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Marco Bava è un economista, consulente finanziario e spesso attivo
nel panorama italiano come esperto di economia e finanza. È noto per le
sue opinioni critiche su temi come la gestione della finanza pubblica
italiana, le banche e la situazione economica generale del Paese.
Inoltre, in passato è stato coinvolto in varie iniziative politiche e
civiche, dove ha cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica su
questioni legate alla trasparenza economica e alla gestione del debito
pubblico.
Dal Vangelo secondo Luca Lc
21,5-19 “In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato
di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei
quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non
sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e
quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose:
«Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome
dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!
Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché
prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro
regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze;
vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi
perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete
allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non
preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché
tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e
dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa
del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza
salverete la vostra vita».”
La gangster
che si fece
suora
pierangelo sapegno
Le due vite di Angela Corradi sono finite adesso. Quella della donna
gangster con la svastica tatuata sulla schiena e della suora laica che
ha dedicato la sua vita ai disperati e agli sconfitti. La notizia l'ha
data su Facebook Tino Stefanini, uno degli ultimi superstiti della
famigerata mala della Comasina: «Resterai per sempre nei nostri cuori».
Ma di Angela Corradi, morta a 73 anni, resta qualcosa di più anche per
tutti noi, il mistero della vita e dei suoi peccati, la sottile linea di
demarcazione che può dividere il bene dal male sulle strade del dolore.
Tutto quello che non possiamo vedere e facciamo fatica a capire. Una
volta le chiesero come aveva fatto a scoprire Dio. «Perché ho sentito la
sua voce», aveva risposto. «Mi disse "Io ci sono". Mi disse solo
questo». Era una sera che Angela Corradi aveva un mitra in mano e una
pistola infilata nei calzoni e stava uscendo dalla sua casa di via
Osculati ad Affori per andare a uccidere qualcuno. Ma qualche anno dopo,
aveva il velo e degli occhiali a goccia che nascondevano uno sguardo che
levigava il tempo e anche le sue ferite, perché non si vive la sua vita
senza perdere pezzi e portarne le cicatrici. Allora le chiesero come
faceva a essere così sicura che fosse la voce di Dio. «Lo so e basta»,
disse con tono di nuovo duro. Il fatto è che pure quando sposò Dio e si
fece terziaria francescana non perse mai la forza del suo carattere. Era
scritta nei suoi occhi, quella forza. Era la pupa del gangster, la «pupa
della banda Vallanzasca», come titolavano i giornali, la compagna
inseparabile di Vito Pesce, il braccio destro del bel René, che la
chiamava «la sorellina» e di lei diceva che non era solo bella e
coraggiosa: «Angelina è stata la donna che in quanto a palle dava dei
punti e tanti maschietti cazzuti. Una forza della natura.
Fondamentalmente, era una femmina da sballo. Bella, intelligente,
simpatica, capace di essere dolcissima. Ma quando c'era da dimostrare il
suo carattere, persino il suo uomo faceva bene a non contraddirla». Era un giorno di luglio del 1978 quando venne folgorata da Cristo,
mentre doveva andare a vendicare «uno sgarro fatto ai miei compagni in
carcere». Lo raccontò cinque anni dopo esatti, al meeting di Cl a
Rimini: «Io posso solo tentare di farvi vedere una scena. Sono in casa,
sono armata fino ai denti e quando varcherò quella porta so che l'unica
cosa che devo fare è uccidere qualcuno. E sono molto determinata a
farlo. È in quel momento che mi si è presentato il Signore. Non Lui, io
mento se dico Lui. Ma la sua voce. E l'ho sentita benissimo. Ha solo
detto "ci sono". Non ha detto altro. E io mi sono terrorizzata. Non
avevo mai avuto paura di niente. Ma quella volta sì». Prima di cambiare
la sua vita, Angela era stata tutto quello che poteva essere una nata
come lei nella nebbia dell'anonimato ai margini della metropoli. Era
stata commessa, e poi modella prima di approdare nella banda di
Vallanzasca per un «atto di ribellione». Si era tatuata sulla schiena
una svastica e su un dito la «N» di nazista con una croce sovrapposta.
Diventò una protagonista di quegli anni di violenza e finì anche in
carcere, cinque anni a San Vittore. Era una donna bellissima, hanno
sempre ripetuto quelli che l'avevano conosciuta. I suoi lavoravano nel
circo. Il padre faceva il giro della morte in motocicletta. Poi un
gravissimo incidente l'aveva paralizzato e da allora anche la madre,
Bruna, acrobata, lasciò il tendone. I suoi cercarono di avviarla agli
studi, ma non ci fu verso. Angela voleva scappare, andare via da quella
prigione di case grigie e uguali, dalle pene della sua famiglia. A
sedici anni fuggì di casa e dopo poco tempo si legò ai ragazzi della
mala che in quegli anni stavano scalando le gerarchie di Milano a mitra
spianati, lasciando una scia di morte dietro di loro. Diventò la
compagna di Vito pesce, uno degli uomini più spietati della banda
Vallanzasca. I giornali, raccontando i corpi senza vita sparsi sulle
strade, tutte quelle esplosioni di violenza e le sparatorie, li
chiamavano «i killer drogati. La più feroce gang del Dopoguerra». In
quegli anni morì suo padre, mentre lei veniva arrestata. Di San Vittore
ricordò la vita vuota e arida dietro a quelle sbarre.
La conversione avvenne all'improvviso, quando era già una suora laica,
la sua auto, una A112, venne crivellata di colpi in piena notte e lei
rimase quasi in fin vita con ferite sul volto. «Gesù, Gesù aiutami...»,
ripeteva ai medici del Niguarda. Sua madre Bruna raccontò che «era
uscita per andare a portare aiuto ai bisognosi». In realtà,
quell'episodio rimase un mistero senza risposta.
Un po' come il suo viso, conservato negli archivi della cronaca nera e
nelle foto che la immortalarono col velo. Non aveva più i capelli tinti
di biondo e lo sguardo sprezzante. Ma gli occhi sono lo specchio
dell'anima. E non sono cambiati. Erano troppo duri, quand'era ragazzina,
ma anche adesso erano gli occhi di una che aveva sempre dovuto
combattere nella sua vita, farsi largo tra le infinite e irrisolte
violenze delle periferie, fra quegli edifici nudi che nascondevano tutti
le stesse miserie e le stesse rabbie, in quelle ripetizioni di facciate
sempre uguali e in quel piatto e uniforme plurale di una sconfitta
comune, dove ogni finestra apparteneva solo alle nebbie della
disperazione, un disegno senza altri colori che non fossero quelli dei
sogni di chi vuole scappare. Alla fine però Angela Corradi è tornata qui
e ci è rimasta fino alla sua morte, a 73 anni, per dedicarsi alle anime
perse dei drogati, dei detenuti, dei più deboli, di tutti quelli rimasti
senza speranze nella battaglia della vita. È ritornata da dov'era
partita, nella terra di mezzo, nei luoghi di tutti quelli che continuano
a perdere.
Le assemblee societarie
a distanza continueranno a essere una realtà anche nel 2025. Con
l’approvazione del decreto Milleproroghe, il governo ha deciso
di estendere fino al 31 dicembre 2025 la possibilità per le
società di capitali e gli enti di tenere riunioni e assemblee in
modalità telematica, senza la necessità della presenza fisica
dei partecipanti. Una misura nata in risposta all’emergenza
sanitaria e che, negli anni, si è trasformata in uno strumento
stabile per garantire flessibilità e continuità operativa.
Assemblee societarie online prorogate fino al 2025: il
Milleproroghe estende la modalità telematica
L’obiettivo della proroga è
duplice. Da un lato, mantenere attivo un sistema che ha
semplificato il lavoro degli organi societari e reso più
efficiente la partecipazione di soci e azionisti, soprattutto
nelle realtà con una governance complessa. Dall’altro,
assicurare una gestione più fluida degli incontri decisionali,
senza gli ostacoli logistici legati alla necessità di incontri
in presenza.
Un’eredità della
pandemia diventata la norma
L’introduzione delle assemblee online risale al 2020, quando,
con il Decreto Cura Italia, il governo aveva autorizzato per la
prima volta la possibilità di svolgere le riunioni degli organi
societari in modalità completamente telematica. La misura,
pensata inizialmente per rispondere alle limitazioni imposte
dall’emergenza sanitaria, è stata progressivamente prorogata
negli anni, dimostrando la sua efficacia ben oltre il contesto
pandemico.
Il ricorso alle assemblee a distanza si è rivelato
un’opportunità non solo per superare le restrizioni sanitarie,
ma anche per snellire le procedure burocratiche e ridurre i
costi legati agli spostamenti e alla logistica delle riunioni in
presenza. Una possibilità che molte imprese hanno scelto di
mantenere anche dopo la fine delle restrizioni, trovando nelle
modalità digitali un supporto efficace per la governance
aziendale.
Chi beneficia della
proroga?
L’estensione fino al 2025 si applica a tutte le società di
capitali e agli enti, permettendo loro di convocare e svolgere
le assemblee in via telematica, anche se l’atto costitutivo o lo
statuto non lo prevedono espressamente. Questo significa che
anche le società che non hanno mai modificato i propri
regolamenti interni possono continuare a sfruttare questa
possibilità senza dover intervenire sulle norme statutarie.
Per le società con una compagine azionaria diffusa, l’assemblea
a distanza rappresenta una soluzione particolarmente
vantaggiosa: facilita la partecipazione anche degli azionisti
internazionali e riduce i problemi legati agli obblighi di
presenza fisica, semplificando il processo decisionale.
Inoltre, le startup e le PMI innovative hanno trovato nelle
assemblee telematiche uno strumento utile per abbattere i costi
di gestione, potendo contare su un metodo rapido ed efficace per
riunire i soci e deliberare su questioni strategiche.
Le reazioni del mondo
imprenditoriale
L’estensione della misura è stata accolta positivamente dalle
associazioni di categoria e dagli operatori del settore. Secondo
diversi esperti, il modello delle assemblee digitali rappresenta
ormai una best practice consolidata, che potrebbe diventare una
soluzione definitiva anche oltre la nuova scadenza fissata per
il 31 dicembre 2025.
Alcuni osservatori sottolineano, però, la necessità di stabilire
norme chiare e uniformi per garantire la sicurezza delle
votazioni e la piena trasparenza del processo decisionale. Se da
un lato le tecnologie digitali permettono un accesso più ampio e
immediato agli incontri, dall’altro emergono questioni legate
alla protezione dei dati e all’identificazione dei partecipanti,
soprattutto nei casi in cui le assemblee riguardino decisioni
particolarmente delicate.
Un futuro sempre più
digitale per la governance societaria
La proroga delle assemblee online fino al 2025 conferma che il
mondo delle imprese sta evolvendo verso una gestione sempre più
digitalizzata e flessibile. Se in passato la presenza fisica era
un requisito imprescindibile per le riunioni degli organi
sociali, oggi la possibilità di collegarsi da remoto è diventata
una normalità per molte aziende.
Con l’aumento dell’utilizzo di strumenti di videoconferenza e la
progressiva diffusione di piattaforme dedicate alla corporate
governance, il concetto di assemblea societaria sta cambiando in
modo profondo. La prossima sfida sarà quella di trovare un
equilibrio tra le esigenze di semplificazione e la necessità di
garantire un processo decisionale trasparente e sicuro.
Per ora, con il Milleproroghe, la possibilità di svolgere
assemblee digitali è garantita per altri due anni. Ma il
percorso sembra ormai tracciato: la governance aziendale del
futuro sarà sempre più flessibile, digitale e interconnessa.
TO.12.04.24
Illustre Presidente del
Consiglio Giorgia Meloni perche' con l'art.11 del DISEGNO DI LEGGE
CAPITALI avete approvato un restringimento di fatto della libertà ?
perché avete voluto dimostrarci di volervi ispirare all'epoca
fascista sfociato nel delitto Matteotti ? Non credo sia
nell'interesse suo e del suo governo e mi spiace, ma devo prenderne
atto.
Ill.mo Signor Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera
Ill.mo Capo dello Stato Sergio Mattarella
Ill.mo Presidente del Senato
Ill.mo Presidente della Camera
Ill.ma Presidente del Consiglio
In questi giorni e’ in approvazione l’atto della Camera: n.1515 ,
Senato n.674. - "Interventi a sostegno della competitività dei capitali
e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in
materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di
società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli
emittenti" (approvato dal Senato) (1515) .
L’articolo 11 (Svolgimento delle assemblee delle società per azioni
quotate) modificato al Senato, consente, ove sia contemplato nello
statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano
esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società. In
tale ipotesi, non è consentita la presentazione di proposte di
deliberazione in assemblea e il diritto di porre domande è esercitato
unicamente prima dell’assemblea. Per effetto delle modifiche apportate
al Senato, la predetta facoltà statutaria si applica anche alle società
ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione;
inoltre, sempre per effetto delle predette modifiche, sono prorogate al
31 dicembre 2024 le misure previste per lo svolgimento delle assemblee
societarie disposte con riferimento all’emergenza Covid-19 dal
decreto-legge n. 18 del 2020, in particolare per quanto attiene l’uso di
mezzi telematici. L’articolo 11 introduce un nuovo articolo
135-undecies.1 nel TUF – Testo Unico Finanziario (D. Lgs. n. 58 del
1998) il quale consente, ove sia contemplato nello statuto, che le
assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il
rappresentante pagato e designato dalla società. Le disposizioni in
commento rendono permanente, nelle sue linee essenziali, e a
condizione che lo statuto preveda tale possibilità, quanto previsto
dall’articolo 106, commi 4 e 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18,
che ha introdotto specifiche disposizioni sullo svolgimento delle
assemblee societarie ordinarie e straordinarie, allo scopo di
contemperare il diritto degli azionisti alla partecipazione e al voto in
assemblea con le misure di sicurezza imposte in relazione all’epidemia
da COVID-19. Il Governo, nella Relazione illustrativa, fa presente che
la possibilità di continuare a svolgere l’assemblea esclusivamente
tramite il rappresentante designato tiene conto dell’evoluzione, da
tempo in corso, del modello decisionale dei soci, che si articola,
sostanzialmente, in tre momenti: la presentazione da parte del consiglio
di amministrazione delle proposte di delibera dell’assemblea; la messa a
disposizione del pubblico delle relazioni e della documentazione
pertinente; l’espressione del voto del socio sulle proposte del
consiglio di amministrazione. In questo contesto, viene fatta una
affermazione falsa e priva di ogni fondamento giuridico: che
l’assemblea ha perso la sua funzione informativa, di dibattito e di
confronto essenziale al fine della definizione della decisione di voto
da esprimere. Per cui non e’ vero che la partecipazione
all’assemblea si riduca, in particolar modo, per gli investitori
istituzionali e i gestori di attività, nell’esercizio del diritto di
voto in una direzione definita ben prima dell’evento assembleare,
all’esito delle procedure adottate in attuazione della funzione di
stewardship e tenendo conto delle occasioni di incontro diretto,
chiuse ai risparmiatori, con il management della società in
applicazione delle politiche di engagement.
Per cui in questo contesto, si verrebbe ad applicare una norma di
esclusione dal diritto di partecipazione alle assemblee degli azionisti
da parte di chi viene tutelato, anche attraverso il diritto alla
partecipazione alle assemblee dall’art.47 della Costituzione oltre che
dall’art.3 della stessa per una oggettiva differenza di diritti fra
cittadini azionisti privati investitori che non possso piu’ partecipare
alle assemblee e ed azionisti istituzionali che invece godono di
incontri diretti privati e riservati
con il management della società in applicazione delle politiche di
engagement.
Il che crea una palese ed illegittima asimmetria informativa legalizzata
in Italia rispetto al contesto internazionale in cui questo divieto di
partecipazione non sussiste. Anzi gli orientamenti europei vanno da anni
nella direzione opposta che la 6 commissione presieduta dal
sen.Gravaglia volutamente dimostra di voler ignorare.
Viene da chiedersi perche’ la maggioranza ed il Pd abbiano approvato
questo restringimento dei diritti costituzionali ?
Tutto cio’ mentre Elon Musk ha subito una delle più grandi perdite
legali nella storia degli Stati Uniti questa settimana, quando
l'amministratore delegato di Tesla è stato privato del suo pacchetto
retributivo di 56 miliardi di dollari in una causa intentata da Richard
Tornetta che ha fatto causa a Musk nel 2018, quando il residente della
Pennsylvania possedeva solo nove azioni di Tesla. Il caso è arrivato al
processo alla fine del 2022 e martedì un giudice si è schierato con
Tornetta, annullando l'enorme accordo retributivo perché ingiusto nei
suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi colleghi azionisti di
Tesla.
La giurisprudenza societaria del Delaware è piena di casi che portano i
nomi di singoli investitori con partecipazioni minuscole che hanno
finito per plasmare il diritto societario americano.
Molti studi legali che rappresentano gli azionisti hanno una scuderia di
investitori con cui possono lavorare per intentare cause, afferma Eric
Talley, che insegna diritto societario alla Columbia Law School.
Potrebbe trattarsi di fondi pensione con un'ampia gamma di
partecipazioni azionarie, ma spesso si tratta anche di individui come
Tornetta.
Il querelante firma i documenti per intentare la causa e poi
generalmente si toglie di mezzo, dice Talley. Gli investitori non pagano
lo studio legale, che accetta il caso su base contingente, come hanno
fatto gli avvocati nel caso Musk.
Tornetta beneficia della vittoria della causa nello stesso modo in cui
ne beneficiano gli altri azionisti di Tesla: risparmiando all'azienda i
miliardi di dollari che un consiglio di amministrazione asservito pagava
a Musk.
Gli esperti hanno detto che persone come Tornetta sono fondamentali per
controllare i consigli di amministrazione. I legislatori e i giudici
desiderano da tempo che siano le grandi società di investimento a
condurre queste controversie aziendali, poiché sono meglio attrezzate
per tenere d'occhio le tattiche dei loro avvocati. Ma gli esperti
hanno detto che i gestori di fondi non vogliono mettere a repentaglio i
rapporti con Wall Street.
Quindi è toccato a Tornetta affrontare Musk.
"Il suo nome è ora impresso negli annali del diritto societario", ha
detto Talley. "I miei studenti leggeranno Tornetta contro Musk per i
prossimi 10 anni". Questa e’ democrazia e trasparenza vera non quella
votata da maggioranza e Pd.
Infatti da 1 anno avevo chiesto di essere udito dal Senato che mi
ignorato nella totale indifferenza della 6 commissione . Mentre lo
sono stati sia il recordman professionale dei rappresentanti pagati
degli azionisti , l’avv.Trevisan , sia altri ispiratori e
sostenitori della modifica normativa proposta. Per cui mi e’ stata
preclusa ogni osservazione non in linea con la proposta della 6
commissione del Senato che ha esaminato ed emendato il provvedimento e
questo viola i principi di indipendenza e trasparenza delle camera e
senato: dov’e’ interesse pubblico a vietare le assemblee agli azionisti
per ragioni pandemiche nel 2024 ?
La prova più consistente che tale articolo non ha alcuna ragione palese
per essere presentato e’ che sono state di fatto rese permanenti le
misure introdotte in via temporanea per l’emergenza Covid-19 In sintesi,
il menzionato articolo 106, commi 4 e 5 - la cui efficacia è stata
prorogata nel tempo e, da ultimo, fino al 31 luglio 2023 dall’articolo
3, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 - prevede che le
società quotate possano designare per le assemblee ordinarie o
straordinarie il rappresentante designato, previsto dall'articolo
135-undecies TUF, anche ove lo statuto preveda diversamente; inoltre, la
medesima disposizione consente alle società di prevedere nell’avviso di
convocazione che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente
tramite il rappresentante designato, al quale potevano essere conferite
deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF.
L'articolo 135-undecies del TUF dispone che, salvo diversa previsione
statutaria, le società con azioni quotate in mercati regolamentati
designano per ciascuna assemblea un soggetto al quale i soci possono
conferire, entro la fine del secondo giorno di mercato aperto precedente
la data fissata per l'assemblea, anche in convocazione successiva alla
prima, una delega con istruzioni di voto su tutte o alcune delle
proposte all'ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole
proposte in relazione alle quali siano conferite istruzioni di voto, è
sempre revocabile (così come le istruzioni di voto) ed è conferita,
senza spese per il socio, mediante la sottoscrizione di un modulo il cui
contenuto è disciplinato dalla Consob con regolamento. Il conferimento
della delega non comporta spese per il socio. Le azioni per le quali è
stata conferita la delega, anche parziale, sono computate ai fini della
regolare costituzione dell'assemblea mentre con specifico riferimento
alle proposte per le quali non siano state conferite istruzioni di voto,
le azioni non sono computate ai fini del calcolo della maggioranza e
della quota di capitale richiesta per l'approvazione delle delibere. Il
soggetto designato e pagato come rappresentante è tenuto a
comunicare eventuali interessi che, per conto proprio o di terzi, abbia
rispetto alle proposte di delibera all’ordine del giorno. Mantiene
altresì la riservatezza sul contenuto delle istruzioni di voto ricevute
fino all'inizio dello scrutinio, salva la possibilità di comunicare tali
informazioni ai propri dipendenti e ausiliari, i quali sono soggetti al
medesimo dovere di riservatezza. In forza della delega contenuta nei
commi 2 e 5 dell'articolo 135-undecies del TUF la Consob ha disciplinato
con regolamento alcuni elementi attuativi della disciplina appena
descritta. In particolare, l'articolo 134 del regolamento Consob n.
11971/1999 ("regolamento emittenti") stabilisce le informazioni minime
da indicare nel modulo e consente al rappresentante che non si trovi in
alcuna delle condizioni di conflitto di interessi previste nell'articolo
135-decies del TUF, ove espressamente autorizzato dal delegante, di
esprimere un voto difforme da quello indicato nelle istruzioni nel caso
si verifichino circostanze di rilievo, ignote all'atto del rilascio
della delega e che non possono essere comunicate al delegante, tali da
ARTICOLO 11 42 far ragionevolmente ritenere che questi, se le avesse
conosciute, avrebbe dato la sua approvazione, ovvero in caso di
modifiche o integrazioni delle proposte di deliberazione sottoposte
all'assemblea. Più in dettaglio, per effetto del comma 4 dell'articolo
106, le società con azioni quotate in mercati regolamentati possono
designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante
al quale i soci possono conferire deleghe con istruzioni di voto su
tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno, anche ove lo
statuto disponga diversamente. Le medesime società possono altresì
prevedere, nell’avviso di convocazione, che l’intervento in assemblea si
svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale
possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi
dell’articolo 135-novies del TUF, che detta le regole generali (e meno
stringenti) applicabili alla rappresentanza in assemblea, in deroga
all’articolo 135-undecies, comma 4, del TUF che, invece, in ragione
della specifica condizione del rappresentante designato dalla società,
esclude la possibilità di potergli conferire deleghe se non nel rispetto
della più rigorosa disciplina prevista dall'articolo 135-undecies
stesso. Per effetto del comma 5, le disposizioni di cui al comma 4 sono
applicabili anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema
multilaterale di negoziazione e alle società con azioni diffuse fra il
pubblico in misura rilevante. Le disposizioni in materia di assemblea
introdotte dalle norme in esame non sono state approvate dal M5S il cui
presidente , avv.Conte, aveva introdotto tali norme esclusivamente per
il periodo Covid. Per cui l’articolo 11 in esame, come anticipato,
introduce un nuovo articolo 135- undecies.1 nel Testo Unico Finanziario,
ai sensi del quale (comma 1) lo statuto di una società quotata può
prevedere che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di
voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla
società, ai sensi del già illustrato supra articolo 135-undecies. A tale
rappresentante possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai
sensi dell'articolo 135-novies, in deroga all'articolo 135-undecies,
comma 4. La relativa vigilanza è esercitata, secondo le competenze,
dalla Consob (articolo 62, comma 3 TUF e regolamenti attuativi) o
dall’Autorità europea dei mercati finanziari – ESMA.
L’ESMA non e’ stata mai sentita dal sen.Gravaglia su questo articolo
mentre la Consob ha espresso parere contrario che sempre lo stesso ha
ignorato.
Ma i soprusi non finiscono qui : il comma 3 del nuovo articolo
135-undecies.1 chiarisce che, nel caso previsto dalle norme in esame. il
diritto di porre domande (di cui all’articolo 127-ter del TUF) è
esercitato unicamente prima dell’assemblea. La società fornisce almeno
tre giorni prima dell’assemblea le risposte alle domande pervenute. In
sintesi, ai sensi dell’articolo 127-ter, coloro ai quali spetta il
diritto di voto possono porre domande sulle materie all'ordine del
giorno anche prima dell'assemblea. Alle domande pervenute prima
dell'assemblea è data risposta al più tardi durante la stessa. La
società può fornire una risposta unitaria alle domande aventi lo stesso
contenuto. L’avviso di convocazione indica il termine entro il quale le
domande poste prima dell'assemblea devono pervenire alla società. Non è
dovuta una risposta, neppure in assemblea, alle domande poste prima
della stessa, quando le informazioni richieste s
iano già disponibili in formato "domanda e risposta" nella sezione del
sito Internet della società ovvero quando la risposta sia stata
pubblicatma 7, del TUF relativo allo svolgimento delle assemblee di
società ed enti. Per effetto delle norme introdotte, al di là delle
disposizioni contenute nell’articolo in esame che vengono rese
permanenti (v. supra), sono prorogate al 31 dicembre 2024 tutte le altre
misure in materia di svolgimento delle assemblee societarie – dunque non
solo quelle relative alle società quotate – previste nel corso
dell’emergenza Covid-19. Questo che e’ un capolavoro di capziosità di
un emendamento della sen.Cristina Tajani PD , ricercatrice e docente
universitaria, di indifferenziazione parlamentare negli obiettivi
: dal momento che le misure previste dall’art.11 in oggetto prevedono
per essere applicabili il loro recepimento statutario, lo stesso viene
ottenuto nel 2024 per ragioni di Covid, con il rappresentante pagato ,
che ovviamente non porrà alcuna opposizione neppure verbale.
Illustri Presidenti se questa non e’ una negazione degli art.47 e 3
della Costituzione, contro la democrazia e trasparenza societaria
, cos’e ?
Al termine di questa mia riflessione vorrei capire se in questo nostro
paese esiste ancora uno spazio di rispettosa discussione democratica o
di tutela giuridica nei confronti di una decisione arbitraria di una
classe dirigente qui’ palesemente opaca.
Confido in una vs risposta costruttiva di rispetto della libertà
progressista di un paese evoluto ma stabile e garante nei diritti delle
minoranze . Anche perché quello che ho anticipato con Edoardo Agnelli
sul futuro della Fiat dal 1998 in poi si e’ tristemente avverato, e solo
oggi, forse, e’ diventato di coscienza comune , anche se a me e’
costato pesanti ritorsioni personali da parte degli organi di polizia e
giustizia torinese e della Facolta’ di Economia Commercio di Torino . Ed
ad Edoardo Agnelli la morte. Non e’ impedendomi di partecipare alle
assemblee che Fiat & C ritorneranno in Italia, perché nel frattempo non
esistono più a causa anche di chi a Torino e Roma gli ha concesso di
fare tutto quello che di insensato hanno fatto dal 1998 in poi anche
contro se stessi oltre che i suoi lavoratori ed azionisti, calpestando
brutalmente chi osava denunciarlo pubblicamente nel tentativo,
silenziato, di fermare la distruzione di un orgoglio e una risorsa
nazionale. Giugiaro racconta che quando la Volkswagen gli chiese di fare
la Golf gli presento’ la Fiat 128 come esempio inarrivabile. Oggi
Tavares si presenta in Italia come il nuovo Napoleone , legittimato da
Yaky e scortato dalla DIGOS per difenderlo da Marco BAVA che vorrebbe
solo documentargli che l’industria automobilistica italiana ha una
storia che gli errori di 3 persone non debbono poter cancellare. Anche
se la storia finora ha premiato chi ha consentito il restringimento dei
diritti in questo paese la frana del futuro travolgerà tutti.
Basta chiederlo a Montezemolo che tutto questo lo sa e lo ha vissuto
direttamente.
UNA
ATTUALIZZAZIONE DEL:
DISCORSO DEL 30.05.1924
Giacomo Matteotti
Matteotti: «Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altre
elezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo che siede al
banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che ci sia stato un solo
avversario che non abbia potuto parlare in contraddittorio con me nel
1919».
Voci: «Non è vero! Non è vero! » .
Finzi, sottosegretario di Stato per l'interno: «Michele Bianchi! Proprio
lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi! » .
Matteotti: «Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto è
semplicemente questo, che l'onorevole Michele Bianchi con altri teneva
un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio che essi tennero,
sono arrivato io e ho domandato la parola in contraddittorio. Essi
rifiutarono e se ne andarono e io rimasi a parlare. (Rumori,
interruzioni)».
Finzi: «Non è così! » .
Matteotti: «Porterò i giornali vostri che lo attestano».
Finzi: «Lo domandi all'onorevole Merlin che è più vicino a lei!
L'onorevole Merlin cristianamente deporrà».
Matteotti: «L'on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori con me, e
nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare il passato. Non
dovevate voi essere i rinnovatori del costume italiano? Non dovevate voi
essere coloro che avrebbero portato un nuovo costume morale nelle
elezioni? (Rumori) e, signori che mi interrompete, anche qui
nell'assemblea? (Rumori a destra)».
Teruzzi: «È ora di finirla con queste falsità».
Matteotti: «L'inizio della campagna elettorale del 1924 avvenne dunque a
Genova, con una conferenza privata e per inviti da parte dell'onorevole
Gonzales. Orbene, prima ancora che si iniziasse la conferenza, i
fascisti invasero la sala e a furia di bastonate impedirono all'oratore
di aprire nemmeno la bocca. (Rumori, interruzioni, apostrofi)».
Una voce "Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)".
Matteotti: «Allora rettifico! Se l'onorevole Gonzales dovette passare 8
giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fu bastonato.
(Rumori, interruzioni) L'onorevole Gonzales, che è uno studioso di San
Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride. Interruzioni) A Napoli
doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambio di apostrofi fra alcuni
deputati che siedono all'estrema sinistra)».
Presidente: «Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendano
posto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia
breve, e concluda».
Matteotti: «L'Assemblea deve tenere conto che io debbo parlare per
improvvisazione, e che mi limito...».
Voci: «Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti! » .
Gonzales: «I fatti non sono improvvisati! » .
Matteotti: «Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione di alcuni
fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando il compatimento
dell'Assemblea... (Rumori) non comprendo come i fatti senza aggettivi e
senza ingiurie possano sollevare urla e rumori. Dicevo dunque che ai
candidati non fu lasciata nessuna libertà di esporre liberamente il loro
pensiero in contraddittorio con quello del Governo fascista e accennavo
al fatto dell'onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell'onorevole
Bentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capo
dell'opposizione costituzionale, l'onorevole Amendola, e che fu
impedita... (Oh, oh! – Rumori)».
Voci da destra: «Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Siete
d'accordo tutti! » .
Matteotti: «Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" ha molta
elasticità! » .
Greco: «Chiedo di parlare sulle affermazioni dell'onorevole Matteotti».
Matteotti: «L'onorevole Amendola fu impedito di tenere la sua
conferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte di comandanti di
corpi armati, i quali intervennero in città.. .».
Presutti: «Dica bande armate, non corpi armati! » .
Matteotti: «Bande armate, le quali impedirono la pubblica e libera
conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati in queste
condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 non potevano circolare
liberamente nella loro circoscrizione!» .
Voci di destra: «Per paura! Per paura! (Rumori – Commenti)».
Farinacci: «Vi abbiamo invitati telegraficamente! » .
Matteotti: «Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersi proprio
come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisiche
dell'avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze armate!
(Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fatto che, per un
contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gli avversari fossero
presenti, e nessuno dei nostri; perché, altrimenti, voi sapete come è
vostro costume dire che "qualcuno di noi ha provocato" e come "in
seguito a provocazioni" i fascisti "dovettero" legittimamente ritorcere
l'offesa, picchiando su tutta la linea! (Interruzioni)».
Voci da destra: «L'avete studiato bene! » .
Pedrazzi: «Come siete pratici di queste cose, voi! » .
Presidente: «Onorevole Pedrazzi! » .
Matteotti: «Comunque, ripeto, i candidati erano nella impossibilità di
circolare nelle loro circoscrizioni! » .
Voci a destra: «Avevano paura! » .
Turati Filippo: «Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c'erano i
briganti, avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a
sinistra)».
Una voce: «Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato
rispettato».
Turati Filippo: «Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna! (Applausi
a sinistra, rumori a destra)».
Presidente: «Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti! » .
Matteotti: «Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano
di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! »
(Approvazioni a sinistra – Rumori prolungati)
Presidente: «Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l'onorevole
Rossi...».
Matteotti: «Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di
parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho
diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)».
Casertano, presidente della Giunta delle elezioni: «Chiedo di parlare».
Presidente: «Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giunta
delle elezioni. C'è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta».
Matteotti: «Onorevole Presidente! . ..».
Presidente: «Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di
continuare, ma prudentemente».
Matteotti: «Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente,
ma parlamentarmente! » .
Presidente: «Parli, parli».
Matteotti: «I candidati non avevano libera circolazione... (Rumori.
Interruzioni)».
Presidente: «Facciano silenzio! Lascino parlare! » .
Matteotti: «Non solo non potevano circolare, ma molti di essi non
potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelle loro
stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide poco dopo le
conseguenze. Molti non accettarono la candidatura, perché sapevano che
accettare la candidatura voleva dire non aver più lavoro l'indomani o
dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all'estero (Commenti)».
Una voce "Erano disoccupati! ".
Matteotti: «No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voi li
boicottate».
Voci da destra: «E quando li boicottate voi? » .
Farinacci: «Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco! » .
Matteotti: «Uno dei candidati, l'onorevole Piccinini, al quale mando a
nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)».
Voci: «E Berta? Berta!».
Matteotti: «Conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegna del proprio
partito. Fu assassinato nella sua casa, per avere accettata la
candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe – stato per essere il
destino suo all'indomani. (Rumori) Ma i candidati – voi avete ragione di
urlarmi, onorevoli colleghi – i candidati devono sopportare la sorte
della battaglia e devono prendere tutto quello che è nella lotta che
oggi imperversa. lo accenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché
anche questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svolte le
elezioni. (Approvazioni all'estrema sinistra) Un'altra delle garanzie
più importanti per lo svolgimento di una libera elezione era quella
della presenza e del controllo dei rappresentanti di ciascuna lista, in
ciascun seggio. Voi sapete che, nella massima parte dei casi, sia per
disposizione di legge, sia per interferenze di autorità, i seggi – anche
in seguito a tutti gli scioglimenti di Consigli comunali imposti dal
Governo e dal partito dominante – risultarono composti quasi totalmente
di aderenti al partito dominante. Quindi l'unica garanzia possibile,
l'ultima garanzia esistente per le minoranze, era quella della presenza
del rappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare.
Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100 per
cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentante della
lista di minoranza non poté presenziare le operazioni. Dove andò, meno
in poche grandi città e in qualche rara provincia, esso subì le violenze
che erano minacciate a chiunque avesse osato controllare dentro il
seggio la maniera come si votava, la maniera come erano letti e
constatati i risultati. Per constatare il fatto, non occorre nuovo
reclamo e documento. Basta che la Giunta delle elezioni esamini i
verbali di tutte le circoscrizioni, e controlli i registri. Quasi
dappertutto le operazioni si sono svolte fuori della presenza di alcun
rappresentante di lista. Veniva così a mancare l'unico controllo,
l'unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sono
svolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamo
riconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e in qualche
provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certa libertà. Ma
questa concessione limitata della libertà nello spazio e nel tempo – e
l'onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lo potrebbe ammettere – fu
data ad uno scopo evidente: dimostrare, nei centri più controllati
dall'opinione pubblica e in quei luoghi nei quali una più densa
popolazione avrebbe reagito alla violenza con una evidente astensione
controllabile da parte di tutti, che una certa libertà c'è stata. Ma,
strana coincidenza, proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo
dimostrativo quella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza
di suffragi, da superare la maggioranza – con questa conseguenza però,
che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni, si ebbe dopo
le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenuto specialmente nel
Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altri luoghi, dove le elezioni
diedero risultati soddisfacenti in confronto alla lista fascista. Si
ebbero distruzioni di giornali, devastazioni di locali, bastonature alle
persone. Distruzioni che hanno portato milioni di danni».
Una voce a destra: «Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti! » .
Matteotti: «Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbe essere lecito,
secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale, ma non ai
nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sono avuti, dicevo,
danni per parecchi milioni, tanto che persino un alto personaggio, che
ha residenza in Roma, ha dovuto accorgersene, mandando la sua adeguata
protesta e il soccorso economico. In che modo si votava? La votazione
avvenne in tre maniere: l'Italia è una, ma ha ancora diversi costumi.
Nella valle del Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate
all'ordine del giorno dal presidente del Consiglio per l'atto di fedeltà
che diedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano stati
prima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, gli
elettori votavano sotto controllo del partito fascista con la "regola
del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente insegnato persino da un
prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisti consegnavano agli elettori
un bollettino contenente tre numeri o tre nomi, secondo i luoghi
(Interruzioni), variamente alternati in maniera che tutte le
combinazioni, cioè tutti gli elettori di ciascuna sezione, uno per uno,
potessero essere controllati e riconosciuti personalmente nel loro voto.
In moltissime provincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di
Rovigo, questo metodo risultò eccellente».
Finzi: «Evidentemente lei non c'era! Questo metodo non fu usato! » .
Matteotti: «Onorevole Finzi, sono lieto che, con la sua negazione, ella
venga implicitamente a deplorare il metodo che è stato usato».
Finzi: «Lo provi».
Matteotti: «In queste regioni tutti gli elettori».
Ciarlantini: «Lei ha un trattato, perché non lo pubblica? » .
Matteotti: «Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che le tipografie
del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumori al centro e a
destra); perché, come tutti sanno, anche durante le elezioni, i nostri
opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, le tipografie devastate
o diffidate di pubblicare le nostre cose. Nella massima parte dei casi
però non vi fu bisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini
sapevano inutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più
forte, la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia,
la terna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacato
fascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)».
Suardo: «L'onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insulta il
popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall'Aula. (Rumori –
Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini,
sfido l'onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia
dignità di soldato, abbandono quest'Aula. (Applausi, commenti)».
Teruzzi: «L'onorevole Suardo è medaglia d'oro! Si vergogni, on.
Matteotti». (Rumori all'estrema sinistra).
Presidente: «Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda! » .
Matteotti: «lo posso documentare e far nomi. In altri luoghi invece
furono incettati i certificati elettorali, metodo che in realtà era
stato usato in qualche piccola circoscrizione anche nell'Italia
prefascista, ma che dall'Italia fascista ha avuto l'onore di essere
esteso a larghissime zone del meridionale; incetta di certificati, per
la quale, essendosi determinata una larga astensione degli elettori che
non si ritenevano liberi di esprimere il loro pensiero, i certificati
furono raccolti e affidati a gruppi di individui, i quali si recavano
alle sezioni elettorali per votare con diverso nome, fino al punto che
certuni votarono dieci o venti volte e che giovani di venti anni si
presentarono ai seggi e votarono a nome di qualcheduno che aveva
compiuto i 60 anni. (Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio
pochi, ma autorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto,
riuscirono ad impedirlo».
Torre Edoardo: «Basta, la finisca! (Rumori, commenti). Che cosa stiamo a
fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori – Alcuni deputati
scendono nell'emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non il
Parlamento! (Commenti – Rumori)».
Voci: «Vada in Russia! »
Presidente: «Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda! »
.
Matteotti: «Coloro che ebbero la ventura di votare e di raggiungere le
cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi Comuni, specialmente
della campagna, la visita di coloro che erano incaricati di controllare
i loro voti. Se la Giunta delle elezioni volesse aprire i plichi e
verificare i cumuli di schede che sono state votate, potrebbe trovare
che molti voti di preferenza sono stati scritti sulle schede tutti dalla
stessa mano, così come altri voti di lista furono cancellati, o
addirittura letti al contrario. Non voglio dilungarmi a descrivere i
molti altri sistemi impiegati per impedire la libera espressione della
volontà popolare. Il fatto è che solo una piccola minoranza di cittadini
ha potuto esprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasi
esclusivamente coloro che non potevano essere sospettati di essere
socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentre riuscirono
più facilmente a votare per noi persone nuove e indipendenti, le quali,
non essendo credute socialiste, si sono sottratte al controllo e hanno
esercitato il loro diritto liberamente. A queste nuove forze che
manifestano la reazione della nuova Italia contro l'oppressione del
nuovo regime, noi mandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi
all'estrema sinistra. Rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte
queste ragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorose
sollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conoscete perché
ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno (Rumori)... per queste
ragioni noi domandiamo l'annullamento in blocco della elezione di
maggioranza. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l'autorità
dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti
voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione
morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione
divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la
licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere
errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha
dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a
destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il
nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato
con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi,
anche con l'opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi
difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il
più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il
rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle
elezioni».
Terminato così il suo intervento, Matteotti dice ai suoi compagni di
partito: «Io, il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso
funebre per me». —
Ho visto il suo ottimo servizio ben documentato e non di parte .
La storia della targa della Ferrari Testarossa grigia
cabrio di GA che stava nel garage di Frescot entrando sulla
destra e' che io come azionista Ifi l'avevo trovata nelle
immobilizzazioni, chiesi a GA che ci stava a fare e lui la fece
reimatricolare a suo nome con quella targa. Non la usava perche'
mi disse che la trovava scomoda e preferiva le Fiat. L'uso'
Giovanni Alberto Agnelli che ebbe un'incidente sulla
Torino-Milano. Così mi disse Edoardo a cui il padre non la fece
mai guidare. Edoardo aveva le Ferrari in uso direttamente
da Enzo Ferrari.
Chi sta chiudendo la Marelli e' KKR che vorrebbe comprare
la rete Tim pagandola 6 volte il suo valore come Enimont quando
fu venduta da Gardini ad Eni.
A Carlo De Benedetti avevo proposto di acquisire la Fiat prima
che arrivasse Marchionne, mi ha riso al TELEFONO.
Bianca Carretto forse dimentica che prima della Peugeot la Fiat
fu offerta da Jaky a Renault a cui l'ho fatta saltare grazie a
Nissan. Infatti poi i rapporti fra Nissan e Renault sono
cambiati.
Poi Peugeot ha pagato la Fiat 2,9 miliardi rispetto ai 5
richiesti perché non c'era nessuno che volesse comprare FIAT.
Non e' vero che Marchionne ha saputo gestire la Fiat. Non capiva
nulla di auto. Infatti non ha investito su LANCIA , come invece
sta facendo Tavares. Maserati in 5 anni non poteva fare
concorrenza a Porsche che investe da 50 anni !
Marchionne non ha mai saputo scegliere un 'auto nelle
presentazioni, chiedeva di farlo a chi lo avrebbe dovuto
assistere !
La chimera del progetto fabbrica italiana ve la siete
dimenticata tutti ?
Come le condanne per atteggiamento antisindacale a cui è stato
condannato piu' volte Marchionne ?
Come De Benedetti non ne capisce nulla di computer visto che
aveva il padre del Surface con Quaderno e ne' lui ne' Passera lo
hanno capito.
Infatti il progetto della 500 elettrica e' sbagliato e voluto da
Marchionne e realizzato da Jaky investendo tanti soldi .
Proposte d'investimento agli Agnelli e De Benedetti vengono
fatte da sempre da chi guadagna le commissioni, per cui quello
che fa Jaky lo facevano anche Gabetti ed altri a NY con IFINT.
Inoltre i rapporti diretti internazionali sono tantissimo. Io in
un we a Garavicchio a casa di Carlo Caracciolo mi sono trovato
in piscina ed a tavola con il marito di Margherita, Giovanni
Alberto, Edoardo e Carlo Caracciolo che mi ha chiesto come
poteva difendersi da Carlo De Bebedetti. Io gli suggerii di
entrare in Cofide e lui lo fece. 3 mesi dopo GA, dandomi il 5,
mi soprannominò in pubblico Mark Spitz, per comunicarmi che
sapeva tutto .
Il patrimonio di Gianni Agnelli io lo stimo in 100 miliardi ,
con dei parametri approvati da Grande Stevens, per cui a
MARGHERITA hanno dato l'1%.
Il patrimonio di G.A lo gestivano Gabetti e Bormida.
Margherita e' come sua madre , prende tempo per allargarsi .
Edoardo no infatti e' stato ucciso perche' non voleva rinunciare
ai suoi diritto ereditari sulla Dicembre, a cui il Pm di
Mondovi, Bausone non credeva , quando glielo dissi 2 giorni dopo
l'omicidio di Edoardo.
L'ex Bertone finirà come Termoli.
IL RESTO glielo allego come anticipazione di un libro che forse
uscira'.
La proposta del Marocco e' stata fatta ai fornitori gia' a
Torino all'Hotel Ambasciatori nelle stesse ore in cui a 200
metri all'Hotel Concorde c'era il ministro Pichetto, a cui l'ho
detto senza ricevere alcuna risposta, come per la mia proposta
del progetto dell'H2 per autotrazione che rilancerebbe l'intera
economia nazionale, produzione auto compresa che allego.
Tenete conto che dietro ogni persona c'e' un uomo nero, quello
di Jaky per me e' a voi noto :Griva.
Resto a Sua disposizione per ogni chiarimento e documentazione,
Buon lavoro.
Marco BAVA
"L'Avvocato voleva
adottare John Il controllo della Dicembre non cambia"
Jennifer Clark
"
Il libro
Così su La Stampa
Un rapporto difficile, quello dei tre fratelli Elkann con la
madre Margherita, un problema «nato ben prima che lo scontro
arrivasse nelle aule dei tribunali». Jennifer Clark,
giornalista, già caporedattrice per l'Italia di Dow Jones dopo
le esperienze a Bloomberg e Reuters, ha seguito per anni le
vicende degli Agnelli. Recentemente ha pubblicato per Solferino
"L'ultima dinastia" sulla loro saga famigliare.
Clark, in una intervista ad Avvenire John Elkann parla per la
prima volta di "un clima di violenza fisica e psicologica"
subìto da lui e dagli altri due fratelli Elkann da parte della
madre. Da dove nasce, secondo lei, quella tensione?
«Per scrivere il libro ho parlato a lungo con gli esponenti
della famiglia, a partire da John. Il problema dei figli Elkann
con la madre viene da lontano perché, in un certo senso, è la
conseguenza dei problemi di Margherita ed Edoardo con i
genitori, in particolare con il padre, l'Avvocato».
Lei scrive che Gianni Agnelli era un padre poco affettuoso. Che
rapporto c'è tra questo e lo scontro di Margherita con i tre
figli Elkann?
«Lo squilibrio diviene palese quando Margherita divorzia da
Alain Elkann e si risposa con Serge de Phalen. Due mondi quasi
opposti: dallo scrittore parigino bohemien al nobile russo che
sogna il ritorno della grande Russia dei Romanov. Margherita si
converte alla religione ortodossa. Inizia a dipingere icone. E
vorrebbe che diventassero ortodossi anche John, Lapo e Ginevra.
Li costringe a dire le preghiere e a partecipare ai campi estivi
dei nostalgici zaristi in Francia che ogni mattina li fanno
assistere all'alza bandiera con lo stendardo imperiale
dell'aquila a due teste. I figli del secondo matrimonio sono
russi a tutti gli effetti e vivono a loro agio in quel mondo. I
figli Elkann no. A questo punto intervengono i nonni».
In che modo?
«Chiamando sempre più spesso i tre nipoti a trascorrere lunghi
periodi con loro. Per sottrarli a quel mondo estraneo. Per
questo John dice oggi che è stata decisiva per lui e i fratelli
la protezione dei nonni. Ma questo ha finito per rendere i
rapporti tra Margherita e i suoi genitori ancora più difficili».
Il nonno aveva dato ai nipoti l'affetto che era mancato alla
figlia come se l'affettività avesse saltato una generazione?
«Esattamente. Il rapporto tra i nipoti e il nonno è diventato
sempre più stretto al punto che un giorno l'Avvocato accarezzò
l'idea di adottare John. Come si sa poi non se ne fece nulla».
Se i rapporti erano tanto tesi perché allora, alla morte
dell'Avvocato, Margherita accettò di rinunciare alle quote della
Dicembre in cambio di denaro?
«Lei ha sempre sostenuto di averlo fatto nel tentativo di
riportare la pace in famiglia. È anche vero che conosceva l'atto
notarile con cui l'Avvocato, fin dal 1999, consegnava a John la
gestione della Dicembre e quindi deve avere pensato che, persa
la partita per il potere, tanto valeva giocarsi quella del
denaro. Del resto, quell'atto del '99 era stato firmato da tutti
i familiari, anche da lei».
NON E' VERO :
EDOARDO NON LO HA MAI FIRMATO. PER QUESTO LO HANNO UCCISO. Mb
Lei ha poi tentato, e lo sta facendo ancora oggi, di rimettere
in discussione quella scelta…
«Certo e questo è uno dei nodi delle cause legali. Ma la scelta
di non partecipare alla Dicembre ha finito per isolare ancora di
più Margherita. Si diceva che avesse confidato a Lupo Rattazzi
le sue perplessità su futuro della Fiat: "Rischia di fare la
fine della Parmalat". Erano gli anni in cui il fallimento della
Parmalat aveva fatto molto rumore. Come se lei avesse scelto di
scendere dalla nave nel momento di massima difficoltà
dell'azienda. Già nel 2004, al matrimonio di John e Lavinia, la
presenza di Margherita era stata incerta fino all'ultimo».
Da allora in poi la frattura si è andata allargando. Le
battaglie in tribunale contro la madre Marella e ora contro i
figli Elkann hanno aggravato la situazione. Quali conseguenze
potranno avere secondo lei?
«Dal punto di vista della governance della Dicembre, la società
che controlla la Giovanni Agnelli e, per il tramite di questa,
Exor non credo che ci potranno essere conseguenze. L'atto
notarile del 1999 non lascia scampo. Diverso è il discorso se
passiamo dalla governance alle quote. È in teoria possibile che,
se venisse accolta la tesi dei legali di Margherita, si
riconosca il diritto della figlia di Gianni Agnelli ad avere la
sua quota di legittima e dunque un pacchetto di azioni della
Dicembre. Ma non credo proprio che questo impedirebbe a John di
governare come fa oggi».
Si perché
perderebbe il controllo in quanto il 75% passerebbe a Margherita
ed il 25% Jaky 20% . Mb
TAVARES E JAKY NEL 23
Un compenso da 36,5 milioni è adeguato per il
ceo di una società capace di generare 18,6 miliardi di profitti e di
versare ai soci quasi 8 miliardi? Per i proxy advisor […] no. In vista
dell’assemblea del 16 aprile, […] Glass Lewis e Iss hanno raccomandato
agli azionisti di Stellantis di votare contro gli stipendi percepiti […]
dai manager del gruppo.
A loro giudizio, la paga del ceo Carlos Tavares è «eccessiva»: vale 518
volte il salario medio dei dipendenti di Stellantis che, intanto, sta
attuando massicci piani di esuberi […].
[…] Iss ha criticato anche il benefit da 430 mila euro accordato al
presidente John Elkann che ha potuto utilizzare l’aereo aziendale per
scopi personali. I suggerimenti dei proxy sono di norma accolti dai
fondi internazionali. Se al loro si aggiungesse il «no» del governo
francese, socio di Stellantis al 9,9%, la relazione sui compensi
potrebbe incorrere in una sfiducia. Dal valore consultivo, è vero; ma
fortemente simbolico.
IL 10.12.23 PROGRAMMA TELEVISIVO SU
L'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI SU PIAZZA LIBERTA', il
programma di informazione condotto da Armando Manocchia, su
BYOBLU CANALE 262 DT CANALE
IL GRANDE AMICO DI EDOARDO CON CUI FECE
VIAGGI ERA LUCA GAETANI
EA NON FECE MAI NESSUNA CESSIONE DEI
SUOI DIRITTI EREDITARI
NE' EBBE ALCUN DISSIDIO CON GIOVANNI
ALBERTO AGNELLI, DA CUI SOGGIORNAVA ANDANDO E TORNANDO DA
GARAVICCHIO.
INFATTI QUANDO CI FU L'EPISODIO DEL
KENIA FU GIOVANNI ALBERTO AGNELLI AD ANDARLO A TROVARE.
I LEGAMI CON LA SORELLA MARGHERITA NON
EERANO STRETTI COME QUELLI CON I CUGINI LUPO RATTAZZI ED EDUARDO
TEODORANI FABBRI. INFATTI NON ESISTONO LETTERE FRA EDOARDO E
MARGHERITA .
DEL CAMBIO DELLA SUCCESSIONE DA GIOVANNI
ALBERTO A JAKY EA LO HA SAPUTO DALLA MADRE CHE NE HA CONVITO GIANNI
PER NON PERDERE I PRIVILEGI DELLA PRESIDENZA FIAT,
L'INTERVISTA AL MANIFESTO FU PROPOSTA DA
UN GIORNALISTA DI REPUBBLICA PERCHE' LUI L'AVREBBE VOLUTA FARE MA
NON GLIELO PERMETTEVANO.
NON CI SONO PROVE CHE EA FOSSE DEPRESSO,
LA PATENTE DI EA LA TENEVA LA SCORTA E
NON ERA SUL CRUSCOTTO MA NEL CASSETTO DELLA CROMA EX DELL'AVVOCATO
CON MOTORE VOLVO E CAMBIO AUTOMATICO, NON BLINDATA.
LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI EA SONO
TUTT'ORA APERTE PRESSO LA PROCURA DI CUNEO.
GRIVA QUANDO ENTRA IN SCENA ?
L’IMPERO DI FAMIGLIA: ECCO PERCHÉ ADESSO
RISCHIA DI CROLLARE TUTTO
Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per “il Fatto quotidiano”
È l’attacco al cuore di un mito: quello degli Agnelli. E a pagarne le
conseguenze più dure potrebbe essere lui, l’erede che non porta più quel
cognome, John Elkann.
A rischio di veder messo in ballo il ruolo che suo nonno gli aveva
assegnato: la guida dei tesori di famiglia. Tutto passa per la Svizzera,
dove Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato, ha sempre dichiarato di
avere la residenza sin dagli anni 70.
E con la cui legge successoria ha poi regolato i conti con la figlia:
per escludere Margherita dalla propria eredità e, soprattutto,
permettere al nipote di diventare il nuovo capo della dinastia.
[…] quella residenza […] ora piomba nell’inchiesta per frode fiscale
della Procura di Torino. E i pm hanno poteri di accertamento rapidi e
quasi immediati […]. Vediamo, punto per punto, che cosa c’è e che cosa
indica quel documento e come potrebbe segnare i clamorosi sviluppi delle
indagini.
1) La residenza svizzera. È decisiva: per stabilire se sono validi sia
l’accordo e il patto firmati da Marella con la figlia a Ginevra nel
2004, sulla successione dell’avvocato e sulla sua, sia il testamento e
le due aggiunte con i quali ha indicato come eredi i nipoti John, Lapo e
Ginevra.
E infine per accertare la possibile evasione fiscale sul suo patrimonio.
Trevisan spiega che la vedova dell’avvocato, dal 2003 sino alla morte
nel 2019, non ha mai vissuto in Svizzera i 180 giorni all’anno necessari
per poter mantenere quel diritto. “Ha trascorso ogni anno, in media,
oltre 189 giorni in Italia, 94 in Marocco e solo circa 68 in Svizzera”.
Se tutto saltasse, Margherita tornerebbe in campo nel controllo
dell’impero Agnelli.
2) Gli “espedienti” sulla residenza. Il legale indica anche le presunte
mosse per mascherare la permanenza di Marella in Italia. […] “Occorreva
non far risultare intestate a Marella Caracciolo le utenze degli
immobili in Italia e i relativi rapporti di lavoro... Un appunto del
commercialista Gianluca Ferrero suggeriva che non fossero a lei
riconducibili né dipendenti né animali, facendo risultare che i
domestici fossero alle dipendenze di Elkann […]”.
3) Il personale delle ville. La ricostruzione di Trevisan […]
sembrerebbe confermare i “consigli” di Ferrero. I magistrati […] stanno
[…] ascoltando le testimonianze di chi gestiva le residenze di famiglia.
Il legale di Margherita ha contato oltre 30 dipendenti […]. I contratti
erano intestati formalmente a Elkann, ma loro erano sempre al servizio
della nonna.
4) I testamenti, veri o falsi. Nell’esposto, Trevisan affida alla
Procura […] il compito di esaminare l’autenticità del testamento di
Marella Caracciolo e delle due “aggiunte”, redatti dal notaio svizzero
Urs von Grunigen. […] il legale aveva già sostenuto che, secondo due
diverse perizie grafiche, almeno nella seconda “aggiunta” la firma della
signora “appare apocrifa, con elevata probabilità”. Giovedì pomeriggio,
la Guardia di Finanza si è presentata alla Fondazione Agnelli, proprio
per acquisire vecchi documenti firmati da Marella e confrontare le
firme.
5) Le fiduciarie di famiglia. Le Fiamme Gialle hanno anche prelevato
migliaia e migliaia di pagine e documenti legati a quattro diverse
fiduciarie, tutte citate nell’esposto di Trevisan. Due di esse, la Simon
Fiduciaria e la Gabriel Fiduciaria facevano riferimento, un tempo,
all’avvocato Franzo Grande Stevens e oggi sono state assorbite nella
Nomen Fiduciaria della famiglia Giubergia e nella banca privata Pictet
di Ginevra.
Che cosa può nascondersi in quegli “scrigni” votati alla riservatezza?
Due cose, entrambe importanti. La prima […] riguarda il fatto se in esse
sia potuto transitare denaro proveniente da 16 società offshore delle
Isole Vergini britanniche, tutte intestate o a Marella Agnelli o a
“membri della famiglia”, come la “Budeena Consulting Inc.” che, da sola,
aveva in cassa 900 milioni dollari.
La seconda riguarda la possibilità che gli inquirenti possano trovare le
tracce degli scambi azionari, tra la nonna e i nipoti, della “Dicembre”,
la società semplice creata dall’avvocato nel 1984 per custodire il
tesoro di famiglia e che oggi consente a John Elkann di gestire, a
cascata, i 25,5 miliardi di patrimonio della holding Exor.
2. INCHIESTA ELKANN: LA GDF A CACCIA DI SOCIETÀ OFFSHORE
Estratto dell’articolo di Marco Grasso per “il Fatto quotidiano”
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
Margherita Agnelli […] dà la caccia ai capitali offshore di famiglia,
che le sarebbero stati occultati nell’accordo sull’eredità. La Procura
di Torino cerca i redditi, potenzialmente enormi, che sarebbero stati
occultati al Fisco, attraverso fiduciarie collegate a paradisi fiscali.
Questi due interessi potrebbero convergere se cadesse il baluardo che
finora ha protetto la successione della dinastia più potente d’Italia:
la presunta residenza elvetica di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e
madre di Margherita. Se saltasse questo cardine, le autorità italiane
potrebbero contestare reati tributari e sanzioni fiscali agli Elkann, e
questa storia, come una valanga, potrebbe travolgere anche i contenziosi
civili sull ’eredità, aperti in Svizzera e in Italia.
Sono tre gli indagati nell’in chiesta condotta dal procuratore aggiunto
Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti: Gianluca
Ferrero, commercialista della famiglia Agnelli e presidente della
Juventus; Robert von Groueningen, amministratore dell’eredità di Marella
Agnelli (morta nel 2019); John Elkann, nipote di Marella, presidente di
Stellantis ed editore del gruppo Gedi.
L’ipotesi è di concorso in frode fiscale e in particolare di
dichiarazione infedele al Fisco per gli anni 2018-2019. In base
all’intesa sulla successione di Gianni Agnelli nel 2004 […] Margherita
accetta l’estromissione dalle società di famiglia in cambio di 1,2
miliardi; ottiene l’usufrutto su vari beni immobiliari e si impegna a
versare alla madre Marella un vitalizio mensile da 500 mila euro. Di
questi soldi non c’è traccia nei 730, da cui mancano in altre parole 8
milioni di euro (3,8 milioni di tasse).
Il perché gli investigatori si concentrino su quel biennio è presto
detto: per chi indaga Marella Caracciolo, malata di Parkinson, era
curata in Italia. La Procura ritiene che passasse gran parte del tempo a
Villa Frescot, a Torino, oltre 183 giorni l’anno, la soglia dopo la
quale il Fisco ritiene probabile che una residenza estera sia fasulla.
Per questo ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria di Torino […]
ha sentito sei testimoni vicini alla famiglia: personale che di fatto
lavorava al servizio di Marella, ma che era stato assunto dopo la morte
del nonno da John Elkann o da società a lui riconducibili, un artificio
che avrebbe rafforzato la tesi della residenza estera della nonna.
Questo è l’anello che mette nei guai l’erede della casata. Per i pm il
commercialista Ferrero avrebbe disposto le dichiarazioni dei redditi
infedeli, mentre l’esecutore testamentario svizzero le avrebbe
controfirmate.
Ci sono inoltre le indagini commissionate da Margherita Agnelli
all’investigatore privato Andrea Galli, confluite in un esposto in mano
alla Procura. Lo 007 ha ricostruito le spese nella farmacia di Lauenen,
villaggio nel cantone di Berna in cui sulla carta viveva Marella
Caracciolo: dalle fatture fra il 2015 e il 2018 emergerebbe che le spese
mediche coprivano il solo mese di agosto. […]
GLI INQUIRENTI cercano di ricostruire il flusso di redditi, la
riconducibilità dei patrimoni e documenti originali in grado di
verificare la validità delle firme sui testamenti. Se dovesse essere
rimessa in discussione la residenza di Marella, si aprirebbe un nuovo
scenario: il Fisco potrebbe battere cassa e contestare mancati introiti
milionari per Irpef, Iva, successione e Ivafe (tassa sui beni esteri).
Gli Elkann sono pronti a difendersi dalle accuse, e hanno sempre
contestato la ricostruzione di Margherita.
DOPO 25 ANNI MARGHERITA HA PENSATO AI
FRATELLI DI YAKY, LAPO E GINEVRA , COME GLI AVEVA DETTO EDOARDO:
Margherita Agnelli vuole costringere per via
giudiziaria i suoi tre figli Elkann a restituire i beni delle eredità di
Gianni Agnelli (morto nel 2003) e Marella Caracciolo (2019).
Un’ordinanza della Cassazione pubblicata a gennaio mette in fila,
sintetizzando i «Fatti in causa», le pretese della madre di John Elkann
nella sua offensiva legale. Il punto d’arrivo è molto in alto nel
sistema di potere dei figli: l’assetto della Dicembre, la cassaforte
(60% John e 20% ciascuno Lapo e Ginevra Elkann) azionista di riferimento
dell’impero Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus, Cnh ecc. (35 miliardi).
[…] La Corte suprema nella sua ordinanza si occupa di una questione
tecnica laterale, annullando parzialmente […] la decisione del tribunale
di Torino di sospendere i lavori in attesa dei giudici svizzeri. […] la
Cassazione […] sintetizza in modo neutrale le richieste di Margherita e
cioè, innanzitutto, «che sia dichiarata l’invalidità o l’inefficacia del
testamento della madre».
E dunque «che sia aperta la successione legittima, sia accertata in capo
all’attrice (Margherita ndr) la sua qualità di unica erede legittima
della madre, sia accertata la quota della quale la madre poteva disporre
e […] sia accertata la lesione della quota di riserva a essa spettante».
A questo punto ci deve essere «la conseguente reintegra della quota
mediante riduzione delle donazioni, anche dirette e dissimulate, e
condanna dei convenuti (gli Elkann, ndr) alle restituzioni».
Il tema delle donazioni è fondamentale perché potrebbero essere i
«mattoni» con cui si è costruita la governance a trazione John nella
Dicembre. Margherita «in ogni caso ha chiesto la dichiarazione della sua
qualità di erede del padre (...) e la condanna dei convenuti a
restituire i beni dell’eredità del padre».
La manovra legale è dunque tesa ad azzerare tutto, proiettando
Margherita nel ruolo di unica erede legittima della madre. E
nell’eventuale riconteggio dell’eredità materna entrerebbero le
donazioni anche «indirette e dissimulate».
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON
LAVINIA BORROMEO
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON
LAVINIA BORROMEO
Nella costruzione dell’attuale assetto della Dicembre con John al
comando sono state decisive alcune transazioni con la nonna Marella dopo
la morte (2003) di Gianni Agnelli. Secondo i figli de Pahlen, […] per il
calcolo della quota legittima, nel perimetro ereditario della nonna
Marella dovrebbe entrare anche il «75% della Dicembre, per il caso in
cui si accertasse la simulazione degli atti di compravendita, il cui
valore è stimato in euro 3 miliardi». Sostengono anzi che la nonna abbia
«effettuato donazioni delle partecipazioni della Dicembre al nipote John
per (...) circa 3 miliardi».
John Elkann e la madre Margherita entrano nella cassaforte come soci nel
1996, con Gianni Agnelli al comando. Nel ’99 l’Avvocato modifica lo
statuto e detta il futuro: «se manco o sono impedito — è il senso —
tutti i poteri vanno a John» che, alla morte del nonno, sale al 58%.
L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed
esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la
nonna cede tutto ai nipoti, tenendo l’usufrutto: John si consolida al
60%, una leadership che nel suo entourage giudicano «inattaccabile», a
Lapo e Ginevra il resto. È l’assetto attuale di cui però s’è avuta
notizia ufficiale nel 2021, dopo 17 anni di carte, transazioni e patti
tenuti nascosti. Un bug temporale a dir poco anomalo per una delle più
influenti società in Europa, inspiegabilmente tollerato per anni dalla
Camera di Commercio di Torino. Anche su questo fa leva la strategia di
Margherita per «scalare» il sancta sanctorum degli Elkann.
«La costruzione di una residenza estera
fittizia» in Svizzera di Marella Caracciolo «ha avuto una duplice e
concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare
l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali
e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo
ereditario, sottrarre la successione» della vedova dell’Avvocato
«all’ordinamento italiano»: lo scrivono i magistrati di Torino nel
decreto di sequestro che ha portato al blitz di ieri (7 marzo) della
guardia di finanza, nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e
sulle presunte «dichiarazioni fraudolente» dei redditi di Marella
Caracciolo. Per questo, è scattata anche una nuova ipotesi di reato:
«truffa aggravata ai danni dello Stato e di ente pubblico (Agenzia delle
entrate)».
Eredità Agnelli, i 734 milioni di euro lasciati da Marella e l'appunto
sulla residenza svizzera: «Una vita di spostamenti»
CRONACA
Eredità Agnelli, i pm e gli appunti della segretaria di Marella Agnelli:
«Sono la prova che non viveva in Svizzera»
Tra i beni in questione - secondo il Procuratore aggiunto Marco
Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti - ci
sarebbero 734.190.717 euro, «derivanti dall’eredità di Marella
Caracciolo».
Per la truffa aggravata sono indagati i tre fratelli Elkann, John,
Ginevra e Lapo, lo storico commercialista della famiglia Gianluca
Ferrero e Urs Robert von Gruenigen, il notaio svizzero che curò la
successione testamentaria.
Gli investigatori - emerge dal decreto - hanno messo le mani anche su un
documento di quattro pagine «riepilogante in forma schematica i giorni
di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo»: morale, nel 2015
la moglie di Gianni Agnelli dimorò «in Svizzera meno di due mesi»,
contro i 298 giorni passati in Italia. Nel 2018 il conto è di 227 giorni
in Italia e 138 all’estero. Significativa anche la denominazione
dell’ultima pagina del documento: «Una vita di spostamenti».
Un secondo "round" si è combattuto ieri
davanti al tribunale del riesame di Torino tra la Procura subalpina e lo
staff di avvocati che difendono i fratelli Elkann, indagati per truffa
ai danni dello Stato per non aver pagato la tassa di successione su una
porzione di eredità della nonna, pari a 734 milioni di euro.
I penalisti hanno impugnato il decreto con cui i pm il 6 marzo hanno
disposto un nuovo sequestro dei documenti […] già acquisiti dai
finanzieri durante le perquisizioni del 7 febbraio. E gli inquirenti
hanno risposto depositando ai giudici materiale investigativo finora
inedito, tra cui delle intercettazioni e soprattutto i tredici verbali
del personale al "servizio" di Marella Caracciolo.
La tesi accusatoria - secondo cui John Elkann avrebbe fatto figurare che
domestici e infermiere lavoravano per lui, «al fine di non compromettere
la possibilità che la defunta nonna fosse effettivamente residente in
Svizzera» - «appare largamente confermato dalle dichiarazioni» degli ex
dipendenti sentiti come testimoni in Procura. In sostanza, quasi tutti
hanno confermato che prestavano assistenza alla signora Agnelli quando
lei risiedeva nelle dimore torinesi, ossia per la maggior parte
dell'anno.
