalente Pfizer, sulla base di un codice diagnostico nella posizione primaria del pronto soccorso o dell’ospedale scarico. L’incidenza è aumentata a 45,7 per 100.000 (IC 95% da 26,1 a 74,2) quando abbiamo ampliato la ricerca a una diagnosi in qualsiasi posizione e non ci siamo pronunciati per la conferma. Tuttavia, la maggior parte di queste diagnosi aggiuntive di ictus apparente o TIA erano diagnosi di falsi positivi basate sul giudizio dei medici. La stima dell’incidenza basata sulla posizione primaria concordava strettamente con la stima dell’incidenza basata su qualsiasi posizione e giudizio medico: 37,1 su 100.000 (IC 95% da 19,8 a 63,5). Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali non di proprietà del sistema di consegna integrato».

«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. Il giudizio medico di tutti i casi in questo studio ha consentito stime accurate dell’incidenza assoluta dell’ictus per 100.000 destinatari del vaccino ed è utile nel calcolo del beneficio netto per le raccomandazioni politiche e il processo decisionale condiviso».

«Poiché i vaccini COVID-19 caricano il corpo con il codice genetico per la proteina trombogenica e letale Wuhan Spike, coloro che prendono un vaccino sono vulnerabili a una catastrofe se vengono infettati da SARS-CoV-2 dopo aver recentemente preso uno dei vaccini» il famoso cardiologo americano Peter McCullough ha commentato così lo studio del professor Fadi Nahab dei Dipartimenti di Neurologia e Pediatria della Emory University a cui avevamo dedicato ampio risalto.

«Nahab e colleghi di Emory hanno analizzato un database statale di destinatari del vaccino COVID-19. Circa 5 milioni di georgiani adulti hanno ricevuto almeno un vaccino COVID-19 tra dicembre 2020 e marzo 2022: il 54% ha ricevuto BNT162b2, il 41% ha ricevuto mRNA-1273 e il 5% ha ricevuto Ad26.COV2.S. Quelli con concomitante infezione da COVID-19 entro 21 giorni dalla vaccinazione avevano un aumentato rischio di ictus ischemico (OR = 8,00, 95% CI: 4,18, 15,31) ed emorragico (OR = 5,23, 95% CI: 1,11, 24,64)» scrive McCullough nel suo Substack citando l’abstract dello studio.

«Questa analisi mostra uno dei tanti grandi pericoli presenti nello sviluppo e nel lancio rapidi di un vaccino senza una sicurezza e un monitoraggio dei dati sufficienti. L’ictus è un risultato devastante e sembra che un gran numero di casi debilitanti avrebbe potuto essere evitato se i vaccini COVID-19 fossero stati ritirati dal mercato nel gennaio 2021 per eccesso di mortalità. I pazienti in questo studio sarebbero stati risparmiati da ictus e disabilità» aggiunge il cardiologo americano rilevando l’importanza dello studio.

Verissimo! Ma quanti ictus avrebbero potuto essere evitati se lo studio fosse stato revisionato e pubblicato mesi fa sia sulla prestigiosa rivista che poi su PUBMED, la libreria scientifica dell’Istituto Nazionale della Salute americano (NIH) che l’ha ripreso?

 

Il 13 novembre, mi sono unito alla deputata statunitense Marjorie Taylor Greene e a sette suoi colleghi repubblicani della Camera, in un'audizione intitolata Injuries Caused by COVID-19 Vaccines, che ha esplorato i potenziali collegamenti tra la vaccinazione COVID-19 e gli eventi avversi tra cui miocardite, pericardite e coaguli di sangue. , danni neurologici, arresto cardiaco, aborti spontanei, problemi di fertilità e altro ancora. Il gruppo ha ascoltato le testimonianze sugli eventi avversi dei vaccini da parte degli esperti medici Dr. Robert Malone e Dr. Kimberly Biss e ha anche ascoltato l'avvocato Thomas Renz che rappresentava gli informatori del Dipartimento della Difesa (DOD) che hanno rivelato aumenti di diagnosi mediche tra i membri del servizio registrati in un DOD Banca dati. Scopri di più in questo comunicato stampa .

Altre notizie sul COVID-19

ASCOLTA - La verità con Lisa Boothe Podcast: Rivendicato con il senatore Ron Johnson

LEGGI - New York Post: Il senatore Johnson richiede un colloquio con il consigliere di Fauci, i dati chiave del COVID "profondamente preoccupati" sono stati distrutti

VEDI - Post su X: "E-mail confidenziale del consulente di Fauci che descrive in dettaglio gli sforzi per eludere la mia supervisione sulle origini del COVID-19 . Maggiori dettagli nel comunicato stampa.

GUARDA - Solo la Notizia: "Nessuno vuole ammettere di aver sbagliato". - Il senatore Johnson sugli ultimi numeri del vaccino COVID

 

Il British Medical Journal ha accusato la Food and Drug Administration, l’ente americano regolatore dei farmaci, di aver occultato il risultato di un grande studio di farmacovigilanza attiva, quindi non basato solo su segnalazioni individuali e gratuite a database (EudraVigilance gestita da EMA nell’Unione Europea e VAERS da CDC negli Stati Uniti), si è invece concentrato anche sul follow-up di alcuni vaccinati.

La ricerca statistica denominata “Sorveglianza della sicurezza del vaccino COVID-19 tra le persone anziane di età pari o superiore a 65 anni” è stata finalmente rilasciata dalla FDA e pubblicata il 1° dicembre 2022 dalla rivista specializzata Journal of Vaccine and Elsevier di Science Direct.

Il primo firmatario è Hui-Lee Wong, Direttrice associata per l’innovazione e lo sviluppo dell’Ufficio di biostatistica ed epidemiologia, Centro per la valutazione biologica della Food and Drug Administration statunitense, Silver Spring, MD, USA. Lo studio si concentra sui dati relativi a 30.712.101 persone anziane.

 

 

DOPO I VACCINI 15 INCIDENTI DI BUS PER MALORI DEI CONDUCENTI

Piazzola sul Brenta (PD), Marzo 2022, “Malore dopo l’incidente a Piazzola sul Brenta, grave un autista di bus. Il conducente 44enne ha tamponato un autocarro. Dopo la telefonata a BusItalia si è accasciato sul volante perdendo i sensi”;
Cesena, Dicembre 2022, “Cesena, malore mentre guida l’autobus: 9 auto danneggiate”;
Trento, Aprile 2023, “Paura a Trento, l’autista ha un malore e il bus esce di strada: il mezzo resta in bilico sul muretto del giardino di una casa”;
La Spezia, Maggio 2022, “Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri”, Catania, Ottobre 2022, “Catania: autista si sente male, bus si schianta”;
Limone Piemonte, Marzo 2023, “maestra interviene per malore autista”;
Sandrà di Castelnuovo del Garda (VR), “Verona, l’autista ha un malore: il bus degli studenti esce di strada e finisce in un vigneto” (conducente di soli 26 anni);
Alessandria, Aprile 2022, “Autista di pullman muore alla guida per un malore”;
Settingiano (CZ), Luglio 2023, “Accosta ai primi sintomi: autista salva passeggeri bus prima di morire di infarto”;
Venezia, Ottobre 2022, “Malore improvviso prima di prelevare una scolaresca: Oscar Bonazza muore a 63 anni;
Roma, Dicembre 2022, “Roma, bus con 41 bimbi a bordo finisce fuori strada per malore autista”;
Cittadella (PD), Gennaio 2023, “Autista di scuolabus muore alla guida per un malore e centra un pullman a Cittadella. Il conducente aveva appena lasciato gli alunni a scuola”;
Genova, Luglio 2023, “Autobus sbanda e colpisce le auto in sosta per un malore dell’autista. L’autista è stato accompagnato al Pronto soccorso un condizioni di media gravità”;
Cagliari, Maggio 2023, “Malore improvviso, l’autista perde il controllo del bus, esce di strada e abbatte due semafori: strage sfiorata”;
Piacenza, Aprile 2023, “Autobus di linea contro un albero dopo il malore dell’autista”… Il più curioso, guardacaso, è poi questo;
L’Aquila, Luglio 2023, “Troppo caldo a bordo del bus, autista dell’Azienda mobilità aquilana (Ama) viene colpito da un malore”.

 

27.11.23

Su 326 autopsie di vaccinati morti «un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19».

A scriverlo nero su bianco è una ricerca pubblicata in pre-print (ovvero ancora in attesa di revisione paritaria che potrebbe arrivare tra un mese o tra due anni) dal sito Zenodo che non può essere ritenuta una piattaforma poco affidabile in quanto è gestito dal CERN per OpenAIRE.

Zenodo è un archivio open access per le pubblicazioni e i dati da parte dei ricercatori. Il suo nome deriva da Zenodotos di Ephesos, il primo Direttore della grande biblioteca di Alessandria che ha messo le basi per la costruzione della biblioteconomia.

L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta con la sigla CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, posto al confine tra la Francia e la Svizzera, alla periferia ovest della città di Ginevra, nel comune di Meyrin. La convenzione che lo istituiva fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati membri mentre oggi ne fanno parte 23 più alcuni osservatori, compresi stati extraeuropei.

OpenAIRE è un partenariato senza scopo di lucro di 50 organizzazioni, fondato nel 2018 come entità giuridica greca, OpenAIRE A.M.K.E, per garantire un’infrastruttura di comunicazione accademica aperta e permanente a sostegno della ricerca europea.

Lo studio è stato presentato dal laureato in science (BS) Nicolas Hulscher presso il Dipartimento di Epidemiologia dell’Università del Michigan lo scorso venerdì 17 novembre 2023 durante una “poster session”. In ambito accademico l’esposizione di un “poster”, in un congresso o una conferenza con un focus accademico o professionale, è la presentazione di informazioni di ricerca sotto forma di poster cartaceo che i partecipanti alla conferenza possono visualizzare.

Il giovane Hulsher è stato accreditato con un progetto approvato denominato “Systematic Review of Autopsy Findings in Deaths after COVID-19 Vaccination – Revisione sistematica dei risultati dell’autopsia nei decessi dopo la vaccinazione COVID-19” in cui ha potuto fregiarsi di mentor senior di fama mondiale soprattutto nell’ambito delle inchieste sui danni da sieri genici mRNA o mDNA.

McCullough, che ha dato risalto all’evento sul suo substack, è il noto cardiologo americano che per primo ha denunciato i pericoli di miocarditi letali, confermati dagli studi FDA, CDC e infine anche dall’EMA, mentre Makis è l’oncologo canadese che ha scoperto il fenomeno del turbo-cancro.

Nei mesi scorsi lo studio era stato pubblicato anche dalla nota rivista britannica The Lancet che però lo aveva ritirato dopo 24 ore perché aveva scatenato – giustamente – una bufera sui media, sui social e di conseguenza nella comunità scientifica internazionale.

presentazione ufficiale presso l’Università de Michigan e dalla pubblicazione sul sito Zenodo gestito dal CERN.

D’altronde soltanto una volontà paranoica di censura potrebbe oscurarlo essendo basato su una semplice analisi di documenti pubblicati sul più importante archivio medico del mondo: la libreria PUBMED gestita dall’NIH, ovvero l’Istituto Nazionale per la Salute del Governo USA.

«Il rapido sviluppo e l’ampia diffusione dei vaccini contro il COVID-19, combinati con un elevato numero di segnalazioni di eventi avversi, hanno portato a preoccupazioni sui possibili meccanismi di danno, tra cui la distribuzione sistemica delle nanoparticelle lipidiche (LNP) e dell’mRNA, il danno tissutale associato alle proteine
​​spike, la trombogenicità, disfunzione del sistema immunitario e cancerogenicità. Lo scopo di questa revisione sistematica è indagare i possibili collegamenti causali tra la somministrazione del vaccino COVID-19 e la morte utilizzando autopsie e analisi post mortem».

Si legge nell’Abstract della ricerca che fa riferimento a problematiche già certificate separatamente da altre decine di studi  come quello del biochimico italiano Gabriele Segalla sulle nanoforme e sugli eccipienti tossici del siero genico Comirnaty di Pfizer-Biontech autorizzato dall’European Medicines Agency nonostante non potesse “non sapere della tossicità delle inoculazioni”.

«Abbiamo cercato tutti i rapporti autoptici e necroscopici pubblicati relativi alla vaccinazione COVID-19 fino al 18 maggio 2023 – riferiscono Hulsher et al. – Inizialmente abbiamo identificato 678 studi e, dopo lo screening dei nostri criteri di inclusione, abbiamo incluso 44 documenti che contenevano 325 casi di autopsia e un caso di necroscopia. Tre medici hanno esaminato in modo indipendente tutti i decessi e hanno determinato se la vaccinazione contro il COVID-19 fosse la causa diretta o avesse contribuito in modo significativo alla morte».

«Il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).

Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e medici:

«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi. Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i nostri risultati».

«Il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).

Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e medici:

«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi. Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i nostri risultati».

 

La ricerca pubblicata sul sito Zenodo gestito dal CERN – link al fondo dell’articolo tra le fonti

 

 

Brevetto Moderna ammette i problemi di tumori nel DNA da laboratorio

Bre

 

Leggiamo infatti nel brevetto dell’agosto 2019 sui vaccini mRNA contro il virus parainfluenzale umano 3 (HPIV-3) quanto segue:

“L’iniezione diretta di DNA geneticamente modificato (ad esempio DNA plasmidico nudo) in un ospite vivente fa sì che un piccolo numero delle sue cellule producano direttamente un antigene, determinando una risposta immunologica protettiva. Da questa tecnica, tuttavia, derivano potenziali problemi, inclusa la possibilità di mutagenesi inserzionale, che potrebbe portare all’attivazione di oncogeni o all’inibizione di geni oncosoppressori”.

La soppressione del gene che contrasta lo sviluppo dei tumori è proprio quel meccanismo che molti oncologi ritengono sia responsabile delle forme anomale di turbo-cancro rilevate tra le persone vaccinate coi sieri genici mRNA Covid

 

21.10.23

Giovedì Health Canada ha confermato la presenza di contaminazione del DNA nei vaccini Pfizer COVID-19 e ha anche confermato che Pfizer non ha rivelato la contaminazione all’autorità sanitaria pubblica. La contaminazione del DNA include il promotore e potenziatore Simian Virus 40 (SV40) che Pfizer non aveva precedentemente rivelato e che secondo alcuni esperti rappresenta un rischio di cancro a causa della potenziale integrazione con il genoma umano.

Health Canada, l’autorità sanitaria pubblica del paese, ha dichiarato a The Epoch Times che mentre Pfizer ha fornito le sequenze complete di DNA del plasmide nel suo vaccino al momento della presentazione iniziale, il produttore del vaccino “non ha identificato specificamente la sequenza SV40”.

“Health Canada si aspetta che gli sponsor identifichino qualsiasi sequenza di DNA biologicamente funzionale all’interno di un plasmide (come un potenziatore SV40) al momento della presentazione”, ha affermato.

L’ammissione di Health Canada è arrivata dopo che due scienziati, Kevin McKernan e Phillip J. Buckhaults, Ph.D., hanno scoperto la presenza di DNA plasmidico batterico nei vaccini mRNA COVID-19 a livelli potenzialmente 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dagli Stati Uniti. Food and Drug Administration (FDA) e Agenzia europea per i medicinali. L’immunologo virale Dr. Byram Bridle dell’Università di Guelph in Canada, commentando l’ammissione di Health Canada ha scritto sul suo Substack: “Questa è un’ammissione di proporzioni epiche”.

Bridle ha anche scritto:

“Bisogna chiedersi perché la Pfizer non abbia voluto rivelare la presenza di una sequenza di DNA biologicamente funzionale a un ente regolatore sanitario. Alla Pfizer è stato richiesto di rivelare alle agenzie di regolamentazione sanitaria tutte le sequenze bioattive nel DNA plasmidico batterico utilizzato per produrre le loro iniezioni.Bridle ha osservato che sono trascorsi “818 giorni in totale” da quando l’Università di Guelph gli ha vietato di accedere al suo ufficio e al suo laboratorio per aver tentato di condurre ricerche simili, mentre altri ricercatori “sono stati al centro di attacchi da parte di molti cosiddetti ‘esperti di disinformazione’, ” anche se nessuno “è stato in grado di confutare le proprie scoperte”. L’immunologa, biologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha dichiarato a The Defender: “DNA residuo è stato trovato nei prodotti Pfizer e Moderna – e soprattutto Pfizer -, in fiale più vecchie e più nuove, incluso il monovalente per adulti XBB.1.5 [ vaccino].”

Rose ha affermato che ciò indica che tale contaminazione “è un problema continuo”.

In osservazioni separate fatte mercoledì al programma “Good Morning CHD” di CHD.TV, Rose ha detto che McKernan “ha anche esaminato il vaccino Janssen [Johnson & Johnson] e ha scoperto DNA residuo a livelli molto alti”.  “Il DNA plasmidico viene utilizzato nella produzione di vaccini mRNA e dovrebbe essere rimosso a un livello inferiore a una soglia stabilita dalle agenzie di regolamentazione sanitaria prima che il prodotto finale venga rilasciato per la distribuzione”, ha riferito The Epoch Times.

La scoperta di McKernan ha reso “possibile per Health Canada confermare la presenza del potenziatore sulla base della sequenza di DNA plasmidico presentata da Pfizer rispetto alla sequenza del potenziatore SV40 pubblicata”, ha affermato Health Canada.

L’SV40 è spesso utilizzato nella terapia genica per la sua capacità unica di trasportare geni alle cellule bersaglio.

Nel processo di produzione del vaccino, l’SV40 “viene utilizzato come potenziatore per guidare la trascrizione genetica”, ha scritto The Epoch Times. McKernan il mese scorso “ha avvertito che la presenza di plasmidi di DNA nei vaccini significa che potrebbero potenzialmente integrarsi nel genoma umano”.

Descrivendo la ricerca di McKernan come “ineccepibile”, Kirsch ha scritto sul suo Substack: “Il DNA dura per sempre e, se si integra nel tuo genoma, produrrai il suo prodotto per sempre”.

“Ciò può far sì che la cellula appena programmata si riproduca e produca mRNA con le risultanti proteine ​​spike per un tempo sconosciuto, potenzialmente per sempre e persino per la generazione successiva”.