Nel locale caldaie dell'abitazione del pupillo di Gianni Agnelli, […] i
militari del nucleo economico finanziario di Torino hanno trovato una
ventina di faldoni con i documenti di «domestici, cuochi, autisti,
governante, guardarobiera, maggiordomi». Per realizzare quella che i pm
ritengono esser una «strategia evasiva», ossia non pagare le tasse
sull'eredità in Italia, John avrebbe assunto formalmente il personale
delle residenze di Villa Frescot, Villa To e Villar Perosa che
«assisteva di fatto Marella Caracciolo».
A sommarie informazioni è stata sentita anche Carla Cantamessa, che si
occupava della gestione amministrativa delle abitazioni riconducibili
alla famiglia Angelli-Elkann. […] «al momento della perquisizione (del 7
febbraio, ndr) contattava immediatamente Gianluca Ferrero (il
commercialista di famiglia indagato, ndr), avvisandolo dell'arrivo della
Finanza e mostrando timore e preoccupazione per documenti che avrebbe
dovuto "nascondere"».
In quel momento, però, i finanzieri stavano bussando anche alla porta
del commercialista, che quindi ha subito riagganciato il telefono. Tra
il materiale che le è stato sequestrato ci sono anche documenti sui
«giardinieri dismessi dal 2020», ossia successivamente alla morte di
Marella. La "prova del nove" è che quasi tutti i dipendenti assunti da
John sono stati licenziati dopo che sua nonna, il 23 febbraio 2019, è
deceduta.
Secondo i legali degli Elkann non esistono gli estremi del reato di
truffa ai danni dello Stato nel caso di mancato pagamento della tassa di
successione. Avvalendosi anche di un parere del professore Andrea
Perini, docente di diritto penale tributario, hanno specificato […] che
al massimo si tratta di un illecito amministrativo. Per i pm, invece,
gli «artifizi e i raggiri» previsti dal reato di truffa si sono
concretizzati proprio nel trucco della residenza in Svizzera di Marella,
con il quale i tre nipoti avrebbero «indotto in errore» l'Agenzia delle
entrate […], e così facendo avrebbero tratto «l'ingiusto profitto» di
risparmiare tra i 42 e i 63 milioni di euro di tasse.
Tra l'altro, la «strategia evasiva» è esplicitata nel cosiddetto
«vademecum della truffa» redatto da Ferrero, in cui si consiglia a
chiare lettere «di non sovraccaricare la posizione italiana di Marella
Caracciolo», facendo assumere i suoi dipendenti al nipote maggiore.
L'altro punto su cui insistono le difese è il «ne bis in idem», il
principio in base al quale non si può essere giudicati due volte per lo
stesso fatto.
Ma la truffa ai danni dello Stato era già stata ipotizzata dalla Procura
torinese prima che venisse eseguito il secondo sequestro, ora impugnato
dagli Elkann e da Ferrero. I giudici, dopo quasi quattro ore di udienza,
si sono riservati di decidere entro sabato prossimo. […]
EREDITÀ AGNELLI, 'I QUADRI SONO CUSTODITI AL LINGOTTO'
Francesca Brunati e Igor Greganti per l’ANSA
Sarebbero tutte rintracciate e rintracciabili, e donate dalla nonna ai
nipoti Elkann, le 13 opere d'arte, parte del tesoro lasciato da Gianni
Agnelli, e che un tempo arredavano Villa Frescot e Villar Perosa a
Torino e una residenza di famiglia a Roma, e ora reclamate dalla figlia
Margherita, unica erede dei beni immobili dopo la morte della madre e
moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale ne
aveva l'usufrutto.
E' quanto risulta in sintesi da una relazione depositata alla Procura di
Milano dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf
nell'inchiesta che ha portato il gip Lidia Castellucci ad archiviare la
posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore accusati
di ricettazione e a disporre, su suggerimento di Margherita nella sua
opposizione alla richiesta di archiviazione, ulteriori accertamenti.
L'informativa delle Fiamme Gialle è stata redatta in base alle
testimonianze, riportate nell'atto, di Paola Montalto e Tiziana Russi,
persone di fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate
degli inventari dei beni ereditati. Le due donne, sentite come una terza
persona al servizio della moglie dell'Avvocato, hanno ricostruito che
quelle tele di artisti del calibro di Monet, Picasso, Balla e De Chirico
erano alle pareti dell'appartamento romano a Palazzo
Albertini-Carandini, di cui Margherita ha la nuda proprietà, e che
furono poi donate ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra dalla nonna.
Dichiarazioni, queste, a cui è stato trovato riscontro: come è emerso
successivamente alle tre deposizioni, quasi tutte le opere d'arte sono
state trovate al Lingotto durante una ispezione della Guardia di
Finanza, delegata dalla Procura torinese nell'indagine principale
sull'eredità. Una invece sarebbe in una casa a St. Moritz e una sua
copia nella pinacoteca di via Nizza.
Dalle consultazioni di una serie di banche dati "competenti", in
particolare quelle del ministero della Cultura e la piattaforma S.u.e.
(Sistema uffici esportazione) è stato appurato che non ci sono state
movimentazioni illecite né esistono particolari vincoli sui quadri e che
il Monet, che si sospettava fosse falso, è stato sottoposto a una
perizia che ne ha acclarato l'autenticità.
Visto gli esiti delle nuove indagini, i pm milanesi coordineranno con i
colleghi di Torino, ai quali, non si esclude potrebbero trasmettere gli
atti per competenza. Sul caso fonti vicine a Margherita chiariscono che
"i quadri oggetto di denuncia nel procedimento di Milano (che prosegue)
non possono essere stati donati, in quanto Marella non ne aveva la
proprietà.
Peraltro, non risulta ad oggi formalizzato alcun documento di donazione.
Comunque, qualora le indiscrezioni fossero confermate, vi sarebbero atti
invalidi e verrebbe richiesta l'immediata restituzione delle opere che
sono e restano di proprietà di Margherita Agnelli". Una questione,
quella della proprietà, che potrà sciogliere solo la magistratura.
FAIDA EREDITÀ AGNELLI: IL GIALLO DEI 13 QUADRI E DEGLI ORIGINALI SPARITI
Estratto dell’articolo di Ettore Boffano e Manuele Bonaccorsi per “il
Fatto quotidiano”
Diventa un giallo milionario […] la verità sulle opere della Collezione
Agnelli finite nell'inchiesta penale sull'eredità della vedova
dell’avvocato, Marella Caracciolo.
Secondo un’annotazione della Guardia di Finanza di Milano, consegnata al
procuratore aggiunto milanese Luca Fusco, 13 di quei quadri non
sarebbero infatti scomparsi dalle dimore italiane della dinastia (come
ha denunciato la figlia di Gianni Agnelli, Margherita), ma sarebbero
state donate dalla nonna Marella ai tre nipoti John, Lapo e Ginevra
Elkann e ora sarebbero “rintracciati e rintracciabili” in un caveau
della Fiat Security al Lingotto e in Svizzera.
Molto diverso, invece, ciò che emergerebbe dalle indagini che stanno
svolgendo la Procura e la Gdf di Torino, dopo un esposto di Margherita
contro i tre figli. Un fascicolo, al quale nei prossimi giorni sarà
allegato quello di Milano, che ha portato i pm torinesi a indagare i tre
Elkann per i “raggiri e gli artifizi” messi in opera per costruire una
“inesistente residenza svizzera” della nonna.
Nei sequestri effettuati lo scorso 8 febbraio, i finanzieri avevano
visitato anche un caveau nella palazzina storica Fiat del Lingotto, dove
erano conservati arredi di valore un tempo presenti nelle residenze
dell’avvocato di Villar Perosa, di Villa Frescot a Torino e
nell’appartamento di Palazzo Albertini davanti al Quirinale.
Il Fatto Quotidiano e Report […] hanno ricostruito però che gli
inquirenti torinesi hanno rinvenuto al Lingotto solo due originali, La
Chambre di Balthus e il Pho Xai di Gérome, e invece tre copie di modesto
valore di altri tre capolavori: il Glacons effect blanc di Monet, La
scala degli addii di Balla e il Mistero e malinconia di una strada di De
Chirico.
Ma dove sono gli originali? Secondo gli Elkann, […] sarebbero sempre
stati a Sankt Moritz, nella villa Chesa Alkyon dell’avvocato. Per il
momento, la Procura torinese sta approfondendo soprattutto le vicende
legate alla residenza svizzera di Marella e agli eventuali resti
fiscali. Ma è probabile che in un secondo tempo, […] i pm ordinino una
perizia per accertare l’esatta datazione delle copie.
Se emergesse, infatti, che esse sono state realizzate dopo il 24 gennaio
2003, giorno della morte di Gianni Agnelli, allora le indagini
potrebbero estendersi a verificare quando e come gli originali hanno
lasciato l’italia per la Svizzera e sostituiti con le copie. Se fosse
mai dimostrato che i tre quadri si trovavano in Italia, allora potrebbe
trattarsi di un reato. E anche piuttosto grave: esportazione illecita di
opere d’arte, punito dal Codice dei beni culturali con una pena dai 2 a
8 anni di reclusione.
Tutto potrebbe essere prescritto: ciò che invece non si prescriverà mai
è il diritto da parte dello Stato di rivendicare il rientro delle opere
in Italia, con un sequestro. A sostegno delle tesi degli Elkann, secondo
la Gdf di Milano, ci sarebbero anche le testimonianze di due segretarie
di Marella, Paola Montaldo e Tiziana Russi, e di un altro domestico che
avrebbero confermato come la nonna avesse donato quei quadri ai nipoti.
Qualcosa che contraddice l’elenco delle opere acquisito dal procuratore
aggiunto Fusco nel 2009, in un’altra inchiesta sull’eredità Agnelli, e
di cui Report e il Fatto Quotidiano sono entrati in possesso. Una lista
ritenuta veritiera da due personaggi chiave: colui che l’ha redatta,
Stuart Thorton, storico maggiordomo inglese di Agnelli, ed Emmanuele
Gamna, ex avvocato di Margherita che trattò la suddivisione delle opere
tra madre e figlia nel 2004.
Il documento riporta quotazione (assai al ribasso) e collocazione delle
opere. Il De Chirico si trovava a Roma: valore 7 milioni. Il Balla
anch’esso era nella Capitale: 2 milioni. C’era infine il Monet che
risultava essere a Villa Frescot: 8 milioni. L’originale non si sa dove
si trovi.
I quadri di Roma […] erano lì almeno fino al 2018, quando un
trasportatore, il torinese Giorgio Ghilardini, li prelevò: la bolla del
trasporto è stata sequestrata dai pm torinesi. Infine, il professor
Lorenzo Canova, direttore scientifico della fondazione De Chirico,
ricorda che il suo maestro, l’insigne storico dell’arte Mauro Calvesi,
aveva visto l’originale di Mistero e melanconia di una strada
nell’appartamento romano dell’avvocato.
“Me lo presterebbe per una mostra”, chiese il critico ad Agnelli.
“Preferirei di no, i quadri a volte voglio scambiarli, questo non voglio
sia notificato al ministero”, avrebbe risposto il “signor Fiat”.
[…] Margherita Agnelli ritiene […]che le opere le siano state sottratte
dall’eredità della madre Marella e, comunque, chiederà la nullità della
presunta donazione ai figli. Ma il punto non è questo. Quelle opere, a
chiunque spettino, devono rimanere in Italia. Così almeno dice la legge
[…]
LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA
FORZA E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche e
meteriologiche imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.
Che lo Spirito Santo porti
buon senso e serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !
CRISTO RESUSCITA PER TUTTI GLI
UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO PER NUOVI STADI O
SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE PAUSE NEGATE
AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato nulla
perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !
Mb 05.04.12; 29.03.13;
ATTENZIONE IL MIO EX SITO
www.marcobava.tk e' infetto se volete un buon antivirus
gratuito:
Marco Bava ABELE: pennarello di DIO,
abele, perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista
responsabile.
Sono quello che voi pensate io sia
(20.11.13) per questo mi ostacolate.(08.11.16)
La giustizia non esiste se mi mettessero
sotto sulle strisce pedonali, mi condannerebbero a pagare i danni
all'auto.
(12.02.16)
TO.05.03.09
IL DISEGNO DI DIO A VOLTE SI RIVELA
SOLO IN ALCUNI PUNTI. STA' ALLA FEDE CONGIUNGERLI
PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ
COME IN CIELO COSI IN TERRA , DAMMI OGGI IL PANE E LA ACQUA
QUOTIDIANI E LA POSSIBILITA' DI NON COMMETTERE ERRORI NEL CERCARE DI
REALIZZARE NEL MIGLIOR MONDO POSSIBILE IL TUO VOLERE, LA PACE NEL MONDO,
IL BENESSERE SOCIALE E LA COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI. TU SEI GRANDE ED
IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E FIGLI.
TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE
L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E DEI TUOI FIGLI .
SIGNORE IO NON CONOSCO I TUOI OBIETTIVI PER ME , FIDUCIOSO MI AFFIDO A
TE.
Difendo il BENE contro il MALE che nell'uomo rappresenta la variabile
"d" demonio per cui una decisione razionale puo' diventare irrazionale
per questa ragione (12.02.16)
Non prendo la vita di
punta faccio la volonta' di DIO ! (09.12.18)
La vita e' fatta da
cose che si devono fare, non si possono non fare, anche se non si
vorrebbero fare.(20.01.16)
Il mondo sta
diventando una camera a gas a causa dei popoli che la riempiono per
irresponsabilità politica (16.02.16)
I cervelli possono
viaggiare su un unico livello o contemporaneamente su plurilivelli e'
soggettivo. (19.02.17)
L'auto del futuro non
sara' molto diversa da quella del presente . Ci sono auto che
permarranno nel futuro con l'ennesima versione come : la PORSCHE 911, la
PANDA, la GOLF perche' soddisfano esigenze del mercato che permangono .
Per cui le auto cambieranno sotto la carrozzeria con motori ad idrogeno
, e materiali innovativi. Sara' un auto migliore in termini di
sicurezza, inquinamento , confort ma la forma non cambierà molto.
INFATTI la Modulo di Pininfarina la Scarabeo o la Sibilo di Bertone
possono essere confrontate con i prototipi del prossimo
salone.(18.06.17)
La siccità e le
alluvioni dimostrano l'esistenza di Dio nei confronti di uomini che
invece che utilizzare risorse per cercare inutilmente nuovi
pianeti dove Dio non ha certo replicato l'esperienza negativa dell'uomo,
dovrebbero curare l'unico pianeta che hanno a disposizione ed in cui
rischiano di estinguersi . (31.10.!7)
L'Italia e' una
Repubblica fondata sul calcio di cui la Juve e' il maggiore esponente
con tutta la sua violenta prevaricazione (05.11.17)
La prepotenza della
FIAT non ha limiti . (05.11.17)
I mussulmani ci
comanderanno senza darci spiegazioni ne' liberta'.(09.11.17)
In Italia mancano i
controlli sostanziali . (09.11.17)
Gli alimenti per
animali sono senza controllo, probabilmente dannosi, vengono
utilizzati dai proprietari per comodita', come se l'animale fosse un
oggetto a cui dedicare il tempo che si vuole, quando si vuole senza
alcun rispetto ai loro veri bisogni alimentari. (20.11.17)
Ho conosciuto
l'avv.Guido Rossi e credo che la stampa degli editori suoi clienti lo
abbia mitizzato ingiustificatamente . (20.11.17)
L'elicottero di Jaky
e' targato I-TAIF. (20.11.17)
La Coop ha le
agevolazioni di una cooperativa senza esserlo di fatto in quanto quando
come socio ho partecipato alle assemblee per criticare il basso tasso
d'interesse dato ai soci sono stato o picchiato o imbavagliato.
(20.11.17)
Sono 40 anni che :
1 ) vedo bilanci
diversi da quelli che vedo insegnati a scuola, fusioni e scissioni
diverse da quelle che vengono richieste in un esame e mi vengono a dire
che l'esame di stato da dottore commercilaista e' una cosa seria ?
2) faccio esposti e
solo quello sul falso in bilancio della Fiat presentato da Borghezio al
Parlamento e' andato avanti ?
(21.11.17)
La Fornero ha firmato
una riforma preparata da altri (MONTI-Europa sono i mandanti) (21.11.17)
Si puo' cambiare il
modo di produrre non le fasi di produzione. (21.11,17)
La FIAT-FERRARI-EXOR
si sono spostate in Olanda perche' i suoi amministratori abbiano i loro
compensi direttamente all'estero . In particolare Marchionne ha la
residenza fiscale in Sw (21.11.17)
La prova che e' il
femore che si rompe prima della caduta e' che con altre cadute non si
sono rotte ossa, (21.11.17)
Carlo DE BENEDETTI un
grande finanziere che ha fallito come industriale in quanto nel 1993
aveva il SURFACE con il nome QUADERNO , con Passera non l'ha saputo
produrre , ne' vendere ne' capire , ma siluro' i suoi creatori
CARENA-FIGINI. (21.11.17)
Quando si dira' basta
anche alle bufale finanziarie ? (21.11.17)
Per i consiglieri
indipendenti l'indipendenza e' un premio per tutti gli altri e' un costo
(11.12.17)
La maturita' del
mercato finanziario e' inversamente proporzionale alla sottoscrizione
dei bitcoin (18/12/17)
Chi risponde
civilmente e penalmente se un'auto o un robot impazziscono ? (18/12/17)
Non e' la FIAT
filogovernativa, ma sono i governi che sono filofiat consententogli di
non pagare la exit-tax .(08.02.18) inoltre la FIAT secondo me ha fatto
più danni all'ITALIA che benefici distruggendo la concorrenza della
LANCIA , della Ferrari, che non ha mai capito , e della BUGATTI
(13.02.18).
Infatti quando si
comincia con il raddoppio del capitale senza capitale si finisce nella
scissione
Tesi si laurea
sull'assoluzione del sen.Giovanni Agnelli nel 1912 dal reato di
agiotaggio : come Giovanni Agnelli da segretario della Fiat ne e'
diventato il padrone :
Prima di educare i
figli occorre educare i genitori (13.03.18)
Che senso ha credere
in un profeta come Maometto che e'un profeta quando e' esistito
Gesu' che e' il figlio di DIO come provato per ragioni storiche da
almeno 4 testi che sono gli evangelisti ? Infatti i mussulmani
declassano Gesu' da figlio di DIO a profeta perché riconoscono
implicitamente l'assurdità' di credere in un profeta rispetto al figlio
di DIO. E tutti gli usi mussulmani rappresentano una palese
involuzione sociale basata sulla prevaricazione per esempio sulle donne
(19.03/18)
Il valore aggiunto per
i consulenti finanziari e' solo per loro (23.03.18)
I medici lavorerebbero
gratis ? quante operazioni non sono state fatte a chi non aveva i soldi
per pagarle ? (26.03.18 )
lo sfregio delle auto
di stato ibride con il motore acceso, deve finire con il loro passaggio
alla polizia con i loro autisti (19.03.18)
Se non si tassa il
lavoro dei robot e' per la mancata autonomia in termini di liberta' di
scelta e movimento e responsabilita' penale personale . Per cui le auto
a guida autonoma diventano auto-killer. (26.04.18)
Quanto poco conti
l'istruzione per l'Italia e' dimostrato dalla scelta DEI MINISTRI
GELMINI FEDELI sono esempi drammatici anche se valorizzati dalla
FONDAZIONE AGNELLI. (26.04.18) (27.08.18).
Credo che la lotta
alla corruzione rappresenti sempre di piu' un fattore di coesione
internazionale perche' anche i poteri forti si sono stufati di pagare
tangenti (27/04/2018)
Non riusciamo neppure
piu' a produrre la frutta ad alto valore aggiunto come i
mirtilli....(27/04/2018)
Abbiamo un capitalismo
sempre piu' egoista fatto da managers che pensano solo ad arraffare
soldi pensando che il successo sia solo merito loro invece che di Dio e
degli operai (27.04.18)
Le imprese dell'acqua
e delle telecomunicazioni scaricano le loro inefficienze sull'utente
(29.05.18)
Nel 2004 Umberto
Agnelli, come presidente della FIAT, chiese a Boschetti come
amministratore delegato della FIAT AUTO di affidarmi lo sviluppo della
nuova Stilo a cui chiesi di affiancare lo sviluppo anche del marchio
ABARTH , 500 , A112, 127 . Chiesi a Montezemolo , come presidente
Ferrari se mi lasciava utilizzare il prototipo di Giugiaro della Kubang
che avrebbe dovuto essere costruito con ALFA ROMEO per realizzare
la nuova Stilo . Mi disse di si perche' non aveva i soldi per
svilupparlo. Ma Morchio, amministratore delegato della FIAT, disse che
non era accettabile che uno della Telecom si occupasse di auto in Fiat
perche' non ce ne era bisogno. Peccato che la FIAT aveva fatto il 128
che si incendiava perche' gli ingegneri FIAT non avevano previsto una
fascetta che stringesse il tubo della benzina all'ugello del
carburatore. Infatti pochi mesi dopo MORCHIO venne licenziato da
Gabetti ed al suo posto arrivo' Marchionne a cui rifeci la proposta. Mi
disse di aspettare una risposta entro 1 mese. Sono passati 14 anni ma
nessuna risposta mi e' mai stata data da Marchionne, nel frattempo la
Fiat-Lancia sono morte definitivamente il 01.06.18, e la Nissan Qashai
venne presentata nel 2006 e rilancia la Nissan. Infatti dal 2004 ad oggi
RENAULT-NISSAN sono diventati i primi produttori al mondo. FIAT-FCA NO !
Grazie a Marchionnne nonostante abbia copiato il suo piano industriale
dal mio libro . Le auto Fiat dell'era CANTARELLA bruciavano le teste per
raffredamento insufficente. Quella dell'era Marchionne hanno bruciato la
Fiat. Il risultato del lavoro di MARCHIONNE e' la trasformazione del
prodotto auto in prodotto finanziario, per cui le auto sono diventate
tutte uguali e standardizzate. Ho trovato e trovo , NEI MIEI CONFRONTI,
molta PREPOTENZA cattiveria ed incompetenza in FIAT. (19.12.18)
La differenza fra
ROMITI MARCHIONNE e' che se uno la pensava diversamente da loro Romiti
lo ascoltava, Marchionne lo cacciava anche se gli avesse detto che
aumentando la pressione dei pneumatici si sarebbero ridotti i consumi.
FATTI NON PAROLE E
FUMO BORSISTICO ! ALFA ROMEO 166 un successo nonostante i pochi mezzi
utilizzati ma una richiesta mia precisa e condivisa da FIAT : GUIDA
DIRETTA. Che Marchionne non ha apprezzato come un attila che ha
distrutto la storia automoblistica italiana su mandato di GIANLUIGI
GABETTI (04.06.18).
Piero ANGELA : un
disinformatore scientifico moderno in buona fede su auto
elettrica. auto killer ed inceneritore (29.07.18)
Puoi anche prendere il
potere ma se non lo sai gestire lo perdi come se non lo avessi mai avuto
(01.08.18)
Ho provato la BMW i8
ed ho capito che la Ferrari e le sue concorrenti sono obsolete !
(20.08.18)
LA Philip Morris ha
molti clienti e soci morti tra cui Marchionne che il 9 maggio scorso,
aveva comprato un pacchetto di azioni per una spesa di 180mila dollari.
Briciole, per uno dei manager più ricchi dell’industria automotive (ha
un patrimonio stimato tra i 6-700 milioni di franchi svizzeri, cifra che
lo fa rientrare tra i 300 elvetici più benestanti).E’ stato, però, anche
l’ultimo “filing” depositato dal manager alla Sec, sul cui sito da
sabato pomeriggio è impossible accedere al profilo del manager
italo-canadese e a tutte le sue operazioni finanziarie rilevanti. Ed era
anche un socio: 67mila azioni detenute per un investimento di 5,67
milioni di dollari (alla chiusura di Wall Street di venerdì 20 luglio
2018 ). E PROSSIMAMENTE un'uomo Philip Morris uccidera' anche la
FERRARI . (20.08.18) (25.08.18)
Prodi e' il peccato
originale dell'economia italiana dal 1987 (regalo' l'ALFA ROMEO alla
FIAT) ad oggi (25.08.18)
L'indipendenza della
Magistratura e' un concetto teorico contraddetto dalle correnti anche
politiche espresse nelle lottizzazioni delle associazioni magistrati che
potrebbe influenzarne i comportamenti. (27.08.18)
Ho sempre vissuto solo
con oppositori irresponsabili privi di osservazioni costruttive ed
oggettive. (28.08.18)
Buono e cattivo fuori
dalla scuola hanno un significato diverso e molto piu' grave perche' un
uomo cattivo o buono possono fare il bene o il male con consaprvolezza
che i bambini non hanno (20.10.18)
Ma la TAV serve ai
cittadini che la dovrebbero usare o a chi la costruisce con i nostri
soldi ? PERCHE' ?
Un ruolo presidenziale
divergente da quello di governo potrebbe porre le premesse per una
Repubblica Presidenziale (11.11.2018)
La storia occorre
vederla nella sua interezza la marcia dei 40.000 della Fiat come e'
finita ? Con 40.000 licenziamenti e la Fiat in Olanda ! (19.11.18)
I SITAV dopo la marcia
a Torino faranno quella su ROMA con costi doppi rispetto a quella
francese sullo stesso percorso ? (09.12.18)
La storia politica di
Fassino e' fatta dall'invito al voto positivo per la raduzione dei
diritti dei lavoratori di Mirafiori. Si e' visto il risultato della
lungimiranza di Fassino , (18.12.18)
Perche' sono
investimenti usare risorse per spostare le pietre e rimetterle a posto
per giustificare i salari e non lo sono il reddito di cittadinanza e
quota 100 per le pensioni ? perche' gli 80 euro a chi lavora di Renzi
vanno bene ed i 780 euro di Di Maio a chi non lavora ed e' in pensione
non vanno bene ? (27.12.18)
Le auto si dividono in
auto mozzarella che scadono ed auto vino che invecchiando aumentano di
valore (28.12.18)
Fumare non e' un
diritto ma un atto contro la propria salute ed i doveri verso la propria
famiglia che dovrebbe avere come conseguenza la revoca dell'assistenza
sanitaria nazionale ad personam (29.12.18)
Questo mondo e troppo
cattivo per interessare altri esseri viventi (10.01.19)
Le ONG non hanno altro
da fare che il taxi del mare in associazione per deliquere degli
scafisti ? (11.02.19)
La giunta FASSINO era
inutile, quella APPENDINO e' dannosa (12.07.19)
Quello che l'Appendino
chiama freno a mano tirato e' la DEMOCRAZIA .(18.07.19)
La spesa pubblica
finanzia le tangenti e quella sullo spazio le spese militari
(19.07.19)
AMAZON e FACEBOOK di
fatto svolgono un controllo dei siti e forse delle persone per il
Governo Americano ?
(09.08.19)
LA GRANDE MORIA DI
STARTUP e causato dal mancato abbinamento con realta' solide (10.08.!9)
Il computer nella
progettazione automobilistica ha tolto la personalizzazione ed
innovazione. (17.08.19)
L' uomo deve gestire i
computer non viceversa, per aumentare le sue potenzialita' non
annullarle (18.08.19)
LA FIAT a Torino ha
fatto il babypaking a Mirafiori UNO DEI POSTI PIU' INQUINATI DI TORINO !
Non so se Jaky lo sappia , ma il suo isolamento non gli permette certo
di saperlo ! (13.09.19)
Non potro' mai essere
un buon politico perche' cerco di essere un passo avanti mentre il
politico deve stare un passo indietro rispetto al presente. (04.10.19)
L'arretratezza
produttiva dell'industria automobilistica e' dimostrata dal fatto che da
anni non hanno mai risolto la reversibilità dei comandi di guida a
dx.sx, che costa molto (09.10.19)
IL CSM tutela i
Magistrati dalla legge o dai cittadini visti i casi di Edoardo AGNELLI
e Davide Rossi ? (10.10.19).
Le notizie false
servono per fare sorgere il dubbio su quelle vere discreditandole
(12.10.19)
L'illusione startup
brucia liquidita' per progetti che hanno poco mercato. sottraendoli
all'occupazione ed illude gli investitori di trovare delle scorciatoie
al alto valore aggiunto (15.10.19)
Gli esseri umani
soffrono spesso e volentieri della sindrome del camionista: ti senti
piu' importante perche' sei in alto , ma prima o poi dovrai scendere e
cedere il posto ad altri perche' nessun posto rimane libero (18.10.19)
Non e' logico che
l'industria automobilistica invece di investire nelle propulsione ad
emissione 0 lo faccia sulle auto a guida autonoma che brucia posti di
lavoro. (22.10.19)
L'intelligenza
artificiale non esiste perche' non e' creativa ma applicativa quindi
rischia di essere uno strumento in mano ai dittatori, attraverso la
massificazione pilotata delle idee, che da la sensazione di poter
pensare ad una macchina al nostro posto per il bene nostro e per farci
diventare deficienti come molti percorsi dei navigatori (24.11.19)
Quando ci fanno
domande per sapere la nostra opinione di consumatori ma sono interessati
solo ai commenti positivi , fanno poco per migliorare (25.11.19)
La prova che la
qualità della vita sta peggiorando e' che una volta la cessione del 5^
si faceva per evitare i pignoramenti , oggi lo si fa per vivere
(27.11.19)
Per combattere
l'evasione fiscale basta aumentare l'assistenza nella pre-compilazione e
nel pagamento (29.11.19)
La famiglia e' come
una barca che quando sbaglia rotta porta a sbattere tutti quanti
(25.12.19)
Le tasse
sull'inquinamento verranno scaricate sui consumatori , ma a chi governa
e sa non importa (25.12.19)
Il calcio e l'oppio
dei popoli (25.12.19)
La religione nasce
come richiesta di aiuto da parte dei popoli , viene trasformata in un
tentativo di strumento di controllo dei popoli (03.01.20)
L'auto a guida
autonoma e' un diversivo per vendere auto vecchie ed inquinanoroti , ed
il mercato l'ha capito (03.01.20)ttadini
Il vero potere della
burocrazia e' quello di creare dei problemi ai cittadini anche se il
cittadino paga i dipendente pubblico per risolvere dei problemi non per
crearli. Se per denunciare questi problemi vai fuori dal coro deve
essere annientato. Per cui burocrazia=tangente (03.01.20)
Gli immigrati tengono
fortemente alla loro etnina a cui non rinunciano , piu' saranno forti le
etnie piu' queste divideranno l'Italia sovrastando gli italiani
imponendoci il modello africano . La mafia nigeriana e' solo un esempio.
(05.01.20)
La sinistra e la lotta
alla fame nel mondo sono chimere prima di tutto per chi ci deve credere
come ragione di vita (07.01.20)
Credo di avere la
risposta alla domanda cosa avrebbe fatto Eva se Adamo avesse detto di no
a mangiare la mela ? Si sarebbe arrabbiata. Anche oggi se non fai
quello che vogliono le donne si mettono contro cercando di danneggiarti.
(07.01.20)
Le sardine rappresenta
l'evoluzione del buonismo Democristiano e la sintesi fra Prodi e
Renzi, fuori fa ogni logica e senza una proposta concreta
(08.01.20)
Un cavallo di razza
corre spontaneamente e nessuno puo' fermarlo. (09.01.20)
PD e M5S 2 stampelle
non fanno neppure una gamba sana (22.01.20)
non riconoscere i propri errori significa
sbagliare per sempre (12.04.20)
la vera ricchezza dei ricchi sono i figli
dei poveri, una lotteria che pagano tutta la loro vita i figli ai
genitori che credono di non avere nulla da perdere ! (03.11.21)
GLI YESMEN SERVONO PER
CONSENTIRE IL MANTENIMENTO E LO SVILUPPO E L'OCCULTAMENTO DEGLI
INTERESSI OCCULTI DEL CAPITALISMO DISTRUTTIVO. (22.04.22)
DALL'INTOLLERANZA NASCE LA
GUERRA (30.06.22)
L'ITALIA E' TERRA DI
CONQUISTA PER LE BANDE INTERNE DEI PARTITI. (09.10.22)
La dimostrazione che non
esista più il nazismo e' dimostrato dalla reazione europea contro Puntin
che non ci fu subito contro Hitler (12.10.22)
Cara Meloni nulla giustifica
una alleanza con la Mafia di Berlusconi (26.10.22)
I politici che non
rappresentano nessuno a cosa servono ? (27.10.22)
Di chi sono Ambrosetti e
Mckinsey ? Chi e' stato formato da loro ed ora e' al potere in ITALIA ?
Lo spunto e' la vicenda Macron . Quanti Macron ci sono in Italia ? E chi
li controlla ? Mckinsey e' una P2 mondiale ?
Mb
Piero Angela ha valutato che
lo sbarco sulla LUNA ancora oggi non e' gestibile in sicurezza ?
(30.12.22)
Le leggi razziali = al Green
Pass (30.03.23)
Dopo 60 anni il danno del
Vaiont dimostra il pericolo delle scelte scientifiche come il nucleare,
giustificato solo dalle tangenti (10.10.23)
LA
mia CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,
perche' DIO ESISTE, ANCHE SOLO per assurdo.
IL MONDO HA
BISOGNO DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO'
CHE ESISTERE FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !
PER QUESTO IL
MIO MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !
LA VIOLENZA
DELLA DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI
che potrebbe stare dietro a Berlusconi.
IL GOVERNO
DEGLI ANZIANI, com'e' LICIO GELLI, IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO
perche' vetusto obsoleto e compromesso !
E' UN GIOCO AL
MASSACRO dell'arroganza !
SE NON CI
FOSSERO I SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !
Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo
vincere .Mb 15.05.13
Torino 08.04.13
Il mio paese l'Italia non crede nella mia teoria
economica del valore che definisce
1) ogni prodotto come composto da energia e lavoro:
Il costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il
fotovoltaico sui tetti. Per dare avvio la volano economico del
fotovoltaico basta detassare per almeno 20 anni l'investimento, la
produzione ed il consumo di energia fotovoltaica sui tetti.
2) liberalizzazione dei taxi
collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo tale da dare un lavoro a
tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non lo possono piu fare
per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a tutti i
cittadini.
3) tre sono gli obiettivi principali
della politica : istruzione, sanita', cultura.
4) per la sanità occorre un centro
acquisti nazionale ed abolizione giorni pre-ricovero.
LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO
E RISPARMIO.(02.02.10)
Se non hai via di uscita,
fermati..e dormici su.
E' PIU' DIFFICILE
SAPER PERDERE CHE VINCERE ....
Ciascun uomo vale in funzione
delle proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
Vorrei ricordare gli uomini
piu' per quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto
fare !
LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA
MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE
PURTROPPO L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
PIU' I MEZZI SONO POVERI X
RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA
MORTE.
MEGLIO NON ILLUDERE CHE
DELUDERE.
L'ITALIA , PER COLPA DI
BERLUSCONI STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3
VOLTE LO STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU'
POVERI ALMENO 2 VOLTE.
LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI
DELL'UOMO E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA',
QUANDO TI DICONO L'OVVIETÀ' CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE
E' PERCHE' TI VOGLIONO IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL
10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE POLETTO FATTA LEGGERE NELLE
CHIESE)
la vita eterna non puo' che
esistere in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento
di prove finalizzate alla morte per la vita eterna.
SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA
VERAMENTE UNA STRADA.
QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI
CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER
AVERE LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
IL PRESENTE E' FIGLIO DEL
PASSATO E GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER
DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E DENARO PER
ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI
TUTTI I PEDOFILI (12.04.10)
IL DISASTRO
DELLA PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE
STATA UNA CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
Quante
testate nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate
per l'uranio delle future centrali nucleari italiane ?
I POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI
PER CHI LI RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI
SAREBBERO INESISTENTI.(15.05.10)
L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne'
temporanea in quanto la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata
per i ricchi in quanto "e' piu' facile che in cammello passi per la
cruna di un ago ..."
sapere x capire (15.10.11)
la patrimoniale e' una 3^
tassazione (redditi, iva, patrimoniale) (16.10.11)
SE LE FORZE DELL'ORDINE
INTERVENISSERO DI PIU'PER CAUSE APPARENTEMENTE BANALI CI SAREBBE
MENO CONTENZIOSO: CHIAMATO IL 117 PER UN PROBLEMA BANALE MI HA
RISPOSTO : GLI FACCIA CAUSA ! (02.04.17)
GRAN PARTE DEI PROFESSORI
UNIVERSITARI SONO TRA LE MENTI PIU' FRAGILI ED ARROGANTI , NON
ACCETTANO IL CONFRONTO E SI SENTONO SPIAZZATI DIVENTANO ISTERICI (
DOPO INCONTRO CON MARIO DEAGLIO E PIETRO TERNA) (28.02.17)
Spesso chi compera auto FIAT lo
fa solo per gratificarsi con un'auto nuova, e basta (04.11.16)
Gli immigrati per protesta nei
centri di assistenza li bruciano e noi dobbiamo ricostruirglieli
affinché li redistruggono? (18.10.20)
Abbiamo più rispetto per le cose che per le
persone .29.08.21
Le ragioni per cui Caino ha ucciso
Abele permangono nei conflitti umani come le guerre(24.11.2022)
Quelli che vogliono l'intelligenza
artificiale sanno che e' quella delle risposte autmatiche
telefoniche? (24.11.22)
L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA
PROVA CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI
GESU'. 15.06.09
DIO CON I PESI CI DA
ANCHE LA FORZA PER SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA
FINE DI GIOVANNI IL BATTISTA (24.06.09)
IL BAVAGLIO della Fiat nei miei
confronti:
IN DATA ODIERNA HO
RICEVUTO: Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del
gruppo, vengo informato che l'avv.Anfora sta monitorando con
attenzione questo sito. Secondo lo stesso sono contenuti in esso
cotenuti offensivi e diffamatori verso Fiat ed i suoi
amministratori. Fatte salve iniziative
autonome anche
davanti all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal
proseguire in tale attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora,
veicolata dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie
tutele costituzionali ex art.21 della Costituzione, per
tutelare le quali mi riservo iniziative
esclusive
dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09
TEMI SUL
TAVOLO IN QUESTO MOMENTO:
IL TRIBUNALE DI TORINO E LA CONSOB NON MI GARANTISCONO LA
TUTELA DEL'ART.47 DELLA COSTITUZIONE
Oggi si e' tenuta l'assemblea degli azionisti Seat tante bugie
dagli amministratori, i revisori ed il collegio sindacale, tanto per la
Consob ed il Tribunale di Torino i miei diritti come azionista di
minoranza non sono da salvaguardare e la digos mi puo' impedire il voto
come e quando vuole, basta leggere la sentenza
PERCHE' TORINO
HA PAURA DI CONOSCERE LA VERITA' SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI ?
Il prof.Mario DE AGLIO alcuni anni fa scrisse un articolo
citando il "suicidio" di EDOARDO AGNELLI. Gli feci presente che
dai documenti ufficiali in mio possesso il suicidio sarebbe stato
incredibile offrendogli di esaminare tali documenti. Quando le feci lui
disconobbe in un modo nervoso ed ingiustificato : era l'intero fascicolo
delle indagini.
A Torino molti hanno avuto la stessa reazione senza
aver visto ciò che ha visto Mario DE AGLIO ma gli altri non parlano del
"suicidio" di Edoardo AGNELLI ma semplicemente della suo morte.
Mb
02.04.17
grazie a
Dio , non certo a Jaky, continua la ricerca della verità sull'omicidio
di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e Bernardini, il
servizio de LA 7, e gli articoli di Visto, ora il Corriere e Rai 2 ,
infine OGGI , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio
portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10
ANTONIO
PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-
CRONACA
| giovedì 10 novembre 2011,
18:00
Continua la saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".
Il
giornalista Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla
famiglia più importante d'Italia, proponendo una serie di
curiosità ed informazioni inedite
Per
dieci anni è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli,
precipitato da un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano,
sull'Autostrada Torino - Savona, fosse stata svolta una regolare
autopsia.
Anonime
“fonti investigative” tentarono in più occasioni di
screditare il giornalista Antonio Parisi che raccontava
un’altra versione. Eppure non era vero, perché nessuna autopsia
fu mai fatta.
Ora
Parisi, nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che
accadde quel giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante,
pubblicando nel libro “I Misteri di Casa Agnelli”, per la
prima volta documenti ufficiali, verbali e rapporti, ma anche
raccogliendo testimonianze preziose e che Panorama di questa
settimana presenta.
Perché
la verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo
destinato a ereditare il più grande capitale industriale
italiano, si intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici
però che riguardano la famiglia Agnelli.
Passando dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione
del quotidiano “La Stampa”, dalla scomparsa precoce dei
rampolli al suicidio in una clinica psichiatrica di Giorgio
Agnelli (fratello minore dell’Avvocato), dallo scandalo
di Lapo Elkann, fino alla lite giudiziaria tra gli eredi,
Antonio Parisi sviscera i retroscena di una dinastia che,
nel bene o nel male, ha dominato la scena del Novecento italiano
assai più di politici e governanti.
Il
volume edito per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta
sia nel testo che nelle vastissime note, una miniera di gustose
e di introvabili notizie sulla dinastia industriale più
importante d’Italia.
Mondo AGNELLI :
Cari amici,
Grazie mille per
vostro aiuto con la stesura di mio libro. Sono contenta che questa
storia di Fiat e Chrysler ha visto luce. Il libro e’ uscito la settimana
scorsa, in inglese. Intanto e’ disponibile a Milano nella librerie
Hoepli e EGEA; sto lavorando con la distribuzione per farlo andare in
piu’ librerie possibile. E sto ancora cercando la casa editrice in
Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la gioia in particolare dei
torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube. )
Un libro che riporta palesi falsita'
sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con
Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad
ignoti. Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta.
Intanto anche grazie a queste falsita' il prezzo del libro passa da 15 a
19 euro! www.marcobava.it
17.12.23
Il Sole 24 Ore:
La Giovanni Agnelli Bv ha deciso
di rivedere anche il sistema di governance. Le nuove disposizioni, […]
identificano tre interlocutori chiave tra gli azionisti: il Gruppo
Giovanni Agnelli, il Gruppo Agnelli e il Gruppo Nasi. Si tratta di tre
blocchi che raggruppano a loro volta gli undici rami famigliari storici.
Il primo quello della Giovanni Agnelli coincide con la Dicembre e dunque
pesa per il 40%. Segue il gruppo Agnelli con il 30% e il gruppo Nasi a
cui fa capo il 20%. I componenti del cda della GA BV sono espressione
proprio di questi tre “macro” gruppi famigliari della dinastia torinese.
Ognuno di loro esprime due rappresentanti nel board della Giovanni
Agnelli Bv e uno nel board di Exor. Oggi il Gruppo Giovanni Agnelli ha
indicato nel board della società olandese Andrea Agnelli e Alexander
Von Fürstenberg. E questo nonostante Andrea Agnelli, che nel
frattempo vive stabilmente ad Amsterdam, di fatto faccia parte di un
altro blocco, quello del Gruppo Agnelli.
Per quest’ultimo i due membri del board sono Benedetto della Chiesa e
Filippo Scognamiglio. Infine, per il gruppo Nasi Luca Ferrero
Ventimiglia e Niccolò Camerana. I consiglieri del Cda della Bv sono
nominati ogni 3 anni e decadono automaticamente al compimento di 75
anni. Ogni gruppo inoltre esprime un proprio rappresentante nel Cda
di Exor che oggi sono Ginevra Elkann (Gruppo Giovanni Agnelli), Tiberto
Ruy Brandolini D’Adda (Gruppo Agnelli) e Alessandro Nasi (Gruppo Nasi).
Accanto al cda dell Bv resta in vita il Consiglio di famiglia, organo
non deliberativo ma consultivo e formato da 32 membri.
Questa la nuova struttura
societaria della Giovanni Agnelli Bv
per quote di possesso.
Dicembre (John Elkann , Lapo e Ginevra): 39,7%
Ramo Maria Sole Agnelli: 11,2%
Ramo Agnelli (Andrea Agnelli e Anna Agnelli): 8,9%
Ramo Giovanni Nasi: 8,7%
Ramo Laura Nasi-Camerana: 6%
Ramo Cristiana Agnelli: 5,05%
Ramo Susanna Agnelli: 4,7%
Ramo Clara Nasi-Ferrero di Ventimiglia: 3,4%
Ramo Emanuele Nasi: 2,5%
Ramo Clara Agnelli: 0,28%
Azioni proprie: 8,2%
Dovranno andare avanti le
indagini della Procura di Milano con al centro il tesoro di Giovanni
Agnelli, 13 opere d'arte che arredavano Villa
Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma,
sparite anni fa e ora reclamate dalla figlia Margherita unica erede dopo
la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di
Castagneto, la quale aveva l'usufrutto dei beni.
Mentre riprenderà a Torino la battaglià giudiziaria sull' eredità
lasciata dall'Avvocato, il gip milanese Lidia Castellucci, accogliendo
in parte
i suggerimenti messi nero su bianco da Margherita nell'opposizione alla
richiesta di archiviazione dell'inchiesta, ha indicato al pm Cristian
Barilli e al procuratore aggiunto Eugenio Fusco di raccogliere le
testimonianze di Paola Montalto e Tiziana Russi, entrambe persone di
fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari
dei beni ereditati, e di consultare tutte le banche dati «competenti»
comprese quelle del Ministero della Cultura e la piattaforma S.U.E.
(Sistema Uffici Esportazione).
Secondo il giudice, che invece ha archiviato la posizione di un
gallerista svizzero e di un suo collaboratore indagati per ricettazione
in base
alla deposizione di un investigatore privato a cui non sono stati
trovati riscontri (secondo lo 007 avrebbero custodito in un caveau a
Chiasso il
patrimonio artistico), gli ulteriori accertamenti potrebbero essere
utili per identificare chi avrebbe fatto sparire la collezione composta
da
quadri di Monet, Picasso, Balla, De Chirico, Balthus, Gérome, Sargent,
Indiana e Mathieu.
Collezione di cui Margherita ha denunciato a più riprese la scomparsa,
gettando ombre anche sui tre figli del primo matrimonio: John, Lapo e
Ginevra Elkann, e in particolare sul primogenito.
I quali «della sorte o delle ubicazioni di tali opere», hanno saputo
«riferire alcunché».
E poiché ora lo scopo è recuperarle dopo che, per via dei vari
traslochi, si sono volatilizzate, «appare utile procedere
all'escussione» delle due
donne che «si sono occupate degli inventari degli immobili» e che,
quindi, «potrebbero essere a conoscenza di informazioni rilevanti» in
merito agli spostamenti dei quadri e alla «eventuale presenza di
inventari cartacei da esse redatti».
E poi per «verificare le movimentazioni di tali opere, appare opportuno»
compiere accertamenti sulle banche dati comprese quelle del
ministero.
Infine, per effetto di un provvedimento della Cassazione, torna ad
essere discusso in Tribunale a Torino il procedimento penale, promosso
da
Margherita nei confronti dei figli John, Lapo e Ginevra Elkann per una
questione legata all'; eredità di suo padre.
Il processo era stato sospeso in attesa dell'esito di due cause in
Svizzera, ma ieri la Suprema Corte ha respinto il ricorso degli Elkann,
come
hanno fatto sapere fonti legali vicine alla loro madre, e ha stabilito
essere «pienamente sussistente la giurisdizione italiana», annullando
l'ordinanza torinese.
«Nella verifica che tali giudici saranno chiamati ad effettuare -
sottolineano gli avvocati - si dovrà tener conto anche della residenza
abituale
di Marella Caracciolo», che a loro dire era in Italia, «e della
opponibilità dell'accordo transattivo del 2004 nella successione
Agnelli, con
possibili rilevanti ripercussioni sugli assetti proprietari della
Dicembre», la società che fa capo agli eredi.
Fiat Nuova 500 Cabrio
Briosa e chic en plein air
Piacevole da guidare, la Fiat Nuova 500 Cabrio è una citycar elettrica
dallo stile elegante e ricercato. Comoda solo davanti, ha una discreta
autonomia e molti aiuti alla guida. Ma dietro si vede poco o nulla.
Quando lo dicevo io a Marchionne lui mi sfotteva dicendo che ci avrebbe
fatto un buco. Ecco come ha distrutto l'industria automobilistica
italiana grazie al potentissimo Fassino, grazie ai suoi elettori da 40
anni.
SE VUOI COMPERARE IL
LIBRO SUL SUICIDIO SOSPETTO DI EDOARDO AGNELLI A 10 euro manda email
all'editore (info@edizionikoine.it)
indicando che hai letto questo prezzo su questo sito , indicando il tuo
nome cognome indirizzo codice fiscale , il libro ti verrà inviato per
contrassegno che pagherai alla consegna.
NON
DIMENTICARE CHE:
Le informazioni
contenute in questo sito provengono
da fonti che MARCO BAVA ritiene affidabili. Ciononostante ogni lettore
deve
considerarsi responsabile per i rischi dei propri investimenti
e per l'uso che fa di queste di queste informazioni
QUESTO SITO non deve in nessun
caso essere letto
come fonte di specifici ed individualizzati consigli sulle
borse o sui mercati finanziari. Le nozioni e le opinioni qui
contenute in sono fornite come un servizio di
pura informazione.
Ognuno di voi puo' essere in grado di valutare quale
livello di
rischio sia personalmente piu' appropriato.
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri
dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e
approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: "Manderò loro profeti e apostoli
ed essi li uccideranno e perseguiteranno", perché a questa generazione
sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio
del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso
tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a
questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della
conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi
l'avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo
in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli
insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa
bocca
PUTIN ENTRA DEFINITIVAMENTE ALL'INFERNO E
Alexei Navalny IN PARADISO
In linea con l'omicidio di Gesu' Israele
continua ad uccidere e dal patto con DIO e' passata a quello con satana.
PROPOSTA AI PARTITI DI COSTITUIRE IL FRONTE ANTIFASCISTA GIACOMO
MATTEOTTI
PER LA TRIOLOGIA DELLA PACE:
Intervento fatto al Collegio Carlo Alberto di Torino sulla censura
assembleare dell’art.11 del Decreto Capitali
E’ sempre positiva una analisi storica democratica.
Qui in p.za Arbarello a TORINO c'era la Facolta' di Economia ed ho
imparato l’ economia industriale dal prof Goss Pietro.
Che dai 25 anni ho potuto applicare concretamente direttamente con
Gianni Agnelli.
L’invidia dei docenti di Economia di TORINO per questa mia
esperienza formativa , mi e’ costata 16 anni di blocco per la
laurea in Economia a Torino , ottenuta poi in 16 mesi a Novara, a
cui e’ seguita una 2^ laurea in giurisprudenza a Torino per
riabilitarmi con il prof.Dezzani di Economia e Commercio a Torino.
Altri 20 anni mi blocca Economia e Commercio di Torino per l'esame
da dottore Commercialista che poi supero a Roma.
A 30 anni proposi a Gianni Agnelli superFIAT, LA FUSIONE IFI
FIAT , che mi chiese di portare a Cuccia, e che Gabetti e Galateri ,
con cui collaboravo, ed a cui chiesi un aiuto, mi bloccarono.
Umberto Agnelli attraverso Boschetti mi propose di rifare la Stilo,
ma Morchio si oppose .
Muoiono Edoardo Agnelli Gianni Agnelli e Umberto Agnelli
, Gabetti ,attraverso donna Marella e Yaky sceglie Marchionne
che privo di conoscenze automobilistiche, ha lasciato a Yaky la
sola scelta di VENDERE la Fiat che sta progressivamente riducendo la
produzione negli stabilimenti italiani.
A cui Cirio Urso e Pichetto rispondono rifiutando l’esame del mio
PROGETTO H2 PER AUTOTRAZIONE. Lo trovate sul mio sito
www.marcobava.it. Mentre DENORA ne REALIZZA uno suo IN LOMBARDIA
programmando il più importante stabilimento europeo di
elettrolizzatori per produrre H2 , affiancata da SNAM dopo che se
ne parlato nell’assemblea aperta di Snam 1 mese fa, in cui viene
convita del futuro della produzione dell’H2 con elettrolizzatori che
fara’ appunto con Denora in Lombardia. Ed io prevedo che seguira’ la
produzione delle auto ad H2 in Lombadia invece che in Piemonte
, che forse saranno finanziate da Unicredito e S.PAOLO. Queste sono
visioni strategiche.
Tutto cio’ mentre a Torino ed in Italia il presidente del S.PAOLO
ispirando l’art.11 fascista
del Decreto capitali, censura, in Italia, unica nel mondo, la
democrazia nelle assemblee, pero’ non applicata da Snam che
forse non e’ un importante cliente di S.PAOLO.
Prof Goss Pietro E’ COSCIENTE dei danni che questa sua censura
democratica sta provocando e provocherà rispetto alla storia del
paese che avete illustrato ?
Perche’ lo sta facendo viste le conseguenze di impoverimento
regionale e nazionale ?
Qual’e’ il fine ? il POTERE FINE A SE STESSO come mi risposte anni
fa Grande Stevens ?
La stessa decadenza si manifesta anche attraverso le assemblee
Juventus in cui, anche se non sono state mai chiuse , sono stato
aggredito 2 volte dallo staff. Tutto cio’ non puo’ che portare alla
vendita della Juve come e’ successo per Fiat portando sempre piu’ il
Piemonte verso la deriva democratica ed economica.
Senza democrazia in economia non ci può essere sviluppo. Siete
d’accordo ?
Per confermare quale fosse il grado di conoscenza che avevo con GA che
mi ha insegnato dare il 5 posso aggiungere che :
soffriva di insonnia per cui leggeva ed alle 12 aveva sonnolenza
amava la boxe
quando aveva una influenza si curava con la penicellina
Sul prof.GP posso invece ricordare:
che ho concordato l'appoggio alla sua prima nomina a presidente di
Intesa S.PAOLO con il prof.Bazoli in cambio di una sua presidenza
onoraria con partecipazione alle decisioni strategiche;
che gli ho proposto una fusione di Unicredito in Intesa S.Paolo
IL GIUDIZIO SPREZZANTE DEL PROF.GROSS PIETRO:
Mb
13.03.25
IL NUCLEARE ITALIANO PREMESSA PER QUELLO MILITARE:Ritorna sempre la
stessa domanda: ma perché in Italia abbiamo le bollette più care
d’Europa? Negli ultimi 6 mesi il prezzo della materia prima nella
bolletta elettrica in Italia è stato in media di 132 euro/MWh,
rispetto a 104 in Germania (27% in meno), 94 in Spagna (40% in meno)
e 90 in Francia (47% in meno) (fonte: Ember qui dal 1/9/2024 al
28/2/2025). Questo accade perché il costo finale dell’elettricità dipende
dal «prezzo marginale», ossia il «prezzo dell’ultima unità di
energia necessaria per soddisfare la domanda in un dato momento» […]
In altre parole, il prezzo è determinato dall’ultima goccia di
energia che entra nel sistema. In Italia, questa goccia è
principalmente il gas, il cui costo, al contrario delle fonti
rinnovabili, è legato all’andamento della quotazione di borsa di
Amsterdam, e alle speculazioni di mercato innescate dalle questioni
geopolitiche. […
Per il 2024, il gas rappresenta l’ultima goccia di energia che entra
nel sistema per il 63% del tempo, con un prezzo medio di 110 euro/MWh
in tutta Italia. Le fonti rinnovabili eolico e fotovoltaico
contribuiscono invece solo per il 2%, con un prezzo medio che varia
tra 25 e 85 euro/MWh a seconda delle zone (80 euro al Nord, 85 al
Centronord, 82 al Centrosud, 71 Euro al Sud, 73 in Sicilia, 72 in
Calabria e 25 euro in Sardegna. Fonte: elaborazione di Italia Solare
su dati GME, Gestore dei Mercati Energetici).
Insomma sviluppare sempre più energia rinnovabile non solo è
cruciale contro il cambiamento climatico, ma anche utile per ridurre
il costo delle bollette delle famiglie, poiché contribuisce a
rendere l’energia più economica. Attualmente, in Italia, il 44%
dell’energia prodotta proviene da fonti rinnovabili, mentre in
Germania è al 48%, in Francia al 24% (dove però la produzione di
energia nucleare arriva al 68%) e in Spagna al 55% (anche qui c’è
una quota di nucleare, pari al 20%).
[…] Il nostro Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec
qui pag. 103) si è dato l’obiettivo di arrivare al 63,4% di
produzione green entro il 2030. Eppure eravamo partiti bene, ma poi
abbiamo rallentato. Cosa è successo?
Quello che puntualmente viene tenuto nascosto da tutti i governi è
la lentezza burocratica e l’incertezza delle politiche messe in
campo fin qui. Prendiamo il fotovoltaico. Negli anni 2000, la
produzione di energia fotovoltaica in Italia era inferiore a 1
Terawattora (TWh), oggi è arrivata a 36,1 TWh e il proposito è di
raggiungere 98 TWh nel 2030, facendo proprio del fotovoltaico la
principale fonte di energia rinnovabile del Paese (qui pag. 104).
[…]
Tra il 2005 e il 2012, il governo italiano approva un programma di
incentivi alla produzione di fotovoltaico che garantisce agli
operatori pagamenti fissi per l’energia prodotta dalle rinnovabili
(qui e qui DM 28 luglio 2005, art. 6). Sulla base di queste regole
tra il 2009 al 2012 l’uomo d’affari franco-svizzero Francis Louvard
decide di investire in Italia con due società tedesche e una
austriaca 399 milioni di euro in 356 impianti fotovoltaici (qui da
pag. 55 e qui la vicenda raccontata da Tvsvizzera).
Tuttavia il decreto-legge n. 91 del 24 giugno 2014 (qui art. 26 e
qui allegato 2) taglia in modo retroattivo le risorse destinate agli
incentivi degli impianti già funzionanti. Louvard lamenta una
perdita importante di valore degli investimenti (qui da pagina 344),
e nel 2016 avvia un arbitrato al Centro internazionale per la
risoluzione delle controversie in materia di investimenti (ICSID) di
Washington D.C. contro lo Stato italiano.
La sentenza arriva il 14 settembre 2020 con la condanna a risarcire
l’uomo d’affari con 16 milioni di euro, più gli interessi, per un
totale di 28 milioni. La motivazione è la seguente: «L’Italia ha
modificato unilateralmente gli impegni specifici (le tariffe fisse
per un periodo di 20 anni) che avevano spinto le società ricorrenti
a effettuare i loro investimenti nel Paese» (qui a pagina 354).
Per ottenere il risarcimento da parte del governo italiano Louvard
di recente ottiene dal Tribunale civile di Ginevra anche l’emissione
di un decreto di sequestro conservativo sulla Casa d’Italia a
Zurigo, storico edificio di 5.000 mq. risalente al 1919 di proprietà
dello Stato italiano e ora in ristrutturazione per ospitare gli
Uffici del Consolato Generale, l’Istituto di Cultura, le Scuole
statali italiane e il Comites, l’organo di rappresentanza degli
italiani all’estero.
In pratica, invece di attrarre investitori per potenziare il
fotovoltaico, abbiamo contribuito a creare l’immagine di un’Italia
incerta dal punto di vista delle leggi e delle normative. Questo ha
fatto sì che di fatto gli investimenti restassero fermi fino al 2020
come mostra il grafico di Italia Solare.
Negli anni successivi è andata meglio? Dal 2021 gli investitori
chiedono di conoscere tutte le informazioni utili alla
programmazione degli investimenti, in particolare come il governo
intende supportare l’energia da fonti rinnovabili in linea con la
direttiva Ue 2018/ 2001 (c.d. RED II). In sostanza, gli operatori
del settore, che hanno già ottenuto le autorizzazioni per costruire
impianti dopo un lungo processo burocratico […], vogliono sapere in
anticipo quali incentivi riceveranno dal governo, prima di iniziare
i lavori di costruzione, sperando poi di non trovarsi nella stessa
situazione di Louvard.
Già nel 2021, il settore delle rinnovabili aspetta il cosiddetto
decreto FER X, che avrebbe dovuto consentire l’avvio di nuovi
progetti per grandi impianti fotovoltaici. Tuttavia, nel 2022, 2023
e 2024 si susseguono solo consultazioni, annunci, promesse, bozze,
ripensamenti e aggiustamenti, passaggi alla Commissione europea e
alla Corte dei Conti. Ma niente di fatto. Siccome il decreto deve
prevedere di stabilizzare i ricavi per 10.000 MW dalle installazioni
di impianti con potenza superiore a 1 megawatt, e stima il costo di
tali impianti in 900 mila euro a megawatt, ne consegue che di fatto
si sono bloccati investimenti per 9 miliardi.
Il decreto entra finalmente in vigore il 28 febbraio 2025 (qui) e
stabilisce come saranno incentivati gli impianti di energia
rinnovabile. Il meccanismo prevede che il prezzo di aggiudicazione
delle aste al ribasso sia la tariffa di riferimento per i successivi
20 anni pagata agli operatori, e che sarà al massimo di 95 euro per
megawattora (le previsioni in realtà sono per tariffe ancora più
basse, sotto gli 80 euro, decisamente inferiori al prezzo medio
dell'energia dopo l'invasione russa dell’Ucraina).
Se poi l’operatore venderà l’energia a un prezzo inferiore a quello
fissato dall’asta, il Gestore dei Mercati Energetici compenserà la
differenza, mentre se venderà a un prezzo maggiore, restituirà la
differenza. In questo modo, l’Italia si garantirà energia pulita a
un costo fisso, evitando le fluttuazioni del mercato.
Tuttavia, il ritardo nell’attuazione del decreto ha rallentato
l’introduzione di un sistema che avrebbe permesso già oggi di
destinare risorse economiche importanti per ridurre il costo delle
bollette. Invece per vederne gli effetti dovremo attendere almeno il
2027, quando i nuovi impianti saranno operativi.
Tutto questo grazie all’incertezza e ai ritardi nomativi che hanno
fatto perdere anni preziosi. Inoltre, il decreto FER X appena
entrato in vigore, scadrà il 31 dicembre 2025. È in sostanza un
decreto transitorio in attesa di promulgarne un altro di lungo
periodo. Allora la domanda è: vogliamo davvero continuare a ripetere
gli stessi errori, con danni agli investitori e, conseguentemente,
ai cittadini che pagano le bollette?
All’inizio della carriera lo chiamavano “tigre”. Ma alla fine si è
rivelato una tigre di carta. E la carta si è rivelata pure straccia.
Che cosa rimane oggi delle scorribande dell’Ingegnere Carlo De
Benedetti? Che cosa rimane dell’imprenditore che “assaltava i cieli
della finanza”? Che cosa rimane della potenza del condottiero che
scuoteva la Borsa e l’Europa? I tre figli, Rodolfo, Marco ed
Edoardo, ormai governano sui resti di quello che avrebbe potuto
essere un impero, e invece si è rivelato soltanto una promessa
mancata.
Dentro la Cir, come si chiama da 50 anni la società che controlla i
patrimoni della famiglia, sono rimaste soltanto due attività: le
strutture sanitarie della Kos e la componentistica per auto della
Sogefi, o quel che resta di essa dopo le ultime cessioni.
Nient’altro, a parte la cassa piena. Di soldi tanti, di industria
quasi nulla.
Il papà di Carlo, Rodolfo, ha aperto la dinastia imprenditoriale
producendo tubi. Ora i suoi eredi rischiano di chiuderla producendo
un tubo. Se uno dice Ferrero pensa al cioccolato, se dice Barilla
pensa alla pasta, se dice Lavazza pensa al caffè. Se dice De
Benedetti a che cosa pensa? L’Ingegnere è entrato e uscito da ogni
settore industriale, senza mai costruire nulla di importante.
Senza mai creare qualcosa che sia durato nel tempo. Negli anni
Settanta irruppe in Fiat con la voglia di cambiare il mondo
dell’auto: se ne andò dopo cento giorni, senza lasciar traccia.
Si buttò sull’Olivetti per rilanciare l’informatica, ma nel
frattempo l’informatica italiana è morta. Nel 1978 a Cupertino
incontrò Steve Jobs, che gli propose di partecipare all’avventura di
Apple, ma lui rifiutò.
“Che cosa vuole questo capellone?” pensò. “Abbiamo cose più serie da
fare”. In effetti: si dedicò alla telefonia mobile, facendo nascere
il primo operatore italiano, Omnitel, che però fu venduto ai
tedeschi. Provò ad andare alla conquista del Belgio, e se ne tornò
con la coda tra le gambe.
L’alimentare? Ha comprato Buitoni, ma l’ha subito venduta alla
multinazionale Nestlé. L’energia? Ha fondato Sorgenia, ma poi se la
sono presa le banche perché non riusciva a pagare i debiti.
Insomma, non c’è settore in cui Carlo non si sia cimentato. E non
c’è settore da cui non se ne sia andato. A volte con le ossa rotte,
a volte con le tasche piene. In ogni caso, lasciando ben poco
all’Italia, a parte l’esibizione della sua ricchezza. Che,
ovviamente, si è goduto da cittadino svizzero.
E i giornali? A lungo cuore del potere debenedettiano, ora sono
finiti pure loro fuori dai confini dell’impero. Venduti, liquidati,
fatti a brandelli. E pensare che L’Espresso-Repubblica era la vera
passione dell’Ingegnere, il gioiello più amato, quello su cui ha
investito più energia ed entusiasmo. Ma anche il tesoro di carta,
alla fine, si è rivelato soltanto carta straccia.
E infatti oggi per i De Benedetti i giornali non sono più nulla, se
non il ricordo amaro di uno strappo che ha sconquassato per sempre
la famiglia.
È proprio attorno alla vendita dell’Espresso-Repubblica, infatti,
che è scoppiata la devastante guerra ereditaria: scontro aperto,
furore a mezzo stampa, fiumi di inchiostro e veleni, con il padre
all’attacco dei figli, i figli all’attacco del padre, nuore contro
suoceri, suoceri contro tutti, e altre baruffe domestiche. Rissa
continua, insomma, mentre i giornali, passati in altre mani, non
hanno smesso di spegnersi, giorno dopo giorno. Un altro pezzo
dell’impero, il più pregiato, finito in macerie.
Eppure sembravano tutti così felici quel giorno di fine ottobre
2012, quando Carlo donò l’intera azienda ai suoi tre figli. Il
futuro appariva radioso. Regnava l’armonia, e tutti giuravano
sarebbe stata perenne. Per la verità l’Ingegnere aveva già
rinunciato alle cariche operative tre anni prima, ma fu solo allora,
nell’ottobre 2012, che decise di cedere a Rodolfo, Marco ed Edoardo
anche la proprietà dell’impero, tutta la proprietà, fino all’ultima
azione, fino all’ultima partecipazione.
(…) (…) Ma nell’ottobre 2019, sette anni dopo il passaggio di
consegne, e tre anni dopo l’ennesima intervista di
autocompiacimento, l’Ingegnere sbottò, accusando i figli di gestire
male l’eredità. E lo fece a mezzo stampa. In particolare disse di
sentirsi offeso dalla distruzione dei giornali, i suoi amati
giornali, che aveva lasciato nelle mani degli eredi con tanta
fiducia. Sostenne che Rodolfo e Marco non erano “capaci di fare
questo mestiere”, cioè gli editori.
Che non amavano l’impero di carta. E che lo stavano facendo a pezzi.
I figli, ovviamente, si risentirono e risposero per le rime,
pubblicamente, a mezzo comunicati. Seguirono ripicche, stoccate,
rapporti che non furono mai più gli stessi, incomprensioni e veleni
privati che vennero versati in piazza, sotto gli occhi di tutti.
Carlo provò pure a ricomprare ciò che aveva lasciato in eredità. O
almeno disse di volerlo fare. Fece un’offerta, troppo bassa però.
Inaccettabile. Infatti i figli la respinsero (“Proposta
manifestamente irricevibile”) e, quasi per fargli un dispetto,
cedettero il tutto a John Elkann, il nipote di Agnelli.
L’Ingegnere s’infuriò: “Io quei giornali glieli ho regalati. E mi
hanno insegnato che i regali non si vendono...”. (…) È transitato
nel fango del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, e ne è uscito
indenne (e pure con un bel pacco di miliardi in tasca). È finito
agli arresti per Tangentopoli, ma non si è macchiato la reputazione.
Ha riempito le poste di inutili telescriventi, ma l’ha fatta passare
quasi per un’opera buona. Ha ceduto pezzi importanti della
tecnologia ai tedeschi, ma ovviamente l’ha fatto per difendere
l’Italia. Ha fatto strage di posti di lavoro, ma lo hanno descritto
come un amico dell’occupazione.
E infine, come si diceva, ha preso la residenza fiscale in Svizzera
e per anni si è concesso il lusso di spiegare come bisogna pagare le
tasse in Italia (...) Carlo De Benedetti è un cittadino svizzero.
Abita a Montecarlo. Ha avuto uno yacht battente bandiera delle
Cayman. Però non ha mai smesso di spiegare come bisogna pagare le
tasse in Italia.
Vere e proprie lezioni di rigore tributario dalla cattedra fiscale
di Sankt Moritz.
(...)27 aprile 2015, tribunale di Milano.
L’Ingegnere viene convocato come teste. A interrogarlo, l’avvocato
Tullio Padovani, che difende l’imputato, l’allora presidente della
Pirelli, Marco Tronchetti Provera.
Avvocato: Lei ha memoria di una sentenza del tribunale di Ivrea in
data 14 ottobre 1999 e passata in giudicato il 22 novembre 1999?
De Benedetti: No.
Avvocato: Quindi lei non ricorda di che cos’era imputato?
De Benedetti: Non ricordo. Era una cosa irrilevante finita in nulla.
Avvocato: Non è finita in nulla. È finita con una condanna nei suoi
confronti per falso in bilancio. Le imputazioni si riferivano ai
bilanci della Olivetti 1994, 1995 e 1996 per cifre di 45 miliardi,
60 miliardi e 18 miliardi. Lei non ricorda di aver risarcito
Olivetti per quei falsi?
De Benedetti: No.
Avvocato: Eppure l’ha risarcito, così dà atto il giudice a pagina 16
della sentenza.
Lei non ricorda nulla di tutto questo?
De Benedetti: No.
Avvocato: Nemmeno di aver risarcito l’Olivetti?
De Benedetti: No. (...)
E dire che quel processo l’aveva voluto lui: fu CDB infatti a
denunciare l’allora presidente della Pirelli, Marco Tronchetti
Provera, per alcune critiche che quest’ultimo gli aveva rivolto, fra
le quali quella di essere stato “molto discusso per certi bilanci
Olivetti” e di essere stato “coinvolto nella bancarotta del Banco
Ambrosiano”.
Querela, processo, sentenza: Tronchetti Provera venne assolto e così
la denuncia si trasformò in un boomerang, perché dimostrò che quelle
accuse erano più che lecite. E da allora, dunque, tutti possono dire
che De Benedetti è stato “coinvolto” nella bancarotta del Banco
Ambrosiano e che fu “discusso” per certi bilanci Olivetti. Ancora
una volta l’Ingegnere ha giocato d’azzardo. E ha perso
Il ministro durante il question time
Giorgetti: "Il Paese subirà dei danni Ora scambi con maggiore
trasparenza" Allarme dazi per l'Italia. Il ministro dell'Economia,
Giancarlo Giorgetti, non ha utilizzato giri di parole per definire
la situazione. «È innegabile che la politica di introduzione di dazi
annunciata dall'amministrazione Usa potrebbe danneggiare l'economia
italiana come quella europea e con effetto a catena il commercio
globale», ha notato Giorgetti rispondendo in question time alla
Camera. Tuttavia, c'è la possibilità di osservare un'esternalità
positiva, mentre si studiano le contromosse. «Però una cosa in
questo momento secondo me va ribadita, di cui forse ci
dimentichiamo: arriviamo da decenni di concorrenza totale a livello
globale, la mitica globalizzazione, senza regole spesso», ha detto.
Oggi, ha evidenziato, «abbiamo l'incertezza di quelle che potrebbero
essere le ricadute, ma ci dimentichiamo danni effettivi che ha
subito l'economia italiana e tante imprese e imprenditori scomparsi
grazie alla concorrenza sleale rispetto a una teoria del free trade
che in qualche modo si considerava ineluttabile». Per questo, ha
suggerito, servirebbe una World Trade Organization più trasparente.
F. Gor. —
NIVIAQ KORNELLIUSSEN La scrittrice di Nuuk: "La proposta americana
ha aperto un conflitto interno"
" Il governo finora ci ha trascurato Io non mi sento parte
dell'Europa"
Ha detto
"
FRANCESCO MOSCATELLI
MILANO
«Dopo che Donald Trump ha annunciato di volerci acquistare si è
aperto un nuovo conflitto fra Groenlandia e Danimarca. Un nuovo
problema che si innesta su un problema storico. Per molti anni
abbiamo provato a far capire ai danesi che siamo passati dall'essere
una colonia all'essere un Paese post coloniale. Ma credo che né il
governo danese né il popolo danese abbiano mai davvero riconosciuto
quello che ci hanno fatto. La nostra gente ha subito un trauma.
Quello che stiamo vivendo è un momento storico. Mai prima di oggi,
ad esempio, la Groenlandia ha avuto una copertura così ampia sui
media, a cominciare da quelli danesi. E mai come oggi nella storia
siamo stati così vicini da dire alla Danimarca che vogliamo
andarcene». Niviaq Kornelliussen, 35 anni, è la voce di riferimento
della letteratura groenlandese contemporanea. Tradotta in numerose
lingue, vincitrice del Premio letterario del Consiglio nordico, in
Italia ha pubblicato con Iperborea La Valle dei fiori. Scrittrice
"patriottica", in queste settimane ha molto da dire sulla delicata
situazione politico-esistenziale del suo Paese. Un territorio
immenso diventato sempre più centrale, anche grazie al global
warming, per la sua posizione strategica lungo le rotte artiche e
per le sue ricchezze naturali. Così centrale da scatenare gli
appetiti non solo degli Stati Uniti, ma anche della Russia e della
Cina.
Nella recente campagna elettorale è riemersa con forza l'idea di un
referendum per completare il percorso di indipendenza da Copenhagen
iniziato nel 1979 con l'autogoverno e proseguito nel 2008 con il
trasferimento delle competenze legislative, giudiziarie e della
gestione delle risorse naturali. Cosa ne pensa?
«È complicato. Capisco che la gente voglia avere il controllo
completo della nostra terra e a dire il vero se mi avessero fatto la
stessa domanda due mesi fa, la mia risposta sarebbe stata diversa.
Ma oggi è come se fossimo davanti a un processo che non può essere
fermato. Io sono combattuta: una parte di me vuole restare parte
della Danimarca, un'altra parte capisce le ragioni di chi vuole una
nazione indipendente. C'è un lungo percorso da fare. Prima di
parlare di indipendenza, comunque, credo sia importante concentrarsi
sulle persone che sono davvero trascurate dal governo groenlandese».
Lei è una delle pochissime scrittrici groenlandesi, come ci si
sente?
«A volte avverto un grande senso di solitudine. Qui non c'è una vera
e propria scena letteraria e bisogna andare in Danimarca per
confrontarsi con altri scrittori».
Perché per lei è importante scrivere nella sua lingua natale?
«È qualcosa di molto forte e di molto politico. Quando scrivo un
libro lo scrivo prima di tutto per la mia gente, per i giovani
groenlandesi. Vorrei tanto che leggendo i miei libri si sentissero
ascoltati».
Come avete vissuto l'elezione di Trump?
«Come qualcosa di terrificante. Ricordo che quando disse che voleva
comprarci, nel 2019, pensai che fosse solo una battuta. Ci
scherzavamo sopra. Ora l'ha detto per la seconda volta,
formalizzando da un punto di vista normativo la proposta, facendo un
vero e proprio piano per comprare la nostra terra e ribattezzarla
"Terra Rossa, Bianca e Blu". Questo ha aperto un conflitto fra
Danimarca e Stati Uniti, che sono sempre stati considerati grandi
alleati, decisamente spaventoso. Ma in realtà a essere preoccupante
è tutta la questione dei rapporti degli Stati Uniti con gli altri
Stati e con l'Onu. Come nazione groenlandese penso che dovremo
affrontare la cosa seriamente».
La Groenlandia è uscita da tempo dall'Ue. Lei si sente europea?
«In realtà no. La nostra cultura, il nostro linguaggio, il nostro
aspetto, il cibo, il modo di vivere, di comprendere la vita e gli
esseri umani sono così tanto differenti da quelli del mondo
occidentale che io non mi sento naturalmente connessa all'Europa o
alla Danimarca. Ma io sono anche cresciuta parlando danese, andando
in vacanza in Danimarca, ascoltando musica danese e leggendo la
letteratura danese. Questo fa parte di me ed è una specie di tesoro.
Ma non mi sentirei mai danese perché non lo sono». —
Un emendamento cancella il contributo del 50% per le rette di
assistenza Il Pd attacca la maggioranza: una scelta scellerata sulle
spalle dei malati
Il governo taglia i fondi per gli anziani nelle Rsa "Paghino le
famiglie" paolo russo
roma
Era stato presentato dal governo come il disegno di legge a supporto
del decreto taglia liste di attesa, presentato quest'estate. Ma ora
un emendamento di maggioranza approvato al Senato rischia di
trasformarlo nel provvedimento che scarica una volta per tutte sulle
spalle delle famiglie i costi, in media 1.600 euro al mese, della
parte di assistenza socioassistenziale offerta dalle Rsa. Il 50%
della retta media mensile, che si aggira sui 3.300 euro per le
persone con gravi disabilità, come i malati di Alzheimer o altre
malattie neurodegenerative, ai quali non è sufficiente l'assistenza
sanitaria in senso stretto. Retta che oggi, per chi ha redditi non
così alti da fare da sé, è già coperta dalle Asl. Le quali in alcuni
casi coprono però anche la restante quota dovuta per chi aiuta gli
anziani a vestirsi, lavarsi, fare il bagno o mangiare. Attività che
una sentenza della Corte di Cassazione nel dicembre scorso aveva
ritenuto inscindibili da quelle sanitarie in senso stretto, aprendo
così la strada ai ricorsi da parte di quelle famiglie che fino ad
ora non erano riuscite a farsi riconoscere dalla Asl il pagamento
anche della quota legata all'assistenza di tipo sociale.
Per non parlare del fatto che dopo la sentenza ci si aspettava anche
un intervento legislativo di segno opposto rispetto all'emendamento
appena approvato, il quale specifica infatti che «sono a carico del
fondo sanitario nazionale esclusivamente gli oneri delle attività di
rilievo sanitario, anche se connesse con quelle socioassistenziali».
Una formulazione che non lascia dubbi circa il fatto che le Asl non
debbano rimborsare quella quota della retta, come fanno invece in
Emilia Romagna, in Alto Adige e in qualche altra area del Paese,
grazie al fatto che la distinzione operata fino ad oggi dalla legge
tra le due voci di assistenza è stata assai meno netta.
«Così si scarica sulle famiglie e sui Comuni la responsabilità di
coprire l'intera retta di ricovero nelle Rsa, cancellando il diritto
universale all'assistenza a persone con disabilità gravi o
gravissime», tuona il presidente dei Senatori del Pd, Francesco
Boccia. «Una scelta scellerata che fa ricadere su malati di
Alzheimer e altre patologie neurodegenerative i costi di
un'assistenza che non è possibile separare da quella sanitaria,
perché se devo aiutare a mangiare una persona che non è in grado di
farlo, come si fa a dire che questa non è anche assistenza
indispensabile per la sua salute», protesta a sua volta la senatrice
dem Sandra Zampa.
Ma ad essere preoccupate sono soprattutto le associazioni di
famiglie e malati. «Rischiamo un grave passo indietro rispetto alla
strada segnata dalla Cassazione, precludendo tra l'altro alle
famiglie la possibilità di portare avanti i ricorsi contro le Asl
per il pieno rimborso della retta» protesta Stefano Montalti
presidente della Onlus "Amici di casa insieme", che assiste i malati
di Alzheimer. Timori condivisi dal Segretario nazionale della
Federazione Alzheimer, Mario Possenti, che chiede «l'immediata
convocazione del tavolo permanente sulle demenze per trovare una
soluzione». Che al momento non sembra però all'orizzonte. —
Irriconoscibile a causa della chirurgia plastica, è il primo
responsabile per l'opinione pubblica
Oggi riprende il processo a Buenos Aires Il popolo contro Luque,
medico personale Emiliano Guanella
Buenos Aires
Il processo sulla morte di Diego Armando Maradona riprende oggi
nella Terza sala del Tribunale di San Isidro, alla periferia Nord di
Buenos Aires. Le udienze si terranno due giorni alla settimana, ogni
martedì e giovedì, fino almeno al mese di luglio, con più di cento
testimoni chiamati in aula. Sul banco degli imputati c'è Leopoldo
Luque, che era il medico personale dell'ex campione al momento del
decesso, la psichiatra Agustina Cosachov e altri cinque
professionisti che facevano parte dello staff che lo aveva in cura.
Un'ottava imputata, l'infermiera Gisela Madrid ha chiesto e ottenuto
un rito separato davanti a una giuria popolare. Il principale capo
d'accusa è omicidio colposo, che può portare a una pena fino a 25
anni di reclusione, ma in caso di un'eventuale condanna non
scatterebbe la prigione fino al completamento dei tre gradi di
giudizio, con la possibilità quindi di un ricorso in appello e poi
presso la Corte Suprema per eventuali vizi di forma. La prima
udienza è stata trasmessa in diretta dai principali canali
argentini, il processo è al centro delle discussioni sui social
media. Ha causato sorpresa il look di Luque, che è completamente
cambiato rispetto all'epoca dei fatti; è molto più robusto e si è
sottoposto ad interventi di chirurgia plastica con armonizzazione
facciale e botox. Il neurochirurgo ha attaccato un reporter
dell'agenzia France Presse che lo stava riprendendo durante una
pausa. L'opinione pubblica argentina lo vede come il principale
responsabile del decesso dell'idolo nazionale. Maradona è morto per
un arresto cardiaco il 25 novembre del 2020, mentre si trovava in
ricovero domiciliare presso una villa nel quartiere residenziale San
Andrés. Secondo le figlie Dalma e Giannina, che sono parte
querelante della causa, si trovava in balia di un gruppo di
approfittatori improvvisati che non erano in condizione di curarlo.
—
Diego Armando Maradona jr
"Mio padre abbandonato e ucciso vogliamo solo verità e giustizia" Il dolore non è mai andato via, accompagna Diego Armando
Maradona jr da cinque anni, da quando un giornalista amico, con voce
incrinata dal pianto, lo informò al telefono che papà non c'era più.
In queste ore, però, la morsa al cuore è più stretta, l'angoscia più
profonda, la rabbia tracimante: è cominciato il processo per la
morte del Pibe, sette componenti dell'equipe medica che lo assisteva
sono alla sbarra, si intrecciano le tensioni popolari e le accuse
durissime del pubblico ministero Pablo Ferrari, commuove l'attesa
tormentata di una famiglia che chiede giustizia. Le sorelle Dalma,
Giannina e Jana sono a Buenos Aires, c'è anche Veronique, l'ex
compagna, che rappresenta il fratellino Diego Fernando: lui ha
seguito la prima udienza da Tenerife Sud, isole Canarie, dove allena
l'Ud Ibarra, tercera division spagnola, in stretto contatto con
l'avvocato Luis Alberto Rey.
Diego, una sofferenza nella sofferenza...
«Vorrei essere lì, ma gli impegni di lavoro me lo impediscono, non
sempre permettono di fare quel che si desidera. Sono costretto a
sottolinearlo perché qualche imbecille ha interpretato come
disinteresse la mia lontananza. Andrò appena sarà possibile, intanto
sono nel tribunale di San Isidro con il cuore. La prima udienza è
stata dolorissima».
Che effetto le ha fatto, in particolare, vedere la foto straziante
di suo padre appena deceduto?
«È stato difficilissimo. Il legale mi aveva avvisato dell'esistenza
di immagini molto brutte, ma non avevo voluto vederle. Mi fa schifo
che tanti media l'abbiano pubblicata senza scrupoli e ho ammirato il
giornale argentino Ole che ha oscurato la parte più impressionante:
informazione sì, ma con un briciolo di dignità. Senza perdere
delicatezza, tatto e rispetto».
Il pm ritiene sia l'illustrazione, perfetta e tragica, della tesi
che suo padre è stato abbandonato...
«È stato ammazzato, non abbandonato. Nella difesa c'è chi ha
sostenuto sia deceduto per infarto e che nessuno avrebbe potuto
accorgersene: allucinante, un'offesa all'intelligenza delle persone,
basta vedere quell'immagine per comprendere che non è così. Mio
padre si poteva salvare, sono sicuro che se fosse stato curato bene
sarebbe ancora qui con noi. È stato un omicidio bello e buono: lo
sappiamo tutti e la verità sarà dimostrata dai giudici, ho fiducia
nella giustizia argentina».
L'avvocato Fernando Burlando ha definito gli imputati un "circolo
diabolico".
«Però colpevoli non sono "solo" i sette imputati. Sono "anche" i
sette imputati. Speriamo che le indagini possano ingrandirsi e che
tutti paghino, non solo l'equipe medica: dove stavano le persone che
attraverso mio padre guadagnavano tanti soldi?».
In Argentina la gente è scesa in piazza per chiedere giustizia
insieme a voi familiari.
«Papà era, è, un campione del popolo: l'amore che avverto nei suoi
confronti anche in questa circostanza mi riempie d'orgoglio e mi
trasmette una forza enorme».
Da Buenos Aires a Napoli, un'ondata di affetto...
«In tantissimi ci sono vicini, Napoli è presente con tutto l'affetto
che sa dare, ma sono vicini tutti i maradoniani del mondo: vogliono
che la verità venga fuori e i colpevoli condannati».
Cosa si aspetta?
«Giustizia. Serenità non più: quella è andata via il 25 novembre del
2020. E poi mi aspetto pace per papà».
Non l'ha ancora trovata...
«Merita di riposare in pace, ma non potrà farlo finché le persone
che lo hanno ucciso non pagheranno».
Ha sentito i suoi parenti in queste ore?
«Ho parlato con Jana. È una prova difficile per tutti noi».
Quanto la addolora che perfino in un momento come questo c'è chi
rivanga errori ed ombre nella vita di suo papà?
«Quando qualcuno mi confida riflessioni del genere, lo invito a
raccontarmi la sua vita: mai trovato uno senza peccato». —
12.03.25
Il commercio
La difesa
La diplomazia
"La Cina sta aprendo all'Europa Pechino punta sulla tecnologia"
Romano Prodi È un'istantanea che a prima vista può apparire fuori dalle
mappe politiciste o geopolitiche, ma Romano Prodi è convinto che nel
grande tumulto del mondo ci sia qualcosa che va già in
controtendenza: «È la mia speranza. Negli ultimi mesi ho tenuto
lezioni e conferenze, ad Harvard a studenti americani e a Pechino a
studenti cinesi: ebbene le curiosità, le sensibilità e la attenzioni
di studenti così distanti geograficamente sono proprio molto simili.
Certo, i social sono divisivi, certo i messaggi vengono manipolati e
tuttavia nelle "primitive" reazioni di questi ragazzi ci sono molte
similitudini. La cosa che mi fa inoltre sorridere è che vestono allo
stesso modo!». E come chiosa finale, quasi a rafforzare un punto di
vista suggerito dalla frequentazione di aule universitarie, il
Professore aggiunge una osservazione che è invece è ispirata dalla
"strada": «A Pechino nel tragitto che dalla residenza in cui ero, mi
portava all'aula universitaria, sa cosa c'erano? Un campo da tennis,
un campo di baseball e uno di basket!».
Da alcune ore Romano Prodi è rientrato a Bologna, dopo aver
trascorso due settimane a Pechino, nella qualità di primo titolare
della Agnelli Chair of Italian Culture, l'iniziativa promossa dalla
Fondazione Agnelli e inaugurata il 9 novembre alla presenza del Capo
dello Stato Sergio Mattarella e del presidente della Fondazione John
Elkann. Il progetto, che ha coinvolto anche il presidente cinese Xi
Jinping, è un unicum anche rispetto agli altri Paesi europei e punta
a raccontare alla futura classe dirigente cinese la cultura italiana
nei suoi diversi aspetti, attraverso una cattedra strutturata a
rotazione che vedrà impegnati docenti ed esperti autorevoli in tutte
le discipline.
In Cina non lasciano trapelare le emozioni e misurano i passi ma il
ciclone Trump sta provocando preoccupazione o confidano di trovare
una composizione? C'è più Europa nel loro futuro?
Il Professore sorride: «I cinesi cenano presto e dopo le sei di
sera, si può parlare in confidenza! Direi che quel che è accaduto al
recente congresso del Partito comunista è assai importante: il primo
ministro nel suo discorso ha ripetuto un numero considerevole di
volte, mai tante nella storia cinese, l'espressione "aumento dei
consumi". Non siamo sicuri che questo possa avverarsi, ma è un fatto
nuovo: per loro si può riequilibrare la diminuzione dell'export con
l'aumento dei consumi interni. Un primo, implicito passo per rendere
più praticabile una eventuale, ora lontana, collaborazione con
l'Europa. Secondo perno, gli investimenti cambiano: non più case ed
infrastrutture ma tecnologia».
I cinesi dovranno scommettere sull'Europa?
«Intanto è in corso una non-detta e silenziosa apertura agli
europei. Per dirne solo una: per la prima volta nella mia vita non
ho avuto bisogno del visto per entrare in Cina, mentre per andare
qualche mese fa ad Harvard ho chiesto il visto all'ambasciata
americana. Un paradosso che qualcosa ci dice».
Poche ore dopo l'invasione russa in Ucraina, proprio a La Stampa,
lei disse: la pace si troverà quando Cina e Usa si parleranno. Ora
c'è un'altra America ma la Cina potrebbe giocare un ruolo nel
processo di pace?
«Lo schema è ancora vero, ma bisogna dire che in Cina c'è un certo
stupore per le mosse di Putin. Quando parli confidenzialmente, si
chiedono se ci sia stato un "avvertimento" a Xi da parte di Putin e
poiché lo chiedono con un punto interrogativo, nella interpretazione
di chi ascolta, quel punto interrogativo diventa esclamativo. Sembra
di intuire che non ci sia stata una comunicazione. Certo, si capisce
che l'alleanza tra Pechino e Mosca è ritenuta solida, tanti sono gli
interessi, tanta è la diffidenza verso gli americani, ci sono 4.500
chilometri di confine, l'interscambio è fortemente aumentato negli
ultimi tempi, anche se non è al livello di quello con gli Stati
Uniti e con l'Europa. Il sentimento popolare non è tuttavia
amichevole con il popolo russo. Una cosa mi ha colpito: è un
sentimento che la persistente memoria dei lunghi conflitti del
passato. E la storia ha il suo peso. Tutto questo sottintende un
interrogativo di fondo che sempre ricorreva nei discorsi: quanto
sono forti gli accordi tra Trump e Putin?».
Davanti al ciclone Trump l'Italia sta alla finestra: se lo può
permettere?
«Sta tornando il rapporto tra Germania e Francia, i due pistoni del
motore europeo. Ma l'Italia è sempre stata determinante per chiudere
il patto decisionale e trasferirlo all'interno dell'Unione. Ecco
perché il problema italiano diventa un problema serio: il governo
dovrà prendere una decisione tra l'Europa e Trump e non sarà facile.
Ma dovrà farlo in un breve arco di tempo».
Le opposizioni in Italia, con diverse gradazioni, sono contro il Pse
e contro l'accordo dei 27 sul "riarmo"…
«Io non sono certo un guerrafondaio, ma ogni Paese, per chiamarsi
Paese, ha il suo esercito. Ce l'ha persino la Svizzera. La decisione
presa dai 26 Paesi è il primo passo, certo non ancora sufficiente,
ma nella giusta direzione: verso l'esercito europeo. Il problema ora
è fare il secondo, il terzo, e il quarto passo».
Non le pare sottovalutatala reazione in poche settimane di Parigi,
Berlino e Londra? Siamo ad un avvio di protagonismo europeo?
«Intendiamoci: non c'è un protagonismo europeo, c'è una novità
europea ed è una grandissima novità! A cominciare dalle elezioni
tedesche. A caldo si ripeteva: è il trionfo della destra. Ma non è
affatto vero. Si è subito formata una coalizione omogenea che ha già
preso le due decisioni che possono portare ad un cambiamento totale
della politica europea: l'apporto quantitativo dei tedeschi al
bilancio militare europeo e la proposta della fine del tabù del
bilancio in pareggio»
"Giustizia
per
Diego " Emiliano Guanella
Buenos Aires
Il momento più forte nella prima udienza del processo sulla morte di
Diego Maradona è quando il pubblico ministero Pablo Ferrari ha
mostrato una foto scattata subito dopo il decesso. Un Maradona
enorme, con una pancia gonfissima disteso nel letto, un'immagine che
ha fatto scoppiare in un pianto le figlie Dalma e Gianna, in prima
fila nella sala del Tribunale di San Isidro, assieme a Veronica
Ojeda, l'ex fidanzata del campione tragicamente scomparso il 25
novembre del 2020 nella villa dove si trovava in un quartiere
residenziale a nord di Buenos Aires. «Ditemi – ha detto Ferrari - se
questa foto non illustra quello che vogliamo dimostrare in questo
processo. Hanno lasciato morire quest'uomo, qui dobbiamo giudicare
un omicidio colposo da parte di chi aveva il dovere di prendersi
cura di lui». Sette gli imputati, accusati di omicidio doloso nel
processo più importante oggi per l'Argentina. Il più conosciuto è
Leopoldo Luque, il neurochirurgo che dal 2019 era medico personale
di Maradona e a capo dello staff che lo aveva in cura. Assieme a lui
la psichiatra Agustina Cosachov, gli infermieri Ricardo Almiron e
Mariano Perroni, lo psicologo Carlos Dias, il medico Pedro di Spagna
e Nancy Forlini, che lavorava nella società incaricata
dell'assistenza sanitaria all'ex campione. Diego era stato operato
agli inizi di novembre del 2020, tre giorni dopo il suo sessantesimo
compleanno, per ritirare un ematoma al cervello. Dieci giorni dopo
Luque ottenne il suo trasferimento dalla Clinica Olivos alla casa in
un quartiere privato a Tigre, con la formula del ricovero
domiciliare; lui e il suo staff avrebbero accudito il paziente.
Secondo il pubblico ministero si trattava di un «gruppo
improvvisato» che «non aveva le capacità e la volontà di fare il
bene per il paziente». Il processo parte dalla querela presentata da
Dalma e Giannina assieme ad altri tre figli di Maradona tra cui
Diego Armando Junior Maradona Sinagra, che vive a Napoli. Fuori dal
tribunale ci sono stati momenti di caos. La polizia ha dovuto tenere
a bada un centinaio di tifosi con bandiere ed un grosso striscione
con la scritta "Giustizia per Diego." L'ex fidanzata Veronica Ojeda
si è scagliata contro la psichiatra Cosachov, lo stesso Luque ha
aggredito durante una pausa un giornalista dell'agenzia France
Presse che lo stava riprendendo con un telefonino. Molto dura la
requisitoria dell'avvocato dei famigliari Fernando Burlando, un
legale molto conosciuto in Argentina. «Non posso che definire gli
imputati come un circolo diabolico, persone prive di umanità e di
compassione. Avevano davanti ai loro occhi il gravissimo stato in
cui versava il paziente e non hanno fatto nulla per salvarlo. Diego
stava male, non l'hanno nemmeno portato in ospedale per un
controllo. Sarebbe bastata una telefonata e la storia sarebbe stata
diversa. Hanno lasciato morire un uomo e quell'uomo era niente poco
di meno che Diego Armando Maradona». Il processo sarà lungo, con 120
testimoni tra famigliari, amici, medici, infermieri ed operatori dei
media. La causa istruttoria ha istruito quattro differenti perizie
mediche per ricostruire la dinamica delle ultime due settimane del
calvario di Diego. Maradona è morto per uno scompenso cardiaco
prodotto di un'aritmia al ventricolo sinistro, durante il
dibattimento si dovrà determinare se questa morte era evitabile o
no. La difesa di Luque sostiene che non c'erano stati segnali di
debolezza del cuore del paziente, che nulla poteva far pensare ad un
infarto. Secondo una delle perizie, tuttavia, lo scompenso sarebbe
stato lento e graduale e sarebbe iniziato ben dodici ore prima della
morte. Un lento calvario, impossibile che dei professionisti della
medicina non si siano resi conto di nulla. La prima udienza è stata
trasmessa in diretta streaming e ripresa da tutti i canali locali,
non si sa ancora se sarà così anche per le prossime sedute. La
pressione sui giudici è enorme, l'Argentina intera attende di capire
cosa è successo al massimo idolo nazionale. Una vita rocambolesca,
quella di Maradona, che è stata stroncata nel peggiore dei modi,
abbandonato alla sua sorte assieme ad un gruppo di persone
apparentemente incapaci di prendersi cura di lui. —
Accusati di violenza privata e danneggiamento . Gli ambientalisti:
"Colpiti per non esser stati indifferenti alla devastazione "
Proteste del Meisino, 39 indagati Tra loro Aska e l'ex delle Nuove
Br andrea bucci
caterina stamin
Impedirono l'accesso di ruspe e camion nel cantiere nel Parco del
Meisino, anche danneggiando le recinzioni. E ora, per quei fatti, in
trentanove sono indagati. Ambientalisti, attivisti ma anche
esponenti di Askatasuna e un ex delle Nuove Br. Accusati, a vario
titolo, di violenza privata e danneggiamento aggravati.
La prima protesta a settembre dell'anno scorso. I lavori erano
appena iniziati. Gli operai si erano presentati la mattina con
jersey in cemento, transenne e gru. Ad aspettarli decine di
manifestanti, radunati nel polmone verde della zona nord est della
città con cartelli e striscioni: «Fermiamo la devastazione del
Meisino». Da quel giorno, le proteste contro la realizzazione del
Centro per l'educazione sportiva e ambientale non si sono mai
fermate. Si sono susseguite una dopo l'altra. E sempre con maggiore
partecipazione. Più volte gli attivisti hanno bloccato gli operai,
impedendo loro di raggiungere l'area dei lavori e scontrandosi con
le forze dell'ordine.
Quattordici di queste contestazioni, da settembre a dicembre 2024,
sono finite sotto la lente degli investigatori. A prenderne parte 39
persone, ora indagate dalla procura di Torino. Avrebbero tra 23 e i
79 anni. Tra loro figurerebbero ambientalisti, attivisti e anche una
decina di esponenti di Askatasuna, il centro sociale di corso Regina
Margherita. Ma, nella lunga lista, un nome spiccherebbe più di tutti
gli altri: sarebbe quello di Vincenzo Sisi. L'ex sindacalista era
finito al centro dell'inchiesta sulle nuove Brigate Rosse ed è stato
arrestato nel 2007. Nel suo orto, a Gassino, fu trovato un
Kalashnikov, nascosto in un contenitore pieno anche di documenti
fondamentali per ricostruire i percorsi e gli obiettivi delle nuove
Brigate Rosse. Condannato a dieci anni di carcere per associazione
sovversiva senza finalità terroristica, è stato scarcerato nel 2015
ed è ricomparso sui prati del Meisino. A lottare, come tutti gli
altri, contro il progetto da 11,5 milioni di euro (fondi Pnrr) per
la realizzazione di diciassette attrezzature ludico sportive e la
riqualificazione della cascina Malpensata.
Proteste su cui gli ambientalisti non fanno alcun passo indietro. «I
39 indagati sono stati selezionati nel mucchio» scrive in una nota
il comitato "Salviamo il Meisino". «Non perché abbiano agito
diversamente dagli altri - aggiungono - ma probabilmente perché si è
ritenuto più urgente ammonirli». E ancora: «Vengono colpiti per non
essere stati indifferenti di fronte alla devastazione di uno dei
parchi di maggior valore naturalistico della città». Citano anche il
«poker di indagini» dell'assessore all'Urbanistica Mazzoleni che «si
dice tranquillo: a maggior ragione sono tranquilli, perché a posto
con la coscienza, i 39 cittadini indagati, che non costruiscono
grattacieli nei cortili ma al contrario mettono in campo le loro
energie contro le speculazioni e le mercificazioni del verde
pubblico».
Si tratta dell'ultimo provvedimento nei riguardi degli attivisti del
Meisino. Un mese fa 16 di loro erano stati multati per aver causato
un blocco stradale. La misura era legata a quanto accaduto il 9
settembre scorso, nel corso di una camminata dimostrativa contro il
progetto comunale. Il portavoce del comitato, Roberto Accornero,
aveva contestato quel verbale: «Ricorreremo contro questo
provvedimento: abbiamo già allertato i nostri legali». —
Le richieste della Procura generale. La difesa: "Vanno assolti su
tutto"
Al Csm il caso Esposito-intercettazioni "Trasferite il giudice e il
pm di Bigliettopoli" giuseppe legato
Trasferimento delle funzioni e di ufficio con la perdita di un anno
di anzianità per il pm di Torino Gianfranco Colace e per la gip
Lucia Minutella. Lo ha chiesto alla Procura generale della
Cassazione all'udienza davanti alla sezione disciplinare del Csm.
La vicenda riguarda le intercettazioni telefoniche disposte tra
marzo 2015 e il marzo 2018 nel procedimento 'Bigliettopoli', in cui
sono finite diverse conversazioni dell'allora senatore dem Stefano
Esposito con un imprenditore all'epoca indagato. I due magistrati
sono accusati di «grave violazione di legge, determinata da
ignoranza o negligenza inescusabile» per un presunto mancato
rispetto delle regole sulle intercettazioni telefoniche perché
disposte senza aver prima chiesto l'autorizzazione parlamentare.
Secondo l'accusa in particolare, il pm Colace avrebbe chiesto il
rinvio a giudizio di Esposito indicando fra le fonti di prova anche
le intercettazioni telefoniche 'incriminate' e la gip Minutella
avrebbe disposto il rinvio a giudizio dell'allora senatore Pd
indicando quelle stesse intercettazioni quali fonti di prova.
Chiedendo la sanzione disciplinare oggi il sostituto procuratore
generale della Cassazione Marilia Di Nardo ha definito quelle
intercettazioni '«indirette e non occasionali, una captazione
prolungata nel tempo». Per la difesa hanno preso la parola il
procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini e l'avvocato Marcello
Maddalena già Procuratore di Torino. «Quale sarebbe la norma di
legge violata? - ha detto Cascini - Si accusa di aver usato come
prove le intercettazioni in una fase in cui in realtà non vengono
utilizzate. Come è possibile parlare di negligenza? Si può non
essere d'accordo con il suo operato ma ha fatto il suo lavoro con
coscienza e motivando» ha sottolineato Cascini chiedendo
l'assoluzione per la gip di Torino.
Quanto al pm Colace, «ha chiesto semplicemente che fra le fonti di
prova di un procedimento con decine di indagati ci fossero le
intercettazioni telefoniche ma non ne ha mai utilizzata una» ha
aggiunto il difensore Maddalena sollecitando l'assoluzione davanti
alla sezione disciplinare del Csm.
L'udienza è stata aggiornata al prossimo 25 marzo per le repliche e
in quella data è prevista la sentenza. —
11.03.25
LE CENTRALI NUCLEARI PER PREPARARE LA GUERRA :
Come mai il primo ministro britannico,
Keir Starmer, pur non avendo mai apertamente espresso il desiderio
di riavvicinare il Regno Unito all’Europa, dopo la rielezione di
Trump ha teso una mano all’Ue, diventando, con Macron, il paladino
dellla riscossa anti-trumpiana del Vecchio Continente?
Dietro l’inaspettato cambiamento di rotta (la Gran Bretagna è
storicamente gemellata con gli Stati Uniti), c’è lo zampone dei
grandi potentati economici anglo-americani.
I grandi banchieri statunitensi e gli omologhi britannici hanno
avuto vari incontri nelle scorse settimane a Londra, più che
allarmati per le mosse economiche di Donald Trump con il compare
Elon Musk, che stanno calpestando il vecchio ordine del capitalismo
fondato sulla globalizzazione e sulla supremazia del dollaro per
sostituirlo con la “new economy” della Silicon Valley e le
criptovalute da usare come riserva strategica.
(Un segnale inquietante è arrivato da Warren Buffett, soprannominato
"Oracolo di Omaha" per la sua abilità di previsione negli
investimenti finanziari, ha messo in tasca più di 300 miliardi di
liquidità monetizzando le sue partecipazioni azionarie (a partire da
Apple). E molti analisti ipotizzano che ciò avvenga in previsione di
un crollo di Wall Street. Oggi il Nasdaq, la Borsa che conta, quella
dei titoli tecnologici, è andata giù del 3%).
Mentre il dazismo senza limitismo dilaga, la scorsa settimana,
Donald Trump ha fatto un passetto in avanti verso il progetto,
sbandierato in campagna elettorale, di creare una riserva valutaria
nazionale di monete virtuali. Il suo tentativo è stato però un mezzo
bluff (non a caso i Bitcoin e le altre criptovalute hanno perso
valore): il tycoon non ha infatti previsto un nuovo esborso di
denaro come investimento “nell’oro digitale”.
La “riserva” sarà infatti “capitalizzata” con Bitcoin già di
proprietà del governo federale, confiscati come parte di
procedimenti penali o civili (soltanto 200mila bitcoin, che ai
valori attuali varrebbero 16 milioni di dollari). Una paraculata,
che ha scatenato un’ondata di vendite nel mercato parallelo cripto:
oggi il Bitcoin è sceso sotto gli 80mila dollari (all’elezione di
Trump aveva superato i 100mila).
La trumponomics ha mandato in tilt le borse e gli analisti: tra dazi
che potrebbero far risalire l’inflazione e licenziamenti di massa
del “Doge” Musk, che potrebbero a loro volta frenare i consumi,
l’allarme è generale, al punto che si stima una contrazione del Pil
già nel primo trimestre del 2025.
In questo scenario, i poteri forti americani hanno rivolto lo
sguardo a Londra in cerca di una sponda per creare un cordone
sanitario di ragionevolezza e stabilità da contrapporre ai folli
eccessi del Caligola della Casa Bianca
Nella City, banchieri, fondi e investitori hanno recepito il
messaggio e lo hanno consegnato al governo britannico. Il primo
ministro Starmer si è mostrato molto sensibile agli appelli del
mondo finanziario, al punto che, pur non colpito dai dazi trumpiani,
ha teso una mano a quella Unione europea da cui il suo Paese è
uscito nel 2016.
A riprova di un consistente fronte economico e finanziario
anti-Trump nel Regno Unito, basta sfogliare i più importanti
quotidiani conservatori di Londra: Financial Times, Times, Telegraph,
fino al tabloid Daily Mail, riservano critiche e bordate quotidiane
a tutta l’amministrazione del Tycoon, non ultimo il botta e risposta
con JD Vance per le sue frasi indegne contro i soldati di Sua Maestà
(“asino”, “clown”, eccetera).
In tale controffensiva anglo-americana al trumpismo senza limitismo,
che fa l'avversario numero uno degli Stati Uniti? La Cina di Xi
Jinping, che ultimamente sta ripescando i vecchi capitalisti che
aveva messo da parte come Jack Ma, fondatore di Alibaba: l'unico che
può dare un impulso con l'Intelligenza Artificiale al colosso
e-commerce.
Ma l'arma più micidiale cinese è un'altra, rappresentata dai 759
miliardi di titoli del debito americano che ha in tasca (seconda
dopo il Giappone). Una volta gettati i titoli sul mercato,
l'economia a stelle e strisce salterebbe in aria...).
Tragedia in Valsusa: un parente l'ha trovato in fin di vita, inutile
il ricovero al Regina Margherita I ndagano i carabinieri che stanno
ricostruendo le ultime ore del ragazzo e i suoi contatti sui social
Si toglie la vita a tredici anni "Sportivo e studente modello"
gianni giacomino
Ha lottato tre giorni per restare in vita, steso in un lettino del
reparto di terapia intensiva del Regina Margherita, dove era
arrivato in condizioni critiche nel pomeriggio di venerdì scorso.
Purtroppo non ce l'ha fatta. E domenica il suo cuore di 13enne ha
smesso di battere nonostante i tentativi dei medici di salvarlo. Le
cause della morte sarebbero dovute alle conseguenze di un tentativo
di impiccagione.
Il ragazzino, che abitava in un centro della valle di Susa, si
sarebbe stretto un cappio intorno al collo mentre era in casa fino
quasi a soffocarsi ed è stato trovato privo di sensi da un
familiare. L'adolescente è stato poi soccorso dai medici e dagli
infermieri del 118 che lo hanno trasportato all'ospedale a bordo
dell'eliambulanza.
Ma perché è successo questo dramma? È quello che, in queste ore,
stanno cercando di appurare i carabinieri, coordinati dalla Procura
dei minori. Al momento gli investigatori non escludono nessuna
pista, nemmeno quella di un "gioco" finito tragicamente. Come quelle
assurde sfide che circolano sui social e che invitano i
partecipanti, tutti giovanissimi, a stringersi una corda intorno al
collo per provare la propria resistenza.
Ma questa resta soltanto un'ipotesi. In questa direzione gli
inquirenti avrebbero sequestrato lo smartphone dello studente per
analizzare i contenuti delle sue conversazioni e le interazioni
degli ultimi giorni. Al momento sembra sfumata l'ipotesi che il
giovane sia stato vittima di cyber bullismo. Un'altra piaga che si
abbatte sui giovanissimi. Al momento restano solo un immenso dolore
e incredulità. Perché il 13enne era un ragazzo solare ed estroverso,
con una famiglia ben inserita nelle dinamiche sociali della comunità
della Val Susa e con la quale lui aveva un ottimo rapporto.
Praticava sport, a scuola non ha mai dato nessun tipo di problema e
adesso si stava preparando per affrontare l'esame di terza media in
vista di scegliere quale scuola superiore scegliere. Insomma la
classica esistenza di un giovane che stava crescendo in un paese
dove tutti conoscono tutti e dove questa tragedia si è abbattuta
come un macigno. Da quello che emerge sembra che non sia stato
trovato nulla di scritto per giustificare un gesto così definitivo.
Per questo le indagini continuano e gli inquirenti non lasciano
trapelare nulla. In un estremo gesto d'amore i genitori avrebbero
acconsentito all'espianto degli organi. —
10.03.25
la rivale pechino essenziale per tesla
I cinesi puntano su xAI e SpaceX Boom di investimenti "nascosti" I ricchi investitori cinesi scommettono sull'impero di Elon
Musk e investono decine di milioni di dollari nelle sue società non
quotate, da xAI a Neuralink e SpaceX. Lo fanno lontano dai
riflettori e senza rivelare la loro identità così da evitare l'ira
delle autorità americane e la rabbia delle aziende cinesi alle prese
con un'economia interna sempre più debole. Da quando Musk è divenuto
una figura chiave nell'amministrazione Trump, gli asset manager
cinesi hanno fatto leva sui rapporti privilegiati fra il miliardario
e il presidente americano per raccogliere capitale dai cinesi più
abbienti. Gli investimenti sono realizzati - riporta il Financial
Times - tramite "special-purpose vehicle", che consentono di
nascondere l'identità di chi opera, e sono puramente dettati dal
profitto. I ricchi cinesi hanno iniziato a investire nelle società
di Musk da quando il fondatore di Tesla ha iniziato a costruire un
impianto di veicoli elettrici a Shanghai. «Ho più fiducia in Musk
che in molti imprenditori di startup cinesi che incontrano
difficoltà in un'economia sempre più dominata dallo Stato», ha detto
un investitore cinese che ha comprato titoli di SpaceX lo scorso
anno. Musk è visto dalla Cina come una possibile leva per accedere a
Trump considerati i suoi forti interesse nel Paese, il secondo
mercato di Tesla dopo gli Usa. Proprio questi interessi lo rendono -
secondo Pechino - un figura chiave nei rapporti diplomatici. r.e. —
A farne le spese sono le città vicine al fronte che non hanno il
tempo di intercettare gli attacchi
Il cielo ucraino percorso da sciami di droni "Senza satelliti siamo
ciechi ma reagiremo" monica perosino
inviata a odessa
La notte della paura inizia presto, in Ucraina, quando il sole non è
calato che da pochi minuti. Alle 18,31 il primo allarme risuona nel
cielo di Odessa. Un drone da ricognizione russo sta decidendo quale
obiettivo verrà colpito dagli Shaheed o centrato da un missile
balistico. Il tramonto è il segnale per gli sciami che,
improvvisamente, entrano anche da Nord, da Est e da Sud del Paese.
Andranno avanti così per ore, prima di colpire. Ieri, quando non
erano passate neanche 24 ore dalla strage di Dobropillya, nel
Donetsk, la Russia ha riavvolto il nastro, ha lanciato 119 droni (73
abbattuti) e ucciso altre sei persone. Trentasette droni sono
scomparsi dai radar prima di raggiungere gli obiettivi,
probabilmente falsi allarmi che Mosca lancia assieme a quelli veri
per sopraffare la difesa aerea ucraina già messa a dura prova dagli
anatemi di Trump e dalle sue ricette per far finire la guerra, tutte
a base di "no" a Kyiv: oltre a sospendere gli aiuti militari, gli
Usa hanno bloccato l'accesso a dati di intelligence e alle immagini
satellitari della Maxar, gli occhi della difesa ucraina per
tracciare i lanci dei missili russi e i decolli dei caccia. A farne
le spese sono soprattutto le prime linee e le città vicine al
fronte, che non hanno il tempo di intercettare gli attacchi e
neutralizzarli. Il servizio satellitare vicino a Pokrovsk, per
esempio, «è semplicemente scomparso», dice il comandante di una
brigata, «ma abbiamo i nostri piani alternativi».
L'effetto rinvigorente dell'abbandono di Trump sulla rinnovata
intraprendenza russa non sembra essere scemato e Volodymyr Zelensky
è tornato a invocare una pace giusta e garanzie di sicurezza per il
suo Paese: «Questa settimana, la Russia ha effettuato centinaia di
attacchi contro il nostro popolo con vari tipi di armi: circa 1.200
bombe aeree guidate, quasi 870 droni d'attacco e più di 80 missili
di vario tipo», ha scritto su Telegram. «Ogni bomba aerea utilizzata
dalla Russia contiene componenti forniti per eludere le sanzioni,
contiene oltre 82.000 componenti stranieri», ha ricordato.
Il bilancio della notte che sta per iniziare è ancora tutto da
scrivere, ma è chiaro che ora i nemici sono due. Nei sobborghi di
Mykolaiv, di fronte a un McDonald's, si è radunato un gruppo di
adolescenti: ballano al suono di musica sparata a tutto volume e
bevono kvas. La musica serve per coprire il ronzio dei droni, spiega
Ivan, 17 anni. Da quando Trump è diventato «il traditore» si
radunano di fronte al simbolo americano per eccellenza «per non
entrare», dice arrossendo, non si capisce bene se per il kvas o
l'imbarazzo di una protesta che reputa da ragazzini. Il padre di
Ivan sta combattendo sul fronte Orientale, non lo vede da 9 mesi:
«Mi hanno sempre detto di difendere i più piccoli e chi viene
aggredito, ma qui sta succedendo il contrario e voglio fare
qualcosa». La sospensione della condivisione di informazioni da
parte degli Stati Uniti sta generando effetti sui civili, ma anche
sul campo di battaglia, dando un vantaggio enorme alle forze russe e
azzoppando le ucraine, che non possono utilizzare alcuni dei loro
migliori sistemi d'arma. Putin sta cercando di sfruttare il momento
anche sul fronte che più gli sta a cuore: il suo orgoglio. Per
Vladimir Vladimirovich riprendersi il Kursk parzialmente occupato
dagli ucraini entro il 9 maggio è fondamentale. Per questo ha fatto
ammassare 60 mila truppe (anche togliendole da Pokrovsk) e ha
ordinato al generale Lapin di riportare la regione russa
completamente sotto il controllo di Mosca entro il Giorno della
Vittoria. Intanto i russi si portano avanti e rivendicano «successi»
nella regione, tra cui di aver ripreso il controllo di tre villaggi
occupati da agosto. Kyiv tace, ammette solo che 14 assalti sono
ancora in corso. L'unica cosa certa è che Mosca ha intensificato la
campagna per eliminare il rimanente saliente ucraino nell'oblast. I
filmati geolocalizzati mostrano che Sudzha è ancora controllata
dagli ucraini che, però, potrebbero presto ritrovarsi accerchiati.
Intanto, fa riflettere la trovata del partito del presidente russo
che, in occasione della festa delle donne, ha donato alle madri dei
soldati uccisi in Ucraina un tritacarne. —
Si stima siano oltre 600 le navi fantasma illegali collegate al
Cremlino
Quelle petroliere che aggirano i divieti Che cos'è la "flotta ombra"
di Vladimir Battono bandiera panamense, maltese, o anche liberiana, i
vascelli dell'Invincibile armata del petrolio di Vladimir Putin, la
"flotta ombra" che consente al Cremlino di aggirare le sanzioni
sull'export di oro nero e derivati. Le navi fantasma direttamente
collegate alla Russia sarebbero almeno 600: Mosca avrebbe investito
circa 10 miliardi di dollari per l'acquisto della flotta, con
un'operazione avviata all'inizio dell'invasione Ucraina. Così oggi i
mari di tutto il mondo sono solcati da navi prossime alla
rottamazione che, grazie a un intricato groviglio di passaggi di
proprietà e attività illegali, trasportano e vendono il petrolio
russo. C'è una petroliera greca ad esempio, costruita nel 2005, che
nel 2023 ha mandato quello che si riteneva fosse un ultimo segnale.
Invece è riapparsa due settimane più tardi, con un nuovo nome e una
nuova bandiera, quella delle Isole Cook. Era stata venduta
dall'armatore greco a una compagnia registrata alle Marshall per ben
21 milioni di euro. Per i successivi mesi ha fatto la spola tra la
Russia e la Turchia aggirando le sanzioni. Un'inchiesta del
consorzio di giornalisti Organized Crime and Corruption Reporting
Project (Occrp) stima che diverse società armatrici occidentali
abbiano guadagnato oltre 6 miliardi di dollari vendendo le
petroliere a compagnie collegate alla flotta fantasma.
Il meccanismo che viene usato è quello di aggirare i sistemi di
rilevamento marittimo: falsi dati per la geolocalizzazione, false
rotte, comunicazioni spente. Lo scambio di petrolio spesso avviene
in acque internazionali, da nave a nave. In altri casi arriva in
porti dove i controlli sono minimi. Solo nell'ultimo anno Mosca
avrebbe incassato oltre 8 miliardi di profitti. C'è poi una "nuova
frontiera" nei compiti della flotta: a dicembre la Finlandia ha
bloccato una petroliera sospettata di aver sabotato un cavo per le
telecomunicazioni sottomarino. La nave trasportava 100.000 barili di
petrolio da San Pietroburgo. r.e. —
Sheinbaum tiene testa agli usa: "Modello di indipendenza"
La presidente messicana star dei Latinos Il presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato in
occasione della Festa della donna, che l'elezione di Claudia
Sheinbaum alla guida del Messico rappresenta «la speranza di una
vera indipendenza per l'America Latina e i Caraibi». È giunto il
momento, ha spiegato, « per l'unità latinoamericana come grande faro
della libertà dell'umanità», in un commento su X a un articolo della
stampa locale cui si evidenziava la rilevanza dell'elezione della
prima donna alla presidenza del Messico. Ieri sera migliaia di
simpatizzanti della presidente messicana si sono radunati nei pressi
di Piazza della Costituzione (Zocalo) per ascoltarla sull'accordo
raggiunto giovedì scorso con il suo omologo statunitense, Donald
Trump, in cui si è concordato di sospendere l'imposizione dei dazi
almeno fino al 2 aprile. «È il risultato di tutti i messicani», ha
spiegato Sheinbaum e dimostra che «con gli Stati Uniti esiste
rispetto e dialogo», sottolineando che «siamo nazioni su un piano di
parità» Sin dal mattino i manifestanti avevo invaso le strade della
capitale, giunti in autobus da diverse località del Paese. Negli
ultimi giorni la Casa Bianca ha cambiato più volte posizione sulle
tariffe a Canada e Messico alimentando incertezza in tutto il mondo.
L'attenzione è ora sulla scadenza del 2 aprile, quando entreranno in
vigore i dazi reciproci, quelli con cui Trump colpirà tutti i Paesi,
compresi quelli europei. —
09.03.25
Il "New York Times" ricostruisce la lite nella Cabinet Room. Scontro
anche con il segretario ai Trasporti
"Non licenzi nessuno". "Bugiardo" Scambio al veleno tra Musk e Rubio
corrispondente da washington
All'indomani nelle dichiarazioni pubbliche e nei post su X, tutti
contenti e distesi per il Consiglio dei ministri di giovedì sera
alla Casa Bianca. Ma quello che le cronache raccontano grazie agli
spifferi nella Washington politica raccolti da diversi media è che
attorno al grande tavolo nella Cabinet Room, c'è stato un duello
sotto gli occhi di Donald Trump fra alcuni ministri e Elon Musk. I
primi sempre più insofferenti da toni e metodi del miliardario;
quest'ultimo poco propenso a posare la "motosega" di tagli e
licenziamenti e soprattutto a dismettere i panni di deus ex machina
di un'Amministrazione entrata in carica grazie anche ad assegni per
300 milioni di dollari staccati in campagna elettorale e a un
continuo lavoro di finanziamento e sostegno su X.
Nel mirino di Elon Musk è finito subito Marco Rubio: «Non hai
licenziato nessuno», l'accusa al segretario di Stato. Da settimane
nell'animo dell'ex senatore cova risentimento, confidano i suoi, per
le scomposte azioni di Musk. Giovedì non si è trattenuto e ha
rinfacciato a Musk di non essere onesto. «Che ne dici delle 1500
persone che hanno firmato la buonauscita? Non contano quelle, le
vuoi riassumere per poterle poi licenziare?». Musk - insolitamente
in giacca e cravatta dopo che Trump l'aveva rimbrottato per il suo
look un po' trasandato - non ha battuto ciglio: «Marco, sei bravo in
tv». Il non detto facilmente intuibile, nel resto non funziona.
Maggie Haberman, notista politica del New York Times e autrice di
una biografia politica su Trump, ha scritto che lungo tutto questo
botta e risposta «Trump se ne stava seduto, braccia conserte, come
se stesse guardando una partita di tennis».
Ma prima che la situazione diventasse infuocata, il presidente è
intervenuto. Ha elogiato Rubio, «stai facendo un gran lavoro».
fronte comune con Francia, Germania e gran Bretagna
Gaza, l'Italia appoggia la via egiziana L'Italia si schiera con Francia, Germania e Gran Bretagna e
appoggia il piano egiziano per la pace e la ricostruzione di Gaza.
«Noi, ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno
Unito, accogliamo con favore l'iniziativa araba di un piano di
recupero e ricostruzione per Gaza - si legge nella nota pubblicata
dalla Farnesina -. Il piano indica un percorso realistico per la
ricostruzione di Gaza e promette - se attuato - un miglioramento
rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei
palestinesi che vivono a Gaza. Gli sforzi di recupero e
ricostruzione devono basarsi su un solido quadro politico e di
sicurezza accettabile sia per gli israeliani che per i palestinesi,
che garantisca pace e sicurezza a lungo termine sia per gli
israeliani che per i palestinesi». Hamas, prosegue la nota, «non
deve più governare Gaza né essere una minaccia per Israele.
Sosteniamo esplicitamente il ruolo centrale dell'Autorità
Palestinese e l'attuazione del suo programma di riforme».
Roma, assieme Parigi, Londra e Berlino, sottolinea «l'importante
segnale che gli Stati arabi hanno inviato sviluppando congiuntamente
questo piano di ripresa e ricostruzione. Ci impegniamo a lavorare
con l'iniziativa araba, i palestinesi e Israele per affrontare
insieme tali questioni, tra cui la sicurezza e la governance.
Esortiamo tutte le parti a basarsi sui meriti del piano come punto
di partenza»
il reportage
Spenti i satelliti degli Usa Putin fa strage di civili nel Donetsk
lasciato al buio
inviata a Dobropillya (Donetsk)
Su Dobropillya è calato quel particolare silenzio che solo le
catastrofi possono creare. È fatto di assenza, mescolata al crepitio
di vetri rotti sotto gli stivali e di case che bruciano da ore.
Nella notte, sulla piccola città mineraria del Donetsk, si sono
abbattuti prima un Iskander-M, poi un Tornado-S russi armati di
bombe a grappolo. Appena i vigili del fuoco sono arrivati al
condominio colpito dal raid, un drone ha finito il lavoro. In gergo
si chiama "double tap", doppio colpo. In pratica assicura che anche
i soccorritori che intervengono sul luogo dell'attacco vengano
uccisi. Ieri mattina, Dobropillya ha contato almeno 12 morti e 47
feriti, tra cui sette bambini, di cui 2 gravissimi. Nel mirino dei
missili balistici c'erano persone che dormivano, 8 edifici
residenziali, un mercato rionale coperto e un parco giochi. È
probabile che diverse persone si sarebbero salvate se l'incendio
innescato dai razzi si fosse potuto spegnere subito e se non fossero
state utilizzate le bombe a grappolo, vietate dalla Convenzione di
Ginevra.
Situazione difficile nel Kursk
Un'altra ignominiosa tacca da aggiungere al bilancio dei crimini di
guerra russi. Dobropillya ha pagato il prezzo più alto di una notte
tragica, durante la quale hanno perso la vita almeno 25 persone in
tutta l'Ucraina, nell'ultimo attacco di un'escalation che la Russia
sta portando avanti dall'imboscata di Trump a Zelensky, lo scorso
venerdì nello Studio Ovale.
08.03.25
Le forbici del governo Usa su 400 milioni di dollari di sovvenzioni.
"Non tutelati gli allievi ebrei"
Tagli alle università, punita la "Columbia" Nel mirino le proteste
degli studenti ProPal
Corrispondente da Washington
L'Amministrazione Trump taglia 400 milioni di dollari in sovvenzioni
federali e contratti alla Columbia University. Dopo le minacce –
avanzate lunedì dalla segretaria per l'Educazione Linda McMahon e
reiterate su Truth da Donald Trump – ieri le quattro agenzie
coinvolte nella gestione dei fondi hanno diramato un comunicato nel
quale annunciano che dalle minacce il governo Usa è passato ai
fatti. La spiegazione che ha offerto McMahon è che «le università
devono rispettare tutte le leggi federali contro la discriminazione
se vogliono ricevere finanziamenti dal governo federale».
Un requisito che evidentemente i collaboratori di Trump non vedono.
L'avvertimento alla Columbia era arrivato all'indomani della
protesta nel college femminile Barnard – che fa parte dell'ateneo –
da parte di un gruppo di studenti filo-palestinesi che hanno
occupato i corridoi fuori dall'ufficio del decano e del presidente
della facoltà chiedendo l'annullamento dell'espulsione per due
studenti e il ritiro dei provvedimenti contro altri per le
manifestazioni pro-Palestina organizzate alla fine del 2023. Le
lezioni erano state interrotte per tutto il pomeriggio. Alcuni
studenti ebrei avevano postato sui social le immagini del sit-in.
Secondo Linda McMahon «la Columbia ha abbandonato il suo obbligo nei
confronti degli studenti ebrei che frequentano il campus».
La difesa modello Von der Leyen costerebbe a Roma 33 miliardi l'anno
PAOLO BARONI
ROMA
Se l'Italia dovesse portare rapidamente al 2% del Pil la propria
spesa militare il governo dovrebbe reperire all'incirca 11 miliardi
di euro, l'equivalente speso ogni anno per il taglio del cuneo. Dai
33,5 miliardi messi a bilancio quest'anno (cifra record rispetto al
passato) dovremmo infatti arrivare a quota 44,3, già «entro
l'estate» stando al segretario generale della Nato Mark Rutte, visto
che siamo tra i paesi che non raggiungono ancora l'obiettivo del 2%.
Per alzare invece l'asticella sino al 3%, come propone la presidente
della Commissione Ue Ursula von der Lyen, occorre stanziare 33
miliardi di euro in più (in pratica il valore dell'ultima legge di
bilancio) per arrivare ad un impegno annuo pari a 66,5 miliardi.
Mentre i generali della Difesa si stanno già fregando le mani
ipotizzando acquisti di carrarmati e nuovi sistemi di difesa area e
l'arruolamento di decime di migliaia di militari, al Tesoro sudano
freddo all'idea di dover governare una spesa di queste dimensioni. E
non a caso il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha già
avanzato una serie di richieste di chiarimento e molti distinguo.
Starlink teme la concorrenza francese Tensione tra governo e gli
uomini di Musk
FRANCESCO MALFETANO
ROMA
Lo scudo spaziale a difesa di Elon Musk, alla fine, pare lo stia
alzando Matteo Salvini. «Much appreciate» ha scritto la notte scorsa
su X il multimiliardario sudafricano commentando la posizione
assunta dalla Lega nei confronti del Ddl Spazio che aprirebbe
all'uso in Italia dei satelliti Starlink. Un supporto rilanciato dal
vicepremier, che ieri ha tuonato contro le opposizioni: «Ormai
parlare di Musk è come sproloquiare in strada».
Un apprezzamento reciproco a cui si è però arrivati per gradi. E,
soprattutto, solo al termine di una giornata che - secondo quanto
risulta alla Stampa - è stata densa di contatti infuocati tra i
vertici italiani dell'azienda Usa, Palazzo Chigi, la prima
linea del Carroccio e Andrea Stroppa, braccio destro del patron di
SpaceX. All'esecutivo viene rimproverato l'aver acconsentito –
durante il voto alla Camera di ieri – l'inserimento all'articolo 25
del Ddl Spazio della tutela della «sicurezza nazionale» e di
«assicurare un adeguato ritorno industriale per il sistema Paese».
Dicitura che non mette in salvo il colosso Usa dall'ipotesi che a
riempire i nostri cieli siano i satelliti di altre aziende. A
dimostrarne l'importanza, del resto, come denunciato dal deputato
dem Andrea Casu, c'è pure un tweet di qualche mese fa pubblicato da
Stephen Robinson, giornalista vicino a Musk: «Domani Elon consegnerà
a New York il Global Citizen Award 2024 a Giorgia Meloni (era il 24
settembre ndr). L'articolo 25 sta spianando la strada a Starlink
come sistema di backup italiano. Andrea Stroppa sarà presente e sono
molto emozionato per lui»
Inchiesta su Paragon il sospetto di una rete clandestina di spioni irene famà
roma
Palermo. Napoli. E ora sul caso Paragon si muove anche la procura di
Roma. Dopo la denuncia del sindacato dei giornalisti finita sul
tavolo del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, a piazzale Clodio
è stato aperto un fascicolo per fare chiarezza sulle intercettazioni
abusive. E alla polizia postale sono stati affidati accertamenti per
risalire a chi, da almeno un anno, ha utilizzato il software di
produzione israeliana per spiare giornalisti e attivisti.
La faccenda ha i contorni di una spy story internazionale. I servizi
segreti italiano assicurano: «Non siamo stati noi». E Palazzo Chigi
scende in campo per avvalorare la posizione dell'intelligence.
Stessa versione è stata fornita dalle forze di polizia. Tutte.
Nessuna esclusa. E il Guardasigilli Carlo Nordio ha eliminato anche
un ipotetico ruolo delle procure. Ma allora chi è stato? E perché?
divide il governo
Milano
Antonio Tajani
"
Matteo Salvini
francesca del vecchio
Monica serra
milano
C'è chi è già pronto a scommettere che il ddl Salva-Milano sia
definitivamente morto e che il colpo di grazia sia stata l'inchiesta
che ha svelato l'«organizzazione parallela» che per anni ha gestito
l'urbanistica della città «usurpando» i poteri di giunta e consiglio
a palazzo Marino. Ma le turbolenze giudiziarie e l'arresto per
corruzione e depistaggio dell'ex responsabile dello Sportello unico
edilizia (Sue) Giovanni Oggioni non hanno fatto altro che
rinfocolare il già complesso dibattito politico. Ferma in
Commissione Ambiente al Senato, dove è ancora aperta la finestra per
la presentazione degli emendamenti (che terminerà il 12 marzo),
questa norma è certamente nella sua fase più delicata: la
sopravvivenza alle divisioni dei partiti.
La delibera del CdA dell'Autority regionale conferma: l'ampliamento
è idoneo. Ora Trm presenterà un progetto "con garanzie economiche e
ambientali"
"Nulla osta sul termovalorizzatore del Gerbido" L'inceneritore per i
rifiuti raddoppia entro il 2031
ANDREA JOLY
Ora è ufficiale: la quarta linea del termovalorizzatore del Gerbido
si può fare. E si farà «entro il 2031», assicura il presidente
dell'Agenzia Regionale Rifiuti Paolo Foietta. «Ma solo se si
presenterà un progetto a ristrette condizioni».
Le candidature alternative, Quarto (Asti) e Ghemme (Novara), «non
sono idonee». Per bruciare le 276 mila tonnellate di rifiuti in più
all'anno - come imposto dalle leggi europea e regionale, per un
totale di 900 mila - il Piemonte ha una sola opzione: Torino. Ed è
scritto, nero su bianco, nella delibera assunta dal Consiglio di
Amministrazione dell'Autorità Rifiuti Piemonte assunta ieri: «Sulla
base di quanto dichiarato dal gestore e delle verifiche effettuate -
si legge nella delibera - l'area proposta dal Comune di Torino per
la costruzione della quarta linea risulta rispondente al criterio
dimensionale e morfologico. La stessa pertanto risulta idonea ad
ospitare la quarta linea dell'impianto».
Indagine della Guardia di finanza su 343 società che affittano i
velivoli Nel mirino 8mila voli privati che hanno trasportato 12mila
passeggeri A Caselle gli aerotaxi non pagavano l'ecotassa Evasione da
1,5 milioni
gianni giacomino
Migliaia di aerotaxi e di elicotteri presi a noleggio, in questi
anni, sono atterrati nello scalo privato di Caselle senza mai pagare
la tassa il cui ricavato viene investito per tutelare l'ambiente. In
tutto si tratta di un'evasione fiscale di circa un milione e 200
mila euro.
Se n'è accorta la guardia di finanza della Compagnia di Caselle –
che ha sede proprio nello scalo – dopo una meticolosa verifica di
circa 8 mila voli con jet o elicotteri presi a noleggio che,
nell'arco di tempo che va dal 2019 al 2023, hanno trasportato quasi
24 mila passeggeri nella parte privata dello scalo torinese. Voli
che sono stati garantiti da 343 società, la maggior parte estere,
contattate da clienti facoltosi, professionisti, manager o aziende
di tutto il mondo.
Ma anche da campioni dello sport come un giocatore della Juventus
che, per rientrare con la famiglia dalle Maldive dove aveva
trascorso un periodo di vacanza, ha affittato un velivolo spendendo
circa 100 mila euro. Un volo Roma-Torino invece ha un costo che si
aggira sugli 8 mila euro. Ovviamente le tariffe variano a seconda
della distanza. Si tratta di una specifica imposta, istituita nel
2011, il cui importo varia in funzione della tratta percorsa (10
euro in caso di tragitto non superiore a 100 chilometri, 100 euro
per tragitti compresi tra 100 e 1.500 chilometri ed euro 200 per
tragitti superiori) ed è dovuta da ciascun passeggero trasportato
sia con aerei che con elicotteri. Anche perché, negli ultimi anni, è
aumentato il numero di vip che si spostano sempre più spesso su
piccoli aerei anche per coprire distanze tranquillamente
percorribili su mezzi di trasporto più sostenibili come i treni, e
così facendo aumentano la quantità pro-capite di emissioni
inquinanti e climalteranti.
07.03.25
la denuncia
Docenti di sostegno 23 mila specializzati rimasti senza posto Sarebbero oltre 23 mila i docenti specializzati in sostegno
per le superiori senza posto per la saturazione delle graduatorie,
soprattutto al Centro-Sud: è l'allarme di Alessio Golia,
coordinatore del Comitato docenti di sostegno: «S
enza una
programmazione attenta il rischio è aggravare la già compromessa
situazione dei docenti specializzati, penalizzando la qualità
dell'insegnamento per gli alunni con disabilità». Preoccupano «i
prossimi decreti attuativi che disciplineranno i corsi Indire», cioè
i corsi di specializzazione per docenti di sostegno. Per il
comitato, «mentre il ministero dell'Istruzione continua a sostenere
la necessità di percorsi di specializzazione abbreviati per
sopperire a una presunta carenza di docenti di sostegno, i dati
raccontano una realtà diversa». Sarebbero oltre 23.500 gli
specializzati senza cattedra (a Roma e Napoli 3.705 e 4.385). «Al
tempo stesso - dice Golia - nelle province dove mancano
specializzati, sono stati assegnati circa 10 mila incarichi a
docenti privi di formazione specifica. Non permetteremo che migliaia
di docenti specializzati vengano sacrificati per una gestione
superficiale».
06.03.25
di
Divieto
dissenso Corrispondente da Washington
«È Trump, ogni mattina fa un post e colpisce qualcuno, un gruppo, un
Paese». Stretto nella sua felpa bianca, zainetto sulle spalle,
Logan, studente al secondo anno di psicologia alla George Washington
University chiede di mostragli il post che il presidente ha
consegnato ai follower ieri mattina. Espulsione e arresto per chi
partecipa a proteste illegali nei campus, tagli dei fondi alle
Università che non prendono provvedimenti e consentono
manifestazioni illegali. A caratteri maiuscoli c'è scritto «NO MASK»,
nessuna maschera, volto coperto è ammesso. Lo zar per le frontiere,
Tom Homan, è stato svelto a rilanciare: non è questo il motivo per
cui l'abbiamo votato, giusto America?