 

23.09.23

L'Asl To5 l'aveva sospesa nel periodo Covid perché non vaccinata bloccando la retribuzione, ora dovrà restituire stipendi e interessi
Il tribunale dà ragione alla dipendente No Vax
massimiliano rambaldi
L'Asl To 5 l'aveva sospesa dal suo lavoro d'ufficio nel periodo Covid, perché si era rifiutata di vaccinarsi interrompendole anche il pagamento dello stipendio. Una volta rientrata, alla fine delle restrizioni previste, la donna aveva fatto causa all'azienda sanitaria nonostante in quel periodo ci fossero delle direttive ben chiare sull'obbligo vaccinale. Dieci giorni fa la decisione, per certi versi inaspettata, del tribunale del lavoro di Torino: con la sentenza 1552 i giudici hanno infatti accolto il ricorso della dipendente, accertando e dichiarando «l'illegittimità della sospensione dal servizio – si legge nel documento pubblicato dall'azienda sanitaria di Chieri – condannando quindi l'Asl To 5 a corrispondere alla dipendente il trattamento retributivo richiesto, oltre agli interessi, rivalutazione e compensazione delle spese di lite». In sostanza, secondo quel giudice, l'Asl non poteva sospendere la donna dal posto di lavoro e men che meno negarle lo stipendio. E ora, nell'immediato, dovrà pagarle tutto, interessi compresi nonché le spese legali. Questo perché, nonostante l'azienda sanitaria abbia già deciso di ricorrere in appello contro tale sentenza: «in ragione della provvisoria esecutività della stessa – spiegano dalla direzione nella medesima documentazione - pur non essendo passata in giudicato, l'Asl è tenuta all'ottemperanza». Gli importi dovuti e i giorni di sospensione della dipendente non sono stati resi noti.
La dipendente in questione lavora in ambito amministrativo e non è a contatto con pazienti di un ospedale specifico. Ricordiamo tutti, però, che il governo si era dimostrato estremamente rigoroso contro chi non voleva ricevere il vaccino. In assenza di motivazioni valide (l'unica accettata era una certificata grave patologia pregressa) la persona no vax non poteva più esercitare la propria professione e, qualora fosse stato possibile, doveva essere destinata a mansioni alternative. In caso di impossibilità a spostamenti, sarebbe scattata l'immediata sospensione non retribuita che poteva terminare solo una volta effettuata la vaccinazione. Altrimenti il divieto di andare al lavoro sarebbe continuato fino al completamento della campagna vaccinale. In sostanza quello che è capitato nel caso in questione. La dipendente aveva però deciso di intraprendere le vie legali perché pretendeva di essere regolarmente pagata e di lavorare ugualmente, anche senza aver seguito il percorso anti Covid. Presentando a sua difesa documentazioni che il giudice del lavoro, a quanto pare, ha ritenuto valide. «La decisione e la linea interpretativa del tribunale del lavoro non può essere condivisa – spiegano dall'azienda sanitaria -, in quanto non è coerente con il dispositivo contenuto nel decreto legge 172 del 2021, anche alla luce del diverso orientamento espresso sul punto dalla Corte d'Appello di Torino, sezione lavoro». Immediata quindi la decisione di ricorrere in appello, affidando la questione ai legali di fiducia.

 

 

 

22.09.23

Testimonianza coraggiosa del dottor Phillip Buckhaults dell'Università della Carolina del Sud.

I “vaccini” Covid non sono stati adeguatamente testati e i loro danni non sono stati adeguatamente indagati. La FDA e il CDC devono ammettere i propri fallimenti normativi ed essere onesti con il pubblico.

Si prega di guardare questo video di 18 minuti.

 

 

17.09.23

La Ricerca delle Università Australiane basata su 253 Studi Internazionali
L’hanno pubblicata gli scienziati autraliani Peter I Parry dell’Unità clinica di ricerca sulla salute dei bambini, Facoltà di Medicina, Università del Queensland, South Brisbane, Australia, Astrid Lefringhausen, Robyn Cosford e Julian Gillespie, Children’s Health Defense (Capitolo Australia), Huskisson, Conny Turni, Ricerca microbiologica, QAAFI (Queensland Alliance for Agriculture and Food Innovation), Università del Queensland, St. Lucia, Christopher J. Neil, Dipartimento di Medicina, Università di Melbourne, Melbourne, e Nicholas J. Hudson, Scuola di Agricoltura e Scienze Alimentari, Università del Queensland, Brisbane.

E’ un colossale lavoro di letteratura scientifica basato su ben 253 studi nei quali vengono citati i più significativi sulla tossicità della proteina Spike e dei vaccini che la innesca nell’organismo attraverso i vettori mRNA. Vengono infatti menzionati lavori sulle malattie autoimmuni della biofisica Stephanie Seneff, scienziata del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Cambridge, del cardiologo americano Peter McCullough (fonte 29 nello studio linkato a fondo pagina), quelli sui rischi di tumori dell’oncologo britannico Angus Dalgleish (fonti 230-231), quelli dell’esperto di genomica Kevin McKernan sulla replicazione cellulare dei plasmidi di Dna Spike nel corpo umano (fonte 91), quelli della chimica americana Alana F. Ogatache fu tra le prime a denunciare la pericolosità dei sieri genici mRNA Moderna (fonte 52), ed ovviamente non poteva mancare lo strepitoso e rivoluzionario del biochimico italiano Gabriele Segalla sulle nanoparticelle tossiche del vaccino Comirnaty di Pfizer-Biontech (fonte 61).

“Spikeopatia”: la proteina Spike del COVID-19 è patogena, sia dall’mRNA del virus che da quello del vaccino.
di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine (link allo studio completo a fondo pagina)

La pandemia di COVID-19 ha causato molte malattie, molti decessi e profondi disagi alla società. La produzione di vaccini “sicuri ed efficaci” era un obiettivo chiave per la salute pubblica. Purtroppo, tassi elevati senza precedenti di eventi avversi hanno messo in ombra i benefici. Questa revisione narrativa in due parti presenta prove dei danni diffusi dei nuovi vaccini anti-COVID-19 mRNA e adenovettoriali ed è innovativa nel tentativo di fornire una panoramica approfondita dei danni derivanti dalla nuova tecnologia nei vaccini che si basavano sulla produzione di cellule umane di un antigene estraneo che presenta evidenza di patogenicità.

Questo primo articolo esplora i dati sottoposti a revisione paritaria in contrasto con la narrativa “sicura ed efficace” collegata a queste nuove tecnologie. La patogenicità delle proteine ​​spike, denominata “spikeopatia”, derivante dal virus SARS-CoV-2 o prodotta dai codici genetici del vaccino, simile a un “virus sintetico”, è sempre più compresa in termini di biologia molecolare e fisiopatologia.

La trasfezione farmacocinetica attraverso tessuti corporei distanti dal sito di iniezione mediante nanoparticelle lipidiche o trasportatori di vettori virali significa che la “spikeopatia” può colpire molti organi. Le proprietà infiammatorie delle nanoparticelle utilizzate per trasportare l’mRNA; N1-metilpseudouridina impiegata per prolungare la funzione dell’mRNA sintetico; l’ampia biodistribuzione dei codici mRNA e DNA e le proteine
​​spike tradotte, e l’autoimmunità attraverso la produzione umana di proteine estranee, contribuiscono agli effetti dannosi.

Questo articolo esamina gli effetti autoimmuni, cardiovascolari, neurologici, potenziali oncologici e le prove autoptiche per la spikeeopatia. Con le numerose tecnologie terapeutiche basate sui geni pianificate, una rivalutazione è necessaria e tempestiva.

Discussione

Abbiamo iniziato questo articolo citando la risposta dell’ente regolatore sanitario australiano, il TGA, alla domanda di un senatore australiano sui rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule umane a produrre la proteina spike SARS-CoV-2. La risposta è stata che la proteina Spike non era un agente patogeno. Abbiamo presentato prove significative che la proteina spike è patogena. Ciò vale quando fa parte del virus, quando è libero ma di origine virale e quando è prodotto nei ribosomi dall’mRNA dei vaccini COVID-19 mRNA e adenovettoreDNA. I meccanismi fisiopatologici d’azione della proteina spike continuano ad essere chiariti.

Abbiamo stabilito che la proteina spike provoca danni legandosi al recettore ACE-2 e quindi sottoregolando il recettore, danneggiando le cellule endoteliali vascolari. La proteina spike ha un dominio legante simile alla tossina, che si lega a α7 nAChR nel sistema nervoso centrale e nel sistema immunitario, interferendo così con le funzioni di nAChR, come la funzione di ridurre l’infiammazione e le citochine proinfiammatorie, come IL-6. Il collegamento con le malattie neurodegenerative avviene anche attraverso la capacità della proteina “spike” di interagire con le proteine che formano l’amiloide leganti l’eparina, avviando l’aggregazione delle proteine cerebrali.

La persistenza della proteina spike causa un’infiammazione persistente (infiammazione cronica), che potenzialmente alla fine sposta il sistema immunitario verso la tolleranza immunitaria (IgG4). Un effetto particolare per le donne e la gravidanza è il legame della proteina Spike al recettore alfa degli estrogeni, che interferisce con il messaggio degli estrogeni.

La proteina Spike è citotossica all’interno delle cellule attraverso l’interazione con i geni soppressori del cancro e causando danni mitocondriali. Le proteine ​​spike espresse sulla superficie delle cellule portano alla risposta autoimmune citopatica.

La proteina spike libera si lega all’ACE-2 su altre cellule di organi e sangue. Nel sangue la proteina Spike induce le piastrine a rilasciare fattori di coagulazione, a secernere fattori infiammatori e a formare aggregati leucociti-piastrine. La proteina spike lega il fibrinogeno, inducendo la formazione di coaguli di sangue.

Esiste anche un’omologia problematica tra la proteina spike e le proteine chiave nel sistema immunitario adattativo che portano all’autoimmunità se vaccinati con l’mRNA che produce la proteina spike.

I fattori farmacocinetici contribuiscono alla fisiopatologia. Come accennato, lo studio sulla biodistribuzione di Pfizer (dove il 75% delle molecole trasportatrici di nanoparticelle lipidiche ha lasciato il deltoide per tutti gli organi entro 48 ore) per il PMDA giapponese era noto alla TGA australiana prima dell’autorizzazione provvisoria dei vaccini mRNA COVID-19 per l’Australia popolazione [5]. Poiché causano la replicazione della proteina Spike in molti organi, i vaccini basati sui geni agiscono come virus sintetici.

Il trasportatore di nanoparticelle lipidiche dell’mRNA e il PEG associato che rende il complesso mRNA-LNP più stabile e resistente alla degradazione, hanno i propri effetti tossici; le nanoparticelle lipidiche principalmente attraverso effetti proinfiammatori e il PEG mediante anafilassi in individui sensibili.

Röltgen et al. [53] hanno scoperto che l’mRNA stabilizzato con N1-metilpseudouridina nei vaccini COVID-19 produce proteine ​​spike per almeno 60 giorni. Altre ricerche citate sulla retroposizione del codice genetico [249] suggeriscono la possibilità che tale produzione di una proteina patogena estranea possa potenzialmente durare tutta la vita o addirittura transgenerazionale.

Un ampio corpo di ricerche emergenti mostra che la stessa proteina spike, in particolare la subunità S1, è patogena e causa infiammazione e altre patologie osservate nel COVID-19 acuto grave, probabilmente nel COVID-19 lungo, e nelle lesioni da vaccino mRNA e adenovettoriDNA COVID-19 . La parola “spikeopatia” è stata coniata dal ricercatore francese Henrion-Caude [98] in una conferenza e dati gli effetti patologici vari e sostanziali della proteina spike SARS-CoV-2, suggeriamo che l’uso del termine avrà un valore euristico.

La piccopatia esercita i suoi effetti, come riassunto da Cosentino e Marino [86] attraverso l’aggregazione piastrinica, la trombosi e l’infiammazione correlate al legame dell’ACE-2; interruzione delle glicoproteine ​​transmembrana CD147 che interferiscono con la funzione cardiaca dei periciti e degli eritrociti; legandosi a TLR2 e TLR4 innescando cascate infiammatorie; legandosi all’ER alfa probabilmente responsabile delle irregolarità mestruali e dell’aumento del rischio di cancro attraverso le interazioni con p53BP1 e BRCA1. Altre ricerche mostrano ulteriori effetti spikeo-patologici attraverso la produzione di citochine infiammatorie indotte da ACE-2, la fosforilazione di MEK e la downregulation di eNOS, compromettendo la funzione delle cellule endoteliali.

Effetti particolarmente nuovi della proteina spike comportano lo squilibrio del sistema colinergico nicotinico attraverso l’inibizione di α7 nAChR, portando a vie biochimiche antinfiammatorie alterate in molte cellule e sistemi di organi, nonché a un alterato tono vagale parasimpatico.

Le lesioni provocate dal vaccino mRNA e adenovettoriale del COVID-19 si sovrappongono alla grave malattia acuta da COVID-19 e al COVID lungo, ma sono più varie, data la più ampia biodistribuzione e la produzione prolungata della proteina spike.

La miopericardite è riconosciuta ma spesso è stata minimizzata come lieve e rara, tuttavia l’evidenza di una miopericardite subclinica correlata al vaccino COVID-19 relativamente comune [113,115] e l’evidenza autoptica [246,247,248] suggeriscono un ruolo nelle morti improvvise in persone relativamente giovani e in forma [116,117 ]. Le proteine ​​spike hanno anche meccanismi per aumentare la trombosi attraverso l’infiammazione correlata all’ACE-2, il disturbo del sistema dell’angiotensina [119], il legame diretto con i recettori ACE-2 sulle piastrine [1], l’interruzione dell’antitrombina [122], ritardando la fibrinolisi [123] (prestampa) e riducendo la repulsione elettrostatica degli eritrociti che porta all’emoagglutinazione [124].

Le malattie autoimmuni di nuova insorgenza dopo la vaccinazione COVID-19 potrebbero riguardare l’omologia della proteina spike e, nella malattia virale che include altre proteine SARS-CoV-2, con le proteine umane [5,138].

Il complesso mRNA-LNP attraversa la BBB e i disturbi neurologici sono altamente segnalati nei database di farmacovigilanza a seguito dei vaccini COVID-19. Numerosi meccanismi di spikepatia vengono chiariti come disturbi sottostanti che coinvolgono: permeabilità del BBB [128]; danno mitocondriale [168]; disregolazione dei periciti vascolari cerebrali [169]; Neuroinfiammazione mediata da TLR4 [170]; morte delle cellule dell’ippocampo [171]; disregolazione delle cascate del complemento e della coagulazione e dei neutrofili che causano coagulopatie [173] (prestampa); neuroinfiammazione e demielinizzazione tramite disregolazione microgliale [174,177,180]; aumento dell’espressione di α-Syn coinvolta nella malattia neurodegenerativa [175]; livelli elevati di chemochina 11 del motivo CC associati all’invecchiamento e alla successiva perdita di cellule neurali e mielina; legandosi al recettore nicotinico dell’acetilcolina α7 (nAChR), aumentando i livelli di IL-1b e TNFα nel cervello causando elevati livelli di infiammazione [172,177]; la subunità S1 è amiloidogenica [185]; disautonomia [96], mediante danno neuronale diretto o meccanismi immunomediati indiretti, ad esempio inibizione di α7 nAChR; anosmia causata sia dal vaccino che dalla malattia [44], anch’essa prodromica alla malattia di Parkinson.

Inoltre, gli autoanticorpi nel dominio C-terminale globulare possono causare la malattia di Creutzfeldt Jakob (CJD) [218], miR-146a è alterato in associazione con COVID-19 [222] e associato sia a infezioni virali che a malattie da prioni nel cervello, e È stato dimostrato che S1 induce senescenza nelle cellule trasfettate.

La quantità di possibili meccanismi di danno mediato dai picchi nel cervello è pari nella vita reale alla prevalenza di effetti avversi neurologici e neurodegenerativi e richiede urgentemente ulteriori ricerche.

Il cancro, anche se non è stato dimostrato con certezza che sia causato dai vaccini, sembra seguire da vicino la vaccinazione e abbiamo esaminato le possibili cause sotto forma di interazioni delle proteine
​​spike con fattori di trascrizione e geni soppressori del cancro.

Il vaccino doveva proteggere le persone di età superiore ai 60 anni con il maggior rischio di mortalità da COVID-19 [10], tuttavia un’analisi del rischio condotta da Dopp e Seneff (2022) [250] ha mostrato che la probabilità di morire a causa dell’iniezione è solo 0,13 % inferiore al rischio di morte per infezione nelle persone di età superiore a 80 anni.

Inoltre, l’invecchiamento naturale è accompagnato da cambiamenti nel sistema immunitario che compromettono la capacità di rispondere efficacemente ai nuovi antigeni. Similmente alle risposte ai virus stratificate per età, ciò significa che i vaccini diventano meno efficaci nell’indurre l’immunità negli anziani, con conseguente ridotta capacità di combattere nuove infezioni [251].

La vaccinazione con mRNA COVID-19 a due dosi ha conferito una risposta immunitaria adattativa limitata tra i topi anziani, rendendoli suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 [252]. Secondo uno studio di Vo et al., (2022) [253], il rischio di malattie gravi tra i veterani statunitensi dopo la vaccinazione è rimasto associato all’età. Questo rischio di infezioni intercorrenti era anche maggiore se erano presenti condizioni di immunocompromissione.

Infine, abbiamo esaminato le migliori serie di casi di autopsia attualmente disponibili, eseguite in Germania, che stabiliscono le connessioni tra spikeopatia e fallimenti multipli di organi, neuropatie e morte.

Conclusioni
In questa revisione narrativa, abbiamo stabilito il ruolo della proteina spike SARS-CoV-2, in particolare della subunità S1, come patogena. Ora è anche evidente che le proteine
​​spike ampiamente biodistribuite, prodotte dai codici genetici dell’mRNA e del DNA adenovettoriale, inducono un’ampia varietà di malattie. I meccanismi fisiopatologici e biochimici sottostanti sono in fase di chiarimento.

I trasportatori di nanoparticelle lipidiche per i vaccini mRNA e Novavax hanno anche proprietà proinfiammatorie patologiche. L’intera premessa dei vaccini basati sui geni che producono antigeni estranei nei tessuti umani è irta di rischi per disturbi autoimmuni e infiammatori, soprattutto quando la distribuzione non è altamente localizzata.

Le implicazioni cliniche che seguono sono che i medici in tutti i campi della medicina devono essere consapevoli delle varie possibili presentazioni della malattia correlata al vaccino COVID-19, sia acuta che cronica, e del peggioramento delle condizioni preesistenti.

Sosteniamo inoltre la sospensione dei vaccini COVID-19 basati sui geni e delle matrici portatrici di nanoparticelle lipidiche e di altri vaccini basati sulla tecnologia mRNA o DNA vettoriale virale. Una strada più sicura è quella di utilizzare vaccini con proteine ricombinanti ben testate, tecnologie virali attenuate o inattivate, di cui ora ce ne sono molti per la vaccinazione contro la SARS-CoV-2.

di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine

BIOMEDICINE – ‘Spikeopathy’: COVID-19 Spike Protein Is Pathogenic, from Both Virus and Vaccine mRN
A

 

 

14.09.23

Fondata nel 1945, Kaiser Permanente è riconosciuta come uno dei principali fornitori di assistenza sanitaria e piani sanitari senza scopo di lucro d’America. Attualmente opera in 8 stati (California del Nord, California del Sud, Colorado, Georgia, Hawaii, Virginia, Oregon, Washington) e nel Distretto di Columbia.