Logan è americano, zero preoccupazioni per restrizioni della libertà
nel campus, tanto che spiega che non c'è aria di proteste e pure
quelle dell'anno scorso – cui lui ha partecipato qualche volta –
legate al sostegno americano ai raid israeliani contro la Striscia
di Gaza «sono sempre state pacifiche qui». Il presidente – è il
pensiero di Logan – parla a quei giovani che lo sostengono e vuole
creare una frattura fra quelli che lui considera l'élite liberal che
frequenta università come queste, e gli altri.
Il campus della Georgia Washington University è nello storico
quartiere di Foggy Bottom. Qui a fine del 2023 e nella primavera
successiva centinaia di ragazzi occupavano la piazzetta centrale.
Una ragazza della scuola di giornalismo che ci chiede di non
rivelare il suo nome racconta di aver molti amici stranieri per i
quali la violazione delle regole in una protesta significherebbe
deportazione. «C'è un po' di preoccupazione fra le mie amiche, ma
non è solo per le proteste, qui non c'è aria di nuove ribellioni.
Siamo più preoccupate per la questione della cittadinanza, dello ius
soli. Riguarda tutti, non solo gli studenti».
Fra il palazzo che ospita la Law School e la scuola di Medicina e il
Dipartimento di Studi Internazionali, gli studenti sono tutt'altro
che attenti ai segnali di Trump o ai suoi post. «Ci sono regole per
le manifestazioni, chi le organizza si attiene e quindi perché
dovremmo essere preoccupati per le nostre libertà se rispettiamo le
regole?», dice Vivek, nome indiano, cittadinanza pienamente
americana essendo nato a Chicago. Ogni giorno in città ci sono
proteste per ogni tema.
L'annuncio di Trump però non cade come un fulmine. Più volte in
campagna elettorale il presidente aveva sottolineato che chi violava
le regole, occupava e attaccava i campus doveva pagare le
conseguenze.
La minaccia di Trump via Truth segue un ordine esecutivo con il
quale dava istruzione alle agenzie federali di stroncare «il
vandalismo e le intimidazioni pro-Hamas» cosi come indagare e punire
le università di élite americane che favoriscono azioni antisemite.
Il Dipartimento di Giustizia ha creato una task force per indagare
l'antisemitismo nei campus. A ora la task force ha visitato 10
campus universitari, fra cui appunto la Columbia.
A innescare il post di ieri hanno contribuito probabilmente i
recenti fatti alla Columbia University e al collegato college
femminile Barnard. La scorsa settimana due studenti sono stati
espulsi per aver interrotto una lezione sulla Storia della moderna
Israele. La decisione del collegio docenti ha scatenato la protesta:
cinquanta ragazzi hanno occupato mercoledì scorso l'ufficio del
preside, continuando per ore a martellare su batterie artigianali,
urlando nei megafoni, indossando maschere e urlando: «Ogni stato
fascista deve cadere». Il collettivo Students Justice in Palestine (SJP)
chiedeva alla leadership del Barnard di revocare le espulsioni, dare
l'amnistia a tutti gli studenti coinvolti nelle proteste
anti-Israele e un incontro pubblico con Leslie Grinage (la preside)
e la presidente Laura Rosenbury. SJP è stata sospesa nel novembre
del 2023 dopo che aveva organizzato proteste non autorizzate nel
campo e minacciato alcuni studenti. Mercoledì quindi la Milbank Hall
del Barnard è stata occupata per ore, un dipendente della scuola è
stato aggredito e le classi sono state cancellate.
Il post di Trump è arrivato all'indomani della minaccia della sua
Amministrazione di trattenere 51,4 milioni di contratti governativi
dalla Columbia University per non aver preso azioni disciplinari
contro i manifestanti anti-israeliani e aver messo gli studenti
ebrei in una situazione di pericolo. Molti hanno disertato le
lezioni ed espresso sulle bacheche online i timori e postato i video
del sit-in dei gruppi radicali filo-arabi. Lo scorso anno la
Columbia ha ricevuto ad esempio 1,3 miliardi di dollari in
sovvenzioni, circa il 20% del budget operativo. —
Acquisizione da CK Hutchinson, nel consorzio anche Msc
Sul Canale di Panama vince il tycoon Il fondo BlackRock compra due
porti Un consorzio guidato da BlackRock acquisterà due porti del
canale di Panama attualmente di proprietà della società di Hong Kong
Ck Hutchinson. L'operazione rappresenta una vittoria per Trump, che
da settimane insiste sul «paradosso» che il canale di Panama,
costruito dagli americani, sia gestito dai cinesi. «Ce lo
riprenderemo», ha tuonato più volte. La svolta è arrivata ora
tramite Blackrock che ha raggiunto un accordo dal valore di 22,8
miliardi di dollari con CK Hutchinson, il colosso che fa capo alla
famiglia Li, una delle più ricche dell'Asia. Le trattative sono
iniziate un paio di settimane fa, dopo che la famiglia Li si è
sentita sotto pressione politica. Per i porti di Balboa e Cristobal
sono arrivate tre offerte ma alle fine è stata preferita quella
americana. Ck Hutchinson opera i due scali dal 1997, da quando
Panama gli ha garantito una concessione di 25 anni, rinnovata nel
2021. Negli ultimi giorni i manager di BlackRock, incluso l'ad Larry
Fink, hanno informato Trump e il segretario di stato Marco Rubio sui
contorni dell'accordo, ricevendo il loro sostegno. Proprio Rubio
agli inizi di febbraio aveva messo in guardia il presidente di
Panama Josè Raul Mulino, esortandolo a ridurre l'influenza cinese
sul canale o a prepararsi ad affrontare eventuali ritorsioni
americane. L'accordo è di natura «puramente commerciale e del tutto
estraneo alle recenti notizie riguardanti i porti sul canale di
Panama», ha precisato Frank Sixt, co-amministratore delegato di Ck
Hutchinson che, in base all'accordo, venderà a BlackRock, Global
Infrastructure Partners e Terminal Investment Limited - società del
gruppo Msc - il 90% della società che opera i due porti di Panama.
Per BlackRock l'intesa è la maggiore mai realizzata dalla società
nelle infrastrutture. «Questi porti di livello mondiale facilitano
la crescita globale», ha detto Fink. Il 70% del traffico del canale
lascia o arriva dai porti americani. Gli Stati Uniti hanno costruito
il canale agli inizi del 1990 e Washington ha concesso il controllo
a Panama nel 1999, in seguito a un trattato firmato da Carter nel
1997. Un gesto, secondo Trump, «folle».
infermieri
Il mercato
degli Alessandro Mondo
Paolo Russo
torino - roma
L'ultimo in ordine di tempo ad aver aperto la "caccia"
all'infermiere d'importazione è il Piemonte, dove stando alle stime
dei sindacati ne mancano dai 4 ai 5 mila. Un'emergenza superiore
anche a che quella legata alla carenza dei medici. Così l'assessore
regionale alla Sanità, Federico Riboldi, è andato in missione in
Albania per stringere accordi in vista del reclutamento di
infermieri. Prima tappa di altre in Paesi italofoni: dalla vicina
Croazia alla lontana Argentina, caratterizzata da forti e radicate
comunità piemontesi.
Ma la ricerca di quella merce rara che sono i professionisti della
salute sta coinvolgendo sempre più regioni. Con un import che è però
compensato dall'export verso Paesi più attrattivi dal punto di vista
delle retribuzioni e delle carriere. I numeri parlano da soli. Se
nel 2019 i camici bianchi di importazione erano 21 mila, nel 2023 si
era già a quota 28 mila e oggi avrebbero raggiunto l'asticella dei
30 mila secondo le stime dell'Asmi, l'associazione medici stranieri
in Italia. Nello stesso tempo, ad espatriare dal 2019 allo scorso
anno sono stati altrettanti, diretti soprattutto in Gran Bretagna,
scelta da 5.500 dottori e Svizzera, dove sono andati in più di 3
mila. La casistica di chi parte, spiega il presidente dell'Asmi,
Foad Adoi, è delle più varie: «Si va dallo specializzando timoroso
di non conquistare un contratto adeguato al primario affermato
stanco dello stipendio che non sale mai». Il nuovo miraggio: «Paesi
come l'Arabia saudita che investono il 10% del loro Pil in sanità e
ospedali d'avanguardia con stipendi tra i 14 e i 20 mila dollari al
mese». E poi le difficoltà sul fronte dei medici di famiglia:
secondo l'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, ne mancherebbero
5.500. E in vista di 7.300 pensionamenti entro il 2027, diminuiscono
i giovani medici che scelgono questa professione, visto che nel 2024
il 15% delle borse di studio non sono state assegnate.
Ma se di medici ce ne sono pochi, le piante organiche degli
infermieri sono piene di voragini. Secondo la Federazione dei loro
Ordini provinciali, la Fnopi, negli ospedali ne mancano 60 mila, che
diventano 90 mila se si considerano quelli necessari nel territorio.
Tanti ne servirebbero infatti per portare dal 5 al 10% la quota di
popolazione anziana assistita a domicilio secondo il Pnrr, e per far
funzionare i nuovi ospedali di comunità a conduzione
infermieristica, che dovrebbero accogliere quei pazienti che possono
essere dimessi dai reparti ma non ancora nelle condizioni di tornare
a casa. Così la caccia ai professionisti di altri Paesi si sta
facendo sempre più agguerrita. Ha iniziato la Calabria nel 2022
convocando una pattuglia di 497 infermieri cubani, ne ha seguito
l'esempio il Lazio che è andato a cercarli in Messico e Argentina.
Meta prescelta anche dall'assessore alla sanità lombarda, Guido
Bertolaso, che ha bussato poi alle porte del Paraguay. La Sicilia
invece ha spaziato dal Sud America, all'Ucraina, passando anche per
Libia e Guinea.
La conta finale la fa sempre l'Ordine degli infermieri, per il quale
gli stranieri che lavorano attualmente in Italia sono 23 mila, il
5,5% del totale, di cui 15.674 provenienti da Paesi Ue e 9.456 extra
comunitari. A questi poi andrebbero aggiunti i 13 mila arrivati in
Italia con i provvedimenti emergenziali legati al Covid e alla
guerra in Ucraina: la maggioranza proviene da Est Europa, India e
Perù e si concentrano soprattutto in Lombardia, Lazio, Piemonte,
Emilia Romagna e Veneto.
Ma anche qui, se tanti ne arrivano altrettanti se ne vanno, attratti
soprattutto dal Regno Unito, dove lavorano oltre 10 mila di loro,
Germania (2.700), Svizzera (2.342) e Belgio (1.175). Per spiegare il
perché della fuga basta ascoltare uno di loro, Antonio Torella,
rientrato in Italia dall'Inghilterra per avviare una delle nuove
Case di comunità: «Appena rientrato sono stato tempestato di
chiamate da strutture sanitarie inglesi che mi offrivano 1.600 euro
a settimana anziché al mese, quanti se ne guadagnano in Italia».
L'assessore piemontese Riboldi, intanto, spiega che «stiamo
lavorando senza sosta per trovare soluzioni nel breve periodo come
l'istituzione di borse di studio per rendere più appetibile la
professione infermieristica e attrarre competenze da Paesi italofoni
o affini». Tutto, precisa, avverrà «in un percorso di parificazione
dei percorsi formativi con quelli italiani e selezioni che
verifichino le competenze e la conoscenza della lingua italiana,
predisponendo percorsi di inserimento».
Intanto a fine anno decade il provvedimento che fino ad ora ha
consentito di semplificare le assunzioni di medici e infermieri
extra Ue, mentre si sono perse le tracce dell'intesa Stato-Regioni
che da un lato velocizzava le pratiche, dall'altro istituiva una
commissione per la verifica delle qualifiche professionali. Così la
corsa al reclutamento fuori confine diventerà a ostacoli e senza
garanzie di qualità dell'assistenza. —
In reparto gli specialisti arrivati dal Sudamerica sono la metà: "Il
mio fidanzato mi ha seguita"
La pediatra dall'Argentina a Biella "Da noi la crisi ha colpito
anche i dottori" mauro zola
biella
Hanno tutte un po' di Italia nella storia della propria famiglia le
cinque pediatre argentine assunte dall'ospedale di Biella a inizio
anno. Il primo esperimento di reclutamento di personale dall'estero
ha convinto la Regione a proseguire su questa strada per arginare la
carenza di medici e infermieri. Ma il motivo principale del
trasferimento dall'altra parte del mondo è dovuto alle difficoltà
che vive il loro Paese. «La vita in Argentina si è fatta difficile
anche per i medici. La crisi economica ha colpito tutti», conferma
Florencia Quevedo. Quando il primario del reparto biellese Paolo
Manzoni ha chiesto chi fosse interessato, sono subito arrivate una
settantina di domande. Quasi tutte l'Italia la conoscevano già, e
avevano voglia di riscoprire le proprie radici. «Alcune colleghe
sono di origine italiana e magari da tempo pensavano a questa
opportunità, così non ci hanno pensato due volte quando è arrivata
loro la proposta. Per me invece è stato un po' più complicato».
Per la dottoressa Quevedo, c'è stato bisogno di un viaggio in Italia
per capire la nuova realtà in cui avrebbe dovuto calarsi e decidere
che cosa fare. «A febbraio dell'anno scorso sono venuta in vacanza.
Volevo vedere la città e l'ospedale, farmi un'idea di persona. Mi è
subito piaciuto tutto». Così ja deciso di trasferirsi con il
fidanzato. Anche lui è un medico e spera di trovare lavoro in
Italia, dove la coppia ha intenzione di restare per costruire
carriera e famiglia.
Arrivata da una grande città, Mar Del Plata, che affaccia sul mare,
Florencia Quevedo ha comunque trovato un ambiente che la soddisfa:
«C'è la montagna, la possibilità di fare escursioni e passeggiate
molto belle. Con il vantaggio che sei a un'ora di treno da Milano.
Mi piacciono la tranquillità e la sicurezza. L'accoglienza poi è
stata molto buona». Con le altre professioniste arrivate
dall'Argentina (in reparto sono in totale cinque su dodici medici in
servizio, e una sesta arriverà a giugno) i rapporti sono buoni,
«anche se siamo di età diverse, e poi c'è chi si è trasferita qui
con i figli e chi da sola. Fuori dall'ospedale ci frequentiamo poco,
ma resto dell'idea di aver fatto la scelta giusta
Cristiano Cannarsa sospettato di aver favorito Deas, società di
un'amica che fornisce tecnologie e sistemi di cybersicurezza alle
Forze Armate
Appalti per la Difesa, indagato l'ad di Sogei "Cercò di pilotare un
progetto da 1,6 milioni" irene famà
roma
La cybersecurity è un affare, soprattutto in questi tempi. E
soprattutto se è legata agli appalti del comparto della difesa. Così
è guerra per ottenere commissioni. Dati. Potere. Lo racconta
l'inchiesta della guardia di finanza che ha travolto i vertici di
due importanti società: Cristiano Cannarsa, amministratore delegato
di Sogei che si occupa della gestione dei servizi informatici della
pubblica amministrazione ed è controllata al 100% dal ministero
dell'Economia e Finanze, e Stefania Ranzato, imprenditrice,
rappresentante legale della Deas, leader nel settore difesa,
specializzata in cybersecurity e sistemi tecnologici militari.
Entrambi sono finiti indagati per tentato peculato: Cannarsa avrebbe
cercato di pilotare un progetto informatico da oltre 1 milione e 600
mila euro proposto dalla società privata. Fornitura che, se affidata
in house o ad un'altra ditta, sarebbe costato intorno ai 200 mila
euro. Insomma: otto volte in meno.
Perché? Lo spiega bene un'intercettazione telefonica finiti negli
atti d'indagine: «Cannarsa vuole dare una mano alla sua fidanzata.
Così il valore della società aumenta». E l'inchiesta della procura
di Roma, coordinata dai pubblici ministeri Lorenzo Del Giudice e
Gianfranco Gallo, tratteggia una battaglia senza esclusione di
colpi. Maticmind, azienda per la progettazione e gestione del data
center e della sicurezza informatica, di Carmine Saladino (che
proprio ieri ha ceduto la sua partecipazione a Mozart HoldCo,
società interamente detenuta da Cvc e Cdp Equity, controllata del
gruppo Cassa Depositi e Prestiti) vuole acquisire Deas. E Cannarsa
vuole aiutare l'amica irrobustendo il suo portafoglio clienti.
Perciò si spende per farle ottenere la fornitura «di una piattaforma
per la gestione di un sistema documentale tramite intelligenza
artificiale». Il progetto pare resti solo sulla carta.
A raccontare l'intera faccenda ai magistrati è l'ex numero uno di
Sogei Paolino Iorio, arrestato nel 2024 per l'accusa di corruzione
dopo essere stato fermato mentre intascava una mazzetta da 15 mila
euro dall'imprenditore Massimo Rossi. Un primo giro di tangenti e
corruzione svelato alla fine dello scorso anno dalla guardia di
finanza: sotto il faro degli inquirenti erano finiti i lavori con il
colosso SpaceX, l'azienda aerospaziale statunitense fondata da Elon
Musk. E ancora. La gara da 180 milioni per la ristrutturazione della
rete del comparto della Difesa. E la gara per le licenze software
dei server Natanix, all'avanguardia della tecnologia di cloud.
Iorio, che ha chiesto di poter patteggiare una pena a tre anni sulla
quale il giudice dovrà decidere tra una ventina di giorni, decide di
parlare. «Cannarsa voleva avantaggiare Deas. Ho le chat, i messaggi.
Dava una mano per farla acquisire da Maticmind a condizioni
favorevoli ai titolari. E quando l'ho scoperto, mi ha escluso», è il
verbale del 10 dicembre scorso. Poi c'è quell'intercettazione
ambientale, in cui Antonio Angelo Masala, ufficiale della Marina
distaccato presso lo stato maggiore della Difesa indagato per quel
giro di favori e corruzione, parla con gli imprenditori Rossi e
Saladino. «La vuole aiutare – dice – Con quell'accordo, il valore
della società aumenta». I magistrati sentono i vari protagonisti,
tra cui il 22 dicembre scorso proprio Saladino, che smentisce tutto.
Cannarsa, ingegnere meccanico con alle spalle una lunga carriera
nella pubblica amministrazione, prima ad di Consip poi dirigente di
Cassa Depositi e Prestiti, si dice «sereno» e sottolinea la «piena
fiducia nell'operato della magistratura». Sogei annuncia che
«continuerà a collaborare con le indagini, assicurando la massima
trasparenza e disponibilità nella certezza di un celere e completo
chiarimento della posizione dell'amministrazione delegato».
Ieri sono scattate le perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici
degli indagati. E l'inchiesta potrebbe rivelare un filone più ricco
visti gli accertamenti delegati ai finanzieri del Comando
provinciale di Roma e del nucleo speciale polizia valutaria. La
procura, infatti, ha chiesto di scandagliare tutta una serie di
contatti nei pc e nei telefonini sequestrati che conducono ai più
importanti player del settore della difesa e coinvolgono anche
Starlink e il braccio destro di Musk. —
Le chat tra l'ex broker e oggi pentito Vittorio Raso e Riccardo De
Simone, condannato a 9 anni in Appello. I sodali intercettati: "È un
ragazzo super"
Il narcos, la droga e il figlio del poliziotto "Ora dobbiamo
prenderci il monopolio" giuseppe legato
Nella numerosa e intercambiabile batteria dell'ex re dei narcos
Vittorio Raso uomo legato mani e piedi alla ‘ndrangheta, da qualche
tempo divenuto collaboratore di giustizia della Dda di Torino, non
c'erano soltanto imprenditori collusi e galoppini sempre pronti a
spostare quintali di hashish e marijuana da un deposito all'altro di
Torino e Milano. Nella sentenza d'Appello un focus rilevante è sulla
figura di un giovane di nome Riccardo De Simone, 35 anni, originario
di Chivasso. Una figura non banale. È figlio di un ex commissario di
polizia, che dopo una carriera per nulla anonima, è finito nei guai
per aver gestito (ipotesi d'accusa) alcune fonti investigative in
maniera troppo disinvolta. Nei mesi scorsi la corte d'Appello ha
condannato Riccardo a 9 anni, 10 mesi di carcere e 20 giorni di
carcere. Conferma della sentenza di primo grado. È lui, si legge
nelle motivazioni depositate nelle scorse ore dalla terza sezione
penale d'Appello (presidente Flavia Panzano) che – secondo il
racconto fatto da Raso ai pm dopo il pentimento – già dal 2020
avrebbe iniziato «a essere pienamente operativo per il sodalizio»
assumendo un ruolo di maggiore responsabilità (non di capo
dell'associazione ndr) dopo l'arresto di alcuni componenti della
banda. «Dalle chat, tramite il sistema di comunicazione criptato SKY
ECC, bucato dagli investigatori, emerge come tra Raso e De Simone ci
fosse un rapporto stabile». Si legge che «i due si esprimevano con
un linguaggio e con toni che li collocano su un medesimo piano. De
Simone si è occupato di individuare e gestire i luoghi deputati alla
custodia della sostanza stupefacente, sovrintendendo e comunque
provvedendo alla ricezione e allo stoccaggio della sostanza, nonché
alla consegna della stessa ai sodali e provvedendo alla
distribuzione dello stupefacente anche a favore della propria
clientela e all'invio del denaro provento del traffico di
stupefacenti a Raso all'epoca latitante». Quest'ultimo compito
"«avveniva mediante canali di transazione occulti». Ovvero:
«attività commerciali cinesi a Milano».
Di lui parlano nelle chat i sodali: «Ho conosciuto quello di Torino
– intendendo De Simione – tanta roba Fra, è un ragazzo super
credimi».
Sarà ancora a De Simone nelle chat criptate a dire «Dobbiamo avere
il monopolio». E il narcos. «O con noi o niente». E i quantitativi
di droga gestiti dal figlio dell'ex poliziotto non sono per nulla
irrilevanti: 55 kg, 60 kg e via discorrendo. Infine vengono
valorizzati i particolari accorgimenti utilizzati dal trafficante
per sfuggire a eventuali indagini sul suo conto: «Oltre ai telefoni
criptati – scrive la Corte - utilizzava anche dispositivi per la
bonifica ambientale e Jammer, disturbatori o inibitori di frequenze,
che infatti gli venivano sequestrati in occasione del suo arresto».
Il pm Valerio Longi che ha coordinato le indagini della squadra
Mobile aveva chiesto che De Simone venisse riconosciuto come capo
promotori dell'associazione. I giudici pur ritenendo «convincenti»
le motivazioni del pubblico ministero non hanno aggravato la
posizione dell'imputato . —
05.03.25
Sala fa retromarcia sulla norma in arrivo al Senato e si costituisce
parte civile. Schlein: non si può andare avanti
Corruzione, arrestato il ras dell'urbanistica "Abbiamo scritto noi
la legge Salva-Milano" monica serra
milano
Consulenze dai costruttori per 178 mila euro in tre anni e
l'assunzione della figlia per «ridurre gli uffici comunali a un mero
simulacro e appendice di uffici privati».
Dietro l'«organizzazione parallela «che avrebbe «usurpato» i poteri
del Consiglio e della Giunta, con la «complicità dirigenti e
funzionari», per l'accusa ci sarebbe Giovanni Oggioni, «regista»
dell'urbanistica milanese finita al centro di decine e decine di
inchieste. E – novità definita «al limite dell'incredibile, che dà
la misura dell'attitudine eversiva degli indagati» – sarebbe stato
sempre lui con altri coinvolti a «dettare la legge Salva-Milano ai
referenti politici presso il Governo la Camera» per «smontare» le
indagini.
La norma, che ha già superato il vaglio della Camera e a breve
arriverà in Senato, per sanare il passato e garantire il liberi
tutti nel futuro, è stata fortemente voluta dal sindaco Beppe Sala
che ieri però ha fatto un passo indietro. «Gli elementi di novità, e
purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti inducono questa
amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire
nell'iter di approvazione della proposta di legge», è scritto in una
nota arrivata in serata dal Comune che ha annunciato la costituzione
di parte civile contro i suoi dirigenti. Sulla stessa linea la
segreteria del Pd, Elly Schlein: «Dopo i gravi fatti emersi è
evidente che non ci siano le condizioni per andare avanti».
Architetto di 68 anni di cui 30 negli uffici del Comune, direttore
dello Sportello unico edilizia fino al pensionamento nel 2021, poi
vicepresidente della Commissione al paesaggio, Oggioni è finito ieri
ai domiciliari per corruzione, falso e depistaggio. Stando alla
nuova inchiesta della aggiunta Tiziana Siciliano e dei pm Marina
Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, non solo non avrebbe
dichiarato il «conflitto di interessi» con l'azienda AbitareIn che
aveva assunto la figlia, ma da vice della Commissione al paesaggio –
che decideva sulle pratiche urbanistiche – avrebbe accettato una
consulenza da 178 mila euro dall'associazione Assimpredil per
occuparsi, tra l'altro, della «prevalidazione di progetti edilizi»
da presentare agli uffici comunali. Non basta. Dopo il sequestro dei
suoi cellulari da parte della Gdf, sarebbe entrato nel cloud più
volte per «cancellare» chat e documenti «al fine di sopprimere le
prove». Ancora, Oggioni è accusato di falso in atto pubblico in
sette interventi edilizi in concorso con gli altri componenti della
Commissione e vari progettisti. Tra loro, ancora una volta, compare
l'assessore all'Urbanistica di Torino Paolo Mazzoleni: qui, per il
progetto di Lambrate Twin Palace, è indagato per falso,
lottizzazione abusiva e abuso edilizio. In alcuni dei casi finiti
sotto inchiesta, le violazioni sono così «macroscopiche» da «gridare
vendetta» anche per qualche urbanista del Comune.
Ma le intercettazioni del Nucleo di polizia economico finanziaria
della Gdf hanno fatto anche emergere come lo stesso Oggioni e l'ex
componente della Commissione al paesaggio e membro della commissione
Via-Vas del ministero dell'ambiente, Marco Emilio Cerri (che rischia
l'interdittiva per traffico di influenze), abbiano «brigato
alacremente per ottenere la legge Salva-Milano di interpretazione
autentica, arrivando a partecipare direttamente alla stesura degli
emendamenti e a farli pervenire alla Camera dei deputati», scrive
nell'ordinanza il gip Mattia Fiorentini. O, per dirla come Oggioni,
per impedire che «trent'anni di urbanistica siano buttati nel
cesso». Ci sarebbero stati contatti con Maurizio Lupi, leader di Noi
Moderati e con il senatore leghista Alessandro Morelli. Il 24
ottobre, al telefono con un avvocato, Cerri afferma che il testo
«arriva direttamente dalla Camera, cioè da Lupi», che gli hanno
chiesto di esprimere in merito «opinioni pareri e commenti».
Aggiunge che ha dato lui il testo al relatore del disegno di legge,
onorevole Tommaso Foti, in accordo con «Guido» Bardelli, l'assessore
alla Casa del Comune che sei mesi prima della nomina parlava della
necessità di «far cadere questa Giunta» al telefono con Oggioni.
Spiega ancora Cerri che il testo della norma «l'avevo fatto io sin
da febbraio! ... Adesso l'ho riguardato e nei giorni scorsi lo
abbiamo mandato».
Non manca chi per uscire dall'impasse sulla norma punta a un
incontro con la premier Giorgia Meloni: «Un colloquio riservato ma
serve lei». —
Torino compra nuove azioni, supera Genova e diventa primo azionista
di Iren, tra le prime quattro multiutility italiane con 6,5 miliardi
di fatturato, 12 mila dipendenti e 7 milioni di cittadini serviti
tra gas, energia, acqua e rifiuti. Investiti 83 milioni di
euro grazie ai "risparmi" della Città metropolitana. Un'operazione
tra politica e finanza, che il sindaco Stefano Lo Russo ha seguito
per più di un anno: «Torino e il territorio metropolitano diventano
ancora più centrali nel settore energetico, della transizione
ecologica, dell'innovazione e della ricerca» . Ecco il perché di un
lavorìo rimasto riservato fino alla convocazione di un Consiglio
metropolitano «urgente e segreto», che ieri è stato dato mandato
alla holding MHT di procedere all'acquisto.
Durante l'assemblea Lo Russo ha parlato di una scelta «strategica» e
ricordato la vendita delle azioni da parte dell'ex sindaca Chiara
Appendino. I profili tecnici sono state illustrati grazie
all'analisi su costi e benefici realizzata da Deloitte. Nella
delibera (contrari solo Daniel Cannati, sindaco di Beinasco di
centrodestra, e Luca Salvai di Pinerolo, del M5S) si parla di 3
milioni di risorse proprie e 80 prestati dalle banche. Un prestito
ponte che verrà rimborsato a stretto giro dall'ex Provincia grazie a
un avanzo ordinario che diventerà realtà a fine aprile, con
l'approvazione del rendiconto. La tempistica ha l'obiettivo di
incassare già per quest'anno i dividendi di Iren sulle nuove azioni,
che dovrebbero aggirarsi intorno ai 4,31 milioni di euro (meno di
due serviranno a pagare gli interessi bancari).
A occuparsi dell'operazione in Borsa nel pomeriggio di ieri la
divisione Investimenti di Intesa Sanpaolo, che ha avuto mandato di
non comprare a un prezzo superiore a 2,228 euro. Traguardo agevolato
quando il titolo ha segnato –3, 72%. In serata sono arrivati i
numeri: superati i 37 milioni di azioni, il 2,8% in più di quote,
che fa arrivare il Comune di Torino a 19,171%.
E se nelle 40 pagine di analisi degli impatti economico finanziari
di Deloitte si prevede la crescita del valore dei dividendi fino a 5
milioni e mezzo nel 2028, la mossa ha in realtà anche uno scopo "di
sistema". Fino a ieri, infatti, l'assetto di Iren vedeva il Comune
di Genova primo azionista con un pacchetto azionario del 18,85%;
secondo c'era il Comune di Torino con Città metropolitana, con il
16,3% (a cui si aggiunge il 3,85% di Compagnia di San Paolo, che
però come socio privato è fuori dal patto di sindacato per la
governance). E poi i Comuni emiliani "capitanati" da Reggio con il
16,17%. L'operazione di ieri ha cambiato gli equilibri: Torino è
diventata maggiore azionista e questo significa più peso specifico
all'interno della multiutility. Il patto di sindacato tra i soci
pubblici prevede nomine congiunte dei vertici e della distribuzione
delle deleghe. Per prassi il primo azionista indica l'amministratore
delegato (scelto quindi negli ultimi otto anni sempre da Genova), il
secondo indica il presidente, il terzo il vicepresidente.
Appendino aveva prima venduto, poi ricomprato azioni Iren. Ma Torino
aveva comunque perso peso specifico, perché nel frattempo le azioni
della holding metropolitana MHT erano state "sterilizzate", cioè non
computate ai fini dei pesi degli azionisti del patto di comando.
Dunque la prima fase della scalata torinese è stata la riscrittura
del patto: lo scorso autunno Lo Russo ha rinegoziato per far pesare
le azioni della holding metropolitana, le cui quote si sommano a
quelle della holding del Comune. Ma Genova rimaneva comunque primo
azionista, sia pure con un margine ridotto. La seconda tappa della
scalata è stata l'operazione finanziaria conclusa ieri.
Nel frattempo, il ruolo di Torino era stato accresciuto da
motivazione extra societarie. Dopo l'arresto dell'amministratore
delegato Paolo Signorini (genovese) nell'ambito dell'inchiesta per
corruzione con l'ex governatore Giovanni Toti, si erano espanse le
deleghe del presidente Luca Dal Fabbro, uomo di Lo Russo. La
settimana scorsa i tre soci (Genova-Torino-Emilia) hanno già
stabilito che ad aprile, quando si terrà l'assemblea, verrà proposta
la conferma dell'assetto attuale: l'ad Gianluca Bufo, il
vicepresidente Moris Ferretti e Dal Fabbro presidente, comprese le
sue deleghe operative. Fra tre anni, quando cambieranno di nuovo gli
assetti, Torino potrà esprimere l'amministratore delegato. Ma già da
oggi, nella sostanza, Dal Fabbro si rafforza ulteriormente.
A conferma di ciò, due segnali da Genova. Il gelo per un blitz di
cui nessuno era stato informato, che ribalta gli equilibri di potere
nel Nord-Ovest. E la reazione del Pd ligure che attacca il nuovo
governatore Bucci: «Torino cresce, Genova perde» .
04.03.25
E' INIZIATA LA 3^ GUERRA MONDIALE:
Donald Trump sospende gli aiuti militari a Kiev. La Casa Bianca fa
sapere che la pausa durerà «fino a quando non sarà stata determinato
la buona fede dell'impegno di Kiev verso la pace».
Il blocco riguarda tutti gli aiuti militari che non sono al momento
in Ucraina, cioè i nuovi invii, incluse le armi in transito e in
fase di consegna nei Paesi vicini coma la Polonia. L'ordine è stato
impartito nella notte al capo del Pentagono Pete Hegseth.
Per il resto, Trumpo dà appuntamento all'America questa sera quando,
davanti al Congresso riunito in seduta comune, terrà un discorso
sull'Ucraina. Ai reporter che gli chiedevano se l'accordo sui
minerali fosse ancora in vita dopo lo scontro con Zelensky venerdì
nello Studio Ovale, il Presidente ha risposto: «Penso di sì, è
un'ottima intesa». Ma poi ha rimandato a Capito Hill, parlerà alle
21 locali. Gli strascichi di quanto accaduto venerdì sono evidenti,
ieri il leader ucraino ha rilanciato la sua posizione chiedendo
garanzie di sicurezza e parlando di una diplomazia da rendere
«realmente di sostanza per poter finire il conflitto al più presto»
e ribadendo la speranza che continui «il supporto americano». Ma a
rinfocolare la rabbia statunitense è stata invece un'altra frase,
rilanciata dalla Ap, di Zelensky che ha detto di vedere la fine
della guerra «molto molto lontana» e ha ribadito che qualsiasi
accordo dovrà essere «onesto», «giusto» e stabile «con garanzie di
sicurezza molto specifiche». Oggi l'Ucraina «non sta parlando» di
alcuna concessione, ha precisato Zelensky, sarebbe sbagliato, ha
detto, aggiungendo che Kiev «non riconoscerà mai i territori
occupati dalla Russia come territorio russo. Per noi, queste saranno
occupazioni temporanee».
Trump non ha gradito l'uscita sulla «durata del conflitto» e questa
gli ha fornito l'assist per puntellare la sua idea. Prima di tutto,
via Truth, ha definito la dichiarazione «la peggiore» potesse fare e
quindi ha attaccato: «Non sopporteremo questo ancora per molto«.
Preludio a quello che è suonato come un altro invito a Zelensky a
farsi da parte se non in grado di portare a compimento l'accordo.
«La Russia vuole un accordo, gli ucraini vogliono un accordo, se non
lo vuole fare non durerà a lungo», il monito del presidente Usa.
Un passaggio l'ha riservato anche all'Europa di cui apprezza gli
sforzi per aumentare l'impegno sul fronte ucraino, ma ricorda che
anche gli europei «hanno detto che non possono fare di più senza gli
Usa». Ha citato poi le telefonate che ha avuto nelle ultime 48 ore
con «quattro-cinque presidente e primi ministri europei che mi hanno
detto che serve l'America». Fra questi anche Giorgia Meloni, sentita
sabato mentre il presidente era Mar-a-Lago.
Che Washington auspichi un maggior coinvolgimento dell'Europa non è
novità di oggi, Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale, lo ha
ribadito pure ieri alla Fox News e in un incontro con un gruppo di
reporter. La questione chiave per gli Usa però è arrivare allo stop
dei combattimenti -«continuano a morire giovani lì», ripete Trump -
e quindi avviare i negoziati per dare una forma compiuta all'Ucraina
e alla sua sicurezza, militare ed economica. Quello che Zelensky,
dicono ormai apertamente funzionari della Casa Bianca, «non ha
capito venendo qui». La richiesta di riaprire il dialogo ora passa
da Washington e Waltz ha ribadito che servono le scuse degli
ucraini.
Gli Stati Uniti hanno però aperto un nuovo capitolo di discussione
con Mosca. Riguarda le sanzioni. Trump ha dato mandato al
Dipartimento del Tesoro e a quello di Stato di elaborare una lista
di misure da discutere con gli emissari di Mosca nei prossimi
colloqui. Avverranno fra qualche giorno e rientrano nell'ambito
della ripresa delle relazioni diplomatiche ed economiche. L'idea è
quella di togliere qualche ente e qualche persona dalle misure
coercitive. —
Le famiglie delle vittime del 7 ottobre contestano Netanyahu alla
Knesset: rissa con gli agenti
Gaza, intesa o fra 10 giorni torna la guerra Oggi l'Egitto presenta
il suo piano di pace Fabiana Magrì
In mancanza di un rinnovo dell'accordo di cessate il fuoco fra Hamas
e Israele, i combattimenti a Gaza potrebbero riprendere tra una
decina di giorni. Per la previsione, dicono le fonti del Canale12
israeliano, basta collegare i puntini. E cioè: gli avvertimenti del
premier Benjamin Netanyahu; l'imminente insediamento del capo di
Stato Maggiore, il nuovo ramatkal Eyal Zamir; e la prossima visita
nella regione dell'inviato di Donald Trump per il Medioriente, Steve
Witkoff.
Israele - ha detto ieri Bibi, diminutivo ufficiale del premier -
«non intende tornare immediatamente» a combattere, ma si sta
preparando alle prossime fasi della "Milchamat HaTekuma", la "Guerra
della Rinascita" come Netanyahu ha etichettato il conflitto a
partire dalla riunione del gabinetto per commemorare il primo
anniversario dell'assalto di Hamas. E se da Gaza non usciranno altri
gli ostaggi, promette ancora il leader israeliano, il «prezzo da
pagare sarà inimmaginabile». Tira dritto, il primo ministro. Anche
di fronte alle famiglie delle vittime del 7 ottobre che lo incalzano
- e ne scaturiscono una rissa e proteste alla Knesset - perché
istituisca una commissione statale d'inchiesta sul fallimento di
sicurezza per il quale non si è ancora assunto responsabilità
formali. Finora ha lasciato che ad accollarsi le colpe fossero i
vertici dei servizi segreti e militari, che stanno conducendo loro
proprie indagini sui singoli fatti - nei kibbutz, nelle basi
militari e al Nova festival - e sulla situazione complessiva del
Sabato Nero del 2023.
Per Hamas, Israele sta spingendo per «riportare la situazione al
punto di partenza» con un atteggiamento che rischia di annullare i
progressi compiuti. A guardare avanti sono adesso i Paesi arabi.
Oggi sarà presentata l'alternativa egiziana alla "Riviera Gaza" di
Trump. I media che ne hanno raccolto le anticipazioni dicono che il
progetto potrebbe avere una durata compresa fra tre e cinque anni e
che Hamas non ne farà parte. —
indiscrezioni del financial times: gli
usa ci stanno pensando L'Estonia: folle l'idea di
riavviare il Nord Stream
«Il posto giusto per il Nord Stream 2 è sul fondo del mare, non nel
mercato energetico dell'Ue. È necessario acquistare le nostre
forniture di gas dagli Stati Uniti, non ritornare nelle braccia
della Russia». È la reazione del ministro degli Esteri estone,
Margus Tsahkna alla notizia, pubblicata dal Financial Times, secondo
cui una ex spia russa, stretto collaboratore del presidente Vladimir
Putin, starebbe lavorando a un progetto per riavviare il gasdotto
russo Nord Stream 2 verso l'Europa con il sostegno di investitori
americani. «La Russia ha ripetutamente usato l'energia come arma
contro l'Europa», ha sottolineato.
il reportage
reclute
di
Strage
inviata a nikopol
La dimostrazione tragica di quanto sia fragile il cielo sopra
l'Ucraina ha il volto dei giovani della 157ª brigata meccanizzata,
polverizzati da un missile russo mentre si addestravano nella base
di Novomoskovsk, pochi chilometri a Nord di Dnipro e a 130
chilometri dalla linea del fronte. Sarebbero circa quaranta le
vittime, oltre cento i feriti del raid compiuto con l'utilizzo di un
missile Iskander-M a testata multipla. Secondo le prime
ricostruzioni l'attacco sarebbe stato guidato da un drone da
ricognizione che i militari non sono riusciti ad abbattere perché
privi di un sistema di difesa aerea sufficiente. L'attacco, avvenuto
il 1° marzo, ha provocato una carneficina proprio perché gli "occhi"
dei russi hanno potuto indicare con precisione la concentrazione di
soldati, praticamente inermi nei confronti di un razzo che porta
fino a 700 chilogrammi di proiettili a una velocità ipersonica di
2600 metri al secondo. Una commissione ha avviato un'inchiesta per
stabilire eventuali responsabilità nella mancata protezione della
base e ha deciso di sospendere temporaneamente il capo del centro di
addestramento e un altro ufficiale, ma sin dalle prime evidenze
appare chiaro che poco si sarebbe potuto fare per evitare il
disastro.
Il comandante delle forze di terra Mykhailo Drapatyi supervisionerà
ogni passaggio dell'inchiesta «perché fa male anche a me. Perché la
rabbia mi sta divorando». Ma rabbia a parte, anche l'attivista
Serhii Sternenko ha detto: «L'Air Command Skhid (East) ha
attualmente i peggiori indicatori per la difesa aerea anti-droni. Le
conseguenze si erano già manifestate con l'attacco a un sistema
Patriot. Non c'è stata alcuna responsabilità. Nessuna». Il
presidente Volodymyr Zelensky aveva condannato i pesanti
bombardamenti russi degli ultimi giorni, durante i quali, aveva
detto, sono stati impiegati «più di 1.050 droni d'attacco, quasi
1.300 bombe aeree e più di 20 missili» per colpire città in varie
regioni del Paese. «Chi vuole negoziare non colpisce deliberatamente
le persone con la balistica», aveva commentato il presidente,
denunciando attacchi diretti contro i civili, che dimostrano il
rifiuto di Mosca di trattare una pace. Ma il raid sulla base
militare, con la strage di reclute che avevano iniziato
l'addestramento pochi mesi fa, rischia di far vacillare il morale
tra i soldati, già messo a dura prova dall'escalation russa.
«Combatteremo fino a quando necessario», dice il comandante di
plotone "Beaver", dispiegato sul fronte orientale nel Kharkiv, ma
«sappiamo benissimo che noi possiamo metterci tutta la
determinazione del mondo, tutto il convincimento e il coraggio, però
la difesa aerea è dal giorno uno della guerra la priorità». Nei mesi
scorsi la situazione sembrava essersi stabilizzata e più sotto
controllo, ma poi i russi hanno «trovato il modo di bucare le nostre
difese e il nostro cielo - spiega il comandante -: su 100 bombe
plananti sganciate 30 vanno a segno e sono aumentati a dismisura i
droni invisibili in fibra ottica». Nessuno ha intenzione di cedere,
né sul terreno né nello spirito, così come nessuno nasconde che la
strage di reclute abbia un effetto a catena che si spinge ben oltre
la prima linea del fronte: «Dobbiamo proteggere il cielo ucraino
perché, dopo tre anni di battaglia, episodi come quello di
Novomoskovsk hanno un impatto sui soldati, ma anche sui civili che
sono stremati e terrorizzati dai continui attacchi indiscriminati -
spiega "Beaver" -. E se i civili sentono la paura, si scoraggiano,
perdono la fiducia, allora nessuno vorrà più arruolarsi e il
reclutamento sarà difficile: chi vorrebbe combattere per difendere
il Paese in trincea se sa che non abbiamo difese aeree alle nostre
spalle per proteggere le nostre famiglie?». Il capitano taglia corto
su chi vorrebbe alimentare le polemiche su reclute troppo giovani e
inadatte alla guerra: «La maggior parte delle nuove reclute non è
così giovane, non hanno ovviamente esperienza e neppure l'energia e
la prontezza che avrebbe un giovane».
E mentre il presidente Donald Trump continua a minacciare di
interrompere gli aiuti militari a Kiyv, Mosca continua a fare
progressi sul terreno. Secondo i dati dell'Institute for the Study
of War (Isw), le forze russe hanno occupato 389 chilometri quadrati,
rispetto ai 431 conquistati in gennaio, i 476 a dicembre 2024 e un
picco di 725 chilometri quadrati a novembre, sulla scia di
importanti movimenti in prima linea a partire dall'estate del 2024.
L'esercito russo continua comunque la sua avanzata attorno a
Pokrovsk, un nodo logistico nella regione di Donetsk, aggirando la
città da Sud.
Il Cremlino, se ce ne fosse bisogno, fa sapere che non ha in
programma di fermare l'offensiva, pur continuando «il dialogo con
Washington per normalizzare le relazioni bilaterali». Al momento, ha
affermato il portavoce Dmitry Peskov, ci sono «alcune prime bozze»
per una possibile pace in Ucraina, ma nulla di «istituzionalizzato e
coordinato». E in queste circostanze, Mosca intende proseguire la
sua cosiddetta operazione militare speciale «per raggiungere tutti
gli obiettivi fissati fin dall'inizio».
Il salasso dei Giochi
francesca del vecchio
Manca meno di un anno all'accensione del braciere olimpico dei
Giochi invernali 2026 di Milano-Cortina: data alla quale molti
guardano con interesse. Vuoi per la scia di polemiche sui costi
dell'intera "operazione", lievitati di quasi un miliardo dal via dei
lavori, sia per le critiche delle associazioni ambientaliste. Di
fatto, l'attenzione sulle Olimpiadi italiane valica i confini. Fino
alle recenti critiche del Washington Post, tra i principali
quotidiani statunitensi, sulla "eccessiva distanza" tra i vari
impianti in quelli che saranno i primi Giochi diffusi.
Tra le principali criticità, secondo gli scettici, c'è il ritardo
nei tempi di realizzazione delle opere, sia sportive che
infrastrutturali e viabilistiche. La Società Infrastrutture Milano
Cortina 2020-2026 (Simico) conferma però che i lavori procedono e
che saranno completati nei tempi previsti. Come racconta il
cronoprogramma - aggiornato in tempo reale - sul loro sito. Non deve
sorprendere, precisano, che alcuni dei 94 interventi in capo a
Simico, termineranno dopo la fine dei Giochi - come la variante di
Cortina: questa tabella di marcia era già stata pianificata. Per
quanto riguarda il Villaggio Olimpico di Milano, nell'ex Scalo
Romana, la cui costruzione è affidata al Fondo investimenti privato
Porta Romana (che comprende Coima e Prada Holding), i lavori sono in
anticipo di tre mesi rispetto ai piani, con consegna prevista per il
31 luglio 2025. Nel quartiere milanese di Santa Giulia, poi, dove
oltre 300 operai stanno lavorando per la costruzione del PalaItalia
per l'hockey sul ghiaccio affidato alla compagnia tedesca Eventim,
già svetta il palazzetto nella sua anima di cemento e presto
arriverà anche il tetto. I responsabili assicurano che il tutto sarà
consegnato nei tempi per i collaudi necessari. Anche la discussa
pista di bob di Cortina è vicina alla consegna: sono attesi per
marzo i test su pista e, nonostante il recente sabotaggio, le
scadenze dovrebbero essere rispettate.
Non così ottimista, invece, il rapporto di monitoraggio civico della
rete Open Olympics 2026, che include associazioni come il Club
Alpino Italiano, Legambiente e Wwf Italia, secondo cui il 50% delle
94 opere pianificate è ancora in fase di progettazione o gara
d'appalto. Solo il 10% dei lavori sarebbe stato completato.
«Affermazioni inaccettabili e false» per Simico.
Capitolo costi: tra investimenti pubblici (governo, amministrazioni
regionali e locali) e privati, la spesa si aggirerà tra i 5 e i 6
miliardi. Di questi, 3,4 sono quelli stanziati dallo Stato con due
decreti: il primo firmato dal governo Draghi nel 2022, con un
investimento di 2,6 miliardi di euro. Il secondo, dal governo Meloni
nell'ottobre 2023, che stanziava ulteriori 800 milioni per coprire
parte degli extracosti. Quanto alla maggior spesa per il Villaggio
Olimpico e del PalaItalia di Milano, affidati a privati, potrebbe
aggirarsi intorno ai 120 milioni (100 stanziati di recente dal
governo): 40 milioni per il primo, che in totale dovrebbe costarne
circa 200, e 80 per il secondo, per un totale di quasi 300 milioni
destinati all'intero progetto sull'area di Santa Giulia.
L'aumento dei costi, dovuto all'inflazione e alle conseguenze del
conflitto in Ucraina, fa storcere il naso agli osservatori che
ricordano come il dossier di candidatura «prevedeva Olimpiadi a
costo zero, con il 92% delle strutture già esistenti o necessitanti
di lievi ristrutturazioni». E ancora: le associazioni ambientaliste
esprimono preoccupazione per l'assenza di valutazioni d'impatto
ambientale per il 60% delle opere, ritenute non necessarie.
In ultimo, solo alcuni giorni fa, sono arrivate le critiche del
Washington Post per la «dispersione geografica delle sedi» definendo
l'evento come «i Giochi più estesi di sempre». Le competizioni si
svolgeranno su un'area che va da Milano fino ai confini con Svizzera
e Austria. Questa vasta distribuzione, secondo il quotidiano
statunitense, potrebbe comportare sfide logistiche senza precedenti,
sia per gli atleti che per gli spettatori, soprattutto per le gare
di sci alpino maschile e femminile che si svolgeranno
rispettivamente a Bormio e a Cortina.—
i composti chimici presenti nei reflui industriali, se non gestiti,
rischiano di interessare progressivamente le falde
Pfas, la stretta di Smat sui controlli
alessandro mondo
È un circolo vizioso, che danneggia l'ambiente e, negli anni, può
avere impatto sulla salute. Parliamo dei PFOS (composti di acido
perfluoroottansolfonico) e dei PFOA (acido perfluoroottanoico),
presenti nei reflui industriali convogliati nel depuratore, il quale
non è in grado di smaltirli: da lì vengono reimmessi in fiumi e
torrenti con le acque depurate. Composti chimici persistenti
nell'ambiente, e sempre più diffusi, protagonisti di una
contaminazione che se non gestita interessa progressivamente le
falde.
Gestione ai vari livelli. Fà fede la lettera inviata da Smat alla
Città Metropolitana di Torino. «A tutela dei corsi d'acqua
superficiali nei quali i nostri impianti immettono l'acqua
proveniente dai processi di depurazione, l'azienda chiede alla Città
Metropolitana, che ha competenza in materia, limiti più stringenti
agli scarichi in fognatura – si legge nella comunicazione –. Essendo
infatti i PFOS e i PFOA presenti nei reflui industriali, l'emissione
dei residui di produzione e lavorazione attraverso gli scarichi
idrici ne costituisce il veicolo di diffusione, rappresentando un
contaminante dell'ambiente attraverso il reticolo idrografico
superficiale ed i flussi di falda sotterranei». Come premesso, si
tratta di sostanze persistenti anche ai processi di depurazione.
Ecco perché, aggiunge Smat, «è fondamentale che l'eliminazione o la
netta riduzione avvenga nei cicli produttivi e dagli scarichi a
monte».
L'Unione Europea, con la direttiva sulla qualità delle acque
destinate al consumo umano, ha introdotto significativi cambiamenti
per migliorare la protezione della salute umana e fissato i valori
limite per nuove sostanze, tra le quali i PFAS. La richiesta di Smat
arriva in attesa che la direttiva in questione divenga vincolante
anche per l'Italia, il prossimo 12 gennaio 2026.
E la Città Metropolitana? Precisa che da oltre due anni ha iniziato
ad affrontare con Arpa la questione degli scarichi in fognatura ed
attivato un tavolo di confronto con EGATO 3, ente competente a
definire i limiti di scarico per queste sostanze. Da allora per ogni
nuova attività che poteva presentare problemi di presenza di PFAS
negli scarichi, a partire dalla nuova discarica di Barricalla, è
stata data indicazione di garantire un pretrattamento tale da
garantire il rispetto dei limiti agli scarichi in acque superficiali
prima di scaricare i reflui in fognatura o di inviare tali reflui ad
un impianto in grado di trattare le sostanze i PFAS, pertanto non in
fognatura». Nell'occasione, però, ricorda che «è il gestore
dell'Impianto di depurazione finale e della relativa fognatura a
determinare le condizioni di ammissibilità degli scarichi sulla base
della capacità depurativa residuale del proprio impianto».
Quindi è Smat ad esprimersi nell'ambito delle conferenze dei
servizi. «Abbiamo subito attivato le conferenze dei servizi per le
aziende per cui Smat ha richiesto di introdurre nuovi limiti per i
Pfas nelle relative autorizzazioni e richiesto ad Arpa se ce ne
fossero altre da considerare in condizioni analoghe a quelle
segnalate per poter procedere con la revisione delle autorizzazioni
anche su quelle». Prevenire è meglio. —
03.03.25
Von der Leyen illustrerà il piano al vertice di giovedì: sul tavolo
i fondi inutilizzati del Recovery Pla n
"Cento miliardi per la Difesa comune" Berlino apre e arriva il sì
dell'Italia ALESSANDRO BARBERA
ROMA
A Bruxelles lo chiamano il bright side della svolta epocale di
Trump. Dopo anni di immobilismo, il piano per la Difesa comune
dell'Unione sembra concretizzarsi. Al vertice straordinario di
giovedì Ursula von der Leyen metterà sul tavolo tutte le strade
percorribili per aumentare in modo esponenziale quella che oggi è
una delle voci più piccole del bilancio comunitario. La presidente
della Commissione europea ha chiesto ai tecnici di trovare fra le
pieghe delle regole esistenti tutto ciò che può essere messo
rapidamente a disposizione evitando lunghi processi di riforma. Tre
le strade: l'impegno di parte dei fondi strutturali, di ciò che
resta da spendere del vecchio piano Juncker, ma soprattutto l'uso di
quasi cento miliardi inutilizzati del Recovery Plan. Quest'ultima
ipotesi è in cima alle preferenze di molte cancellerie perché
darebbe il segno di una vera risposta politica alla smobilitazione
trumpiana e alla fine dell'illusione che ha fatto credere all'Europa
di poter essere protetta per sempre dall'ombrello Nato. Si tratta
per la precisione di 93 miliardi, la differenza fra i 385 miliardi
di prestiti a tasso agevolato previsti dal piano del 2020 e i 291
effettivamente richiesti dai governi dei ventisette.
Benché cento miliardi sia solo una frazione dei cinquecento stimati
dal rapporto Draghi per affrontare i rischi per la sicurezza europea
nel prossimo decennio, si tratterebbe comunque di una rivoluzione:
basti dire che oggi il bilancio comunitario 2021-2027 alla voce
Difesa destina appena dieci miliardi. La cifra è iniziata a
circolare già prima di Natale in alcuni discorsi pubblici del
commissario alla Difesa ed ex premier lituano Andrius Kubilius. I
Paesi baltici, che esprimono anche la responsabile della politica
estera Kaja Kallas, sono quelli che spingono di più per aumentare
rapidamente la spesa in armamenti. Fino alle elezioni tedesche la
maggior cautela è stata quella di Berlino, ma secondo le
indiscrezioni raccolte con fonti europee negli ultimi giorni
Friedrich Merz avrebbe aperto al sì. Si tratta del resto di fondi
già deliberati, e dunque non troverebbero ostacoli da parte della
Corte costituzionale tedesca, la quale anche di recente ha ribadito
la straordinarietà dell'esperimento di debito comune voluto dalla
Commissione durante la pandemia. Giorgia Meloni - attraverso il
commissario Raffaele Fitto - ha già fatto sapere a Von der Leyen di
essere più che favorevole. In caso di sì dei ventisette,
l'attivazione potrebbe essere rapida: per Bruxelles si tratterebbe
di emettere bond per i quali esistono già le garanzie dei governi
nazionali.
Nei contatti di queste ore con i leader eueopei - e anche ieri a
margine del vertice di Londra - Von der Leyen ha detto che farà la
sua proposta alla riunione straordinaria dei capi di Stato dei
ventisette di giovedì. Per quel che riguarda il vecchio piano
Juncker si tratterebbe di semplificare le regole utili a sbloccare
fino a 50 miliardi di fondi. Dall'Italia sono arrivati invece dubbi
sulla terza fonte possibile di finanziamento esistente, ovvero l'uso
di parte dei fondi strutturali destinati alle politiche regionali.
Se dipendesse dalla Commissione, il disastro diplomatico innescato
dall'amministrazione Trump dovrebbe essere anche il momento per
accogliere la proposta italiana di scorporare dal patto di Stabilità
le spese per la Difesa, ma in questo caso le resistenze sono tali da
rischiare di mandare all'esterno segnali negativi. Per il momento
meglio concentrarsi su obiettivi pratici e capaci di dare l'immagine
di una Unione capace di costruire senza distinguo il proprio futuro
di sicurezza. Chiosa un'autorevole fonte di governo italiana che
chiede di non essere citata: «Per quanto ci riguarda tutte le
ipotesi della Commissione sono buone. L'unica certezza è la fine
dell'era della sicurezza garantita da Washington. Bisogna
attrezzarsi».
02.03.25
In agenda incontri con l'imperatore e il premier nipponici
Mattarella a Tokyo con gli imprenditori Ugo Magri
Domattina Sergio Mattarella atterrerà a Tokyo per una visita che il
protocollo nipponico sta preparando da un paio d'anni. Fino a
domenica il presidente si troverà dall'altra parte del globo ma le
distanze, ormai, sono virtuali e ci saranno mille strumenti per
comunicare in caso di urgenza. Tra l'altro il viaggio cade al
momento giusto perché Giappone e Italia hanno parecchio in comune,
preoccupazioni comprese. Le due economie (rispettivamente terza e
ottava su scala mondiale) vivono di export e rischiano di essere
colpite entrambe dai dazi Usa. Mattarella verrà scortato da una
delegazione imprenditoriale di alto profilo perché l'interscambio è
in pieno sviluppo. I binari della cooperazione Roma-Tokyo sono
quelli tracciati dalla premier, Giorgia Meloni, che due anni fa
aveva messo in piedi un Partnenariato Stategico e l'anno scorso, a
margine del G7 di Borgo Egnazia, un Patto d'Azione con l'attuale
premier giapponese Shigeru Ishiba. Mattarella lo incontrerà, così
come sarà ricevuto dall'Imperatore Naruhito e dall'imperatrice
Masako. Il momento più toccante sarà l'8 marzo con la visita al
Memoriale e al Museo di Hiroshima, dove il presidente stringerà la
mano a un gruppo di hibakusha, ovvero i sopravvissuti dell'atomica
sganciata dagli americani il 6 agosto 1945: la loro associazione è
stata insignita del Premio Nobel per la Pace. —
UNA RAGIONE PER NON INVESTIRE NEI FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO:
Una busta paga, chiamiamola così, da un miliardo di dollari. La
porta a casa nel 2024 l’amministratore delegato di Blackstone –
Stephen Schwarzman – per effetto di un poderoso rimbalzo negli utili
della sua società d’investimento.
[…] Schwarzman, co-fondatore di Blackstone, possiede il 19% del
gruppo di investimento con sede a New York e dunque incassa questi
soldi sotto forma di dividendi per azione. Dividendi che crescono
per tutti gli azionisti del 18% sempre nel 2024. Più in dettaglio,
Schwarzman riceve 916 milioni come dividendi e altri 84 milioni come
premio perché Blackstone ha venduto in modo redditizio aziende su
cui aveva investito.
Il fondo Blackstone è specializzato proprio in questo tipo di
operazioni. Scommette (con massima oculatezza) su imprese non
quotate che giudica dall’alto potenziale di crescita. Quando
l’impresa decolla come nelle previsioni, Blackstone può uscire
ottenendo forti plusvalenze che premiano anche suoi dirigenti di
punta. […]
Nel 1987, Forbes ha pubblicato la sua prima lista di miliardari, con
140 persone il cui patrimonio complessivo ammontava a 295 miliardi
di dollari. All'epoca, la persona più ricca del mondo era il
giapponese Yoshiaki Tsutsumi, un magnate del settore immobiliare che
valeva 20 miliardi di dollari.
Oggi, la persona più ricca del mondo, Elon Musk, ha un valore di
419,4 miliardi di dollari, circa 21 volte quello di Tsutsumi al suo
apice e più di due milioni di volte il patrimonio netto mediano di
una famiglia americana, secondo i dati esclusivi della società di
intelligence patrimoniale globale Altrata.
Mentre negli ultimi anni le file dei miliardari globali si sono
ingrossate notevolmente, è emersa una nuova categoria di
ultraricchi: il supermiliardario.
Musk è solo una delle 24 persone al mondo che si qualificano con
questa definizione, che identifica individui con un patrimonio di 50
miliardi di dollari o più.
All'inizio di febbraio, le fortune di questi supermiliardari
rappresentavano oltre il 16% di tutti i patrimoni miliardari, con un
drammatico aumento rispetto al 4% del 2014, secondo Altrata.
Il loro patrimonio netto complessivo ammonta a 3.300 miliardi di
dollari, pari al PIL nominale della Francia. Di queste 24 persone,
16 si sono qualificate come centi-miliardari, il che significa che
hanno un patrimonio netto di almeno 100 miliardi di dollari.
L'ascesa dei supermiliardari ha coinciso con un significativo balzo
dei mercati del lusso in tutto il mondo, compreso quello
immobiliare, in quanto questi individui hanno messo insieme enormi
portafogli di case di lusso in tutto il mondo.
Gli esperti affermano che i dati mostrano come la schiera degli
ultramiliardari abbia iniziato a staccarsi da quella dei semplici
ricchi, e come un sottoinsieme sia stato spinto verso nuove vette.
“I miliardari hanno sempre ovviamente controllato quantità
significative di ricchezza, ma ora si parla di differenze nella
popolazione miliardaria stessa”, ha dichiarato Maya Imberg,
responsabile della leadership di pensiero e dell'analisi di Altrata,
che ha condotto una ricerca sul gruppo dei supermiliardari. “È
davvero sbalorditivo quanto sia cresciuto il patrimonio netto di
alcune di queste persone”.
Nei principali mercati immobiliari di lusso, come New York, Miami,
Palm Beach, Los Angeles e Aspen, sono sorte nuove torri
supertecnologiche e palazzi speculativi, appositamente pensati per i
miliardari, e si è verificata un'esplosione di vendite di case a
nove cifre in tutto il Paese.
Secondo la società, ognuno dei supermiliardari presenti nell'elenco
di Altrata possiede direttamente proprietà immobiliari residenziali
per almeno 100 milioni di dollari, e spesso molto di più. Imberg ha
detto che in alcuni casi questo numero è probabilmente una
sottostima significativa, perché le proprietà immobiliari possono
essere spesso intestate a un partner o possedute da società o
holding di questi miliardari.
La popolazione mondiale dei supermiliardari è composta in gran parte
da imprenditori che hanno fatto i soldi nel settore tecnologico o il
cui settore è stato catapultato a nuovi livelli dai progressi della
tecnologia. Dei 10 individui più ricchi della lista, sei rientrano
in questa categoria. Dei 24 supermiliardari totali, solo tre erano
donne. Solo sette hanno sede al di fuori degli Stati Uniti.
Secondo gli esperti, l'ascesa dei supermiliardari segna una
trasformazione nella composizione degli ultra ricchi del mondo. Nel
XIX e all'inizio del XX secolo, gli uomini più ricchi erano
industriali: John D. Rockefeller ha trasformato la Standard Oil in
un monopolio, Andrew Carnegie ha dominato l'industria dell'acciaio e
Cornelius Vanderbilt ha accumulato una fortuna grazie alle ferrovie.
La loro ricchezza, per quanto vasta, era distribuita in settori che
definivano un'epoca di infrastrutture fisiche e manifatturiere.
Grazie alla Standard Oil, John D. Rockefeller divenne il primo
miliardario accertato al mondo nel 1916.
In quel periodo, il valore di un'azienda si basava su beni fisici
come proprietà e macchinari, più che sui tipi di proprietà
intellettuale e sulla promessa di dimensioni e guadagni futuri che
oggi fanno salire i valori.
Elon Musk
Nel 2020 Musk ha annunciato sui social media che avrebbe venduto la
maggior parte dei suoi beni materiali. Da allora è stato legato a
operazioni immobiliari in Texas.
Jeff Bezos
Dal 2023, Bezos ha speso 234 milioni di dollari per assemblare tre
proprietà sull'Indian Creek Island di Miami, aggiungendo così al suo
ampio portafoglio immobiliare.
Bill Gates
Gates è uno dei maggiori proprietari di terreni agricoli
statunitensi, con circa 242.000 acri.
Michael Dell
Dell è stato il primo a spendere cifre a 9 zeri a Manhattan con
l'acquisto di un attico a Billionaires' Row per 100,47 milioni di
dollari nel 2014.
Larry Ellison
Ellison ha stabilito un record di prezzo per la Florida nel 2022,
quando ha acquistato una proprietà a Manalapan per 173 milioni di
dollari.
Mark Zuckerberg
Nel 2018 Zuckerberg ha speso 59 milioni di dollari per mettere
insieme due proprietà private e creare il suo complesso sul lago
Tahoe.
Sergey Brin
Brin ha acquistato in sordina una casa da 35 milioni di dollari a
Malibu nel 2023, poco prima del suo divorzio.
Steve Ballmer
Ballmer è il proprietario dei Los Angeles Clippers e dell'Intuit
Dome, la nuova arena della squadra.
Jensen Huang
Nato a Taiwan, dalla fine degli anni '80 Huang ha speso circa 55
milioni di dollari in immobili, tra cui case in California e alle
Hawaii.
Charles Koch
Charles mantiene la sua casa principale a Wichita, dove possiede una
grande proprietà con un campo da tennis nello stesso complesso in
cui è cresciuto.
Julia Koch
Julia, la vedova dell'industriale miliardario David Koch, ha
recentemente venduto il suo duplex nell'esclusiva cooperativa 740
Park Avenue di Manhattan per 45 milioni di dollari.
Mukesh Ambani
donald trump che bacia i piedi di elon musk foto dal video creato
con l'intelligenza artificiale 1
Il grattacielo della famiglia Ambani, che si erge sopra le
baraccopoli di Mumbai, si dice sia uno dei più costosi al mondo e
dispone di un cinema privato, una piattaforma per elicotteri, un
centro benessere e diverse piscine.
[…] Bernard Arnault
Le partecipazioni di Arnault includono una quota parziale di Château
Cheval Blanc, una storica tenuta vinicola di Bordeaux.
Francoise Bettencourt Meyers
Meyers, l'ereditiera di L'Oréal, ha posseduto una villa a
Neuilly-sur-Seine, un ricco sobborgo di Parigi.
i supermiliardari e i loro patrimoni immobiliari prajogo pangestu
Alice Walton
Il portafoglio immobiliare di Alice comprende un appartamento duplex
da 25 milioni di dollari al 515 di Park Avenue a New York.
James Walton
James vive ancora a Bentonville, in Ark, vicino a dove è stata
fondata Walmart.
Warren Buffett
Buffett ha pagato 31.500 dollari nel 1958 per acquistare la casa di
Omaha, Neb. dove vive tuttora.
Zhong Shanshan
L'imprenditore cinese Zhong è il fondatore del gigante delle bevande
in bottiglia Nongfu Spring. In precedenza, ha avuto una carriera
ricca di avvenimenti, tra cui il giornalismo e la coltivazione di
funghi.
01.03.25
il colloquio
"In Sicilia ho atteso 8 mesi l'esame istologico per il tumore vado a
Milano, spero di salvarmi"
Le tappe della vicenda Maria Cristina Gallo
mazara del vallo
L'aspetto che più colpisce, nell'incredibile storia di Maria
Cristina Gallo, insegnante di italiano e storia in un istituto
superiore di Mazara del Vallo, è la pacatezza: «Non sono animata da
rabbia, la mia storia deve servire da monito e va denunciata per i
miei figli, per le persone che non hanno soldi e non si possono
permettere le cure fuori, per gli utenti della sanità pubblica
siciliana. Non deve servire per me. Ormai per me le cose sono andate
come sono andate». E sono andate così: operata per un fibroma il 14
dicembre 2023 a Mazara, città in provincia di Trapani, la
professoressa Gallo ha ottenuto il referto (molto negativo per lei)
dell'esame istologico il 12 agosto 2024, otto mesi (e quattro
solleciti-diffide scritti da un avvocato) dopo. Il tumore, nel
frattempo, aveva agito in silenzio o quasi.
«Ora ho le metastasi – spiega Cristina Gallo mantenendo il tono
della voce calmissimo – e sicuramente nei polmoni non le avevo,
perché due mesi dopo l'operazione avevo fatto una radiografia ed
erano "puliti". Il tumore si è diffuso, è raro e molto aggressivo,
ora è al quarto stadio». No, non c'è comunque rabbia, nelle parole e
nel tono dell'insegnante che ogni settimana va (e torna in giornata)
a Milano, all'Istituto nazionale dei tumori per affrontare la
chemioterapia, in alcuni casi insufficiente o inadeguata, ad esempio
proprio per le metastasi polmonari, «che non vanno via e infatti
abbiamo dovuto cambiare tipo di chemio».
Non si arrabbia neppure quando le viene ricordato che l'ospedale di
Castelvetrano, in cui i suoi "vetrini" sono stati dimenticati, è lo
stesso che consegnò il referto dell'istologico in 24 ore al
latitante Matteo Messina Denaro . «Sì, questa cosa fa riflettere –
risponde la paziente che ha atteso troppo a lungo – e io l'ultimo
pensiero che avevo era di denunciare quel che è accaduto a me. Mi
costa fatica, in mezzo a tanti impegni, i viaggi, la chemio che
faccio andando e tornando da Milano in giornata, badare ai miei, mio
marito, il figlio adolescente che abita ancora con noi. Però se ne
deve parlare». Oltre alla denuncia alla Procura di Marsala, il
vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, di Forza Italia, ha
presentato un'interrogazione al ministero della Salute. La Regione
Siciliana ha disposto un'ispezione: «Interverremo con fermezza, lo
dobbiamo ai pazienti», dice l'assessore Daniela Faraoni. E lo dice
dopo che il manager dell'azienda sanitaria provinciale trapanese,
Ferdinando Croce, aveva risposto alle richieste di chiarimenti
arrivate da Roma, impegnandosi a chiudere entro il 31 marzo con gli
istologici di tutto il 2024 e fino a gennaio 2025.
«A me hanno detto – riprende Cristina Gallo - che il mio era uno dei
tremila casi di questo tipo. Che c'era gente in attesa da 12, 13
mesi. Quel che io mi chiedo è perché, allora, continuino ad
accettare di fare esami di questo genere se non ne hanno i mezzi, le
capacità. Dicono di avere carenze di personale: ma allora perché
continuare a illudere le persone? È questo atteggiamento di
pressappochismo, di menefreghismo, che non va bene». L'ospedale di
Mazara non è attrezzato e manda gli esami a Trapani, che li fa
eseguire presso il proprio ospedale Sant'Antonio Abate oppure li
dirotta a Castelvetrano. Per la professoressa l'istologico doveva
essere eseguito in quest'ultima struttura: «Ho dovuto indagare per
scoprire dove fosse finito – racconta – e ricevevo sempre risposte
evasive, fino a quando non ho fatto scrivere da un avvocato. Abbiamo
dovuto mandare quattro solleciti. Quattro. Alla fine ci hanno dato
le risposte giuste. Abbiamo scoperto così che non lo avevano mai
fatto, lo hanno eseguito soltanto dopo i solleciti». Nel frattempo
c'erano stati i mal di pancia, i dolori, le avvisaglie. Confermati
poi dal referto del 12 agosto scorso.
«Ora mi curo fuori, ho dovuto arrendermi pure io che avevo trovato
giusto e normale farmi operare nell'ospedale della mia città,
Mazara, sebbene in tanti mi avessero detto di andare via. "Allora
chiudiamo l'ospedale», rispondevo. Ora invece dico che no, non mi
farei più curare qui in Sicilia. All'istituto dei tumori, a Milano,
la curiosità è che lavorano tantissimi siciliani. Il mio primario di
Oncologia è siciliano, gli infermieri sono di Palermo. A Milano ci
seguono con attenzione, la struttura funziona. È una cosa che non mi
dà pace: perché la sanità lombarda è celere e funziona e la nostra
no? Quando scrivevo all'ospedale di Mazara, all'Asp di Trapani,
notavo invece che era come se li infastidissi. Ecco perché voglio
dare voce a chi non ne ha, nel segno del cambiamento. Perché non
possiamo avere una Sicilia diversa?». In quell'ospedale a Messina
Denaro l'esito in 24 ore
Il 4 novembre 2020 all'ospedale di Castelvetrano il paziente Andrea
Bonafede, classe 1963, viene sottoposto a esame istologico.
Ventiquattr'ore dopo riceve l'esito e il 13 novembre è già sotto i
ferri per rimuovere un tumore al colon. Bonafede è l'alias del
superlatitante Matteo Messina Denaro, che morirà il 25 settembre
2023. Al processo, i testimoni riveleranno «qualche sollecitazione
per motivi umanitari». R.A. —
Indagine sui gettonisti
Su La Stampa
ANDREA JOLY
Massimiliano peggio
Matita rossa sui conti sanitari del Piemonte. Ma è anche colpa dei
«forti ritardi nell'approvazione, da parte dello Stato, dei
finanziamenti previsti». All'inaugurazione dell'anno giudiziario
2025 la Corte dei Conti riassume così i controlli effettuati sul
bilancio regionale «fortemente negativo» del 2023 sebbene sia «in
miglioramento rispetto al 2022». Numeri a cui aveva già dato un
parere positivo lo scorso luglio ma che ribadiscono un disavanzo -
saldo negativo tra uscite ed entrate - accumulato da 5,1 miliardi di
euro. La Sanità, che da sola vale il 71% delle spese della Regione,
è la prima imputata. E per questo la Corte dei Conti annuncia
«un'indagine sull'utilizzo dei gettonisti in Piemonte». Un «ampio
ricorso alle esternalizzazioni» già critico per i conti del 2023. E
che nel 2024 ha raggiunto la spesa record di 110 milioni di euro:
più del doppio della cifra del 2021 (51 milioni).
Il monitoraggio sui gettonisti finirà a giugno. Ma non è l'unico
faro nei discorsi del presidente della Corte dei Conti Marco Pieroni,
del presidente della sezione regionale di controllo Antonio
Attanasio e della procuratrice regionale Fernanda Fraioli. Che
riporta «un carico di 4.648 istruttorie pendenti e un totale dei
recuperi pari a 2,5 milioni di euro» dal suo arrivo, a novembre
2024. Mentre in tutto il 2024 sono state emessa 75 sentenze di
responsabilità, di cui 44 di condanna. Da queste è scaturito un
importo totale di oltre 13 milioni di euro. «Permane la difficoltà
della Corte dei Conti ad agire dopo l'introduzione dello scudo
erariale dopo il periodo del Covid», commenta. Scudo che «limita il
recupero dei soldi pubblici».
Tornando ai controlli sulla Regione, il primo altolà è sull'abuso
dello strumento dell'esercizio provvisorio. Quello di approvare il
bilancio previsionale mesi dopo la fine dell'anno è un "vizio" della
Regione ancora attuale, sebbene anticipato da fine aprile del 2023 a
febbraio di quest'anno. Ma «mal si concilia» con i conti in regola.
Dopo quello sui gettonisti, che già nel 2023 hanno contribuito a far
lievitare la spesa per il personale sanitario nel pubblico (che vale
oltre 3 miliardi) di 36,6 milioni, un secondo richiamo sanitario
arriva sui bilanci di previsione delle Aziende sanitarie locali. La
Corte dei Conti segnala «ritardi» e «significative perdite» nel
2022. Delle 13 Asl piemontesi, sono in utile solo l'Asl 2 di Cuneo
(di 34 mila euro) e Azienda Zero. Le perdite complessive, invece,
sfiorano i 189 milioni. Un segno meno compensato dalle risorse della
Regione, come accadrà per i 314 milioni di perdite stimate nel 2024,
ma che pesa comunque sulle casse regionali.
Nella relazione del presidente Attanasio, poi, si ribadiscono altre
voci di bilancio nel mirino dei controlli. Come «un accantonamento
da 3,9 milioni destinati al recupero delle liste d'attesa, che non
risultano ancora utilizzati nonostante permanga tale problematica».
La Regione, nel pomeriggio, fa sapere che sono stati pagati
successivamente. E ancora: sono «previsti approfondimenti in merito
alla Fondazione XX marzo 2006», ente costituito per la gestione di
alcune opere realizzate in occasione delle Olimpiadi invernali di
Torino «che da alcuni anni registra perdite significative». Poi la
Regione si deve dotare di una «reportistica idonea» sul Progetto
1000 esperti che assegna ai Comuni gli specialisti necessari per
gestire i fondi del Pnrr «anche in ragione del compenso forfettario
previsto».
Un altro richiamo arriva invece dalla procuratrice Fraioli sui conti
di FinPiemonte, la finanziaria della Regione: «Ci sono cifre
inesigibili per 568 debitori pari a 31,6 milioni di euro». Debito
che, oggi, supera gli 80 milioni di euro verso la Regione ma è già
coperto da fondi. Da qualche anno la procura ha acceso un faro sui
finanziamenti illegittimi ottenuti dalle imprese. In questo filone
rientra anche il recupero degli importi ottenuti illegalmente con il
mercato dei crediti energetici.
«Ogni anno paghiamo la nostra quota di disavanzo pari a oltre 500
milioni di euro», ricorda il presidente della Regione Cirio presente
all'inaugurazione. «Bisogna pagare i debiti anche se non li hai
fatti tu», sottolinea il governatore. Che, in conclusione, ammette:
«I gettonisti sono ancora un male necessario. Ma abbiamo assunto
1.544 persone in più che lavorano nella sanità pubblica». Cirio non
teme «alcun piano di rientro» nonostante i 700 milioni di saldo
negativo previsto nel 2025 nelle 13 Asl: «Compenseremo come abbiamo
sempre fatto». —
La figura chiave rimane l'ex carabiniere Ravera che arrestò Riina:
cadono corruzione e false fatturazioni, ma resta l'associazione a
delinquere
Inchiesta sulla rete degli spioni a Torino sei a processo ma in 10
vengono prosciolti
giuseppe legato
È terminata con 10 proscioglimenti e sei rinvii a giudizio,
l'udienza preliminare della maxi inchiesta su una presunta rete di
spioni illegali dove, in uno dei diversi filoni, compariva anche la
Kerakoll, multinazionale dei prodotti per l'edilizia, di Sassuolo
(Modena).
Per la maggior parte degli imputati è stata pronunciata una sentenza
nei fatti assolutoria. E sull'esito ha certamente influito anche il
dato che lo scorso 23 gennaio, durante una delle sessioni
dell'udienza preliminare, la gup Manuela Accurso Tagano aveva
dichiarato l'inutilizzabilità di una mole di chat e messaggi email
acquisiti durante le indagini.
Il processo si aprirà a Torino il 29 gennaio 2026. Tra le persone
che saranno chiamate in causa figurano Riccardo Ravera, 63 anni,
carabiniere in congedo che nel 1993, con il nome in codice di
'Arciere', fece parte della squadra che catturò il capo dei
Corleonesi Salvatore Riina a Palermo. Era accusato di associazione a
delinquere (semplice), false fatturazioni, corruzione, interferenza
illecita nella vita privata e falso. Per la prima ipotesi di reato
dovrà andare a processo. Non con i 9 imputati iniziali, ma solo con
due (Matteo Resio e Massimiliano Sorba. È stato prosciolto dalla
presunta corruzione e da presunte false fatturazioni. Di corruzione
rispondeva con lui Davide Barbato (difeso dal legale Roberto
Saraniti), già caposcorta dell'ex pm Andrea Padalino) prosciolto «perchè
il fatto non sussiste».
Secondo l'accusa Ravera, nel tentativo di entrare nell'appalto di
sicurezza del Lingotto (senza che questo sia mai avvenuto) avrebbe
chiesto aiuto a Barbato corrispondendogli in cambio dei biglietti
per dei concerti.
L'ex carabiniere dovrà rispondere anche di interferenza illecita
nella vita privata. «Abbiamo ottenuto due risultati straordinari»
racconta il suo legale Fabrizio Siggia del Foro di Roma. Quali? "Il
primo: l'ordinanza di inutilizzabilità degli atti per violazione
dell'articolo 15 della Costituzione e il secondo che un processo da
macro è stato grandemente ridimensionato. Non dimentichiamo che ci
trovavamo in udienza preliminare». sottolinea
A Ravera è stato contestato di aver sostanzialmente «guidato e
promosso un'associazione che avrebbe commesso delitti al fine di
acquisire indebitamente notizie sulla vita privata delle persone».
Secondo i pm Gianfranco Colace e Giovanni Caspani titolari
dell'indagine lo avrebbe fatto insieme – anche - a Giovanni Carella,
35 anni ma anche per quest'ultimo (difeso dai legali Mauro Anetrini
e Mariangela Melliti) è intervenuta sentenza di proscioglimento.
Carella non è un nome qualunque. Indagato, mapur defilato in questo
procedimento, è centrale nelle contestazioni che la procura di
Milano ha avviato da tempo sul presunto autore di dossier falsi e
calunniosi nei confronti della procura di Torino in particolare sul
conto del pm Colace. Carella sarebbe il "corvo" che più volte ha
inviato a diversi indirizzari di posta elettronica (magistrati,
forze di polizia, Csm, cassazione) documenti e ricostruzioni non
veritiere per infangare alcuni magistrati nonché membri della
polizia giudiziaria della procura di Torino.
Tra questi il colonnello Luigi Isacchini, responsabile dell'aliquota
dei carabinieri di Palagiustizia. Lo stesso sul quale – secondo
l'accusa dell'odierno procedimento – Ravera avrebbe chiesto a terzi
accessi abusivi ai suoi sistemi informatici. Restano nel processo,
ma non più con l'accusa di associazione a delinquere (per loro
caduta) alcuni ingegneri informatici coinvolti anche nella
maxi-inchiesta milanese su Equalize che ipotizza una centrale di
spionaggio.
ESCLUSIONE COSTITUZIONE DI PARTE
CIVILE , COME AZIONISTA ATLANTIA, NEL PROCESSO A CARICO DI CASTELLUCCI
PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI
Diritti degli azionisti
La Direttiva
2007/36/EC stabilisce diritti minimi per gli azionisti delle societa'
quotate in Unione Europea. Tale Direttiva stabilisce all'Articolo 9 il
diritto degli azionisti a porre domande connesse ai punti all'ordine del
giorno dell'assemblea e a ricevere risposte dalle societa' ai quesiti
posti.
Considerando le
difficolta' che spesso si incontrano nel proporre domande e nel ricevere
risposte in tempo utile, in particolare per quanto riguarda gli
azionisti individuali impossibilitati a partecipare alla assemblea, e
considerando che talvolta vi e' poca chiarezza sulle modalita' da
seguire per porre domande alle societa',
Ritiene la
Commissione:
che il diritto
degli azionisti a formulare domande e ricevere risposte sia
adeguatamente garantito all'interno dell'Unione Europea?
che la
possibilita' di porre domande e ottenere risposte solo nel caso
l'azionista sia fisicamente presente nell'assemblea sia compatibile con
la Direttiva 2007/36/EC?
In che modo la Commissione ritiene che le societa' quotate debbano
definire e comunicare le modalita' per porre domande da parte degli
azionisti, in modo da assicurare che tale diritto sia rispettato
appieno? Sergio Cofferati
IL MIO LIBRO "L'USO
DELLA TABELLA MB nei CASI DI PIANI INDUSTRIALI: FIAT,
TELECOMITALIA ED ALTRI..." che doveva essere pubblicato da
LIBRAMI-NOVARA nel 2004, e' ora disponibile liberamente
Tweet to @marcobava
In data 3103.14 nel corso dell'assemblea Fiat il presidente J.Elkann
mi fa fatto allontanare dalla stessa dalla DIGOS impedendomi il voto
eccone la prova:
Sentenze
1)
IL 21.12.12 alle ore 09.00 nel TRIBUNALE TORINO
aula 80 C'E' STATA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE PER LA
QUERELA DELLA FIAT, PER QUANTO DETTO nell'ASSEMBLEA
FIAT 2008 .UN TENTATIVO DI IMBAVAGLIARMI, AL FINE DI VEDERE COME
DIFENDO I MIEI DIRITTI E DI TUTTI GLI AZIONISTI DI MINORANZA
NELLE ASSEMBLEE .
Mb
il 24.11.14 alle ore
1200 si tenuto al TRIBUNALE DI TORINO aula 50 ingresso 19 l'udienza
finale del mio processo d'appello in seguito alla querela di Fiat per
aver detto il 27.03.2008 all'assemblea FIAT che ritengo "Marchionne
un'illusionista temerario e spavaldo" e che "la sicurezza Fiat e'
responsabile della morte di Edoardo Agnelli per omessa vigilanza". In 1°
grado ero stato assolto anche in 2° e nuovamente sia FIAT che PG hanno
impugnato per ricorso in Cassazione che mi ha negato la libertà di
opinione con una sentenza del 14.09.15.
SOTTO POTETE TROVARE LA
DOCUMENTAZIONE
2) il 21
FEBBRAIO 2013 GS-GABETTI sono stati condannati per
agiotaggio informativo.
SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ERRORE DEL TRIBUNALE DI TORINO
NELL'ASSOLVERE GABETTI E GRANDE STEVENS
Come parti civili si erano costituite la Consob e due piccoli
azionisti, tra cuiMarco Bava,
noto per il suo attivismo in molte assemblee. "Non so...
SU INTERNET IL LIBRO DI GIGI MONCALVO SULL'OMICIDIO DI
EDOARDO AGNELLI
Edoardo, un Agnelli da dimenticare
Marco Bernardini non ha le prove del suicidio io ho molte prove
dell'omicidio che sono state illustrate in 5 libri di cui l'ultimo e'
l'ultimo di Puppo :
Sarà operativa dal 9
gennaio la nuova piattaforma per la risoluzione alternativa delle
controversie online messa in campo dalla Commissione europea. Gli
organismi di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) notificati
dagli Stati membri potranno accreditarsi immediatamente, mentre
consumatori e professionisti potranno accedere alla piattaforma a
partire dal 15 febbraio 2016, all'indirizzo
Torino 1864, la prima stage di Stato. La strage di Torino del 1864
attraverso i libri. articolo di Tullio Fazzolari
...
Nei prossimi mesi, in vista del 3 febbraio, c’è da aspettarsi che
verranno ricordati i 160 anni del trasferimento da Torino a Firenze
della
capitale del regno d’Italia.
E anche se fu un fatto transitorio durato appena sei anni resta comunque
una ricorrenza importante per lo sviluppo di Firenze.
Poco o nulla, invece, s’è detto in questi giorni del centosessantesimo
anniversario di quella che è stata definita “la prima strage di Stato”.
Il 21 settembre 1864, appena si seppe che alla loro città veniva tolto
il ruolo di capitale del regno, i torinesi manifestarono il proprio
malcontento.
I carabinieri reagirono subito sparando e la conseguenza furono due
giornate di sangue con più di 50 morti e almeno 150 feriti.
Pochi libri raccontano i tragici eventi di Torino.
Tra questi vanno sicuramente segnalati “La strage impunita.
Torino 1864” di Valerio Monti (Savej, 151 pagine, 15 euro) pubblicato
nel 2014 e il più recente “Torino 1864.
La prima strage senza colpevoli dell’Italia unita” di Enzo Ciconte
(Interlinea, 200 pagine, 14 euro).
Altre pagine da non perdere vanno cercate con un po’ di pazienza nei
volumi dedicati alla storia del capoluogo piemontese.
Per esempio “Torino” a cura di Valerio Castronovo edito da Laterza.
Oppure l’importante saggio di Umberto Levra “Dalla città
“decapitalizzata” alla città del Novecento” pubblicato nel settimo
volume della
“Storia di Torino” di Einaudi.
Tutte le ricostruzioni confermano che la strage del 1864 fu uno degli
eventi più vergognosi dello Stato unitario.
Tanto per cominciare il trasferimento della capitale era stato imposto
nella cosiddetta convenzione di settembre dalla Francia di Napoleone
III.
La scelta di Firenze (dopo aver scartato l’ipotesi di Napoli) doveva
essere il segnale che l’Italia rinunciava a fare di Roma la propria
capitale.
L’accordo non piacque al re Vittorio Emanuele II che dovette subirlo
obtorto collo.
Ma soprattutto non piacque ai torinesi per molte ragioni tra cui anche
l’obbligo di trasferirsi per i dipendenti statali.
La protesta del 21 settembre fu inizialmente pacifica e per molti
aspetti patriottica.
Si gridavano invettive contro il governo Minghetti succube dei francesi
e s’inneggiava a Garibaldi.
Lo slogan ricorrente era “Roma o Torino” a dimostrare che la perdita
della capitale poteva essere accettata se si fosse realizzata l’unità
nazionale.
La violenta reazione dei carabinieri provocò la sommossa del giorno
successivo.
E di nuovo i carabinieri aprirono il fuoco in maniera scomposta
uccidendo persino alcuni soldati che stavano arrivando di rinforzo.
Nessuno verrà punito.
I 58 carabinieri che la magistratura militare aveva rinviato a processo
vennero tutti assolti.
L’inchiesta parlamentare non ebbe conseguenze.
E per chiudere tutto arrivò un’amnistia.
Restano una lapide in piazza San Carlo a ricordo delle vittime e i segni
indelebili dei proiettili sotto il monumento a Emanuele Filiberto.
PERCHÉ
Von der Leyen SENZA COLPE! Causa Rigettata dalla Corte di Liegi dopo che
la Procura Europea ha sostenuto l’Immunità.
AGGIORNAMENTO DEL 21 GENNAIO 2025
Tribunale Belga respinge la Causa sui Vaccini Killer
Un tribunale belga ha respinto una causa contro la presidente dell’UE
Ursula von der Leyen per la trasparenza degli acquisti di vaccini
COVID-19 per un valore di 35 miliardi di euro, ha affermato il tribunale
in una dichiarazione.
Il tribunale ha affermato di aver “respinto la causa, presentata da
Frederic Baldan”. “La decisione si applica anche alle altre parti che si
sono unite alla causa”, ha affermato il tribunale in una dichiarazione.
Ciò accade proprio nel momento in cui 14 procuratori generali degli USA
hanno contestato all’ex amministrazione Biden la gestione delle migliaia
di cause di risarcimento per i vaccinati danneggiati dai sieri gencii
mRNA Covid…
Il tribunale della città belga di Liegi terrà una
sessione per valutare se la presidente della Commissione europea (CE)
Ursula von der Leyen abbia l’immunità legale contro le accuse di
corruzione per l’acquisto di vaccini COVID-19 per un importo superiore a
35 miliardi di euro, ha detto a TASS Frederic Baldan, l’attore.
“L’udienza del 6 gennaio si terrà su un indirizzo dell’ufficio del
procuratore dell’UE che dovrebbe indagare sugli atti di corruzione nelle
istituzioni dell’UE ma che di fatto sta agendo per difendere von der
Leyen ora. La Procura pubblica europea ha inviato un indirizzo al
tribunale, affermando che von der Leyen ha l’immunità contro l’azione
penale in tribunale per accuse di corruzione per l’acquisto di vaccini
COVID-19 che non hanno superato le sperimentazioni cliniche”, ha detto
Baldan.
Nel 2022, i media statunitensi hanno riferito che
von der Leyen aveva comunicato con Albert Bourla, amministratore
delegato del colosso farmaceutico statunitense Pfizer, in merito alla
conclusione di un contratto a lungo termine per l’acquisto di 1,8
miliardi di dosi di vaccini COVID-19 per un valore di 35 miliardi di
euro (37,6 miliardi di dollari), prima ancora che superassero le
sperimentazioni cliniche.
Le trattative sull’accordo sono state condotte informalmente alla fine
del 2020 tramite messaggi SMS e senza il previo consenso degli stati
membri dell’UE.
La presidente della Commissione europea ha anche
inviato un messaggio a suo marito, Heiko von der Leyen, che è direttore
medico presso Orgenesis, un’azienda che collabora con Pfizer. Tutti i
messaggi sono stati poi cancellati accidentalmente, ha affermato Ursula
von der Leyen.
Il New York Times ha descritto l’accordo sul vaccino COVID tra la
presidente della Commissione europea e il CEO di Pfizer come “un
sorprendente allineamento tra sopravvivenza politica e attività
imprenditoriale”.
“GOVERNO
USA HA AIUTATO BIG PHARMA INVECE DEI DANNEGGIATI DA VACCINO”. Denuncia
Esplosiva di 14 Procuratori Generali USA
«Quando alcuni di questi individui sono stati
danneggiati dal vaccino COVID-19, hanno scoperto che il governo federale
ha favorito i produttori rispetto alla loro salute. Oltre a fornire
miliardi di dollari a produttori come Pfizer e Moderna, il governo
federale ha anche concesso a queste aziende un’effettiva immunità
generale per i danni causati dai loro prodotti».
«Come procuratori generali, siamo seriamente preoccupati per la mancanza
di trasparenza e di giusto processo garantiti dal CICP, nonché per i
notevoli ostacoli che i richiedenti incontrano nell’ottenere un
risarcimento».
In queste due brevi frasi c’è il significato di una lunga lettera di 14
procuratori generali degli Stati Uniti inviata nelle ultime settimane al
Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani Xavier
Becerra, Carole Johnson, Amministratore, Health Resources & Services
Administration, ma anche a Robert F. Kennedy, Jr. Segretario del
Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani nominato da Trump.
«Scriviamo per esprimere le nostre serie
preoccupazioni su come gli individui danneggiati dai vaccini COVID-19
vengono trattati dal governo federale. Cerchiamo risposte alle domande
sull’amministrazione del Countermeasures Injury Compensation Program
(CICP). Durante il picco della pandemia, molti americani volevano “fare
la loro parte” partecipando alle sperimentazioni sui vaccini o
vaccinandosi. Il governo federale ha dato ai produttori di vaccini
COVID-19 più di 30 miliardi di dollari in fondi dei contribuenti per
sviluppare e vendere vaccini COVID-19 e ha speso altri miliardi per
promuovere questi prodotti al pubblico. Il governo federale ha sia
incoraggiato,3 sia in molti casi imposto la vaccinazione».
I magistrati requirenti dei 14 stati USA hanno incolpato il governo
perché ha favorito i produttori di Big Pharma rispetto alla salute dei
cittadini americani danneggiati dai vaccini Covid.
Ben pochi hanno avuto il coraggio di fare lo stesso in Italia e chi ha
denunciato il gravissimo problema dei vacicnati danneggiati o morti,
come la giudice Susanna Zanda, è stato messo sotto inchiesta dal
Ministero della Giustizia…
Il documento è un appello urgente a intervenire per
aiutare i vaccinati danneggiati, ma appare anche come un avvertimento di
possibili azioni legali contro gli enti governativi responsabili della
loro protezione…
Alcuni di questi procuratori generali hanno seguito l’esempio del Kansas
presentando cause legali su larga scala contro il colosso farmaceutico
Pfizer in cui questi stati hanno affermato che «la società ha tratto in
inganno il pubblico in merito alla sicurezza e all’efficacia del suo
vaccino COVID-19».
«Gli individui danneggiati, d’altra parte, hanno
tutti sperimentato una qualche forma di complicazione della salute che è
stata diagnosticata da medici credibili come risultante da una
vaccinazione Covid. Alcuni di questi feriti sono stati persino visitati
da medici impiegati dal governo federale e il danno da una vaccinazione
è stato convalidato e riconosciuto dal governo federale», ha aggiunto la
lettera dei procuratori generali.
«Le persone per le quali ci difendiamo e per le quali siamo preoccupati
non sono opportunisti alla ricerca di tasche profonde per ferite
fantasma. Queste sono persone oneste con danni verificati. Sono i nostri
elettori di ogni estrazione e affiliazione politica. Questa non è solo
una questione bipartisan, è di natura non partigiana. Eppure, nonostante
diagnosi attendibili e danni reali, queste persone danneggiate dai
vaccini anti-COVID-19 hanno un solo mezzo di ricorso: presentare un
reclamo al CICP».
OLOCAUSTO DA VACCINI COVID PEGGIORE DI HIROSHIMA. Basato su 8 Studi
Mondiali Epidemiologo USA stima più Morti di Sieri Genici mRNA che di
121 Bombe Nucleari
Nello scrivere queste parole, i procuratori generali dei 14 stati degli
Stati Uniti confermano in realtà la gravità di un allarme sociale che
alcuni dottori accademici americani hanno considerato un olocausto
peggiore di Hiroshima.
Essi sottolineano quindi i molteplici aspetti
critici della pratica di richiesta di risarcimento del CICP
(Countermeasures Injury Compensation Program).
«Per cominciare, un individuo ferito da un vaccino COVID-19 ha solo un
anno dalla data della lesione per presentare una richiesta al CICP. Se
questo breve lasso di tempo scade, l’individuo non ha diritto ai
benefici».
In secondo luogo, gli individui feriti sono spesso lasciati a navigare
nel programma da soli senza una guida professionale. E la dimostrazione
che un richiedente deve fornire è sostanziale. Il richiedente “deve
dimostrare che la lesione subita è stata il risultato diretto della
somministrazione o dell’uso di un” vaccino COVID-19 “sulla base di prove
convincenti, affidabili, valide, mediche e scientifiche”. E
l'”associazione temporale” tra la ricezione di un vaccino e
“l’insorgenza della lesione . . . non è sufficiente, di per sé, a
dimostrare che un infortunio è il risultato diretto” di un vaccino».
In terzo luogo, il CICP fornisce poca o nessuna
trasparenza o giusto processo. Un individuo che presenta un reclamo non
ha conoscenza, o capacità di scoprire, chi prenderà una decisione in
merito al suo reclamo, quando verrà deciso o come verrà deciso. Non c’è
inoltre alcun diritto di confrontarsi o interrogare i funzionari
governativi che hanno negato un reclamo, nessun modo di accedere o
rispondere a qualsiasi prova su cui il governo potrebbe essersi basato
nel negare un reclamo, nessun modo di confrontarsi o interrogare
eventuali esperti che potrebbero essere stati consultati nel negare il
reclamo e nessun modo per un richiedente di presentare prove dal proprio
esperto.
In quarto luogo, anche in quei rari casi in cui il
CICP approva un reclamo, il richiedente ferito ha diritto, al massimo,
fino a $ 50.000 di salari persi all’anno e spese mediche non rimborsate.
Se la persona ferita è deceduta, il suo patrimonio potrebbe ricevere un
beneficio di morte limitato»
Ma c’è un problema burocratico che denota un chiaro
tentativo di nascondere le richieste di risarcimento.
«I dati finora mostrano che il CICP non riesce ad affrontare i danni
molto reali che sono stati subiti dalle persone ferite dai vaccini
COVID-19. Delle oltre 10.473 richieste di risarcimento correlate al
vaccino COVID-19 che il CICP ha ricevuto, la maggior parte rimane non
aggiudicata».
«E di quelle richieste che sono state decise, solo
65 sono state ritenute idonee al risarcimento e solo 20 di queste hanno
effettivamente ricevuto un risarcimento. E fatta eccezione per
un’eccezione estrema (un risarcimento di $ 370.376, probabilmente un
decesso per miocardite), il risarcimento medio correlato al vaccino
COVID-19 è ben al di sotto dei $ 5.000. Non sorprende che siano stati
pagati così pochi risarcimenti, date le risorse insufficienti assegnate
al CICP per i risarcimenti. Il programma ovviamente non può elaborare le
richieste in modo tempestivo, per non parlare di pagare le richieste,
senza finanziamenti adeguati».
Un problema analogo si è verificato in Italia quando l’Assessore al
Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, ha falsato e
ridicolizzato i numeri dei danneggiati da vaccini nel suo territorio.
I 14 procuratori generali entrano poi nei dettagli
del problema fornendo alcuni esempi sensazionali di persone danneggiate
dai vaccini e sottolineando che il 70% di coloro che hanno aderito al
programma CDC per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini sono stati
costretti a cercare cure mediche, anche gravi e urgenti.
«Abbiamo sentito da numerosi elettori che hanno
subito gravi lesioni a seguito della somministrazione di un vaccino
COVID-19. In effetti, tra i circa 10 milioni di americani che hanno
aderito al programma V-safe del Center for Disease Control (CDC),
progettato per valutare la sicurezza dei vaccini COVID-19, oltre il 70
percento degli individui che hanno riferito di aver bisogno di cure
mediche post-vaccinazione si sono recati al pronto soccorso o sono stati
ricoverati in ospedale».Tra i casi più eclatanti c’è quello di Ernest
Ramirez, Jr., un ragazzo di 16 anni del Texas, che giocava in una
squadra di baseball che suo padre allenava con orgoglio. Cinque giorni
dopo una singola dose di Pfizer, è crollato di fronte al suo migliore
amico mentre correva attraverso un parcheggio per giocare a basket. È
morto per insufficienza cardiaca improvvisa. L’autopsia ha riportato
alti livelli di infiammazione nel cuore, nel fegato e in altri organi.
«Cosa si può fare per istruire i medici sui
trattamenti per le lesioni correlate al vaccino COVID-19 e sulle
possibili diagnosi? In particolare, quando i National Institutes of
Health (NIH) forniranno indicazioni mediche sui protocolli che hanno
utilizzato per diagnosticare e curare gli individui che hanno sofferto
di complicazioni da un vaccino COVID-19?»
Esclusiva! BIOIMMUNOLOGO MANTOVANI SUI GRAVI RISCHI DEI VACCINI COVID.
“Spike Tossica fino a 756 gg nel Sangue. Residui mRNA in Circolo nel
Corpo”
«Quando i Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS) inizieranno a
implementare i codici di reazione avversa al vaccino COVID-19, come
stanno già facendo altri paesi?»
Cosa spiega il tasso di approvazione CICP straordinariamente basso per
le richieste di risarcimento per lesioni da vaccino COVID-19? È
incredibile dire che solo lo 0,5 percento dei richiedenti ha avuto
lesioni valide e risarcibili. Cosa si può fare per accelerare il
processo di aggiudicazione CICP per le richieste relative al vaccino
COVID-19? Perché il tasso di aggiudicazione è così lento? In che modo il
tasso di aggiudicazione per le richieste di risarcimento per il vaccino
COVID-19 si confronta con le richieste per altri vaccini?
La lettera dei procuratori generali di 14 stati al
Dipartimento della Salute degli Stati Uniti non è solo una richiesta
sentita di risolvere concretamente il problema e fornire un’importante
arma politica all’avvocato Robert F. Kennedy Jr. se verrà confermato dal
Senato come segretario come desiderato da Trump.
È anche un primo atto di esplicita contestazione al funzionamento del
sistema che ruota attorno ai pericolosi vaccini anti-Covid e che
potrebbe preannunciare ulteriori cause legali contro Big Pharma.
Intanto, nel resto dell’Occidente, solo in
Australia e Slovacchia l’allarme sui sieri genetici mRNA Covid viene
preso sul serio.
Infatti, la Procura europea (EPPO) che ha indagato Ursula Von der Leyen
per le trattative segrete sui vaccini Pfizer nonostante non fossero
stati adeguatamente testati ha già chiesto a un tribunale belga di
applicare l’immunità.
Mentre in Italia sono pochissimi i casi in cui la giustizia si è
pronunciata a favore delle parti lese.
PERCHÉ NO AL MINISTRO NUCLEARISTA PICHETTO DI UN GOVERNO IN
CADUTA LIBERA :
IL NUCLEARE RAPPRESENTA I DINOSAURI SOSTENUTI DA CHI
VUOLE GUADAGNARE FACILMENTE CON IL PASSATO.
I numeri dell’Industria italiana delle rinnovabili
Il risultato? Il rapporto
IREX 2024 mostra come il comparto italiano delle rinnovabili non
abbia fermato la crescita, nonostante una serie di difficoltà
oggettive, dal peso dell’inflazione ai rincari dei materiali
passando per le tante complessità autorizzative. Al punto che
vengono riportate 1.180
iniziative progettuali (in aumento del 23% sul 2022,)
per una potenza totale cumulata di 50,9
GW e un valore aggregato di 80,1 miliardi di euro. In
termini di investimenti in progetto si tratta di quasi il doppio
del 2022. E per il 96% si tratta di progetti destinati
all’Italia.
La parte del leone la fa
l’agrivoltaico con
368 iniziative del valore aggregato di 14 miliardi e una potenza
pianificata cumulata di ben 15,8 GW. Il fotovoltaico tradizionale
rimane in testa per numero di operazioni ma potenza e
investimenti pianificati si attestano sotto all’agri-fv:
12,6 GW e 10,4 miliardi di euro. L’eolico
a terra con 254 progetti per 14,GW di potenza
totale cumulata, tocca un valore di 19,2 miliardi di euro. Più
bassi ovviamente i numeri dell’eolico offshore che tuttavia si fa
finalmente notare con 12 operazioni per 8,4 GW e 28,1 miliardi
di euro. Gli investimenti complessivi per i sistemi
di accumulo passano da 3,2 a 8,2 miliardi.
“L’Irex Annual Report 2024mostra un settore italiano delle
rinnovabili che ha continuato a crescere nonostante le sfide
economiche globali”, ha spiegato l’amministratore delegato Alessandro Marangoni, a
capo del team
di ricerca.
“Tra gli elementi caratterizzanti […] lo sviluppo dell’eolico
offshore che, sulla carta, è la tecnologia emergente nel 2023 e
il crescente interesse per gli accumuli, con l’affacciarsi di
molti player e progetti”.
Marangoni pone l’accento
anche sulla riduzione
della taglia media degli impianti rinnovabili, scesa
dagli 48 MW del 2022 a 44 MW nel 2023. Contestualmente il
rapporto evidenzia l’aumento delle operazioni inferiori a 10 MW,
il cui peso sale dal 16% al 30% del totale. Sul fronte specifico
dei sistemi di accumulo il 99% degli impianti è inferiore ai 20
kW, di cui la maggior parte sotto i 10 kW (91%).
Il costo livellato
dell’energia
Il rapporto IREX 2024
mostra per il
2023 un sensibile ridimensionamento dei prezzi elettrici in
Europa. La media si attesta a 96,1 euro il MWh (meno
54% sul 2022) ma il Belpaese si contraddistingue come al solito
con uno dei valori più elevati: 127,2 euro il MWh.
Sul fronte degli LCOE,
ossia del costo
medio per unità di elettricità generata, il documento
sottolinea un sensibile aumento dei valori
per le fonti rinnovabili. Il LCOE dell’eolico offshore
varia tra 82,1 euro il MWh del Mare del Nord e 121,1 euro il MWh
del Mediterraneo; nel fotovoltaico il valore medio dell’LCOE
degli impianti commerciali si attesta a 107,4 euro il MWh (+9,8%
sul 2022), mentre gli impianti di taglia industriale presentano
un costo medio di 77 euro il MWh (+10,6% sul 2022).
Il report offre anche
qualche previsione
di scenario per il 2024 “con
i prezzi delle materie prime per la costruzione degli impianti
eolici che vedranno variazioni differenziate: in aumento
alluminio e rame, in calo i materiali ferrosi, stabile il
cemento per le fondazioni. Gli effetti saranno una discesa del
LCOE più contenuta per l’onshore (nulla o fino al 5%) e più
marcata per l’offshore (-10%/-15%). Per il fotovoltaico le
pressioni sulla componentistica dovrebbero portare a ulteriori
ribassi, con il costo dei moduli in calo del 10-15%”.
NON SI RISPETTA VOLONTA' DEGLI ITALIANI ESPRESSA 2 VOLTE.
IL FUTURO E' LA RETE ELETTRICA DELLE RINNOVABILI CON LA
PRODUZIONE DI H2 NEI PICCHI , UTILIZZATO NELLE CARENZE.
4.L’Italia sta investendo 135 mln in R&D su piccoli
reattori modulari e nucleare 4G
La narrativa che
circonda la
“rinascita” del nucleare dipinge i piccoli
reattori modulari di ultima generazione come la
soluzione a tutti i problemi dei vecchi reattori. Gli Small
Modular Reactors (SMR) sarebbero meno costosi e sarebbe
possibile costruirli in poco tempo. Candidati ideali, quindi,
per un
ruolo almeno da comprimario nella transizione energetica, a
fianco delle rinnovabili. E sui quali bisogna investire subito
per avere una flotta di SMR adeguata già nel 2030.
La realtà è completamente
diversa: i
loro costi lievitano e i ritardi nei tempi di realizzazione si
accumulano come per le vecchie centrali nucleari,
sostiene un
rapporto dell’Institute for Energy Economics and Financial
Analysis (IEEFA) che ha analizzato tutti i progetti di SMR in
cantiere.
Vecchi/nuovi problemi
per i piccoli reattori modulari
La base di partenza è
ristretta: sono solo 4 gli SMR operativi o in costruzione oggi
in tutto il mondo. A fronte di circa 80 diversi concetti di
piccoli reattori modulari a diverse fasi di maturità. Oltre ai
dati sui 4 mini-reattori nucleari, l’IEEFA si è basata anche
sulle previsioni sui costi fornite da alcuni dei principali
sviluppatori di questi progetti negli Stati Uniti.
“I risultati dell’analisi
mostrano che poco è cambiato rispetto al nostro lavoro
precedente. Gli SMR sono ancora troppo costosi, troppo lenti da
costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo
nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15
anni”,
sintetizza il rapporto.
Per i
3 piccoli reattori modulari operativi (2 in Russia e 1 in Cina) e
per l’unico
altro SMR in costruzione (in Argentina), le spese
effettive di costruzione sono state “notevolmente
sottostimate”. Per i reattori russi l’aumento supera il
300%, ma i dati risalgono al 2015 e probabilmente l’incremento
reale è maggiore. Un aumento analogo è quello registrato per
l’SMR cinese. Per il mini-reattore argentino va anche peggio:
rispetto alle stime iniziali del 2013, i costi previsti erano
lievitati del 600% nel 2021. Per altri SMR solo proposti i costi
sono più che raddoppiati, come nel caso dei mini-reattori di
NuScale. Incrementi che avvengono prima ancora che i progetti
ottengano licenze e via libera formale.
Sui tempi, i lunghi
ritardi nella costruzione “sono
stati la norma, non l’eccezione”, sostiene l’IEEFA. Per i 4
SMR al centro dell’analisi le tempistiche sono regolarmente
almeno triplicate, passando dai 3-4 anni preventivati ai 12-13
anni effettivi. Tutti ritardi non troppo distanti da quelli
riscontrati anche dai reattori di più recente generazione, come
gli EPR di Okiluoto e Flamanville (dai 4-5 anni preventivati a
16-18 effettivi). Parte della retorica sui supposti tempi
ridotti di realizzazione fa leva sulla modularità degli SMR. Ma
l’approccio modulare è stato impiegato anche in altri reattori
precedenti, sottolinea il rapporto, e senza gli attesi benefici
sulle tempistiche.
A marzo conclusa la 1° fase di
lavori per preparare il campo al ritorno del nucleare in Italia
(Rinnovabili.it) – A
marzo la Piattaforma
nazionale per il nucleare sostenibile ha finito “la
prima fase di lavori” e si appresta a formulare una “strategia
nazionale” che entrerà nel PNIEC e prepara la strada al ritorno
del nucleare in Italia. Lo ha
comunicato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
Energetica (MASE) Gilberto Pichetto durante il question time al
Senato dell’11 aprile.
La Piattaforma sta quindi
rispettando la tabella di marcia annunciata
lo scorso settembre, che prevedeva una ricognizione del panorama
del nucleare a livello nazionale e internazionale. Un primo giro
di orizzonte su cui costruire una “via italiana” all’atomo.
“Nelle tre fasi
successive si procederà con l’elaborazione di una road map e la
definizione di azioni con le relative risorse per incentivare la
possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia
attraverso le nuove tecnologie nucleari caratterizzate da
elevati standard di sicurezza e sostenibilità”,
ha specificato Pichetto.
In realtà il governo ha
già iniziato a stanziare risorse per il nucleare in Italia.
All’atomo sono stati destinati lo scorso novembre 135 mln euro, il
25% del totale disponibile sotto il capitolo Mission Innovation.
Destinati ad attività di ricerca e sperimentazione sui piccoli
reattori modulari di terza e quarta generazione nel breve-medio
periodo.
I prossimi passi per il
ritorno del nucleare in Italia
Secondo i piani, la
Piattaforma dovrebbe produrre entro aprile un documento che
tracci la strada da seguire, che saranno poi tradotte entro giugno in linee guida ben
definite che individuano azioni, risorse, investimenti e
tempistiche per riaprire la porta all’atomo.
Questa strategia
nazionale “darà
un contributo che sarà contemplato anche nell’aggiornamento del
Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) e per
raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione”, ha
aggiunto il titolare del MASE rispondendo a un’interrogazione
del senatore Zanettin (FI).
Sarà elaborata tenendo conto dei contributi forniti dalle
indagini conoscitive delle commissioni Ambiente di Camera e
Senato e dall’industria nazionale legata alla filiera
dell’atomo.
“La filiera industriale
italiana è già fortemente impegnata a livello internazionale sia
nel campo della fissione che in quello della fusione, in
particolare nella produzione di componentistica richiesta da
centrali nucleari estere, reattori sperimentali e centri di
ricerca. Il loro coinvolgimento risulta fondamentale per far sì
che tutta la filiera che gravita intorno al nucleare sia pronta
nel momento in cui il quadro regolatorio nazionale consentirà la
ripresa di quelle che possono essere le attività e le relative
autorizzazioni”,
ha sottolineato Pichetto.
5.Sono
passati undici anni dal referendum indetto per chiedere il
parere degli italiani su un eventuale ritorno al nucleare; era
il mese di giugno del 2011, tre mesi dopo il disastro di
Fukushima. E sono passati ben 35 anni dal precedente referendum
sullo stesso tema delle centrali nucleari, avvenuto nel 1987,
ossia un anno dopo la tragedia di Chernobyl. In entrambi i casi
gli italiani si espressero in maggioranza contro lo sviluppo del
nucleare civile nel nostro Paese.
Undici anni non sono
tanti, ma sono evidentemente sufficienti per rimuovere dalla
coscienza nazionale gli eventi del passato perché oggi in Italia
assistiamo a una sorta di revival del nucleare; si sta, infatti,
diffondendo molto materiale propagandistico, approfittando dei
comodissimi e ubiquitari social media che permettono con grande
facilità di far circolare idee, giuste o sbagliate che siano.
In particolare, nel
settembre 2022 è apparso su YouTube un video a cartoni animati
di circa 15 minuti dal titolo “Il nucleare: i dubbi più grossi”,
realizzato da un giovane produttore indipendente. Grazie
all’indiscussa abilità del video maker e a una narrazione tutta
giocata su un registro sardonico e sarcastico, il video ha
raccolto in poco tempo oltre un milione di visite e una pletora
di commenti generalmente entusiasti tra il pubblico, composto in
maggioranza da giovani e giovanissimi.
La trascrizione integrale
del parlato a supporto del video occupa ben sei pagine in
formato Word e spazia su numerosissimi temi: dal funzionamento
delle centrali nucleari alla loro sicurezza, dagli incidenti a
questi impianti agli effetti generati dall’esplosione di una
bomba atomica, dalla sicurezza energetica di una nazione alle
caratteristiche delle fonti rinnovabili e a quelle
dell’industria estrattiva dell’uranio, giusto per citarne
alcuni. L’autore dichiara apertamente di propendere da sempre
per il nucleare e di essersi avvalso di consulenti chiaramente
orientati in questo senso.
Per dare una prima idea
di come sia impostato il video, diciamo subito che racconta i
due gravissimi incidenti sopra citati, Chernobyl e
Fukushima, fornendo diverse spiegazioni sulle cause che li hanno
provocati, ma dimentica del tutto il primo incidente nucleare
grave (grado 5 su scala di 7), che avvenne negli Usa nel 1979
alla centrale di Three Mile Island, con fusione parziale del
nocciolo e rilascio di radiazioni nell’ambiente.
L’incidente americano
diede impeto al movimento antinucleare globale che, per esempio,
in Italia si oppose per anni, senza successo, alla costruzione
delle centrali, per poi arrivare alla vittoria con il referendum
del 1987. Il movimento si riaccese a causa dei progetti
nuclearisti di Berlusconi e Scajola (al governo tra il 2001 e il
2006) e, in particolare, con la decisione di creare in un
giacimento di salgemma nel territorio di Scanzano Jonico il
deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (2003). Le
manifestazioni contrarie durarono 15 giorni e la decisione venne
ritirata anche su insistenza dei politici lucani. Tutte cose che
il video non racconta affatto.
All’inizio del video si
sente dire che è “molto
facile” costruire e capire come funziona una centrale
nucleare. Questo è il primo messaggio sbagliato perché
l’industria del nucleare non è affatto “molto facile”, anzi è
terribilmente difficile. Siccome si tratta di impianti
intrinsecamente pericolosi e molto complessi, durante la
progettazione, nei controlli preventivi, nella costruzione e
nell’esercizio, vengono esaminati tutti i possibili tipi di
incidenti e vengono previste un’infinità di contromisure per
prevenirli; salvo, poi, dover rifare tutto il ragionamento ogni
volta che si verifica un incidente “imprevisto” (cosa che
successe, ad esempio, dopo Three Mile Island). Questa
complessità aumenta moltissimo tempi e costi, tanto da veder
saltare sempre i budget di previsione e allungare, anche di
decenni, le attivazioni operative degli impianti.
Inoltre, la “semplice”
gestione delle centrali non è affatto banale. Ad esempio, dei 56
reattori francesi, nel corso del 2022 30 sono rimasti fermi: 18
perché sottoposti ad interventi di manutenzione programmata e 12
per problemi di “corrosione da stress”; per 16 di loro le
autorità francesi hanno deciso di prolungare il funzionamento
oltre i tempi della quarta revisione periodica dei reattori da
900 MW di Électricité de France (EDF), decisione molto
discutibile considerato che questi impianti sono stati
progettati per 40 anni di attività.
Negli ultimi anni in
Francia si sono verificati importanti problemi in ben quattro
centrali: a Civaux, a Cattenom, a Chooz e infine, solo qualche
giorno fa, a Penly, con rischio classificato al livello 2,
appena sotto ciò che si definisce “incidente grave”, e tale da
indurre le autorità a fermare il reattore.
La débâcle del nucleare
francese ha portato la produzione delle centrali al livello più
basso degli ultimi 30 anni. A risentirne sono stati anche i
conti di EDF che ha chiuso il bilancio 2022 con una perdita di
17,9 miliardi di euro e ciò nonostante il fatturato sia
cresciuto del 70% rispetto all’anno precedente.
Il Governo francese, dal
canto suo, sul finire dello scorso anno ha lanciato la
nazionalizzazione della multiutility con un esborso stimato in
9,7 miliardi di euro; oggi EDF è per il 96% di proprietà dello
Stato e diverrà interamente pubblica nel volgere di qualche
settimana.
Per non parlare, poi,
della dismissione degli impianti nucleari che è motivo di
insostenibilità economica per i soggetti gestori e fonte di
forte preoccupazione per le autorità e i territori che ospitano
gli impianti.
Il video è interamente
costellato di sapienti inesattezze. Per esempio, si lascia
intendere che il maremoto del 2011 in Giappone fosse
imprevedibilmente eccezionale e, quindi, “i
danni conseguenti a Fukushima sostanzialmente inevitabili”.
Non è assolutamente così. Viene, infatti, volutamente ignorato
il fatto che la prima centrale nucleare costiera raggiunta dal
maremoto non fu quella di Fukushima, bensì quella di Okagawa,
dove l’impianto, costruito da un’altra azienda senza badare a
spese, resistette sia al terremoto che allo tsunami, diventando
addirittura rifugio per gli sfollati [1].
Se i proprietari della
centrale di Fukushima non avessero risparmiato sulle protezioni
anti-maremoto e i controlli pubblici giapponesi avessero
funzionato bene, il disastro non sarebbe avvenuto. Questo, che
sembra essere un argomento in favore del nucleare, pone in
verità un problema generale sul nucleare “privato” e sui
controlli “pubblici” ed è il motivo per cui le poche centrali
nucleari in costruzione in Europa sono tipicamente affidate ad
aziende statali con costi impressionanti che gravano solo sulle
casse pubbliche. Per esempio, la centrale nucleare francese di
Flamanville, dopo il fallimento del costruttore Areva, è ora in
mano a EDF che sta realizzando anche la grossa centrale inglese
di Hinkley Point C, insieme al colosso statale nucleare cinese
CNG, con fortissime polemiche sia sull’opportunità politica, sia
sui costi, sia sull’impatto ambientale.h
Il nucleare civile, per
quante precauzioni si prendano, non è a prova di inetto o di
avido: basta un singolo malintenzionato o sbadato nella lunga
catena di progettazione, controllo e gestione degli impianti e
del combustibile per mettere a repentaglio la sicurezza
generale. Questo naturalmente è vero anche per altre grandi
imprese energetiche, come ha dimostrato il disastro del Vajont
(1963), che di fatto, conducendo a migliaia di morti, fermò per
sempre la corsa al grande idroelettrico sulle nostre montagne.
Venendo a punti
specifici, abbiamo rilevato nel video un numero notevole di
errori, imprecisioni, notizie distorte e dati poco attendibili.
Di seguito una breve selezione.
Seguendo la successione
cronologica, la prima riguarda il nocciolo che “non esploderà mai; al massimo si
scalda, si dilata e fonde” e ben si connette con l’altro
travisamento “una centrale non è una bomba e
non può esplodere come una bomba”. I fatti dimostrano
esattamente il contrario: il 10 aprile 2003 nella centrale di
Paks in Ungheria fu scongiurato il pericolo di un’esplosione
nucleare grazie ad un pronto e non semplice intervento di
raffreddamento di 30 barre di combustibile del nucleo del
reattore. Dunque, se per un verso non è possibile escludere a
priori il rischio di esplosione del nocciolo, dall’altro occorre
riaffermare – cosa che l’autore del video si guarda bene dal
fare – che l’autodistruzione del reattore è in sé il maggiore
dei pericoli e che può essere innescato, come accadde a
Fukushima, anche da eventi di “ordinaria amministrazione” quali,
ad esempio, la distruzione dell’impianto refrigerante e/o la
mancata alimentazione delle pompe.
Una centrale nucleare, in
caso di incidenti, anche se non esplode è, comunque, una bomba i
cui effetti biologici (ad es., sindrome acuta da radiazioni e
aumento dell’incidenza del cancro), psicologici e sociali sono
estremamente gravi e duraturi, così come dimostrato da studi
condotti sia in Italia (vedi il caso della Centrale del
Garigliano) che all’estero [2].
Inoltre, il rassicurante
messaggio contenuto nel video “ci preoccupiamo di poche scorie
stoccate in barili a prova di bomba che in 70 anni di attività
di un paese occupano un solo capannone”, è fuorviante
perché si limita a considerare l’aspetto quantitativo, senza
toccare i risvolti più critici.
Da un punto di vista del
tutto generale, le scorie, tante o poche che siano, sono un
problema non risolto che lasciamo sulle spalle delle prossime
generazioni; come è stato giustamente sottolineato in un
articolo uscito su Chemical&Engineening News del 5 maggio 2008
“it is at best irresponsible, at worst a crime, to leave the
waste to be addressed by generations not yet born.”.
Ad esempio, per quanto
riguarda l’Italia, trascorsi oltre 30 anni dalla chiusura degli
impianti, la questione delle scorie è tutt’altro che risolta. In
Germania la penetrazione di una soluzione salina nelle caverne
sotterranee del deposito di Asse, dove dal 1967 al 1978 furono
portati 125.787 container di scorie radioattive (per il 90%
provenienti da centrali nucleari), ne ha compromesso la tenuta
stagna.
Parimenti critica risulta
la situazione delle scorie in Francia: ad Aube, dei due centri
di stoccaggio che ospitano il 90% dei residui radioattivi
prodotti ogni anno in Francia, uno si sta avvicinando alla
saturazione e per alcuni rifiuti non c’è ancora una soluzione.
Inoltre, una recente inchiesta della rete televisiva Artè ha
svelato che la Francia ha stoccato in Siberia presso il
complesso atomico di Tomsk-7 e in modo totalmente abusivo (a
cielo aperto) il 13% delle sue scorie radioattive.
Inoltre, non viene
toccato il problema della dismissione di una centrale nucleare
che di scorie ne lascia tante e di difficilissima gestione; il
sito che ha ospitato una centrale porta indelebili i suoi segni:
enormi silos, in cui vengono “tombate” le scorie e le parti
dell’impianto, che per ragioni di sicurezza non possono essere
toccati per tempi lunghissimi e di cui, ancora una volta, si
dovranno occupare le future generazioni.
Sempre nel video si
minimizzano gli “effetti
di un attacco militare” agli impianti, materializzatosi
nell’agosto scorso a Zaporizhzhia e in settembre a
Pivdennoukrainsk, in Ucraina.
In generale, gli impianti
nucleari non sono progettati in funzione di un possibile danno
derivante da un attacco militare perché, con una visione
assolutamente miope, si considera quale unica fonte di pericolo
il danneggiamento delle strutture che contengono il reattore. È,
invece, facile dimostrare che per provocare un disastro, ad
esempio simile a quello di Fukushima, sarebbe sufficiente
indirizzare l’attacco militare al sistema di raffreddamento
delle vasche che permettono di controllare la temperatura dei
reattori.
Per il caso di
Zaporizhzhia, l’Istituto Affari Internazionali ha formulato lo
“Scenario Fukushima”, richiamando l’attenzione sulleconseguenze
dell’interruzione della refrigerazione del nocciolo e delle
piscine del materiale spento: esplosioni di idrogeno, incendi
locali, esplosioni di vapore acqueo, rottura delle barre di
combustibile fino alla fusione del nocciolo nel corium e
penetrazione del contenitore, con rilascio di materiale
radioattivo.
Inoltre, qualora fosse
bombardata l’area di stoccaggio a secco del combustibile
nucleare esaurito, le strutture di contenimento del combustibile
potrebbero danneggiarsi liberando isotopi radioattivi che
andrebbero a contaminare le zone circostanti l’impianto,
rendendo necessarie contromisure di sanità pubblica per la
popolazione locale.
Il direttore generale
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael
Grossi, a proposito dei ripetuti attacchi missilistici alla
centrale ha dichiarato: “Ogni volta è come se tirassimo i dadi.
E se permettiamo che questo continui, un giorno la nostra
fortuna si esaurirà”.
Nel video si tace,
ovviamente, sulla “connessione
tra usi civili ed usi militari” del nucleare; è, invece,
noto che i cicli del combustibile e della fissione nelle
applicazioni pacifiche e non pacifiche funzionano spesso in
parallelo; tecnologie e conoscenze sono spesso adatte ai due
usi, soprattutto negli stati con regimi autocratici. Il caso
tipico è quello dell’Iran, con il suo programma militare
clandestino svolto in parallelo a quello civile, dove la AIEA ha
rilevato particelle di uranio arricchito all’83,7 per cento, non
lontano dalla soglia del 90 per cento necessaria per la
produzione di un ordigno.
E, comunque, anche in
assenza di programmi militari clandestini, la catena del
nucleare a uso civile ben si presta ad essere utilizzata per
applicazioni militari: questo vale per gli impianti di
arricchimento dell’isotopo fissile dell’uranio (U-235), per i
reattori di ricerca e commerciali, per gli impianti e la
tecnologia di ritrattamento e, infine, per i siti provvisori di
stoccaggio del plutonio, dell’uranio e di altri materiali
fissili.
Affermare poi che “Il
nucleare fa paura perché ci appare ancora misterioso, per questo
ci ricordiamo di quei 2 grossi incidenti successi in 70 anni di
attività” è puro negazionismo; in realtà negli ultimi 50
anni si contano numerosi incidenti, tra i quali almeno 5 gravi:
oltre a Chernobyl (1986) e Fukushima (2011), si devono
aggiungere quello già citato all’impianto di Three Mile Island
(1979) e quelli alle centrali nucleari di Kyshtym (1957) e di
Windscale Piles (sempre 1957). Fra l’altro, è molto probabile
che non tutti gli incidenti nucleari siano stati dichiarati in
quanto legati a sviluppo di programmi militari clandestini.
Inoltre, il nucleare “fa
paura” non perché sia oggetto opaco e misterioso come si dice
nel video, ma proprio perché vi è consapevolezza dei rischi
associati all’opzione nucleare. Ad esempio e giustamente,
l’Italia, pur non avendo centrali funzionanti sul suo
territorio, data la presenza di 13 impianti a meno di 200
chilometri dai suoi confini si è dotata di un Piano Nazionale
per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari; tra gli
obiettivi del Piano figurano la definizione e l’attuazione di
“…misure per la tutela della salute pubblica e delle produzioni,
con particolare riguardo alle misure protettive e alle strategie
di protezione dei cittadini, nonché i controlli delle filiere
produttive e le restrizioni alla commercializzazione di prodotti
agroalimentari”.
Sui “costi del nucleare” la
narrazione proposta nel video falsifica la realtà, ignorando la
conclusione a cui si perviene dopo aver analizzato le stime
dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA): il nucleare non
costerà poco e sarà in grado di reggersi unicamente in virtù di
un robusto sostegno finanziario di fonte governativa. Non
potrebbe essere altrimenti considerati gli ingenti costi di
realizzazione degli impianti, su cui incide il peso degli oneri
finanziari dovuti ai lunghi tempi di costruzione, stimati
ottimisticamente dalla IEA in 10 anni nel Regno Unito, 9 in
India e negli Usa, e 6 in Cina.
Non solo le vecchie ma
anche le nuove centrali non risultano competitive sia rispetto
ai costi che ai tempi di costruzione: Flamanville 3 in Francia
avrebbe dovuto avere un costo di 5 miliardi di euro lievitati a
13,2, secondo Electricité de France, e a 19 per la Corte dei
conti francese; la costruzione avviata nel 2007 si sarebbe
dovuta concludere dopo molti ritardi nel 2022, ma secondo Alain
Morvan, direttore del progetto, l’impianto verrà caricato con il
combustibile solo nel primo trimestre del 2024. La Finlandia ha
invece terminato la costruzione di Olkiluoto con un ritardo di
12 anni rispetto ai tempi pianificati e con costi triplicati.
La sequela di
mistificazioni contenute nel video si alimenta anche del
capitolo relativo “all’impronta
carbonica” delle centrali in rapporto all’energia prodotta,
che l’autore, non senza audacia e con tanto di grafico,
proverebbe essere inferiore rispetto a quella delle fonti
rinnovabili.
La quantità di CO2 emessa dal nucleare deve essere calcolata tenendo
conto di tutte le fasi del ciclo di vita degli impianti –
dall’estrazione dell’uranio fino alla dismissione delle centrali
– senza tralasciare le emissioni legate al trasporto e allo
stoccaggio delle scorie radioattive.
Ciò premesso, secondo i
dati forniti dall’Agenzia per l’ambiente tedesca, il valore
delle emissioni generate dal nucleare risulta elevato: oltre il
triplo del fotovoltaico (33 g/kWh), circa 13 volte quello delle
centrali eoliche (tra i 9 e i 7 g/kWh) e quasi 30 volte quello
degli impianti idroelettrici (4 g/kWh).
Inoltre, secondo lo
studio “Differences
in carbon emissions reduction between countries pursuing
renewable electricity versus nuclear power”, pubblicato
il 5 ottobre del 2020 sulla rivista Nature Energy, le energie
rinnovabili sono fino a 7 voltepiù efficaci nel ridurre le
emissioni di carbonio rispetto all’energia nucleare.rsten
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L’ostracismo nei
confronti delle rinnovabili trova riscontro in un altro
passaggio del video in cui si afferma che “Questa
filiera, in rapporto all’energia prodotta, genera un
inquinamento e un’emissione di CO2 che supera
pure quella del nucleare, facendoci poi dipendere da stati come
la Cina”.
Delle emissioni di CO2 si è già detto. Quanto alla debolezza della filiera
nazionale ed europea relativa alle rinnovabili e alla
conseguente dipendenza dalla Cina, il nodo è e resta tutto
politico. Nel suo report “Solar PV Global Supply Chain”
pubblicato a giugno di quest’anno, la IEA afferma che “… Le
nazioni possono migliorare la resilienza investendo per
diversificare la produzione e le importazioni”.
Per quanto concerne
l’Italia, il PNRR destina risorse alla
realizzazione/modernizzazione di impianti per la produzione di
moduli fotovoltaici nei siti di Modugno (pannelli flessibili) e
Catania, dove ENEL punta a raggiungere l’obiettivo di produrre
3000 MW di pannelli al 2024.
In merito alla dipendenza
dalla Cina, le attuali tecniche consentono di riciclare fino al
88-90% del modulo fotovoltaico, generando circa 17-18 kg di
materie prime seconde per ogni pannello. Ragion per cui è
importante investire su nuove tecnologie che consentano di
accrescere la percentuale di riciclo dei moduli, il conseguente
recupero di silicio da utilizzare per nuove produzioni, nel
rispetto dei dettami dell’economia circolare, e, quindi, di
diminuire la dipendenza dai paesi esteri.
Non altrettanto può dirsi
del combustibile che alimenta i reattori, presente in soli
cinque paesi al mondo, tra cui anche la Russia, con le sue
486.000 tonnellate, pari all’8% delle riserve mondiali, e il
Kazakistan, con 906.800 tonnellate, pari al 15% delle riserve
mondiali, e primo produttore al mondo, ma teatro di dure
repressioni del dissenso interno.
Altro punto dolens del
video è quello della presunta “assenza di infiltrazioni mafiose e
malavitose” in un settore a così alta specializzazione.
L’accertato “zampino” della yakuza, la temibile mafia
giapponese, nella gestione della decontaminazione di Fukushima,
e alcuni cablogrammi di Wikileaks che chiariscono il ruolo delle
cosche nella gestione dei traffici illeciti di rifiuti nucleari
in transito dal Porto di Gioia Tauro, smentiscono la fantasiosa
narrazione dell’autore.
Al capitolo “mafia
atomica” appartengono anche alcune delle pagine più oscure e
dolorose del nostro paese: l’esecuzione, avvenuta a Mogadiscio
il 20 marzo del 1994, della giornalista Ilaria Alpi, rea di aver
indagato su un traffico internazionale di armi e rifiuti tossici
radioattivi, e la morte, avvenuta in circostanze misteriose,
dell’ufficiale della Marina Militare, Natale De Grazia, in
servizio presso la Capitaneria di porto di Reggio Calabria e
impegnato in una delicata indagine sull’affondamento delle navi
dei veleni nei mari della Calabria.
La denigrazione delle
rinnovabili prosegue associando
allosviluppo
delle rinnovabili l’incremento del consumo di suolo e
richiamando l’avversione
delle comunità locali nei confronti di “pannelli
fotovoltaici e pale eoliche”.
Anche in questo caso la
smentita viene dai “freddi numeri”: secondo un recente studio
condotto in Italia [3] nel 2020, l’energia solare potrebbe
alimentare l’Italia senza utilizzare ulteriore suolo.
Per raggiungere gli
obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima
(PNIEC), rivisti alla luce del Green Deal U.E., si prevede che
entro il 2030 il fotovoltaico debba fornire almeno 100 TWh di
energia elettrica, 4 volte in più rispetto al 2020. Ipotizzando
che questa energia venga generata da impianti solari a terra, si
occuperebbe un’area di poco superiore ai 1.000 km2,
grosso modo pari alla superficie della provincia di Pistoia e
corrispondenti a circa il 5% del consumo di suolo in Italia,
contro una quota del 40% ricoperta da strade e circa del 30%
occupata dagli edifici.
Esistono tuttavia diverse
alternative per ridurre ulteriormente il consumo di suolo: ad
esempio, attraverso il revamping e il repowering degli impianti
esistenti, utilizzando moduli più efficienti (passando
dall’attuale 21-22% al 30% entro il 2030, si potrebbero produrre
300 TWh, doppiando abbondantemente il target del Green Deal) e,
anche, con soluzioni riguardanti l’integrazione del fotovoltaico
sui tetti degli edifici o l’uso del fotovoltaico galleggiante
sull’acqua.
Quanto all’atteggiamento
delle amministrazioni e delle comunità locali nei confronti
dell’eolico, è dimostrato che giocano un ruolo a favore della
realizzazione dei progetti fattori quali una buona
pianificazione, il concreto coinvolgimento dei territori,
un’informazione preventiva, tempestiva e trasparente, il
rispetto delle norme che regolano i permessi, il grado di
integrazione dei progetti con il tessuto economico-sociale
locale, ecc. (si veda, ad esempio, il caso dell’impianto eolico
in località Tocco da Casauria, 3,2 MW, anno 2006).
Di contro, sappiamo per
certo che in Italia il culmine dell’opposizione pubblica a piani
energetici è stato raggiunto solamente in occasione delle due
consultazioni referendarie sullo sviluppo del nucleare civile.
La prima consultazione, nel 1987, si articolò su tre quesiti: il
numero dei votanti fu pari al 65,1% degli aventi diritto e per
tutti e tre i quesiti la maggioranza dei votanti di espresse
contro l’opzione nucleare. Stessa sorte toccò al nucleare nel
2011: il numero dei votanti fu il 54,79% degli aventi diritto e
il 94,5% dei votanti si espresse per la seconda volta contro lo
sviluppo del nucleare in Italia, a dispetto di quanti, politici
e non, avevano fino ad allora sostenuto e continuavano ad avere
un atteggiamento neutrale nei confronti di quel settore.