«La cura dei membri e dei pazienti si concentra sulla loro salute totale. I medici, gli specialisti e i team di operatori sanitari di Permanente Medical Group guidano tutte le cure. I nostri team medici possono avvalersi di tecnologie e strumenti leader del settore per la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, l’erogazione delle cure e la gestione delle malattie croniche» spiega l’organizzazione medica.

«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella posizione primaria che in qualsiasi posizione».

E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. ».

 

 

18.08.23

Il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha cercato di fare luce sulla sicurezza dei vaccini Covid e sugli esperimenti americani Gain of Function (GOF) per il potenziamento dei virus SARS in laboratorio, condotti dal virologo Anthony Fauci tra gli USA (University of North Carolina) e il Wuhan Institute of Virology, ma è stato subito colpito da un impeachment (per altre ragioni politiche) che ha bloccato la sua inchiesta.

Ora quattro famiglie americane delle vittime Covid hanno presentato una formale denuncia per quelle pericolosissime ricerche prendendo di mira il famigerato zoologo di origini britanniche Peter Daszak, presidente della società EcoHealthAlliance di New York che fu finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation e soprattutto dall’Istituto Nazionale Allergie e Malattie Infettive diretto da Fauci (fino al dicembre 2022) per i progetti di costruzione di coronavirus chimerici del ceppo SARS chimerici nel centro virologico cinese.

l dottor Zhou Yusen misteriosamente morto tre mesi dopo aver brevettato un vaccino contro il Covid-19 nel febbraio 2020 che, secondo gli investigatori americani, sarebbe morto misteriosamente proprio cadendo dal tetto del WIV di Wuhan.

Nel giugno 1998 durante il vertice sino-americano in Cina il presidente Bill Clinton siglò una “Convenzione sulla armi biologiche” con il presidente cinese Jiang Zemin,

Nell’aprile 2004 la Commissione Europea presieduta dall’italiano Romano Prodi e composta anche dal commissario Mario Monti diede il primo finanziamento di quasi 2milioni di euro al Wuhan Institute of Virology grazie al quale la direttrice del Centro di Malattie Infettive Shi Zengli, soprannominata bat-woman per i suoi esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli cinesi a ferro di cavallo, creò il primo virus chimerico ricombinante potenziando un ceppo di SARS con plasmidi infettati dal virus HIV.

 

 

16.08.23

 l’instabilità del sistema colloidale di nanomateriali lipidici (e il conseguente maggior rischio tossicologico) della prima versione di Comirnaty sia sostanzialmente dovuta alla presenza, in quella formulazione, di fattori destabilizzanti, quali, appunto, i composti inorganici elettrolitici in eccesso, costituiti principalmente dai componenti del tampone pH PBS utilizzato da Pfizer-BioNTech».

Evidenzia il dottor Segalla illustrando le differenti caratteristiche della stabilizzazione del farmaco concorrente Spikevax di Moderna.

«A questo proposito, però, quanto riportato nel brevetto della stessa BioNTech (co- titolare, insieme a Pfizer, del vaccino Comirnaty) US 10,485,884 B2 RNA Formulation for Immunoterapy [Formulazioni a RNA per immunoterapia] del 26 novembre 2019, risulta ancor più esplicito al riguardo della “elevata tossicità” attribuita a “liposomi e lipoplexes” caricati positivamente».

«Ciò si riferisce a formulazioni a base di RNA incapsulato in nanoparticelle lipidiche cationiche – del tipo cioè di quelle usate nel Comirnaty – e denominate, in questo contesto, “lipoplexes”. Nella descrizione del brevetto, si spiega, fra l’altro, come le nanoparticelle cationiche contenenti RNA si formino soprattutto grazie a determinati rapporti di massa/carica tra i lipidi cationici (+) e le componenti anioniche (-) dell’ RNA, e come tali rapporti giochino un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda il passaggio delle nanoparticelle contenenti RNA attraverso la membrana cellulare e il conseguente trasferimento dell’RNA all’interno della cellula (trasfezione) per modificarne le caratteristiche funzionali:

Con una minore carica positiva in eccesso, l’efficacia della trasfezione scende drasticamente, andando praticamente a zero. Sfortunatamente, però, per liposomi e lipoplexes [nanoparticelle lipidiche] caricati positivamente è stata segnalata un’elevata tossicità, che può essere un problema per l’applicazione di tali preparati come prodotti farmaceutici. [corsivi aggiunti] (Figura 26)».

«Le ragioni per cui i tamponi pH del tipo PBS non vanno assolutamente bene in preparati a base di nanoparticelle cationiche inglobanti RNA sono spiegate molto chiaramente nella sezione del brevetto intitolata “Effects of Buffers/ Ions on Particle Sizes and PI of RNA Lipoplexes” [Effetti dei tamponi / composti ionici sulle dimensioni e Indice di polidispersione delle nanoparticelle lipidiche contenenti RNA] del suddetto brevetto di BioNTech US 10,485,884 B2, 44 (47-50), 45 (4-6), 45 (31- 33)».

In condizioni fisiologiche (cioè a pH 7,4; 2,2 mM Ca++), è imperativo assicurarsi che ci sia un rapporto di carica prevalentemente negativa, a causa dell’ instabilità delle nanoparticelle lipidiche neutre o caricate positivamente. [corsivi aggiunti] (Figura 27)

«In altre parole, sulla base di quanto scientificamente documentato e riportato in un brevetto della stessa BioNTech, in aggiunta a quanto già descritto riguardo alla pericolosità intrinseca delle nanoparticelle lipidiche caricate positivamente, apprendiamo che un sistema colloidale di nanoparticelle lipidiche cationiche inglobanti mRNA.

NON dovrebbe contenere nella propria formulazione un tampone ionico come il PBS, al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione composti ionici (come ad es. cloruro di sodio), al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe essere iniettato per via intramuscolare, a causa della sua instabilità quando viene a trovarsi nelle condizioni fisiologiche del distretto extracellulare (pH 7,4; 2,2 mM Ca++).
«Tutte e tre queste rigorose raccomandazioni, riportate nel succitato brevetto di BioNTech del 2019, sono spudoratamente disattese, o ignorate, nel 2020, sia da Pfizer-BioNTech sia dagli enti certificatori, sia nel merito della formulazione (ionico/ elettrolitico) sia in quello della destinazione d’uso (inoculazione intramuscolare) del preparato Comirnaty» rimarca il biochimico italiano segnalando che tali «criticità» sono «in palese contrasto con le specifiche e pertinenti raccomandazioni asserite dalla stessa BioNTech nel suo sopramenzionato brevetto US 10,485,884 B2»

 

14.08.23

«Per i suesposti motivi, questo giudicante ritiene non legittima e non conforme ai Principi Generali dell’Ordinamento e della Costituzione la normativa in materia di obbligo vaccinale, che pertanto va disapplicata. Con riguardo alle spese di giudizio sussistono giustificati motivi per compensarle, attesa la “particolarità” della materia trattata».

L’anonimo italiano over 50 che ha fatto ricorso al Giudice di Pace di Santa Maria Capua a Vetere contro l’imposizione della vaccinazione Covid e la conseguente multa da 100 euro emanata dall’Agenzia delle Entrate per conto del Ministero della Salute dovrà pagare solo una ventina di euro. Ovvero la metà dell’ammontare delle spese giudiziarie per ricorsi inferiori a 1.100 euro.

Non è il primo e non sarà l’ultimo pronunciamento giudiziario che contesta l’obbligatorietà dei sieri genici sperimentali. Il caso più famoso è ovviamente quello della giudice Susanna Zanda del Tribunale Civile di Firenze che, avendo osato anche segnalare i decessi per presunte reazioni avverse ai vaccini alla Procura della Repubblica di Roma, è finita nel fuoco incrociato della Procura Generale della Corte di Cassazione che ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti subito dopo le esternazioni politiche del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«Ebbene, al di là delle pronunce del Consiglio d’Europa che ha avuto occasione di occuparsi della tematica della vaccinazione Covid (con la Risoluzione 2361 del 2021) e di decisioni, invece, contrarie, a parere di questo giudice, appaiono decisive le circostanze, ormai conclamate, che il non vaccinato — a prescindere dalle decisioni relative all’età — non ha determinato alcun rischio maggiore per la salute pubblica rispetto ai soggetti vaccinati provvisti di green pass, perché l’idoneità dei vaccini (quale strumento di prevenzione del contagio), non solo non è pari o vicina al 100 % ma si è di fatto rivelata prossima allo zero (Trib. Napoli marzo 2023)

«Il Tribunale del Lavoro di Catania, con la decisione del 14.03.2022, ribadisce che “sebbene non si ignori che l’impianto del D.D. 44/2021 sia ispirato alla finalità “di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza” (art. 4, co. 1, D.L. 44/2021), nell’ambito di una situazione emergenziale e del tutto straordinaria, le conseguenze che esso implica nella sfera del dipendente non vaccinato — e che si sono irrigidite a seguito delle modifiche apportate all’originaria formulazione del decreto – appaiono tuttavia eccessivamente sproporzionate e sbilanciate, nell’ottica della necessaria considerazione degli altri valori costituzionali coinvolti, tra cui, tra i primi, la dignità della persona, bene protetto da co. 2, 36,41 Cost. plurime previsioni della Carta: artt. 2, 3»

«Sebbene la legge possa prevedere l’obbligatorietà di determinati trattamenti sanitari, sono rarissimi, ed ancorati a precisi presupposti, ì casi in cui l’ordinamento consente la possibilità di eseguirli contro la volontà della persona (ad es., è il caso del TSO), valendo da sempre il principio che gli accertamenti ed i trattamenti obbligatori debbano essere ‘accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato”…»

«E ciò a conferma della consapevolezza del legislatore che l’obbligo al trattamento sanitario costituisce pur sempre un’eccezione rispetto al principio, di cui è espressione l’art. 32 Cost., della libera determinazione dell’individuo in materia sanitaria».

In virtù di questi motivi ha accolto «il ricorso annullando il provvedimento opposto» dall’avvocato Alessandra De Rosa contro l’avviso di addebito di 100 euro al suo assistito.

 

08.08.23

Un manager della Pfizer in Oceania ha ammesso che agli impiegati australiani dell’azienda farmaceutica di New York sono somministrati dati lotti di vaccini differenti da quelli distribuiti al pubblico.

Lo ha dichiarato durante un’Audizione davanti al Senato Australiano che, a differenza dei politici dell’Unione Europea foraggiati dalle ONG di Bill Gates, ha già avviato un’inchiesta formale per indagare sulla natura dei sieri genici acquistati, sull’occultamento dei dati dei trials clinici e sui danni causati ai vaccinati.

L’ammissione è arrivata durante una rigorosa sessione di interrogatorio mercoledì, in cui il direttore medico nazionale di Pfizer Australia, il dott. Krishan Thiru, e il capo delle scienze normative, il dott. Brian Hewitt, hanno parlato davanti al “Comitato per la legislazione sull’istruzione e l’occupazione” del Senato australiano sui vaccini sperimentali contro il COVID-19, aggiunge Gateway Pundit

23.07.23

I vaccini Covid contengono proporzioni considerevoli di residui di DNA in grado di integrarsi permanentemente nel genoma umano, causando malattie croniche e tumori. Questo potrebbe anche spiegare l’eccesso di mortalità osservato dall’inizio delle campagne di vaccinazione.

L’ex banchiere svizzero Pascal Najadi e' l’autore di una denuncia penale per abuso di potere contro il presidente della Confederazione Alain Berset è vaccinato tre volte e altrettante volte si è costituito contro le autorità sanitarie da quando un’analisi del suo sangue gli ha rivelato che il suo organismo continua a produrre la proteina spike del vaccino più di 18 mesi dopo la sua ultima iniezione Pfizer/BioNTech.

Contattato, l’interessato ci ha fornito i risultati del laboratorio oltre ad una lettera del Prof. Sucharid Bhakdi confermando che “i risultati del test indicano chiaramente che il signor Najadi soffre di effetti irreparabili a lungo termine causati dal prodotto di mRNA iniettato fabbricato da PfizerBiontech.

L’ex banchiere aveva consultato l’Ufficio federale della sanità pubblica in Svizzera su questo argomento. Quest’ultimo non è stato in grado di dargli risposte, sostenendo che non poteva commentare un singolo caso. Pascal Najadi ne aveva dedotto che l’ufficio in realtà non controllava nulla riguardo a queste nuove tecnologie vaccinali.

La persistenza della presenza della proteina spike rilevata a Najadi e altri iniettati rimane ufficialmente inspiegabile ed è ben oltre i 14 giorni comunicati quando sono state lanciate le campagne di vaccinazione contro il Covid.

Tutti conoscono il DNA, rappresentato da una doppia elica e contenente il nostro codice genetico. L’RNA è costituito solo da un singolo filamento. La cellula lo produce secondo necessità leggendo parte del DNA che servirà poi come specifiche per la produzione di una proteina.

Una dose di “vaccino” Covid a RNA messaggero contiene miliardi di filamenti di RNA messaggero, che innescheranno la produzione di altrettante proteine
​​​​spike del virus SARS-CoV-2 nelle cellule che raggiungono. Queste proteine ​​spike attiveranno una risposta del sistema immunitario.

a proteina avanzata è stata anche presentata come sostanza innocua durante le campagne di vaccinazione quando è nota per essere tossica per l’organismo umano e causare la maggior parte delle complicanze del Covid, comprese le reazioni infiammatorie e allergiche.

Per comunicare, i batteri si scambiano importanti “messaggi” genetici con l’aiuto dei cosiddetti plasmidi. Ad esempio, se un batterio trova un nuovo meccanismo che aumenta la sua resistenza agli antibiotici, incapsula questa informazione in plasmidi, che verranno prodotti e ‘diffusi’ ad altri batteri.

Il processo di produzione dei filamenti di RNA dei vaccini Covid richiede appunto di passare attraverso la manipolazione genetica dei batteri mediante plasmidi, nei quali sarà stata precedentemente introdotta la sequenza di DNA corrispondente alla proteina spike di SARS-CoV-2.

Il plasmide viene propagato nei batteri e utilizzato come stampo per la produzione di massa di RNA messaggero che sarà in grado di innescare la produzione di proteine ​​spike nelle cellule vaccinate. Il DNA deve poi essere rimosso e l’RNA messaggero viene poi miscelato con i lipidi per produrre nanoparticelle in grado di portare l’mRNA nelle nostre cellule

Nell’ambito dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino Pfizer, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) si è quindi dovuta accontentare di consultare i dati forniti dal produttore. EMA ha espresso sorpresa al produttore per il fatto che il prodotto finale non fosse stato sequenziato geneticamente per garantire che contenesse solo RNA messaggero e nessun DNA o altri residui, apprende lo scienziato tedesco Florian Schilling in una presentazione

Pfizer ha risposto di aver rinunciato volontariamente al sequenziamento, ammettendo che non era certo ottimale, ma che era giustificato per ridurre i costi. Anche altri produttori hanno rinunciato a questo sequenziamento genetico come parte della loro garanzia di qualità.

Tra le tecniche alternative di valutazione del prodotto utilizzate da Pfizer c’è l’elettroforesi, che conta gli elementi presenti in una soluzione in base alla loro dimensione.

Nei documenti forniti da Pfizer alla WEA, l’RNA messaggero della proteina spike del vaccino è rappresentato da un alto picco centrale. L’anomalia sono le “pendenze” su entrambi i lati del picco, che rappresentano misteriosi “oggetti” genetici che non corrispondono alle dimensioni dell’RNA messaggero e non dovrebbero essere presenti in una soluzione purificata.

Anche l’EMA aveva voluto saperne di più e aveva richiesto i dati grezzi a Pfizer. Il produttore aveva accettato di fornirli ma ad oggi non sono ancora stati consegnati.

Un gruppo di ricercatori, preoccupato in particolare per le conseguenze delle iniezioni di Covid sui giovani, ha deciso all’inizio del 2023 di prendere in mano la situazione e mettere in sequenza lotti di “vaccini” di Pfizer e Moderna. Il loro intero approccio è spiegato in dettaglio in un primo articolo e nel suo supplemento scritto da Kevin McKernan, biologo molecolare, specialista in manipolazione genetica e sequenziamento, che ha partecipato all’analisi.

Le loro scoperte sono di natura inquietante:

Quantità di DNA anormalmente elevata – La presenza di plasmidi contenenti DNA proteico spike è stata confermata in proporzioni notevoli per i “vaccini” di Pfizer e Moderna: tra il 20 e il 35%, ben oltre i limiti di contaminazione fissati dall’EMA (0,033%) . Una singola dose contiene quindi diversi miliardi di questi plasmidi che servivano per produrre l’RNA messaggero e che poi avrebbero dovuto essere eliminati. Queste informazioni sono già prova della non conformità di questi prodotti alle normative vigenti.


Accelerazione della resistenza agli antibiotici – Fatto preoccupante, il DNA di questi plasmidi contiene geni che li rendono resistenti a due antibiotici: neomicina e kanamicina. L’introduzione di miliardi di geni di resistenza agli antibiotici in plasmidi altamente replicabili, consentendo la selezione di batteri resistenti a questi trattamenti nel microbioma, dovrebbe sollevare preoccupazioni sull’accelerazione della resistenza agli antibiotici su scala globale. Alcuni esperti stimavano già prima della crisi del Covid che entro il 2050 non avremmo più avuto antibiotici efficaci.
Elevato fattore di errore di copia – Gli scienziati affermano che la presenza di un nucleotide chiamato pseudouridina è molto preoccupante poiché è noto che ha un tasso di errore di copia di uno su 4000 nucleotidi, ovvero tra 5 e 8,5 milioni di possibili errori di copia per dose di vaccino. E nessuno può dire a cosa corrispondano questi errori poiché sono imprevedibili.


Integrazione permanente e transgenerazionale: i plasmidi vaccinali possono raggiungere un batterio o una cellula umana. Quest’ultimo caso è considerato problematico perché è possibile che il filamento di DNA contenuto nel plasmide sia permanentemente integrato nel codice genetico della cellula umana, permettendole in qualsiasi momento di produrre autonomamente la proteina spike del vaccino, per tutta la vita. Con ogni probabilità, questo è ciò che sta accadendo ai clienti di Pascal Najadi e Me Ulbrich in Germania. L’insegnante. Bhakdi ha ricordato a questo proposito che ogni divisione cellulare è un’opportunità per questo DNA importato di modificare il genoma dell’ospite. Se questa integrazione avviene in una cellula staminale, ovulo o spermatozoo, la modificazione genetica verrà trasmessa alle generazioni successive.