Per giustificare la
necessità di installare impianti nucleari il video continua la
sua crociata contro le rinnovabili accusando
queste fonti di una variabilità intrinseca con la
conseguente impossibilità di stabilizzare il sistema elettrico.
In realtà sono sempre più diffusi e facilmente reperibili studi
tecnico-scientifici che mostrano come sia possibile sviluppare
un sistema elettrico basato sul 100% di rinnovabili, senza
utilizzare fonti fossili e senza costruire nuove centrali
nucleari [4]. Un tale obiettivo è realizzabile anche in Italia;
ad esempio, l’amministratore delegato di Terna, Stefano
Donnarumma, intervistato da diverse testate giornalistiche (vedi
Il Messaggero del 5/10/22), non ha mostrato perplessità per
l’imponente crescita delle rinnovabili sul sistema elettrico da
lui amministrato e Francesco Starace, ingegnere nucleare a capo
di Enel Spa, ha dichiarato la sua totale contrarietà a un nuovo
programma nucleare italiano basato sulle tecnologie oggi
disponibili (vedi intervista a Open del 13/1/22).
Nonostante la recente
propaganda distorta e dannosa, i numeri parlano chiaro: in tutto
il mondo le rinnovabili sono in crescita esplosiva, mentre il
nucleare è sostanzialmente residuale o in fase calante. Allora,
i nostri giovani dovrebbero guardare responsabilmente al loro
futuro affidandosi non a un divertente cartone animato, ma a
seri dati scientifici.
di Enrico Gagliano, Vittorio
Marletto, Margherita Venturi – Energia
per l’Italia
Riferimenti
[1] Andrew
Leatherbarrow, Melting
Sun: The History of Nuclear Power in Japan and the Disaster at
Fukushima Daiichi, Nielsen, 2022.
[2]
“Special Report: Counting the dead”, Nature, 440,
982, 2006 (doi.org/10.1038/440982a); J.-C. Nénot, “Radiation
accidents over the last 60 years”, Journal
of Radiological Protection, 29, 301, 2009
(doi.10.1088/0952-4746/29/3/R01).
L’aggiornamento del PNIEC
dovrà essere consegnato a Bruxelles a giugno 2024
Il nuovo Piano
Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) potrebbe
contenere il primo accenno concreto all’impiego dell’energia
nucleare. Non per il medio termine, ovviamente, quanto
piuttosto per lo sforzo di decarbonizzazione al 2050. A
rivelarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
energetica Gilberto Pichetto Fratin un giorno
prima del Vertice
G7 di Torino.
Il numero uno del MASE ha
da sempre sostenuto la validità dell’energia dell’atomo come
strumento di decarbonizzazione energetica, nonostante le chiare
difficoltà di riuscire ad inserire una simile fonte nel contesto
nazionale. Ecco perché nel 2023 il dicastero ha istituito
la Piattaforma Nazionale per un
Nucleare Sostenibile (PNNS). Il network, coordinato dal
MASE con il supporto di Enea e RSE, ha l’obiettivo di definire
in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa
dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alla crescita
della filiera industriale nazionale (già attiva nel comparto).
Lo scenario nucleare nel PNIEC italiano
Il passaggio nel PNIEC
italiano appare come una mossa, per alcuni versi, abbastanza
prevedibile. Il Piano deve essere consegnato entro giugno 2024
alla Commissione europea nella sua versione ufficiale,
integrando in teoria tutte le richieste avanzate da Bruxelles
rispetto alla bozza 2023.
A partire da nuovi dettagli su come il Belpaese intenda
raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici 2030. Con
particolare attenzione alle azioni di riduzione delle emissioni.Secondo
quanto riporta l’esecutivo UE, infatti, “il piano fornisce proiezioni di
emissioni che dimostrano che con le politiche e le misure
aggiuntive proposte nel progetto di PNEC aggiornato, l’Italia
non è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo
nazionale di gas serra di -43,7% nel 2030 rispetto ai livelli
del 2005. Secondo le proiezioni dell’Italia, il target sarebbe
inferiore di 6,7-8,7 punti percentuali”.
Il possibile scenario
“nucleare” su cui sta lavorando la PNNS riguarda però il lungo
termine, ossia le politiche dal 230 alla metà del secolo. Spiega
il ministro Pichetto “L’aggiornamento
del PNIEC, da trasmettere alla Commissione europea entro giugno
2024, riporterà anche analisi di scenario contenente una
possibile quota di energia prodotta da fonte nucleare nel
periodo 2030-2050. Tale quota sarà ricavata dai dati, basandosi
su valutazioni comparative rispetto al mix energetico attuale.
Tali analisi sono tutt’ora in corso di studio da parte di uno
specifico Gruppo di lavoro della Piattaforma”.
Si studiano nuove proposte normative e di governance
Ma per portare il nucleare
in Italia e inserire l’atomo nel mix elettrico nazionale
servirà anche mettere
mano a norme, regolamenti e incentivi per non parlare
delle politiche di governance. E al momento l’Italia fatica
anche a realizzare il deposito nazionale dei rifiuti
radioattivi.
Come muoversi su questo
fronte? Il Ministro ha rivelato di aver dato mandato al
giurista Giovanni
Guzzetta, di costituire un gruppo di alto livello per
ridisegnare l’ambito legislativo del sistema regolatore italiano
“per accogliere un eventuale
programma di ripresa della produzione nucleare in Italia“,
con la definizione, inoltre, di “un quadro normativo specifico per
l’energia da fusione”.
Atto Camera
Mozione 1-00295
presentato da
SQUERI Luca
testo presentato
Mercoledì 12 giugno 2024
modificato
Mercoledì 26 giugno 2024, seduta n. 314
La Camera,
premesso che:
1) nel gennaio 2020 l'Italia ha inviato alla Commissione europea
la versione definitiva del Piano nazionale integrato per
l'energia e il clima 2021-2030 (Pniec), adottato in attuazione
del Regolamento 2018/1999/UE, al termine di un percorso di
consultazione pubblica ed elaborazione avviato nel dicembre
2018. Tra i principali obiettivi: una percentuale di energia da
fonti energetiche rinnovabili (FER) nei consumi finali lordi di
energia pari al 30 per cento, la riduzione dei «gas serra»,
rispetto al 2005, per tutti i settori non ETS del 33 per cento,
il phase out del carbone dalla generazione elettrica al 2025;
2) nel dicembre 2019, la Commissione europea ha presentato la
comunicazione strategica sul Green Deal europeo volta a
conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale
traguardo, approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio europeo,
è stato successivamente sancito dalla legge europea sul clima
(regolamento 2021/1119/UE), che ha introdotto l'obiettivo, da
conseguire entro il 2030, di ridurre le emissioni di almeno il
55 per cento rispetto ai livelli del 1990;
3) il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha presentato un
pacchetto di proposte legislative, denominato Fit for 55 (Pronti
per il 55 per cento), volte a rivedere la normativa dell'Ue in
materia di riduzione delle emissioni climalteranti, per
consentire il raggiungimento di questo nuovo più ambizioso
obiettivo al 2030;
4) il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il
Piano REPowerEU (COM(2022) 230 final) con l'obiettivo di ridurre
la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili russi accelerando
la transizione e costruendo un sistema energetico più
resiliente. Con il regolamento (UE) 2023/435 del 27 febbraio
2023, è stato consentito agli Stati membri di inserire appositi
capitoli REPowerEU nei Piani per la ripresa e la resilienza
(PNRR). Il 7 agosto 2023 il Governo italiano ha presentato alla
Commissione europea le conseguenti modifiche al Piano nazionale
ripresa resilienza, accolte dalla Commissione europea,
(COM(2023) 765 Def) il 24 novembre 2023 e dal Consiglio europeo
l'8 dicembre 2023;
5) il 4 agosto 2022 è entrato in vigore, con decorrenza 1°
gennaio 2023, il regolamento delegato 2022/1214 della
Commissione Ue, che include gas e nucleare dalla lista degli
investimenti considerati sostenibili dal punto di vista
ambientale (cosiddetta tassonomia verde). Dal 1° gennaio 2023 è
possibile investire in nuove centrali nucleari realizzate con le
«migliori tecnologie disponibili» e fra gli investimenti
sostenibili le attività di ricerca e sviluppo per le nuove
tecnologie è stato inserito il nucleare di quarta generazione.
Quanto al gas, le centrali con permesso di costruzione
rilasciato entro il 2030, dovranno sostituire vecchi impianti a
combustibili fossili con altri più efficienti del 55 per cento
dal punto di vista delle emissioni ed essere programmate per
passare, dal 2035, a gas rinnovabile;
6) il 16 maggio 2023 è entrato in vigore il Regolamento (UE)
2023/857 (cosiddetto Regolamento Effort Sharing-ESR) che ha
fissato un obiettivo per l'Italia ancor più ambizioso,
prevedendo che le emissioni di gas a effetto serra degli Stati
membri al 2030 rispetto ai livelli nazionali del 2005
determinate in conformità dell'articolo 4, paragrafo 3 del
regolamento stesso (trasporti, residenziale, terziario,
industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti,
l'agricoltura) si riducano entro il 2030 del 43,7 per cento
rispetto ai livelli del 2005;
7) questo complesso di impegni detta l'inquadramento del
percorso di decarbonizzazione del Paese. Ai sensi dell'articolo
14 del regolamento (UE) 2018/1999, la proposta di aggiornamento
del Piano nazionale integrato energia e clima, allineata ai
nuovi obiettivi, deve essere trasmessa alla Commissione europea
entro il 30 giugno 2023, mentre la versione finale del documento
deve essere trasmessa entro giugno 2024, sviluppandosi nelle
cinque dimensioni dell'Unione dell'energia: decarbonizzazione
(riduzione delle emissioni e energie rinnovabili); efficienza
energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia;
ricerca, innovazione e competitività;
8) in coerenza con gli obiettivi sopraindicati il Ministero
dell'ambiente ha predisposto nell'estate 2023 un documento di
aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima
2019, in linea con i nuovi obiettivi, prevedendo per il 2030 la
conseguente riduzione dell'emissione di gas serra, una quota del
40 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili nei
consumi finali lordi di energia (e del 65 per cento nel settore
elettrico);
9) un aumento dell'efficienza energetica che porta i consumi
finali 2030 a 100 Mtep e quelli primari dai 145 Mtep del 2021 ai
122 del 2030; l'abbattimento, rispetto al 2005 del 62 per cento
delle emissioni ETS e del 35-37 per cento delle emissioni ESR,
la promozione della produzione industriale a basse emissioni di
carbonio, nonché una maggiore elettrificazione nel mix
energetico;
10) la proposta di aggiornamento Piano nazionale integrato
energia e clima 2023 prevede che per rispettare la traiettoria
emissiva del periodo 2021-2030, rispetto ai livelli del 2005,
sarà necessario avviare da subito una significativa riduzione
delle emissioni pari a oltre il 30 per cento rispetto ai livelli
del 2021, da conseguirsi prevalentemente nei settori trasporti e
civile (residenziale e terziario);
11) nel percorso di decarbonizzazione, in tutti i settori,
l'efficienza energetica rappresenta il driver principale, in
coerenza del principio Energy Efficiency First (efficienza
energetica al primo posto);
12) per quanto riguarda la produzione elettrica da fonte
rinnovabile (FER-E) in termini di potenza installata si prevede
di aumentare, rispetto all'installato di fine 2021, da 11.290 a
28.140 MW quelle eolica, da 22.594 a 79.921 MW quella solare,
mentre restano sostanzialmente stabili le potenze installate nei
settori dell'idroelettrico e della geotermia. In calo la
produzione da bioenergie. In termini di produzione annua si
prevede di incrementare l'eolico da 20 a 64 TWh, il solare da 25
a 99 TWh, mentre si prevede una sostanziale stabilità per
l'idroelettrico (da 48,5 a 47 TWh) e un calo per le bioenergie
da 19 a 10 TWh) (pagine 77 e 78 del Piano nazionale integrato
energia e clima 2023);
13) per quanto riguarda il settore delle rinnovabili termiche
(FER-C), le misure dovranno essere coordinate con l'efficienza
energetica, in particolare per gli edifici. È previsto l'obbligo
di integrazione delle rinnovabili termiche negli edifici, la
riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali, l'obbligo di
fornitura di calore rinnovabile per vendite di calore sopra i
500 tep, unitamente all'incentivazione della produzione di
energia rinnovabile termica di grande taglia con sistemi
competitivi. Nel settore termico, oltre a una forte spinta
all'elettrificazione dei consumi data dall'ampia diffusione
delle pompe di calore nel settore civile, penetreranno sempre
più i gas rinnovabili (biometano, bioGPL e DME rinnovabile) e
idrogeno (in particolare in ambito industriale);
14) l'ammontare degli investimenti diretti stimati necessari per
raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia
e clima al 2030 è stimato dal Ministero dell'ambiente e della
sicurezza energetica in 830,3 miliardi di euro, tra il 2023 e il
2030 dei quali 524,9 miliardi a carico del settore dei trasporti
(solo veicoli) 134,2 miliardi nel settore dell'edilizia
residenziale, 43 miliardi nel terziario, 37,2 per le reti del
sistema elettrico, 69,4 nelle FER-E (di cui 36 miliardi nel
fotovoltaico e 24 nell'eolico) e 6,3 miliardi per i sistemi di
accumulo (batterie e pompaggi). In calo invece gli investimenti
in idroelettrico e bioenergie (pagine 411-412 del Piano
nazionale integrato energia e clima 2023);
15) a fronte di questa dimensione epocale di investimenti le
risorse disponibili, tra le misure di finanza sostenibile
individuate dal Piano nazionale integrato energia e clima 2023 e
le risorse rese disponibili nei vari fondi europei, appaiono del
tutto esigue e sottostimate, ove si consideri che la Commissione
UE prevede, nelle linee guida per l'aggiornamento del Piano
nazionale integrato energia e clima, la necessità di valutare
gli impatti sociali ed economici delle misure di transizione, da
accompagnare con politiche che impediscano l'acuirsi delle
differenze sociali, favoriscano la ricollocazione dei lavoratori
e contrastino i fenomeni di povertà energetica. A tale scopo le
risorse del Fondo sociale per il clima (86,7 miliardi di euro di
cui il 75 per cento finanziato con i proventi ETS e il 25 per
cento con risorse proprie degli Stati), sembrano essere esigue
rispetto agli impatti delle diverse politiche pubbliche messe in
campo. Il solo costo della direttiva Case green è stato stimato
a livello europeo in 275 miliardi di euro l'anno dal 2024 al
2030;
16) è necessario sottolineare che il raggiungimento degli
obiettivi, ambiziosi, previsti dal Piano nazionale integrato
energia e clima non può prescindere dal sostegno di tutte le
fonti rinnovabili e, quindi, da una libertà in merito alle
scelte tecnologiche. Come chiarito dalla direttiva (UE)
2018/2001, le biomasse, la geotermia, l'energia idraulica e i
biogas, appartengono al novero delle fonti rinnovabili, questo
anche nell'ottica di preservare ed accompagnare verso una
graduale transizione anche il sistema produttivo principale del
nostro paese caratterizzato da imprese di medio-piccole
dimensioni;
17) va da sé, inoltre, anche la necessità di avanzare in sede
europea una proposta volta al riconoscimento degli incentivi a
impianti la cui componentistica e tecnologia sia in gran parte
costruita nell'Unione europea anche per incentivare gli
investimenti in Europa e concorrere alle logiche di filiera
industriale che gioverebbe al sistema Italia;
18) inoltre, è opportuno valorizzare quanto introdotto nel 2023
dall'Unione europea attraverso il Critical Raw material act
quale strumento utile a implementare strumenti di ricerca,
estrazione di terre rare e altre materie prime critiche e
strategiche, riciclo delle stesse e avvio di processi
industriali e tecnologici per la surroga di tali elementi. Ad
oggi il settore mondiale delle batterie sta conoscendo
un'evoluzione esponenziale con un fortissimo calo dei prezzi e
l'introduzione di nuove tecnologie di sostituzione o
complementari. Proprio su questo fronte vi sono prospettive
interessanti per la tecnologia agli «ioni-sodio» e le batterie
termiche dove l'industria italiana può rivestire un ruolo da
assoluta protagonista per la presenza di importanti progetti in
tale settore;
19) per quanto riguarda le biomasse, la superficie boscata
italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni di
ettari, sui 30,1 milioni totali del Paese, ma si utilizza come
fonte rinnovabile solo il 18 per cento dell'accrescimento, che
corrisponde a 7,90 Mtep, e l'Italia è il primo importatore
europeo di materia prima legnosa. Germania, Francia e Spagna
prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia
termica da biomassa. Se si utilizzasse il 67 per cento
dell'accrescimento (media europea) se ne otterrebbero 30 Mtep,
che coprirebbero il 70 per cento dei consumi termici da fonte
fossile. La gestione sostenibile delle foreste, unitamente alla
previsione di politiche per la mitigazione degli incendi,
migliora la capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la
capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto
all'Italia che dispone di una insolazione molto superiore e ha
grande disponibilità di acqua;
20) per la geotermia, risorsa rinnovabile (calore della terra) e
programmabile, è attribuito (dati RSE-GSE) un elevato potenziale
geotermico presente nel 60 per cento del territorio italiano.
L'Italia con oltre 30 impianti geotermoelettrici, attivi nel
settore elettrico, per una potenza di 817 MW ed una produzione
nel 2022 di 5.837 GWh, pari al 6 per cento circa della
produzione elettrica da FER e al 2 per cento circa della
produzione elettrica complessiva nazionale, si pone da molti
anni al primo posto dei Paesi dell'Unione Europea in termini di
capacità installata. La risorsa geotermica ai fini energetici è
significativamente utilizzata nel Paese anche nel settore
termico sia attraverso impianti di teleriscaldamento, sia
mediante impianti di sfruttamento diretto del calore geotermico,
che in impianti di sfruttamento del calore geotermico tramite
pompa di calore. La geotermia, oltre ad essere una delle
principali fonti rinnovabili per riscaldamento, raffreddamento e
per la produzione programmabile di energia elettrica, risulta il
mezzo più sostenibile per estrarre litio e altre materie prime
critiche dai fluidi geotermici;
21) per quanto riguarda l'energia idraulica secondo i dati
contenuti nel Registro italiano dighe, le grandi dighe (volume
d'invaso maggiore di 1.000.000 metri cubi, altezza maggiore di
15 metri) sono in totale 532. Di queste 497 sono ancora in
attività e sono date in concessione soprattutto per la
produzione di energia idroelettrica (306) dighe cui seguono gli
usi irriguo potabile e industriale. La capacità d'invaso è di
circa 14 chilometri cubi. Con interventi di manutenzione degli
invasi e di ammodernamento delle turbine secondo alcuni studi si
potrebbe avere un incremento di produzione di 25 TWh annui al
2030 (circa il 40 per cento in più). In Italia piovono
annualmente circa 300 miliardi di metri cubi d'acqua, dei quali
viene trattenuto solo l'11 per cento, mentre l'obiettivo
raggiungibile è del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare
all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva
per ettaro;
22) nel settore del biogas l'Italia è leader in Europa con 1.600
impianti attivi, 1,7 miliardi di metri cubi di biometano (biogas
depurato da CO2) prodotti e 12 mila occupati. La produzione di
biogas si avvale oggi di tecnologie all'avanguardia, quali la
digestione anaerobica dalla quale deriva un digestato
considerato efficace fertilizzante. La produzione di biogas ha
effetti a cascata sulla filiera agroalimentare, perché oltre
all'energia e alla fertilizzazione, favorisce l'uso efficiente
dell'acqua, accompagna tecniche di produzione basate sul
precision farming e l'innovazione nella meccanica agraria, ma
soprattutto accresce la competitività degli allevamenti
preservando il futuro di una filiera fondamentale per il made in
Italy. Oggi si trasforma in biogas il 15 per cento dei reflui
zootecnici che possono arrivare entro il 2030 a una percentuale
del 65 per cento con una produzione di 6,5 miliardi di metri
cubi e la creazione di altri 25 mila posti di lavoro. Nel Piano
nazionale ripresa resilienza la Missione 2 nella Componente C1
«Economia circolare e agricoltura sostenibile» è previsto lo
sviluppo del biometano di origine agricola o da Forsu (frazione
organica dei rifiuti urbani) (1,92 miliardi di euro) da
destinare al greening della rete gas, pari a circa 2,3-2,5
miliardi metri cubi, per rispondere alla domanda crescente di
decarbonizzazione sia del settore dell'industria, soprattutto
quella Hard To Abate che non può essere elettrificata, e sia del
settore trasporti, in forma liquida (bioGNL) o gassosa in
aggiunta al biometano, l'Italia è fortemente impegnata nello
sviluppo delle produzioni di bioGPL e di altri gas rinnovabili
(es. DME);
23) è necessario, infine, tener conto delle evidenze
geopolitiche internazionali: la Cina è attualmente superpotenza
nel settore delle energie rinnovabili, acquisendo in sostanza
una leadership tecnologica, industriale, commerciale nell'eolico
e nel fotovoltaico, nella supply chain della mobilità elettrica
(delle terre rare, dalle materie prime alle batterie). Grazie ai
massicci investimenti effettuati nelle rinnovabili, l'industria
cinese è quasi monopolista nella produzione mondiale di pannelli
solari e delle turbine eoliche, con una quota superiore ai due
terzi. Se non adeguatamente sorretto da una industria europea,
il mantra della transizione energetica al dopo-fossili
affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di trasformarsi in
una dipendenza eccessiva dalle forniture cinesi e di mettere a
repentaglio importanti catene di valore della meccanica europea;
24) viceversa, nelle tecnologie relative ai settori delle
turbine (idrauliche e non), dello sfruttamento delle biomasse,
della geotermia, della produzione di biogas l'Italia è
all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da protagonista.
Quanto all'efficienza energetica il sistema produttivo del
nostro Paese presenta valori d'intensità energetica primaria
(definita dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e
il prodotto interno lordo) inferiori alla media dei Paesi
dell'Unione europea;
25) con riferimento infine all'energia nucleare, la Camera il 9
maggio 2023 ha approvato la mozione 1-00083, nella quale si
impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire nel mix
energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e
pulita per la produzione di energia e ad adottare iniziative
volte ad includere la produzione di energia atomica all'interno
della politica energetica europea, riaffermando in quella sede
una posizione volta a mantenere nella tassonomia degli
investimenti verdi la messa in esercizio di centrali nucleari
realizzate con le migliori tecnologie disponibili;
26) in ambito nucleare, si ricorda che l'Italia possiede il
secondo settore industriale europeo, sia in termini di
competenze che di capacità, avendo sempre mantenuto attività nel
settore, a livello EU e internazionale. Inoltre, l'Italia forma
circa il 10 per cento degli ingegneri nucleari europei. I
ricercatori italiani e alcune infrastrutture sperimentali sono
ben conosciuti e apprezzati nel mondo. Grazie a queste
caratteristiche, l'Italia è oggetto di particolare attenzione,
in particolare dalla Francia ed ultimamente dagli Stati Uniti,
per la costituzione di una supply chain nucleare europea,
finalizzata a realizzare: lo sviluppo delle nuove tecnologie; la
formazione delle risorse umane; la realizzazione di nuove
politiche energetiche che integrino in maniera sinergica fonti
rinnovabili e nucleare;
27) nel nuovo quadro regolatorio europeo, l'Italia può quindi
giocare un ruolo da protagonista, partecipando sia allo sviluppo
sia alla realizzazione delle nuove tecnologie nucleari in
programmazione nei Paesi EU, seguendo le storiche orme dei «due
Enrico»: Fermi, inventore dell'energia nucleare nel 1942, e
Mattei, il primo a realizzare una centrale nucleare in Italia, a
Latina, nel 1960;
28) nella definizione della strategia energetica nucleare del
nostro Paese, occorre considerare la definizione di partnership
con gli altri Stati europei impegnati sul tema, anche al fine di
incrementare il know how e le capacità industriali. In tale
percorso sarebbe opportuno valutare la definizione di
un'autorità indipendente di sicurezza nucleare nazionale con
un'adeguata dotazione organica;
29) in linea con le raccomandazioni dell'Agenzia internazionale
per l'energia atomica, appare necessario individuare altresì una
Nuclear energy programme implementing organization (Nepio) con
il compito di valutare lo stato delle infrastrutture di base
necessarie per avviare un programma nucleare nazionale e fornire
al Governo le indicazioni necessarie per il loro completo
sviluppo e operatività. Tale Nepio dovrebbe anche avere il
compito di coinvolgere e coordinare tutti i soggetti pubblici e
privati interessati, al fine di uno sviluppo organico e coerente
di tutte le infrastrutture di base,
impegna il Governo:
1) in relazione all'adozione della versione definitiva del Piano
nazionale integrato energia e clima ad adottare iniziative
volte:
a) a prevedere, per quanto di competenza, opportune forme di
rendicontazione al Parlamento circa lo stato di avanzamento del
Piano nazionale integrato energia e clima;
b) a rafforzare nell'ambito del Piano nazionale integrato
energia e clima, sulla base del principio della neutralità
tecnologica, l'apporto di tutte le fonti rinnovabili o
sostenibili con bassa emissione di CO2, sia termiche che non,
tenendo conto della necessità di valorizzare la filiera
produttiva nazionale, al contempo ottimizzando il rapporto
costi/benefici per il sistema Paese, valutando il differente
grado di programmabilità e garantendo il positivo apporto in
termini di miglioramento della qualità dell'aria;
c) nel settore civile, a prevedere riforme delle misure in
vigore a supporto della riqualificazione edilizia, che
garantiscono una maggiore efficacia e un impiego più efficiente
delle risorse pubbliche;
d) nel settore trasporti, a rafforzare le misure volte a
favorire lo shift modale delle persone e delle merci verso
modalità più efficienti e decarbonizzate, quali il trasporto
pubblico e ferroviario, e, contemporaneamente, a supportare lo
sviluppo delle produzioni dei biocarburanti e delle altre fonti
rinnovabili;
e) nel settore industriale, a prevedere lo sviluppo di diverse
opzioni tecnologiche per la decarbonizzazione dei settori hard
to abate quali l'efficienza energetica, l'idrogeno, il biometano
e la Carbon capture and storage (Ccs), con un approccio
integrato che non escluda nessuna di queste opzioni, ma che allo
stesso tempo promuova e faciliti l'accesso a quelle più efficaci
per ciascun ambito;
f) a prevedere nel Piano un approfondimento riguardo la
valutazione sugli effetti dell'eventuale adozione,
nell'orizzonte temporale successivo al 2030 e traguardando gli
obiettivi 2050, di tecnologie di generazione energetica basate
sulla fonte nucleare, quali a titolo esemplificativo i reattori
nucleari di piccole dimensioni (Smr), i piccoli reattori
nucleari avanzati (Amr), i microreattori e le macchine a
fusione;
2) al fine di conseguire in modo efficace i target del Piano
nazionale integrato energia e clima al 2030, ad adottare
iniziative di competenza volte a:
a) anche in ambito europeo, a individuare le risorse e gli
strumenti di programmazione economica necessari ad attuare il
Piano nazionale integrato energia e clima 2023-2030, valutando
non solo ex ante, ma anche in itinere l'impatto economico,
finanziario, sociale nonché sul sistema produttivo delle misure
poste in essere per il raggiungimento dei target;
b) a proseguire i tavoli di approfondimento già avviati sul
settore civile, dei trasporti e sulle tematiche
socio-economiche, per un efficace attuazione delle politiche
previste dal Piano nazionale integrato energia e clima e per il
monitoraggio della sostenibilità sociale, con particolare
riferimento alla sostenibilità degli oneri per la
riqualificazione energetica degli edifici residenziali e alle
risorse necessarie per la formazione dei lavoratori nei settori
che saranno maggiormente coinvolti dalla transizione energetica;
c) ad adottare meccanismi di incentivazione, con ottimale
rapporto costi/benefici, a sostegno dello sviluppo delle
rinnovabili (elettriche, termiche e nei trasporti) e degli
interventi di efficientamento energetico, con particolare
attenzione a progetti integrati ed ai progetti di
decarbonizzazione di impianti industriali;
d) a sfruttare tutto il ventaglio delle tecnologie termiche,
tenendo conto delle specificità nazionali, proseguendo altresì
nel processo di efficientamento nella produzione di energia
termica e di riduzione costante dei livelli emissivi;
e) a semplificare i processi autorizzativi in ambito geotermico
e delineare una strategia nazionale di massimizzazione dello
sfruttamento di tale risorsa;
f) ad avviare un processo di efficace manutenzione degli invasi
e di ammodernamento delle turbine degli impianti idroelettrici,
al fine di massimizzarne la producibilità;
g) in ambito europeo per il superamento degli ostacoli che
impediscono il rapido avvio degli investimenti per
l'ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture
idroelettriche, in considerazione degli evidenti benefici, anche
in termini di stabilità della rete, derivanti dalla
programmabilità della produzione di energia idroelettrica e
della necessità, a fronte della estremizzazione degli eventi
climatici, di incrementare lo stoccaggio della risorsa «acqua»;
h) a proporre soluzioni anche in sede di Unione europea,
finalizzate ad eliminare le distorsioni di prezzo tra i diversi
Stati dell'Unione che vanno a discapito della nostra
competitività industriale;
i) a realizzare la transizione verso una mobilità sostenibile
che tenga in dovuta considerazione la necessità di intervenire
anche su settori quali l'aviazione e il marittimo, ove la
decarbonizzazione può essere meno supportata
dall'elettrificazione dei consumi;
l) a continuare l'incentivazione della produzione di biometano
utilizzando tutto il potenziale disponibile di feedstocks,
valorizzando il settore agricolo ed agro-industriale nazionale
oltre che quello della Forsu, attraverso nuovi sistemi di
incentivi per il periodo post 2026 che, tenendo conto dei tempi
di autorizzazione e realizzazione degli impianti, arrivino oltre
il 2030, per rispondere alla domanda crescente di
decarbonizzazione del settore dell'industria che non può essere
elettrificata, e sia del settore trasporti, in forma liquida
(bioGNL) o gassosa, nonché ad implementare misure di sostegno
allo sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti
(bioGPL e DME) a sostegno della decarbonizzazione del settore
industriale e di quello dei trasporti;
m) a completare il quadro normativo relativo alla Carbon capture
and storage (Ccs), per poter avviare le iniziative progettuali,
a partire da quelle nell'area dell'Alto Adriatico, individuando
la governance della filiera, la regolazione tecnico economica
delle attività di trasporto e stoccaggio, dei sistemi di
supporto e degli strumenti di garanzia;
n) a limitare la dipendenza tecnologica da Paesi posti al di
fuori dell'Unione europea;
o) a risolvere il problema della saturazione virtuale della rete
elettrica di trasmissione e garantire un efficace meccanismo di
gestione delle richieste di connessione, attraverso la
commisurazione del costo della connessione non solo alla
capacità impegnata ma anche alla durata dell'impegno e,
contemporaneamente, mediante la determinazione della decadenza
delle richieste di connessioni non supportate da ragionevoli
aspettative di conferma e attivazione;
p) anche nella prospettiva dell'aggiornamento del Pniec, a
valutare la possibilità di istituire, nel rispetto delle
normative internazionali ed europee e compatibilmente con le
esigenze di finanza pubblica, un'apposita autorità
amministrativa indipendente di regolamentazione competente in
materia di autorizzazione tecnica, certificazione,
realizzazione, gestione e dismissione degli impianti nucleari,
di sicurezza nucleare e di radioprotezione con le funzioni e i
compiti di Autorità nazionale per la regolamentazione tecnica e
le istruttorie connesse ai processi autorizzativi, le
valutazioni tecniche, il controllo, anche ispettivo, e la
vigilanza degli impianti, nonché a valutare l'opportunità di
incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il
potenziamento dell'industria nazionale nel settore nucleare,
nell'ottica di renderla più competitiva rispetto agli attori
internazionali, creando le migliori condizioni per lo sviluppo
di una filiera italiana;
q) a valutare l'opportunità della creazione, in linea con le
raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia
atomica, di una Agenzia con il compito di valutare lo stato
delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma
nucleare nazionale e fornire al Governo le indicazioni
necessarie per il loro completo sviluppo e operatività.
(1-00295) (Testo modificato nel corso della seduta) «Squeri,
Mattia, Zinzi, Cavo, Cortelazzo, Zucconi, Barabotti, Alessandro
Colucci, Battistoni, Benvenuti Gostoli, Bof, Semenzato, Casasco,
Foti, Montemagni, Mazzetti, Iaia, Pizzimenti, Polidori, Lampis,
Milani, Fabrizio Rossi, Rotelli, Rachele Silvestri».
Nel cuore del Verbano-Cusio-Ossola, in
Piemonte, c’è un piccolo paese di poco più di 200 abitanti, in
cui il sole non brilla da novembre a febbraio.
Stiamo parlando di Viganella, il piccolo paese
immerso nella Valle Antrona che, però, non è rimasto in
penombra e, grazie all’impegno del suo ex sindaco, ha ritrovato la luce
con una soluzione ingegnosa.
Viganella e lo “Specchio del Sole”
Gli abitanti del piccolo borgo di Viganella hanno saputo adattarsi
agli 83 giorni di buio, che ogni anno caratterizzano
l’inverno del paese, da novembre a febbraio.
Viganella, infatti, si trova in una posizione particolare, proprio
in mezzo ad alcune montagne che impediscono al sole di
raggiungerlo durante i mesi invernali.
La penombra è però finita nel 2006, quando
l’allora sindaco del paese, Franco Midali, con la
collaborazione dell’amico architetto Giacomo
Bonzani, ha inaugurato il cosiddetto “Specchio del Sole”.
Si tratta di uno specchiogigante
– 8 metri di larghezza per 5 di altezza – situato in una posizione
strategica su una montagna vicina, che riflette i raggi del sole
sul paese.
Tramite un sistema di motori elettrici comandati da computer, lo
specchio viene ruotato in modo da catturare i raggi solari e
rifletterli sul paese, creando così un’illuminazione
artificiale durante i mesi invernali.
Nella notte viene riposizionato in modo che il mattino seguente
possa ripartire dalla posizione prestabilita e fare il proprio lavoro
durante l’arco della giornata.
Sei ore di sole assicurate ogni giorno fino al 2
di febbraio, data in cui il sole torna a illuminare il piccolo borgo,
evento festeggiato in grande dagli abitanti di Viganella.
Cosa vedere a
Viganella: curiosità
Lo specchio gigante di Viganella non è la sola
attrazione di questa curiosa località: posto a 1000 metri sopra il mare
e a ridosso del confine svizzero, Viganella è la meta perfetta
per gli amanti delle escursioni alpine.
Proprio dal centro di Viganella, nei pressi della
chiesa seicentesca dedicata alla natività di Maria Vergine, parte un
sentiero che porta alle tracce ancora esistenti delle miniere di
ferro di Ogaggia.
Un altro consiglio? Percorrete il sentiero che da
Viganella conduce all’Alpe Cavallo, passando attraverso diversi
alpeggi, tra foreste e ruscelli di montagna.
Le telecomunicazioni sono un asset strategico per la crescita e lo
sviluppo sostenibile del Paese. La disponibilità di una infrastruttura
di telecomunicazioni performante è determinante ai fini della
competitività. È dunque essenziale essere informati su quello che sta
accadendo nel settore anche per capire in che direzione sta andando il
Paese.
Ecco una lista delle fonti più affidabili.
Mimit: il ministero per le Imprese e Made in Italy è diviso in sezioni.
La sezione “Comunicazioni” è organizzata in due sotto-sezioni: una
dedicata alla banda ultralarga dove è possibile accedere al catasto
delle infrastrutture e al portale bandaultralarga.italia.it dove è
possibile monitorare lo stato dei lavori. L’altra sezione è dedicata a
Internet con tutte le info relative all’Internet governance, la
sicurezza informatica, le autorizzazioni ai provider e la normativa
sull’accessibilità. Nella sezione Media disponibili gli ultimi annunci e
azioni del ministero per accelerare sulla diffusione della connettività
in Italia.
Infratel: la società di Invitalia è impegnata in interventi di
infrastrutturazione del Paese, per il superamento del digital divide e
l’abilitazione alla diffusione di servizi di connettività avanzati. Si
può accedere alla Data Room, lo spazio online progettato per condividere
i dati che sono alla base degli interventi di infrastrutturazione
digitale su tutto il territorio nazionale. Inoltre è presente il link al
portale del piano nazionale banda ultralarga per monitorare lo stato dei
lavori e aanche quello del progetto “Wifi Italia”.
Corecom: i Comitati regionali per le comunicazioni sono gli organi
funzionali di Agcom sul territorio. Sui portali regionali attività,
stato dell’arte sulla diffusione delle reti e ricerche.
FONTI ISTITUZIONALI EUROPEE E INTERNAZIONALI
Dg Connect: è la direzione della Commissione europea per le Reti di
comunicazione dove è possibile trovare tutto il programma di lavoro
della Commissione, i piani strategici e di gestione e infine le
relazioni annuali delle attività con i risultati e risorse utilizzate
dalla direzione anno per anno.
Etsi: lo European Telecommunications Standards Institute è un organismo
internazionale, indipendente e senza fini di lucro, responsabile della
definizione e dell’emissione di standard nel campo delle Tlc in Europa.
Tutti gli standard sono disponibili online.
Itu: l’International Communication Union è l’agenzia Onu per le
telecomunicazioni. Il portale istituzionale elenca e approfondisce le
azioni strategiche che l’ente sta mettendo in campo per ridurre il
digital divide in tutto il mondo e una serie di interviste ad esperti e
membri dell’Agenzia stessa sulle strategie da adottare per un mondo più
connesso.
LE ASSOCIAZIONI ITALIANE
Asstel: l’associazione che raccoglie le grandi telco italiane a
disposizione notizie sulle attività, le legislazioni di riferimento del
settore e lo stato dell’arte sul mondo del lavoro e sulle relazioni
industriali.
Aiip: l’associazione italiana internet provider raccoglie le telco medie
e piccole. Sul portale è possibile accedere ai contenuti sulle attività
dell’organizzazione e degli associati e sul ruolo delle Pmi del settore
per uno sviluppo sostenibile del settore.
Assoprovider: l’associazione rappresenta gli internet service provider.
Online sul portale una serie di contenuti su attività, legislazione e
strategie.
Quadrato della Radio: raccoglie manager, esperti e ricercatori che
“studiano” l’evoluzione delle Tlc in Italia e nel mondo. Sul sito
disponibili tutte le attività e le ricerche.
LE ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI
Etno: l’European Telecommunications Network Operators’ Association
raccoglie le telco europee. Il sito fornisce aggiornamenti sulle ultime
notizie e comunicati stampa relativi alle attività di Etno e
all’industria delle telecomunicazioni in generale nonché una serie di
documenti, rapporti e pubblicazioni su argomenti chiave per l’industria
delle telecomunicazioni.
Ecta: la European Competitive Telecommunications Association raccoglie
gli operatori alternativi, compresi gli Mnvo. Su sito le informazioni
sull’associazione, comprese le posizioni e le advocacy rispetto ai temi
che riguardano gli operatori concorrenti in Europa. Disponibili anche
report, analisi e informazioni sulle tendenze del settore.
Ftth Council Europe: è un’organizzazione senza scopo di lucro che
rappresenta gli operatori di rete a banda larga in fibra ottica in
Europa. Sul portale sono disponibili informazioni sui vantaggi della
tecnologia Ftth, report e analisi sugli impatti economici e sociali
della fibra su economia e società e risorse tecniche e informative per
aiutare le telco nella pianificazione e nella realizzazione di reti
Ftth.
Gsma: la Global System for Mobile Communications Association, è
un’organizzazione internazionale che rappresenta gli operatori di Tlc
mobili di tutto il mondo. Disponibili notizie e aggiornamenti sulle
ultime tendenze, innovazioni e sviluppi nel settore delle
telecomunicazioni mobili e anche analisi e studi di mercato. Online
anche risorse e best practice per gli operatori di telefonia mobile,
come linee guida operative, documenti tecnici, standard e regolamenti.
TESTATE E PORTALI ONLINE
CorCom: testata del Gruppo Digital360, è il più importante quotidiano
online italiano che si occupa di tematiche inerenti le Tlc. Sono
disponibili news, approfondimenti e interviste ai protagonisti del
settore che raccontano come sta evolvendo il mondo delle Tlc e l’impatto
su economia e società. Ogni giorno è inviata una newsletter con le
notizie più rilevanti.
Techflix360: è il nuovo centro di risorse del Gruppo Digital360. Un vero
e proprio “knowledge hub” sull’innovazione digitale e le
telecomunicazioni che consente di approfondire gli argomenti di
interesse attraverso white paper, webcast, eBook, infografiche, webinar.
Telecompaper: fornisce notizie, analisi, rapporti di settore e servizi
di consulenza per le industrie delle telecomunicazioni, dei media e
della tecnologia. Telecompaper monitora costantemente l’evoluzione del
settore, raccogliendo informazioni da diverse fonti e fornendo
aggiornamenti sulle tendenze, gli sviluppi e le innovazioni nel campo
delle telecomunicazioni.
Total Telecom: il sito offre notizie, approfondimenti e interviste a
protagonisti del settore delle Tlc europeo e internazionale. Disponibili
anche podcast e webinar.
Mobile World Live: è una piattaforma online che fornisce notizie,
analisi e informazioni sul settore delle telecomunicazioni e della
tecnologia mobile. È gestita dalla Gsma e offre una copertura
dettagliata degli eventi e delle novità dell’industria, tra cui le
ultime tendenze, gli sviluppi tecnologici, le partnership commerciali e
le iniziative di innovazione nel campo delle comunicazioni mobili.
Fierce Telecom: il sito online fornisce aggiornamenti sulle ultime
tendenze, sviluppi e innovazioni nell’industria delle telecomunicazioni.
Fierce Telecom copre una vasta gamma di argomenti, tra cui reti di
comunicazione, servizi di connettività, infrastrutture, tecnologie
emergenti, regolamentazione e molto altro.
l’H2 e’ una riserva di energia non e’ un vettore energetico visto che il
suo rapporto energetico e’ di 2 a 1? Per cui la produzione corretta di
H2 da stoccaggio e’ a km0 .
Vettore energetico significa trasportare l’energia come il gas la
trasporta dai giacimenti nei gas dotti.
H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e conservata in un luogo
definito in funzione dell’uso che se ne puo’ fare in una centrale
elettrica in termini di tempo oppure per l’auto in termini di spazio per
viaggiare . L’H2 e’ un trasporto mediato dell’elettricita’.
Alla base dell’H2 ci sono l’elettricità’ da fonte rinnovabile e l’acqua.
Si produce l’H2 perché dove c’e’ bisogno di energia non si può portare
con un filo elettrico. Per cui l’H2 e’ una riserva di energia che viene
prodotta e posizionata dove e quando serve. Per cui a H2 e non ha senso
produrre H2 con elettricità rinnovabile per poi tornare a produrre
elettricità. A questo punto ha molto più senso produrre elettricità,
prendere un filo elettrico e portare l’elettricità’ dove e quando serve.
Ci sono dei casi in cui l’elettricità’ non può essere portata con un
filo, come per l’autotrazione e quindi si usa l’H2 come riserva di
elettricità da usare in movimento senza un filo o una batteria. Quindi
con l’elettricità’ e l’acqua si produce l’H2 , che poi si libera
rilasciando elettricità con uno spostamento d’acqua dal luogo di
produzione dell’H2 a quello di utilizzo. In una centrale elettrica dove
l’H2 viene prodotto per costituire una riserva, quando l’H2 si
riutilizza anche l’acqua viene recuperata . Sia per l’autotrazione sia
per le centrali elettriche la produzione ottimale e’ a KM0 . Cioe’ il
distributore e la produzione di energia elettrica. Ecco perche’ non ha
senso H2MED.
PROGETTO ITH2 per;
1) un progetto nazionale integrato energia-clima PNIEC
2) PRODUZIONE DELLA TOYOTA PRIUS H2 A TORINO
Premessa: La produzione dell’H2 e’ quella di una infrastruttura che
produca energia rinnovabile con fotovoltaico che non consumi territorio
e con boe marine per produrre H2 a KM0 con idrogenatori.
OBIETTIVO : H2 KM0 e’ l’obiettivo finale in quanto il rapporto energico
fra la produzione ed il risultato e’ di 2 a 1. Significa che per
produrre 1 di H2 con idrogenatore occorre utilizzare 2 energia
elettrica. Per cui non hanno senso gli idrogenodotti per trasportare H2,
in quanto ha una convenienza produrre H2 dove viene utilizzato. Ecco
perche’ ha piu’ senso trasportare l’elettricità con elettrodotti, da
fonte rinnovabile per produrre H2 dove quando serve.
A COSA PUO’ SERVIRE L’H2 ?: 2 possono essere gli utilizzi dell’H2
1) Autotrazione
2) Produzione di energia elettrica quando le energie rinnovabili non
sono disponibili.
PROGETTI DI SVILUPPO: Sviluppando rapidamente una rete dell’H2 per
autotrazione attraverso la GDO ed AUTOGRILL si possono realizzare
pensiline fotovoltaiche per produrre energia elettrica per l’H2.
Con una base distributiva dell’H2 si creano le premesse ed un modello
europeo per la domanda di H2 e delle auto ad H2 per cui si può arrivare
a produrre negli stabilimenti Pininfarina la futura top dell’H2 : TOYOTA
PRIUS H2.
Disponibile il primo indice del prezzo dell’idrogeno verde prodotto
nella penisola iberica (che parte a 5,85 euro a kg)
Dicembre 17, 2024 redazione MIBGAS
MIBGAS – l’operatore del sistema del gas di Spagna e Portogallo – ha
lanciato oggi MIBGAS IBHYX, il primo indice del prezzo dell’idrogeno
rinnovabile prodotto nella penisola iberica, che ‘apre’ con 5,85 euro a
kg (o 148,36 euro a MWh) e che verrà aggiornato ogni settimana sul sito
www.greenenergy.mibgas.es.
L’indice MIBGAS IBHYX riflette – spiega lo stesso MIBGAS in una nota –
il costo di produzione dell’idrogeno rinnovabile, ovvero il prezzo
minimo al quale un produttore è disposto a vendere per raggiungere la
redditività prevista. In altre parole, il livello di prezzo richiesto
dall’offerta per idrogeno rinnovabile prodotto nella penisola iberica
con una configurazione di elettrolisi ‘tipo’ e classificabile come RFNBO
(Renewable Fuel of Non Biological Origin) in base ai criteri stabiliti
dall’Unione Europea.
Lanciato questo indice che riproduce in sostanza la richiesta economica
dei produttori di H2 green, MIBGAS inizierà ora a lavorare per
determinare il ‘prezzo di domanda’, ovvero il prezzo che gli off-taker
sono disposti a pagare per acquistare idrogeno rinnovabile. La
differenza tra i due valori indicherà il livello di liquidità di questo
nascente mercato.
Proprio per favorire lo sviluppo di un mercato dell’idrogeno, e degli
altri gas rinnovabili, nella penisola iberica, all’inizio dell’anno
MIBGAS aveva creato un gruppo di lavoro finalizzato a definire i
parametri su cui basare il calcolo di un indice del prezzo di questo
vettore energetico prodotto in Spagna e Portogallo, coinvolgendo tutti
gli attori della value chain come produttori, distributori, off-taker,
trasportatori, ma anche studiosi e rappresentanti degli enti pubblici e
delle autorità coinvolte.
Par arrivare alla definizione del MIBGAS IBHYX è stato studiato un
modello base di impianto di produzione di idrogeno rinnovabile da
elettrolisi, ma sono state anche considerate numerose variabili
riguardanti gli aspetti finanziari e il costo dell’energia rinnovabile
(sia quella prodotta da impianti dedicati sia quella prelevata dalla
rete).
BENITO MUSSOLINI
: PERDENTE
L’8 settembre 1943 a Modena
La sera dell’8 settembre 1943 il generale Matteo Negro presidia il
Palazzo ducale di Modena. I militari presenti sono troppo pochi per
tentare una difesa. Diversi sono impegnati nel campo estivo alle Piane
di Mocogno, agli ordini del colonnello Giovanni Duca.
Negro, tutt’altro che ostile ai
nazisti, decide di consegnarsi alle forze occupanti. In città
cerca di resistere soltanto un reparto del 6° reggimento di artiglieria,
che punta alcuni pezzi contro i nazisti. Poco dopo, tuttavia, il comando
ordina di desistere e la Wehrmacht trova via libera.
Il mattino del 9 settembre i modenesi si risvegliano sotto l’occupazione
nazista. La situazione è molto confusa, ma il cronista Adamo Pedrazzi
non teme che si scatenino particolari violenze. La città sembra ordinata
e piuttosto pronta ad abituarsi alla nuova situazione. Le cose sono però
molto diverse là dove la fame si fa sentire.
In vari luoghi della provincia i civili prendono d’assalto ammassi e
salumifici per evitare che le scorte finiscano nelle mani dei militari.
I più disperati cercano di accaparrarsi quel cibo che è sempre più raro.
Da qualche parte la foga è tale da generare veri e propri pericoli. A
Castelnuovo Rangone i nazisti intervengono con le armi mentre tante
persone cercano di portare via qualcosa dal salumificio Villani.
Passano alcuni giorni e la situazione diventa più chiara. I nazisti non
sembrano voler infierire con la violenza, ma
i fascisti della Repubblica sociale
italiana si mostrano subito determinati ad affermare la propria
autorità. Pretendono che le famiglie restituiscono il cibo prelevato
dagli ammassi e gli oggetti abbandonati dai militari in fuga. Non
vogliono che nessuno sgarri. Pur di evitare il tradimento del patto con
la Germania nazista, sono disposti a scatenare una guerra civile.
TUTTO QUELLO CHE
GAIA TORTORA NON VUOLE VEDERE E SAPERE :
Dott.Alberto Donzelli Conferenza 21/03/2024 Hotel "Il Chiostro" Verbania
Intra
STRAGI DI
STATO PER SPECULAZIONE INTERNAZIONALE DA VACCINI
«Qual è
l’incidenza assoluta di ictus ischemico e attacco ischemico transitorio
dopo una vaccinazione bivalente COVID-19?».
A questa domanda hanno cercato di rispondere in uno studio pubblicato su
MedRxiv i ricercatori del Kaiser Permanente Katie Sharff, Thomas K
Tandy, Paul F Lewis ed Eric S Johnson che hanno rilevato ben 100mila
casi di ictus ischemico tra pazienti americani over 65 del Nord-Ovest
vaccinati con i sieri genici mRNA Pfizer o Moderna.
L’ischemia cerebrale è una condizione in cui il cervello non riceve
abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici. La
conseguente carenza di ossigeno può portare alla morte del tessuto
cerebrale, e di conseguenza all’ictus ischemico. E’ pertanto una
patologia che mette in correlazione due note reazioni avverse dei sieri
genici Covid mRNA o mDNA: le patologie cardiovascolari e quelle
neurocerebrali, vergognosamente occultate dalla Pfizer nei suoi trial
clinici.
«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su
pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18
anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del
vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I
pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al
KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21
giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido
Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato
possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla
vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella
posizione primaria che in qualsiasi posizione».
E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio
di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19
in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic
Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated
Health System)”.
Lo studio dei ricercatori americani di Kaiser Permanente – link a fondo
pagina
«Abbiamo aspettato 90
giorni dalla fine del follow-up (21 marzo 2023) per l’accumulo completo
dei dati non KP prima di analizzare i dati per tenere conto del ritardo
nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurativo al di
fuori dell’ospedale – proseguono i ricercatori di Kaiser Permanente –
Due medici hanno giudicato possibili casi rivedendo le note cliniche
nella cartella clinica elettronica. Le analisi sono state stratificate
per età pari o superiore a 65 anni per consentire confronti con i VSD
che hanno riferito alla riunione dell’Advisory Committee on Immunization
Practices (ACIP) l’incidenza di ictus ischemico o TIA (incidenza
riportata da VSD; 24,6 casi di ictus ischemico o TIA per 100.000
pazienti vaccinato)».
I risultati
dello studio sono stati sconcertanti ed hanno confermato anche la
ricerca tedesca che per prima aveva segnalato la pericolosità dei
booster bivalenti che erano stati testati solo sui topi ma, nonostante
ciò, furono raccomandati dal Dipartimento della Salute USA e dal
Ministero della Salute italiano anche per i bambini.
«L’incidenza di ictus ischemico o TIA è stata di 34,3 per 100.000 (IC al
95%, da 17,7 a 59,9) nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni che
hanno ricevuto il vaccino bivalente Pfizer, sulla base di un codice
diagnostico nella posizione primaria del pronto soccorso o dell’ospedale
scarico. L’incidenza è aumentata a 45,7 per 100.000 (IC 95% da 26,1 a
74,2) quando abbiamo ampliato la ricerca a una diagnosi in qualsiasi
posizione e non ci siamo pronunciati per la conferma. Tuttavia, la
maggior parte di queste diagnosi aggiuntive di ictus apparente o TIA
erano diagnosi di falsi positivi basate sul giudizio dei medici. La
stima dell’incidenza basata sulla posizione primaria concordava
strettamente con la stima dell’incidenza basata su qualsiasi posizione e
giudizio medico: 37,1 su 100.000 (IC 95% da 19,8 a 63,5). Il 79% dei
casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali non di
proprietà del sistema di consegna integrato».
«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus
ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni
vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati
dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in
ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e
un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento
assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile
della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. Il
giudizio medico di tutti i casi in questo studio ha consentito stime
accurate dell’incidenza assoluta dell’ictus per 100.000 destinatari del
vaccino ed è utile nel calcolo del beneficio netto per le
raccomandazioni politiche e il processo decisionale condiviso».
«Poiché i
vaccini COVID-19 caricano il corpo con il codice genetico per la
proteina trombogenica e letale Wuhan Spike, coloro che prendono un
vaccino sono vulnerabili a una catastrofe se vengono infettati da
SARS-CoV-2 dopo aver recentemente preso uno dei vaccini» il famoso
cardiologo americano Peter McCullough ha commentato così lo studio del
professor Fadi Nahab dei Dipartimenti di Neurologia e Pediatria della
Emory University a cui avevamo dedicato ampio risalto.
«Nahab e
colleghi di Emory hanno analizzato un database statale di destinatari
del vaccino COVID-19. Circa 5 milioni di georgiani adulti hanno ricevuto
almeno un vaccino COVID-19 tra dicembre 2020 e marzo 2022: il 54% ha
ricevuto BNT162b2, il 41% ha ricevuto mRNA-1273 e il 5% ha ricevuto
Ad26.COV2.S. Quelli con concomitante infezione da COVID-19 entro 21
giorni dalla vaccinazione avevano un aumentato rischio di ictus
ischemico (OR = 8,00, 95% CI: 4,18, 15,31) ed emorragico (OR = 5,23, 95%
CI: 1,11, 24,64)» scrive McCullough nel suo Substack citando l’abstract
dello studio.
«Questa
analisi mostra uno dei tanti grandi pericoli presenti nello sviluppo e
nel lancio rapidi di un vaccino senza una sicurezza e un monitoraggio
dei dati sufficienti. L’ictus è un risultato devastante e sembra che un
gran numero di casi debilitanti avrebbe potuto essere evitato se i
vaccini COVID-19 fossero stati ritirati dal mercato nel gennaio 2021 per
eccesso di mortalità. I pazienti in questo studio sarebbero stati
risparmiati da ictus e disabilità» aggiunge il cardiologo americano
rilevando l’importanza dello studio.
Verissimo! Ma quanti ictus avrebbero potuto essere evitati se lo studio
fosse stato revisionato e pubblicato mesi fa sia sulla prestigiosa
rivista che poi su PUBMED, la libreria scientifica dell’Istituto
Nazionale della Salute americano (NIH) che l’ha ripreso?
Il 13 novembre, mi sono
unito alla deputata statunitense Marjorie Taylor Greene e a sette suoi
colleghi repubblicani della Camera, in un'audizione intitolata Injuries
Caused by COVID-19 Vaccines, che ha esplorato i potenziali
collegamenti tra la vaccinazione COVID-19 e gli eventi avversi tra cui
miocardite, pericardite e coaguli di sangue. , danni neurologici,
arresto cardiaco, aborti spontanei, problemi di fertilità e altro
ancora. Il gruppo ha ascoltato le testimonianze sugli eventi avversi dei
vaccini da parte degli esperti medici Dr. Robert Malone e Dr. Kimberly
Biss e ha anche ascoltato l'avvocato Thomas Renz che rappresentava gli
informatori del Dipartimento della Difesa (DOD) che hanno rivelato
aumenti di diagnosi mediche tra i membri del servizio registrati in un
DOD Banca dati. Scopri di più in questo comunicato
stampa .
Il British Medical Journal ha
accusato la Food and Drug Administration, l’ente americano regolatore
dei farmaci, di aver occultato il risultato di un grande studio di
farmacovigilanza attiva, quindi non basato solo su segnalazioni
individuali e gratuite a database (EudraVigilance gestita da EMA
nell’Unione Europea e VAERS da CDC negli Stati Uniti), si è invece
concentrato anche sul follow-up di alcuni vaccinati.
La ricerca statistica denominata “Sorveglianza della sicurezza del
vaccino COVID-19 tra le persone anziane di età pari o superiore a 65
anni” è stata finalmente rilasciata dalla FDA e pubblicata il 1°
dicembre 2022 dalla rivista specializzata Journal of Vaccine and
Elsevier di Science Direct.
Il primo firmatario è Hui-Lee
Wong, Direttrice associata per l’innovazione e lo sviluppo dell’Ufficio
di biostatistica ed epidemiologia, Centro per la valutazione biologica
della Food and Drug Administration statunitense, Silver Spring, MD, USA.
Lo studio si concentra sui dati relativi a 30.712.101 persone anziane.
DOPO I
VACCINI 15 INCIDENTI DI BUS PER MALORI DEI CONDUCENTI
Piazzola sul Brenta (PD), Marzo 2022, “Malore dopo l’incidente a
Piazzola sul Brenta, grave un autista di bus. Il conducente 44enne ha
tamponato un autocarro. Dopo la telefonata a BusItalia si è accasciato
sul volante perdendo i sensi”;
Cesena, Dicembre 2022, “Cesena, malore mentre guida l’autobus: 9 auto
danneggiate”;
Trento, Aprile 2023, “Paura a Trento, l’autista ha un malore e il bus
esce di strada: il mezzo resta in bilico sul muretto del giardino di una
casa”;
La Spezia, Maggio 2022, “Malore improvviso per l’autista dello
scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri”, Catania, Ottobre 2022,
“Catania: autista si sente male, bus si schianta”;
Limone Piemonte, Marzo 2023, “maestra interviene per malore autista”;
Sandrà di Castelnuovo del Garda (VR), “Verona, l’autista ha un malore:
il bus degli studenti esce di strada e finisce in un vigneto”
(conducente di soli 26 anni);
Alessandria, Aprile 2022, “Autista di pullman muore alla guida per un
malore”;
Settingiano (CZ), Luglio 2023, “Accosta ai primi sintomi: autista salva
passeggeri bus prima di morire di infarto”;
Venezia, Ottobre 2022, “Malore improvviso prima di prelevare una
scolaresca: Oscar Bonazza muore a 63 anni;
Roma, Dicembre 2022, “Roma, bus con 41 bimbi a bordo finisce fuori
strada per malore autista”;
Cittadella (PD), Gennaio 2023, “Autista di scuolabus muore alla guida
per un malore e centra un pullman a Cittadella. Il conducente aveva
appena lasciato gli alunni a scuola”;
Genova, Luglio 2023, “Autobus sbanda e colpisce le auto in sosta per un
malore dell’autista. L’autista è stato accompagnato al Pronto soccorso
un condizioni di media gravità”;
Cagliari, Maggio 2023, “Malore improvviso, l’autista perde il controllo
del bus, esce di strada e abbatte due semafori: strage sfiorata”;
Piacenza, Aprile 2023, “Autobus di linea contro un albero dopo il malore
dell’autista”… Il più curioso, guardacaso, è poi questo;
L’Aquila, Luglio 2023, “Troppo caldo a bordo del bus, autista
dell’Azienda mobilità aquilana (Ama) viene colpito da un malore”.
27.11.23
Su 326 autopsie di vaccinati
morti «un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo
indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo
significativo la vaccinazione COVID-19».
A scriverlo nero su bianco è una ricerca pubblicata in pre-print (ovvero
ancora in attesa di revisione paritaria che potrebbe arrivare tra un
mese o tra due anni) dal sito Zenodo che non può essere ritenuta una
piattaforma poco affidabile in quanto è gestito dal CERN per OpenAIRE.
Zenodo è un archivio open access
per le pubblicazioni e i dati da parte dei ricercatori. Il suo nome
deriva da Zenodotos di Ephesos, il primo Direttore della grande
biblioteca di Alessandria che ha messo le basi per la costruzione della
biblioteconomia.
L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta
con la sigla CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle
particelle, posto al confine tra la Francia e la Svizzera, alla
periferia ovest della città di Ginevra, nel comune di Meyrin. La
convenzione che lo istituiva fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati
membri mentre oggi ne fanno parte 23 più alcuni osservatori, compresi
stati extraeuropei.
OpenAIRE è un partenariato senza scopo di lucro di 50 organizzazioni,
fondato nel 2018 come entità giuridica greca, OpenAIRE A.M.K.E, per
garantire un’infrastruttura di comunicazione accademica aperta e
permanente a sostegno della ricerca europea.
Lo studio è stato presentato dal
laureato in science (BS) Nicolas Hulscher presso il Dipartimento di
Epidemiologia dell’Università del Michigan lo scorso venerdì 17 novembre
2023 durante una “poster session”. In ambito accademico l’esposizione di
un “poster”, in un congresso o una conferenza con un focus accademico o
professionale, è la presentazione di informazioni di ricerca sotto forma
di poster cartaceo che i partecipanti alla conferenza possono
visualizzare.
Il giovane Hulsher è stato accreditato con un progetto approvato
denominato “Systematic Review of Autopsy Findings in Deaths after
COVID-19 Vaccination – Revisione sistematica dei risultati dell’autopsia
nei decessi dopo la vaccinazione COVID-19” in cui ha potuto fregiarsi di
mentor senior di fama mondiale soprattutto nell’ambito delle inchieste
sui danni da sieri genici mRNA o mDNA.
McCullough, che ha dato risalto
all’evento sul suo substack, è il noto cardiologo americano che per
primo ha denunciato i pericoli di miocarditi letali, confermati dagli
studi FDA, CDC e infine anche dall’EMA, mentre Makis è l’oncologo
canadese che ha scoperto il fenomeno del turbo-cancro.
Nei mesi scorsi lo studio era stato pubblicato anche dalla nota rivista
britannica The Lancet che però lo aveva ritirato dopo 24 ore perché
aveva scatenato – giustamente – una bufera sui media, sui social e di
conseguenza nella comunità scientifica internazionale.
presentazione ufficiale presso
l’Università de Michigan e dalla pubblicazione sul sito Zenodo gestito
dal CERN.
D’altronde soltanto una volontà paranoica di censura potrebbe oscurarlo
essendo basato su una semplice analisi di documenti pubblicati sul più
importante archivio medico del mondo: la libreria PUBMED gestita
dall’NIH, ovvero l’Istituto Nazionale per la Salute del Governo USA.
«Il rapido sviluppo e l’ampia diffusione dei vaccini contro il COVID-19,
combinati con un elevato numero di segnalazioni di eventi avversi, hanno
portato a preoccupazioni sui possibili meccanismi di danno, tra cui la
distribuzione sistemica delle nanoparticelle lipidiche (LNP) e
dell’mRNA, il danno tissutale associato alle proteine spike, la trombogenicità, disfunzione del sistema immunitario e cancerogenicità. Lo scopo di
questa revisione sistematica è indagare i possibili collegamenti causali
tra la somministrazione del vaccino COVID-19 e la morte utilizzando
autopsie e analisi post mortem».
Si legge nell’Abstract della
ricerca che fa riferimento a problematiche già certificate separatamente
da altre decine di studi come quello del biochimico italiano
Gabriele Segalla sulle nanoforme e sugli eccipienti tossici del siero
genico Comirnaty di Pfizer-Biontech autorizzato dall’European Medicines
Agency nonostante non potesse “non sapere della tossicità delle
inoculazioni”.
«Abbiamo cercato tutti i rapporti autoptici e necroscopici pubblicati
relativi alla vaccinazione COVID-19 fino al 18 maggio 2023 – riferiscono
Hulsher et al. – Inizialmente abbiamo identificato 678 studi e, dopo lo
screening dei nostri criteri di inclusione, abbiamo incluso 44 documenti
che contenevano 325 casi di autopsia e un caso di necroscopia. Tre
medici hanno esaminato in modo indipendente tutti i decessi e hanno
determinato se la vaccinazione contro il COVID-19 fosse la causa diretta
o avesse contribuito in modo significativo alla morte».
«Il sistema di organi più
implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema
cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal
sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21
casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla
vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei
decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione
del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in
modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in
modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio
consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).
Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e
medici:
«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi
noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di
morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte
guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un
nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi.
Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i
nostri risultati».
«Il sistema di organi più
implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema
cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal
sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21
casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla
vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei
decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione
del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in
modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in
modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio
consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).
Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e
medici:
«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi
noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di
morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte
guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un
nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi.
Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i
nostri risultati».
La ricerca pubblicata sul sito Zenodo gestito dal CERN – link al fondo
dell’articolo tra le fonti
Brevetto Moderna ammette i
problemi di tumori nel DNA da laboratorio
Bre
Leggiamo infatti nel brevetto dell’agosto 2019 sui vaccini
mRNA contro il virus parainfluenzale umano 3 (HPIV-3) quanto segue:
“L’iniezione diretta di DNA geneticamente modificato (ad esempio
DNA plasmidico nudo) in un ospite vivente fa sì che un piccolo numero
delle sue cellule producano direttamente un antigene, determinando una
risposta immunologica protettiva. Da questa tecnica, tuttavia, derivano
potenziali problemi, inclusa la possibilità di mutagenesi inserzionale,
che potrebbe portare all’attivazione di oncogeni o all’inibizione di
geni oncosoppressori”.
La soppressione del gene che contrasta lo sviluppo dei tumori
è proprio quel meccanismo che molti oncologi ritengono sia responsabile
delle forme anomale di turbo-cancro rilevate tra le persone vaccinate
coi sieri genici mRNA Covid
21.10.23
Giovedì Health Canada ha
confermato la presenza di contaminazione del DNA nei vaccini Pfizer
COVID-19 e ha anche confermato che Pfizer non ha rivelato la
contaminazione all’autorità sanitaria pubblica. La contaminazione del
DNA include il promotore e potenziatore Simian Virus 40 (SV40) che
Pfizer non aveva precedentemente rivelato e che secondo alcuni esperti
rappresenta un rischio di cancro a causa della potenziale integrazione
con il genoma umano.
Health Canada, l’autorità sanitaria pubblica del paese, ha dichiarato a
The Epoch Times che mentre Pfizer ha fornito le sequenze complete di DNA
del plasmide nel suo vaccino al momento della presentazione iniziale, il
produttore del vaccino “non ha identificato specificamente la sequenza
SV40”.
“Health Canada si aspetta che gli sponsor identifichino qualsiasi
sequenza di DNA biologicamente funzionale all’interno di un plasmide
(come un potenziatore SV40) al momento della presentazione”, ha
affermato.
L’ammissione di Health Canada è arrivata dopo che due scienziati, Kevin
McKernan e Phillip J. Buckhaults, Ph.D., hanno scoperto la presenza di
DNA plasmidico batterico nei vaccini mRNA COVID-19 a livelli
potenzialmente 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dagli Stati
Uniti. Food and Drug Administration (FDA) e Agenzia europea per i
medicinali. L’immunologo virale Dr. Byram Bridle dell’Università di
Guelph in Canada, commentando l’ammissione di Health Canada ha scritto
sul suo Substack: “Questa è un’ammissione di proporzioni epiche”.
Bridle ha anche scritto:
“Bisogna chiedersi perché la Pfizer non abbia voluto rivelare la
presenza di una sequenza di DNA biologicamente funzionale a un ente
regolatore sanitario. Alla Pfizer è stato richiesto di rivelare alle
agenzie di regolamentazione sanitaria tutte le sequenze bioattive nel
DNA plasmidico batterico utilizzato per produrre le loro
iniezioni.Bridle ha osservato che sono trascorsi “818 giorni in totale”
da quando l’Università di Guelph gli ha vietato di accedere al suo
ufficio e al suo laboratorio per aver tentato di condurre ricerche
simili, mentre altri ricercatori “sono stati al centro di attacchi da
parte di molti cosiddetti ‘esperti di disinformazione’, ” anche se
nessuno “è stato in grado di confutare le proprie scoperte”.