Questo è grave perché oggi la scienza non offre uno strumento per rimuovere un gene. Più incomprensibilmente, il DNA del plasmide utilizzato da Pfizer contiene una sequenza (SV 40) che gli permette di essere trasferito nel nucleo anche quando la cellula non si sta dividendo e quindi di influenzare le cellule. La sua presenza è comunque inutile per la produzione di RNA messaggero nei batteri. Questa sequenza è assente dai plasmidi utilizzati da Moderna.

l vaccino Covid di Johnson & Johnson presenta un rischio di integrazione ancora maggiore perché si basa su un virus a DNA e utilizza un promotore molto più potente dell’SV 40, chiamato CMV. Ciò comporta un rischio molto più elevato di oncogenesi e continua produzione di proteine ​​spike rispetto agli RNA messaggeri, afferma Marc Wathelet, biologo molecolare e specialista di coronavirus che abbiamo consultato (vedi intervista alla fine dell’articolo).

Poiché il DNA della proteina spike del plasmide prende di mira le cellule dei mammiferi, ci sono pochissime possibilità che si integri permanentemente nel genoma di un batterio intestinale. Non riuscendo a diventare fabbriche proteiche avanzate, questi batteri – che non sono cellule umane – potrebbero invece moltiplicare i plasmidi del vaccino e contribuire così ad aumentare il rischio di contaminazione con cellule umane, chiamato “bactofezione” o “trasfezione”.

Marc Wathelet conferma che se “il rischio di contaminazione dei batteri nel microbioma rimane basso, sono i rischi di infiammazione e soprattutto di tumori legati alla contaminazione delle cellule del corpo delle persone vaccinate da parte del DNA che sono più preoccupanti”.

L’esperto sottolinea che è “impossibile quantificare questo rischio”. Trova “un aumento di alcuni tumori, ma non è chiaro se sia dovuto a DNA, mRNA, un indebolimento del sistema immunitario, lipidi nelle nanoparticelle o una combinazione di questi fattori

 

21.07.23

Come risulta, la proteina spike e l’mRNA non sono gli unici rischi di queste iniezioni. Il team di McKernan ha anche scoperto i promotori del virus della simmia 40 (SV40) che, da decenni, sono sospettati di provocare il cancro negli esseri umani, compresi mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e delle ossa.3 I risultati4,5,6,7 sono stati pubblicati su OSF Preprints all’inizio di aprile 2023. Come spiegato nell’abstract:8

“Sono stati utilizzati diversi metodi per valutare la composizione degli acidi nucleici di quattro fiale scadute dei vaccini mRNA bivalenti Moderna e Pfizer. Sono stati valutati due flaconi di ciascun fornitore… Molteplici test supportano una contaminazione da DNA che supera i requisiti dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di 330ng/mg e della FDA [Food and Drug Administration] di 10ng/dose…

Come riportato in una recensione del libro di Lancet “The Virus and the Vaccine: The True Story of a Cancer-Causing Monkey Virus, Contaminated Polio Vaccine and the Millions of Americans Exposed”:13

“Nel 1960, gli scienziati e i produttori di vaccini sapevano che i reni delle scimmie erano fogne di virus scimmieschi. Tale contaminazione spesso rovinava le colture, comprese quelle di una ricercatrice del NIH di nome Bernice Eddy, che lavorava sulla sicurezza dei vaccini… La sua scoperta… minacciava uno dei più importanti programmi di salute pubblica degli Stati Uniti…”.

Eddy cercò di informare i colleghi, ma fu imbavagliata e privata dei suoi compiti di regolamentazione dei vaccini e del suo laboratorio… [Due] ricercatori della Merck, Ben Sweet e Maurice Hilleman, identificarono presto il virus del rhesus, poi chiamato SV40, l’agente cancerogeno che era sfuggito a Eddy.

“Nel 1963, le autorità statunitensi decisero di passare alle scimmie verdi africane, che non sono ospiti naturali dell’SV40, per produrre il vaccino antipolio. A metà degli anni ’70, dopo studi epidemiologici limitati, le autorità conclusero che, sebbene l’SV40 causasse il cancro nei criceti, non sembrava farlo nelle persone.

“Arriviamo agli anni ’90: Michele Carbone, allora all’NIH [National Institutes of Health], stava lavorando sul modo in cui l’SV40 induce i tumori negli animali. Uno di questi era il mesotelioma, un raro tumore della pleura che nelle persone si pensa sia causato principalmente dall’amianto. L’ortodossia riteneva che l’SV40 non causasse tumori nell’uomo.

“Incoraggiato da un articolo del 1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.

“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.

“Incoraggiato da un articolo del 1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.

“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.

 Torniamo alle scoperte di McKernan, che oltre al video in evidenza sono discusse anche nel podcast di Daniel Horowitz qui sopra. In breve, il suo team ha scoperto livelli elevati di plasmidi di DNA a doppio filamento, compresi i promotori SV40 (sequenza di DNA essenziale per l’espressione genica) che sono noti per innescare lo sviluppo del cancro quando incontrano un oncogene (un gene che ha il potenziale di causare il cancro).

Il livello di contaminazione varia a seconda della piattaforma utilizzata per la misurazione, ma indipendentemente dal metodo utilizzato, il livello di contaminazione del DNA è significativamente superiore ai limiti normativi sia in Europa che negli Stati Uniti, afferma McKernan. Il livello più alto di contaminazione del DNA riscontrato è stato del 30%, un dato piuttosto sorprendente.

Come spiegato da McKernan, quando si utilizza un tipico test PCR, si viene considerati positivi se il test rileva il virus SARS-CoV-2 utilizzando una soglia di ciclo (CT) di circa 40. In confronto, la contaminazione del DNA viene rilevata con TC inferiori a 20. Ciò significa che la contaminazione è di un milione di milioni di unità.

Ciò significa che la contaminazione è un milione di volte superiore alla quantità di virus che si dovrebbe avere per risultare positivi al test COVID-19. “Quindi, c’è un’enorme differenza per quanto riguarda la quantità di materiale presente”, afferma McKernan.

Nel suo articolo su Substack14 , McKernan sottolinea anche che chi sostiene che il DNA a doppio filamento e l’RNA virale siano una falsa equivalenza, perché l’RNA virale è in grado di replicarsi, si sbaglia.

“La maggior parte dell’sgRNA che state rilevando in un tampone nasale nel vostro naso NON È ADEGUATO ALLA REPLICAZIONE, come dimostrato da Jaafar et al.15 È solo un frammento di RNA che dovrebbe avere una longevità inferiore nelle vostre cellule rispetto ai frammenti contaminanti di dsDNA”, scrive.

Se si sequenzia il DNA, si scopre che corrisponde a quello che sembra essere un vettore di espressione usato per produrre l’RNA… Ogni volta che vediamo una contaminazione del DNA, come quella dei plasmidi, finire in un prodotto iniettabile, la prima cosa a cui si pensa è se sia presente l’endotossina dell’E. coli (Escherichia coli, ndr), perché crea anafilassi per chi viene iniettato.
 

Mentre i deceduti non vaccinati sono stati soltanto 304 e quelli vaccinati con ciclo incompleto (senza seconda dose) 25. Il periodo preso in considerazione dalla tabella ISS è quello che va dal 29 aprile al 29 maggio 2022.

 

La tabella del Bollettino Covid-19 pubblicato il 24 giugno scorso dall’Istituto Superiore della Sanità di Roma – link a fondo pagina

 

«Numerosi studi riportano l’insorgenza di reazioni autoimmuni a seguito della vaccinazione contro il COVID-19 (Gadi et al., 2021; Watad et al., 2021; Bril et al., 2021; Portoghese et al., 2021; Ghielmetti et al., 2021; Vuille – Lessard et al., 2021; Chamling et al., 2021; Clayton-Chubb et al., 2021; Minocha et al., 2021; Elrashdy et al., 2021; Garrido et al., 2021; Chen et al., 2022; Fatima et al., 2022; Mahroum et al., 2022; Finsterer, 2022; Garg & Paliwal, 2022; Kaulen et al., 2022; Kwon & Kim, 2022; Ruggeri, Giovanellla & Campennì, 2022). I dati istopatologici forniscono una prova indiscutibile che dimostra che i vaccini genetici presentano una distribuzione fuori bersaglio, provocando la sintesi della proteina spike e innescando così reazioni infiammatorie autoimmuni, anche in tessuti terminali differenziati».

Furono proprio gli esami patologici del medico tedesco Morz a rilevare l’anomala persistenza nel corpo umano della proteina Spike di cui un altro studio americano asseverato dalla virologa Jessica Rose spiegò la proliferazione attraverso i plasmidi di RNA.

«In generale, i potenziali rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule umane a diventare bersagli per l’attacco autoimmune non possono essere valutati completamente, senza conoscere l’esatta distribuzione e cinetica di LNP e mRNA, nonché la produzione e la farmacocinetica della proteina spike».

Lo studio sottoscritto anche da Donzelli e Bellavite poi conclude:

«Poiché il corpo umano non è un sistema strettamente compartimentato, questo è motivo di seria preoccupazione per ogni vaccino genetico attuale o futuro che induca le cellule umane a sintetizzare antigeni non self. Infatti, per i tessuti terminalmente differenziati, la perdita di cellule determina un danno irreversibile con prognosi potenzialmente fatale. In conclusione, alla luce delle innegabili prove di distribuzione fuori bersaglio, la somministrazione di vaccini genetici contro COVID-19 dovrebbe essere interrotta fino a quando non saranno eseguiti accurati studi di farmacocinetica, farmacodinamica e genotossicità, oppure dovrebbero essere somministrati solo in circostanze quando i benefici superano di gran lunga i rischi».

L’invito a indagare sui danni da sieri genici e a fermarne l’inoculazione è giunto anche da una ricercatrice dell’Istituto Superiore della Sanità e dalla sentenza del Tribunale di Firenze che ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica di Roma per un’accurata inchiesta.

 

di Peter McCullough – pubblicato in origine sul suo Substack

Mi viene spesso chiesto: perché tante persone che hanno assunto il vaccino COVID-19 stanno apparentemente bene, mentre altre subiscono danni al cuore, ictus, coaguli di sangue e finiscono per essere invalide o morte? Da molti mesi si sospetta che ci possano essere variazioni nei lotti o nelle partite di vaccino che potrebbero spiegare in parte queste osservazioni. In altre parole, non tutti ricevono la stessa dose di mRNA.

In base all’autorizzazione all’uso in emergenza, le aziende produttrici di vaccini e i loro subappaltatori non effettuano alcuna ispezione delle fiale finali riempite e finite. Si tratta di una situazione senza precedenti per un prodotto di largo uso di qualsiasi tipo.

È possibile che le nanoparticelle lipidiche si aggreghino in sospensione e quindi alcuni lotti potrebbero contenere più mRNA di altri. Allo stesso modo, poiché le dimensioni dei lotti sono variate nel tempo, è possibile che i contaminanti del processo di produzione si concentrino in alcuni lotti più piccoli rispetto a quelli più grandi.

Infine, il trasporto, la conservazione e l’uso del prodotto possono essere fattori che denaturano l’mRNA, tra cui il riscaldamento, l’aria iniettata nelle fiale e gli aghi multipli immersi nella sospensione.

Il problema della contaminazione è emerso quando il Giappone ha restituito milioni di dosi e sono stati riscontrati detriti visibili sul fondo delle fiale. Inoltre, poiché i contactor di biodifesa utilizzano sfere metalliche, è possibile che i lotti iniziali più piccoli avessero detriti magnetici che spiegavano il “magnetismo” nel braccio in cui veniva somministrata l’iniezione, come riportato all’inizio della campagna vaccinale.

Un rapporto di Schmeling e collaboratori sul vaccino Pfizer BNT162b2 mRNA COVID-19 ha rilevato che il 71% degli eventi avversi gravi proveniva dal 4,2% delle dosi (lotti ad alto rischio), mentre <1% di questi eventi proveniva dal 32,1% delle dosi (lotti a basso rischio). La variazione spiegata per i lotti ad alto e moderato rischio è stata rispettivamente del 78 e dell’89%. Pertanto, più dosi sono state somministrate da quelle fiale, maggiore è stato il numero di effetti collaterali segnalati. Ciò significa che la maggior parte del rischio risiede nell’iniezione e non nella persona che l’ha ricevuta.

Si tratta di risultati di importanza cruciale. Essi implicano che la debacle del vaccino COVID-19 è effettivamente un problema di prodotto e non è dovuta alla suscettibilità del paziente nella maggior parte delle circostanze. Inoltre, la mancanza di ispezioni ha portato a un disastro di sicurezza. Alcuni sfortunati pazienti ricevono una quantità eccessiva di mRNA, di contaminanti o di entrambi e sono quindi esposti a iniezioni dannose e, in alcuni casi, letali.

 

IN ITALIA

Il trait d’union tra questa nuova ricerca sponsorizzata dalla Commissione Europea e Rappuoli è proprio la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) che ha creato un park science accentratore di aziende operanti in campo sanitario medico, diagnostico e farmaceutico.

TOSCANA LIFE SCIENCES NEL BIOTECNOPOLO DI SIENA
TLS è anche deputata a diventare uno dei pilastri del progetto del Biotecnopolo di Siena, in fase di realizzazione nell’ex caserma in Viale Cavour, che riceverà una cospicua dotazione finanziaria dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNNR) così suddivisa: 9 milioni di euro per il 2022, 12 milioni per il 2023 e 16 milioni per il 2024. Ma la fetta più grossa spetta proprio all’hub antipandemico (Centro Nazionale Antipandemico – CNAP), che riceverà 340 milioni di euro da qui al 2026.

Una somma ingente in considerazione che le finalità sono praticamente analoghe a quelle del Fondazione Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” che vede come capofila l’Università di Padova e come partner altri atenei italiani ma, soprattutto, le Big Pharma dei vaccini Pfizer, Biontech e AstraZeneca.

Dal canto suo la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) fin dall’agosto 2022 aveva subito accolto «con estremo favore la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (GU) della Repubblica Italiana dello Statuto della Fondazione Biotecnopolo, che avrà sede legale e operativa a Siena. Un passo molto atteso che include la partecipazione della Fondazione Toscana Life Sciences in qualità di “nuovo fondatore” attraverso la stipula di un atto convenzionale entro sessanta giorni dall’adozione dello Statuto stesso. Sono soci fondatori il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo Economico, cui si aggiungerà la Fondazione TLS come “nuovo fondatore”

Esaote (che ha sede a Genova ma una filiale a Firenze) e TLS, nella primavera 2021, si trovarono insieme a un vertice convocato dalla Regione Toscana per costruire un eco-sistema per un vaccino anti Covid-19 made in Tuscany. All’incontro presero parte, oltre agli assessori Simone Bezzini (Sanità) e Leonardo Marras (Attività produttive), i rappresentanti del Gruppo farmaceutico Menarini, di Kedrion, Eli Lilly, Molteni Farmaceutici, Diesse Diagnostica, Aboca, Abiogen, e di Gsk Vaccines.

Ora il Biotecnopolo di Siena e Toscana Life Sciences si assumeranno l’onere di portare avanti questo obiettivo puntando sulla figura di Rappuoli.

La Fondazione Toscana Life Sciences è il soggetto operativo che coordina e gestisce le attività del Distretto Toscano Scienze della Vita, il cluster regionale che aggrega tutti i soggetti pubblici e privati che operano nei settori delle biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, della nutraceutica, della cosmeceutica e dell’Ict applicato alle life sciences.

E’ nata nel 2011 per iniziativa della Regione Toscana allora governata dal presidente Alberto Monaci, bancario e ex deputato della Democrazia Cristiana e poi del Partito Democratico, ed oggi rappresenta un ecosistema dell’innovazione che raggruppa oltre 32 Centri Ricerca e 14 Enti di Ricerca, incluse le Università toscane (Firenze, Pisa, Siena); le Scuole Superiori (Scuole di Alta Formazione Sant’Anna e Normale di Pisa e Istituto di Alti Studi Imt di Lucca); gli Istituti del CNR. Sono affiliate al Distretto oltre 200 aziende del settore pharma, medical devices, biotech, ICT for health, nutraceutica, servizi correlati, per oltre 6 miliardi di fatturato.

Tra queste spicca il nome della bio-farmaceutica Kedrion della famiglia Marcucci dell’ex senatore del PD Andrea Marcucci (non riconfermato alle elezioni del 2022) che attirò l’attenzione dei media per l’interessamento a gestire a livello industriale (con una società Israeliana del Gruppo della Big Pharma americana Moderna finanziata da Gates) le cure del Covid-19 col plasma del medico Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, morto suicida in circostanze misteriose dopo che la sperimentazione fu sottratta dal governo al suo centro di ricerca e assegnata a quello di Pisa.

 

19.10.24

Un gruppo di scienziati argentini ha identificato 55 elementi chimici – non elencati nei foglietti illustrativi – nei vaccini COVID-19 di Pfizer, Moderna, AstraZeneca, CanSino, Sinopharm e Sputnik V, secondo uno studio pubblicato la scorsa settimana sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research.

Gli elementi chimici includono 11 metalli pesanti – come cromo, arsenico, nichel, alluminio, cobalto e rame – che gli scienziati considerano tossici sistemici noti per essere cancerogeni e indurre danni agli organi, anche a bassi livelli di esposizione.

I campioni contenevano anche 11 dei 15 lantanidi, o elementi delle terre rare, che sono metalli più pesanti e argentei spesso utilizzati nella produzione. Questi elementi chimici, che comprendono lantanio, cerio e gadolinio, sono meno noti al grande pubblico rispetto ai metalli pesanti, ma hanno dimostrato di essere altamente tossici.

“Il rilevamento di più elementi tossici non dichiarati, tra cui metalli pesanti e lantanidi, nei vaccini COVID-19 solleva una duplice e molteplice preoccupazione per la salute umana”, ha dichiarato a The Defender James Lyons-Weiler, Ph.D., membro del comitato editoriale della rivista e non coinvolto nella ricerca. “Singolarmente, queste sostanze chimiche sono note per causare danni neurologici, cardiovascolari e immunologici”.

Per lo studio argentino, i ricercatori miravano a corroborare le precedenti scoperte di elementi non dichiarati e a rilevare e misurare eventuali elementi non identificati in quegli studi.

Hanno analizzato 13 fiale di diversi lotti di sei marche di vaccini COVID-19 presso un laboratorio dell’Università Nazionale di Córdoba. Hanno utilizzato una tecnica analitica altamente sensibile – la spettrometria di massa al plasma accoppiato induttivamente – che consente di misurare gli elementi a livelli di traccia nei fluidi biologici.

I ricercatori hanno analizzato almeno due fiale di ogni vaccino, ad eccezione di CanSino, un vaccino vettoriale virale prodotto in Cina, per il quale hanno analizzato solo una fiala.

Il loro documento include un lungo elenco di componenti del vaccino COVID-19 dichiarati dai produttori. I componenti variano a seconda del produttore del vaccino. I ricercatori hanno ottenuto gli elenchi attraverso richieste di informazioni pubbliche.

Ad eccezione di Sputnik V e Sinopharm, i produttori non dichiarano le quantità degli eccipienti nominati nei loro vaccini, cosa che i ricercatori hanno segnalato come una “omissione molto grave a livello normativo”.

I vaccini spesso includono eccipienti – additivi utilizzati come conservanti, coadiuvanti, stabilizzatori o per altri scopi. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), le sostanze utilizzate nella produzione di un vaccino, ma non elencate nel contenuto del prodotto finale, devono essere riportate nel foglietto illustrativo.

L’elenco degli eccipienti è importante, sostengono i ricercatori, perché gli eccipienti possono includere allergeni e altri “pericoli nascosti” per i destinatari dei vaccini.

OpenVAERS riferisce che il CDC ha reso le informazioni sugli eccipienti dei vaccini disponibili al pubblico “quasi impossibili da trovare”. OpenVAERS offre un elenco completo degli eccipienti dei vaccini per tipo e per vaccino.

Tuttavia, il sito OpenVAERS rileva anche che test indipendenti sulle fiale di vaccino hanno trovato “contaminanti che vanno ben oltre quelli resi pubblici dai produttori”, come identificato in questo studio.

Le tre fiale Pfizer contenevano rispettivamente 19, 16 e 21-23 elementi non dichiarati. Le fiale Moderna contenevano 21 e tra 16-29 elementi non dichiarati.

Tutti i metalli pesanti rilevati sono collegati a effetti tossici sulla salute umana, scrivono i ricercatori. Sebbene i metalli si presentassero con frequenze diverse, molti erano presenti in più campioni. “Ci sono elementi chimici non dichiarati in comune, come boro, calcio, titanio, alluminio, arsenico, nichel, cromo, rame, gallio, stronzio, niobio, molibdeno, bario e afnio in tutte le marche” di vaccini COVID-19, hanno scritto i ricercatori.

Altri elementi, come il cromo e l’arsenico, che aumentano il rischio di gravi tumori e malattie della pelle, erano presenti come elementi non dichiarati rispettivamente nel 100% e nell’82% dei campioni. I ricercatori hanno anche trovato il lantanide cerio, che può danneggiare il fegato e causare embolie polmonari, nel 76% dei campioni.

Questi elementi chimici sono solo alcuni esempi dei 62 elementi chimici non dichiarati identificati da questo studio e da studi precedenti messi insieme, scrivono i ricercatori. Essi hanno concluso che, data la “diversità e la notevole presenza in tutte le marche, insieme alle caratteristiche peculiari degli elementi trovati”, è improbabile che i risultati siano dovuti a contaminazione o adulterazione accidentale.

INOLTRE il lavoro, pubblicato il 18 luglio 2024 sul’International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research (IJVTPR con sede a Dallas, USA), conferma per l’ennesima volta la presenza di grafene nei sieri genici mRNA e ne certifica la presenza non solo in Pfizer ma pure nel prodotto farmacologico di Moderna, come peraltro già testimoniato dagli specifici brevetti della Big Pharma di Cambrdige (Massachusetts) .

Lo studio è stato condotto dalla dottoressa Young Mi Lee, medica specializzanda in Ostetricia e Ginecologia dell’Hanna Women’s Clinic di Jeju (Repubblica di Corea) che si occupa anche di ricerche sulla fertilità e ha prestato particolare attenzione anche sulla pericolosità di tali terapie geniche sul liquido seminale maschile.

E dal ricercatore Daniel Broudy, docente di Linguistica dell’Okinawa Christian University (Giappone) ma esperto anche nell’ambito elettromagnetico che gospa News aveva già citato in realzione agli studi sulle segnali Bluetooth riscontrati da un esperimento nei vaccinati.

A lui è toccato il compito di curare la redazione del testo finale ed analizzare le immagini e i dati raccolti dalla scienziata medica in una lunga e meticolosa analisi biochimica condotta con uno stereomicroscopio (specializzato per l’esame di campioni tridimensionali e dinamici ) potenziato da una camera di conteggio Makler (specializzata anche nel conteggio degli spermatozoi in spazi limitati per la valutazione della fertilità maschile).

«Questo rapporto sui nostri risultati è stato aiutato dalla ricerca indipendente di un gruppo noto come Korea Veritas Doctors (KoVeDoc) con il quale abbiamo condiviso gli iniettabili prodotti da Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Novavax».

Come si spiega nel paragrafo Materiali e metodi: «Nello studio sono stati utilizzati cinquantaquattro campioni: 50 fiale iniettabili residue (43 Pfizer, 7 Moderna) acquisite immediatamente dopo il loro utilizzo nella campagna di vaccinazione contro il COVID-19 e 4 fiale iniettabili nuove non aperte (2 Pfizer, 1 AstraZeneca, 1 Novavax)».

riportiamo integralmente l’Abstract della ricerca intitolata: “Autoassemblaggio in tempo reale di costruzioni artificiali visibili allo stereomicroscopio in campioni incubati di prodotti mRNA principalmente da Pfizer e Moderna: uno studio longitudinale completo– Real-Time Self-Assembly of Stereomicroscopically Visible Artificial Constructionsin Incubated Specimens of mRNA Products Mainly from Pfizer and Moderna: A Comprehensive Longitudinal Study”.

«Le lesioni osservabili in tempo reale a livello cellulare nei destinatari degli iniettabili COVID-19 “sicuri ed efficaci” sono documentate qui per la prima volta con la presentazione di una descrizione completa e un’analisi dei fenomeni osservati. La somministrazione globale di questi prodotti, spesso obbligatori, dalla fine del 2020 ha innescato una serie di studi di ricerca indipendenti sulle terapie geniche iniettabili con RNA modificato, in particolare quelle prodotte da Pfizer e Moderna. Le analisi qui riportate consistono in una precisa “scienza da banco” di laboratorio che mira a comprendere perché si sono verificati sempre più gravi infortuni debilitanti e prolungati (e molti decessi) senza alcun effetto protettivo misurabile da parte dei prodotti commercializzati in modo aggressivo. Il contenuto degli iniettabili COVID-19 è stato esaminato allo stereomicroscopio con un ingrandimento fino a 400X. I campioni accuratamente conservati sono stati coltivati in una gamma di terreni distinti per osservare le relazioni di causa-effetto immediate e a lungo termine tra le sostanze iniettabili e le cellule viventi in condizioni attentamente controllate».

«Da tale ricerca si possono trarre ragionevoli deduzioni sugli infortuni osservati in tutto il mondo che si sono verificati da quando le sostanze iniettabili sono state inoculate su miliardi di individui. Oltre alla tossicità cellulare, i nostri risultati rivelano numerose entità artificiali autoassemblanti visibili, nell’ordine di 3~4 x 106 per millilitro di iniettabile, che vanno da circa 1 a 100μm, o più, di molte forme diverse. C’erano entità animate simili a vermi, dischi, catene, spirali, tubi, strutture ad angolo retto contenenti altre entità artificiali al loro interno e così via. Tutti questi sono estremamente al di là di qualsiasi livello previsto e accettabile di contaminazione degli iniettabili COVID-19 e gli studi di incubazione hanno rivelato il progressivo autoassemblaggio di molte strutture artefatte. Con il passare del tempo durante l’incubazione, semplici strutture uni e bidimensionali nell’arco di due o tre settimane sono diventate più complesse nella forma e nelle dimensioni sviluppandosi in entità stereoscopicamente visibili in tre dimensioni. Assomigliavano a filamenti, nastri e nastri di nanotubi di carbonio, alcuni apparivano come membrane trasparenti, sottili e piatte, e altri come spirali tridimensionali e catene di perline. Alcuni di questi sembravano apparire e poi scomparire nel tempo. Le nostre osservazioni suggeriscono la presenza di qualche tipo di nanotecnologia negli iniettabili COVID-19».

«Sulla scia del programma di vaccinazione di massa, già nel marzo 2021 e nei mesi successivi, si sono verificati aumenti significativi di decessi in eccesso per cause “sconosciute” e gravi sequele: coaguli di sangue, emorragie inspiegabili, danni (e guasti) a più organi), picchi improvvisi (cardiotossine) nelle malattie cardiache, tumori del sangue tra cui leucemia e linfoma, una serie di altri tumori “turbo”, aborti spontanei, disturbi neurologici e autoimmuni, per citarne alcuni, sono comparsi nei pazienti (Nyström e Hammarström, 2022; Santiago & Oller, 2023 Perez et al., 2023»

«Degno di nota è stato il comportamento di ciascun tipo di cellule del sangue, che si mobilitano come in una battaglia in prima linea contro ciascuno degli iniettabili: globuli rossi contro Pfizer e AstraZeneca, globuli bianchi contro Moderna e piastrine contro Novavax. Nonostante il comportamento osservato, questi fenomeni specifici delle sostanze iniettabili potrebbero essere correlati alla loro caratteristica fisiopatologia diretta del sangue: stasi del flusso sanguigno e conseguente ipossiemia (affaticamento) dovuta al modello Rouleaux, soppressione immunitaria dovuta a danno dei globuli bianchi e formazione di coaguli di sangue (trombosi) o tendenza al sanguinamento da danno o aggregazione piastrinica».«Nell’analisi dei coaguli di sangue di persone vaccinate, sono state trovate alcune strutture filamentose attaccate a coaguli bianchi torbidi omogenei brunastri estratti dallo strato intermedio del sedimento di sangue intero. Quando si trovano in prossimità di un campo elettromagnetico, i filamenti potrebbero innescare la formazione di un coagulo e, quindi, disturbare il libero flusso sanguigno o linfatico. Date le loro dimensioni microscopiche e l’ampia distribuzione in tutto il corpo, se questi materiali estranei interagiscono con fonti di energia interne o esterne, come afferma la letteratura, potrebbero allungarsi, allargarsi e fungere da misteriose modalità di morbilità ed eventuale mortalità».

Scrivono Young MI Lee e Daniel Broudy tanto da sentirsi poi legittimati a fare delle ipotesi assai inquietanti che partono da quanto affermato (mai poi rimosso dopo l’inizio della produzione dei vaccini Covid) dal sito di Moderna sull’uso della «tecnologia mRNA è spesso commercializzata in termini di software come una sorta di sistema operativo o piattaforma tecnologica».

«La ricerca nell’ingegneria dei nanomateriali mostra che i robot magnetici bioibridi (Magnobot basati su microalghe) potrebbero essere prodotti e azionati in tutto il corpo da una varietà di fattori scatenanti: energia elettromagnetica, variazione dell’intervallo di pH, manipolazione dei livelli di glucosio e variazione degli spettri luminosi con l’obiettivo di colpire determinati tessuti (Li et al., 2023). Le osservazioni durante i nostri studi di incubazione suggeriscono la presenza di magnobot, soprattutto nel campione Pfizer».

 

 

NO AL NUCLEARE , SULL'H2-FOTOVOLTAICO  NON SI SPECULA

  1. IL RAZIONAMENTO ENERGETICO NON RISOLTO CON LE RINNOVABILI PUO' ESSERE USATO  PER  GIUSTIFICARE IL NUCLEARE CHE UCCIDE VEDI RUSSIA E GIAPPONE.
  2. CON LA SCUSA DEL NUCLEARE SI PUO' FAR PAGARE 10 QUELLO CHE VALE 1
  3. MENTRE LA FRANCIA INVESTE PER SANARE LO SFASCIO DEL NUCLEARE L'ITALIA CI VUOLE ENTRARE ?
  4. GLI INCIDENTI NUCLEARI IN RUSSIA E GIAPPONE NON CI HANNO INSEGNATTO NULLA ? NE VOGLIAMO UNO ANCHE IN ITALIA ?

 

LA CHIMERA MANGIA-SOLDI DELLA FUSIONE NUCLEARE       QUANTE RINNOVABILI SI POSSONO FARE ? IL CNR SPENDE PIU' PER IL FINTO NUCLEARE CHE PER LA BANCA DEL SEME AGRICOLO.

IL FUTURO H2 CHE NON SI VUOLE VEDERE

E' ASSURDO CONTINUARE A PENSARE DI GESTIRE A COSTI BASSI ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSI LA FUSIONE NUCLEARE QUANDO ESISTONO ENERGIE RINNOVABILI MOLTO più CONTROLLABILI ED EFFICIENTI A COSTI più BASSI, COME DIMOSTRA IL : https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_3131

 

           IL DOPPIO SACRILEGIO DELLA BESTEMMIA    

   RICETTA LIEVITO MADRE

RICAMBIO POLITICO BLOCCATO         

 

L'Ucraina in fiamme - Documentario di Igor Lopatonok Oliver Stone 2016 (sottotitoli italiano)

https://www.youtube.com/watch?v=2AKpsBF-bvo

"Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "Le prove raccolte delle atrocità commesse dall'esercito russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia", aggiunge, con il link al sito in inglese

https://war.ukraine.ua/russia-war-crimes/

 

 

 

Cosa c’entra il climate change con l’incidente al ghiacciaio della Marmolada?

 

Temperature di 10°C a 3.300 metri di altezza da giorni, anomalie termiche pronunciate da maggio. Sono questi i fattori alla base del crollo del seracco che ha travolto due cordate di alpinisti domenica 3 luglio sotto Punta Penia

 

crediti: Local Team

Il ghiacciaio della Marmolada si sta ritirando di 6 metri l’anno

(Rinnovabili.it) – Almeno 10 morti, 9 feriti e un disperso. È il bilancio provvisorio dell’incidente che ha coinvolto il 3 luglio due cordate di alpinisti nella zona di Punta Rocca, proprio sotto il ghiacciaio della Marmolada. Una parte del ghiacciaio è collassata per le temperature elevate, scivolando rapidamente a valle in una enorme valanga di ghiaccio, pietre e acqua fusa.

La dinamica dellincidente

Verso le 14 del 3 luglio ha ceduto un seracco del ghiacciaio della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti, tra Punta Rocca e Punta Penia a oltre 3000 metri di quota. La scarica che si è creata è stata imponente, alta 60 metri con un fronte largo circa 200, e ha investito un tratto della via normale per la cima di Punta Penia precipitando a 300 km/h.

Il punto di distacco del seracco è ben visibile in alto a destra. Crediti: Local Team.

Ogni ghiacciaio ha dei seracchi, blocchi di ghiaccio che assomigliano a dei pinnacoli e si formano con il movimento del corpo glaciale. Scorrendo verso il basso, il ghiacciaio incontra delle variazioni nella pendenza della montagna. Queste deformano il ghiacciaio e provocano la formazione di crepacci, che a loro volta danno luogo a delle “torri” di ghiaccio, i seracchi. Queste formazioni, seppur normali, sono per loro natura instabili. Tendono a cadere a valle, ricompattandosi con il resto del corpo glaciale, ed è difficile prevedere quando esattamente un evento del genere si può verificare.

Il climate change sul ghiacciaio della Marmolada

Il distacco del seracco dal ghiacciaio della Marmolada, con ogni probabilità, è stato facilitato e reso più rovinoso dal cambiamento climatico. Negli ultimi giorni, anche sulle cime di quel settore delle Dolomiti il termometro è salito regolarmente a 10°C. Ma è da maggio che si registrano anomalie termiche molto pronunciate.

Anomalie che investono tutto l’arco alpino. Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, 100 km più a nord-est, uno degli osservatori con le serie storiche più lunghe e affidabili della regione alpina ieri segnalava il quasi completo scioglimento del manto nevoso. Un dato che illustra molto bene quanto l’estate del 2022 sia eccezionale: lì la neve non si era mai sciolta prima del 13 agosto (capitò nel 1963 e nel caldissimo 2003).

Che legame c’è tra il crollo del seracco e le temperature elevate? Secondo la società meteorologica alpino-adriatica, “il ghiacciaio si è destabilizzato alla base a causa della grande disponibilità di acqua di fusione dopo settimane di temperature estremamente elevate e superiori alla media”. Il caldo ha accelerato lo scioglimento del ghiacciaio: “la lubrificazione dell’acqua alla base (o negli interstrati) e l’aumento della pressione nei crepacci pieni d’acqua sono probabilmente le cause principali di questo evento catastrofico”.

Normalmente, il ghiaccio sciolto – acqua di fusione – penetra fra gli strati di ghiaccio o direttamente sul fondo del ghiacciaio, incuneandosi tra massa glaciale e rocce sottostanti, per sgorgare poi al fondo della lingua glaciale. Questo processo “lubrifica” il ghiacciaio, accelerandone lo scivolamento, ma può anche creare delle “sacche” piene d’acqua che non trova uno sfogo e preme sul resto del ghiacciaio.

Come tutti gli altri ghiacciai alpini, anche il ghiacciaio della Marmolada è in veloce ritirata a causa del riscaldamento globale. L’ultima campagna di rilevazioni, condotta dal Comitato Glaciologico Italiano e da Arpa Veneto lo scorso agosto, ha segnalato un ritiro di 6 metri in appena 1 anno, mentre la perdita complessiva di volume raggiunge il 90% in 100 anni.

Il cambiamento climatico corre più veloce sulle Alpi che nel resto del pianeta, facendo delle terre alte uno dei settori più vulnerabili. Un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi si traduce in un innalzamento, sulle montagne italiane, di 1,8 gradi (con un margine d’errore di ±0,72°C). Superare i 2 gradi a livello globale significa invece Alpi 2,51°C più calde (±0,73°C). Ma durante i mesi estivi, l’aumento di temperatura è ancora più pronunciato e può arrivare, rispettivamente, a 2,09°C ±1,24°C e a 2,81°C ±1,23°C.

 

 

https://www.rinnovabili.it/ambiente/impatti-ambientali-delle-guerre/

 

 

 

 

 

LA STRAGE DI USTICA

«Il 22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9 Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede un’altra classica forma di missile. Le ricerche della società di Tolone vengono sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della commissione dei periti del Tribunale di Roma» si legge ancora nell’articolo.

«I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la Stella di Davide è intoccabile? – si domanda Lannes – Trascorrono tre anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese” e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è “lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa 93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in dotazione ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15, F16. Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9».

Lannes ha aggiunto particolari agghiaccianti. «Qualche anno fa – accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da due poliziotti della scorta della Polizia di Stato – ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e Monteleone quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall’autorità giudiziaria. Uno di essi (un ex ufficiale della Marina Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso un’imponente esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l’unità su cui era imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur essendo vicina al luogo di impatto del velivolo civile, ma ricevette l’ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex militari, già appartenenti all’Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di essi ha subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo in atto dall’Arma Azzurra».

 

 

IL VERO OBBIETTIVO DELLA MAFIA ESSERE LEGITTIMATA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

QUESTO LA HA FATTO LO GIURISPRUDENZA DELLA TRATTATIVA STATO MAFIA  CHE HA LEGITTIMATO DI FATTO LA MAFIA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

LA RESPONSABILITA' DEI SERVIZI SEGRETI NELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO , E PALESE.