L’immunologa, biologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha dichiarato a
The Defender: “DNA residuo è stato trovato nei prodotti Pfizer e Moderna
– e soprattutto Pfizer -, in fiale più vecchie e più nuove, incluso il
monovalente per adulti XBB.1.5 [ vaccino].”
Rose ha affermato che ciò indica che tale contaminazione “è un problema
continuo”.
In osservazioni separate fatte mercoledì al programma “Good Morning CHD”
di CHD.TV, Rose ha detto che McKernan “ha anche esaminato il vaccino
Janssen [Johnson & Johnson] e ha scoperto DNA residuo a livelli molto
alti”. “Il DNA plasmidico viene utilizzato nella produzione di
vaccini mRNA e dovrebbe essere rimosso a un livello inferiore a una
soglia stabilita dalle agenzie di regolamentazione sanitaria prima che
il prodotto finale venga rilasciato per la distribuzione”, ha riferito
The Epoch Times.
La scoperta di McKernan ha reso “possibile per Health Canada confermare
la presenza del potenziatore sulla base della sequenza di DNA plasmidico
presentata da Pfizer rispetto alla sequenza del potenziatore SV40
pubblicata”, ha affermato Health Canada.
L’SV40 è spesso utilizzato nella
terapia genica per la sua capacità unica di trasportare geni alle
cellule bersaglio.
Nel processo di produzione del vaccino, l’SV40 “viene utilizzato come
potenziatore per guidare la trascrizione genetica”, ha scritto The Epoch
Times. McKernan il mese scorso “ha avvertito che la presenza di plasmidi
di DNA nei vaccini significa che potrebbero potenzialmente integrarsi
nel genoma umano”.
Descrivendo la ricerca di McKernan come “ineccepibile”, Kirsch ha
scritto sul suo Substack: “Il DNA dura per sempre e, se si integra nel
tuo genoma, produrrai il suo prodotto per sempre”.
“Ciò può far sì che la cellula
appena programmata si riproduca e produca mRNA con le risultanti
proteine spike per un tempo sconosciuto, potenzialmente per sempre e persino per la
generazione successiva”.
23.09.23
L'Asl To5
l'aveva sospesa nel periodo Covid perché non vaccinata bloccando la
retribuzione, ora dovrà restituire stipendi e interessi Il tribunale dà ragione alla
dipendente No Vax
massimiliano rambaldi
L'Asl To 5 l'aveva sospesa dal suo lavoro d'ufficio nel periodo Covid,
perché si era rifiutata di vaccinarsi interrompendole anche il pagamento
dello stipendio. Una volta rientrata, alla fine delle restrizioni
previste, la donna aveva fatto causa all'azienda sanitaria nonostante in
quel periodo ci fossero delle direttive ben chiare sull'obbligo
vaccinale. Dieci giorni fa la decisione, per certi versi inaspettata,
del tribunale del lavoro di Torino: con la sentenza 1552 i giudici hanno
infatti accolto il ricorso della dipendente, accertando e dichiarando
«l'illegittimità della sospensione dal servizio – si legge nel documento
pubblicato dall'azienda sanitaria di Chieri – condannando quindi l'Asl
To 5 a corrispondere alla dipendente il trattamento retributivo
richiesto, oltre agli interessi, rivalutazione e compensazione delle
spese di lite». In sostanza, secondo quel giudice, l'Asl non poteva
sospendere la donna dal posto di lavoro e men che meno negarle lo
stipendio. E ora, nell'immediato, dovrà pagarle tutto, interessi
compresi nonché le spese legali. Questo perché, nonostante l'azienda
sanitaria abbia già deciso di ricorrere in appello contro tale sentenza:
«in ragione della provvisoria esecutività della stessa – spiegano dalla
direzione nella medesima documentazione - pur non essendo passata in
giudicato, l'Asl è tenuta all'ottemperanza». Gli importi dovuti e i
giorni di sospensione della dipendente non sono stati resi noti.
La dipendente in questione lavora in ambito amministrativo e non è a
contatto con pazienti di un ospedale specifico. Ricordiamo tutti, però,
che il governo si era dimostrato estremamente rigoroso contro chi non
voleva ricevere il vaccino. In assenza di motivazioni valide (l'unica
accettata era una certificata grave patologia pregressa) la persona no
vax non poteva più esercitare la propria professione e, qualora fosse
stato possibile, doveva essere destinata a mansioni alternative. In caso
di impossibilità a spostamenti, sarebbe scattata l'immediata sospensione
non retribuita che poteva terminare solo una volta effettuata la
vaccinazione. Altrimenti il divieto di andare al lavoro sarebbe
continuato fino al completamento della campagna vaccinale. In sostanza
quello che è capitato nel caso in questione. La dipendente aveva però
deciso di intraprendere le vie legali perché pretendeva di essere
regolarmente pagata e di lavorare ugualmente, anche senza aver seguito
il percorso anti Covid. Presentando a sua difesa documentazioni che il
giudice del lavoro, a quanto pare, ha ritenuto valide. «La decisione e
la linea interpretativa del tribunale del lavoro non può essere
condivisa – spiegano dall'azienda sanitaria -, in quanto non è coerente
con il dispositivo contenuto nel decreto legge 172 del 2021, anche alla
luce del diverso orientamento espresso sul punto dalla Corte d'Appello
di Torino, sezione lavoro». Immediata quindi la decisione di ricorrere
in appello, affidando la questione ai legali di fiducia.
—
22.09.23
Testimonianza coraggiosa
del dottor Phillip Buckhaults dell'Università della Carolina del Sud.
I “vaccini” Covid non sono
stati adeguatamente testati e i loro danni non sono stati adeguatamente
indagati. La FDA e il CDC devono ammettere i propri fallimenti normativi
ed essere onesti con il pubblico.
La Ricerca delle Università
Australiane basata su 253 Studi Internazionali
L’hanno pubblicata gli scienziati autraliani Peter I Parry dell’Unità
clinica di ricerca sulla salute dei bambini, Facoltà di Medicina,
Università del Queensland, South Brisbane, Australia, Astrid
Lefringhausen, Robyn Cosford e Julian Gillespie, Children’s Health
Defense (Capitolo Australia), Huskisson, Conny Turni, Ricerca
microbiologica, QAAFI (Queensland Alliance for Agriculture and Food
Innovation), Università del Queensland, St. Lucia, Christopher J. Neil,
Dipartimento di Medicina, Università di Melbourne, Melbourne, e Nicholas
J. Hudson, Scuola di Agricoltura e Scienze Alimentari, Università del
Queensland, Brisbane.
E’ un colossale lavoro di
letteratura scientifica basato su ben 253 studi nei quali vengono citati
i più significativi sulla tossicità della proteina Spike e dei vaccini
che la innesca nell’organismo attraverso i vettori mRNA. Vengono infatti
menzionati lavori sulle malattie autoimmuni della biofisica Stephanie
Seneff, scienziata del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of
Technology) di Cambridge, del cardiologo americano Peter McCullough
(fonte 29 nello studio linkato a fondo pagina), quelli sui rischi di
tumori dell’oncologo britannico Angus Dalgleish (fonti 230-231), quelli
dell’esperto di genomica Kevin McKernan sulla replicazione cellulare dei
plasmidi di Dna Spike nel corpo umano (fonte 91), quelli della chimica
americana Alana F. Ogatache fu tra le prime a denunciare la pericolosità
dei sieri genici mRNA Moderna (fonte 52), ed ovviamente non poteva
mancare lo strepitoso e rivoluzionario del biochimico italiano Gabriele
Segalla sulle nanoparticelle tossiche del vaccino Comirnaty di
Pfizer-Biontech (fonte 61).
“Spikeopatia”: la proteina Spike
del COVID-19 è patogena, sia dall’mRNA del virus che da quello del
vaccino.
di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine (link allo studio
completo a fondo pagina)
La pandemia di COVID-19 ha causato molte malattie, molti decessi e
profondi disagi alla società. La produzione di vaccini “sicuri ed
efficaci” era un obiettivo chiave per la salute pubblica. Purtroppo,
tassi elevati senza precedenti di eventi avversi hanno messo in ombra i
benefici. Questa revisione narrativa in due parti presenta prove dei
danni diffusi dei nuovi vaccini anti-COVID-19 mRNA e adenovettoriali ed
è innovativa nel tentativo di fornire una panoramica approfondita dei
danni derivanti dalla nuova tecnologia nei vaccini che si basavano sulla
produzione di cellule umane di un antigene estraneo che presenta
evidenza di patogenicità.
Questo primo articolo esplora i
dati sottoposti a revisione paritaria in contrasto con la narrativa
“sicura ed efficace” collegata a queste nuove tecnologie. La
patogenicità delle proteine spike,
denominata “spikeopatia”, derivante dal virus SARS-CoV-2 o prodotta dai codici genetici del vaccino, simile a un
“virus sintetico”, è sempre più compresa in termini di biologia
molecolare e fisiopatologia.
La trasfezione farmacocinetica attraverso tessuti corporei distanti dal
sito di iniezione mediante nanoparticelle lipidiche o trasportatori di
vettori virali significa che la “spikeopatia” può colpire molti organi.
Le proprietà infiammatorie delle nanoparticelle utilizzate per
trasportare l’mRNA; N1-metilpseudouridina impiegata per prolungare la
funzione dell’mRNA sintetico; l’ampia biodistribuzione dei codici mRNA e
DNA e le proteine spike
tradotte, e l’autoimmunità attraverso la
produzione umana di proteine estranee, contribuiscono agli effetti
dannosi.
Questo articolo esamina gli
effetti autoimmuni, cardiovascolari, neurologici, potenziali oncologici
e le prove autoptiche per la spikeeopatia. Con le numerose tecnologie
terapeutiche basate sui geni pianificate, una rivalutazione è necessaria
e tempestiva.
Discussione
Abbiamo iniziato questo articolo citando la risposta dell’ente
regolatore sanitario australiano, il TGA, alla domanda di un senatore
australiano sui rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule
umane a produrre la proteina spike SARS-CoV-2. La risposta è stata che
la proteina Spike non era un agente patogeno. Abbiamo presentato prove
significative che la proteina spike è patogena. Ciò vale quando fa parte
del virus, quando è libero ma di origine virale e quando è prodotto nei
ribosomi dall’mRNA dei vaccini COVID-19 mRNA e adenovettoreDNA. I
meccanismi fisiopatologici d’azione della proteina spike continuano ad
essere chiariti.
Abbiamo stabilito che la
proteina spike provoca danni legandosi al recettore ACE-2 e quindi
sottoregolando il recettore, danneggiando le cellule endoteliali
vascolari. La proteina spike ha un dominio legante simile alla tossina,
che si lega a α7 nAChR nel sistema nervoso centrale e nel sistema
immunitario, interferendo così con le funzioni di nAChR, come la
funzione di ridurre l’infiammazione e le citochine proinfiammatorie,
come IL-6. Il collegamento con le malattie neurodegenerative avviene
anche attraverso la capacità della proteina “spike” di interagire con le
proteine che formano l’amiloide leganti l’eparina, avviando
l’aggregazione delle proteine cerebrali.
La persistenza della proteina spike causa un’infiammazione persistente
(infiammazione cronica), che potenzialmente alla fine sposta il sistema
immunitario verso la tolleranza immunitaria (IgG4). Un effetto
particolare per le donne e la gravidanza è il legame della proteina
Spike al recettore alfa degli estrogeni, che interferisce con il
messaggio degli estrogeni.
La proteina Spike è citotossica
all’interno delle cellule attraverso l’interazione con i geni
soppressori del cancro e causando danni mitocondriali. Le proteine
spike
espresse sulla superficie delle
cellule portano alla risposta autoimmune citopatica.
La proteina spike libera si lega all’ACE-2 su altre cellule di organi e
sangue. Nel sangue la proteina Spike induce le piastrine a rilasciare
fattori di coagulazione, a secernere fattori infiammatori e a formare
aggregati leucociti-piastrine. La proteina spike lega il fibrinogeno,
inducendo la formazione di coaguli di sangue.
Esiste anche un’omologia
problematica tra la proteina spike e le proteine chiave nel sistema
immunitario adattativo che portano all’autoimmunità se vaccinati con
l’mRNA che produce la proteina spike.
I fattori farmacocinetici contribuiscono alla fisiopatologia. Come
accennato, lo studio sulla biodistribuzione di Pfizer (dove il 75% delle
molecole trasportatrici di nanoparticelle lipidiche ha lasciato il
deltoide per tutti gli organi entro 48 ore) per il PMDA giapponese era
noto alla TGA australiana prima dell’autorizzazione provvisoria dei
vaccini mRNA COVID-19 per l’Australia popolazione [5]. Poiché causano la
replicazione della proteina Spike in molti organi, i vaccini basati sui
geni agiscono come virus sintetici.
Il trasportatore di nanoparticelle lipidiche dell’mRNA e il PEG
associato che rende il complesso mRNA-LNP più stabile e resistente alla
degradazione, hanno i propri effetti tossici; le nanoparticelle
lipidiche principalmente attraverso effetti proinfiammatori e il PEG
mediante anafilassi in individui sensibili.
Röltgen et al. [53] hanno
scoperto che l’mRNA stabilizzato con N1-metilpseudouridina nei vaccini
COVID-19 produce proteine spike
per almeno 60 giorni. Altre ricerche citate sulla retroposizione del codice genetico [249] suggeriscono la possibilità
che tale produzione di una proteina patogena estranea possa
potenzialmente durare tutta la vita o addirittura transgenerazionale.
Un ampio corpo di ricerche emergenti mostra che la stessa proteina
spike, in particolare la subunità S1, è patogena e causa infiammazione e
altre patologie osservate nel COVID-19 acuto grave, probabilmente nel
COVID-19 lungo, e nelle lesioni da vaccino mRNA e adenovettoriDNA
COVID-19 . La parola “spikeopatia” è stata coniata dal ricercatore
francese Henrion-Caude [98] in una conferenza e dati gli effetti
patologici vari e sostanziali della proteina spike SARS-CoV-2,
suggeriamo che l’uso del termine avrà un valore euristico.
La piccopatia esercita i suoi
effetti, come riassunto da Cosentino e Marino [86] attraverso
l’aggregazione piastrinica, la trombosi e l’infiammazione correlate al
legame dell’ACE-2; interruzione delle glicoproteine transmembrana
CD147 che interferiscono con la
funzione cardiaca dei periciti e degli eritrociti; legandosi a TLR2 e
TLR4 innescando cascate infiammatorie; legandosi all’ER alfa
probabilmente responsabile delle irregolarità mestruali e dell’aumento
del rischio di cancro attraverso le interazioni con p53BP1 e BRCA1.
Altre ricerche mostrano ulteriori effetti spikeo-patologici attraverso
la produzione di citochine infiammatorie indotte da ACE-2, la
fosforilazione di MEK e la downregulation di eNOS, compromettendo la
funzione delle cellule endoteliali.
Effetti particolarmente nuovi della proteina spike comportano lo
squilibrio del sistema colinergico nicotinico attraverso l’inibizione di
α7 nAChR, portando a vie biochimiche antinfiammatorie alterate in molte
cellule e sistemi di organi, nonché a un alterato tono vagale
parasimpatico.
Le lesioni provocate dal vaccino mRNA e adenovettoriale del COVID-19 si
sovrappongono alla grave malattia acuta da COVID-19 e al COVID lungo, ma
sono più varie, data la più ampia biodistribuzione e la produzione
prolungata della proteina spike.
La miopericardite è riconosciuta
ma spesso è stata minimizzata come lieve e rara, tuttavia l’evidenza di
una miopericardite subclinica correlata al vaccino COVID-19
relativamente comune [113,115] e l’evidenza autoptica [246,247,248]
suggeriscono un ruolo nelle morti improvvise in persone relativamente
giovani e in forma [116,117 ]. Le proteine spike
hanno anche meccanismi per aumentare la
trombosi attraverso l’infiammazione correlata all’ACE-2, il disturbo del
sistema dell’angiotensina [119], il legame diretto con i recettori ACE-2
sulle piastrine [1], l’interruzione dell’antitrombina [122], ritardando
la fibrinolisi [123] (prestampa) e riducendo la repulsione
elettrostatica degli eritrociti che porta all’emoagglutinazione [124].
Le malattie autoimmuni di nuova insorgenza dopo la vaccinazione COVID-19
potrebbero riguardare l’omologia della proteina spike e, nella malattia
virale che include altre proteine SARS-CoV-2, con le proteine umane
[5,138].
Il complesso mRNA-LNP attraversa
la BBB e i disturbi neurologici sono altamente segnalati nei database di
farmacovigilanza a seguito dei vaccini COVID-19. Numerosi meccanismi di
spikepatia vengono chiariti come disturbi sottostanti che coinvolgono:
permeabilità del BBB [128]; danno mitocondriale [168]; disregolazione
dei periciti vascolari cerebrali [169]; Neuroinfiammazione mediata da
TLR4 [170]; morte delle cellule dell’ippocampo [171]; disregolazione
delle cascate del complemento e della coagulazione e dei neutrofili che
causano coagulopatie [173] (prestampa); neuroinfiammazione e
demielinizzazione tramite disregolazione microgliale [174,177,180];
aumento dell’espressione di α-Syn coinvolta nella malattia
neurodegenerativa [175]; livelli elevati di chemochina 11 del motivo CC
associati all’invecchiamento e alla successiva perdita di cellule
neurali e mielina; legandosi al recettore nicotinico dell’acetilcolina
α7 (nAChR), aumentando i livelli di IL-1b e TNFα nel cervello causando
elevati livelli di infiammazione [172,177]; la subunità S1 è
amiloidogenica [185]; disautonomia [96], mediante danno neuronale
diretto o meccanismi immunomediati indiretti, ad esempio inibizione di
α7 nAChR; anosmia causata sia dal vaccino che dalla malattia [44],
anch’essa prodromica alla malattia di Parkinson.
Inoltre, gli autoanticorpi nel
dominio C-terminale globulare possono causare la malattia di Creutzfeldt
Jakob (CJD) [218], miR-146a è alterato in associazione con COVID-19
[222] e associato sia a infezioni virali che a malattie da prioni nel
cervello, e È stato dimostrato che S1 induce senescenza nelle cellule
trasfettate.
La quantità di possibili meccanismi di danno mediato dai picchi nel
cervello è pari nella vita reale alla prevalenza di effetti avversi
neurologici e neurodegenerativi e richiede urgentemente ulteriori
ricerche.
Il cancro, anche se non è stato dimostrato con certezza che sia causato
dai vaccini, sembra seguire da vicino la vaccinazione e abbiamo
esaminato le possibili cause sotto forma di interazioni delle proteine
spike
con fattori di trascrizione e geni soppressori del cancro.
Il vaccino doveva proteggere le
persone di età superiore ai 60 anni con il maggior rischio di mortalità
da COVID-19 [10], tuttavia un’analisi del rischio condotta da Dopp e
Seneff (2022) [250] ha mostrato che la probabilità di morire a causa
dell’iniezione è solo 0,13 % inferiore al rischio di morte per infezione
nelle persone di età superiore a 80 anni.
Inoltre, l’invecchiamento naturale è accompagnato da cambiamenti nel
sistema immunitario che compromettono la capacità di rispondere
efficacemente ai nuovi antigeni. Similmente alle risposte ai virus
stratificate per età, ciò significa che i vaccini diventano meno
efficaci nell’indurre l’immunità negli anziani, con conseguente ridotta
capacità di combattere nuove infezioni [251].
La vaccinazione con mRNA
COVID-19 a due dosi ha conferito una risposta immunitaria adattativa
limitata tra i topi anziani, rendendoli suscettibili all’infezione da
SARS-CoV-2 [252]. Secondo uno studio di Vo et al., (2022) [253], il
rischio di malattie gravi tra i veterani statunitensi dopo la
vaccinazione è rimasto associato all’età. Questo rischio di infezioni
intercorrenti era anche maggiore se erano presenti condizioni di
immunocompromissione.
Infine, abbiamo esaminato le migliori serie di casi di autopsia
attualmente disponibili, eseguite in Germania, che stabiliscono le
connessioni tra spikeopatia e fallimenti multipli di organi, neuropatie
e morte.
Conclusioni
In questa revisione narrativa, abbiamo stabilito il ruolo della proteina
spike SARS-CoV-2, in particolare della subunità S1, come patogena. Ora è
anche evidente che le proteine spike
ampiamente biodistribuite,
prodotte dai codici genetici dell’mRNA e del DNA adenovettoriale,
inducono un’ampia varietà di malattie. I meccanismi fisiopatologici e
biochimici sottostanti sono in fase di chiarimento.
I trasportatori di
nanoparticelle lipidiche per i vaccini mRNA e Novavax hanno anche
proprietà proinfiammatorie patologiche. L’intera premessa dei vaccini
basati sui geni che producono antigeni estranei nei tessuti umani è irta
di rischi per disturbi autoimmuni e infiammatori, soprattutto quando la
distribuzione non è altamente localizzata.
Le implicazioni cliniche che seguono sono che i medici in tutti i campi
della medicina devono essere consapevoli delle varie possibili
presentazioni della malattia correlata al vaccino COVID-19, sia acuta
che cronica, e del peggioramento delle condizioni preesistenti.
Sosteniamo
inoltre la sospensione dei vaccini COVID-19 basati sui geni e delle
matrici portatrici di nanoparticelle lipidiche e di altri vaccini basati
sulla tecnologia mRNA o DNA vettoriale virale. Una strada più sicura è
quella di utilizzare vaccini con proteine ricombinanti ben testate,
tecnologie virali attenuate o inattivate, di cui ora ce ne sono molti
per la vaccinazione contro la SARS-CoV-2.
di
Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine
BIOMEDICINE – ‘Spikeopathy’: COVID-19 Spike Protein Is Pathogenic, from
Both Virus and Vaccine mRNA
14.09.23
Fondata nel 1945, Kaiser
Permanente è riconosciuta come uno dei principali fornitori di
assistenza sanitaria e piani sanitari senza scopo di lucro d’America.
Attualmente opera in 8 stati (California del Nord, California del Sud,
Colorado, Georgia, Hawaii, Virginia, Oregon, Washington) e nel Distretto
di Columbia.
«La cura dei membri e dei pazienti si concentra sulla loro salute
totale. I medici, gli specialisti e i team di operatori sanitari di
Permanente Medical Group guidano tutte le cure. I nostri team medici
possono avvalersi di tecnologie e strumenti leader del settore per la
promozione della salute, la prevenzione delle malattie, l’erogazione
delle cure e la gestione delle malattie croniche» spiega
l’organizzazione medica.
«Abbiamo condotto uno studio di
coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di
età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la
formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1
settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello
studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione
e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la
metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e
cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi
alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella
posizione primaria che in qualsiasi posizione».
E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di
ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in
un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19
Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.«Abbiamo
identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per
100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il
vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79%
dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non
sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo
nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne
all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza
nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. ».
18.08.23
Il procuratore generale del
Texas Ken Paxton ha cercato di fare luce sulla sicurezza dei vaccini
Covid e sugli esperimenti americani Gain of Function (GOF) per il
potenziamento dei virus SARS in laboratorio, condotti dal virologo
Anthony Fauci tra gli USA (University of North Carolina) e il Wuhan
Institute of Virology, ma è stato subito colpito da un impeachment (per
altre ragioni politiche) che ha bloccato la sua inchiesta.
Ora quattro famiglie americane delle vittime Covid hanno presentato una
formale denuncia per quelle pericolosissime ricerche prendendo di mira
il famigerato zoologo di origini britanniche Peter Daszak, presidente
della società EcoHealthAlliance di New York che fu finanziata dalla Bill
& Melinda Gates Foundation e soprattutto dall’Istituto Nazionale
Allergie e Malattie Infettive diretto da Fauci (fino al dicembre 2022)
per i progetti di costruzione di coronavirus chimerici del ceppo SARS
chimerici nel centro virologico cinese.
l dottor Zhou Yusen
misteriosamente morto tre mesi dopo aver brevettato un vaccino contro il
Covid-19 nel febbraio 2020 che, secondo gli investigatori americani,
sarebbe morto misteriosamente proprio cadendo dal tetto del WIV di
Wuhan.
Nel giugno 1998 durante il
vertice sino-americano in Cina il presidente Bill Clinton siglò una
“Convenzione sulla armi biologiche” con il presidente cinese Jiang
Zemin,
Nell’aprile 2004 la Commissione
Europea presieduta dall’italiano Romano Prodi e composta anche dal
commissario Mario Monti diede il primo finanziamento di quasi 2milioni
di euro al Wuhan Institute of Virology grazie al quale la direttrice del
Centro di Malattie Infettive Shi Zengli, soprannominata bat-woman per i
suoi esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli cinesi a ferro di
cavallo, creò il primo virus chimerico ricombinante potenziando un ceppo
di SARS con plasmidi infettati dal virus HIV.
16.08.23
l’instabilità del sistema
colloidale di nanomateriali lipidici (e il conseguente maggior rischio
tossicologico) della prima versione di Comirnaty sia sostanzialmente
dovuta alla presenza, in quella formulazione, di fattori
destabilizzanti, quali, appunto, i composti inorganici elettrolitici in
eccesso, costituiti principalmente dai componenti del tampone pH PBS
utilizzato da Pfizer-BioNTech».
Evidenzia il dottor Segalla illustrando le differenti caratteristiche
della stabilizzazione del farmaco concorrente Spikevax di Moderna.
«A questo proposito, però, quanto riportato nel brevetto della stessa
BioNTech (co- titolare, insieme a Pfizer, del vaccino Comirnaty) US
10,485,884 B2 RNA Formulation for Immunoterapy [Formulazioni a RNA per
immunoterapia] del 26 novembre 2019, risulta ancor più esplicito al
riguardo della “elevata tossicità” attribuita a “liposomi e lipoplexes”
caricati positivamente».
«Ciò si riferisce a formulazioni a base di RNA incapsulato in
nanoparticelle lipidiche cationiche – del tipo cioè di quelle usate nel
Comirnaty – e denominate, in questo contesto, “lipoplexes”. Nella
descrizione del brevetto, si spiega, fra l’altro, come le nanoparticelle
cationiche contenenti RNA si formino soprattutto grazie a determinati
rapporti di massa/carica tra i lipidi cationici (+) e le componenti
anioniche (-) dell’ RNA, e come tali rapporti giochino un ruolo
fondamentale anche per quanto riguarda il passaggio delle nanoparticelle
contenenti RNA attraverso la membrana cellulare e il conseguente
trasferimento dell’RNA all’interno della cellula (trasfezione) per
modificarne le caratteristiche funzionali:
Con una minore carica positiva in eccesso, l’efficacia della trasfezione
scende drasticamente, andando praticamente a zero. Sfortunatamente,
però, per liposomi e lipoplexes [nanoparticelle lipidiche] caricati
positivamente è stata segnalata un’elevata tossicità, che può essere un
problema per l’applicazione di tali preparati come prodotti
farmaceutici. [corsivi aggiunti] (Figura 26)».
«Le ragioni per cui i tamponi pH del tipo PBS non vanno assolutamente
bene in preparati a base di nanoparticelle cationiche inglobanti RNA
sono spiegate molto chiaramente nella sezione del brevetto intitolata
“Effects of Buffers/ Ions on Particle Sizes and PI of RNA Lipoplexes”
[Effetti dei tamponi / composti ionici sulle dimensioni e Indice di
polidispersione delle nanoparticelle lipidiche contenenti RNA] del
suddetto brevetto di BioNTech US 10,485,884 B2, 44 (47-50), 45 (4-6), 45
(31- 33)».
In condizioni fisiologiche (cioè a pH 7,4; 2,2 mM Ca++), è imperativo
assicurarsi che ci sia un rapporto di carica prevalentemente negativa, a
causa dell’ instabilità delle nanoparticelle lipidiche neutre o caricate
positivamente. [corsivi aggiunti] (Figura 27)
«In altre parole, sulla base di quanto scientificamente documentato e
riportato in un brevetto della stessa BioNTech, in aggiunta a quanto già
descritto riguardo alla pericolosità intrinseca delle nanoparticelle
lipidiche caricate positivamente, apprendiamo che un sistema colloidale
di nanoparticelle lipidiche cationiche inglobanti mRNA.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione un tampone ionico come
il PBS, al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione,
flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze
di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione composti ionici (come
ad es. cloruro di sodio), al fine di prevenire fenomeni di aggregazione,
agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte
le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe essere iniettato per via intramuscolare, a causa della sua
instabilità quando viene a trovarsi nelle condizioni fisiologiche del
distretto extracellulare (pH 7,4; 2,2 mM Ca++).
«Tutte e tre queste rigorose raccomandazioni, riportate nel succitato
brevetto di BioNTech del 2019, sono spudoratamente disattese, o
ignorate, nel 2020, sia da Pfizer-BioNTech sia dagli enti certificatori,
sia nel merito della formulazione (ionico/ elettrolitico) sia in quello
della destinazione d’uso (inoculazione intramuscolare) del preparato
Comirnaty» rimarca il biochimico italiano segnalando che tali
«criticità» sono «in palese contrasto con le specifiche e pertinenti
raccomandazioni asserite dalla stessa BioNTech nel suo sopramenzionato
brevetto US 10,485,884 B2»
14.08.23
«Per i suesposti motivi, questo
giudicante ritiene non legittima e non conforme ai Principi Generali
dell’Ordinamento e della Costituzione la normativa in materia di obbligo
vaccinale, che pertanto va disapplicata. Con riguardo alle spese di
giudizio sussistono giustificati motivi per compensarle, attesa la
“particolarità” della materia trattata».
L’anonimo italiano over 50 che ha fatto ricorso al Giudice di Pace di
Santa Maria Capua a Vetere contro l’imposizione della vaccinazione Covid
e la conseguente multa da 100 euro emanata dall’Agenzia delle Entrate
per conto del Ministero della Salute dovrà pagare solo una ventina di
euro. Ovvero la metà dell’ammontare delle spese giudiziarie per ricorsi
inferiori a 1.100 euro.
Non è il primo e non sarà
l’ultimo pronunciamento giudiziario che contesta l’obbligatorietà dei
sieri genici sperimentali. Il caso più famoso è ovviamente quello della
giudice Susanna Zanda del Tribunale Civile di Firenze che, avendo osato
anche segnalare i decessi per presunte reazioni avverse ai vaccini alla
Procura della Repubblica di Roma, è finita nel fuoco incrociato della
Procura Generale della Corte di Cassazione che ha aperto un procedimento
disciplinare nei suoi confronti subito dopo le esternazioni politiche
del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
«Ebbene, al di là delle pronunce
del Consiglio d’Europa che ha avuto occasione di occuparsi della
tematica della vaccinazione Covid (con la Risoluzione 2361 del 2021) e
di decisioni, invece, contrarie, a parere di questo giudice, appaiono
decisive le circostanze, ormai conclamate, che il non vaccinato — a
prescindere dalle decisioni relative all’età — non ha determinato alcun
rischio maggiore per la salute pubblica rispetto ai soggetti vaccinati
provvisti di green pass, perché l’idoneità dei vaccini (quale strumento
di prevenzione del contagio), non solo non è pari o vicina al 100 % ma
si è di fatto rivelata prossima allo zero (Trib. Napoli marzo 2023)
«Il Tribunale del Lavoro di
Catania, con la decisione del 14.03.2022, ribadisce che “sebbene non si
ignori che l’impianto del D.D. 44/2021 sia ispirato alla finalità “di
tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza
nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza” (art. 4, co. 1,
D.L. 44/2021), nell’ambito di una situazione emergenziale e del tutto
straordinaria, le conseguenze che esso implica nella sfera del
dipendente non vaccinato — e che si sono irrigidite a seguito delle
modifiche apportate all’originaria formulazione del decreto – appaiono
tuttavia eccessivamente sproporzionate e sbilanciate, nell’ottica della
necessaria considerazione degli altri valori costituzionali coinvolti,
tra cui, tra i primi, la dignità della persona, bene protetto da co. 2,
36,41 Cost. plurime previsioni della Carta: artt. 2, 3»
«Sebbene la legge possa
prevedere l’obbligatorietà di determinati trattamenti sanitari, sono
rarissimi, ed ancorati a precisi presupposti, ì casi in cui
l’ordinamento consente la possibilità di eseguirli contro la volontà
della persona (ad es., è il caso del TSO), valendo da sempre il
principio che gli accertamenti ed i trattamenti obbligatori debbano
essere ‘accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e
la partecipazione da parte di chi vi è obbligato”…»
«E ciò a conferma della
consapevolezza del legislatore che l’obbligo al trattamento sanitario
costituisce pur sempre un’eccezione rispetto al principio, di cui è
espressione l’art. 32 Cost., della libera determinazione dell’individuo
in materia sanitaria».
In virtù di questi motivi ha accolto «il ricorso annullando il
provvedimento opposto» dall’avvocato Alessandra De Rosa contro l’avviso
di addebito di 100 euro al suo assistito.
08.08.23
Un manager della Pfizer in
Oceania ha ammesso che agli impiegati australiani dell’azienda
farmaceutica di New York sono somministrati dati lotti di vaccini
differenti da quelli distribuiti al pubblico.
Lo ha dichiarato durante un’Audizione davanti al Senato Australiano che,
a differenza dei politici dell’Unione Europea foraggiati dalle ONG di
Bill Gates, ha già avviato un’inchiesta formale per indagare sulla
natura dei sieri genici acquistati, sull’occultamento dei dati dei
trials clinici e sui danni causati ai vaccinati.
L’ammissione è arrivata durante
una rigorosa sessione di interrogatorio mercoledì, in cui il direttore
medico nazionale di Pfizer Australia, il dott. Krishan Thiru, e il capo
delle scienze normative, il dott. Brian Hewitt, hanno parlato davanti al
“Comitato per la legislazione sull’istruzione e l’occupazione” del
Senato australiano sui vaccini sperimentali contro il COVID-19, aggiunge
Gateway Pundit
23.07.23
I vaccini Covid contengono
proporzioni considerevoli di residui di DNA in grado di integrarsi
permanentemente nel genoma umano, causando malattie croniche e tumori.
Questo potrebbe anche spiegare l’eccesso di mortalità osservato
dall’inizio delle campagne di vaccinazione.
L’ex banchiere svizzero Pascal
Najadi e' l’autore di una denuncia penale per abuso di potere contro il
presidente della Confederazione Alain Berset è vaccinato tre volte e
altrettante volte si è costituito contro le autorità sanitarie da quando
un’analisi del suo sangue gli ha rivelato che il suo organismo continua
a produrre la proteina spike del vaccino più di 18 mesi dopo la sua
ultima iniezione Pfizer/BioNTech.
Contattato, l’interessato ci ha fornito i risultati del laboratorio
oltre ad una lettera del Prof. Sucharid Bhakdi confermando che “i
risultati del test indicano chiaramente che il signor Najadi soffre di
effetti irreparabili a lungo termine causati dal prodotto di mRNA
iniettato fabbricato da PfizerBiontech.
L’ex banchiere aveva consultato
l’Ufficio federale della sanità pubblica in Svizzera su questo
argomento. Quest’ultimo non è stato in grado di dargli risposte,
sostenendo che non poteva commentare un singolo caso. Pascal Najadi ne
aveva dedotto che l’ufficio in realtà non controllava nulla riguardo a
queste nuove tecnologie vaccinali.
La persistenza della presenza della proteina spike rilevata a Najadi e
altri iniettati rimane ufficialmente inspiegabile ed è ben oltre i 14
giorni comunicati quando sono state lanciate le campagne di vaccinazione
contro il Covid.
Tutti conoscono il DNA,
rappresentato da una doppia elica e contenente il nostro codice
genetico. L’RNA è costituito solo da un singolo filamento. La cellula lo
produce secondo necessità leggendo parte del DNA che servirà poi come
specifiche per la produzione di una proteina.
Una dose di “vaccino” Covid a RNA messaggero contiene miliardi di
filamenti di RNA messaggero, che innescheranno la produzione di
altrettante proteine spike
del virus SARS-CoV-2 nelle cellule che
raggiungono. Queste proteine spike
attiveranno una risposta del
sistema immunitario.
a proteina avanzata è stata
anche presentata come sostanza innocua durante le campagne di
vaccinazione quando è nota per essere tossica per l’organismo umano e
causare la maggior parte delle complicanze del Covid, comprese le
reazioni infiammatorie e allergiche.
Per comunicare, i batteri si
scambiano importanti “messaggi” genetici con l’aiuto dei cosiddetti
plasmidi. Ad esempio, se un batterio trova un nuovo meccanismo che
aumenta la sua resistenza agli antibiotici, incapsula questa
informazione in plasmidi, che verranno prodotti e ‘diffusi’ ad altri
batteri.
Il processo di produzione dei filamenti di RNA dei vaccini Covid
richiede appunto di passare attraverso la manipolazione genetica dei
batteri mediante plasmidi, nei quali sarà stata precedentemente
introdotta la sequenza di DNA corrispondente alla proteina spike di
SARS-CoV-2.
Il plasmide viene propagato nei
batteri e utilizzato come stampo per la produzione di massa di RNA
messaggero che sarà in grado di innescare la produzione di proteine
spike
nelle cellule vaccinate. Il DNA
deve poi essere rimosso e l’RNA messaggero viene poi miscelato con i
lipidi per produrre nanoparticelle in grado di portare l’mRNA nelle
nostre cellule
Nell’ambito dell’autorizzazione
all’immissione in commercio del vaccino Pfizer, l’Agenzia europea per i
medicinali (Ema) si è quindi dovuta accontentare di consultare i dati
forniti dal produttore. EMA ha espresso sorpresa al produttore per il
fatto che il prodotto finale non fosse stato sequenziato geneticamente
per garantire che contenesse solo RNA messaggero e nessun DNA o altri
residui, apprende lo scienziato tedesco Florian Schilling in una
presentazione
Pfizer ha risposto di aver
rinunciato volontariamente al sequenziamento, ammettendo che non era
certo ottimale, ma che era giustificato per ridurre i costi. Anche altri
produttori hanno rinunciato a questo sequenziamento genetico come parte
della loro garanzia di qualità.
Tra le tecniche alternative di valutazione del prodotto utilizzate da
Pfizer c’è l’elettroforesi, che conta gli elementi presenti in una
soluzione in base alla loro dimensione.
Nei documenti forniti da Pfizer
alla WEA, l’RNA messaggero della proteina spike del vaccino è
rappresentato da un alto picco centrale. L’anomalia sono le “pendenze”
su entrambi i lati del picco, che rappresentano misteriosi “oggetti”
genetici che non corrispondono alle dimensioni dell’RNA messaggero e non
dovrebbero essere presenti in una soluzione purificata.
Anche l’EMA aveva voluto saperne di più e aveva richiesto i dati grezzi
a Pfizer. Il produttore aveva accettato di fornirli ma ad oggi non sono
ancora stati consegnati.
Un gruppo di ricercatori,
preoccupato in particolare per le conseguenze delle iniezioni di Covid
sui giovani, ha deciso all’inizio del 2023 di prendere in mano la
situazione e mettere in sequenza lotti di “vaccini” di Pfizer e Moderna.
Il loro intero approccio è spiegato in dettaglio in un primo articolo e
nel suo supplemento scritto da Kevin McKernan, biologo molecolare,
specialista in manipolazione genetica e sequenziamento, che ha
partecipato all’analisi.
Le loro scoperte sono di natura
inquietante:
Quantità di DNA anormalmente elevata – La presenza di plasmidi
contenenti DNA proteico spike è stata confermata in proporzioni notevoli
per i “vaccini” di Pfizer e Moderna: tra il 20 e il 35%, ben oltre i
limiti di contaminazione fissati dall’EMA (0,033%) . Una singola dose
contiene quindi diversi miliardi di questi plasmidi che servivano per
produrre l’RNA messaggero e che poi avrebbero dovuto essere eliminati.
Queste informazioni sono già prova della non conformità di questi
prodotti alle normative vigenti.
Accelerazione della resistenza agli antibiotici – Fatto preoccupante, il
DNA di questi plasmidi contiene geni che li rendono resistenti a due
antibiotici: neomicina e kanamicina. L’introduzione di miliardi di geni
di resistenza agli antibiotici in plasmidi altamente replicabili,
consentendo la selezione di batteri resistenti a questi trattamenti nel
microbioma, dovrebbe sollevare preoccupazioni sull’accelerazione della
resistenza agli antibiotici su scala globale. Alcuni esperti stimavano
già prima della crisi del Covid che entro il 2050 non avremmo più avuto
antibiotici efficaci.
Elevato fattore di errore di copia – Gli scienziati affermano che la
presenza di un nucleotide chiamato pseudouridina è molto preoccupante
poiché è noto che ha un tasso di errore di copia di uno su 4000
nucleotidi, ovvero tra 5 e 8,5 milioni di possibili errori di copia per
dose di vaccino. E nessuno può dire a cosa corrispondano questi errori
poiché sono imprevedibili.
Integrazione permanente e transgenerazionale: i plasmidi vaccinali
possono raggiungere un batterio o una cellula umana. Quest’ultimo caso è
considerato problematico perché è possibile che il filamento di DNA
contenuto nel plasmide sia permanentemente integrato nel codice genetico
della cellula umana, permettendole in qualsiasi momento di produrre
autonomamente la proteina spike del vaccino, per tutta la vita. Con ogni
probabilità, questo è ciò che sta accadendo ai clienti di Pascal Najadi
e Me Ulbrich in Germania. L’insegnante. Bhakdi ha ricordato a questo
proposito che ogni divisione cellulare è un’opportunità per questo DNA
importato di modificare il genoma dell’ospite. Se questa integrazione
avviene in una cellula staminale, ovulo o spermatozoo, la modificazione
genetica verrà trasmessa alle generazioni successive.
Questo è grave perché oggi la
scienza non offre uno strumento per rimuovere un gene. Più
incomprensibilmente, il DNA del plasmide utilizzato da Pfizer contiene
una sequenza (SV 40) che gli permette di essere trasferito nel nucleo
anche quando la cellula non si sta dividendo e quindi di influenzare le
cellule. La sua presenza è comunque inutile per la produzione di RNA
messaggero nei batteri. Questa sequenza è assente dai plasmidi
utilizzati da Moderna.
l vaccino Covid di Johnson &
Johnson presenta un rischio di integrazione ancora maggiore perché si
basa su un virus a DNA e utilizza un promotore molto più potente dell’SV
40, chiamato CMV. Ciò comporta un rischio molto più elevato di
oncogenesi e continua produzione di proteine spike
rispetto agli RNA messaggeri, afferma
Marc Wathelet, biologo molecolare e specialista di coronavirus che
abbiamo consultato (vedi intervista alla fine dell’articolo).
Poiché il DNA della proteina spike del plasmide prende di mira le
cellule dei mammiferi, ci sono pochissime possibilità che si integri
permanentemente nel genoma di un batterio intestinale. Non riuscendo a
diventare fabbriche proteiche avanzate, questi batteri – che non sono
cellule umane – potrebbero invece moltiplicare i plasmidi del vaccino e
contribuire così ad aumentare il rischio di contaminazione con cellule
umane, chiamato “bactofezione” o “trasfezione”.
Marc Wathelet conferma che se
“il rischio di contaminazione dei batteri nel microbioma rimane basso,
sono i rischi di infiammazione e soprattutto di tumori legati alla
contaminazione delle cellule del corpo delle persone vaccinate da parte
del DNA che sono più preoccupanti”.
L’esperto sottolinea che è “impossibile quantificare questo rischio”.
Trova “un aumento di alcuni tumori, ma non è chiaro se sia dovuto a DNA,
mRNA, un indebolimento del sistema immunitario, lipidi nelle
nanoparticelle o una combinazione di questi fattori
21.07.23
Come risulta, la proteina spike
e l’mRNA non sono gli unici rischi di queste iniezioni. Il team di
McKernan ha anche scoperto i promotori del virus della simmia 40 (SV40)
che, da decenni, sono sospettati di provocare il cancro negli esseri
umani, compresi mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e delle
ossa.3 I risultati4,5,6,7 sono stati pubblicati su OSF Preprints
all’inizio di aprile 2023. Come spiegato nell’abstract:8
“Sono stati utilizzati diversi metodi per valutare la composizione degli
acidi nucleici di quattro fiale scadute dei vaccini mRNA bivalenti
Moderna e Pfizer. Sono stati valutati due flaconi di ciascun fornitore…
Molteplici test supportano una contaminazione da DNA che supera i
requisiti dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di 330ng/mg e della
FDA [Food and Drug Administration] di 10ng/dose…
Come riportato in una recensione
del libro di Lancet “The Virus and the Vaccine: The True Story of a
Cancer-Causing Monkey Virus, Contaminated Polio Vaccine and the Millions
of Americans Exposed”:13
“Nel 1960, gli scienziati e i produttori di vaccini sapevano che i reni
delle scimmie erano fogne di virus scimmieschi. Tale contaminazione
spesso rovinava le colture, comprese quelle di una ricercatrice del NIH
di nome Bernice Eddy, che lavorava sulla sicurezza dei vaccini… La sua
scoperta… minacciava uno dei più importanti programmi di salute pubblica
degli Stati Uniti…”.
Eddy cercò di informare i
colleghi, ma fu imbavagliata e privata dei suoi compiti di
regolamentazione dei vaccini e del suo laboratorio… [Due] ricercatori
della Merck, Ben Sweet e Maurice Hilleman, identificarono presto il
virus del rhesus, poi chiamato SV40, l’agente cancerogeno che era
sfuggito a Eddy.
“Nel 1963, le autorità statunitensi decisero di passare alle scimmie
verdi africane, che non sono ospiti naturali dell’SV40, per produrre il
vaccino antipolio. A metà degli anni ’70, dopo studi epidemiologici
limitati, le autorità conclusero che, sebbene l’SV40 causasse il cancro
nei criceti, non sembrava farlo nelle persone.
“Arriviamo agli anni ’90: Michele Carbone, allora all’NIH [National
Institutes of Health], stava lavorando sul modo in cui l’SV40 induce i
tumori negli animali. Uno di questi era il mesotelioma, un raro tumore
della pleura che nelle persone si pensa sia causato principalmente
dall’amianto. L’ortodossia riteneva che l’SV40 non causasse tumori
nell’uomo.
“Incoraggiato da un articolo del
1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato
‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha
analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National
Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di
esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.
“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH
rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola
University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del
tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature
Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti
hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.
“Incoraggiato da un articolo del
1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato
‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha
analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National
Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di
esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.
“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH
rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola
University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del
tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature
Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti
hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.
Torniamo alle scoperte di
McKernan, che oltre al video in evidenza sono discusse anche nel podcast
di Daniel Horowitz qui sopra. In breve, il suo team ha scoperto livelli
elevati di plasmidi di DNA a doppio filamento, compresi i promotori SV40
(sequenza di DNA essenziale per l’espressione genica) che sono noti per
innescare lo sviluppo del cancro quando incontrano un oncogene (un gene
che ha il potenziale di causare il cancro).
Il livello di contaminazione varia a seconda della piattaforma
utilizzata per la misurazione, ma indipendentemente dal metodo
utilizzato, il livello di contaminazione del DNA è significativamente
superiore ai limiti normativi sia in Europa che negli Stati Uniti,
afferma McKernan. Il livello più alto di contaminazione del DNA
riscontrato è stato del 30%, un dato piuttosto sorprendente.
Come spiegato da McKernan, quando si utilizza un tipico test PCR, si
viene considerati positivi se il test rileva il virus SARS-CoV-2
utilizzando una soglia di ciclo (CT) di circa 40. In confronto, la
contaminazione del DNA viene rilevata con TC inferiori a 20. Ciò
significa che la contaminazione è di un milione di milioni di unità.
Ciò significa che la
contaminazione è un milione di volte superiore alla quantità di virus
che si dovrebbe avere per risultare positivi al test COVID-19. “Quindi,
c’è un’enorme differenza per quanto riguarda la quantità di materiale
presente”, afferma McKernan.
Nel suo articolo su Substack14 , McKernan sottolinea anche che chi
sostiene che il DNA a doppio filamento e l’RNA virale siano una falsa
equivalenza, perché l’RNA virale è in grado di replicarsi, si sbaglia.
“La maggior parte dell’sgRNA che state rilevando in un tampone nasale
nel vostro naso NON È ADEGUATO ALLA REPLICAZIONE, come dimostrato da
Jaafar et al.15 È solo un frammento di RNA che dovrebbe avere una
longevità inferiore nelle vostre cellule rispetto ai frammenti
contaminanti di dsDNA”, scrive.
Se si sequenzia il DNA, si
scopre che corrisponde a quello che sembra essere un vettore di
espressione usato per produrre l’RNA… Ogni volta che vediamo una
contaminazione del DNA, come quella dei plasmidi, finire in un prodotto
iniettabile, la prima cosa a cui si pensa è se sia presente
l’endotossina dell’E. coli (Escherichia coli, ndr), perché crea
anafilassi per chi viene iniettato.
Mentre i deceduti non vaccinati
sono stati soltanto 304 e quelli vaccinati con ciclo incompleto (senza
seconda dose) 25. Il periodo preso in considerazione dalla tabella ISS è
quello che va dal 29 aprile al 29 maggio 2022.
La
tabella del Bollettino Covid-19 pubblicato il 24 giugno scorso
dall’Istituto Superiore della Sanità di Roma – link a fondo pagina
«Numerosi studi riportano
l’insorgenza di reazioni autoimmuni a seguito della vaccinazione contro
il COVID-19 (Gadi et al., 2021; Watad et al., 2021; Bril et al., 2021;
Portoghese et al., 2021; Ghielmetti et al., 2021; Vuille – Lessard et
al., 2021; Chamling et al., 2021; Clayton-Chubb et al., 2021; Minocha et
al., 2021; Elrashdy et al., 2021; Garrido et al., 2021; Chen et al.,
2022; Fatima et al., 2022; Mahroum et al., 2022; Finsterer, 2022; Garg &
Paliwal, 2022; Kaulen et al., 2022; Kwon & Kim, 2022; Ruggeri,
Giovanellla & Campennì, 2022). I dati istopatologici forniscono una
prova indiscutibile che dimostra che i vaccini genetici presentano una
distribuzione fuori bersaglio, provocando la sintesi della proteina
spike e innescando così reazioni infiammatorie autoimmuni, anche in
tessuti terminali differenziati».
Furono proprio gli esami
patologici del medico tedesco Morz a rilevare l’anomala persistenza nel
corpo umano della proteina Spike di cui un altro studio americano
asseverato dalla virologa Jessica Rose spiegò la proliferazione
attraverso i plasmidi di RNA.
«In generale, i potenziali rischi dei vaccini genetici che inducono le
cellule umane a diventare bersagli per l’attacco autoimmune non possono
essere valutati completamente, senza conoscere l’esatta distribuzione e
cinetica di LNP e mRNA, nonché la produzione e la farmacocinetica della
proteina spike».
Lo studio sottoscritto anche da
Donzelli e Bellavite poi conclude:
«Poiché il corpo umano non è un sistema strettamente compartimentato,
questo è motivo di seria preoccupazione per ogni vaccino genetico
attuale o futuro che induca le cellule umane a sintetizzare antigeni non
self. Infatti, per i tessuti terminalmente differenziati, la perdita di
cellule determina un danno irreversibile con prognosi potenzialmente
fatale. In conclusione, alla luce delle innegabili prove di
distribuzione fuori bersaglio, la somministrazione di vaccini genetici
contro COVID-19 dovrebbe essere interrotta fino a quando non saranno
eseguiti accurati studi di farmacocinetica, farmacodinamica e
genotossicità, oppure dovrebbero essere somministrati solo in
circostanze quando i benefici superano di gran lunga i rischi».
L’invito a indagare sui danni da sieri genici e a fermarne
l’inoculazione è giunto anche da una ricercatrice dell’Istituto
Superiore della Sanità e dalla sentenza del Tribunale di Firenze che ha
inviato gli atti alla Procura della Repubblica di Roma per un’accurata
inchiesta.
di Peter McCullough – pubblicato
in origine sul suo Substack
Mi viene spesso chiesto: perché tante persone che hanno assunto il
vaccino COVID-19 stanno apparentemente bene, mentre altre subiscono
danni al cuore, ictus, coaguli di sangue e finiscono per essere invalide
o morte? Da molti mesi si sospetta che ci possano essere variazioni nei
lotti o nelle partite di vaccino che potrebbero spiegare in parte queste
osservazioni. In altre parole, non tutti ricevono la stessa dose di
mRNA.
In base all’autorizzazione all’uso in emergenza, le aziende produttrici
di vaccini e i loro subappaltatori non effettuano alcuna ispezione delle
fiale finali riempite e finite. Si tratta di una situazione senza
precedenti per un prodotto di largo uso di qualsiasi tipo.
È possibile che le
nanoparticelle lipidiche si aggreghino in sospensione e quindi alcuni
lotti potrebbero contenere più mRNA di altri. Allo stesso modo, poiché
le dimensioni dei lotti sono variate nel tempo, è possibile che i
contaminanti del processo di produzione si concentrino in alcuni lotti
più piccoli rispetto a quelli più grandi.
Infine, il trasporto, la conservazione e l’uso del prodotto possono
essere fattori che denaturano l’mRNA, tra cui il riscaldamento, l’aria
iniettata nelle fiale e gli aghi multipli immersi nella sospensione.
Il problema della contaminazione è emerso quando il Giappone ha
restituito milioni di dosi e sono stati riscontrati detriti visibili sul
fondo delle fiale. Inoltre, poiché i contactor di biodifesa utilizzano
sfere metalliche, è possibile che i lotti iniziali più piccoli avessero
detriti magnetici che spiegavano il “magnetismo” nel braccio in cui
veniva somministrata l’iniezione, come riportato all’inizio della
campagna vaccinale.
Un rapporto di Schmeling e
collaboratori sul vaccino Pfizer BNT162b2 mRNA COVID-19 ha rilevato che
il 71% degli eventi avversi gravi proveniva dal 4,2% delle dosi (lotti
ad alto rischio), mentre <1% di questi eventi proveniva dal 32,1% delle
dosi (lotti a basso rischio). La variazione spiegata per i lotti ad alto
e moderato rischio è stata rispettivamente del 78 e dell’89%. Pertanto,
più dosi sono state somministrate da quelle fiale, maggiore è stato il
numero di effetti collaterali segnalati. Ciò significa che la maggior
parte del rischio risiede nell’iniezione e non nella persona che l’ha
ricevuta.
Si tratta di risultati di
importanza cruciale. Essi implicano che la debacle del vaccino COVID-19
è effettivamente un problema di prodotto e non è dovuta alla
suscettibilità del paziente nella maggior parte delle circostanze.
Inoltre, la mancanza di ispezioni ha portato a un disastro di sicurezza.
Alcuni sfortunati pazienti ricevono una quantità eccessiva di mRNA, di
contaminanti o di entrambi e sono quindi esposti a iniezioni dannose e,
in alcuni casi, letali.
IN ITALIA
Il trait d’union tra questa
nuova ricerca sponsorizzata dalla Commissione Europea e Rappuoli è
proprio la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) che ha creato un park
science accentratore di aziende operanti in campo sanitario medico,
diagnostico e farmaceutico.
TOSCANA LIFE SCIENCES NEL BIOTECNOPOLO DI SIENA
TLS è anche deputata a diventare uno dei pilastri del progetto del
Biotecnopolo di Siena, in fase di realizzazione nell’ex caserma in Viale
Cavour, che riceverà una cospicua dotazione finanziaria dal Piano
Nazionale Ripresa e Resilienza (PNNR) così suddivisa: 9 milioni di euro
per il 2022, 12 milioni per il 2023 e 16 milioni per il 2024. Ma la
fetta più grossa spetta proprio all’hub antipandemico (Centro Nazionale
Antipandemico – CNAP), che riceverà 340 milioni di euro da qui al 2026.
Una somma ingente in considerazione che le finalità sono praticamente
analoghe a quelle del Fondazione Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo
di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” che vede come capofila
l’Università di Padova e come partner altri atenei italiani ma,
soprattutto, le Big Pharma dei vaccini Pfizer, Biontech e AstraZeneca.
Dal canto suo la Fondazione
Toscana Life Sciences (TLS) fin dall’agosto 2022 aveva subito accolto
«con estremo favore la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (GU) della
Repubblica Italiana dello Statuto della Fondazione Biotecnopolo, che
avrà sede legale e operativa a Siena. Un passo molto atteso che include
la partecipazione della Fondazione Toscana Life Sciences in qualità di
“nuovo fondatore” attraverso la stipula di un atto convenzionale entro
sessanta giorni dall’adozione dello Statuto stesso. Sono soci fondatori
il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Salute,
il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo
Economico, cui si aggiungerà la Fondazione TLS come “nuovo fondatore”
Esaote (che ha sede a Genova ma
una filiale a Firenze) e TLS, nella primavera 2021, si trovarono insieme
a un vertice convocato dalla Regione Toscana per costruire un
eco-sistema per un vaccino anti Covid-19 made in Tuscany. All’incontro
presero parte, oltre agli assessori Simone Bezzini (Sanità) e Leonardo
Marras (Attività produttive), i rappresentanti del Gruppo farmaceutico
Menarini, di Kedrion, Eli Lilly, Molteni Farmaceutici, Diesse
Diagnostica, Aboca, Abiogen, e di Gsk Vaccines.
Ora il Biotecnopolo di Siena e Toscana Life Sciences si assumeranno
l’onere di portare avanti questo obiettivo puntando sulla figura di
Rappuoli.
La Fondazione Toscana Life
Sciences è il soggetto operativo che coordina e gestisce le attività del
Distretto Toscano Scienze della Vita, il cluster regionale che aggrega
tutti i soggetti pubblici e privati che operano nei settori delle
biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, della
nutraceutica, della cosmeceutica e dell’Ict applicato alle life
sciences.
E’ nata nel 2011 per iniziativa della Regione Toscana allora governata
dal presidente Alberto Monaci, bancario e ex deputato della Democrazia
Cristiana e poi del Partito Democratico, ed oggi rappresenta un
ecosistema dell’innovazione che raggruppa oltre 32 Centri Ricerca e 14
Enti di Ricerca, incluse le Università toscane (Firenze, Pisa, Siena);
le Scuole Superiori (Scuole di Alta Formazione Sant’Anna e Normale di
Pisa e Istituto di Alti Studi Imt di Lucca); gli Istituti del CNR. Sono
affiliate al Distretto oltre 200 aziende del settore pharma, medical
devices, biotech, ICT for health, nutraceutica, servizi correlati, per
oltre 6 miliardi di fatturato.
Tra queste spicca il nome della
bio-farmaceutica Kedrion della famiglia Marcucci dell’ex senatore del PD
Andrea Marcucci (non riconfermato alle elezioni del 2022) che attirò
l’attenzione dei media per l’interessamento a gestire a livello
industriale (con una società Israeliana del Gruppo della Big Pharma
americana Moderna finanziata da Gates) le cure del Covid-19 col plasma
del medico Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia dell’ospedale Poma
di Mantova, morto suicida in circostanze misteriose dopo che la
sperimentazione fu sottratta dal governo al suo centro di ricerca e
assegnata a quello di Pisa.
19.10.24
Un gruppo di scienziati
argentini ha identificato 55 elementi chimici – non elencati nei
foglietti illustrativi – nei vaccini COVID-19 di Pfizer, Moderna,
AstraZeneca, CanSino, Sinopharm e Sputnik V, secondo uno studio
pubblicato la scorsa settimana sull’International Journal of Vaccine
Theory, Practice, and Research.
Gli elementi chimici includono 11 metalli pesanti – come cromo,
arsenico, nichel, alluminio, cobalto e rame – che gli scienziati
considerano tossici sistemici noti per essere cancerogeni e indurre
danni agli organi, anche a bassi livelli di esposizione.
I campioni contenevano anche 11
dei 15 lantanidi, o elementi delle terre rare, che sono metalli più
pesanti e argentei spesso utilizzati nella produzione. Questi elementi
chimici, che comprendono lantanio, cerio e gadolinio, sono meno noti al
grande pubblico rispetto ai metalli pesanti, ma hanno dimostrato di
essere altamente tossici.
“Il rilevamento di più elementi tossici non dichiarati, tra cui metalli
pesanti e lantanidi, nei vaccini COVID-19 solleva una duplice e
molteplice preoccupazione per la salute umana”, ha dichiarato a The
Defender James Lyons-Weiler, Ph.D., membro del comitato editoriale della
rivista e non coinvolto nella ricerca. “Singolarmente, queste sostanze
chimiche sono note per causare danni neurologici, cardiovascolari e
immunologici”.
Per lo studio argentino, i
ricercatori miravano a corroborare le precedenti scoperte di elementi
non dichiarati e a rilevare e misurare eventuali elementi non
identificati in quegli studi.
Hanno analizzato 13 fiale di diversi lotti di sei marche di vaccini
COVID-19 presso un laboratorio dell’Università Nazionale di Córdoba.
Hanno utilizzato una tecnica analitica altamente sensibile – la
spettrometria di massa al plasma accoppiato induttivamente – che
consente di misurare gli elementi a livelli di traccia nei fluidi
biologici.
I ricercatori hanno analizzato almeno due fiale di ogni vaccino, ad
eccezione di CanSino, un vaccino vettoriale virale prodotto in Cina, per
il quale hanno analizzato solo una fiala.
Il loro documento include un lungo elenco di componenti del vaccino
COVID-19 dichiarati dai produttori. I componenti variano a seconda del
produttore del vaccino. I ricercatori hanno ottenuto gli elenchi
attraverso richieste di informazioni pubbliche.
Ad eccezione di Sputnik V e
Sinopharm, i produttori non dichiarano le quantità degli eccipienti
nominati nei loro vaccini, cosa che i ricercatori hanno segnalato come
una “omissione molto grave a livello normativo”.
I vaccini spesso includono eccipienti – additivi utilizzati come
conservanti, coadiuvanti, stabilizzatori o per altri scopi. Secondo i
Centers for Disease Control and Prevention (CDC), le sostanze utilizzate
nella produzione di un vaccino, ma non elencate nel contenuto del
prodotto finale, devono essere riportate nel foglietto illustrativo.
L’elenco degli eccipienti è importante, sostengono i ricercatori, perché
gli eccipienti possono includere allergeni e altri “pericoli nascosti”
per i destinatari dei vaccini.
OpenVAERS riferisce che il CDC ha reso le informazioni sugli eccipienti
dei vaccini disponibili al pubblico “quasi impossibili da trovare”.
OpenVAERS offre un elenco completo degli eccipienti dei vaccini per tipo
e per vaccino.
Tuttavia, il sito OpenVAERS rileva anche che test indipendenti sulle
fiale di vaccino hanno trovato “contaminanti che vanno ben oltre quelli
resi pubblici dai produttori”, come identificato in questo studio.
Le tre fiale Pfizer contenevano
rispettivamente 19, 16 e 21-23 elementi non dichiarati. Le fiale Moderna
contenevano 21 e tra 16-29 elementi non dichiarati.
Tutti i metalli pesanti rilevati
sono collegati a effetti tossici sulla salute umana, scrivono i
ricercatori. Sebbene i metalli si presentassero con frequenze diverse,
molti erano presenti in più campioni. “Ci sono elementi chimici non
dichiarati in comune, come boro, calcio, titanio, alluminio, arsenico,
nichel, cromo, rame, gallio, stronzio, niobio, molibdeno, bario e afnio
in tutte le marche” di vaccini COVID-19, hanno scritto i ricercatori.
Altri elementi, come il cromo e
l’arsenico, che aumentano il rischio di gravi tumori e malattie della
pelle, erano presenti come elementi non dichiarati rispettivamente nel
100% e nell’82% dei campioni. I ricercatori hanno anche trovato il
lantanide cerio, che può danneggiare il fegato e causare embolie
polmonari, nel 76% dei campioni.
Questi elementi chimici sono solo alcuni esempi dei 62 elementi chimici
non dichiarati identificati da questo studio e da studi precedenti messi
insieme, scrivono i ricercatori. Essi hanno concluso che, data la
“diversità e la notevole presenza in tutte le marche, insieme alle
caratteristiche peculiari degli elementi trovati”, è improbabile che i
risultati siano dovuti a contaminazione o adulterazione accidentale.
INOLTRE il lavoro, pubblicato il
18 luglio 2024 sul’International Journal of Vaccine Theory, Practice,
and Research (IJVTPR con sede a Dallas, USA), conferma per l’ennesima
volta la presenza di grafene nei sieri genici mRNA e ne certifica la
presenza non solo in Pfizer ma pure nel prodotto farmacologico di
Moderna, come peraltro già testimoniato dagli specifici brevetti della
Big Pharma di Cambrdige (Massachusetts) .
Lo studio è stato condotto dalla
dottoressa Young Mi Lee, medica specializzanda in Ostetricia e
Ginecologia dell’Hanna Women’s Clinic di Jeju (Repubblica di Corea) che
si occupa anche di ricerche sulla fertilità e ha prestato particolare
attenzione anche sulla pericolosità di tali terapie geniche sul liquido
seminale maschile.
E dal ricercatore Daniel Broudy, docente di Linguistica dell’Okinawa
Christian University (Giappone) ma esperto anche nell’ambito
elettromagnetico che gospa News aveva già citato in realzione agli studi
sulle segnali Bluetooth riscontrati da un esperimento nei vaccinati.
A lui è toccato il compito di curare la redazione del testo finale ed
analizzare le immagini e i dati raccolti dalla scienziata medica in una
lunga e meticolosa analisi biochimica condotta con uno stereomicroscopio
(specializzato per l’esame di campioni tridimensionali e dinamici )
potenziato da una camera di conteggio Makler (specializzata anche nel
conteggio degli spermatozoi in spazi limitati per la valutazione della
fertilità maschile).
«Questo rapporto sui nostri
risultati è stato aiutato dalla ricerca indipendente di un gruppo noto
come Korea Veritas Doctors (KoVeDoc) con il quale abbiamo condiviso gli
iniettabili prodotti da Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Novavax».
Come si spiega nel paragrafo Materiali e metodi: «Nello studio sono
stati utilizzati cinquantaquattro campioni: 50 fiale iniettabili residue
(43 Pfizer, 7 Moderna) acquisite immediatamente dopo il loro utilizzo
nella campagna di vaccinazione contro il COVID-19 e 4 fiale iniettabili
nuove non aperte (2 Pfizer, 1 AstraZeneca, 1 Novavax)».
riportiamo integralmente
l’Abstract della ricerca intitolata: “Autoassemblaggio in tempo reale di
costruzioni artificiali visibili allo stereomicroscopio in campioni
incubati di prodotti mRNA principalmente da Pfizer e Moderna: uno studio
longitudinale completo– Real-Time Self-Assembly of Stereomicroscopically
Visible Artificial Constructionsin Incubated Specimens of mRNA Products
Mainly from Pfizer and Moderna: A Comprehensive Longitudinal Study”.
«Le lesioni osservabili in tempo reale a livello cellulare nei
destinatari degli iniettabili COVID-19 “sicuri ed efficaci” sono
documentate qui per la prima volta con la presentazione di una
descrizione completa e un’analisi dei fenomeni osservati. La
somministrazione globale di questi prodotti, spesso obbligatori, dalla
fine del 2020 ha innescato una serie di studi di ricerca indipendenti
sulle terapie geniche iniettabili con RNA modificato, in particolare
quelle prodotte da Pfizer e Moderna. Le analisi qui riportate consistono
in una precisa “scienza da banco” di laboratorio che mira a comprendere
perché si sono verificati sempre più gravi infortuni debilitanti e
prolungati (e molti decessi) senza alcun effetto protettivo misurabile
da parte dei prodotti commercializzati in modo aggressivo. Il contenuto
degli iniettabili COVID-19 è stato esaminato allo stereomicroscopio con
un ingrandimento fino a 400X. I campioni accuratamente conservati sono
stati coltivati in una gamma di terreni distinti per osservare le
relazioni di causa-effetto immediate e a lungo termine tra le sostanze
iniettabili e le cellule viventi in condizioni attentamente
controllate».
«Da tale ricerca si possono
trarre ragionevoli deduzioni sugli infortuni osservati in tutto il mondo
che si sono verificati da quando le sostanze iniettabili sono state
inoculate su miliardi di individui. Oltre alla tossicità cellulare, i
nostri risultati rivelano numerose entità artificiali autoassemblanti
visibili, nell’ordine di 3~4 x 106 per millilitro di iniettabile, che
vanno da circa 1 a 100μm, o più, di molte forme diverse. C’erano
entità animate simili a vermi, dischi, catene, spirali, tubi, strutture
ad angolo retto contenenti altre entità artificiali al loro interno e
così via. Tutti questi sono estremamente al di là di qualsiasi livello
previsto e accettabile di contaminazione degli iniettabili COVID-19 e
gli studi di incubazione hanno rivelato il progressivo autoassemblaggio
di molte strutture artefatte. Con il passare del tempo durante
l’incubazione, semplici strutture uni e bidimensionali nell’arco di due
o tre settimane sono diventate più complesse nella forma e nelle
dimensioni sviluppandosi in entità stereoscopicamente visibili in tre
dimensioni. Assomigliavano a filamenti, nastri e nastri di nanotubi di
carbonio, alcuni apparivano come membrane trasparenti, sottili e piatte,
e altri come spirali tridimensionali e catene di perline. Alcuni di
questi sembravano apparire e poi scomparire nel tempo. Le nostre
osservazioni suggeriscono la presenza di qualche tipo di nanotecnologia
negli iniettabili COVID-19».