I SERVIZI SEGRETI DIPENDONO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO


Dichiarazione di Giuliano AMATO

«Stragi del '92 con matrice oscura. Giusto l'intervento di Pisanu» - INTERVISTA

(02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Giovanni Bianconi - inserita il 02 luglio 2010 da 31

«Certo che il nostro è uno strano Paese», esordisce Giuliano Amato, presidente del Consiglio nel 1992 insanguinato dalle stragi di mafia, e dunque testimone diretto di quella drammatica stagione rievocata nella relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu.

Perché, presidente?

«Perché quando un personaggio di primissimo rango come Giulio Andreotti esce indenne da un lungo processo si dice che questo capita se si confonde la responsabilità penale con quella politica, mentre quando un presidente dell`Antimafia come Pisanu si sforza di cercare responsabilità politiche laddove non ne sono state individuate di penali gli si risponde che bisogna lasciar lavorare i giudici. Ma allora che bisogna fare?».

Secondo lei?

«Secondo me il lavoro di Pisanu è legittimo e prezioso, perché può aiutare la politica a cercare delle chiavi di lettura che non possono sempre venire dalla magistratura. E a trovare finalmente il giusto modo di affrontare la questione mafiosa. Provando a capire che cosa è accaduto in passato si può affrontare meglio anche il presente».

Il passato, in questo caso, sono le stragi del 1992 e 1993. Lei divenne capo del governo dopo la morte di Giovanni Falcone e prima di quella di Borsellino. Ha avuto la sensazione di «qualcosa di simile a una trattativa», come dice Pisanu?

«Sinceramente no. L`ho detto anche ai procuratori di Caltanissetta quando mi hanno interrogato.
Io in quelle settimane ero molto impegnato ad affrontare l`emergenza economico-finanziaria, dovevamo fare una manovra da 30.000 miliardi di lire per il`92 e impostare quella del `93. La strage di via D`Amelio ci colse nel pieno dei vertici economici internazionali.
Ricordo però che dopo quel drammatico avvenimento ebbi quasi un ordine da Martelli, quello di far approvare subito il decreto-legge sul carcere duro per i mafiosi varato dopo l`eccidio di Capaci. Andai di sera dal presidente del Senato Spadolini, ed ottenni una calendarizzazione ad horas del provvedimento».

Dei contatti tra alcuni ufficiali del Ros dei carabinieri e l`ex sindaco mafioso di Palermo Ciancimino lei sapeva qualcosa, all`epoca?

«No, però voglio dire una cosa. Che ci sia stato un certo lavorio di qualche apparato a livello inferiore è possibile, ma pensare che dei contatti poco chiari potessero avere una sponda in Nicola Mancino che era stato appena nominato ministro dell`Interno è un ipotesi che considero offensiva, in primo luogo per lo stesso Mancino. Sulle ragioni della sua nomina è Arnaldo Forlani che può fare chiarezza».

Perché?

«Perché la Dc di cui allora era segretario decise, o fu spinta a decidere, che bisognava tagliare Gava dal governo. Ma a Gava bisognava comunque trovare una via d`uscita onorevole, individuata nella presidenza del gruppo al Senato che era di Mancino».

L`ex presidente del Consiglio Ciampi ha ripetuto che dopo le stragi del '93 lui, da Palazzo Chigi, ebbe timore di un colpo di Stato. Lei pensò qualcosa di simile, nello stesso posto, dopo le bombe del '92?

«No, ma del resto non ebbi timori di quel genere nemmeno dopo le stragi degli anni Settanta. All`indomani di via D`Amelio non ebbi allarmi particolari dal ministro dell`Interno, né dal capo della polizia Parisi o da quelli dei servizi segreti. Parisi lo trovai ai funerali di Borsellino, dove io e il presidente Scalfaro subimmo quasi un`aggressione e avemmo difficoltà ad entrare in chiesa.
Ma attribuimmo l`episodio alla rabbia contro lo Stato che non era riuscito ad evitare quella morte. Il problema che ancora oggi resta insoluto è la vera matrice di quelle stragi».

Che intende dire?

«Che per la mafia furono un pessimo affare. Non solo quella di via D`Amelio, dopo la quale Martelli applicò immediatamente il regime di carcere duro a centinaia di boss, ma anche quella di Capaci. Certo, Falcone era un nemico, ma in quel momento un`impresa economico-criminale come Cosa Nostra avrebbe avuto tutto l`interesse a stare lontana dai riflettori, anziché accenderli con quella manifestazione di violenza. Quali interessi vitali dell`organizzazione mafiosa stava mettendo in pericolo, Falcone?
La spiegazione che volevano eliminare un magistrato integerrimo, come lui o come Borsellino, è troppo semplice. In ogni caso potevano ucciderlo con modalità meno eclatanti, come hanno fatto in altre occasioni. Invece vollero colpire lui e insieme lo Stato, imponendo una devastante dimostrazione di potere».

Chi può esserci allora, oltre a Cosa nostra, dietro gli attentati che per la mafia furono controproducenti?

«Purtroppo non lo sappiamo, ma è questa la domanda-chiave a cui dovremmo trovare la risposta. Perché vede, per le stragi degli anni Settanta si sono trovate molte spiegazioni; compresa quella che sosteneva il prefetto Parisi, il quale immaginava un ruolo dei servizi segreti israeliani per punire la politica estera italiana sul versante palestinese. E per le stragi del 1993 io trovo abbastanza convincente la tesi di una ritorsione per il carcere duro affibbiato a tanti boss e soprattutto al loro capo, Riina, arrestato all`inizio dell`anno. Per quelle del`92, invece, non riesco a immaginare motivazioni mafiose sufficienti a superare le ripercussioni negative. E questo conferma l`ipotesi di qualche condizionamento esterno rispetto ai vertici di Cosa nostra.
Perciò ha ragione Pisanu a interrogarsi e chiedere di fare luce».

Anche laddove i magistrati non riescono ad arrivare?

«Ma certo. Noi siamo arrivati al limite del giuridicamente accettabile con il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che io condivido ma che faccio fatica a spiegare all`estero.
Al di là di quel reato, però, non ci sono solo i boy scout; possono esistere rapporti pericolosi, magari meno diretti o meno importanti, ma pur sempre rapporti. E di questi dovrebbe occuparsi la politica, prima dei magistrati».

Infatti Andreotti e Cossiga, agli ordini  di Henry Kissinger,  se ne interessarono con Delle Chiaie che rappresentava un estremismo di destra che teneva rapporti con la mafia di Rejna , secondo Lo Cicero.

 

 

 

CARO PIERO ANGELA UOMO DI STATO

 

 

 

ESPERIENZA STORICA DELL'ARROGANZA DELLA FIAT

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2022/07/watchfolder-tgr-piemonte-web-de-ponte-auto-elettrica-vl-tg1tgp2mxf-5f9b9ee5-2a7f-4d92-81c5-52a913e172bc.html

 

 

Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks

di Stefania Maurizi

PERCHE'  IL PRESIDENTE BIDEN NON GRAZIA ASSANGE dimostrando di essere migliore dei suoi predecessori ?

 

 FATTI NO BLA BLA BLA  DELLA STAMPA PER CONDIZIONARE LA VITA DELLE PERSONE CHE NON PENSANO PRIMA DI AGIRE

LE NON RISPOSTE DI DRAGHI E CINGOLANI DOCUMENTATE DA REPORT

 

QUALE E' LA VERITA' SUI MANDANTI DELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO ?

Era il 23 maggio del 1992 quando Giovanni Falcone guidava la Fiat Croma della sua scorta che lo accompagnava dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo.

Assieme a lui c’erano la moglie Francesca Morvillo, e l’autista Giuseppe Costanza che quel giorno sedeva dietro.

Nel corteo delle auto che accompagnano il magistrato palermitano c’erano anche altre due auto, la Fiat Croma marrone sulla quale viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e la Fiat Croma azzurra sulla quale erano presenti gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Alle 17:57 circa, secondo la ricostruzione della versione ufficiale, viene azionato da Giovanni Brusca il telecomando della bomba posta sotto il viadotto autostradale nel quale passava il giudice Falcone.

La prima auto, quella degli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo viene sbalzata in un campo di ulivi che si trovava vicino alla carreggiata. Muoiono tutti sul colpo.

L’auto di Falcone e di sua moglie Francesca viene investita da una pioggia di detriti e l’impatto tremendo scaglia entrambi contro il parabrezza della macchina.

In quel momento sono ancora vivi, ma le ferite riportate sono molto gravi ed entrambi moriranno nelle ore successive all’ospedale.

L’autista Giuseppe Costanza sopravvive miracolosamente alla strage ed è ancora oggi vivo.

Mai in Italia la mafia era riuscita ad eseguire una operazione così clamorosa e così ben congegnata tale da far pensare ad un coinvolgimento di apparati terroristici e militari che andavano ben oltre le capacità di Cosa Nostra.

Capaci è una strage unica probabilmente anche a livello internazionale. Fu fatta saltare un’autostrada con 200 kg di esplosivo da cava. Appare impossibile pensare che furono soltanto uomini come Giovanni Brusca o piuttosto Totò Riina soprannominato Totò U Curtu potessero realizzare qualcosa del genere.

Impossibile anche che nessuno si sia accorto di come nei giorni precedenti sia stata portata una quantità considerevole di esplosivo sotto l’autostrada senza che nessuno notasse nulla.

È alquanto probabile che gli attentatori abbiano utilizzato dei mezzi pesanti per trasportare il tritolo e il T4 utilizzati per preparare l’ordigno.

Il via vai di mezzi deve essere stato frequente ed è difficile pensare che questo passaggio non sia stato notato da nessuno nelle aree circostanti.

Così come è impossibile che gli attentatori sapessero l’ora esatta in cui Falcone sarebbe sbarcato a Palermo senza avere una qualche fonte dall’interno che li informasse dei movimenti e degli spostamenti del magistrato.

Capaci per tutte le sue caratteristiche quindi è un evento che appare del tutto inattuabile senza il coinvolgimento di elementi infedeli presenti nelle istituzioni che diedero agli attentatori le informazioni necessarie per eseguire la strage.

Senza i primi, è impossibile sapere chi sono i veri mandanti occulti dell’eccidio che è costato la vita a 5 persone e che sconvolse l’Italia.

E per poter comprendere quali siano questi mandanti occulti è necessario guardare a cosa stava lavorando Falcone nelle sue ultime settimane di vita.

Senza posare lo sguardo su questo intervallo temporale, non possiamo comprendere nulla di quello che accadde in quei tragici giorni.

La stampa nostrana sono trent’anni che ci offre una ricostruzione edulcorata e distorta della strage di Capaci.

Ci vengono mostrate a ripetizione le immagini di Giovanni Brusca. Ci è stato detto tutto sulla teoria strampalata che vedrebbe Silvio Berlusconi tra i mandanti occulti dell’attentato, teoria che pare aver trovato una certa fortuna tra gli allievi liberali montanelliani, quali Peter Gomez e Marco Travaglio.

Non ci viene detto nulla però su ciò che stava facendo davvero Giovanni Falcone prima di morire.

L’indagine di Falcone sui fondi neri del PCI

All’epoca dei fatti, Falcone era direttore generale degli affari penali, incarico che aveva ricevuto dall’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli.

Nei mesi prima di Capaci, Falcone riceve una vera e propria richiesta di aiuto da parte di Francesco Cossiga, presidente della Repubblica.

Cossiga chiede a Falcone di fare luce sulla marea di fondi neri che erano piovuti da Mosca dal dopoguerra in poi nelle casse dell’ex partito comunista italiano.

Si parla di somme da capogiro pari a 989 miliardi di lire che sono transitati dalle casse del PCUS, il partito comunista dell’Unione Sovietica, a quelle del PCI.

La politica del PCUS era quella di finanziare e coordinare le attività dei partiti comunisti fratelli per diffondere ed espandere ovunque l’influenza del pensiero marxista e leninista e dell’URSS che si dichiarava custode di quella ideologia.

Questa storia è raccontata dettagliatamente in un avvincente libro intitolato "Il viaggio di Falcone a Mosca" firmato da Francesco Bigazzi e da Valentin Stepankov, il procuratore russo che stava collaborando con Falcone prima di essere ucciso.

Il sistema di finanziamento del PCUS era piuttosto complesso e spesso si rischia di perdersi in un fitto dedalo di passaggi e sottopassaggi nei quali è spesso difficile comprendere dove siano finiti effettivamente i fondi.

I finanziamenti erano erogati dal partito comunista sovietico agli altri suoi satelliti nel mondo e di questo c’è traccia nelle carte esaminate da Stepankov.

Ricevevano fondi il partito comunista francese e persino il partito comunista americano rappresentato da Gus Hall che a Mosca assicurava tutto il suo impegno contro l’imperialismo americano portato avanti da Ronald Reagan.

Il partito comunista italiano era però quello che riceveva la quantità di fondi più ingenti perché questo era il partito comunista più forte d’Occidente ed era necessario nell’ottica di Mosca assicurargli un costante sostegno per tenera aperta la possibilità di spostare l’Italia dall’orbita del patto Atlantico a quella del patto di Varsavia.

Una eventualità che se fosse mai avvenuta avrebbe provocato non solo la probabile fine della stessa NATO ma anche un probabile conflitto tra Washington e Mosca che si contendevano un Paese fondamentale, allora come oggi, per gli equilibri dell’Europa e del mondo.

Ed è in questa ottica che va vista la strategia della tensione ispirata e attuata da ambienti atlantici per impedire che Roma si avvicinasse troppo a Mosca.

Nell’ottica di questa strategia era necessario colpire la popolazione civile attraverso gruppi terroristici, ad esempio le Brigate Rosse, infiltrati da ambienti dell’intelligence americana per eseguire azioni clamorose, su tutte il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

Il sangue versato dall’Italia nel dopoguerra per volontà del cosiddetto stato profondo di Washington è stato versato per impedire all’Italia di intraprendere un cammino politico che avrebbe potuto allontanarla troppo dalla sfera di dominio Euro-Atlantica non tanto per approdare in quella sovietica, ma piuttosto, secondo la visione di Moro, nel campo dei Paesi non allineati né con un blocco né con l’altro.

Nel 1992 questo mondo era già crollato e non esisteva più la cosiddetta minaccia sovietica. A Mosca regnava il caos. Una epoca era finita e l’URSS era crollata non per via della sua struttura elefantiaca, come pretende di far credere una certa vulgata atlantista, ma semplicemente perché si era deciso di demolirla dall’interno.

La perestrojka, termine russo che sta per ristrutturazione, di cui l’ex segretario del PCUS, Gorbachev, fu un convinto sostenitore fu ciò che preparò il terreno alla caduta del blocco sovietico.

Gorbachev era ed è un personaggio molto vicino agli ambienti del globalismo che contano e fu uno dei primi sovietici ad essere elogiato e sostenuto dal gruppo Bilderberg che nel 1987 guarda con vivo interesse e ammirazione alla sua apertura al mondo Occidentale.

Al Bilderberg c’è il gotha della società mondiale in ogni sua derivazione politica, economica, finanziaria e ovviamente mediatica senza la quale sarebbe stato impossibile perseguire i piani di questa struttura paragovernativa internazionale.

Uno dei membri di spicco di questo club, David Rockefeller, ringraziò calorosamente alcuni anni dopo gli esponenti della stampa mondiale, soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto le attività di questa società segreta che senza il silenzio dei media non sarebbe mai riuscita a portare avanti indisturbata i suoi piani.

Nella visione di questi ambienti, l’URSS, di cui, sia chiaro, non si ha nostalgia, era comunque diventata ingombrante e doveva essere rimossa.

Il segretario del partito comunista, Gorbachev, attraverso le sue “riforme” ebbe un ruolo del tutto fondamentale nell’ambito del raggiungimento di questo obbiettivo.

I signori del Bilderberg avevano deciso che gli anni 90 avrebbero dovuto essere gli anni della globalizzazione e della concentrazione di un potere mai visto nelle mani della NATO che per poter avvenire doveva passare dall’eliminazione del blocco opposto, quello dell’Unione Sovietica.

Il crollo dell’URSS ebbe un impatto devastante sulla società post-sovietica russa. Moltissimi dirigenti, 1746, si tolsero la vita. Un numero di morti per suicidio che non trova probabilmente emuli nella storia politica recente di nessun Paese.

Alcuni suicidi furono piuttosto anomali e si pensò che alcuni influenti notabili di Mosca in realtà siano stati suicidati per non far trapelare le verità scomode che sapevano riguardano ai finanziamenti del partito.

A Mosca era iniziato il grande saccheggio e le svendite di tutto quello che era il patrimonio pubblico dello Stato.

L’URSS era uscita dall’era della proprietà collettivizzata per entrare in quella del neoliberismo più feroce e selvaggio così come avvenne per gli altri Paesi dell’Europa Orientale che furono messi all’asta e comprati da corporation angloamericane.

Il procuratore russo Stepankov voleva far luce sulla enorme quantità di soldi che era uscita dalle casse del partito. Voleva capire dove fosse finito tutto questo denaro e come esso fosse stato speso.

Per fare questo, chiese assistenza all’Italia e il presidente Cossiga girò questa richiesta di aiuto all’allora direttore generale degli affari penali, Giovanni Falcone.

Falcone accettò con entusiasmo e ricevette a Roma nel suo ufficio il procuratore Stepankov per avviare quella collaborazione, inedita dal secondo dopoguerra in poi, tra l’Italia e la neonata federazione russa.

Al loro primo incontro, Falcone e Stepankov si piacciono subito. Entrambi si riconoscono una integrità e una determinazione indispensabili per degli inquirenti determinati a comprendere cosa fosse accaduto con quella enorme quantità di denaro che aveva lasciato Mosca per finire in Italia.

I fondi venivano stanziati in dollari e poi convertiti in lire ma per poter completare questo passaggio era necessaria l’assistenza di un’altra parte, che Falcone riteneva essere la mafia che in questo caso avrebbe agito in stretto contatto con l’ex PCI.

I legami tra PCI e mafia non sono stati nemmeno sfiorati dai media mainstream italiani. La sinistra progressista si è attribuita una sorta di primato morale nella lotta alla mafia quando questa storia e questa indagine rivelano invece una sua profonda contiguità con il fenomeno mafioso.

L’indagine di Falcone rischiava di mandare a monte il piano di Mani Pulite

Giovanni Falcone era determinato a fare luce su questi legami, ma non fece in tempo. Una volta iniziata la sua collaborazione con Stepankov la sua vita fu stroncata brutalmente nella strage di Capaci.

Era in programma un viaggio del magistrato nei primi giorni di giugno a Mosca per continuare la collaborazione con Stepankov.

Il giudice si stava avvicinando ad una verità scabrosa che avrebbe potuto travolgere l’allora PDS che aveva abbandonato la falce e martello del partito comunista due anni prima nella svolta della Bolognina inaugurata da Achille Occhetto.

Il PCI si stava tramutando in una versione del partito democratico liberal progressista molto simile a quella del partito democratico americano.

Il processo di conversione era già iniziato anni prima quando a Washington iniziò a recarsi sempre più spesso Giorgio Napolitano che divenne un interlocutore privilegiato degli ambienti che contano negli Stati Uniti, soprattutto quelli sionisti e atlantisti.

A Washington avevano già deciso probabilmente in quegli anni che doveva essere il nuovo partito post-comunista a trascinare l’Italia nel girone infernale della globalizzazione.

Il 1992 fu molto di più che l’anno della caccia alle streghe giudiziaria. Il 1992 fu una operazione internazionale decisa nei circoli del potere anglo-sionista che aveva deciso di liberarsi di una classe politica che, seppur con tutti i suoi limiti, aveva saputo in diverse occasioni contenere l’atlantismo esasperato e aveva saputo esercitare la sua sovranità come accaduto a Sigonella nel 1984 e come accaduto anche con l’omicidio di Aldo Moro, che pagò con la vita la decisione di voler rendere indipendente l’Italia dall’influenza di questi centri di potere transnazionali.

Il copione era quindi già scritto. Il pool di Mani Pulite agì come un cecchino. Tutti i partiti vennero travolti dalle inchieste giudiziarie e tutti finirono sotto la gogna mediatica della pioggia di avvisi di garanzia che in quel clima da linciaggio popolare equivalevano ad una condanna anticipata.

Il PSI di Craxi fu distrutto così come la DC di Andreotti. Tutti vennero colpiti ma le inchieste lasciarono, “casualmente”, intatto il PDS.

Eppure era abbastanza nota la corruzione delle cosiddette cooperative rosse, così come era nota la corruttela che c’era nel partito comunista italiano che riceveva fondi da una potenza straniera, allora nemica, e poi li riciclava attraverso la probabile assistenza di organizzazioni mafiose.

Questa era l’ipotesi investigativa alla quale stava lavorando Giovanni Falcone e questa era la stessa ipotesi che subito dopo raccolse Paolo Borsellino, suo fraterno amico e magistrato ucciso soltanto 55 giorni dopo a via d’Amelio.

Mai la mafia era giunta a tanto, e non era giunta a tanto perché non era nelle sue possibilità. C’è un unico filo rosso che lega queste due stragi e questo filo rosso porta fuori dai confini nazionali.

Porta direttamente in quei centri di potere che avevano deciso che tutta la ricchezza dell’industria pubblica italiana fosse smantellata per essere portata in dote alla finanza anglosionista.

Questi stessi centri di potere globali avevano deciso anche che dovesse essere il nuovo PDS a proseguire lo smantellamento dell’economia italiana attraverso la sua adesione alla moneta unica.

E fu effettivamente così, salvo la parentesi berlusconiana del 94. Il PDS portò l’Italia sul patibolo dell’euro e di Maastricht e privò della sovranità monetaria il Paese agganciandola alla palla al piede della moneta unica, arma della finanza internazionale.

E fu il turbare di questi equilibri che portò alla prematura morte dei magistrati Falcone e Borsellino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano messo le mani sui fili dell’alta tensione. Quelli di un potere così forte che fa impallidire la mafia.

I due brillanti giudici sapevano che il fenomeno mafioso non poteva essere compreso se non si guardava al piano superiore, che era quello costituito dalla massoneria e dal potere finanziario.

Cosa Nostra e le altre organizzazioni sono solamente della manovalanza di un potere senza volto molto più potente.

È questa la verità che non viene raccontata agli italiani che ogni anno quando si celebrano queste stragi vengono sommersi da un fiume di retorica o da una scadente cinematografia di regime che mai sfiora la verità su quanto accaduto in quegli anni e mai sfiora il vero potere che eseguì il colpo di Stato del 1992 e che insanguinò l’Italia nello stesso anno.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due figure che vanno ricordate non solo per il loro eroismo, ma per la loro ferma volontà e determinazione nel fare il loro mestiere, anche se questo voleva dire pagare con la propria vita.

Lo fecero fino in fondo sapendo di sfidare un potere enormemente più forte di loro. Sapevano che in gioco c’erano equilibri internazionali e destini decisi da uomini seduti nei consigli di amministrazione di banche e corporation che erano i veri registi della mafia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati perché sono due eroi italiani che si sono opposti a ciò che il Nuovo Ordine Mondiale aveva deciso per l’Italia e pur di farlo non hanno esitato a sacrificare la loro vita.

Oggi, trent’anni dopo, sembra che stiano per chiudersi i conti con quanto accaduto nel 1992 e l’Italia sembra più vicina all’avvio di una nuova fase della sua storia, una nella quale potrebbe esserci la seria possibilità di avere una sovranità e una indipendenza come non la si è avuta dal 1945 in poi.

 

 

 

Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati
multe autovelox

La Cassazione ha confermato che anche gli autovelox posti sulle pattuglie delle varie forze dell’ordine devono essere adeguatamente segnalati.
Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati

AUTOVELOX MOBILI - Subire una multa per eccesso di velocità non è certamente piacevole, soprattutto perché questo comporta la necessità di dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista. Ci sono però delle situazioni in cui la sanzione può essere ritenuta non valida e quindi annullata, come indicata da una recente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. Che ha così chiarito i dubbi su cosa può accadere nel caso in cui l’autovelox presente in un tratto di strada non sia opportunamente segnalato: l’obbligo è valido anche per gli autovelox mobili montati sulle auto della polizia.

UNA LUNGA TRAFILA LEGALE - La vicenda trae origine da un’automobilista di Feltre (Belluno) aveva subito sei anni fa una multa per eccesso di velocità dopo essere stato sorpreso a 85 km/h in un tratto di strada in cui il limite era invece di 70 m/h. Una pattuglia della polizia presente sul posto dotata di autovelox Scout Speed aveva provveduto a sanzionarlo. L’uomo era però convinto di avere subito un’ingiustizia e aveva così deciso di fare ricorso. Alla fine, nonostante la trafila sia stata particolarmente lunga, è stato proprio il conducente a vincere fino ad arrivare alla sentenza della Cassazione emessa pochi giorni fa.

LA SENTENZA - Nella quale si legge: "In attuazione del generale obbligo di preventiva e ben visibile segnalazione, contempla la possibilità di installare sulle autovetture dotate del dispositivo Scout Speed messaggi luminosi contenenti l'iscrizione “controllo velocità” o “rilevamento della velocità”, visibili sia frontalmente che da tergo. Molteplici possibilità di impiego e segnalazione sono correlate alle caratteristiche della postazione, fissa o mobile, sicché non può dedursi alcuna interferenza negativa che possa giustificare, avuto riguardo alle caratteristiche tecniche della strumentazione impiegata nella postazione di controllo mobile, l'esonero dall'obbligo della preventiva segnalazione".

 

  

COSTITUENDA ASSOCIAZIONE:

NO-ISIS.cloud

www.no-isis.cloud

per non fare diventare l'ITALIA un'hotspot europeo dell'immigrazione in quanto bisogna resistere come italiani nel nostro paese dando agli immigrati un messaggio forte e chiaro : ogni paese puo' svilupparsi basta impegnarsi per farlo con le risorse disponibili e l'intelligenza , che significa adattamento nel superare le difficolta'.

Inventarsi un lavoro invece che fare l'elemosina.

Quanti miracoli ha fatto Maometto rispetto a Gesu' ?

SI ACCETTANO ISCRIZIONI :

 

scrivere a :

mailto:no-isis@outlook.con

@mbnoisis

www.facebook.com/No-isiscloud-1713403432283317/

obiettivi:

1) esame d'italiano e storia italiana per gli immigrati

2) lavori socialmente utili

3) pulizia e cucina autonoma

3 gennaio 1917, Suor Lucia nel Terzo segreto di Fatima: Il sangue dei martiri cristiani non smetterà mai di sgorgare per irrigare la terra e far germogliare il seme del Vangelo.  Scrive suor Lucia: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. interpretazione del Terzo segreto di Fatima era già stata offerta dalla stessa Suor Lucia in una lettera a Papa Wojtyla del 12 maggio 1982. In essa dice:  «La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no [si ascolteranno le mie richieste la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917). La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, etc.”. Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, etc. E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».

Le storie degli immigrati occupanti che cercano di farsi mantenere insieme alle loro famiglie , non lavoro come gli immigrati italiani all'estero:

1)  Mi trovavo all'opedale per prenotare una visita delicata , mentre stato parlando con l'infermiera, una donna mi disse di sbrigarmi : era di colore.

2) Mi trovavo in C,vittorio ang V.CARLO ALBERTO a Torino, stavo dando dei soldi ad un bianco che suonava una fisarmonica accanto ai suoi pacchi, arriva un nero in bici e me li chiede

3) Ero su un bus turistico e' salito un nero ha spostato la roba che occupava i primi posti e si e' messo lui

4) Ero in un team di startup che doveva fare proposte a TIM usando strumenti della stessa la minoranza mussulmana ha imposto di prima vedere gli strumenti e poi fare le proposte: molto innovativo !

5) FINO A QUANDO I MUSSULMANI NON ACCETTANO LA PARITA' UOMO DONNA , ANCHE SE LO SCRIVE IL CORANO E' SBAGLIATO. E' INACCETTABILE QUESTO PRINCIPIO CHE CI PORTA INDIETRO.

6) perche' lITALIA deve accogliere tutti ? anche gli alberghi possono rifiutare clienti .

7) Immigrazione ed economia sono interconnesse in quanto spostano pil fuori dal paese.

8) Gli extracomunitari ti entrano in casa senza chiedere permesso. Non solo desiderano la roba d altri ma la prendono.
Forse il primo insegnamento sarebbe il rispetto della liberta' altrui.

 

09.01.19

Tutti i nulllafacenti immigrati Boeri dice che ne abbiamo bisogno : per cosa ? per mantenerli ?

04.02.17l

L'ISIS secondo me sta facendo delle prove di attentato con l'obiettivo del Vaticano con un attacco simultaneo da terra con la tecnica dei camion e dal cielo con aerei come a NY l'11.09.11.

Riforma sostenuta da una maggioranza trasversale: «Non razzismo, ma realismo» Case Atc agli immigrati La Regione Piemonte cambia le regole Gli attuali criteri per le assegnazioni penalizzano gli italiani .

Screening pagato dalla Regione e affidato alle Molinette Nel Centro di Settimo esami contro la Tbc “Controlli da marzo” Tra i profughi in arrivo aumentano i casi di scabbia In sei mesi sono state curate un migliaio di persone.

Il Piemonte è la quarta regione italiana per numero di richiedenti asilo. E gli arrivi sono destinati ad aumentare. L’assessora Cerutti: “Un sistema che da emergenza si sta trasformando in strutturale”. Coinvolgere maggiormente i Comuni.In Piemonte ci sono 14.080 migranti e il flusso non accenna ad arrestarsi: nel primo mese del 2017 sono già sbarcati in Italia 9.425 richiedenti asilo, in confronto ai 6030 dello scorso anno e ai 3.813 del 2015. Insomma, serve un piano. A illustrarlo è l’assessora all’Immigrazione della Regione Monica Cerutti, che spiega come la rete di accoglienza in questi anni sia radicalmente cambiata, trasformando il sistema «da emergenziale a strutturale».

La Regione punta su formazione e compensazioni mentre aumentano i riconoscimenti In Piemonte 14 mila migranti Solo 1200 nella rete dei Comuni A Una minoranza inserita in progetti di accoglienza gestiti dagli enti locali umentano i riconoscimenti delle commissioni prefettizie, meno rigide rispetto al passato prossimo: la tendenza si è invertita, le domande accolte sono il 60% rispetto al 40% dei rigetti. Non aumenta, invece, la disponibilità a progetti di accoglienza e di integrazione da parte dei Comuni. Stando ai dati aggiornati forniti dalla Regione, si rileva che rispetto ai 14 mila migranti oggi presenti in Piemonte quelli inseriti nel sistema Sprar - gestito direttamente dai Comuni - non superano i 1.200. Il resto lo troviamo nelle strutture temporanee sotto controllo dalle Prefetture. Per rendere l’idea, nella nostra regione i Comuni sono 1.2016. La trincea dei Comuni Un bilancio che impensierisce la Regione, alle prese con resistenze più o meno velate da parte degli enti locali: il termometro di un malumore, o semplicemente di indifferenza, che impone un lavoro capillare di convincimento. «Di accompagnamento, di compensazione e prima ancora di informazione contro la disinformazione e certe strumentalizzazioni politiche», - ha precisato l’assessora Monica Cerutti riepilogando le azioni previste nel piano per regionale per l’immigrazione. A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Lega Nord nella persona del consigliere regionale Alessandro Benvenuto: «Non esistono paure da disinnescare ma necessità da soddisfare sia in termini di sicurezza e controllo del territorio, sia dal punto di vista degli investimenti. Il Piemonte ha di per sé ben poche risorse, che andrebbero utilizzate per creare lavoro e risolvere i problemi che attanagliano i piemontesi, prima di essere adoperate per far fare un salto di qualità all’accoglienza». Progetti di accoglienza Tre i progetti in campo: «Vesta» (ha come obiettivo il miglioramento dei servizi pubblici che si relazionano con i cittadini di Paesi terzi), “Petrarca” (si occupa di realizzare un piano regionale per la formazione civico linguistica), “Piemonte contro le discriminazioni” (percorsi di formazione e di inclusione volti a prevenire le discriminazioni). Inoltre la Regione ha attivato con il Viminale un progetto per favorire lo sviluppo delle economie locali sostenendo politiche pubbliche rivolte ai giovani ivoriani e senegalesi. Più riconoscimenti Come si premetteva, aumentano i riconoscimenti: 297 le domande accolte dalla Commissione di Torino nel periodo ottobre-dicembre 2016 (status di rifugiato, protezione sussidiaria e umanitaria); 210 i rigetti. In tutto i convocati erano mille: gli altri o attendono o non si sono presentati. I tempi della valutazione, invece, restano lunghi: un paio di anni, considerando anche i ricorsi. Sul fronte dell’assistenza sanitaria e della prevenzione, si pensa di replicare nel Centro di Castel D’Annone, in provincia di Asti, lo screening contro la tubercolosi che dal marzo sarà attivato al Centro Fenoglio di Settimo con il concorso di Regione, Croce Rossa e Centro di Radiologia Mobile delle Molinette.

INTANTO :«Non sono ipotizzabili anticipazioni di risorse» per l’asilo che Spina 3 attende dal 2009. La lunga attesa aveva fatto protestare molti residenti e c’era chi già stava perdendo le speranze. Ma in Circoscrizione 4, in risposta a un’interpellanza del consigliere della Lega Carlo Morando, il Comune ha messo nero su bianco che i fondi dei privati per permettere la costruzione dell’asilo non ci sono. Quella di via Verolengo resta una promessa non rispettata. Con la crisi immobiliare, la società Cinque Cerchi ha rinunciato a costruire una parte dei palazzi e gli oneri di urbanizzazione versati, spiegò mesi fa l’ex assessore Lorusso, erano andati per la costruzione del tunnel di corso Mortara. Ad ottobre c’è stata una nuova riunione. L’esito è stata la fumata nera da parte dei privati. «Sarà necessario che la progettazione e la realizzazione dell’opera vengano curate direttamente dalla Città di Torino», scrive il Comune nella sua risposta. Senza specificare come e dove verranno reperiti i fondi necessari, né quando si partirà.

 

Tunisia. Frattini: "Proporremo immigrazione circolare" - Il portale dell ...

www.stranieriinitalia.it/.../tunisia-frattini-qproporremo-immigrazione-circolareq.html

1.                           

20 gen 2011 - L'immigrazione "circolare" è quella in cui i migranti, dopo un certo periodo di lavoro all'estero, tornano nei loro Paesi d'origine. Un sistema più ...

Tutto è iniziato quando è stato chiuso il bar. I 60 stranieri che erano a bordo del traghetto Tirrenia diretto a Napoli volevano continuare a bere. L’obiettivo era sbronzarsi e far scoppiare il caos sulla nave. Lo hanno fatto ugualmente, trasformando il viaggio in un incubo anche per gli altri 200 passeggeri. In mezzo al mare, nel cuore della notte, è successo di tutto: litigi, urla, botte, un tentativo di assalto al bancone chiuso, molestie ai danni di alcuni viaggiatori e persino un’incursione tra le cuccette. La situazione è tornata alla calma soltanto all’alba, poco prima dell’ormeggio, quando i protagonisti di questa interminabile notte brava hanno visto che sulle banchine del porto di Napoli erano già schierate le pattuglie della polizia. Nella nave Janas partita da Cagliari lunedì sera dalla Sardegna era stato imbarcato un gruppo di nordafricani che nei giorni scorsi aveva ricevuto il decreto di espulsione. Una trentina di persone, alle quali si sono aggiunti anche altri immigrati nordafricani. E così a bordo è scoppiato il caos. Il personale di bordo ha provato a riportare la calma ma la situazione è subito degenerata. Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati. All’arrivo a Napoli, il traghetto è stato bloccato dagli agenti della Questura di Napoli che per tutta la giornata sono rimasti a bordo per identificare gli stranieri che hanno scatenato il caos in mezzo al mare e per ricostruire bene l’episodio. «Il viaggio del gruppo è stato effettuato secondo le procedure previste dalla legge, implementate dalle autorità di sicurezza di Cagliari – si limita a spiegare la Tirrenia - La compagnia, come sempre in questi casi, ha destinato ai passeggeri stranieri un’area della nave, a garanzia della sicurezza dei passeggeri, non essendo il gruppo accompagnato  dalle forze di polizia. Contrariamente a quanto avvenuto in passato, il gruppo ha creato problemi a bordo per tensioni al suo interno che poi si sono ripercosse sui passeggeri». A bordo del traghetto gli agenti della questura di Napoli hanno lavorato per quasi 12 ore e hanno acquisito anche le telecamere della videosorveglianza della nave. Nel frattempo sono scoppiate le polemiche. «I protagonisti di questo caos non sono da scambiare con i profughi richiedenti asilo - commenta il segretario del Sap di Cagliari, Luca Agati - La verità è che con gli sbarchi dal Nord Africa, a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, arrivano poco di buono, giovani convinti di poter fare cio’ che vogliono una volta ottenuto il foglio di espulsione, che di fatto è un lasciapassare che garantisce loro la libertà di delinquere in Italia. Cosa deve accadere per far comprendere che va trovata una soluzione definitiva alla questione delle espulsioni?»  In ostaggio per ore Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati, che hanno trasformato il viaggio in un incubo per gli altri 200 passeggeri  21.02.17

Istituto comprensivo Regio Parco La crisi spegne la musica in classe Le famiglie non pagano la retta da 10 euro al mese: a rischio il progetto lanciato da Abbado, mentre la Regione Piemonte finanzia un progetto per insegnare ai bambini italiani la lingua degli immigrati non viceversa.