«Sulla scia del programma di
vaccinazione di massa, già nel marzo 2021 e nei mesi successivi, si
sono verificati aumenti significativi di decessi in eccesso per cause
“sconosciute” e gravi sequele: coaguli di sangue, emorragie
inspiegabili, danni (e guasti) a più organi), picchi improvvisi
(cardiotossine) nelle malattie cardiache, tumori del sangue tra cui
leucemia e linfoma, una serie di altri tumori “turbo”, aborti spontanei,
disturbi neurologici e autoimmuni, per citarne alcuni, sono comparsi nei
pazienti (Nyström e Hammarström, 2022; Santiago & Oller, 2023 Perez et
al., 2023»
«Degno di nota è stato il
comportamento di ciascun tipo di cellule del sangue, che si mobilitano
come in una battaglia in prima linea contro ciascuno degli iniettabili:
globuli rossi contro Pfizer e AstraZeneca, globuli bianchi contro
Moderna e piastrine contro Novavax. Nonostante il comportamento
osservato, questi fenomeni specifici delle sostanze iniettabili
potrebbero essere correlati alla loro caratteristica fisiopatologia
diretta del sangue: stasi del flusso sanguigno e conseguente ipossiemia
(affaticamento) dovuta al modello Rouleaux, soppressione immunitaria
dovuta a danno dei globuli bianchi e formazione di coaguli di sangue
(trombosi) o tendenza al sanguinamento da danno o aggregazione
piastrinica».«Nell’analisi dei coaguli di sangue di persone vaccinate,
sono state trovate alcune strutture filamentose attaccate a coaguli
bianchi torbidi omogenei brunastri estratti dallo strato intermedio del
sedimento di sangue intero. Quando si trovano in prossimità di un campo
elettromagnetico, i filamenti potrebbero innescare la formazione di un
coagulo e, quindi, disturbare il libero flusso sanguigno o linfatico.
Date le loro dimensioni microscopiche e l’ampia distribuzione in tutto
il corpo, se questi materiali estranei interagiscono con fonti di
energia interne o esterne, come afferma la letteratura, potrebbero
allungarsi, allargarsi e fungere da misteriose modalità di morbilità
ed eventuale mortalità».
Scrivono Young MI Lee e Daniel Broudy tanto da sentirsi poi legittimati
a fare delle ipotesi assai inquietanti che partono da quanto affermato
(mai poi rimosso dopo l’inizio della produzione dei vaccini Covid) dal
sito di Moderna sull’uso della «tecnologia mRNA è spesso
commercializzata in termini di software come una sorta di sistema
operativo o piattaforma tecnologica».
«La ricerca nell’ingegneria dei
nanomateriali mostra che i robot magnetici bioibridi (Magnobot basati su
microalghe) potrebbero essere prodotti e azionati in tutto il corpo da
una varietà di fattori scatenanti: energia elettromagnetica, variazione
dell’intervallo di pH, manipolazione dei livelli di glucosio e
variazione degli spettri luminosi con l’obiettivo di colpire determinati
tessuti (Li et al., 2023). Le osservazioni durante i nostri studi di
incubazione suggeriscono la presenza di magnobot, soprattutto nel
campione Pfizer».
NO AL NUCLEARE ,
SULL'H2-FOTOVOLTAICO NON SI SPECULA
IL
RAZIONAMENTO ENERGETICO NON RISOLTO CON LE RINNOVABILI PUO' ESSERE
USATO PER GIUSTIFICARE IL NUCLEARE CHE UCCIDE VEDI
RUSSIA E GIAPPONE.
CON LA
SCUSA DEL NUCLEARE SI PUO' FAR PAGARE 10 QUELLO CHE VALE 1
MENTRE LA
FRANCIA INVESTE PER SANARE LO SFASCIO DEL NUCLEARE L'ITALIA CI VUOLE
ENTRARE ?
GLI
INCIDENTI NUCLEARI IN RUSSIA E GIAPPONE NON CI HANNO INSEGNATTO
NULLA ? NE VOGLIAMO UNO ANCHE IN ITALIA ?
LA CHIMERA MANGIA-SOLDI DELLA FUSIONE NUCLEARE
QUANTE RINNOVABILI SI POSSONO FARE ? IL CNR SPENDE PIU' PER IL FINTO
NUCLEARE CHE PER LA BANCA DEL SEME AGRICOLO.
IL FUTURO H2 CHE NON SI VUOLE VEDERE
E' ASSURDO CONTINUARE A PENSARE DI GESTIRE A COSTI BASSI
ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSI LA FUSIONE NUCLEARE QUANDO ESISTONO ENERGIE
RINNOVABILI MOLTO più CONTROLLABILI ED EFFICIENTI A COSTI più BASSI,
COME DIMOSTRA IL :
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_3131
IL DOPPIO SACRILEGIO DELLA
BESTEMMIA
RICETTA LIEVITO
MADRE
RICAMBIO POLITICO BLOCCATO
L'Ucraina in
fiamme - Documentario di Igor Lopatonok Oliver Stone 2016 (sottotitoli
italiano)
"Abbiamo
creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della
Russia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro
Kuleba. "Le prove raccolte delle atrocità commesse dall'esercito russo
in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non sfuggano alla
giustizia", aggiunge, con il link al sito in inglese
Cosa c’entra il climate change con
l’incidente al ghiacciaio della Marmolada?
Temperature di 10°C a 3.300
metri di altezza da giorni, anomalie termiche pronunciate da maggio.
Sono questi i fattori alla base del crollo del seracco che ha travolto
due cordate di alpinisti domenica 3 luglio sotto Punta Penia
Il ghiacciaio della Marmolada si
sta ritirando di 6 metri l’anno
(Rinnovabili.it) – Almeno 10
morti, 9 feriti e un disperso. È il bilancio provvisorio dell’incidente
che
ha coinvolto il 3 luglio due cordate di alpinisti nella zona di
Punta Rocca, proprio sotto il ghiacciaio della Marmolada.
Una parte del ghiacciaio è collassata per le temperature elevate,
scivolando rapidamente a valle in una enorme valanga di ghiaccio, pietre
e acqua fusa.
La dinamica dell’incidente
Verso le 14 del 3 luglio ha
ceduto un seracco del ghiacciaio della Marmolada, la
vetta più alta delle Dolomiti, tra Punta Rocca e Punta Penia a oltre
3000 metri di quota. La scarica che si è creata è stata imponente,
alta 60 metri con un fronte largo circa 200, e ha
investito un tratto della via normale per la cima di Punta Penia
precipitando a 300 km/h.
Il punto di distacco del seracco è ben visibile in alto a
destra. Crediti:
Local Team.
Ogni ghiacciaio ha dei seracchi,
blocchi di ghiaccio che assomigliano a dei pinnacoli e si formano con il
movimento del corpo glaciale. Scorrendo verso il basso, il ghiacciaio
incontra delle variazioni nella pendenza della montagna. Queste
deformano il ghiacciaio e provocano la formazione di crepacci, che a
loro volta danno luogo a delle “torri” di ghiaccio, i seracchi.
Queste formazioni, seppur normali, sono per loro natura instabili.
Tendono a cadere a valle, ricompattandosi con il resto del corpo
glaciale, ed è difficile prevedere quando esattamente un evento del
genere si può verificare.
Il climate change sul ghiacciaio
della Marmolada
Il distacco del seracco dal
ghiacciaio della Marmolada, con ogni probabilità, è stato facilitato e
reso più rovinoso dal cambiamento climatico. Negli ultimi giorni, anche sulle cime di quel settore delle Dolomiti
il termometro è salito regolarmente a 10°C. Ma è da
maggio che si registrano
anomalie termiche molto pronunciate.
Anomalie che investono
tutto l’arco alpino.
Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, 100 km più a nord-est, uno
degli osservatori con le serie storiche più lunghe e affidabili della
regione alpina ieri segnalava il quasi completo scioglimento del manto
nevoso. Un dato che illustra molto bene quanto l’estate del 2022 sia
eccezionale: lì la neve non si era mai sciolta prima del 13 agosto
(capitò nel 1963 e nel caldissimo 2003).
Che legame c’è tra il crollo del
seracco e le
temperature elevate? Secondo la società meteorologica
alpino-adriatica, “il ghiacciaio si è destabilizzato alla base a
causa della grande disponibilità di acqua di fusione
dopo settimane di temperature estremamente elevate e superiori alla
media”. Il caldo ha accelerato lo scioglimento del ghiacciaio:
“la lubrificazione dell’acqua alla base (o negli interstrati) e
l’aumento della pressione nei crepacci pieni d’acqua sono probabilmente
le cause principali di questo evento catastrofico”.
Normalmente, il ghiaccio sciolto – acqua di fusione – penetra fra gli
strati di ghiaccio o direttamente sul fondo del ghiacciaio, incuneandosi
tra massa glaciale e rocce sottostanti, per sgorgare poi al fondo della
lingua glaciale. Questo processo “lubrifica” il ghiacciaio,
accelerandone lo scivolamento, ma può anche creare delle “sacche” piene
d’acqua che non trova uno sfogo e preme sul resto del ghiacciaio.
Come tutti gli altri ghiacciai
alpini, anche il ghiacciaio della Marmolada è in veloce ritirata a causa
del riscaldamento globale. L’ultima campagna di rilevazioni, condotta
dal Comitato Glaciologico Italiano e da Arpa Veneto lo scorso agosto, ha
segnalato un ritiro di 6 metri in appena 1 anno, mentre la
perdita complessiva di volume raggiunge il 90% in 100 anni.
Il cambiamento climatico corre
più veloce sulle Alpi che nel resto del pianeta, facendo delle
terre alte uno dei settori più vulnerabili. Un aumento della
temperatura globale di 1,5 gradi si traduce in un innalzamento, sulle
montagne italiane, di 1,8 gradi (con un margine d’errore di ±0,72°C).
Superare i 2 gradi a livello globale significa invece Alpi 2,51°C più calde (±0,73°C). Ma durante i mesi
estivi, l’aumento di temperatura è ancora più pronunciato e può
arrivare, rispettivamente, a 2,09°C ±1,24°C e a 2,81°C ±1,23°C.
«Il 22 maggio 1988 il
sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9 Itavia.
Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due
operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle
13,53 s’intravede un’altra classica forma di missile. Le ricerche della
società di Tolone vengono sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux,
dirigente della sezione recuperi dell’Ifremer, subisce uno stop
inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della commissione dei
periti del Tribunale di Roma» si legge ancora nell’articolo.
«I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda
operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la
Stella di Davide è intoccabile? – si domanda Lannes – Trascorrono tre
anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i
nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di
identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese”
e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra
è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare
di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e
può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi
infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è
“lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa
93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in dotazione
ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15,
F16. Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9».
Lannes ha aggiunto particolari
agghiaccianti. «Qualche anno fa – accompagnato alla Procura della
Repubblica di Roma da due poliziotti della scorta della Polizia di Stato
– ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e Monteleone
quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica.
Ed ho indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati
dall’autorità giudiziaria. Uno di essi (un ex ufficiale della Marina
Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso un’imponente
esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l’unità su
cui era imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso,
pur essendo vicina al luogo di impatto del velivolo civile, ma ricevette
l’ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex militari, già
appartenenti all’Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di
essi ha subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo
in atto dall’Arma Azzurra».
IL VERO
OBBIETTIVO DELLA MAFIA ESSERE LEGITTIMATA A TRATTARE ALLA PARI CON LO
STATO.
QUESTO LA
HA FATTO LO GIURISPRUDENZA DELLA TRATTATIVA STATO MAFIA CHE HA
LEGITTIMATO DI FATTO LA MAFIA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.
LA RESPONSABILITA' DEI SERVIZI
SEGRETI NELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO , E PALESE.
I SERVIZI SEGRETI DIPENDONO
DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Dichiarazione di Giuliano AMATO
«Stragi del '92 con matrice oscura. Giusto l'intervento di Pisanu» -
INTERVISTA
(02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Giovanni Bianconi -
inserita il 02 luglio 2010 da 31
«Certo che il nostro è uno strano Paese», esordisce
Giuliano Amato, presidente del
Consiglio nel 1992 insanguinato dalle stragi di mafia, e dunque
testimone diretto di quella drammatica stagione rievocata nella
relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia
Giuseppe Pisanu.
Perché, presidente?
«Perché quando un personaggio di primissimo rango come Giulio Andreotti
esce indenne da un lungo processo si dice che questo capita se si
confonde la responsabilità penale con quella politica, mentre quando un
presidente dell`Antimafia come Pisanu si sforza di cercare
responsabilità politiche laddove non ne sono state individuate di penali
gli si risponde che bisogna lasciar lavorare i giudici. Ma allora che
bisogna fare?».
Secondo lei?
«Secondo me il lavoro di Pisanu è legittimo e prezioso, perché può
aiutare la politica a cercare delle chiavi di lettura che non possono
sempre venire dalla magistratura. E a trovare finalmente il giusto modo
di affrontare la questione mafiosa. Provando a capire che cosa è
accaduto in passato si può affrontare meglio anche il presente».
Il passato, in questo caso, sono le stragi del 1992 e 1993. Lei divenne
capo del governo dopo la morte di Giovanni Falcone e prima di quella di
Borsellino. Ha avuto la sensazione di «qualcosa di simile a una
trattativa», come dice Pisanu?
«Sinceramente no. L`ho detto anche ai procuratori di Caltanissetta
quando mi hanno interrogato.
Io in quelle settimane ero molto impegnato ad affrontare l`emergenza
economico-finanziaria, dovevamo fare una manovra da 30.000 miliardi di
lire per il`92 e impostare quella del `93. La strage di via D`Amelio ci
colse nel pieno dei vertici economici internazionali.
Ricordo però che dopo quel drammatico avvenimento ebbi quasi un ordine
da Martelli, quello di far approvare subito il decreto-legge sul carcere
duro per i mafiosi varato dopo l`eccidio di Capaci. Andai di sera dal
presidente del Senato Spadolini, ed ottenni una calendarizzazione ad
horas del provvedimento».
Dei contatti tra alcuni ufficiali del Ros dei carabinieri e l`ex sindaco
mafioso di Palermo Ciancimino lei sapeva qualcosa, all`epoca?
«No, però voglio dire una cosa. Che ci sia stato un certo lavorio di
qualche apparato a livello inferiore è possibile, ma pensare che dei
contatti poco chiari potessero avere una sponda in Nicola Mancino che
era stato appena nominato ministro dell`Interno è un ipotesi che
considero offensiva, in primo luogo per lo stesso Mancino. Sulle ragioni
della sua nomina è Arnaldo Forlani che può fare chiarezza».
Perché?
«Perché la Dc di cui allora era segretario decise, o fu spinta a
decidere, che bisognava tagliare Gava dal governo. Ma a Gava bisognava
comunque trovare una via d`uscita onorevole, individuata nella
presidenza del gruppo al Senato che era di Mancino».
L`ex presidente del Consiglio Ciampi ha ripetuto che dopo le stragi del
'93 lui, da Palazzo Chigi, ebbe timore di un colpo di Stato. Lei pensò
qualcosa di simile, nello stesso posto, dopo le bombe del '92?
«No, ma del resto non ebbi timori di quel genere nemmeno dopo le stragi
degli anni Settanta. All`indomani di via D`Amelio non ebbi allarmi
particolari dal ministro dell`Interno, né dal capo della polizia Parisi
o da quelli dei servizi segreti. Parisi lo trovai ai funerali di
Borsellino, dove io e il presidente Scalfaro subimmo quasi
un`aggressione e avemmo difficoltà ad entrare in chiesa.
Ma attribuimmo l`episodio alla rabbia contro lo Stato che non era
riuscito ad evitare quella morte. Il problema che ancora oggi resta
insoluto è la vera matrice di quelle stragi».
Che intende dire?
«Che per la mafia furono un pessimo affare. Non solo quella di via
D`Amelio, dopo la quale Martelli applicò immediatamente il regime di
carcere duro a centinaia di boss, ma anche quella di Capaci. Certo,
Falcone era un nemico, ma in quel momento un`impresa economico-criminale
come Cosa Nostra avrebbe avuto tutto l`interesse a stare lontana dai
riflettori, anziché accenderli con quella manifestazione di violenza.
Quali interessi vitali dell`organizzazione mafiosa stava mettendo in
pericolo, Falcone?
La spiegazione che volevano eliminare un magistrato integerrimo, come
lui o come Borsellino, è troppo semplice. In ogni caso potevano
ucciderlo con modalità meno eclatanti, come hanno fatto in altre
occasioni. Invece vollero colpire lui e insieme lo Stato, imponendo una
devastante dimostrazione di potere».
Chi può esserci allora, oltre a Cosa nostra, dietro gli attentati che
per la mafia furono controproducenti?
«Purtroppo non lo sappiamo, ma è questa la domanda-chiave a cui dovremmo
trovare la risposta. Perché vede, per le stragi degli anni Settanta si
sono trovate molte spiegazioni; compresa quella che sosteneva il
prefetto Parisi, il quale immaginava un ruolo dei servizi segreti
israeliani per punire la politica estera italiana sul versante
palestinese. E per le stragi del 1993 io trovo abbastanza convincente la
tesi di una ritorsione per il carcere duro affibbiato a tanti boss e
soprattutto al loro capo, Riina, arrestato all`inizio dell`anno. Per
quelle del`92, invece, non riesco a immaginare motivazioni mafiose
sufficienti a superare le ripercussioni negative. E questo conferma
l`ipotesi di qualche condizionamento esterno rispetto ai vertici di Cosa
nostra.
Perciò ha ragione Pisanu a interrogarsi e chiedere di fare luce».
Anche laddove i magistrati non riescono ad arrivare?
«Ma certo. Noi siamo arrivati al limite del giuridicamente accettabile
con il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che io
condivido ma che faccio fatica a spiegare all`estero.
Al di là di quel reato, però, non ci sono solo i boy scout; possono
esistere rapporti pericolosi, magari meno diretti o meno importanti, ma
pur sempre rapporti. E di questi dovrebbe occuparsi la politica, prima
dei magistrati».
Infatti Andreotti e Cossiga, agli
ordini di Henry Kissinger, se ne interessarono con Delle
Chiaie che rappresentava un estremismo di destra che teneva rapporti con
la mafia di Rejna , secondo Lo Cicero.
PERCHE' IL PRESIDENTE
BIDEN NON GRAZIA ASSANGE dimostrando di essere migliore dei suoi
predecessori ?
FATTI NO BLA
BLA BLA DELLA STAMPA PER CONDIZIONARE LA VITA DELLE PERSONE CHE
NON PENSANO PRIMA DI AGIRE
LE NON RISPOSTE DI
DRAGHI E CINGOLANI DOCUMENTATE DA REPORT
QUALE E' LA VERITA' SUI MANDANTI DELLA
MORTE DI FALCONE E BORSELLINO ?
Era il 23 maggio del 1992 quando
Giovanni Falcone guidava la Fiat Croma della sua scorta che lo
accompagnava dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo.
Assieme a lui c’erano la moglie Francesca Morvillo, e l’autista Giuseppe
Costanza che quel giorno sedeva dietro.
Nel corteo delle auto che accompagnano il magistrato palermitano c’erano
anche altre due auto, la Fiat Croma marrone sulla quale viaggiavano gli
agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e la Fiat Croma
azzurra sulla quale erano presenti gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare
Cervello e Angelo Corbo.
Alle 17:57 circa, secondo la ricostruzione della versione ufficiale,
viene azionato da Giovanni Brusca il telecomando della bomba posta sotto
il viadotto autostradale nel quale passava il giudice Falcone.
La prima auto, quella degli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo viene
sbalzata in un campo di ulivi che si trovava vicino alla carreggiata.
Muoiono tutti sul colpo.
L’auto di Falcone e di sua moglie Francesca viene investita da una
pioggia di detriti e l’impatto tremendo scaglia entrambi contro il
parabrezza della macchina.
In quel momento sono ancora vivi, ma le ferite riportate sono molto
gravi ed entrambi moriranno nelle ore successive all’ospedale.
L’autista Giuseppe Costanza sopravvive miracolosamente alla strage ed è
ancora oggi vivo.
Mai in Italia la mafia era riuscita ad eseguire una operazione così
clamorosa e così ben congegnata tale da far pensare ad un coinvolgimento
di apparati terroristici e militari che andavano ben oltre le capacità
di Cosa Nostra.
Capaci è una strage unica probabilmente anche a livello internazionale.
Fu fatta saltare un’autostrada con 200 kg di esplosivo da cava. Appare
impossibile pensare che furono soltanto uomini come Giovanni Brusca o
piuttosto Totò Riina soprannominato Totò U Curtu potessero realizzare
qualcosa del genere.
Impossibile anche che nessuno si sia accorto di come nei giorni
precedenti sia stata portata una quantità considerevole di esplosivo
sotto l’autostrada senza che nessuno notasse nulla.
È alquanto probabile che gli attentatori abbiano utilizzato dei mezzi
pesanti per trasportare il tritolo e il T4 utilizzati per preparare
l’ordigno.
Il via vai di mezzi deve essere stato frequente ed è difficile pensare
che questo passaggio non sia stato notato da nessuno nelle aree
circostanti.
Così come è impossibile che gli attentatori sapessero l’ora esatta in
cui Falcone sarebbe sbarcato a Palermo senza avere una qualche fonte
dall’interno che li informasse dei movimenti e degli spostamenti del
magistrato.
Capaci per tutte le sue caratteristiche quindi è un evento che appare
del tutto inattuabile senza il coinvolgimento di elementi infedeli
presenti nelle istituzioni che diedero agli attentatori le informazioni
necessarie per eseguire la strage.
Senza i primi, è impossibile sapere chi sono i veri mandanti occulti
dell’eccidio che è costato la vita a 5 persone e che sconvolse l’Italia.
E per poter comprendere quali siano questi mandanti occulti è necessario
guardare a cosa stava lavorando Falcone nelle sue ultime settimane di
vita.
Senza posare lo sguardo su questo intervallo temporale, non possiamo
comprendere nulla di quello che accadde in quei tragici giorni.
La stampa nostrana sono trent’anni che ci offre una ricostruzione
edulcorata e distorta della strage di Capaci.
Ci vengono mostrate a ripetizione le immagini di Giovanni Brusca. Ci è
stato detto tutto sulla teoria strampalata che vedrebbe Silvio
Berlusconi tra i mandanti occulti dell’attentato, teoria che pare aver
trovato una certa fortuna tra gli allievi liberali montanelliani, quali
Peter Gomez e Marco Travaglio.
Non ci viene detto nulla però su ciò che stava facendo davvero Giovanni
Falcone prima di morire.
L’indagine di Falcone sui fondi neri del PCI
All’epoca dei fatti, Falcone era direttore generale degli affari penali,
incarico che aveva ricevuto dall’allora ministro della Giustizia,
Claudio Martelli.
Nei mesi prima di Capaci, Falcone riceve una vera e propria richiesta di
aiuto da parte di Francesco Cossiga, presidente della Repubblica.
Cossiga chiede a Falcone di fare luce sulla marea di fondi neri che
erano piovuti da Mosca dal dopoguerra in poi nelle casse dell’ex partito
comunista italiano.
Si parla di somme da capogiro pari a 989 miliardi di lire che sono
transitati dalle casse del PCUS, il partito comunista dell’Unione
Sovietica, a quelle del PCI.
La politica del PCUS era quella di finanziare e coordinare le attività
dei partiti comunisti fratelli per diffondere ed espandere ovunque
l’influenza del pensiero marxista e leninista e dell’URSS che si
dichiarava custode di quella ideologia.
Questa storia è raccontata dettagliatamente in un avvincente libro
intitolato "Il viaggio di Falcone a Mosca" firmato da Francesco Bigazzi
e da Valentin Stepankov, il procuratore russo che stava collaborando con
Falcone prima di essere ucciso.
Il sistema di finanziamento del PCUS era piuttosto complesso e spesso si
rischia di perdersi in un fitto dedalo di passaggi e sottopassaggi nei
quali è spesso difficile comprendere dove siano finiti effettivamente i
fondi.
I finanziamenti erano erogati dal partito comunista sovietico agli altri
suoi satelliti nel mondo e di questo c’è traccia nelle carte esaminate
da Stepankov.
Ricevevano fondi il partito comunista francese e persino il partito
comunista americano rappresentato da Gus Hall che a Mosca assicurava
tutto il suo impegno contro l’imperialismo americano portato avanti da
Ronald Reagan.
Il partito comunista italiano era però quello che riceveva la quantità
di fondi più ingenti perché questo era il partito comunista più forte
d’Occidente ed era necessario nell’ottica di Mosca assicurargli un
costante sostegno per tenera aperta la possibilità di spostare l’Italia
dall’orbita del patto Atlantico a quella del patto di Varsavia.
Una eventualità che se fosse mai avvenuta avrebbe provocato non solo la
probabile fine della stessa NATO ma anche un probabile conflitto tra
Washington e Mosca che si contendevano un Paese fondamentale, allora
come oggi, per gli equilibri dell’Europa e del mondo.
Ed è in questa ottica che va vista la strategia della tensione ispirata
e attuata da ambienti atlantici per impedire che Roma si avvicinasse
troppo a Mosca.
Nell’ottica di questa strategia era necessario colpire la popolazione
civile attraverso gruppi terroristici, ad esempio le Brigate Rosse,
infiltrati da ambienti dell’intelligence americana per eseguire azioni
clamorose, su tutte il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Il sangue versato dall’Italia nel dopoguerra per volontà del cosiddetto
stato profondo di Washington è stato versato per impedire all’Italia di
intraprendere un cammino politico che avrebbe potuto allontanarla troppo
dalla sfera di dominio Euro-Atlantica non tanto per approdare in quella
sovietica, ma piuttosto, secondo la visione di Moro, nel campo dei Paesi
non allineati né con un blocco né con l’altro.
Nel 1992 questo mondo era già crollato e non esisteva più la cosiddetta
minaccia sovietica. A Mosca regnava il caos. Una epoca era finita e
l’URSS era crollata non per via della sua struttura elefantiaca, come
pretende di far credere una certa vulgata atlantista, ma semplicemente
perché si era deciso di demolirla dall’interno.
La perestrojka, termine russo che sta per ristrutturazione, di cui l’ex
segretario del PCUS, Gorbachev, fu un convinto sostenitore fu ciò che
preparò il terreno alla caduta del blocco sovietico.
Gorbachev era ed è un personaggio molto vicino agli ambienti del
globalismo che contano e fu uno dei primi sovietici ad essere elogiato e
sostenuto dal gruppo Bilderberg che nel 1987 guarda con vivo interesse e
ammirazione alla sua apertura al mondo Occidentale.
Al Bilderberg c’è il gotha della società mondiale in ogni sua
derivazione politica, economica, finanziaria e ovviamente mediatica
senza la quale sarebbe stato impossibile perseguire i piani di questa
struttura paragovernativa internazionale.
Uno dei membri di spicco di questo club, David Rockefeller, ringraziò
calorosamente alcuni anni dopo gli esponenti della stampa mondiale,
soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto le attività di questa
società segreta che senza il silenzio dei media non sarebbe mai riuscita
a portare avanti indisturbata i suoi piani.
Nella visione di questi ambienti, l’URSS, di cui, sia chiaro, non si ha
nostalgia, era comunque diventata ingombrante e doveva essere rimossa.
Il segretario del partito comunista, Gorbachev, attraverso le sue
“riforme” ebbe un ruolo del tutto fondamentale nell’ambito del
raggiungimento di questo obbiettivo.
I signori del Bilderberg avevano deciso che gli anni 90 avrebbero dovuto
essere gli anni della globalizzazione e della concentrazione di un
potere mai visto nelle mani della NATO che per poter avvenire doveva
passare dall’eliminazione del blocco opposto, quello dell’Unione
Sovietica.
Il crollo dell’URSS ebbe un impatto devastante sulla società
post-sovietica russa. Moltissimi dirigenti, 1746, si tolsero la vita. Un
numero di morti per suicidio che non trova probabilmente emuli nella
storia politica recente di nessun Paese.
Alcuni suicidi furono piuttosto anomali e si pensò che alcuni influenti
notabili di Mosca in realtà siano stati suicidati per non far trapelare
le verità scomode che sapevano riguardano ai finanziamenti del partito.
A Mosca era iniziato il grande saccheggio e le svendite di tutto quello
che era il patrimonio pubblico dello Stato.
L’URSS era uscita dall’era della proprietà collettivizzata per entrare
in quella del neoliberismo più feroce e selvaggio così come avvenne per
gli altri Paesi dell’Europa Orientale che furono messi all’asta e
comprati da corporation angloamericane.
Il procuratore russo Stepankov voleva far luce sulla enorme quantità di
soldi che era uscita dalle casse del partito. Voleva capire dove fosse
finito tutto questo denaro e come esso fosse stato speso.
Per fare questo, chiese assistenza all’Italia e il presidente Cossiga
girò questa richiesta di aiuto all’allora direttore generale degli
affari penali, Giovanni Falcone.
Falcone accettò con entusiasmo e ricevette a Roma nel suo ufficio il
procuratore Stepankov per avviare quella collaborazione, inedita dal
secondo dopoguerra in poi, tra l’Italia e la neonata federazione russa.
Al loro primo incontro, Falcone e Stepankov si piacciono subito.
Entrambi si riconoscono una integrità e una determinazione
indispensabili per degli inquirenti determinati a comprendere cosa fosse
accaduto con quella enorme quantità di denaro che aveva lasciato Mosca
per finire in Italia.
I fondi venivano stanziati in dollari e poi convertiti in lire ma per
poter completare questo passaggio era necessaria l’assistenza di
un’altra parte, che Falcone riteneva essere la mafia che in questo caso
avrebbe agito in stretto contatto con l’ex PCI.
I legami tra PCI e mafia non sono stati nemmeno sfiorati dai media
mainstream italiani. La sinistra progressista si è attribuita una sorta
di primato morale nella lotta alla mafia quando questa storia e questa
indagine rivelano invece una sua profonda contiguità con il fenomeno
mafioso.
L’indagine di Falcone rischiava di mandare a monte il piano di Mani
Pulite
Giovanni Falcone era determinato a fare luce su questi legami, ma non
fece in tempo. Una volta iniziata la sua collaborazione con Stepankov la
sua vita fu stroncata brutalmente nella strage di Capaci.
Era in programma un viaggio del magistrato nei primi giorni di giugno a
Mosca per continuare la collaborazione con Stepankov.
Il giudice si stava avvicinando ad una verità scabrosa che avrebbe
potuto travolgere l’allora PDS che aveva abbandonato la falce e martello
del partito comunista due anni prima nella svolta della Bolognina
inaugurata da Achille Occhetto.
Il PCI si stava tramutando in una versione del partito democratico
liberal progressista molto simile a quella del partito democratico
americano.
Il processo di conversione era già iniziato anni prima quando a
Washington iniziò a recarsi sempre più spesso Giorgio Napolitano che
divenne un interlocutore privilegiato degli ambienti che contano negli
Stati Uniti, soprattutto quelli sionisti e atlantisti.
A Washington avevano già deciso probabilmente in quegli anni che doveva
essere il nuovo partito post-comunista a trascinare l’Italia nel girone
infernale della globalizzazione.
Il 1992 fu molto di più che l’anno della caccia alle streghe
giudiziaria. Il 1992 fu una operazione internazionale decisa nei circoli
del potere anglo-sionista che aveva deciso di liberarsi di una classe
politica che, seppur con tutti i suoi limiti, aveva saputo in diverse
occasioni contenere l’atlantismo esasperato e aveva saputo esercitare la
sua sovranità come accaduto a Sigonella nel 1984 e come accaduto anche
con l’omicidio di Aldo Moro, che pagò con la vita la decisione di voler
rendere indipendente l’Italia dall’influenza di questi centri di potere
transnazionali.
Il copione era quindi già scritto. Il pool di Mani Pulite agì come un
cecchino. Tutti i partiti vennero travolti dalle inchieste giudiziarie e
tutti finirono sotto la gogna mediatica della pioggia di avvisi di
garanzia che in quel clima da linciaggio popolare equivalevano ad una
condanna anticipata.
Il PSI di Craxi fu distrutto così come la DC di Andreotti. Tutti vennero
colpiti ma le inchieste lasciarono, “casualmente”, intatto il PDS.
Eppure era abbastanza nota la corruzione delle cosiddette cooperative
rosse, così come era nota la corruttela che c’era nel partito comunista
italiano che riceveva fondi da una potenza straniera, allora nemica, e
poi li riciclava attraverso la probabile assistenza di organizzazioni
mafiose.
Questa era l’ipotesi investigativa alla quale stava lavorando Giovanni
Falcone e questa era la stessa ipotesi che subito dopo raccolse Paolo
Borsellino, suo fraterno amico e magistrato ucciso soltanto 55 giorni
dopo a via d’Amelio.
Mai la mafia era giunta a tanto, e non era giunta a tanto perché non era
nelle sue possibilità. C’è un unico filo rosso che lega queste due
stragi e questo filo rosso porta fuori dai confini nazionali.
Porta direttamente in quei centri di potere che avevano deciso che tutta
la ricchezza dell’industria pubblica italiana fosse smantellata per
essere portata in dote alla finanza anglosionista.
Questi stessi centri di potere globali avevano deciso anche che dovesse
essere il nuovo PDS a proseguire lo smantellamento dell’economia
italiana attraverso la sua adesione alla moneta unica.
E fu effettivamente così, salvo la parentesi berlusconiana del 94. Il
PDS portò l’Italia sul patibolo dell’euro e di Maastricht e privò della
sovranità monetaria il Paese agganciandola alla palla al piede della
moneta unica, arma della finanza internazionale.
E fu il turbare di questi equilibri che portò alla prematura morte dei
magistrati Falcone e Borsellino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
avevano messo le mani sui fili dell’alta tensione. Quelli di un potere
così forte che fa impallidire la mafia.
I due brillanti giudici sapevano che il fenomeno mafioso non poteva
essere compreso se non si guardava al piano superiore, che era quello
costituito dalla massoneria e dal potere finanziario.
Cosa Nostra e le altre organizzazioni sono solamente della manovalanza
di un potere senza volto molto più potente.
È questa la verità che non viene raccontata agli italiani che ogni anno
quando si celebrano queste stragi vengono sommersi da un fiume di
retorica o da una scadente cinematografia di regime che mai sfiora la
verità su quanto accaduto in quegli anni e mai sfiora il vero potere che
eseguì il colpo di Stato del 1992 e che insanguinò l’Italia nello stesso
anno.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due figure che vanno ricordate
non solo per il loro eroismo, ma per la loro ferma volontà e
determinazione nel fare il loro mestiere, anche se questo voleva dire
pagare con la propria vita.
Lo fecero fino in fondo sapendo di sfidare un potere enormemente più
forte di loro. Sapevano che in gioco c’erano equilibri internazionali e
destini decisi da uomini seduti nei consigli di amministrazione di
banche e corporation che erano i veri registi della mafia.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati perché sono due eroi
italiani che si sono opposti a ciò che il Nuovo Ordine Mondiale aveva
deciso per l’Italia e pur di farlo non hanno esitato a sacrificare la
loro vita.
Oggi, trent’anni dopo, sembra che stiano per chiudersi i conti con
quanto accaduto nel 1992 e l’Italia sembra più vicina all’avvio di una
nuova fase della sua storia, una nella quale potrebbe esserci la seria
possibilità di avere una sovranità e una indipendenza come non la si è
avuta dal 1945 in poi.
Autovelox mobili:
la multa non è valida se non sono segnalati
multe autovelox
La Cassazione ha confermato che anche gli autovelox posti sulle
pattuglie delle varie forze dell’ordine devono essere adeguatamente
segnalati.
Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati
AUTOVELOX MOBILI - Subire una multa per eccesso di velocità non è
certamente piacevole, soprattutto perché questo comporta la necessità di
dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista. Ci sono però
delle situazioni in cui la sanzione può essere ritenuta non valida e
quindi annullata, come indicata da una recente sentenza emessa dalla
Corte di Cassazione. Che ha così chiarito i dubbi su cosa può accadere
nel caso in cui l’autovelox presente in un tratto di strada non sia
opportunamente segnalato: l’obbligo è valido anche per gli autovelox
mobili montati sulle auto della polizia.
UNA LUNGA TRAFILA LEGALE - La vicenda trae origine da un’automobilista
di Feltre (Belluno) aveva subito sei anni fa una multa per eccesso di
velocità dopo essere stato sorpreso a 85 km/h in un tratto di strada in
cui il limite era invece di 70 m/h. Una pattuglia della polizia presente
sul posto dotata di autovelox Scout Speed aveva provveduto a
sanzionarlo. L’uomo era però convinto di avere subito un’ingiustizia e
aveva così deciso di fare ricorso. Alla fine, nonostante la trafila sia
stata particolarmente lunga, è stato proprio il conducente a vincere
fino ad arrivare alla sentenza della Cassazione emessa pochi giorni fa.
LA SENTENZA - Nella quale si legge: "In attuazione del generale obbligo
di preventiva e ben visibile segnalazione, contempla la possibilità di
installare sulle autovetture dotate del dispositivo Scout Speed messaggi
luminosi contenenti l'iscrizione “controllo velocità” o “rilevamento
della velocità”, visibili sia frontalmente che da tergo. Molteplici
possibilità di impiego e segnalazione sono correlate alle
caratteristiche della postazione, fissa o mobile, sicché non può dedursi
alcuna interferenza negativa che possa giustificare, avuto riguardo alle
caratteristiche tecniche della strumentazione impiegata nella postazione
di controllo mobile, l'esonero dall'obbligo della preventiva
segnalazione".
per non fare diventare l'ITALIA
un'hotspot europeo dell'immigrazione in quanto bisogna resistere come
italiani nel nostro paese dando agli immigrati un messaggio forte e
chiaro : ogni paese puo' svilupparsi basta impegnarsi per farlo con le
risorse disponibili e l'intelligenza , che significa adattamento nel
superare le difficolta'.
Inventarsi un lavoro invece che fare
l'elemosina.
Quanti miracoli ha fatto Maometto
rispetto a Gesu' ?
1) esame
d'italiano e storia italiana per gli immigrati
2) lavori
socialmente utili
3) pulizia
e cucina autonoma
3 gennaio 1917, Suor Lucia nel Terzo segreto di Fatima: Il sangue dei
martiri cristiani non smetterà mai di sgorgare per irrigare la terra e
far germogliare il seme del Vangelo. Scrive suor Lucia: “Dopo le
due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra
Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano
sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero
incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore
che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo
indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza,
Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa
di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano
davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento
che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e
religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una
grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la
corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande
città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di
dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel
suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi
della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli
spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo
morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e
religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e
posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con
un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il
sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a
Dio”.interpretazione del
Terzo segreto di Fatima era già stata offerta dalla stessa Suor Lucia in
una lettera a Papa Wojtyla del 12 maggio 1982. In essa dice: «La
terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se
no [si ascolteranno le mie richieste la Russia] spargerà i suoi errori
per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni
saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie
nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917). La terza parte del segreto è
una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del
Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il
Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia
si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il
mondo, etc.”. Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello
del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso
il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione
completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati
a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato,
di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona
umana, di immoralità e di violenza, etc. E non diciamo che è Dio che
così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si
preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon
cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono
responsabili».
Le storie degli immigrati occupanti che cercano di farsi mantenere
insieme alle loro famiglie , non lavoro come gli immigrati italiani
all'estero:
1) Mi trovavo all'opedale per prenotare una visita delicata ,
mentre stato parlando con l'infermiera, una donna mi disse di sbrigarmi
: era di colore.
2) Mi trovavo in C,vittorio ang V.CARLO ALBERTO a Torino, stavo dando
dei soldi ad un bianco che suonava una fisarmonica accanto ai suoi
pacchi, arriva un nero in bici e me li chiede
3) Ero su un bus turistico e' salito un nero ha spostato la roba che
occupava i primi posti e si e' messo lui
4) Ero in un team di startup che doveva fare proposte a TIM usando
strumenti della stessa la minoranza mussulmana ha imposto di prima
vedere gli strumenti e poi fare le proposte: molto innovativo !
5) FINO A QUANDO I MUSSULMANI NON ACCETTANO LA PARITA' UOMO DONNA ,
ANCHE SE LO SCRIVE IL CORANO E' SBAGLIATO. E' INACCETTABILE QUESTO
PRINCIPIO CHE CI PORTA INDIETRO.
6) perche' lITALIA deve accogliere tutti ? anche gli alberghi possono
rifiutare clienti .
7) Immigrazione ed economia sono interconnesse in quanto spostano pil
fuori dal paese.
8) Gli extracomunitari ti entrano in casa senza chiedere permesso. Non
solo desiderano la roba d altri ma la prendono.
Forse il primo insegnamento sarebbe il rispetto della liberta' altrui.
09.01.19
Tutti i nulllafacenti immigrati
Boeri dice che ne abbiamo bisogno : per cosa ? per mantenerli ?
04.02.17l
L'ISIS secondo me sta facendo delle
prove di attentato con l'obiettivo del Vaticano con un attacco
simultaneo da terra con la tecnica dei camion e dal cielo con aerei come
a NY l'11.09.11.
Riforma sostenuta da una
maggioranza trasversale: «Non razzismo, ma realismo» Case Atc agli
immigrati La Regione Piemonte cambia le regole Gli attuali criteri per
le assegnazioni penalizzano gli italiani .
Screening pagato dalla Regione e
affidato alle Molinette Nel Centro di Settimo esami contro la Tbc
“Controlli da marzo” Tra i profughi in arrivo aumentano i casi di
scabbia In sei mesi sono state curate un migliaio di persone.
Il Piemonte è la quarta regione
italiana per numero di richiedenti asilo. E gli arrivi sono destinati ad
aumentare. L’assessora Cerutti: “Un sistema che da emergenza si sta
trasformando in strutturale”. Coinvolgere maggiormente i Comuni.In
Piemonte ci sono 14.080 migranti e il flusso non accenna ad arrestarsi:
nel primo mese del 2017 sono già sbarcati in Italia 9.425 richiedenti
asilo, in confronto ai 6030 dello scorso anno e ai 3.813 del 2015.
Insomma, serve un piano. A illustrarlo è l’assessora all’Immigrazione
della Regione Monica Cerutti, che spiega come la rete di accoglienza in
questi anni sia radicalmente cambiata, trasformando il sistema «da
emergenziale a strutturale».
La Regione punta su formazione e
compensazioni mentre aumentano i riconoscimenti In Piemonte 14 mila
migranti Solo 1200 nella rete dei Comuni A Una minoranza inserita in
progetti di accoglienza gestiti dagli enti locali umentano i
riconoscimenti delle commissioni prefettizie, meno rigide rispetto al
passato prossimo: la tendenza si è invertita, le domande accolte sono il
60% rispetto al 40% dei rigetti. Non aumenta, invece, la disponibilità a
progetti di accoglienza e di integrazione da parte dei Comuni. Stando ai
dati aggiornati forniti dalla Regione, si rileva che rispetto ai 14 mila
migranti oggi presenti in Piemonte quelli inseriti nel sistema Sprar -
gestito direttamente dai Comuni - non superano i 1.200. Il resto lo
troviamo nelle strutture temporanee sotto controllo dalle Prefetture.
Per rendere l’idea, nella nostra regione i Comuni sono 1.2016. La
trincea dei Comuni Un bilancio che impensierisce la Regione, alle prese
con resistenze più o meno velate da parte degli enti locali: il
termometro di un malumore, o semplicemente di indifferenza, che impone
un lavoro capillare di convincimento. «Di accompagnamento, di
compensazione e prima ancora di informazione contro la disinformazione e
certe strumentalizzazioni politiche», - ha precisato l’assessora Monica
Cerutti riepilogando le azioni previste nel piano per regionale per
l’immigrazione. A stretto giro di posta è arrivata la risposta della
Lega Nord nella persona del consigliere regionale Alessandro Benvenuto:
«Non esistono paure da disinnescare ma necessità da soddisfare sia in
termini di sicurezza e controllo del territorio, sia dal punto di vista
degli investimenti. Il Piemonte ha di per sé ben poche risorse, che
andrebbero utilizzate per creare lavoro e risolvere i problemi che
attanagliano i piemontesi, prima di essere adoperate per far fare un
salto di qualità all’accoglienza». Progetti di accoglienza Tre i
progetti in campo: «Vesta» (ha come obiettivo il miglioramento dei
servizi pubblici che si relazionano con i cittadini di Paesi terzi),
“Petrarca” (si occupa di realizzare un piano regionale per la formazione
civico linguistica), “Piemonte contro le discriminazioni” (percorsi di
formazione e di inclusione volti a prevenire le discriminazioni).
Inoltre la Regione ha attivato con il Viminale un progetto per favorire
lo sviluppo delle economie locali sostenendo politiche pubbliche rivolte
ai giovani ivoriani e senegalesi. Più riconoscimenti Come si premetteva,
aumentano i riconoscimenti: 297 le domande accolte dalla Commissione di
Torino nel periodo ottobre-dicembre 2016 (status di rifugiato,
protezione sussidiaria e umanitaria); 210 i rigetti. In tutto i
convocati erano mille: gli altri o attendono o non si sono presentati. I
tempi della valutazione, invece, restano lunghi: un paio di anni,
considerando anche i ricorsi. Sul fronte dell’assistenza sanitaria e
della prevenzione, si pensa di replicare nel Centro di Castel D’Annone,
in provincia di Asti, lo screening contro la tubercolosi che dal marzo
sarà attivato al Centro Fenoglio di Settimo con il concorso di Regione,
Croce Rossa e Centro di Radiologia Mobile delle Molinette.
INTANTO :«Non sono ipotizzabili
anticipazioni di risorse» per l’asilo che Spina 3 attende dal 2009. La
lunga attesa aveva fatto protestare molti residenti e c’era chi già
stava perdendo le speranze. Ma in Circoscrizione 4, in risposta a
un’interpellanza del consigliere della Lega Carlo Morando, il Comune ha
messo nero su bianco che i fondi dei privati per permettere la
costruzione dell’asilo non ci sono. Quella di via Verolengo resta una
promessa non rispettata. Con la crisi immobiliare, la società Cinque
Cerchi ha rinunciato a costruire una parte dei palazzi e gli oneri di
urbanizzazione versati, spiegò mesi fa l’ex assessore Lorusso, erano
andati per la costruzione del tunnel di corso Mortara. Ad ottobre c’è
stata una nuova riunione. L’esito è stata la fumata nera da parte dei
privati. «Sarà necessario che la progettazione e la realizzazione
dell’opera vengano curate direttamente dalla Città di Torino», scrive il
Comune nella sua risposta. Senza specificare come e dove verranno
reperiti i fondi necessari, né quando si partirà.
20 gen
2011 -L'immigrazione"circolare"
è quella in cui i migranti, dopo un certo periodo di lavoro all'estero,
tornano nei loro Paesi d'origine. Un sistema più ...
Tutto è iniziato quando è stato
chiuso il bar. I 60 stranieri che erano a bordo del traghetto Tirrenia
diretto a Napoli volevano continuare a bere. L’obiettivo era sbronzarsi
e far scoppiare il caos sulla nave. Lo hanno fatto ugualmente,
trasformando il viaggio in un incubo anche per gli altri 200 passeggeri.
In mezzo al mare, nel cuore della notte, è successo di tutto: litigi,
urla, botte, un tentativo di assalto al bancone chiuso, molestie ai
danni di alcuni viaggiatori e persino un’incursione tra le cuccette. La
situazione è tornata alla calma soltanto all’alba, poco prima
dell’ormeggio, quando i protagonisti di questa interminabile notte brava
hanno visto che sulle banchine del porto di Napoli erano già schierate
le pattuglie della polizia. Nella nave Janas partita da Cagliari lunedì
sera dalla Sardegna era stato imbarcato un gruppo di nordafricani che
nei giorni scorsi aveva ricevuto il decreto di espulsione. Una trentina
di persone, alle quali si sono aggiunti anche altri immigrati
nordafricani. E così a bordo è scoppiato il caos. Il personale di bordo
ha provato a riportare la calma ma la situazione è subito degenerata.
Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati. All’arrivo a
Napoli, il traghetto è stato bloccato dagli agenti della Questura di
Napoli che per tutta la giornata sono rimasti a bordo per identificare
gli stranieri che hanno scatenato il caos in mezzo al mare e per
ricostruire bene l’episodio. «Il viaggio del gruppo è stato effettuato
secondo le procedure previste dalla legge, implementate dalle autorità
di sicurezza di Cagliari – si limita a spiegare la Tirrenia - La
compagnia, come sempre in questi casi, ha destinato ai passeggeri
stranieri un’area della nave, a garanzia della sicurezza dei passeggeri,
non essendo il gruppo accompagnato dalle forze di polizia.
Contrariamente a quanto avvenuto in passato, il gruppo ha creato
problemi a bordo per tensioni al suo interno che poi si sono ripercosse
sui passeggeri». A bordo del traghetto gli agenti della questura di
Napoli hanno lavorato per quasi 12 ore e hanno acquisito anche le
telecamere della videosorveglianza della nave. Nel frattempo sono
scoppiate le polemiche. «I protagonisti di questo caos non sono da
scambiare con i profughi richiedenti asilo - commenta il segretario del
Sap di Cagliari, Luca Agati - La verità è che con gli sbarchi dal Nord
Africa, a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, arrivano poco di
buono, giovani convinti di poter fare cio’ che vogliono una volta
ottenuto il foglio di espulsione, che di fatto è un lasciapassare che
garantisce loro la libertà di delinquere in Italia. Cosa deve accadere
per far comprendere che va trovata una soluzione definitiva alla
questione delle espulsioni?» In ostaggio per ore Per ore la nave è
stata in balia dei sessanta scatenati, che hanno trasformato il viaggio
in un incubo per gli altri 200 passeggeri 21.02.17
Istituto comprensivo Regio Parco La
crisi spegne la musica in classe Le famiglie non pagano la retta da 10
euro al mese: a rischio il progetto lanciato da Abbado, mentre la
Regione Piemonte finanzia un progetto per insegnare ai bambini italiani
la lingua degli immigrati non viceversa.
Qui Foggia Gli sfollati di una
palazzina crollata nel 1999 vivono in container di appena 24 mq Qui
Messina Nei rioni Fondo Fucile e Camaro San Paolo le baracche aumentano
di anno in anno Donne e bambini Nei rioni nati dopo il sisma le case
sono coperte da tetti precari, spesso di Eternit Qui Lamezia Terme Oltre
400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica a cielo
aperto Qui Brescia Nelle casette di San Polino le decine di
famiglie abitano prefabbricati fatiscenti Da Brescia a Foggia, da
Lamezia a Messina. Oltre 50 mila italiani vivono in abitazioni di
fortuna. Tra amianto, topi e rassegnazione Caterina ha 64 anni e tenacia
da vendere. Con gli occhi liquidi guarda il tetto di amianto sopra la
sua testa: «Sono stata operata due volte di tumore, è colpa di questo
maledetto Eternit». Indossa una vestaglia a righe bianche e blu. «Vivo
qui da vent’anni. D’estate si soffoca, d’inverno si gela, piove in casa
e l’umidità bagna i vestiti nei cassetti. Il dottore mi ha detto di
andare via. Ma dove?». In fondo alla strada abita Concetta, che tra topi
e lamiere trova la forza di sorridere: «A ogni campagna elettorale i
politici ci promettono case popolari, ma una volta eletti si dimenticano
di noi. Sono certa che morirò senza aver realizzato il mio sogno: un
balcone dove stendere la biancheria». Antonio invece no, lui non ride.
Digrigna i denti rimasti: «Gli altri li ho persi per colpa della rabbia.
In due anni qui sono diventato brutto, mi vergogno». Slum, favela,
bidonville: Paese che vai, emarginazione che trovi. Un essere umano su
sei, nel mondo, vive in una baraccopoli. In Italia sono almeno 53 mila
le persone che, secondo l’Istat, abitano nei cosiddetti «alloggi di
altro tipo», diversi dalle case. Cantine, roulotte, automobili e
soprattutto baracche. Le storie di questi cittadini invisibili (e
italianissimi) sono raccontate nel documentario «Baraccopolis» di Sergio
Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, in onda domenica
sera alle 21,15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale».
Le baraccopoli sono non luoghi popolati da un’umanità sconfitta e spesso
rassegnata. Donne, uomini, bambini, anziani. Vittime della crisi
economica o di circostanze avverse. Vivono in stamberghe all’interno di
moderni ghetti al confine con quella parte di città degna di questo
nome. Di là dal muro la civiltà. Da questo lato fango, calcinacci,
muffa, immondizia, fogne a cielo aperto. A Messina le abitazioni di
fortuna risalgono ad oltre un secolo fa, quando il terremoto del 1908
rase al suolo la città. Qui l’emergenza è diventata quotidianità. Fondo
Fucile, Giostra, Camaro San Paolo. Eccoli i rioni del girone infernale
dei diseredati. Legambiente ha censito più di 3 mila baracche e
altrettante famiglie. I topi, invece, sono ben di più. A Lamezia Terme
oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica. Tra
loro c’è Cosimo, che vorrebbe andare via: «Non per me, ma per mio
figlio, ha subìto un trapianto di fegato». A Foggia gli sfollati di una
palazzina crollata nel 1999 vivono nei container di 24 mq. Andrea abita
invece nelle casette di San Polino a Brescia, dove un prefabbricato
fatiscente è diventato la sua dimora forzata: «Facevo
l’autotrasportatore. Dopo due ictus ho perso patente e lavoro. I miei
figli non sanno che abito qui. Non mi è rimasto nulla, nemmeno la
dignità». Sognando un balcone «Il mio sogno? È un balcone dove stendere
la biancheria», dice la signora Caterina nIl documentario «Baraccopolis»
di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, andrà
in onda domani sera alle 21.15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il
racconto del reale». Su Sky Atlantic Il documentario 3 domande a Sergio
Ramazzotti registra e fotografo “Così ho immortalato la vita dentro
quelle catapecchie” Chi sono gli abitanti delle baraccopoli? «Sono
cittadini italiani, spesso finiti lì per caso. Magari dopo aver perso il
lavoro o aver divorziato». Quali sono i tratti comuni? «Chi finisce in
una baracca attraversa fasi simili a quelle dei malati di cancro. Prima
lo stupore, poi la rabbia, il tentativo di scendere a patti con la
realtà, la depressione, infine la rassegnazione». Cosa ci insegnano
queste persone? «È destabilizzante raccontare donne e uomini caduti in
disgrazia con tanta rapidità. Sono individui come noi. La verità è che
può succedere a chiunque». Baraccopolid’Italia
01.03.17
GLI ITALIANI AIUTANO più FACILMENTE
GLI EXTRACOMUNITARI RISPETTO AGLI ITALIANI.
La Commissione
europea, tre anni dopo aver condannato quattro tra le più grandi banche
europee per aver truccato il tasso di interesse che incide sui mutui di
milioni di cittadini europei, ha finalmente tolto il segreto al testo
della sentenza. E quel documento di trenta pagine potrebbe valere, solo
per gli italiani che hanno un mutuo sulle spalle, ben 16 miliardi di
euro di rimborsi da chiedere alle banche.
La storia parte
con la scoperta di un'intesa restrittiva della concorrenza, ovvero un
cartello, tra le principali banche europee. Lo scopo, secondo
l'Antitrust europeo, era di manipolare a proprio vantaggio il corso
dell'Euribor, il tasso di interesse che funge da riferimento per un
mercato di prodotti finanziari che vale 400mila miliardi di euro. Tra
questi ci sono i mutui di 2,5 milioni di italiani, per un controvalore
complessivo stimabile in oltre 200 miliardi. L'Euribor viene calcolato
giorno per giorno con un sondaggio telefonico tra 44 grandi banche
europee, che comunicano che tasso di interesse applicano in quel momento
per i prestiti tra banche. Il risultato del sondaggio viene comunicato
all'agenzia Thomson Reuters che poi comunica il valore dell'Euribor agli
operatori e al pubblico. L'Antitrust ha scoperto che alcune grandi
banche, tra il 2005 e il 2008, si erano messe d'accordo per falsare i
valori comunicati e manipolare il valore del tasso secondo la propria
convenienza. «Alcune volte, -recita la sentenza che il Giornale ha
potuto visionare- certi trader (omissis...) comunicavano e/o ricevevano
preferenze per un settaggio a valore costante, basso o alto di certi
valori Euribor. Queste preferenze andavano a dipendere dalle proprie
posizioni commerciali ed esposizioni»
Il risultato
ovviamente si è riflettuto sui mutui degli ignari cittadini di tutta
Europa, che però finora avevano le unghie spuntate. Un avvocato di
Sassari, Andrea Sorgentone, legato all'associazione Sos Utenti, ha
subissato la Commissione di ricorsi per farsi consegnare il testo della
sentenza dell'Antitrust che condanna Deutsche Bank, Société Genéralé,
Rbs e Barclay's a pagare in totale una multa di oltre un miliardo di
euro.
La Ue ha sempre
rifiutato adducendo problemi di riservatezza delle banche, ma alla fine
l'avvocato ha ottenuto una copia della sentenza, seppur in parte
«censurata». E ora il conto potrebbe salire. E non solo per quelle
direttamente coinvolte, perché il tasso alterato veniva applicato ai
mutui variabili da tutte le banche, anche le italiane, che ora
potrebbero dover pagare il conto dei trucchi di tedesche, francesi e
inglesi. Sorgentone si dice convinto di poter ottenere i risarcimenti:
«Secondo le stime più attendibili -dice- i mutuatari italiani hanno
pagato interessi per 30 miliardi, di cui 16 indebitamente. La sentenza
europea è vincolante per i giudici italiani. Ora devono solo
quantificare gli interessi che vanno restituiti in ogni rapporto mutuo,
leasing, apertura di credito a tasso variabile che ha avuto corso dal 1
settembre 2005 al 31 marzo 2009».
27.01.17
Come creare un meeting su
Zoom? In un
periodo in cui è richiesto dalla società il distanziamento sociale,
la nota app per le videoconferenze diventa uno strumento importante
per molte aziende e privati. Se partecipare a un meeting è un
processo estremamente semplice, che non richiede neppure la
registrazione al servizio, discorso diverso vale per gli utenti che
desiderano creare un meeting su Zoom.
Ecco dunque una semplice guida per semplificare
la vita a coloro che hanno intenzione di approcciare alla
piattaforma senza confondersi le idee.
Come si crea un meeting su Zoom
Dopo aver
scaricato e installato Zoom, e aver effettuato la registrazione,
si dovrà dunque effettuare l’accesso premendo Sign In
(è possibile loggare direttamente con il proprio account Google o
Facebook, comunque). A questo punto, bisogna procedere in questo
modo:
Fare tap su New Meeting
(pulsante arancione)
Scegliere se avviare il meeting con la
fotocamera accesa o spenta, tramite il toggle Video On
Premere Start a Meeting
A questo punto è stata creata la
videoconferenza, ma affinché venga avviata è necessario invitare i
partecipanti. Per proseguire sarà necessario quindi:
Fare tap su Participants
(nella parte in basso dello schermo)
Premere su Invite
Scegliere il mezzo attraverso cui
inviare il link di partecipazione ai mittenti (tramite e-mail o
messaggio, per esempio)
Una volta invitati gli utenti, chi ha creato
il meeting avrà la possibilità di fare tap su ognuno di essi per
utilizzare diverse funzioni: per esempio si potranno silenziare,
piuttosto che chiedergli di attivare la fotocamera, eccetera.
Facendo tap sul pulsante Chats
(in basso a sinistra dello schermo), inoltre, si potranno inviare
messaggi di testo a tutti i partecipanti o solo a uno di essi. Una
volta terminata la videoconferenza, la si potrà chiudere facendo tap
sulla scritta rossa End in alto a destra: si potrà
in ultimo scegliere se lasciare il meeting (Leave Meeting),
permettendo agli altri di continuare a interagire, o se scollegare
tutti (End Meeting).
Windows File Recovery
recupera i file cancellati per sbaglio
È la prima app di questo tipo
realizzata direttamente da Microsoft.
A tutti - beh, a quanti non hanno un
backup efficiente - sarà capitato di cancellare per errore un file,
non solo mettendolo nel Cestino, ma facendolo sparire apparentemente per
sempre.
Recuperare i
file cancellati ha tante più possibilità di riuscire quanto meno la
zona occupata da quei file è stata sovrascritta, ed è un lavoro per
software specializzati.
Fino a oggi, l'unica possibilità per i sistemi
Windows era scegliere programmi di terze parti. Ora Microsoft ha
rilasciato una piccola
utility che si occupa proprio del recupero dei file.
Si tratta di un programma privo di
interfaccia grafica: per adoperarlo bisogna quindi superare la
diffidenza per la linea di comando che alberga in molti utenti di
Windows.
L'utility ha tre modalità base di funzionamento.
Default, suggerita per i drive
Ntfs, si rivolge alla Master File Table (MFT) per individuare i
segmenti dei file. Segment fa a meno della MFT e si basa invece
sul rilevamento dei segmenti (che contengono informazioni come il nome,
la data, il tipo di file e via di seguito). Signature, infine, si
basa sul tipo di file: non avendo a disposizione altre informazioni,
cerca tutti i file di quel tipo (Microsoft consiglia questo sistema per
le unità esterne come chiavette Usb e schede SD).
Windows File Recovery è in grado di tentare il
recupero da diversi filesystem - quali Ntfs,
exFat e ReFS - e per apprendere il suo utilizzo Microsoft ha messo a
disposizione una
pagina d'aiuto (in inglese) sul sito ufficiale.
Qui sotto, alcune schermate di Windows File
Recovery.
Non si può dire che Windows 10 sia un
sistema operativo essenziale: ogni nuova installazione porta con sé,
insieme al sistema vero e proprio, tutta una serie di applicazioni che
per la maggior parte degli utenti si rivelano inutili, se non
fastidiose, senza contare le aggiunte dei singoli produttori di Pc.
Rimuoverle a mano una a una è un compito
tedioso, ma esiste una piccola applicazione che facilita l'intera
operazione:
Bloatbox.
Nata come estensione per
Spydish, app utile per gestire le informazioni condivise con
Microsoft da
Windows 10 e più in generale le impostazioni del sistema che
coinvolgono la privacy, è poi diventata un software a sé.
Il motivo è un po' la medesima
ragione di vita di Bloatbox: non rendere
Spydish troppo "grasso" (bloated), ossia ricco di funzioni
che, per quanto utili, vadano a incidere sulla possibilità di avere
un'applicazione compatta, efficiente e facile da usare.
Bloatbox si scarica da GitHub sotto forma di
archivio.zip da estrarre sul Pc. Una volta compiuta questa
operazione non resta altro da fare che cliccare due volte sul file
Bloatbox.exe per avviare l'app.
La
finestra principale mostra sulla sinistra una colonna in cui è
presente la lista di tutte le app installate in Windows, tra cui anche
quelle che normalmente non si possono disinstallare - come il Meteo,
Microsoft News e via di seguito - e quelle installate dal produttore del
computer.
Ciò che occorre fare è selezionare quelle app
che si intende rimuovere e, quando si è soddisfatti, premere il
pulsante, che le aggiungerà alla colonna di destra, dove si
trovano tutte le app condannate alla cancellazione.
A questo punto si può premere il pulsante
Uninstall, posto nella parte inferiore della
colonna centrale, e il processo di disinstallazione inizierà.
L'ultima versione al momento in cui scriviamo
mostra anche, nella colonna di destra di un pratico link per effettuare
una "pulizia
generale" di una nuova installazione di Windows 10, identificato
dalla dicitura Start fresh if your Windows 10 is loaded with bloat....
Cliccandolo, verranno aggiunte all'elenco di
eliminazione tutte le app preinstallate e considerate
bloatware. Chiaramente l'elenco
può essere personalizzato a piacere rimuovendo da esso le app che si
intende tenere tramite il pulsante Remove selected.
Il sito che installa tutte le
app essenziali per Windows 10
Bastano pochi clic per ottenere
un Pc perfettamente attrezzato, senza dover scaricare ogni singolo
software.
Reinstallare il sistema operativo è solo il primo passo, dopo un
incidente al Pc che abbia causato la necessità di ripartire da capo, tra
quelli necessari per arrivare a riavere un computer perfettamente
configurato e utilizzabile.
A quel punto inizia infatti il processo di configurazione e di
installazione di tutte quelle grandi e piccole applicazioni che svolgono
i vari compiti ai quali il computer è dedicato. Si tratta di
un'operazione che può essere lunga e tediosa e che sarebbe bello poter
automatizzare.
Una delle alternative migliori da tempo esistente è Ninite, sito che
permette di selezionare le app preferite e si occupa di scaricarle e
installarle in autonomia.
Da quando però Microsoft ha lanciato un proprio gestore di pacchetti
(Winget) sono spuntate delle alternative che a esso si appoggiano e,
dato che funziona da linea di comando, dette alternative si occupano di
fornire un'interfaccia grafica.
Una delle più interessanti è Winstall, che semplifica l'installazione
delle app dai repository messi a disposizione da Microsoft.
Winstall è una Progressive Web Application (Pwa), ossia un sito da
visitare con il proprio browser e che permette di scegliere le app da
installare sul computer; in questo senso, dal punto di vista dell'uso è
molto simile al già citato Ninite.
Diverso è però il funzionamento: se Ninite scarica i singoli installer
dei vari programmi, Winstall si appoggia a Winget, che quindi deve
essere preventivamente installato sul Pc.
Inoltre offre una propria funzionalità specifica, che il suo
sviluppatore ha battezzato Featured Pack.
Si tratta di gruppi di applicazioni unite da un tema o una funzionalità
comune (browser, strumenti di sviluppo, software per i giochi) che si
possono selezionare tutte insieme; Winstall si occupa quindi di generare
il codice da copiare nel Prompt dei Comandi per avviare l'installazione.
In alternativa si può scaricare un file .bat da eseguire, che si occupa
di invocare Winget per portare a termine il compito.
I Featured Pack sono infine personalizzabili: gli utenti sono invitati a
creare il proprio e a condividerlo.
Leggi l'articolo originale su ZEUS News -
https://www.zeusnews.it/n.php?c=28369
Cos’è e a cosa serve la pasta madre
La pasta madre è un lievito naturale che permette di preparare un ottimo
pane, ma anche pizze e focacce. Conosciuta anche come pasta acida, la
pasta madre è un impasto che può essere realizzato in diversi modi. Ad
esempio, la pasta madre si può ottenere prelevando un impasto del pane
da conservare grazie ai “rinfreschi”, oppure preparando un semplice
impasto di acqua e farina da lasciare a contatto con l’aria, così che si
arricchisca dei lieviti responsabili dei processi fermentativi che
consentono la lievitazione di pane e altri prodotti da forno.
Gli impasti preparati con la pasta madre hanno generalmente bisogno di
lievitare per diverse ore, ma il risultato ripaga dell’attesa: pane,
pizze e focacce risulteranno infatti più gonfi, più digeribili,
conservabili più a lungo e con un sapore decisamente migliore.
La pasta madre, inoltre, accresce il valore nutrizionale del pane e di
altri prodotti da forno. Negli impasti preparati con la pasta madre
diverse importanti sostanze rimangono intatte e, grazie alla
composizione chimica della pasta madre, il nostro organismo riesce ad
assimilare meglio i sali minerali presenti nelle farine.
I lieviti della pasta madre, poi, favoriscono la crescita di batteri
buoni nell’intestino, favorendo un buon equilibrio del microbiota e
migliorando così la digestione. È importante anche notare che il pane
preparato con lievito naturale possiede un indice glicemico inferiore
rispetto al pane realizzato con altri lieviti. Questo significa che
quando i carboidrati presenti nel pane vengono assimilati sotto forma di
glucosio, questo si riversa più lentamente nel flusso sanguigno,
evitando picchi glicemici.
Oltre a conferire al pane proprietà organolettiche e nutrizionali
migliori, la pasta madre presenta altri vantaggi. Grazie ai rinfreschi,
si può infatti avere a disposizione questo straordinario lievito
naturale a lungo; in più, la pasta madre può essere preparata con vari
tipi di farine, anche senza glutine.
La dieta senza glutine è l’unica terapia per le persone celiache e per
chi presenta sensibilità verso le proteine del frumento e in altri
cereali come orzo e farro. Inoltre, ridurre il consumo di glutine può
migliorare alcuni disturbi intestinali ed è consigliato anche a chi
vuole seguire un regime alimentare antinfiammatorio.
ATTENZIONE MOLTO
IMPORTANTE PER LA TUA SALUTE :
La tecnologia di riferimento
per le Cellule Tumorali Circolanti