 Qui Foggia Gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono in container di appena 24 mq Qui Messina Nei rioni Fondo Fucile e Camaro San Paolo le baracche aumentano di anno in anno Donne e bambini Nei rioni nati dopo il sisma le case sono coperte da tetti precari, spesso di Eternit Qui Lamezia Terme Oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica a cielo aperto  Qui Brescia Nelle casette di San Polino le decine di famiglie abitano prefabbricati fatiscenti Da Brescia a Foggia, da Lamezia a Messina. Oltre 50 mila italiani vivono in abitazioni di fortuna. Tra amianto, topi e rassegnazione Caterina ha 64 anni e tenacia da vendere. Con gli occhi liquidi guarda il tetto di amianto sopra la sua testa: «Sono stata operata due volte di tumore, è colpa di questo maledetto Eternit». Indossa una vestaglia a righe bianche e blu. «Vivo qui da vent’anni. D’estate si soffoca, d’inverno si gela, piove in casa e l’umidità bagna i vestiti nei cassetti. Il dottore mi ha detto di andare via. Ma dove?». In fondo alla strada abita Concetta, che tra topi e lamiere trova la forza di sorridere: «A ogni campagna elettorale i politici ci promettono case popolari, ma una volta eletti si dimenticano di noi. Sono certa che morirò senza aver realizzato il mio sogno: un balcone dove stendere la biancheria». Antonio invece no, lui non ride. Digrigna i denti rimasti: «Gli altri li ho persi per colpa della rabbia. In due anni qui sono diventato brutto, mi vergogno». Slum, favela, bidonville: Paese che vai, emarginazione che trovi. Un essere umano su sei, nel mondo, vive in una baraccopoli. In Italia sono almeno 53 mila le persone che, secondo l’Istat, abitano nei cosiddetti «alloggi di altro tipo», diversi dalle case. Cantine, roulotte, automobili e soprattutto baracche. Le storie di questi cittadini invisibili (e italianissimi) sono raccontate nel documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, in onda domenica sera alle 21,15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Le baraccopoli sono non luoghi popolati da un’umanità sconfitta e spesso rassegnata. Donne, uomini, bambini, anziani. Vittime della crisi economica o di circostanze avverse. Vivono in stamberghe all’interno di moderni ghetti al confine con quella parte di città degna di questo nome. Di là dal muro la civiltà. Da questo lato fango, calcinacci, muffa, immondizia, fogne a cielo aperto. A Messina le abitazioni di fortuna risalgono ad oltre un secolo fa, quando il terremoto del 1908 rase al suolo la città. Qui l’emergenza è diventata quotidianità. Fondo Fucile, Giostra, Camaro San Paolo. Eccoli i rioni del girone infernale dei diseredati. Legambiente ha censito più di 3 mila baracche e altrettante famiglie. I topi, invece, sono ben di più. A Lamezia Terme oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica. Tra loro c’è Cosimo, che vorrebbe andare via: «Non per me, ma per mio figlio, ha subìto un trapianto di fegato». A Foggia gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono nei container di 24 mq. Andrea abita invece nelle casette di San Polino a Brescia, dove un prefabbricato fatiscente è diventato la sua dimora forzata: «Facevo l’autotrasportatore. Dopo due ictus ho perso patente e lavoro. I miei figli non sanno che abito qui. Non mi è rimasto nulla, nemmeno la dignità». Sognando un balcone «Il mio sogno? È un balcone dove stendere la biancheria», dice la signora Caterina nIl documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, andrà in onda domani sera alle 21.15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Su Sky Atlantic Il documentario 3 domande a Sergio Ramazzotti registra e fotografo “Così ho immortalato la vita dentro quelle catapecchie” Chi sono gli abitanti delle baraccopoli? «Sono cittadini italiani, spesso finiti lì per caso. Magari dopo aver perso il lavoro o aver divorziato». Quali sono i tratti comuni? «Chi finisce in una baracca attraversa fasi simili a quelle dei malati di cancro. Prima lo stupore, poi la rabbia, il tentativo di scendere a patti con la realtà, la depressione, infine la rassegnazione». Cosa ci insegnano queste persone? «È destabilizzante raccontare donne e uomini caduti in disgrazia con tanta rapidità. Sono individui come noi. La verità è che può succedere a chiunque». Baraccopolid’Italia

01.03.17

GLI ITALIANI AIUTANO più FACILMENTE GLI EXTRACOMUNITARI RISPETTO AGLI ITALIANI.

https://twitter.com/i/status/1763518366122168632

 

 

 

 

SE VUOI SCRIVERTI UN BREVETTO CONSULTA dm.13.01.10 n33

13/01/2010 - Decreto ministeriale del 13 gennaio 2010, n. 33 - Uibm

 

 

 

CORRISPONDENZA sulla Xylella fastidiosa con la UE luglio 2018

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967.pdf

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967-cover.pdf

 

 

 

Mutui, la prova della truffa Via a rimborsi per 16 miliardi

Dopo tre anni ecco la sentenza Ue sull'Euribor truccato da banche estere. Ma si può far causa pure alle italiane

Giuseppe Marino - Sab, 19/11/2016 - 15:52

La Commissione europea, tre anni dopo aver condannato quattro tra le più grandi banche europee per aver truccato il tasso di interesse che incide sui mutui di milioni di cittadini europei, ha finalmente tolto il segreto al testo della sentenza. E quel documento di trenta pagine potrebbe valere, solo per gli italiani che hanno un mutuo sulle spalle, ben 16 miliardi di euro di rimborsi da chiedere alle banche.

La storia parte con la scoperta di un'intesa restrittiva della concorrenza, ovvero un cartello, tra le principali banche europee. Lo scopo, secondo l'Antitrust europeo, era di manipolare a proprio vantaggio il corso dell'Euribor, il tasso di interesse che funge da riferimento per un mercato di prodotti finanziari che vale 400mila miliardi di euro. Tra questi ci sono i mutui di 2,5 milioni di italiani, per un controvalore complessivo stimabile in oltre 200 miliardi. L'Euribor viene calcolato giorno per giorno con un sondaggio telefonico tra 44 grandi banche europee, che comunicano che tasso di interesse applicano in quel momento per i prestiti tra banche. Il risultato del sondaggio viene comunicato all'agenzia Thomson Reuters che poi comunica il valore dell'Euribor agli operatori e al pubblico. L'Antitrust ha scoperto che alcune grandi banche, tra il 2005 e il 2008, si erano messe d'accordo per falsare i valori comunicati e manipolare il valore del tasso secondo la propria convenienza. «Alcune volte, -recita la sentenza che il Giornale ha potuto visionare- certi trader (omissis...) comunicavano e/o ricevevano preferenze per un settaggio a valore costante, basso o alto di certi valori Euribor. Queste preferenze andavano a dipendere dalle proprie posizioni commerciali ed esposizioni»

Il risultato ovviamente si è riflettuto sui mutui degli ignari cittadini di tutta Europa, che però finora avevano le unghie spuntate. Un avvocato di Sassari, Andrea Sorgentone, legato all'associazione Sos Utenti, ha subissato la Commissione di ricorsi per farsi consegnare il testo della sentenza dell'Antitrust che condanna Deutsche Bank, Société Genéralé, Rbs e Barclay's a pagare in totale una multa di oltre un miliardo di euro.

La Ue ha sempre rifiutato adducendo problemi di riservatezza delle banche, ma alla fine l'avvocato ha ottenuto una copia della sentenza, seppur in parte «censurata». E ora il conto potrebbe salire. E non solo per quelle direttamente coinvolte, perché il tasso alterato veniva applicato ai mutui variabili da tutte le banche, anche le italiane, che ora potrebbero dover pagare il conto dei trucchi di tedesche, francesi e inglesi. Sorgentone si dice convinto di poter ottenere i risarcimenti: «Secondo le stime più attendibili -dice- i mutuatari italiani hanno pagato interessi per 30 miliardi, di cui 16 indebitamente. La sentenza europea è vincolante per i giudici italiani. Ora devono solo quantificare gli interessi che vanno restituiti in ogni rapporto mutuo, leasing, apertura di credito a tasso variabile che ha avuto corso dal 1 settembre 2005 al 31 marzo 2009».

27.01.17

 

 

Come creare un meeting su Zoom? In un periodo in cui è richiesto dalla società il distanziamento sociale, la nota app per le videoconferenze diventa uno strumento importante per molte aziende e privati. Se partecipare a un meeting è un processo estremamente semplice, che non richiede neppure la registrazione al servizio, discorso diverso vale per gli utenti che desiderano creare un meeting su Zoom.

Ecco dunque una semplice guida per semplificare la vita a coloro che hanno intenzione di approcciare alla piattaforma senza confondersi le idee.

Come si crea un meeting su Zoom

Dopo aver scaricato e installato Zoom, e aver effettuato la registrazione, si dovrà dunque effettuare l’accesso premendo Sign In (è possibile loggare direttamente con il proprio account Google o Facebook, comunque). A questo punto, bisogna procedere in questo modo:

  • Fare tap su New Meeting (pulsante arancione)
  • Scegliere se avviare il meeting con la fotocamera accesa o spenta, tramite il toggle Video On
  • Premere Start a Meeting

A questo punto è stata creata la videoconferenza, ma affinché venga avviata è necessario invitare i partecipanti. Per proseguire sarà necessario quindi:

  • Fare tap su Participants (nella parte in basso dello schermo)
  • Premere su Invite
  • Scegliere il mezzo attraverso cui inviare il link di partecipazione ai mittenti (tramite e-mail o messaggio, per esempio)

Una volta invitati gli utenti, chi ha creato il meeting avrà la possibilità di fare tap su ognuno di essi per utilizzare diverse funzioni: per esempio si potranno silenziare, piuttosto che chiedergli di attivare la fotocamera, eccetera.

Zoom, anche su dispositivi mobile

Zoom (immagine: Zoom).

Facendo tap sul pulsante Chats (in basso a sinistra dello schermo), inoltre, si potranno inviare messaggi di testo a tutti i partecipanti o solo a uno di essi. Una volta terminata la videoconferenza, la si potrà chiudere facendo tap sulla scritta rossa End in alto a destra: si potrà in ultimo scegliere se lasciare il meeting (Leave Meeting), permettendo agli altri di continuare a interagire, o se scollegare tutti (End Meeting).

 

 

Windows File Recovery recupera i file cancellati per sbaglio

È la prima app di questo tipo realizzata direttamente da Microsoft.

A tutti - beh, a quanti non hanno un backup efficiente - sarà capitato di cancellare per errore un file, non solo mettendolo nel Cestino, ma facendolo sparire apparentemente per sempre.

Recuperare i file cancellati ha tante più possibilità di riuscire quanto meno la zona occupata da quei file è stata sovrascritta, ed è un lavoro per software specializzati.

Fino a oggi, l'unica possibilità per i sistemi Windows era scegliere programmi di terze parti. Ora Microsoft ha rilasciato una piccola utility che si occupa proprio del recupero dei file.

Si chiama Windows File Recovery ed è disponibile gratuitamente sul Microsoft Store.

Si tratta di un programma privo di interfaccia grafica: per adoperarlo bisogna quindi superare la diffidenza per la linea di comando che alberga in molti utenti di Windows.

L'utility ha tre modalità base di funzionamento. Default, suggerita per i drive Ntfs, si rivolge alla Master File Table (MFT) per individuare i segmenti dei file. Segment fa a meno della MFT e si basa invece sul rilevamento dei segmenti (che contengono informazioni come il nome, la data, il tipo di file e via di seguito). Signature, infine, si basa sul tipo di file: non avendo a disposizione altre informazioni, cerca tutti i file di quel tipo (Microsoft consiglia questo sistema per le unità esterne come chiavette Usb e schede SD).

Windows File Recovery è in grado di tentare il recupero da diversi filesystem - quali Ntfs, exFat e ReFS - e per apprendere il suo utilizzo Microsoft ha messo a disposizione una pagina d'aiuto (in inglese) sul sito ufficiale.

Qui sotto, alcune schermate di Windows File Recovery.

wfr01
 
Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28141

 

Bloatbox ripulisce Windows 10 dalle app indesiderate

Bastano pochi clic per eliminare tutto il bloatware preinstallato.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28201

Non si può dire che Windows 10 sia un sistema operativo essenziale: ogni nuova installazione porta con sé, insieme al sistema vero e proprio, tutta una serie di applicazioni che per la maggior parte degli utenti si rivelano inutili, se non fastidiose, senza contare le aggiunte dei singoli produttori di Pc.

Rimuoverle a mano una a una è un compito tedioso, ma esiste una piccola applicazione che facilita l'intera operazione: Bloatbox.

Nata come estensione per Spydish, app utile per gestire le informazioni condivise con Microsoft da Windows 10 e più in generale le impostazioni del sistema che coinvolgono la privacy, è poi diventata un software a sé.

Il motivo è un po' la medesima ragione di vita di Bloatbox: non rendere Spydish troppo "grasso" (bloated), ossia ricco di funzioni che, per quanto utili, vadano a incidere sulla possibilità di avere un'applicazione compatta, efficiente e facile da usare.

Bloatbox si scarica da GitHub sotto forma di archivio .zip da estrarre sul Pc. Una volta compiuta questa operazione non resta altro da fare che cliccare due volte sul file Bloatbox.exe per avviare l'app.

La finestra principale mostra sulla sinistra una colonna in cui è presente la lista di tutte le app installate in Windows, tra cui anche quelle che normalmente non si possono disinstallare - come il Meteo, Microsoft News e via di seguito - e quelle installate dal produttore del computer.

Ciò che occorre fare è selezionare quelle app che si intende rimuovere e, quando si è soddisfatti, premere il pulsante , che le aggiungerà alla colonna di destra, dove si trovano tutte le app condannate alla cancellazione.

A questo punto si può premere il pulsante Uninstall, posto nella parte inferiore della colonna centrale, e il processo di disinstallazione inizierà.

L'ultima versione al momento in cui scriviamo mostra anche, nella colonna di destra di un pratico link per effettuare una "pulizia generale" di una nuova installazione di Windows 10, identificato dalla dicitura Start fresh if your Windows 10 is loaded with bloat....

Cliccandolo, verranno aggiunte all'elenco di eliminazione tutte le app preinstallate e considerate bloatware. Chiaramente l'elenco può essere personalizzato a piacere rimuovendo da esso le app che si intende tenere tramite il pulsante Remove selected.

 

 

 

 

Il sito che installa tutte le app essenziali per Windows 10

Bastano pochi clic per ottenere un Pc perfettamente attrezzato, senza dover scaricare ogni singolo software.

Reinstallare il sistema operativo è solo il primo passo, dopo un incidente al Pc che abbia causato la necessità di ripartire da capo, tra quelli necessari per arrivare a riavere un computer perfettamente configurato e utilizzabile.

A quel punto inizia infatti il processo di configurazione e di installazione di tutte quelle grandi e piccole applicazioni che svolgono i vari compiti ai quali il computer è dedicato. Si tratta di un'operazione che può essere lunga e tediosa e che sarebbe bello poter automatizzare.

Una delle alternative migliori da tempo esistente è Ninite, sito che permette di selezionare le app preferite e si occupa di scaricarle e installarle in autonomia.


Da quando però Microsoft ha lanciato un proprio gestore di pacchetti (Winget) sono spuntate delle alternative che a esso si appoggiano e, dato che funziona da linea di comando, dette alternative si occupano di fornire un'interfaccia grafica.

Una delle più interessanti è Winstall, che semplifica l'installazione delle app dai repository messi a disposizione da Microsoft.

Winstall è una Progressive Web Application (Pwa), ossia un sito da visitare con il proprio browser e che permette di scegliere le app da installare sul computer; in questo senso, dal punto di vista dell'uso è molto simile al già citato Ninite.

Diverso è però il funzionamento: se Ninite scarica i singoli installer dei vari programmi, Winstall si appoggia a Winget, che quindi deve essere preventivamente installato sul Pc.

Inoltre offre una propria funzionalità specifica, che il suo sviluppatore ha battezzato Featured Pack.

Si tratta di gruppi di applicazioni unite da un tema o una funzionalità comune (browser, strumenti di sviluppo, software per i giochi) che si possono selezionare tutte insieme; Winstall si occupa quindi di generare il codice da copiare nel Prompt dei Comandi per avviare l'installazione.

In alternativa si può scaricare un file .bat da eseguire, che si occupa di invocare Winget per portare a termine il compito.

I Featured Pack sono infine personalizzabili: gli utenti sono invitati a creare il proprio e a condividerlo.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28369

 

 

Cos’è e a cosa serve la pasta madre

La pasta madre è un lievito naturale che permette di preparare un ottimo pane, ma anche pizze e focacce. Conosciuta anche come pasta acida, la pasta madre è un impasto che può essere realizzato in diversi modi. Ad esempio, la pasta madre si può ottenere prelevando un impasto del pane da conservare grazie ai “rinfreschi”, oppure preparando un semplice impasto di acqua e farina da lasciare a contatto con l’aria, così che si arricchisca dei lieviti responsabili dei processi fermentativi che consentono la lievitazione di pane e altri prodotti da forno.

Gli impasti preparati con la pasta madre hanno generalmente bisogno di lievitare per diverse ore, ma il risultato ripaga dell’attesa: pane, pizze e focacce risulteranno infatti più gonfi, più digeribili, conservabili più a lungo e con un sapore decisamente migliore.

La pasta madre, inoltre, accresce il valore nutrizionale del pane e di altri prodotti da forno. Negli impasti preparati con la pasta madre diverse importanti sostanze rimangono intatte e, grazie alla composizione chimica della pasta madre, il nostro organismo riesce ad assimilare meglio i sali minerali presenti nelle farine.

I lieviti della pasta madre, poi, favoriscono la crescita di batteri buoni nell’intestino, favorendo un buon equilibrio del microbiota e migliorando così la digestione. È importante anche notare che il pane preparato con lievito naturale possiede un indice glicemico inferiore rispetto al pane realizzato con altri lieviti. Questo significa che quando i carboidrati presenti nel pane vengono assimilati sotto forma di glucosio, questo si riversa più lentamente nel flusso sanguigno, evitando picchi glicemici.

Oltre a conferire al pane proprietà organolettiche e nutrizionali migliori, la pasta madre presenta altri vantaggi. Grazie ai rinfreschi, si può infatti avere a disposizione questo straordinario lievito naturale a lungo; in più, la pasta madre può essere preparata con vari tipi di farine, anche senza glutine.

La dieta senza glutine è l’unica terapia per le persone celiache e per chi presenta sensibilità verso le proteine del frumento e in altri cereali come orzo e farro. Inoltre, ridurre il consumo di glutine può migliorare alcuni disturbi intestinali ed è consigliato anche a chi vuole seguire un regime alimentare antinfiammatorio.

 

 ATTENZIONE MOLTO IMPORTANTE PER LA TUA SALUTE :

 La tecnologia di riferimento per le Cellule Tumorali Circolanti 

               http://www.isetbyrarecells.com/faq/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Videoinforma :  www marcobava.it